Novella Prima o di Ferrante - Origami Edizioni

icacciare via il lercio gravame della carcassa e ci incitava «Dagli! Dagli!» e «Uccide!
Uccide!»
Ma la voce gli si ruppe di poco a presso, quando quel demonio che lo angheriava tirò e
torse la morsa dalla gola e gli cavò via con uno strappo un intera libbra di carne dal collo.
Cruore senza fine prese a fluire dallo squarcio, soffiato via come da pompa ad ogni respiro
di Tancredi, mentre gridava e piangeva come mai lo ebbi a vedere, neppure quando
camminavamo tra i corpi smembrati dei nostri compagni, per le vie di Rimini infame.
Come una fiera, il mostro la sua bocca sollevò verso l'alto, rivoltò il capo al contrario e si
mise a mordere e ingurgitare il brano di carne sanguinante che avea lacerato,
spingendosela in gola e ingozzandosene, con un verso gorgogliante di trionfo. Fu allora che
Gherardo si mosse e abbatté la sua spada sul suo capo immondo, dall'alto in basso
trapassandolo, spaccandone le ossa sotto il ferro e scendendo a ficcarglielo in fondo infino
all'altezza degli occhi.
Sapevamo bene noi, per le molte imprese condotte e per aver visto feriti e morti comuni
a centine, che il corpo dell'uomo dipende dalla sua cervice e che ferire o solo intaccarne
questa parte, porta a scatti repentini, dolori, paralisi e tormenti. Sapevamo anche che,
qualsiasi sia la durezza e la tempra di un guerriero, pure il più barbaro dei mangiatori di
uomini saraceni al dolore fitto di una lama sarebbe dovuto saltare indietro o si sarebbe
mosso a scansarsi o avrebbe compiuto brividi e singulti e si sarebbe allontanato, magari
guaendo e rantolando come cane.
Ma così non accadde quella volta. Fermo era il braccio di Gherardo e la sua lama fatta di
pesante ferro. Eppure appena il suo colpo si abbatté su quel demonio, fracassandogli le
cervella, quello parve nemmanco avvertirlo, come se fosse stata carezza inferta da mano di
fanciulla che reggesse per arma di un fiore lo stelo. Con la lama ficcata nella testa e il
lembo di carne insanguinata nella gola, il morto non si piegò e non si alterò in alcun modo,