Quando lavorare non nobilita - Santuario della Guardia
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La crisi, le trasformazioni nella produzione e nella società.<br />
<strong>Quando</strong> il lavoratore <strong>non</strong> si sente più una persona.<br />
Certi giorni mi sen<br />
“<strong>Quando</strong> si è aperta<br />
la porta <strong>della</strong><br />
‘saletta incontri’ ho fatto una<br />
smorfi a tipo sorriso e mi sono<br />
seduto sulla seggiola, scomoda<br />
a dirla tutta, pronto al dialogo<br />
con il mio capo uffi cio. Era previsto<br />
e sapevo già più o meno<br />
cosa aspettarmi dato che altri<br />
colleghi prima di me ci erano<br />
passati, ma ora c’ero io, lì”. Sorseggio<br />
il caffè insieme al mio<br />
amico e lo invito a continuare<br />
il racconto. “Vedi, lo scopo di<br />
questi colloqui è fornire all’uffi -<br />
cio del personale una scheda di<br />
valutazione <strong>della</strong> persona nella<br />
quale viene detto se sei o <strong>non</strong><br />
sei conforme alle aspettative<br />
tecniche ed umane che l’azienda<br />
ha verso di te.” “Mi sembra<br />
una cosa normale fare delle valutazioni<br />
sul personale, specie<br />
in una grande azienda come la<br />
tua”, rispondo. “Non lo metto<br />
in dubbio! Ma dieci anni fa<br />
<strong>non</strong> era così formale. Un incontro<br />
davanti alla macchinetta<br />
del caffè o due discorsi qua e là<br />
con il capo, insieme ai risultati<br />
ottenuti sul lavoro, bastavano<br />
per avere un quadro preciso di<br />
10<br />
marcello monticone<br />
chi eri. Ora è tutto regolato da<br />
norme e moduli da compilare<br />
in modo asettico, conforme alle<br />
aspettative. Ti pare un giudizio<br />
sulla persona?”. “Francamente<br />
no”. “Appunto! Mi pare sia stato<br />
fatto un passo indietro. Bene<br />
per la forma”.<br />
Come è cambiato il rapporto<br />
uomo/posto di lavoro?<br />
Quanto hanno infl<br />
uito la crisi economica<br />
e, forse più a largo raggio,<br />
il cambiamento dei<br />
costumi, delle abitudini,<br />
<strong>della</strong> tecnologia?<br />
Incontro un sindacalista,<br />
molto attivo e molto loquace.<br />
Il suo racconto è illuminante<br />
sulle diffi coltà che si<br />
incontrano se si è impegnati<br />
sia professionalmente che<br />
sindacalmente. “Tutti hanno<br />
un problema da metterti sulle<br />
spalle: chiama questo e mi dice<br />
che il lavoro è diventato insopportabile;<br />
chiama quell’altro e<br />
si lamenta di <strong>non</strong> esser passato<br />
di livello, <strong>non</strong> che se lo meriti,<br />
intendiamoci, però una risposta<br />
gliela devo pur dare, <strong>non</strong> trovi?”<br />
“Certamente” gli rispondo con<br />
tono di chi approva. E penso:<br />
tutti chiedono qualcosa! E<br />
quanti la ottengono? “Ma sai<br />
qual è il vero problema? È che<br />
davanti al profi tto ed alla crisi<br />
fi nanziaria è tutto cambiato, il<br />
rapporto con i capi, il rapporto<br />
fra gli operai, fra gli impiegati:<br />
è più diffi cile stabilire rapporti<br />
seri di fi ducia reciproca. Tutti<br />
pensano a sé stessi e <strong>non</strong> più<br />
al bene dell’azienda. Per <strong>non</strong><br />
parlare <strong>della</strong> qualità stessa del<br />
lavoro che mal si coniuga con<br />
la fretta di chiudere i lavori alla<br />
quale siamo sottoposti giornalmente”.<br />
La velocità, la qualità, i<br />
rapporti personali. Sono<br />
tutti così legati fra di<br />
loro in modo tale che se<br />
uno va a mancare crolla<br />
tutto?<br />
“Può darsi che sia una naturale<br />
evoluzione del mondo del lavoro,<br />
ma i compromessi ai quali<br />
ci è chiesto di rispondere a volte<br />
sono il minore dei mali e <strong>non</strong><br />
possiamo tirarci indietro”. “E<br />
come sindacalista senti questa