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Il dossier (.pdf, 810 KB) - Alla pari

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istituto lombardo di storia contemporanea<br />

20.<br />

La donna italiana: il rischio<br />

di un ritorno al passato?<br />

L’8 marzo 2006, l’Eurispes (Istituto di Studi Politici<br />

Economici e Sociali) ha voluto dedicare una riflessione<br />

alla condizione della donna, impegnata tra il moltiplicarsi<br />

dei ruoli che la società richiede e la necessità<br />

di districarsi all’interno di situazioni sempre più complesse:<br />

uno sguardo sulla situazione lavorativa e sulla<br />

percezione delle proprie condizioni economiche, ma<br />

anche sui valori fondamentali e sui cambiamenti del<br />

rapporto uomo-donna, attraverso un’analisi mirata dei<br />

dati utilizzati nella stesura del Rapporto Italia 2006.<br />

«La ricerca ha evidenziato – dichiara il Prof. Gian<br />

Maria Fara, presidente dell’Eurispes – come il<br />

ruolo e la condizione della donna oggi in Italia<br />

presentino il rischio di una pericolosa involuzione<br />

culturale, sociale ed economica.<br />

In particolare, lo studio evidenzia come il tasso di<br />

occupazione femminile in Italia sia <strong>pari</strong> al 45,1%,<br />

un dato che è il più basso dell’Unione a 15 (in<br />

Danimarca è al 72,8%, in Svezia al 71,6%, in<br />

Germania al 60,2%, in Francia al 57,8%, in<br />

Spagna al 48,4%). <strong>Il</strong> dato è significativo di quanto<br />

potenziale economico e produttivo il nostro Paese<br />

disperde a causa della bassa partecipazione<br />

femminile al mercato del lavoro.<br />

Anche sul piano culturale, le rilevazioni effettuate<br />

dall’Eurispes mostrano la persistenza di vecchie<br />

incrostazioni e luoghi comuni: pensiamo, solo per<br />

fare un esempio, a quel 40% di uomini che<br />

ritiene che la cura della casa sia soprattutto<br />

compito della donna.<br />

In materia di spesa pubblica per la famiglia, la<br />

casa e l’esclusione sociale, l’Italia si colloca al<br />

penultimo posto della graduatoria europea, cui<br />

dedica appena l’1,1% del Pil, contro una media<br />

della UE a 15 <strong>pari</strong> al 3,4%.<br />

Peraltro – conclude Fara – la classe politica<br />

continua ad essere insensibile ai numerosi<br />

mutamenti intervenuti nella società italiana e nel<br />

| dopo il 1946 |<br />

| italia 1946: le donne al voto |<br />

mercato del lavoro. Oltre alla insufficienza<br />

strutturale delle risorse finanziarie destinate alla<br />

famiglia (per assegni familiari, assegni di<br />

maternità, sostegno alle giovani coppie per<br />

l’acquisto della prima casa, ecc.), finiscono con il<br />

rimanere escluse da tali benefici le coppie di fatto<br />

(quasi 700.000 secondo le stime Eurispes),<br />

mentre le lavoratrici atipiche non possono fruire,<br />

per esempio, dei congedi parentali o, il più delle<br />

volte, si vedono corrispondere delle risibili<br />

indennità di maternità, perché non sono riuscite<br />

a cumulare durante la loro vita lavorativa<br />

contributi previdenziali sufficienti».<br />

Comunicato Stampa EURISPES<br />

(Istituto di Studi Politici Economici e Sociali),<br />

La donna italiana: il rischio di un ritorno al passato,<br />

Roma, 8 marzo 2006.

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