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Quando lavorare non nobilita - Santuario della Guardia

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scrivere e rispondere<br />

4<br />

“Supporre” senza verificare... Ahi! Ahi!<br />

Egregio Monsignore,<br />

un povero signore rimasto vedovo cerca compagnia di un uomo che lo accompagni a fare una passeggiata.<br />

Non può andare solo anche se cammina discretamente poiché soggetto a svenimenti e quindi deve essere<br />

sorretto da braccia robuste. Un altro <strong>della</strong> mia cerchia cerca solo compagnia, un circolo anche cattolico<br />

dove possa trovare da scambiare qualche frase. La sua solitudine è tale che parla col registratore e risponde<br />

alla sue stesse domande confortandosi appena un po’. Telefonato a varie parti per entrambi si sono avute<br />

solo risposte consolatorie. Non potrebbe la sua rivista pubblicare un elenco di chi può ovviare? Possibile<br />

che i soli debbano restare sempre più soli sino alla nevrosi o al suicidio? Sono anche persone interessanti,<br />

con una certa cultura e molto educati. E <strong>non</strong> vorrebbero mettersi in mani disoneste. E assolutamente privi<br />

di vizi, per giunta.<br />

Maurizio Silvestri – Sampierdarena<br />

N.B. C’è anche da considerare che anche il prete è un uomo solo. Pensiamo che la fede <strong>non</strong> basti per salvarlo da<br />

nevrosi, in <strong>non</strong> pochi casi. Com’è triste la Chiesa cattolica che relega uomini vigorosi in astinenze celibatarie che<br />

sfociano verso manipolazioni e talora verso la pedofilia come si evince dai discorsi dello stesso Papa. Forse anche lei<br />

piange, o velatamente soffre, quando chiude la porta <strong>della</strong> sua stanza personale con un letto sfatto davanti. Una<br />

parola di conforto anche per lei che pure è assistito dall’assistenza clericale (o così si suppone).<br />

Ma sa che lei è un bel tipo!? Mi vuole spiegare da dove si “evince” che il Papa accosterebbe le “astinenze celibatarie”<br />

ai casi di pedofilia? E inoltre... <strong>Quando</strong> mai io – o altri preti – saremmo assistiti dall’“assistenza clericale” (?!)...<br />

Come fa a dire (lei dice che “si suppone”) che anch’io – poverino – piango, quando chiusa la porta <strong>della</strong> camera, mi<br />

trovo un letto sfatto davanti? Io <strong>non</strong> mi sento certo un eroe, ma, grazie a Dio, <strong>non</strong> ho mai pianto per le mie scelte<br />

celibatarie. Non le sembra di essere un po’ avventato a parlare così – supponendo... – di cose che, evidentemente, le<br />

sono totalmente estranee? Boh!? È proprio divertente, la cosa.<br />

Quanto al caso <strong>della</strong> solitudine dei suoi amici... è vero, è molto vero, è uno dei malanni più gravi <strong>della</strong> società moderna.<br />

Parlo <strong>della</strong> solitudine dei così detti “single”, soprattutto se anziani, ma anche quella – ancora più triste e grave – di<br />

molti che sono “soli di fatto” pur vivendo insieme ad altri sotto lo stesso tetto. Quanti ho incontrato “terribilmente<br />

soli” – e che sofferenza!! – pur sposati e accasati con tanto di mariti, mogli, figli e conoscenti vari! Si è mai chiesto<br />

cosa determina il fenomeno <strong>della</strong> ricerca spasmodica di un... “partner comunque”? La “solitudine” di chi naviga<br />

in internet, di chi ha “bisogno” di un partner e lo trova nell’animale domestico, di chi – come lei mi dice – arriva a<br />

parlarsi e rispondersi da solo a mezzo di un registratore? “Gli manca la parola”, qualche volta si dice del cane e del<br />

gatto... Ma questa, <strong>non</strong> è solo una figura “compensativa” di altre “presenze” che dovrebbero esserci o con le quali ci si<br />

dovrebbe relazionare? Individuata l’ampiezza e la gravità del fenomeno, quale soluzione si prospetta? Un detto popolare<br />

dice che, anche in questo caso, “ce n’è per l’asino e per chi lo mena”. Noi stessi, cresciuti in tranquilla, scontrosa<br />

ed egoistica solitudine, al momento opportuno, pretenderemmo la compagnia e, per di più... una compagnia a nostra<br />

misura. Ci sono mille e più occasioni di socializzazione, ci sono migliaia di persone dedicate a un serio volontariato<br />

in merito. Sono presenze ancora insufficienti o sono inadeguate alle attese dei pretendenti? Le racconterò un fatterello<br />

che mi capitò quand’ero parroco. Visita e benedizione pasquale alle famiglie... quartiere popolare... un palazzo abitato<br />

da persone pensionate benestanti, molte vedove e sole. Grande e gentilissima accoglienza da parte di tutte (persone da<br />

me conosciute e in ottimi rapporti personali...). Sul pianerottolo, al V piano del civ. X di via Y, convergono 5 interni,<br />

abitati da cinque signore in buona età, tutte vedove, benestanti e sole. È una litania che si ripete, identica, in ogni<br />

casa: “Grazie a Dio sto bene, ma sono tanto sola!...” Alla quinta “lagnanza”, mi fermo, chiedo alla signora di<br />

lasciare un attimo la porta aperta che sarei tornato subito. Ritorno dalle altre 4, suono e chiedo loro di portarsi<br />

sull’uscio di casa. Lo fanno, incuriosite. <strong>Quando</strong> tutte si vedono in faccia, dal mezzo del pianerottolo<br />

dico loro, sorridendo, che... se d’ora in poi, tutti i giorni ad ora convenuta, <strong>non</strong> si incontreranno in casa<br />

di una di loro per giocare a carte e prendersi insieme il tè... le avrei scomunicate! Risatina imbarazzata<br />

e tutto finì lì. Non finirono le lagne sulla loro solitudine...!<br />

Caro amico, tutto si può organizzare meglio ancora, ma... dobbiamo imparare a vivere da<br />

fratelli da sempre. Farlo a ottant’anni... è tanto difficile! Un premio per chi ci prova e<br />

chi ci riesce! Pago io!

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