Il dossier (.pdf, 810 KB) - Alla pari
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istituto lombardo di storia contemporanea<br />
06.<br />
<strong>Il</strong> secondo conflitto mondiale<br />
| il lungo cammino verso il voto |<br />
<strong>Il</strong> trauma della guerra in cui l’Italia entrò nel 1940,<br />
con il suo corollario di perdite di vite umane, devastazioni<br />
e ferite inferte nelle strutture materiali e nel tessuto<br />
sociale del Paese, comportò prezzi altissimi anche<br />
per le donne. Costrette per la lontananza degli<br />
uomini a fronteggiare spesso da sole situazioni estremamente<br />
critiche, in città che la “guerra totale” stava<br />
trasformando in cumuli di macerie, alle prese con<br />
problemi di sopravvivenza quotidiana, esse mostrarono<br />
doti di dedizione e di tenacia che contribuirono<br />
non poco a porre un argine ai disastri bellici e a gettare<br />
le basi della ricostruzione.<br />
Un capitolo di particolare rilievo è quello della presenza<br />
di donne talvolta giovanissime nelle file della<br />
Resistenza. Nel movimento partigiano sia in città che<br />
in montagna una rete di donne garantì infatti servizi<br />
essenziali, come risulta anche dal brano di Giuliana<br />
Beltrami Gadola, protagonista e poi testimone dei fatti,<br />
che è qui riportato (DOC. 6a).<br />
Un momento importante nel corso del conflitto si ebbe<br />
nel novembre 1943, quando si costituirono i Gruppi<br />
di difesa della donna per l’assistenza ai combattenti<br />
della libertà (GDD), che ai problemi della lotta di Liberazione<br />
affiancarono temi più specificamente legati<br />
alla condizione femminile. Promossi prevalentemente<br />
da aderenti ai partiti di sinistra, ma con la partecipazione<br />
anche di appartenenti ad altre formazioni<br />
politiche presenti nel Comitato di liberazione nazionale<br />
(CLN), essi si proposero di organizzare la resistenza<br />
alle violenze tedesche nelle fabbriche, negli uffici<br />
e nelle campagne, di raccogliere risorse a favore<br />
dei partigiani e di assistere le loro famiglie. Un’altra<br />
serie di obiettivi riguardava l’aumento delle razioni<br />
alimentari, il reperimento di alloggi per gli sfollati, di<br />
combustibili, di indumenti e di altri generi di prima<br />
necessità, mentre a Liberazione avvenuta era rimandata<br />
la realizzazione dei punti del programma in ma-<br />
| italia 1946: le donne al voto<br />
|<br />
teria di diritti delle donne. Organizzati per piccoli<br />
gruppi, poi raccolti in nuclei, i GDD sollecitarono<br />
l’impegno femminile in vista della conclusione vittoriosa<br />
della lotta (DOC. 6b) e ricevettero il riconoscimento<br />
formale dal parte del CLN dell’Alta Italia, che<br />
invitò tutte le italiane ad aderire ad essi (DOC. 6c).<br />
Arrivate a circa 900 nella sola Milano nell’agosto del<br />
1944, le aderenti, tra cui si contavano impiegate, insegnanti,<br />
infermiere, studentesse (sempre a Milano<br />
sarebbero diventate circa 3500 nel marzo successivo,<br />
e diverse migliaia sarebbero state le partecipanti in<br />
tutta Italia) promossero varie forme di mobilitazione<br />
e con il passare dei mesi intensificarono scioperi,<br />
azioni di sabotaggio e lotte contro le deportazioni in<br />
Germania, come pure il coordinamento con il CLN in<br />
previsione dell’atto finale dell’insurrezione.