Novella Prima o di Ferrante - Origami Edizioni

che gridavamo con lui a nostra volta per lo stupore e l'orrore di quello che avveniva. Grida
lanciava di presso anche Ciardino, abbaiavano i cani, nitrivano i cavalli, strideva il falcone
e urla senza fine mandava verso il cielo anche il vecchiaccio romito, che avea ripreso al suo
meglio a sbraitare e sbattere fasciami.
Sopra gli strepiti di bestie, uomini e demoni sentivamo il malefico frate lanciare al cielo
invocazioni. E la qual cosa vi dirò, e voi caro amico potete pure scriverla, tanto era
fastidiosa quanto la situazione terrifica in se stessa, che in fede mia nulla di più pervicace
può esservi nella vita se non parole devote in mezzo a fatti tragici.
E mentre noi pugnavamo contro quei mostri, egli così tuonava: «Non avete posto mente
a ciò che fa il Signore e non avete considerato l'opera delle sue mani. Perciò il popolo sarà
trascinato via, a causa della sua ignoranza. I suoi nobili moriranno di fame e le sue folle
saranno inaridite dalla sete. Perciò il soggiorno dei morti si è aperto bramoso e ha
spalancato oltremisura la gola!»
* * *
Io e Gherardo, da un fianco e dall'altro di Tancredi, con tutta la forza che avevamo
spingevamo i ferri nel corpo del nemico, pungendo e penetrando nelle sue membra infino
all'ossa. Con lunghi colpi di lama, cauti per non colpire il capitano, fendevamo le carni
rotte in maniere che avrebbero fatto ruotar gridando un uomo normale o almeno
facendogli perdere la capacità del prendere e dello stringere. Esso invece niente sembrava
soffrire, solo muovendosi in ogni parte della macchina corporea come estensione delle
proprie fauci, che infine colsero la carne del collo del capitano e su di essa si chiusero a
morsa.
E mentre ancora il vecchio monaco gridava i suoi biascimenti dall'altro lato della radura
e si alzava la gran cagnara dei nostri animali dietro di noi, il comandante cercava di