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Capitolo 6 L'interferometria satellitare nella pianificazione ... - RiskNat

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<strong>Capitolo</strong> 6 L’interferometria <strong>satellitare</strong><br />

<strong>nella</strong> <strong>pianificazione</strong> territoriale<br />

6.1 Procedure ed esempi applicativi<br />

L’interferometria <strong>satellitare</strong>, per le sue<br />

caratteristiche di offrire in tempi ristretti<br />

analisi di area vasta, con informazioni nel<br />

complesso omogeneamente distribuite sul<br />

territorio – per lo meno per le aree interessate<br />

da urbanizzazione o reti infrastrutturali –,<br />

che coprono un intervallo temporale<br />

ormai quasi ventennale e con una spesa<br />

contenuta rispetto alla mole di dati fornita,<br />

si è rapidamente imposta all’attenzione<br />

delle Amministrazioni pubbliche. Per le sue<br />

intrinseche caratteristiche tecniche, infatti,<br />

sono apparse immediatamente evidenti<br />

le grandi potenzialità di queste indagini<br />

nell’ambito di applicazione della <strong>pianificazione</strong><br />

territoriale, oltre che, naturalmente, a<br />

contributo del rilievo geomorfologico. Molti<br />

tecnici dei settori della difesa del suolo e<br />

della protezione civile, sia a livello nazionale<br />

che regionale, quindi, fin dalla prima metà del<br />

2000, hanno iniziato a acquisire elaborazioni<br />

PSInSAR.<br />

Nondimeno, ad oggi, l’inserimento ufficiale<br />

delle elaborazioni PSInSAR fra le banche dati<br />

da consultare ed utilizzare <strong>nella</strong> redazione<br />

degli strumenti di <strong>pianificazione</strong> territoriale –<br />

con particolare riferimento ai piani di bacino<br />

ed agli strumenti urbanistici comunali – è<br />

stato affrontato con grande cautela e con un<br />

po’ di preoccupazione, in primis dagli stessi<br />

tecnici che da anni ne stanno sperimentando<br />

le applicazioni.<br />

Va immediatamente precisato che tale<br />

prudenza non è sicuramente indotta da<br />

dubbi circa l’affidabilità dei dati. Tali dubbi,<br />

se potevano essere avanzati nei primissimi<br />

anni di diffusione dei dati PSInSAR, sono<br />

ormai stati da lungo tempo fugati da una<br />

bibliografia in materia che si sta facendo di<br />

anno in anno più corposa.<br />

L’interferometria <strong>satellitare</strong><br />

<strong>nella</strong> <strong>pianificazione</strong> territoriale<br />

Il fatto di poter disporre di un informazione<br />

di deformazione del territorio per un periodo<br />

di tempo così esteso, così diffusamente<br />

distribuita, al punto da arrivare a fornire<br />

informazioni sul 30 – 35 % dei fenomeni<br />

franosi censiti, e con un così alto livello di<br />

dettaglio, arrivando a misurare spostamenti<br />

dell’ordine del mm a -1 (Ceriani et al., 2011),<br />

rappresenta un salto di qualità per il lavoro<br />

dei geomorfologi applicati che, forse,<br />

non è ancora stato del tutto assimilato. Il<br />

trasferimento di questa massa di informazioni<br />

negli strumenti di <strong>pianificazione</strong> esistenti non<br />

appare, tuttavia, per nulla automatico né<br />

tanto meno indolore.<br />

Le esperienze maturate nel corso dell’ultimo<br />

lustro hanno consentito di mettere a nudo<br />

luci ed ombre dell’utilizzo della tecnica<br />

PSInSAR <strong>nella</strong> redazione ed aggiornamento<br />

degli strumenti di <strong>pianificazione</strong> territoriale<br />

relativamente agli aspetti della localizzazione,<br />

perimetrazione e classificazione dello stato<br />

di attività dei fenomeni gravitativi. Il quadro<br />

che si è venuto a delineare, che proveremo a<br />

descrivere nel corso del capitolo anche sulla<br />

base di un ventaglio di esempi selezionati ad<br />

hoc, non discende esclusivamente da questioni<br />

tecniche inerenti l’interpretazione dei dati<br />

interferometrici ma anche da come tali dati<br />

si calano all’interno di elaborati cartografici<br />

e impalcati normativi costruiti quando tali<br />

informazioni ancora non esistevano.<br />

Per quanto attiene la Regione Liguria, in<br />

particolare, un ragguardevole bagaglio di<br />

esperienza è stato acquisito tramite le attività<br />

condotte direttamente dai tecnici regionali,<br />

a seguito di intese stipulate con numerosi<br />

Comuni, ai fini della revisione del quadro<br />

della franosità relativo all’Atlante dei dissesti<br />

del PAI del Fiume Po nell’ambito delle previste<br />

verifiche di compatibilità degli strumenti<br />

urbanistici comunali con il PAI stesso (art. 18<br />

<strong>Capitolo</strong> 6<br />

103


104<br />

delle Norme Tecniche di Attuazione del PAI).<br />

Nell’ambito di tali attività, infatti, il quadro<br />

della franosità del PAI è stato rivisto a partire,<br />

innanzitutto dalla banca dati IFFI (Inventario<br />

dei Fenomeni Franosi in Italia), redatta e<br />

gestita, per la Liguria, dallo stesso team di<br />

tecnici; i dati IFFI, per l’occasione, sono stati<br />

ulteriormente riconsiderati e integrati con<br />

le segnalazioni fornite dagli stessi Comuni,<br />

nonché con l’analisi dei dati di interferometria<br />

<strong>satellitare</strong> disponibili. Tali dati si riferivano per<br />

lo più alla sola banca dati di immagini ERS<br />

e, quindi, al periodo 1992-2000. Le verifiche<br />

che di routine sono state eseguite sui dati<br />

PSInSAR possono essere così descritte:<br />

1. una prima verifica speditiva sulla<br />

distribuzione delle aree anomale<br />

2.<br />

onde accertare l’eventuale presenza di<br />

anomalie significative in aree totalmente<br />

esterne ai perimetri sia delle frane PAI sia<br />

IFFI, ovvero ricadenti in areali inquadrati<br />

in frane inattive;<br />

un ulteriore controllo puntuale specifico<br />

sul seminato dei bersagli radar relativamente<br />

a eventuali frane attive PAI o IFFI,<br />

che interessassero centri abitati, case<br />

sparse o infrastrutture, che non denotavano<br />

intersezioni con aree anomale;<br />

3. a seguito delle verifiche di cui al<br />

punto 1, sono stati condotti rilievi<br />

aerofotogrammetrici e di campagna ad<br />

hoc al fine di definire la genesi dell’area<br />

anomala e valutare l’inserimento di un<br />

nuovo fenomeno franoso o modificarne<br />

lo stato di attività.<br />

4. a seguito delle verifiche di cui al punto<br />

2, veniva innanzitutto controllata la<br />

presenza di bersagli radar all’interno del<br />

corpo di frana. Nel caso di assenza di<br />

bersagli, veniva valutato, in primis, se<br />

essa potesse derivare da problematiche<br />

tecniche di deformazione prospettica<br />

dei versanti rispetto alla linea di vista<br />

del satellite piuttosto che da questioni<br />

inerenti la copertura vegetale dell’area.<br />

In seconda battuta, in assenza delle<br />

suddette problematiche, si verificava<br />

la possibile sussistenza di cinematismi<br />

troppo rapidi rispetto alle capacità<br />

risolutive della tecnica per la base<br />

dati ERS. Qualora, invece, la frana<br />

contenesse bersagli associati a velocità<br />

di spostamento inferiori alla soglia dei 2<br />

mm a -1 , si valutava l’assetto morfologico<br />

del versante rispetto alla direzione<br />

orbitale del satellite e, quindi, nel caso<br />

di versanti favorevolmente esposti, i<br />

possibili cinematismi del dissesto. Tali<br />

verifiche erano finalizzate ad escludere la<br />

possibile sussistenza di moti deformativi<br />

con componenti geometriche invisibili<br />

o fortemente sottostimate dalla tecnica<br />

PSInSAR (cfr cap. 5).<br />

A valle di tutte le verifiche sopra riportate si<br />

sono, quindi, svolte le considerazioni di sintesi,<br />

tenendo conto, fra l’altro, anche del quadro<br />

dello stato di conservazione dei manufatti<br />

rilevato e dell’eventuale esistenza di ulteriori<br />

informazioni conoscitive circa l’assetto<br />

stratigrafico e le deformazioni in atto. Alla luce<br />

di tali considerazioni, veniva, infine, condiviso<br />

con i Comuni interessati il nuovo quadro dei<br />

dissesti proposto, ai fini della chiusura della<br />

procedura di verifica di compatibilità da parte<br />

della stessa amministrazione comunale.<br />

Nel seguito, quindi, sono riportati in forma<br />

di scheda una serie di esempi – in alcuni<br />

casi si tratterà di casi pratici già affrontati e<br />

conclusi o in fase di completamento, in altri<br />

di casi di studio che non sono ancora sfociati<br />

<strong>nella</strong> fase di recepimento pratico da parte<br />

degli strumenti di <strong>pianificazione</strong> territoriale<br />

– finalizzati ad evidenziare soprattutto le<br />

problematiche pratiche di utilizzo dei dati<br />

PSInSAR.<br />

6.2 Esempi applicativi in Regione<br />

Liguria<br />

Le pagine che seguono riportano otto<br />

schede descrittive relative a casi pratici<br />

affrontati <strong>nella</strong> Regione Liguria.


L’interferometria <strong>satellitare</strong><br />

<strong>nella</strong> <strong>pianificazione</strong> territoriale<br />

Tematizzazione grafica dei PS rappresentati nelle schede riportate nelle pagine<br />

seguenti<br />

Legenda_dataset discendente<br />

-32 to -28<br />

-28 to -24<br />

-24 to -20<br />

-20 to -16<br />

-16 to -13<br />

-13 to -10<br />

-10 to -8<br />

-8 to -6<br />

-6 to -4<br />

-4 to -3<br />

-3 to -2<br />

-2 to -1<br />

-1 to 0<br />

0 to 1<br />

1 to 2<br />

2 to 3<br />

3 to 4<br />

4 to 6<br />

6 to 10<br />

10 to 16<br />

Legenda_dataset ascendente<br />

-32 to -28<br />

-28 to -24<br />

-24 to -20<br />

-20 to -16<br />

-16 to -13<br />

-13 to -10<br />

-10 to -8<br />

-8 to -6<br />

-6 to -4<br />

-4 to -3<br />

-3 to -2<br />

-2 to -1<br />

-1 to 0<br />

0 to 1<br />

1 to 2<br />

2 to 3<br />

3 to 4<br />

4 to 6<br />

6 to 10<br />

10 to 16<br />

<strong>Capitolo</strong> 6<br />

105


106<br />

SCHEDA 1 Frana attiva PAI riclassificata a stabilizzata<br />

Comune di: torriglia<br />

Località: Casabianca<br />

Frana PAI: attiva<br />

Esposizione versante: E-SE<br />

Piattaforma <strong>satellitare</strong>: ERS<br />

Caratteristiche aree anomale e distribuzione PS:<br />

i bersagli risultano distribuiti esclusivamente <strong>nella</strong> porzione mediana dell’accumulo, ove sono<br />

localizzati edifici e infrastrutture. L’unica area anomala individuata è scarsamente significativa<br />

(formata da 3 PS, 2 soli dei quali con vel poco superiori alla soglia). L’assetto del versante rispetto<br />

alla LOS e le caratteristiche cinematiche del fenomeno inducono ad escludere la possibilità di<br />

una forte sottostima di eventuali deformazioni da parte della tecnica PSInSAR.<br />

Presenza di indagini e monitoraggi:<br />

note:<br />

monitoraggi non reperiti<br />

Caratteristiche geomorfologiche:<br />

Presenza di PS discendenti: N° 18<br />

Presenza di PS ascendenti: N° 8<br />

Presenza di aree anomale in orbita desce:<br />

Presenza di aree anomale in orbita asce:<br />

l’area risulta caratterizzata dalla presenza di un vasto e profondo fenomeno di deformazione<br />

gravitativa in roccia, nel complesso stabilizzato, e presenta alcune locali riattivazioni dell’accumulo<br />

per colamento lento nei settori a morfologia concava, maggiormente depressi e ricchi di acqua.<br />

Stato di conservazione dei manufatti:<br />

tolte alcune limitate lesioni individuate a carico di manufatti pertinenziali e di poche abitazioni,<br />

si è rilevato il generale buono stato di conservazione dei manufatti insistenti nell’area, ivi<br />

comprese le infrastrutture viarie che attraversano trasversalmente il corpo d’accumulo.<br />

Esito:<br />

è stata proposta la riperimetrazione della vasta frana attiva individuata nell’Atlante dei dissesti<br />

del PAI del Fiume Po, che è stata inquadrata come scorrimento profondo in roccia stabilizzato.<br />

All’interno della porzione medio bassa dell’accumulo sono stati riconosciuti alcuni locali<br />

fenomeni di colamento lento attivi e quiescenti, ubicati nei settori ad assetto concavo, sede di<br />

diffuse emergenze idriche ed aree di impregnazione.<br />

Problematiche pratiche uso PS:<br />

il principale problema in questo caso è stato quello della disomogenea distribuzione dei<br />

bersagli all’interno del perimetro di frana. Le porzioni di nicchia e al piede del fenomeno sono,<br />

infatti, prive di bersagli, così come le aree prative dove sono state individuate le porzioni attive.<br />

Anche la scarsità dei dati in orbita ascendente in corrispondenza di un versante esposto a SE<br />

riduce l’affidabilità del dato.


L’interferometria <strong>satellitare</strong><br />

<strong>nella</strong> <strong>pianificazione</strong> territoriale<br />

Seminato PS ErS e aree anomale orbita desce Seminato PS ErS e aree anomale orbita asce<br />

Stralcio carta Pai Stralcio proposta nuova perimetrazione frana<br />

<strong>Capitolo</strong> 6<br />

107


108<br />

SCHEDA 2 Area non vincolata da PAI inquadrata in frana quiescente<br />

Comune di: torriglia<br />

Località: Obbi<br />

Frana PAI: non presente<br />

Esposizione versante: NO<br />

Piattaforma <strong>satellitare</strong>: ERS<br />

Caratteristiche aree anomale e distribuzione PS:<br />

Presenza di PS discendenti: N° 8<br />

Presenza di PS ascendenti: N° 0<br />

Presenza di aree anomale in orbita desce:<br />

Presenza di aree anomale in orbita asce:<br />

i bersagli risultano distribuiti esclusivamente <strong>nella</strong> porzione medio bassa del versante, ove<br />

sono localizzati edifici e infrastrutture. L’area anomala individuata è molto significativa (formata<br />

da n PS, tutti con velocità superiori alla soglia, comprese fra 12 e 4 mm a -1 ). L’assetto del<br />

versante rispetto alla LOS e le caratteristiche cinematiche del fenomeno inducono ad escludere<br />

la possibilità di una forte sottostima di eventuali deformazioni da parte della tecnica PSInSAR<br />

e le velocità registrate dovrebbero corrispondere a circa il 60% delle deformazioni reali (Notti,<br />

2011). Le verifiche di campagna non hanno consentito di fugare alcuni dubbi circa l’associazione<br />

di alcuni target a edifici piuttosto che a manufatti pertinenziali agricoli fatiscenti ad essi limitrofi.<br />

Presenza di indagini e monitoraggi:<br />

note:<br />

Caratteristiche geomorfologiche:<br />

sebbene la cartografia geologica di realizzazione relativamente recente non riportino coperture<br />

detritiche significative o DGPV nell’areale, le verifiche da foto aerea e i rilievi di campagna<br />

sembrano evidenziare la possibile presenza di un vasto e profondo fenomeno di deformazione<br />

gravitativa.<br />

Stato di conservazione dei manufatti:<br />

si è rilevato il generale buono stato di conservazione degli edifici insistenti nell’area,<br />

compatibilmente con la vetustà e la carenza di manutenzione osservata. Anche le infrastrutture<br />

viarie che attraversano trasversalmente il corpo d’accumulo non manifestano particolari<br />

problematiche.<br />

Esito:<br />

in conseguenza delle indicazioni desunte dai rilievi condotti e dell’analisi dei dati satellitari<br />

nell’areale è stato proposto l’inserimento di un nuovo scorrimento profondo classificato in<br />

stato di quiescenza. Tale valutazione è motivata dal fatto che, se da un lato non si sono potute<br />

individuare direttamente sul terreno evidenze di deformazioni in atto, le indicazioni cinematiche<br />

desumibili dai dati PSInSAR (anche da piattaforma Envisat, sia pure con tassi di spostamento<br />

inferiori) appaiono piuttosto inequivocabili. L’opzione adottata relativamente alla quiescenza<br />

della frana è apparsa, quindi, come un giusto compromesso fra le esigenze di imporre opportune<br />

cautele di carattere pianificatorio e quelle di non innescare un ingiustificato allarmismo <strong>nella</strong><br />

popolazione e nell’amministrazione comunale.


Problematiche pratiche uso PS:<br />

L’interferometria <strong>satellitare</strong><br />

<strong>nella</strong> <strong>pianificazione</strong> territoriale<br />

il principale problema in questo caso, oltre alla disomogenea distribuzione dei bersagli<br />

all’interno del perimetro di frana, che si ripete <strong>nella</strong> gran parte dei casi analizzati in territorio<br />

ligure, risiede nell’assenza di evidenze fisiche della sussistenza di un fenomeno deformativo in<br />

atto. L’inserimento di una nuova frana e dei conseguenti vincoli in questo caso è stato accettato<br />

senza particolari problemi dall’Amministrazione comunale in quanto in quest’area non sussistono<br />

particolari esigenze urbanistiche.<br />

Seminato PS ErS e aree anomale orbita desce Seminato PS ErS e aree anomale orbita asce<br />

Stralcio carta Pai Stralcio proposta nuova perimetrazione frana<br />

Nessuna frana riportata<br />

<strong>Capitolo</strong> 6<br />

109


110<br />

SCHEDA 3 Area in frana quiescente PAI riclassificata come attiva<br />

comune di: Fascia<br />

Località: Cassingheno<br />

Frana PAI: quiescente e piccole porzioni attive<br />

Esposizione versante: SO<br />

Piattaforma <strong>satellitare</strong>: ERS<br />

Caratteristiche aree anomale e distribuzione PS:<br />

Presenza di PS discendenti: N° 18<br />

Presenza di PS ascendenti: N° 4<br />

Presenza di aree anomale in orbita desce:<br />

Presenza di aree anomale in orbita asce:<br />

i bersagli risultano distribuiti esclusivamente <strong>nella</strong> parte alta del versante, ove sono<br />

localizzati edifici e infrastrutture. Sono individuate 2 aree anomale abbastanza significative<br />

(formate da 6 e 7 PS, con velocità, comprese fra 1 e 6 mm a -1 ). L’assetto del versante rispetto<br />

alla LOS e le caratteristiche cinematiche del fenomeno inducono a valutare la possibilità di<br />

una significativa sottostima delle deformazioni da parte della tecnica PSInSAR e le velocità<br />

registrate dovrebbero corrispondere a circa il 40% delle deformazioni reali (Notti, 2011). I tassi di<br />

spostamento sembrerebbero aumentare <strong>nella</strong> parte bassa del paese. Le verifiche di campagna<br />

hanno consentito di associare con sufficiente sicurezza la gran parte dei target a edifici. I dati<br />

Envisat, pur intrinsecamente meno affidabili degli ERS, confermano il quadro suesposto, pur con<br />

velocità leggermente inferiori.<br />

Presenza di indagini e monitoraggi:<br />

note:<br />

monitoraggi non reperiti<br />

Caratteristiche geomorfologiche:<br />

l’area è nota storicamente per essere interessata da problematiche di carattere gravitativo<br />

(SCAI). I caratteri morfologici dell’area evidenziano la presenza di una estesa frana complessa<br />

per scorrimento e colata di genesi relitta, il cui accumulo risulta nel complesso riattivato con<br />

cinematiche di colamento lento.<br />

Stato di conservazione dei manufatti:<br />

si è rilevato un quadro lesivo a carico degli edifici piuttosto diffuso ancorché non particolarmente<br />

preoccupante, più marcato ed evidente <strong>nella</strong> parte bassa del paese.<br />

Esito:<br />

in conseguenza delle indicazioni desunte dai rilievi condotti e dell’analisi dei dati satellitari<br />

nell’areale, si è valutato, in accordo con l’Amministrazione comunale di rivedere il perimetro<br />

della frana quiescente del PAI riclassificandola come frana attiva<br />

Problematiche pratiche uso PS:<br />

nessun particolare problema in questo caso, oltre alla più volte citata disomogenea distribuzione<br />

dei bersagli all’interno del perimetro di frana.


L’interferometria <strong>satellitare</strong><br />

<strong>nella</strong> <strong>pianificazione</strong> territoriale<br />

Seminato PS ErS e aree anomale orbita desce Seminato PS ErS e aree anomale orbita asce<br />

Stralcio carta Pai Stralcio proposta nuova perimetrazione frana<br />

<strong>Capitolo</strong> 6<br />

111


112<br />

SCHEDA 4 Area a rischio PAI la cui perimetrazione e’ stata rivista e zonizzata in porzioni<br />

attive, quiescenti e stabilizzate<br />

Comun Savignone<br />

Località: capoluogo<br />

Frana PAI: area a rischio sul capoluogo,<br />

nulla sul versante NO<br />

Esposizione versante: S-SE e NO<br />

Piattaforma <strong>satellitare</strong>: ERS<br />

Caratte aree anomale e distribuzione PS:<br />

Presenza di PS discendenti: N° 166<br />

Presenza di PS ascendenti: N° 31<br />

Presenza di aree anomale in orbita desce:<br />

Presenza di aree anomale in orbita asce:<br />

i bersagli risultano estesamente distribuiti sul versante esposto a S, dove insiste il capoluogo,<br />

mentre sul versante di fronte, esposto a NO (loc. Sementella), denotano una distribuzione più<br />

sporadica, dovuta alla minor presenza di manufatti ed edifici. Le aree anomale individuate<br />

sono posizionate in corrispondenza del versante di Sementella e una soltanto è ubicata <strong>nella</strong><br />

porzione NO dell’insediamento del capoluogo (loc. Gabbie). Quest’ultima area anomala presenta<br />

caratteristiche peculiari: trovandosi, infatti, posizionata fra la nicchia e la testata di un’area in<br />

frana con direzione di movimento circa N170, denota una forma arcuata che riprende quella<br />

della morfostruttura che ne determina la presenza.<br />

A causa dell’interazione fra l’assetto morfologico del fenomeno franoso e l’assetto geometrico<br />

delle acquisizioni satellitari, i target posizionati sulla parte O dell’area anomala registrano moti in<br />

avvicinamento, mentre quelli <strong>nella</strong> parte E appaiono in allontanamento dal satellite. Per questo<br />

motivo la velocità media dei target costituenti l’area anomala è prossima allo zero, mentre le<br />

velocità di deformazione, in valore assoluto, superano i 6 mm a -1 .<br />

Presenza di indagini e monitoraggi:<br />

note:<br />

le indagini si riferiscono alla sola frana di loc. Gabbie<br />

Caratteristiche geomorfologiche:<br />

l’areale del capoluogo è storicamente noto per essere interessato da problematiche di<br />

carattere gravitativo (SCAI). I caratteri morfologici dell’area evidenziano la presenza di imponenti<br />

fenomeni di scorrimento in roccia che determinano il progressivo smantellamento dei<br />

conglomerati oligocenici in corrispondenza della porzione marginale del loro affioramento, che<br />

è impostato, in discordanza stratigrafica, su un basamento mesozoico argillitico molto plastico.<br />

L’abitato di Savignone insiste su un’estesa falda detritica caratterizzata da forte eterometria dei<br />

clasti e da importanti fenomeni di impregnazione. Anche il versante opposto, ove è ubicata la<br />

frazione di Sementella, è caratterizzato dalla presenza di un’imponente falda detritica generata<br />

dalla detrizione dei flysch calcareo marnosi del M. Antola e dei sovrastanti conglomerati in<br />

corrispondenza del contatto con le argilliti. In entrambi i casi significative porzioni delle coperture<br />

detritiche appaiono interessate da fenomeni secondari di genesi gravitativa a cinematica lenta.<br />

Stato di conservazione dei manufatti: nel capoluogo si è rilevato un quadro lesivo a carico<br />

degli edifici piuttosto diversificato a seconda dei diversi settori del versante, maggiormente<br />

marcato <strong>nella</strong> zona di Gabbie ed in quella del campo sportivo. Nell’abitato di Sementella, invece,<br />

le lesioni appaiono distribuite in maniera più uniforme, ancorché non siano quasi mai di grande<br />

rilevanza.


Esito:<br />

L’interferometria <strong>satellitare</strong><br />

<strong>nella</strong> <strong>pianificazione</strong> territoriale<br />

l’areale, data anche la sua notevole importanza urbanistica, è stato oggetto di ripetuti<br />

sopralluoghi e discussioni con tecnici nominati dal Comune e di estrazione accademica. La<br />

sintesi di tutte le indagini svolte e delle informazioni raccolte ha consentito di individuare un<br />

quadro del dissesto particolarmente complesso. In estrema sintesi, tuttavia, si può rilevare come<br />

le anomalie deformative individuate con le analisi PSInSAR ricadano sulle più estese porzioni<br />

di frana attiva riportate.<br />

Problematiche pratiche uso PS:<br />

se in questo caso la distribuzione dei bersagli all’interno dell’area in esame risulta<br />

sufficientemente omogenea, qui si riscontra un problema di interazione fra la LOS sia ascendente<br />

che discendente e la geometria dei versanti in una zona soggetta a forti interessi urbanistici e<br />

in larga parte priva di altri dati di monitoraggio delle deformazioni. La zonizzazione della frana,<br />

quindi, si è necessariamente basata maggiormente sul rilievo geomorfologico tradizionale e sul<br />

rilievo dei marker rigidi piuttosto che sui dati satellitari.<br />

Seminato PS ErS e aree anomale orbita desce Seminato PS ErS e aree anomale orbita asce<br />

Stralcio carta Pai Stralcio proposta nuova perimetrazione frana<br />

<strong>Capitolo</strong> 6<br />

113


114<br />

SCHEDA 5 Frana stabilizzata PAI all’interno della quale sono state individuate porzioni attive<br />

Comune di: Diano arentino<br />

Località: capoluogo<br />

Frana PAI: estesa area di frana in parte<br />

quiescente in parte stabilizzata<br />

Esposizione versante: E<br />

Piattaforma <strong>satellitare</strong>: Radarsat<br />

Caratteristiche aree anomale e distribuzione PS:<br />

Presenza di PS discendenti: N° 386<br />

Presenza di PS ascendenti: N° 566<br />

Presenza di aree anomale in orbita desce:<br />

Presenza di aree anomale in orbita asce:<br />

i bersagli risultano estesamente distribuiti sul versante, in particolare per quanto riguarda<br />

quelli acquisiti in orbita ascendente. Si rileva la presenza di due estese aree anomale derivanti<br />

dal dataset ascendente in corrispondenza delle frazioni Poggio e Villa Chiesa; in loc. Poggio si<br />

osserva la presenza di un’anomalia anche da dati discendenti. La Borgata Villa Costa, invece, è<br />

coperta da numerosi bersagli che, nell’insieme, sembrano denotare una sostanziale assenza di<br />

deformazioni.<br />

Presenza di indagini e monitoraggi:<br />

note:<br />

sono stati reperiti alcuni vecchi sondaggi lunghi al massimo 18 m nell’areale di Poggio<br />

Caratteristiche geomorfologiche:<br />

L’areale è interessato dalla presenza di un imponente fenomeno franoso antico che si estende<br />

su oltre 1 km2 comprendendo numerose frazioni, oltre al capoluogo (SCAI). L’accumulo appare<br />

articolato in numerosi corpi secondari sede di parziali riattivazioni parziali verificatesi nel tempo.<br />

Il piede della frana è ubicato in corrispondenza del fondovalle, dove scorre il T. Evigno che<br />

manifesta un’importante attività erosiva che, soprattutto nei tratti in sponda esterna delle anse,<br />

determina estese riattivazioni per scorrimento, quale quella recentemente registratasi nei pressi<br />

di Borgata Maccari, a seguito delle piogge della tarda primavera 2011.<br />

Stato di conservazione dei manufatti:<br />

il quadro lesivo a carico degli edifici maggiormente esteso e significativo è stato osservato<br />

in fraz. Poggio. Anche la fraz. Villa Chiesa, tuttavia, manifesta lesioni diffuse su buona parte<br />

delle abitazioni e la stessa Chiesa appare vistosamente vulnerata, con evidenti fuori piombo.<br />

La fraz. Villa Costa, invece, non evidenzia la presenza di particolari problematiche di instabilità<br />

dei manufatti. Va, infine, segnalato il verificarsi di importanti deformazioni delle sedi stradali, sia<br />

della provinciale che della comunale, nel settore fra Poggio e Maccari, verificatesi a seguito degli<br />

eventi meteorici della primavera 2011.<br />

Esito:<br />

le evidenze di terreno unitamente al dato PS suggeriscono la revisione della classificazione<br />

dello stato di attività della frana da relitta a quiescente con l’individuazione di alcune porzioni<br />

attive all’interno del corpo principale, in particolare in corrispondenza delle frazioni di Villa<br />

Chiesa e Poggio, e <strong>nella</strong> porzione basale nel settore fra quest’ultima e località Maccari


L’interferometria <strong>satellitare</strong><br />

<strong>nella</strong> <strong>pianificazione</strong> territoriale<br />

Problematiche pratiche uso PS:<br />

in questo caso la distribuzione dei bersagli all’interno dell’area in esame risulta abbastanza<br />

omogenea, fatta eccezione per la porzione settentrionale del piede della frana. Le maggiori<br />

problematiche di interpretazione dei dati e di traduzione pratica <strong>nella</strong> <strong>pianificazione</strong> di bacino<br />

riguardano l’areale di Villa Chiesa, dove le evidenze di cinematismi in atto desunte dai dati<br />

PSInSAR e dal quadro lesivo sui manufatti non sono così univoche da poter supportare<br />

soluzioni normative fortemente penalizzanti. Un’ulteriore criticità consiste nel fatto che i dati<br />

disponibili coprono il periodo gennaio 2003- settembre 2009, che, nonostante sia lungo ben 6<br />

anni, non include piogge particolarmente significative. Gli eventi più significativi, infatti, si sono<br />

verificati negli inverni del 2000 e 2002 e nel corso degli ultimi 2 anni.<br />

Seminato PS ErS e aree anomale orbita desce Seminato PS ErS e aree anomale orbita asce<br />

Stralcio carta Pai Stralcio proposta nuova perimetrazione frana<br />

<strong>Capitolo</strong> 6<br />

115


116<br />

SCHEDA 6 Frana attiva PAI riperimetrata in parte come quiescente<br />

Comune di: Mendatica<br />

Comune di: Mendatica<br />

Località: capoluogo<br />

Frana PAI: estesa area di frana interamente<br />

classificata come attiva<br />

Esposizione versante: E - SE<br />

Caratteristiche aree anomale e distribuzione PS:<br />

Piattaforma <strong>satellitare</strong>: Radarsat<br />

Presenza di PS discendenti: N° 171<br />

Presenza di PS ascendenti: N° 233<br />

Presenza di aree anomale in orbita desce:<br />

Presenza di aree anomale in orbita asce:<br />

i bersagli risultano estesamente distribuiti sul versante, in particolare per quanto riguarda<br />

quelli acquisiti in orbita ascendente. Si rileva la presenza di due estese aree anomale derivanti<br />

dal dataset ascendente in corrispondenza della frazione Piani e della parte del centro storico<br />

in prossimità del campo sportivo. La porzione più estesa del centro storico, ubicata <strong>nella</strong> parte<br />

meridionale dell’accumulo, è connotata dalla presenza di numerosi bersagli associati in larga<br />

maggioranza a tassi di spostamento inferiori alla soglia dei 2 mm a -1 . L’aggiornamento dei dati<br />

fino al 2010 ha consentito di verificare, tuttavia, una rilevante accelerazione delle deformazioni<br />

a seguito delle forti piogge occorse fra il 2008 ed il 2009 (vedi cap. 4.4)<br />

Presenza di indagini e monitoraggi:<br />

Caratteristiche geomorfologiche:<br />

L’areale è interessato dalla presenza di un imponente fenomeno franoso antico che si estende<br />

su oltre 1 km 2 , dal crinale a circa 2.000 m s.l.m. fino al fondovalle del T. Cagnasso a 600 m,<br />

comprendendo l’intero capoluogo (SCAI). L’accumulo appare articolato in numerosi corpi<br />

secondari sede di parziali riattivazioni parziali verificatesi nel tempo. I risultati dei monitoraggi in<br />

corso confermano, sostanzialmente, le indicazioni fornite dai dati PS, evidenziando la presenza<br />

di una estesa porzione in evidente stato di attività su più superfici di scorrimento fino a 28 metri<br />

di profondità <strong>nella</strong> porzione settentrionale della parte medio bassa dell’accumulo.<br />

Stato di conservazione dei manufatti:<br />

il quadro lesivo a carico degli edifici maggiormente esteso e significativo è stato osservato in<br />

frazione Piani, tuttavia, lesioni più o meno significative possono essere riscontrate a carico di<br />

svariati edifici in tutto il centro storico, compresa la porzione centrale e meridionale ubicata sul<br />

colmo e a S della dorsale che suddivide il corpo d’accumulo e che, in base ai dati di monitoraggio<br />

raccolti, sembra anche separare la parte attiva da quella inattiva.<br />

Esito:<br />

le evidenze di terreno unitamente al dato PS suggeriscono la revisione di perimetrazione<br />

e classificazione delle frane che interessano la porzione di versante su cui sorge Mendatica,<br />

con l’individuazione di alcune porzioni attive che interessano il settore del campo sportivo<br />

e la frazione di Piano, fino al Rio Cagnasso, con meccanismi sia di scorrimento traslativo sia<br />

complessi. Frane complesse quiescenti sono state individuate nel settore del cimitero e in destra<br />

orografica del Rio Molino mentre scorrimenti traslativi, quiescenti, interessano la località Pian di<br />

Ciose. Non si escludono potenziali scorrimenti di roccia in blocco <strong>nella</strong> porzione di versante a<br />

sud del centro abitato.


L’interferometria <strong>satellitare</strong><br />

<strong>nella</strong> <strong>pianificazione</strong> territoriale<br />

Problematiche pratiche uso PS:<br />

il caso in questione è particolarmente fortunato in quanto a distribuzione dei bersagli e<br />

presenza contemporanea di dati in entrambe le direzioni orbitali. L’unico elemento di dubbio<br />

nell’interpretazione dei dati per la porzione di accumulo quiescente è inizialmente consistito<br />

<strong>nella</strong> già citata problematica della piovosità non eccezionale del periodo inizialmente monitorato<br />

con i dati Radarsat che, in questo caso, si sovrappone alla scarsa attendibilità delle letture<br />

inclinometriche per i tubi posizionati in questa parte dell’accumulo. L’aggiornamento dei dati<br />

al 2010, con la fase di forti piogge occorse fra il 2008 ed il 2009, ha consentito, di contro, di<br />

chiarire meglio le dinamiche del versante.<br />

Seminato PS ErS e aree anomale orbita desce Seminato PS ErS e aree anomale orbita asce<br />

Stralcio carta Pai Stralcio proposta nuova perimetrazione frana<br />

<strong>Capitolo</strong> 6<br />

117


118<br />

SCHEDA 7 Frana quiescente PAI riclassificata come attiva e area non vincolata PAI<br />

inquadrata come frana attiva<br />

Comune di: rezzoaglio<br />

Località: Magnasco e Cerisola<br />

Frana PAI: estese aree di frana quiescenti<br />

ubicate rispettivamente <strong>nella</strong> porzione di<br />

versante a valle di Cerisola e Villa Rocca e<br />

in corrispondenza del nucleo di Magnasco<br />

Caratteristiche aree anomale e distribuzione PS:<br />

Esposizione versante: NO<br />

Piattaforma <strong>satellitare</strong>: ERS<br />

Presenza di PS discendenti: N° 60<br />

Presenza di PS ascendenti: N° 26<br />

Presenza di aree anomale in orbita desce:<br />

Presenza di aree anomale in orbita asce:<br />

i bersagli risultano distribuiti esclusivamente <strong>nella</strong> porzione medio-basale del versante, ove<br />

sono localizzati edifici e infrastrutture. Le due aree anomale più estese e significative derivano<br />

dal dataset discendente e interessano rispettivamente i nuclei abitati di Magnasco (formata<br />

da 39 PS) e Cerisola (formata da 20 PS), tutti con velocità superiori alla soglia e comprese<br />

tra 24 mm/anno -1 e oltre 35 mm a -1 . L’assetto del versante rispetto alla LOS e le caratteristiche<br />

cinematiche del fenomeno franoso inducono ad escludere la possibilità di una forte sottostima<br />

di eventuali deformazioni da parte della tecnica PSInSAR. I tassi di spostamento maggiori si<br />

registrano in corrispondenza del nucleo di Cerisola. I dati ENVISAT, pur intrinsecamente meno<br />

affidabili degli ERS, confermano il quadro esposto se pur con velocità di poco inferiori.<br />

Presenza di indagini e monitoraggi:<br />

note:<br />

Caratteristiche geomorfologiche:<br />

l’intero versante su cui sorgono i nuclei abitati di Magnasco e Cerisola è storicamente noto<br />

per essere interessato da problematiche gravitative (SCAI). I caratteri morfologici del comparto<br />

evidenziano la presenza di imponenti fenomeni di scorrimento in roccia riconducibili ad<br />

un’antica deformazione gravitativa profonda che ha interessato l’intero versante, dal crinale al<br />

fondovalle (Roccati, 2011). I nuclei abitati insistono su potenti coperture detritiche articolate in<br />

diversi corpi secondari, sedi di riattivazioni parziali verificatesi nel tempo.<br />

Stato di conservazione dei manufatti:<br />

il quadro fessurativo osservato è risultato poco rilevante se confrontato con gli elevati tassi di<br />

spostamento registrati e gli edifici si presentano in un generale buono stato di conservazione,<br />

compatibilmente con l’età e la tipologia costruttiva adoperata, ad eccezione di un numero<br />

esiguo di manufatti che risultano però in uno stato di totale abbandono da diversi anni (Roccati,<br />

2011). Anche le infrastrutture viarie che attraversano trasversalmente i corpi di accumulo non<br />

manifestano particolari problematiche; da segnalare, tuttavia, lungo il margine del corpo su cui<br />

sorge il nucleo di Cerisola, una evidente deformazione strutturale del ponte sul R. Crosa Scura.


Esito:<br />

L’interferometria <strong>satellitare</strong><br />

<strong>nella</strong> <strong>pianificazione</strong> territoriale<br />

in conseguenza delle indicazioni derivanti dai rilievi condotti sul terreno e dall’analisi dei<br />

dati di interferometria <strong>satellitare</strong>, si prevede la riclassificazione della frana quiescente del PAI<br />

in corrispondenza del nucleo di Magnasco come frana attiva e l’inserimento della zona su cui<br />

insiste il nucleo di Cerisola in frana attiva, con la proposta di classificare entrambe come aree a<br />

rischio molto elevato (Zona 1 - PAI)<br />

Problematiche pratiche uso PS:<br />

il principale problema, oltre alla disomogenea distribuzione dei bersagli all’interno dei corpi di<br />

frana già vista in altri casi, risiede, a fronte dei tassi di spostamento registrati, <strong>nella</strong> assenza di<br />

evidenze fisiche significative della presenza di fenomeni deformativi in atto.<br />

Seminato PS ErS e aree anomale orbita desce Seminato PS ErS e aree anomale orbita asce<br />

Stralcio carta Pai Stralcio proposta nuova perimetrazione frana<br />

<strong>Capitolo</strong> 6<br />

119


120<br />

SCHEDA 8 Area non vincolata PAI inquadrata come DgPV<br />

Comune di: neirone<br />

Località: Corsiglia<br />

Frana PAI: nessuna frana indicata<br />

Esposizione versante: O<br />

Piattaforma <strong>satellitare</strong>: ERS<br />

Caratteristiche aree anomale e distribuzione PS:<br />

Presenza di PS discendenti: N° 29<br />

Presenza di PS ascendenti: N° 1<br />

Presenza di aree anomale in orbita desce:<br />

Presenza di aree anomale in orbita asce:<br />

i bersagli risultano distribuiti in maniera fortemente disomogenea, essendo esclusivamente<br />

localizzati <strong>nella</strong> porzione media del versante, ove sono ubicati edifici e infrastrutture. L’ area<br />

anomala che insiste sull’intero borgo è caratterizzata dalla massima omogeneità e da tassi di<br />

spostamento compresi fra i 3 ed i 9 mm a -1 . La geometria del versante risulta ottimale per le<br />

analisi PSInSAR, che, in queste condizioni, dovrebbero registrare circa il 70% delle deformazioni.<br />

Presenza di indagini e monitoraggi:<br />

note:<br />

Caratteristiche geomorfologiche:<br />

l’intero versante su cui sorge l’abitato di Corsiglia non è mai stato inquadrato fra le aree in frana.<br />

Nella parte alta del versante la cartografia CARG localizza un limitato dissesto inattivo, che, però,<br />

lambirebbe solo marginalmente l’abitato. Nel complesso, i caratteri morfologici del comparto<br />

richiamano quelli di un imponente fenomeno di scorrimento in roccia che ha interessato l’intero<br />

versante, dal crinale al fondovalle. Fenomeni gravitativi superficiali sono evidenti solo al piede<br />

del versante, in fregio al corso d’acqua.<br />

Stato di conservazione dei manufatti:<br />

sebbene gli edifici del centro abitato siano mediamente vecchi, prevalentemente in pietra<br />

e privi di fondazioni, il quadro fessurativo osservato è di fatto nullo, fatta eccezione per<br />

pochi singoli edifici i cui proprietari lamentano problemi di infiltrazioni e presenza di sorgenti<br />

temporanee a seguito degli eventi piovosi più significativi.<br />

Esito:<br />

allo stato attuale, non è stata intrapresa alcuna azione di rettifica degli strumenti di <strong>pianificazione</strong><br />

territoriale. In assenza di ulteriori elementi che possano far ipotizzare il possibile aumento del<br />

livello di rischio, si potrebbe valutare l’inserimento di una DGPV e, quindi, di semplici indicazioni<br />

prescrittive cautelative in caso di interventi urbanistico-infrastrutturali nell’area.<br />

Problematiche pratiche uso PS:<br />

il principale problema, oltre alla disomogenea distribuzione dei bersagli all’interno dei corpi di<br />

frana già vista in altri casi, risiede, a fronte dei tassi di spostamento registrati, <strong>nella</strong> assenza di<br />

evidenze fisiche significative della presenza di fenomeni deformativi in atto.


L’interferometria <strong>satellitare</strong><br />

<strong>nella</strong> <strong>pianificazione</strong> territoriale<br />

Seminato PS ErS e aree anomale orbita desce Seminato PS ErS e aree anomale orbita asce<br />

<strong>Capitolo</strong> 6<br />

121


122<br />

6.3 Esempi applicativi in Regione<br />

Valle d’Aosta<br />

L’esperienza della Regione Valle D’Aosta<br />

nell’utilizzo pratico dei dati PS per l’analisi<br />

dei fenomeni di versante si riferisce<br />

all’approfondimento dello stato delle<br />

conoscenze circa alcuni dissesti censiti nel<br />

progetto IFFI condotto mediante analisi<br />

dei dati satellitari della piattaforma ESA-<br />

ERS nel periodo 1992-2001, integrata con<br />

le conoscenze derivanti dalle consuete<br />

osservazioni da fotointerpretazione e di<br />

rilevamento geologico. In tal modo si è potuta<br />

verificare la congruità delle perimetrazioni IFFI<br />

relative alle DGPV con le risultanze dell’analisi<br />

interferometrica, in particolar modo in quei<br />

casi in cui le conoscenze disponibili non<br />

avevano permesso l’individuazione e/o una<br />

ricostruzione affidabile da un punto di vista<br />

geomorfologico e cinematico del fenomeno<br />

gravitativo.<br />

Allo scopo di confrontare la distribuzione dei<br />

PS con i perimetri dei fenomeni individuati<br />

nell’ambito del progetto IFFI, sono stati<br />

esplorati i dataset PS alla ricerca di settori in<br />

cui la copertura di PS fosse soddisfacente ed<br />

inoltre il segnale PS fosse diverso da zero.<br />

Queste aree sono state analizzate tramite<br />

foto-interpretazione utilizzando il volo RAVA<br />

1997, ritenuto un buon compromesso tra<br />

quota di volo, copertura e anno di volo (si<br />

ricorda che il dato PSInSAR TM da piattaforma<br />

ERS si riferisce al decennio 1992-2000).<br />

La foto-interpretazione è stata finalizzata<br />

alla definizione speditiva del quadro<br />

geomorfologico locale con particolare<br />

riferimento agli elementi della dinamica<br />

gravitativa, nonché sulla base dell’interferenza<br />

con l’antropizzazione e attività dell’uomo da<br />

una parte e la presenza di ampia copertura<br />

PS dall’altra.<br />

Fra le aree precedentemente identificate<br />

sono state ulteriormente selezionate 22 aree<br />

significative (Figura 6-1), per le quali si è stata<br />

Figura 6-1 – Ubicazione dei fenomeni gravitativi (arancione: DGPV; rosa: frane) per i quali è stata prodotta la scheda<br />

monografica (di cui si riporta il numero).


edatta una serie di schede monografiche,<br />

in cui sono state raccolte le caratteristiche<br />

geomorfologiche, di distribuzione spaziale<br />

dei PS e per le quali sono state proposte<br />

delle interpretazioni di carattere dinamico dei<br />

fenomeni gravitativi analizzati.<br />

Nella tabella 6-1 seguente, vengono elencati<br />

i casi studio selezionati, comprensivi di<br />

Tabella 6-1. Casi di studio in Valle d’Aosta.<br />

Scheda Fenomeno gravitativo PiF iFFi Comune<br />

L’interferometria <strong>satellitare</strong><br />

<strong>nella</strong> <strong>pianificazione</strong> territoriale<br />

identificativo scheda, località e comune di<br />

appartenenza.<br />

Di seguito sono riportate le sintesi delle<br />

monografie relative a due fenomeni<br />

particolarmente rappresentativi: la DGPV.<br />

di Punta Chaligne e la frana complessa di<br />

Bosmatto<br />

1 DGPV di Valtournenche 51445 Valtournenche<br />

2 DGPV di Cervinia 10099 Valtournenche<br />

3 DGPV di Pta Chaligne 40086 Gignod, Aosta<br />

4 DGPV di Torgnon 20426 Torgnon<br />

5 Frana complessa di Bosmatto 20423 Gressoney Saint-Jean<br />

6 DGPV di Quart 40067 Quart<br />

7 DGPV di Emarèse 50165 Emarèse, Montjovet<br />

8 DGPV di Becca di Vioù - Closelinaz 40075 Roisan, Saint-Christophe<br />

9 DGPV di Chambave 50060 Chambave, Saint Denis,<br />

Verrayes<br />

10 DGPV di La Raye du Sodz Saint- Rhémy en Bosses<br />

11 DGPV di Cote-de-la-Tsoi 40118 Valsavarenche<br />

12 DGPV di Grand Clapey – Vallon de Money 52239 Valsavarenche<br />

13 DGPV di Cote de Lavincusse (Epinel) 40123 Cogne<br />

14 14 DGPV di Cote de Barasson 20409 Saint-Rhémy en Bosses<br />

15 Frana del Tunnel del G. S. Bernardo 20410 Saint Rhémy en Bosses<br />

16 Settore in deformazione della Diga di<br />

Place Moulin<br />

Bionaz<br />

17 DGPV di Pointe de Mascognaz 20213 Ayas<br />

18 DGPV e frana di Corno Vitello 20219 Gressoney Saint-Jean<br />

19 Fenomeno complesso di Plan de Chenaly 10053 Perloz<br />

20 Fenomeno complesso di Chichiaz 10050 Lillianes<br />

21 DGPV di Cime-de-Marmontana 10058 Fontainemore<br />

22 Fenomeno complesso di Mont de Leretta 10054 Fontainemore<br />

<strong>Capitolo</strong> 6<br />

123


124<br />

Figura 6-2 – Carta geologico-strutturale della Valle d’Aosta.


6.3.1 la DGPV di Punta Chaligne<br />

L’inventario IFFI censisce una deformazione<br />

gravitativa profonda di versante ed un<br />

accumulo di frana nel settore alto del<br />

versante orientale della Punta Chaligne (2607<br />

m s.l.m.) nei Comuni di Aosta e Gignod, fino a<br />

coinvolgere l’abitato di Arpuilles e altre piccole<br />

frazioni poste ad una quota approssimativa<br />

di 1.200 m s.l.m. La parte sottostante del<br />

versante è articolata da una serie di scarpate<br />

trasversali che delimitano settori in cui<br />

mancano evidenze geomorfologiche di<br />

deformazione in atto.<br />

Da un punto di vista geologico, la DGPV di<br />

Punta Chaligne è situata in corrispondenza<br />

del contatto tettonico tra la Zona Piemontese<br />

e l’Unità del Mont Mary (Figura 6-2).<br />

La Zona Piemontese è un grande sistema<br />

multi falda, costituito da Unità ad affinità<br />

oceanica, che separa con continuità le unità<br />

Austroalpine dalle sottostanti falde Pennidiche<br />

del Monte Rosa-Gran Paradiso e del Gran San<br />

Bernardo. L’Unità di Mont Mary fa, invece,<br />

parte dei lembi Austroalpini settentrionali in<br />

facies scisti blu/scisti verdi.<br />

Per quanto riguarda l’analisi interferometrica<br />

Tabella 6-2. Dati disponibili per la deformazione di Punta Chaligne.<br />

Geometria n° PS<br />

contenuti<br />

L’interferometria <strong>satellitare</strong><br />

<strong>nella</strong> <strong>pianificazione</strong> territoriale<br />

con tecnica PSInSAR TM da immagini ERS1 e<br />

ERS2, sono state analizzate le serie storiche<br />

nel periodo 1992-2000 in entrambe le<br />

geometrie (Figura 6-3), di cui si riportano i<br />

dati <strong>nella</strong> Tabella 6-2.<br />

Nel settore inferiore del versante, sfruttando<br />

l’acquisizione di entrambe le geometrie,<br />

è stato possibile ottenere una stima delle<br />

componenti verticali e orizzontali del moto<br />

(Fig. 6-4 e 6-5). L’analisi dei dati PSInSAR TM<br />

a disposizione ha consentito di individuare<br />

un movimento generalizzato di alcuni<br />

mm anno -1 (sempre minori di 10 mm a -1 ),<br />

che non ha trovato riscontro in sede di<br />

foto - interpretazione (assenza di evidenti<br />

deformazioni superficiali).<br />

Nella parte mediana della DGPV (Figura<br />

6-6), al di sopra della scarpata principale, è<br />

osservabile un movimento generalizzato con<br />

velocità di spostamento di alcuni mm/anno,<br />

sempre senza alcuna evidenza superficiale<br />

visibile.<br />

Grazie all’analisi dei dati interferometrici, si<br />

è potuto quindi delimitare con più precisione<br />

l’estensione della DGPV, così come proposto<br />

in figura 6-7.<br />

Velocità PS media<br />

(mm a-1)<br />

Intero versante Ascendente 1604 -3.28 2.18<br />

Intero versante Discendente 808 1.65 1.11<br />

Dev. standard<br />

<strong>Capitolo</strong> 6<br />

125


126<br />

Figura 6-3 – DGPV di Punta Chaligne (Fonte: IFFI).<br />

Figura 6-4 – Componente verticale.<br />

Delimitazione


Figura 6-5 – Componente orizzontale.<br />

Figura 6-6 – Settore mediano della DGPV.<br />

Figura 6-6 – Settore mediano della DGPV.<br />

L’interferometria <strong>satellitare</strong><br />

<strong>nella</strong> <strong>pianificazione</strong> territoriale<br />

Grazie all’analisi dei dati interferometrici, si è potuto quindi delimitare con più precisione<br />

l’estensione della D.G.P.V., così come proposto in figura 6-7.<br />

<strong>Capitolo</strong> 6<br />

127


128<br />

Figura. 6-7 – Nuova perimetrazione della DGPV sulla scorta dell’analisi interferometrica.<br />

Figura. 6-7 – Nuova perimetrazione della DGPV sulla scorta dell’analisi interferometrica.<br />

6.3.2 Il fenomeno gravitativo di Bosmatto<br />

DGPV Punta<br />

Chaligne<br />

Il bacino del torrente Letze si apre sul versante sinistro della Valle di Gressoney<br />

corrispondentemente alla frazione Bosmatto, storico nucleo abitativo presso il quale il torrente<br />

recapita le sue acque al Torrente Lys.<br />

L’area del bacino risulta pari a 1.16 km 2 e presenta forma molto allungata, con asse maggiore<br />

orientato E-O di raccordo tra la massima elevazione (Punta Rossa o Hore, 2750 m) e la sezione di<br />

chiusura (1460 m) da cui prende origine il conoide alluvionale.<br />

Da un punto di vista geologico, nell’area in esame affiorano litologie appartenenti all’Unità dei<br />

micascisti eclogitici e alla Zona Sesia-Lanzo.<br />

Il Lembo dei Micascisti Eclogitici di Punta Plaida è costituito da scisti eclogitici in genere<br />

retrocessi rappresentati da micascisti a glaucofane, con intercalate anfiboliti in parte eclogitizzate e<br />

marmi.<br />

L’elemento tettonico superiore della Zona Sesia Lanzo o II Zona Dioritico – Kinzigitica è<br />

costituito dalla classica trilogia di paragneiss pegmatitici, marmi ed anfiboliti. Tale unità si<br />

caratterizza inoltre per l’estesa conservazione delle associazioni mineralogiche prealpine e, a<br />

differenza dell’Elemento Strutturale Inferiore, per l’assenza di graniti.<br />

Il versante sinistro del torrente Letze è stato coinvolto essenzialmente in due movimenti<br />

gravitativi di grande estensione.<br />

Il primo settore in movimento, identificato negli studi precedenti come paleofrana 1, occupa la<br />

parte settentrionale del versante; è in corrispondenza di questa paleofrana che si è avuta la<br />

riattivazione dei movimenti gravitativi nell’ottobre 2000.<br />

Il secondo settore in movimento, che è indicato come paleofrana 2, sembrerebbe il più antico in<br />

quanto ricoperto da una fitta vegetazione boschiva ed il maggiormente evoluto dal punto di vista<br />

gravitativo. Esso occupa la porzione di versante compresa tra la frana attuale ed il crinale<br />

meridionale del bacino del T. Letze. Questo fenomeno franoso mostra una morfologia superficiale<br />

simile a quella che caratterizza la frana più recente con gradinature trasversali in corrispondenza


6.3.2 il fenomeno gravitativo di Bosmatto<br />

Il bacino del torrente Letze si apre sul<br />

versante sinistro della Valle di Gressoney<br />

corrispondentemente alla frazione Bosmatto,<br />

storico nucleo abitativo presso il quale il<br />

torrente recapita le sue acque al Torrente Lys.<br />

L’area del bacino risulta pari a 1.16 km 2 e<br />

presenta forma molto allungata, con asse<br />

maggiore orientato E-O di raccordo tra la<br />

massima elevazione (Punta Rossa o Hore,<br />

2750 m) e la sezione di chiusura (1460 m) da<br />

cui prende origine il conoide alluvionale.<br />

Da un punto di vista geologico, nell’area<br />

in esame affiorano litologie appartenenti<br />

all’Unità dei micascisti eclogitici e alla Zona<br />

Sesia-Lanzo.<br />

Il Lembo dei Micascisti Eclogitici di Punta<br />

Plaida è costituito da scisti eclogitici in<br />

genere retrocessi rappresentati da micascisti a<br />

glaucofane, con intercalate anfiboliti in parte<br />

eclogitizzate e marmi.<br />

L’elemento tettonico superiore della Zona<br />

Sesia Lanzo o II Zona Dioritico – Kinzigitica è<br />

costituito dalla classica trilogia di paragneiss<br />

pegmatitici, marmi ed anfiboliti. Tale unità si<br />

caratterizza inoltre per l’estesa conservazione<br />

delle associazioni mineralogiche prealpine e, a<br />

differenza dell’Elemento Strutturale Inferiore,<br />

per l’assenza di graniti.<br />

Il versante sinistro del torrente Letze è stato<br />

coinvolto essenzialmente in due movimenti<br />

gravitativi di grande estensione.<br />

Il primo settore in movimento, identificato<br />

negli studi precedenti come paleofrana 1,<br />

occupa la parte settentrionale del versante;<br />

è in corrispondenza di questa paleofrana<br />

che si è avuta la riattivazione dei movimenti<br />

gravitativi nell’ottobre 2000.<br />

Il secondo settore in movimento, che è<br />

L’interferometria <strong>satellitare</strong><br />

<strong>nella</strong> <strong>pianificazione</strong> territoriale<br />

indicato come paleofrana 2, sembrerebbe il<br />

più antico in quanto ricoperto da una fitta<br />

vegetazione boschiva ed il maggiormente<br />

evoluto dal punto di vista gravitativo. Esso<br />

occupa la porzione di versante compresa tra<br />

la frana attuale ed il crinale meridionale del<br />

bacino del T. Letze. Questo fenomeno franoso<br />

mostra una morfologia superficiale simile a<br />

quella che caratterizza la frana più recente<br />

con gradinature trasversali in corrispondenza<br />

della quale affiora un substrato roccioso molto<br />

fratturato e disarticolato. Il piede di questa<br />

frana sembra essere situato in corrispondenza<br />

del torrente Letze, dove affiorano detriti di<br />

frana inglobanti porzioni di roccia isolate.<br />

I franamenti indotti al piede della paleofrana<br />

dai processi erosivi verificatisi lungo il<br />

torrente Letze hanno destabilizzato un ampio<br />

settore di accumulo a monte del ciglio di<br />

erosione; tale destabilizzazione è evidenziata<br />

dalla presenza di fratture aperte nel detrito<br />

e i fenomeni correlati sono destinati ad<br />

estendersi progressivamente più a monte.<br />

A completamento del quadro sopra esposto,<br />

si ricorda che, in concomitanza con l’evento<br />

alluvionale dell’ottobre 2000, si sono verificati<br />

fenomeni di debris flow, i cui depositi hanno<br />

raggiunto il fondovalle distruggendo alcuni<br />

edifici, oltre che franamenti più superficiali<br />

alla base del versante opposto sotto le<br />

baite di Stadelte, che hanno interessato<br />

i depositi glaciali poggianti sul substrato<br />

roccioso affiorante al piede. Fortunatamente,<br />

nonostante l’entità e la rapidità dei fenomeni,<br />

non vi sono state vittime.<br />

Gli studi condotti nel corso del 2010,<br />

supportati da indagini geofisiche, hanno<br />

permesso di ricostruire con maggior<br />

dettaglio la geometria del complesso franoso<br />

(Paleofrane 1 e 2, Stadelte), definendone<br />

anche i rispettivi volumi:<br />

Paleofrana 1 Paleofrana 2 Stadelte totale<br />

Volume (m 3 ) 4.900.000 1.150.000 350.000 6.400.000<br />

<strong>Capitolo</strong> 6<br />

129


130<br />

sembra essere situato in corrispondenza del torrente Letze, dove affiorano detriti di frana inglobanti<br />

porzioni di roccia isolate. I franamenti indotti al piede della paleofrana dai processi erosivi<br />

verificatisi lungo il torrente Letze hanno destabilizzato un ampio settore di accumulo a monte del<br />

Figura 6-8- La frana di Bosmatto.<br />

ciglio di erosione; tale destabilizzazione è evidenziata dalla presenza di fratture aperte nel detrito e i<br />

fenomeni correlati sono destinati ad estendersi progressivamente più a monte.<br />

A completamento del quadro sopra esposto, si ricorda che, in concomitanza con l’evento<br />

alluvionale dell’ottobre 2000, si sono verificati fenomeni di debris flow, i cui depositi hanno<br />

raggiunto il fondovalle distruggendo alcuni edifici, oltre che franamenti più superficiali alla base del<br />

versante opposto sotto le baite di Stadelte, che hanno interessato i depositi glaciali poggianti sul<br />

substrato roccioso affiorante al piede. Fortunatamente, nonostante l’entità e la rapidità dei<br />

fenomeni, non vi sono state vittime.<br />

Stadelte<br />

Paleofrana 1<br />

Figura 6-8- La frana di Bosmatto.<br />

Paleofrana 2<br />

Gli studi condotti nel corso del 2010, supportati da indagini geofisiche, hanno permesso di<br />

ricostruire con maggior dettaglio la geometria del complesso franoso (Paleofrane 1e 2, Stadelte),<br />

definendone anche i rispettivi volumi:


Nell’autunno del 2001 è stato realizzato<br />

il sistema di monitoraggio del movimento<br />

franoso di Letze – Bosmatto, attrezzato con<br />

una stazione meteorologica, una rete di<br />

stazioni GPS ad acquisizione automatica,<br />

una rete di capisaldi topografici, quattro<br />

estensimetri a filo, con trasduttore a corda<br />

vibrante e trasmissione dati via GSM, due<br />

fotocamere automatiche per il controllo visivo<br />

della frana e un piezometro ad acquisizione<br />

continua all’interno del foro di sondaggio<br />

realizzato nel corpo della paleofrana 1.<br />

L’inventario IFFI censisce tre corpi distinti,<br />

Geometria n° PS<br />

contenuti<br />

L’interferometria <strong>satellitare</strong><br />

<strong>nella</strong> <strong>pianificazione</strong> territoriale<br />

a partire da una frana olocenica (A), il cui<br />

fianco destro (B) mostra un’evoluzione<br />

più recente ed una colata detritica (C)<br />

attivatasi nell’ottobre 2000. Fra tutti, l’unico<br />

settore coperto da PS è il corpo B: questo<br />

attualmente evolve come scivolamento di<br />

materiale detritico grossolano a partire dalla<br />

scarpata principale B1; da qui il corpo muove<br />

verso la scarpata che separa il corpo B dal C,<br />

area dove si originano le colate detritiche; le<br />

velocità sono relative alle misure effettuate<br />

con tecnica PSInSAR TM nel periodo 1992-2000<br />

(Figura 6-9).<br />

Velocità PS<br />

media (mm a -1 )<br />

Dev. standard<br />

Corpo B Discendente 158 -16,39 6,81<br />

Figura 6-9 – Risultati dell’analisi PSInSARTM relativa all’intervallo temporale 1992-2000. La scala di spostamento è saturata<br />

a 10 mm a-1 ; i punti rossi rappresentano pertanto velocità medie annue di spostamento in allontanamento dal satellite<br />

superiori a 10 mm a-1 (Satelliti ERS-1 ed ERS-2, gemetria discendente) Un dettaglio della parte medio-alta del settore B è<br />

rappresentato in figura 6-10.<br />

C<br />

a<br />

B<br />

<strong>Capitolo</strong> 6<br />

131


132<br />

Figura 6-10 – Risultati dell’analisi PSInSAR TM relativa all’intervallo temporale 1992-2000. La scala di spostamento è saturata<br />

a 30 mm a -1 . In basso vengono rappresentate le serie storiche di spostamento di due punti di misura, la cui ubicazione è<br />

rappresentata <strong>nella</strong> parte alta della figura.


Si osserva un’elevata deformazione per tutto<br />

il settore medio-alto del corpo B (NB: la scala<br />

di velocità in figura è stata saturata a 30 mm<br />

a -1 per esaltare le differenze di deformazione):<br />

la velocità PS è massima ai piedi della<br />

nicchia B1 (30 mm a -1 nel settore B2) per poi<br />

decrescere gradualmente fino a 10 mm a -1 nel<br />

settore B4.<br />

BDisponendo, quindi, di numerosi dati di<br />

monitoraggio acquisiti con tecniche diverse,<br />

distribuiti con continuità su quasi vent’anni<br />

e con parziali sovrapposizioni fra i diversi<br />

dataset, è stato possibile tentare un esempio<br />

di integrazione tra misure radar satellitari<br />

e misure a terra, che consente di ricostruire<br />

l’evoluzione storica del versante.<br />

Il diagramma di figura 6-11 rappresenta gli<br />

spostamenti superficiali del settore sommitale<br />

della frana nel periodo 1992-2009 ed è stato<br />

ottenuto dall’unione di quattro serie storiche<br />

relative a punti di misura ubicati in posizioni<br />

molto prossime tra loro, ottenute, in ordine<br />

L’interferometria <strong>satellitare</strong><br />

<strong>nella</strong> <strong>pianificazione</strong> territoriale<br />

cronologico, con le seguenti tecniche di<br />

misura:<br />

- PSInSARTM nel periodo 1992-2000 (dati ERS-<br />

1 ed ERS-2);<br />

- stazioni topografica totale tra il 2001 ed il<br />

2003;<br />

- GPS manuale tra il 2002 ed il 2009;<br />

- PSInSARTM tra il 2005 ed il 2009 (dati<br />

RADARSAT-1),<br />

interpretazione.<br />

attualmente in corso di<br />

Vi è sovrapposizione parziale tra le serie<br />

di misure rappresentate, ad eccezione delle<br />

prime due; pertanto manca nel grafico lo<br />

spostamento verificatosi in occasione della<br />

riattivazione dell’autunno 2000, di entità<br />

presumibilmente metrica. Ciò è dovuto<br />

alla mancanza di misure, sia satellitari, sia<br />

a terra, durante la riattivazione. Pertanto le<br />

prime due serie storiche sono state poste<br />

arbitrariamente in continuità, per comodità di<br />

rappresentazione.<br />

Figura 6-11 – Storia degli spostamenti superficiali del settore sommitale della frana nel periodo 1992-2009. Gli spostamenti<br />

sono rappresentati lungo la LOS (Line-Of-Sight) dei satelliti ERS, inclinata rispetto alla verticale di circa 23° e orientata da<br />

Est a Ovest.<br />

<strong>Capitolo</strong> 6<br />

133


134<br />

Va inoltre segnalato che, dovendo confrontare<br />

tra loro misure mono e tridirezionali acquisite<br />

con strumenti e geometrie diverse, è stato<br />

necessario proiettare le misure lungo la LOS<br />

(Line of Sight) dei satelliti ERS1 ed ERS2 per<br />

rendere tra loro compatibili le serie storiche<br />

di spostamento parziali. Gli spostamenti<br />

rappresentati sono quindi monodirezionali,<br />

misurati lungo una direzione inclinata di circa<br />

23° rispetto alla verticale, con orientamento<br />

da Est a Ovest (geometria di acquisizione<br />

discendente).<br />

Il diagramma di quasi vent’anni di<br />

spostamenti evidenzia, oltre all’incremento<br />

della velocità di spostamento superficiale della<br />

frana a seguito della riattivazione dell’ottobre<br />

2000, una risposta alle precipitazioni stagionali<br />

fino al 2002.<br />

Dal 2003 si osserva una progressiva<br />

diminuzione della velocità di spostamento,<br />

che però non sembra essere ancora essere<br />

rientrata ai valori misurati prima dell’autunno<br />

2000.<br />

Nell’ottica di un ulteriore proseguimento<br />

dell’utilizzo dei dati satellitari della piattaforma<br />

RADARSAT finalizzato all’integrazione delle<br />

conoscenze disponibili, il Servizio geologico<br />

ha messo a disposizione sul Geoportale<br />

cartografico regionale (http://geoportale.<br />

partout.it/) i dati satellitari grezzi, non<br />

interpretati, al fine di agevolare i professionisti<br />

nelle proprie attività di <strong>pianificazione</strong> del<br />

territorio. Gli stessi dati saranno messi a<br />

disposizione sul Geoportale di Risknat.<br />

Inoltre verrà valutata la possibilità di<br />

definire apposite procedure per l’uso dei<br />

PS ai fini di <strong>pianificazione</strong> territoriale. A tal<br />

proposito, si ritiene utile evidenziare come<br />

l’attuale normativa regionale in materia di<br />

urbanistica e <strong>pianificazione</strong> territoriale (L.R. n.<br />

11/1998 e s.m.i.) non preveda il ricorso all’uso<br />

esclusivo dell’interferometria <strong>satellitare</strong> per la<br />

definizione delle diverse classi di pericolosità<br />

per terreni sedi di frane (zone ad alta, media<br />

e bassa pericolosità). I dati PSInSAR TM o<br />

SqueeSAR TM ad oggi sono impiegati come<br />

elemento di supporto alle consuete indagini<br />

di foto interpretazione e di rilevamento<br />

geologico, escludendo pertanto l’impiego<br />

dei dati radar come unico strumento volto<br />

ad accertare l’esistenza o meno di fenomeni<br />

franosi e della relativa pericolosità sulla scorta<br />

delle velocità di spostamento individuate.


6.4 Problematiche riscontrate<br />

In estrema sintesi, quindi, le problematiche<br />

riportate negli esempi suesposti circa la<br />

traduzione pratica delle indicazioni desunte<br />

dai dati PSInSAR negli strumenti di<br />

<strong>pianificazione</strong> territoriale possono essere così<br />

sintetizzate:<br />

a. Disomogeneità della distribuzione dei<br />

bersagli sulle aree in frana e conseguente<br />

presenza di settori “bui” dove, in assenza<br />

di altre misurazioni, le interpretazioni<br />

sullo stato di attività potranno derivare<br />

esclusivamente da valutazioni qualitative<br />

sull’assetto geomorfologico e sullo stato<br />

dei manufatti eventualmente presenti;<br />

b. Discontinuità della copertura temporale<br />

dei dataset di immagini radar che,<br />

sfortunatamente, sono incompleti proprio<br />

per annate fortemente critiche per gli<br />

eventi meteorici che si sono registrati<br />

(1994, 2000-2002);<br />

c. Difficoltà nel giustificare la presenza di<br />

aree anomale molto significative per<br />

omogeneità, numero di bersagli e velocità<br />

medie nelle aree dove gli strumenti di<br />

<strong>pianificazione</strong> non rilevano l’esistenza di<br />

frane e non si rilevino riscontri fisici evidenti<br />

di dissesti sul terreno e sui manufatti;<br />

d. Difficoltà interpretative dei dati nel caso di<br />

frane con potenziali significativi movimenti<br />

a componente orizzontale in direzione<br />

N-S, ove non si disponga del supporto di<br />

monitoraggi con altre tecniche e il quadro<br />

delle lesioni ai manufatti sia poco uniforme;<br />

e. Difficoltà nell’uniformare il flusso<br />

interpretativo delle evidenze desunte<br />

dai dati PSInSAR TM nelle 3 classi di stato<br />

di attività delle frane che determinano<br />

il quadro della pericolosità dei piani di<br />

bacino;<br />

f. Indisponibilità di dati aggiornati per le<br />

annualità più recenti.<br />

L’interferometria <strong>satellitare</strong><br />

<strong>nella</strong> <strong>pianificazione</strong> territoriale<br />

Nei seguenti capoversi le questioni<br />

sintetizzate nell’elenco verranno affrontate<br />

più in dettaglio.<br />

- Punti a e b - Per quanto attiene questi aspetti,<br />

non c’è molto da aggiungere. La questione<br />

della disomogeneità di distribuzione dei<br />

bersagli è solo parzialmente attenuata<br />

dall’introduzione del nuovo algoritmo<br />

SqueeSAR, che consente di avere qualche<br />

informazione in più, almeno sulle aree<br />

coltivate o prative, ma nulla può per le aree<br />

boscate, che nell’area appenninica sono le<br />

più diffuse. I “buchi” di copertura temporale<br />

derivanti dalla sovrapposizione dei dataset<br />

ERS, Envisat e Radarsat sono, ovviamente,<br />

incolmabili.<br />

- Punti c, d ed e – relativamente a queste<br />

problematiche è importante cercare<br />

quanto prima di fornire risposte adeguate.<br />

Innanzitutto, è necessario osservare come<br />

tutte e tre siano originate dal complesso<br />

rapporto fra questioni estremamente<br />

tecniche, quali la definizione dei modelli<br />

geologici tridimensionali di fenomeni che si<br />

sviluppano nel sottosuolo, dei quali per lo<br />

più si ha solo una conoscenza di superficie,<br />

e aspetti di carattere essenzialmente<br />

normativo legati alla <strong>pianificazione</strong> di<br />

bacino stralcio per il rischio idrogeologico.<br />

A questo proposito è necessaria una<br />

digressione che esce un po’ dall’alveo degli<br />

argomenti di stretta attinenza del presente<br />

volume, funzionale a illustrare alcune<br />

problematiche di carattere prettamente<br />

gestionale che si stanno riscontrando <strong>nella</strong><br />

applicazione sul territorio delle disposizioni<br />

dei piani di bacino, nelle quali l’avvento<br />

dei dati PSInSAR determina un impatto<br />

rilevante.<br />

- Punto f - Infine, per quanto riguarda il<br />

punto 6 dell’elenco, l’attuale incertezza<br />

circa la possibilità di garantire un costante<br />

aggiornamento dei dati e l’omogeneità<br />

<strong>Capitolo</strong> 6<br />

135


136<br />

della loro distribuzione sul territorio, a causa<br />

anche delle problematiche di carattere<br />

economico che si fanno di anno in anno<br />

più stringenti, impone serie riflessioni circa<br />

l’opportunità di introdurre questo strumento<br />

come base necessaria per la formazione di<br />

tematismi quali le carte geomorfologiche<br />

o di franosità reale, piuttosto che della<br />

subsidenza, nell’ambito di strumenti di<br />

<strong>pianificazione</strong> di nuova redazione. Come<br />

si potrebbe, infatti, imporre di valutare lo<br />

stato di attività delle frane su una porzione<br />

di territorio in base anche ai dati PSInSAR,<br />

consci del fatto che per la stragrande<br />

maggioranza dei fenomeni gravitativi tali<br />

dati sono gli unici disponibili di carattere<br />

quantitativo, ma si riferiscono ad una fase<br />

temporale che si interrompe 5 o 10 anni fa?<br />

Appare lampante, infatti, che, nei casi di<br />

frane che interessino aree sulle quali vi<br />

siano forti interessi urbanistici, eventuali dati<br />

interferometrici non aggiornati potrebbero<br />

essere strumentalizzati, a seconda dei casi,<br />

sia da chi vuole costruire sia da coloro i<br />

quali vogliono impedire che si costruisca.<br />

Per non parlare, poi, delle questioni correlate<br />

alla valutazione economica degli immobili<br />

preesistenti.


APPROFONDIMENTO<br />

L’interferometria <strong>satellitare</strong><br />

<strong>nella</strong> <strong>pianificazione</strong> territoriale<br />

L’impatto dei dati di interferometria <strong>satellitare</strong> sulla normativa dei piani<br />

di bacino stralcio rischio idrogeologico<br />

All’allungarsi del periodo di ordinaria gestione del territorio a valle dell’approvazione<br />

dei piani di bacino stralcio per il rischio idrogeologico, le Autorità di Bacino hanno visto<br />

progressivamente ma inesorabilmente aumentare le pressioni dall’esterno per riconsiderare<br />

le normative vincolistiche che gravano sulle aree ad alta e molto alta suscettività. Gli<br />

aspetti che fin da subito hanno suscitato i maggiori dibattiti sono stati, almeno in Liguria,<br />

quelli relativi alla pericolosità idraulica e, quindi, ai regimi normativi associati alle fasce<br />

esondabili, poiché le aree perifluviali, essendo spesso pianeggianti, sono connotate da<br />

un’elevata propensione all’urbanizzazione. Tali problematiche sono state affrontate da<br />

alcune Autorità di Bacino, quali, ad esempio, quella ligure e quella interregionale del<br />

Fiume Magra, adottando criteri che consentono l’approfondimento degli studi idraulici<br />

al fine di definire, nell’ambito degli areali interessati da fasce esondabili per i tempi di<br />

ritorno più ravvicinati, settori a maggiore e minore pericolosità, in funzione dei tiranti<br />

idrici e delle velocità della corrente (per l’AdB Regionale della Liguria DGR 250/05, DGR<br />

1532/05, per l’AdB del Fiume Magra l’Art. 19 delle NTA ed il relativo All. 8). A tali ambiti<br />

sono stati, quindi, associati regimi normativi maggiormente modulati.<br />

Con l’andar del tempo, analoghe problematiche hanno cominciato a farsi via via più<br />

pressanti anche per i contesti di versante connotati da alta o molto alta pericolosità<br />

per frana. Il parallelo con la soluzione intrapresa per le questioni inerenti la pericolosità<br />

idraulica, a questo punto, è stato automatico. Altrettanto automaticamente, peraltro,<br />

i tecnici del settore hanno sollevato numerosi distinguo: mentre per eseguire un<br />

approfondimento di uno studio idraulico è sufficiente disporre di un rilievo topografico<br />

adeguato, con costi relativamente bassi e tempi di realizzazione contenuti, per una frana<br />

occorrono indagini geognostiche dirette e indirette e, soprattutto, un monitoraggio degli<br />

spostamenti, con costi elevati e tempi lunghi. In più, se uno studio idraulico attento,<br />

a meno di imprevisti ben noti legati ad un trasporto solido anomalo o a ostruzioni di<br />

attraversamenti causati da carichi flottanti inattesi, consente di stimare con un certo<br />

margine di affidabilità l’andamento delle piene al variare dei contributi pluviometrici,<br />

non esistono analoghe certezze in merito all’uniformità del regime cinematico di un<br />

fenomeno franoso nel tempo, neppure a valle di un approfondito monitoraggio delle<br />

deformazioni. Ciò perchè ogni fenomeno franoso ha caratteristiche geomorfologiche,<br />

geotecnico-geomeccaniche ed idrogeologiche a sé stanti ed è inserito in un contesto<br />

territoriale sempre diverso, da un punto di vista climatico, orografico e di uso del suolo. In<br />

definitiva, mentre la pericolosità idraulica risulta più o meno affidabilmente modellizzabile<br />

in quanto le piene sono fenomeni prodotti dalla somma dei contributi provenienti da un<br />

intero bacino idrografico, e, pertanto, eventuali anomalie locali sono tanto più mitigate<br />

quanto più è vasto il bacino sotteso, la pericolosità per frana è frutto delle sole situazioni<br />

locali di ogni singolo fenomeno franoso, che difficilmente possono essere modellizzate e<br />

non possono giammai essere generalizzate.<br />

<strong>Capitolo</strong> 6<br />

137


138<br />

Pur con tutte le summenzionate premesse, si deve, tuttavia, rilevare che, <strong>nella</strong><br />

<strong>pianificazione</strong> di bacino, la scelta di classificare le frane in base allo stato di attività <strong>nella</strong><br />

carta geomorfologica, e, quindi, da questa derivare la suscettività al dissesto, alla quale<br />

sono associati i regimi normativi, fa sì che, alle voci “frana attiva” e “frana quiescente”,<br />

siano associati fenomeni fra loro fortemente diversificati: dal piccolo crollo in roccia,<br />

debris flow o soil slip di poche migliaia di metri cubi alla grande frana complessa che si<br />

estende per decine di ettari. Conseguentemente, essendo i regimi normativi di piano<br />

associati al grado di suscettività al dissesto, che per le frane discende dallo stato di<br />

attività, indipendentemente dalla loro tipologia cinematica, si verifica che le poche<br />

decine di metri quadri del debris flow e le decine di ettari della grande frana complessa<br />

hanno assunto i medesimi vincoli d’uso. Se tale approccio è, in prima battuta, corretto e<br />

giustificato dal fatto che i piani di bacino derivano da studi di area vasta che, in quanto<br />

tali, hanno comportato necessariamente rilievi speditivi, considerati i vincoli stringenti<br />

che sono applicati agli elaborati da essi derivati, alla lunga distanza, appare opportuno<br />

affrontare la tematica della sua revisione e aggiornamento.<br />

Da qui, il grave disagio che da alcuni anni avvertono i tecnici delle Autorità di Bacino nel<br />

dover fronteggiare sindaci e cittadini con esigenze urbanistiche o aspettative economiche<br />

frustrate da un vincolo di inedificabilità assoluto, apposto talvolta su vasti areali classificati<br />

in frana attiva o quiescente, ma associabili a cinematismi lenti o estremamente lenti e tali<br />

da non lasciar presupporre tassi di spostamento più elevati di pochi millimetri annui, né<br />

improvvise accelerazioni complessive, per lo meno per vaste porzioni dell’accumulo.<br />

Tale problematica è stata in qualche modo affrontata da alcune Autorità di Bacino già in<br />

fase di redazione della normativa da associare alle diverse classi di suscettività al dissesto,<br />

come nel caso del Fiume Magra e del Po. Nel primo caso, infatti, sebbene il vincolo di<br />

inedificabilità assoluto sia confermato per le aree in frana attiva, le norme associate<br />

alle frane quiescenti prevedono anche la possibilità di realizzare interventi di nuova<br />

edificazione, purché in ambiti di tessuto urbano consolidato e a condizione che siano<br />

supportati da progetti, da sottoporre a parere obbligatorio e vincolante del Comitato<br />

Tecnico dell’Autorità di Bacino, che dimostrino la compatibilità delle opere in progetto<br />

con l’assetto del versante, anche in base a indagini adeguatamente approfondite.<br />

Nel caso dell’AdB del Fiume Po, invece, la norma rimanda parte del problema agli<br />

strumenti urbanistici comunali. Anche qui le frane attive sono associate al vincolo di<br />

inedificabilità assoluta e, addirittura, non è consentita la manutenzione straordinaria<br />

per gli edifici esistenti. Si lascia aperta, di contro, la possibilità di realizzare nuove<br />

costruzioni anche su aree in frana quiescente, demandando interamente alla fase di<br />

verifica di compatibilità degli strumenti urbanistici comunali con il PAI la valutazione<br />

dell’opportunità di consentire tale fattispecie urbanistica. A questo proposito la Regione<br />

Liguria si è dotata di una propria direttiva, con DGR 1182/02, finalizzata alla definizione<br />

delle procedure e dei contenuti delle verifiche di compatibilità, delimitando in maniera<br />

piuttosto stringente la possibilità di arrivare a consentire la nuova costruzione in aree<br />

di frana quiescente e aprendo alla possibilità di autorizzare quantomeno gli interventi


L’interferometria <strong>satellitare</strong><br />

<strong>nella</strong> <strong>pianificazione</strong> territoriale<br />

di manutenzione straordinaria anche sulle frane attive classificate “a cinematica lenta” a<br />

seguito dell’iter di verifica di compatibilità. A proposito della normativa inerente le aree<br />

in frana in ambito padano, è opportuno, inoltre, richiamare che il PAI prevede anche la<br />

fattispecie delle aree a rischio idrogeologico molto elevato, di cui all’art. 49 delle NTA. A<br />

tali aree, che corrispondono di fatto ad un sottoinsieme di frane attive che interessano<br />

centri abitati, vengono associati vincoli leggermente diversi e meno pesanti rispetto a<br />

quelli relativi alle aree in frana tout court, modulati in funzione del rischio potenziale<br />

associato alle diverse aree a rischio o a loro porzioni.<br />

Per quanto attiene, infine l’Autorità di Bacino regionale della Liguria, di fatto, ad oggi le<br />

norme di piano sono rigidamente legate alla classificazione di stato di attività delle frane<br />

e, peraltro, anche i vincoli che insistono sulle frane, sia attive sia quiescenti, risultano<br />

essere piuttosto severi. Pertanto, il problema del raffinamento del regime di vincolo in<br />

funzione della cinematica del dissesto resta critico. La Regione ha, tuttavia, avviato, alcuni<br />

anni or sono, un percorso di avvicinamento a questa problematica, finanziando studi<br />

specifici i cui esiti vengono discussi diffusamente in seguito.<br />

Per tutte e tre le Autorità di Bacino, infine, le frane stabilizzate non sono associate ad<br />

alcuna particolare restrizione d’uso, demandandone la disciplina agli strumenti urbanistici<br />

comunali.<br />

In conclusione, quindi, l’attuale disciplina normativa associata agli areali in frana, pur<br />

con tutte le differenze sopra sottolineate, è impostata in maniera tale per cui l’unica<br />

strada possibile per attenuare il regime di vincolo vigente consiste <strong>nella</strong> revisione della<br />

classificazione dello stato di attività, a prescindere da qualsiasi considerazione circa le<br />

caratteristiche geomorfologiche e cinematiche caso per caso rilevate. Se, tuttavia, la<br />

classificazione di una frana come attiva o inattiva può essere resa oggettiva tramite<br />

l’acquisizione di misure di spostamento (pur se con il margine di dubbio legato alla<br />

presenza di fenomeni sospesi che, dopo una fase più o meno lunga di inattività, si reinnescano),<br />

molto più soggettiva e non standardizzabile risulta essere la classificazione<br />

di una frana inattiva allo stato di attività “quiescente” piuttosto che “stabilizzata”, e,<br />

conseguentemente, l’attribuzione di un regime di vincolo molto severo piuttosto che di<br />

nessuna restrizione.<br />

In questo contesto normativo piuttosto articolato e non privo di criticità, l’avvento dei<br />

dati di interferometria <strong>satellitare</strong>, in taluni casi, non ha fatto che ampliare ulteriormente<br />

le problematiche. Se in precedenza misure quantitative di deformazione erano disponibili<br />

solo su un limitatissimo numero di frane, peraltro generalmente ben conosciute e<br />

universalmente note per essere fenomeni attivi, improvvisamente ci si trova a disporre di<br />

informazioni quantitative di elevata precisione su vasta parte del territorio; e non sempre<br />

tali informazioni coincidono con il quadro dei dissesti delineato dalla <strong>pianificazione</strong> di<br />

bacino o proposto dagli amministratori locali. Da qui la necessità di dotarsi di specifiche<br />

linee guida che definiscano più precisamente possibile i confini di utilizzo dei dati PS<br />

nell’ambito della <strong>pianificazione</strong> territoriale, con particolare riferimento all’analisi dei<br />

fenomeni franosi.<br />

<strong>Capitolo</strong> 6<br />

139


140<br />

6.5 Linee guida esistenti<br />

Nell’ambito delle attività relative al Piano<br />

Straordinario di Telerilevamento Ambientale<br />

(PST-A, cap. 3-2), coordinato dalla Direzione<br />

Generale per la Difesa del Suolo del<br />

Ministero dell’Ambiente, in collaborazione<br />

con il Dipartimento di Scienze della Terra<br />

dell’Università di Firenze, sono state<br />

redatte le linee guida per l’analisi di dati<br />

interferometrici satellitari in aree soggette a<br />

dissesti idrogeologici (link web: http://www.<br />

pcn.minambiente.it).<br />

Questo elaborato fornisce numerosi<br />

interessanti indicazioni relativamente al<br />

corretto utilizzo dei dati PS nell’ambito<br />

dell’analisi dei fenomeni franosi, sia per le<br />

finalità di revisione delle perimetrazioni sia per<br />

la definizione delle velocità rappresentative e,<br />

quindi, per la definizione dello stato d’attività.<br />

Per quest’ultima finalità viene proposta una<br />

matrice di incrocio fra le velocità medie annue<br />

di spostamento derivanti da dati ERS (1990<br />

– 2000) ed Envisat (2003 – 2010) attraverso<br />

la quale valutare l’attività o l’inattività del<br />

fenomeno ed una scala per la valutazione<br />

della scala di intensità dei fenomeni.<br />

Nella matrice viene proposta la soglia dei 2<br />

mm a -1 per discriminare la presenza o assenza<br />

di movimento, mentre per la definizione<br />

della scala di intensità viene introdotta una<br />

ulteriore soglia a 10 mm a -1 per distinguere<br />

i movimenti estremamente lenti dai molto<br />

lenti. Quest’ultima soglia differisce da quella<br />

di 16 mm a -1 individuata da Cruden & Varnes<br />

(1994) in quanto, ragionando in termini di<br />

VLOS, si presume che i tassi di spostamento<br />

registrati dai PS siano comunque sempre<br />

mediamente inferiori a quelli reali, come,<br />

peraltro, confermato e quantificato da Notti et<br />

al. (2010). Occorre, infine, sottolineare che nel<br />

testo viene affermato che questo approccio<br />

è da intendersi come una valutazione<br />

preliminare che deve poi essere corroborata<br />

da indagini geomorfologiche specifiche e dati<br />

di monitoraggio in situ.<br />

Per parte sua, la Regione Liguria, presa<br />

coscienza della necessità di definire criteri<br />

standard per la riclassificazione dello stato<br />

di attività delle frane e valutare la possibilità<br />

di una miglior modulazione della normativa<br />

associata alla pericolosità, nel 2007 ha attivato<br />

una convenzione con il Dipartimento di<br />

Scienze della Terra dell’Università di Firenze,<br />

Centro di Competenza del Dipartimento di<br />

Protezione Civile, dal titolo “Definizione di<br />

linee guida di approfondimento sulle frane<br />

per la riperimetrazione e la zonazione di areali


a differente grado di pericolosità”. L’ambizioso<br />

obbiettivo di tale iniziativa era proprio quello<br />

di individuare indirizzi procedurali quanto più<br />

possibile standardizzati sia per le istanze di<br />

revisione dei perimetri delle frane individuate<br />

negli strumenti di <strong>pianificazione</strong> di bacino<br />

sia per quelle di riclassificazione dello stato<br />

di attività di interi accumuli gravitativi o di<br />

loro porzioni significative. Il perseguimento di<br />

questo obbiettivo è stato supportato tramite<br />

l’allestimento di due casi studio sul territorio<br />

regionale che sono andati ad integrare<br />

la già vasta esperienza su scala nazionale<br />

del gruppo di ricerca dell’Università. La<br />

convenzione, chiusasi nel 2009, ha consentito<br />

di individuare le procedure richieste, che<br />

L’interferometria <strong>satellitare</strong><br />

<strong>nella</strong> <strong>pianificazione</strong> territoriale<br />

sono state successivamente formalizzate<br />

con la DGR 265/2010, recante “Criteri per la<br />

definizione di classi di pericolosità relativa in<br />

aree a suscettività al dissesto elevata e molto<br />

elevata per frana a cinematica ridotta (…)”.<br />

Per ovvi motivi di sintesi non vengono qui<br />

riportati i dettagli dell’allegato tecnico della<br />

deliberazione (reperibile al link web www.<br />

ambienteinliguria.it alla pagina dell’autorità di<br />

bacino di rilievo regionale). Per le finalità del<br />

volume è sufficiente riportare che, in analogia<br />

a quanto proposto in ambito nazionale per<br />

il PST-A, viene proposta la classificazione<br />

dello stato di attività delle frane in quattro<br />

classi in funzione di una matrice che riporta<br />

in ascissa la velocità media annua in mm a-1<br />

<strong>Capitolo</strong> 6<br />

141


142<br />

mediata sugli ultimi 10 anni ed in ordinata lo<br />

stesso parametro mediato, però, sugli ultimi<br />

3 anni. L’utilizzo della matrice è chiaramente<br />

possibile esclusivamente in presenza di dati<br />

di monitoraggio geotecnico e <strong>satellitare</strong> con<br />

tecnica PSInSAR TM . I primi devono essere<br />

acquisiti almeno per le 3 annualità più<br />

recenti, mentre i secondi non sono del tutto<br />

indispensabili. La matrice, di seguito riportata<br />

in figura, infatti, viene proposta in due diverse<br />

forme, la seconda delle quali tiene conto<br />

della possibile indisponibilità di informazioni<br />

di interferometria <strong>satellitare</strong>. Le soglie di<br />

velocità introdotte riprendono, di fatto, quelle<br />

già proposte nelle linee guida predisposte<br />

nell’ambito del PST-A, con la variante della<br />

soglia superiore, qui fissata da Regione Liguria<br />

a 16 mm a -1 .*<br />

Per completezza, appare opportuno<br />

richiamare che nel testo dei criteri deliberati<br />

vengono indicate alcune importanti cautele<br />

da applicare nell’utilizzo dei dati PSInSAR,<br />

che si riportano in forma letterale:<br />

- I dati desunti dalla tecnica PSInSAR<br />

-<br />

possono essere ritenuti significativi per le<br />

prescritte finalità solo se all’interno del corpo<br />

geomorfologico esaminato ricadono almeno<br />

5 PS distanziati fra loro non più di 100 metri;<br />

la velocità di spostamento medio annua<br />

associata ai target radar si riferisce alla<br />

congiungente sensore-bersaglio, e presenta,<br />

pertanto, una forte componente verticale; ciò<br />

implica che i movimenti a prevalente carattere<br />

orizzontale<br />

sottostimati;<br />

possono essere fortemente<br />

- la risoluzione planimetrica del dato PS non<br />

consente una precisa individuazione del<br />

riflettore, pertanto può accadere che PS<br />

ubicati in corrispondenza di fabbricati siano,<br />

in realtà, associati a manufatti od oggetti<br />

presenti nel loro immediato intorno, non<br />

particolarmente idonei per caratteristiche<br />

strutturali a fornire indicazioni circa la<br />

stabilità di un comparto territoriale (Es.:<br />

-<br />

manufatti pertinenziali di abitazioni edificati<br />

in maniera approssimativa, baracche in<br />

lamiera, guard-rail, ricoveri attrezzi, tettoie,<br />

massi disarticolati, ecc.);<br />

tutti i satelliti dotati di sistemi SAR percorrono<br />

orbite grossomodo dirette N-S ed i sensori<br />

acquisiscono con geometria obliqua. Tali<br />

caratteristiche orbitali fanno sì che le<br />

deformazioni che vengono meglio rilevate,<br />

oltre che nel piano verticale, avvengono<br />

anche in quello orizzontale purché abbiano<br />

direzione grossomodo E-O;<br />

Tali cautele riassumono, in maniera<br />

estremamente sintetica, tutte le problematiche<br />

di interpretazione dei dati satellitari più<br />

diffusamente descritte in questo volume.<br />

Per scelta, inoltre, non vengono menzionate<br />

le operazioni di post-processing dei dati PS,<br />

quali la scomposizione del moto in presenza<br />

di dati sia ascendenti sia discendenti e<br />

la proiezione della V lungo la massima<br />

LOS<br />

pendenza del versante, in quanto, come già<br />

diffusamente esplicitato, tali analisi possono<br />

risultare efficaci e opportune solo in talune<br />

situazioni, mentre, in altri casi, possono<br />

generare risultati fuorvianti.<br />

Confrontando le metodologie proposte dal<br />

Ministero dell’Ambiente e da Regione Liguria,<br />

la più significativa differenza fra le due matrici<br />

consiste nel fatto che, mentre quella riportata<br />

nell’ambito del PST-A è basata esclusivamente<br />

su dati di carattere interferometrico, quella di<br />

Regione Liguria mette a sistema i dati radar<br />

satellitari con quelli derivanti da sistemi di<br />

monitoraggio “tradizionali”. I differenti valori<br />

della seconda soglia di velocità dipendono<br />

anche da valutazioni di merito effettuate<br />

sulla base della banca dati dei monitoraggi<br />

dei versanti.<br />

Viene proposto di seguito un esempio di<br />

applicazione della procedura di cui alla citata<br />

DGR 265/10, tuttora in fase di elaborazione,<br />

relativa al caso di loc. Ville S. Pietro in Comune<br />

di Borgomaro (IM).<br />

* Per correttezza, va detto che il report finale della menzionata convenzione fra Regione Liguria e Università di Firenze<br />

riportava la matrice con soglia superiore a 10 mm a-1 , come per il PST-A. La scelta operata dalla Regione di riportare tale<br />

valore a 16 mm a-1 è stata dettata da valutazioni derivanti dall’esperienza diretta maturata nell’analisi di fenomeni gravitativi<br />

sul territorio regionale.


La frazione di Ville S. Pietro, in Comune<br />

di Borgomaro (IM), è ubicata in parte sulla<br />

testata di un vasto corpo di accumulo di<br />

una grande frana complessa relitta in parte<br />

riattivata. Tale dissesto geomorfologico si<br />

è impostato su un versante esposto a NE<br />

caratterizzato da un substrato flyschoide di<br />

natura prevalentemente calcareo-marnosa che<br />

in quest’areale assume un assetto prevalente<br />

a franapoggio inclinato grossomodo quanto il<br />

pendio (Figura 6-12).<br />

Il piano di bacino del T. Impero inquadra<br />

questo areale in frana quiescente con una<br />

porzione attiva proprio <strong>nella</strong> parte di testata,<br />

dove insistono gli insediamenti dei diversi<br />

rioni che, nell’insieme costituiscono l’abitato<br />

di Ville S. Pietro. Il Comune ha realizzato nel<br />

Settembre 2006 una campagna di indagini<br />

geognostiche costituita da 5 sondaggi<br />

a carotaggio continuo poi attrezzati con<br />

colonne inclinometriche, affiancati da<br />

perforazioni a distruzione di nucleo attrezzate<br />

con tubi piezometrici (Figura 6-13).<br />

Il monitoraggio inclinometrico si è, quindi,<br />

protratto da Novembre ’06 al Dicembre ’10<br />

ed ha consentito di registrare deformazioni in<br />

tutte le postazioni con tassi di spostamento<br />

compresi fra i 6 ed i 12 mm a -1 in testa-tubo<br />

(Figura 6-14).<br />

L’analisi dello stato di conservazione dei<br />

manufatti ha consentito di individuare<br />

come gli edifici maggiormente lesionati<br />

siano localizzati <strong>nella</strong> porzione centrale<br />

dell’accumulo, nell’intorno della Chiesa e in<br />

loc. Case Soprane, nonché <strong>nella</strong> parte più<br />

occidentale di loc. Marpero, sul fianco destro<br />

della frana (Figura 6-15).<br />

Le abitazioni sparse fra la Chiesa e loc.<br />

Costa, sul fianco sinistro della frana, appaiono,<br />

invece, in un migliore stato di conservazione,<br />

con lesioni assenti o lievi.<br />

I dati SqueeSAR Radarsat, con particolare<br />

riferimento a quelli in orbita ascendente,<br />

acquisiti per l’area evidenziano, per il periodo<br />

2003 – 2009, tassi di deformazione lungo<br />

L’interferometria <strong>satellitare</strong><br />

<strong>nella</strong> <strong>pianificazione</strong> territoriale<br />

la LOS molto variabili e generalmente non<br />

superiori ai 5 mm a -1 , in molte aree anche più<br />

bassi e oscillanti attorno alla soglia dei 2 mm<br />

a -1 (Fig. 6-16).<br />

Un’analisi superficiale o inesperta del<br />

dato PS, quindi, evidenzierebbe, al più,<br />

un’incongruenza con i dati inclinometrici,<br />

trascurando la quale ed applicando<br />

pedissequamente la matrice di cui alla DGR<br />

265/10, la parte centrale della frana ricadrebbe<br />

<strong>nella</strong> categoria I 10 , fra le frane riattivate.<br />

Tuttavia, analizzando meglio il fenomeno, si<br />

osserva che l’esposizione media del versante,<br />

orientato mediamente a N-NE, coincide<br />

di fatto con la direzione azimutale dello<br />

spostamento registrato dagli inclinometri,<br />

compresa fra i 20° ed i 45°N, e che il modello<br />

cinematico del fenomeno, sebbene denoti una<br />

componente di scorrimento rotazionale <strong>nella</strong><br />

parte alta, per il resto può essere assimilato<br />

ad uno scivolamento planare. Ciò implica che<br />

i PS registrano solo una frazione modesta<br />

della deformazione reale (presumibilmente<br />

fra il 50 ed il 60% per i bersagli in orbita<br />

ascendente) e che l’operazione di calcolo<br />

della V LOS proiettata lungo la retta di massima<br />

pendenza del versante (V slope ) può essere<br />

considerata in linea di massima realistica e<br />

affidabile (figura 6-14). Infatti, i valori di V slope<br />

appaiono decisamente più vicini a quelli<br />

registrati dagli inclinometri rispetto alle V LOS<br />

(Figura 6-17).*<br />

A questo punto, applicando la matrice di<br />

cui sopra, si evidenzia come la porzione<br />

centrale della ricada <strong>nella</strong> categoria I 11 , fra<br />

le frane attive continue. Solo la parte più<br />

occidentale dell’accumulo sembrerebbe poter<br />

essere inquadrata in una delle sottocategorie<br />

di frane inattive, anche se la distribuzione<br />

delle postazioni inclinometriche, concentrata<br />

<strong>nella</strong> parte centro-orientale dell’accumulo,<br />

non consente di avere osservazioni dirette<br />

specifiche per questo settore e, pertanto,<br />

rende meno affidabile la procedura di<br />

applicazione della matrice.<br />

* Va, tuttavia, sottolineato che, ove la direzione azimutale dello spostamento di una frana si avvicini molto alla N-S e la<br />

componente di movimento orizzontale sia prevalente rispetto alla verticale, la frazione di deformazione registrata lungo la<br />

LOS sarà talmente bassa e, quindi, influenzata dai limiti di accuratezza della tecnica, che eventuali operazioni di proiezione<br />

lungo la massima pendenza introdurranno necessariamente amplificazioni del margine di incertezza del dato tali da<br />

renderlo inutilizzabile.<br />

<strong>Capitolo</strong> 6<br />

143


144<br />

Figura 6-12 – Carta geologico-geomorfologica di dettaglio dell’area di Ville S. Pietro (Enotarpi, 2011)


L’interferometria <strong>satellitare</strong><br />

<strong>nella</strong> <strong>pianificazione</strong> territoriale<br />

Figura 6-13 – Stralcio della carta di suscettività al dissesto del PdB del T. Impero e localizzazione degli strumenti di<br />

monitoraggio (Enotarpi, 2011).<br />

<strong>Capitolo</strong> 6<br />

145


146<br />

Figura 6-14 – Risultati del monitoraggio inclinometrico e ricostruzione della superficie di scorrimento (Enotarpi, 2011).


Figura 6-15 – Rilievo dello stato di conservazione dei manufatti (Enotarpi, 2011).<br />

L’interferometria <strong>satellitare</strong><br />

<strong>nella</strong> <strong>pianificazione</strong> territoriale<br />

<strong>Capitolo</strong> 6<br />

147


148<br />

Fig. 6-16 – Distribuzione dei bersagli in orbita ascendente classificati in base alle V LOS<br />

Figura 6-17 - Interpolazione del dato PS ascendente proiettato lungo la linea di massima pendenza e velocità degli<br />

inclinometri


6.6 Effetti delle deformazioni<br />

registrate con tecnica PSInSAR TM<br />

sui fabbricati<br />

Nella definizione dello stato di attività delle<br />

frane, tradizionalmente, ha sempre giocato<br />

un ruolo fondamentale l’analisi dello stato di<br />

conservazione dei manufatti.<br />

I fabbricati, infatti, sono sempre stati<br />

considerati marker rigidi molto efficaci ed<br />

affidabili nell’evidenziare gli spostamenti del<br />

terreno Nell’ambito del Progetto Risknat, in<br />

analogia a quanto già realizzato in precedenza,<br />

Regione Liguria ha commissionato al DICAT<br />

dell’Università di Genova un’attività di<br />

indagine allo scopo di analizzare le relazioni<br />

fra i dati di spostamento registrati con tecnica<br />

PSInSAR TM e le condizioni di danno rilevate a<br />

carico dei manufatti bersaglio, tenuto conto<br />

anche delle caratteristiche strutturali e di<br />

fondazione.<br />

Per gli obiettivi traguardati sono state<br />

Tabella 6-3. Elenco siti<br />

L’interferometria <strong>satellitare</strong><br />

<strong>nella</strong> <strong>pianificazione</strong> territoriale<br />

selezionate le Aree Anomale più significative<br />

che interessano territori edificati. Più<br />

precisamente sono stati considerati i PS<br />

relativi ai siti indicati in Tabella 6-3.<br />

Per ogni target è stato effettuato un rilievo<br />

strutturale speditivo per interpretare il<br />

meccanismo che ha determinato le lesioni,<br />

valutando anche la presenza di evidenze di<br />

interventi di ristrutturazione o manutenzione<br />

che possano aver cancellato o alterato il<br />

quadro delle lesioni.<br />

Nell’analisi di strutture, spesso di non<br />

facile “lettura” per caratteristiche proprie<br />

dei manufatti, per il possibile difficile<br />

riconoscimento di un esplicito quadro<br />

fessurativo, nonché, sovente, per la carenza<br />

di informazioni di dettaglio, l’attività di<br />

rilevamento e la preparazione tecnica dei<br />

rilevatori rappresentano aspetti cruciali per<br />

la positiva creazione di una banca dati.<br />

Analoghe considerazioni valgono in relazione<br />

iD Sito Comune note numero PS<br />

1 Acquetico Pieve di Teco Sito SCAI 9<br />

2 Diano Arentino Diano Arentino Sito SCAI 61<br />

3 Mendatica Mendatica Sito SCAI 87<br />

4 Monesi Triora Sito SCAI 9<br />

5 Quartarole Borghetto d'Arroscia Sito SCAI 19<br />

6 San Romolo-Borello Sanremo Sito SCAI 15<br />

7 Ville San Pietro Borgomaro Sito SCAI 23<br />

8 Olivetta San Michele Olivetta San Michele Frana IFFI 11<br />

9<br />

Valcona Soprana<br />

e Sottana<br />

Mendatica 26<br />

10 Ottano Pornassio Frana IFFI 76<br />

11 Castellaro Taggia/Castellaro 105<br />

12 Ventimiglia Alta Ventimiglia Sito SCAI 2<br />

13 Ceriana Ceriana Sito SCAI 18<br />

14 Baiardo Baiardo Sito SCAI 49<br />

15 Duranti Stellanello SV Frana IFFI 5<br />

<strong>Capitolo</strong> 6<br />

149


150<br />

allo studio dell’interazione tra terreno e<br />

struttura. Ovviamente l’affidabilità del<br />

risultato finale di una campagna di rilievo è<br />

anche intrinsecamente connesso alla qualità<br />

dei dati di partenza.<br />

Il censimento è avvenuto sulla base di un<br />

apposito data-base, utilizzando una procedura<br />

di rilevamento interamente informatizzata,<br />

appositamente strutturata nell’ambito di<br />

<strong>RiskNat</strong>.<br />

Per ogni singolo bersaglio è stata compilata<br />

una scheda (Appendice C) che contempla le<br />

seguenti voci:<br />

Indicazioni geografiche:<br />

comprendono informazioni precise<br />

sull’indirizzo del civico e, ove disponibile,<br />

sul mappale catastale del fabbricato (da<br />

compilarsi a tavolino); viene indicato anche<br />

il codice della Scheda di sintesi in modo da<br />

mantenere una correlazione fra le due entità<br />

ed il codice del PS;<br />

Descrizione del manufatto:<br />

in questa parte sono inserite le informazioni<br />

relative alla tipologia del manufattobersaglio<br />

(abitazione, annesso rustico, ecc.),<br />

le caratteristiche geometriche e strutturali<br />

(numero di piani fuori terra e interrati,<br />

stato di conservazione e utilizzo, epoca di<br />

costruzione, tipologia fondazionale) e gli<br />

eventuali interventi subiti dallo stesso dopo la<br />

sua costruzione (ampliamenti, ristrutturazioni,<br />

ecc.),<br />

Descrizione del quadro lesionativo:<br />

vengono inserite alcune indicazioni<br />

di massima relativamente al livello di<br />

danneggiamento della struttura, alla<br />

diffusione delle lesioni sui diversi prospetti ed<br />

alla tipologia del meccanismo di danno che<br />

può essere associato al quadro fessurativo<br />

rilevato; le schede relative ai bersagli<br />

maggiormente significative vengono, inoltre,<br />

corredate con uno schizzo a filo di ferro,<br />

non necessariamente in scala, in cui sono<br />

riportate l’andamento delle fessurazioni<br />

rispetto al rilievo (in particolare alla posizione<br />

delle aperture) e le indicazioni relative alle<br />

caratteristiche delle lesioni (passanti, più<br />

aperte verso il basso o verso l’alto, ecc.); viene,<br />

inoltre, valutato se siano presenti cedimenti<br />

sulle strutture pertinenziali (fasce terrazzate,<br />

piazzali, scale o marciapiedi, terrapieni, corpi<br />

adiacenti ) circostanti il manufatto-bersaglio<br />

in un intorno tale (circa 10 m dall’ubicazione<br />

del PS in carta) da poter ipotizzare che il<br />

bersaglio radar possa essere associato a tali<br />

strutture.<br />

Analogamente ai gradi presenti nelle scale<br />

macrosismiche europee EMS98 ed utilizzati<br />

nei metodi di rilievo di vulnerabilità di I livello<br />

per gli edifici ordinari (0-danno nullo; 1-danno<br />

lieve; 2-danno moderato; 3-danno grave;<br />

4-danno molto grave; 5-crollo), per quanto<br />

riguarda il giudizio dell’entità del danno, esso<br />

è stato graduato su 5 livelli:<br />

a. il danno NULLO (D0) rappresenta l’assenza<br />

di danno;<br />

b. il danno LIEVE (D1) rappresenta la prima<br />

evidenza di dissesti connessi all’iniziale<br />

attivazione di meccanismi visibili ad<br />

una osservazione accurata, di limitata<br />

estensione;<br />

c. il danno MODERATO (D2) rappresenta<br />

l’evidenza di dissesti e leggibilità<br />

complessiva di meccanismi attivati<br />

nell’insieme del manufatto, ma in fase<br />

iniziale di sviluppo, con dissesti di limitata<br />

entità;<br />

d. il danno GRAVE (D3) rappresenta la<br />

marcata evidenza di dissesti e leggibilità<br />

complessiva di meccanismi compiutamente<br />

attivati che interessano il manufatto in fase<br />

intermedia di sviluppo;<br />

e. il danno MOLTO GRAVE (D4) rappresenta<br />

l’evidenza macroscopica dei dissesti e dei<br />

meccanismi prossimi alla fase di ultimo<br />

spostamento con parti al limite del crollo,<br />

a seguito di dissesti complessivi di forte e<br />

fortissima entità;<br />

f. il CROLLO (D5) rappresenta il crollo<br />

prevalente del manufatto.<br />

g. La possibilità di potere graduare il proprio<br />

giudizio su 5 livelli diversi permette, infatti,<br />

di poter rilevare la gravità di uno stato<br />

fessurativo con maggior accuratezza, senza<br />

legarlo a misurazioni fisiche dell’apertura<br />

delle lesioni o della loro estensione. Un<br />

giudizio su più livelli consente di disporre


di dati più omogenei, in cui anche il<br />

possibile errore, legato all’inevitabile<br />

soggettività di giudizio, ha un peso minore<br />

sulla valutazione globale della gravità del<br />

danneggiamento dell’opera.<br />

Documentazione fotografica:<br />

acquisita con macchina fotografica dotata di<br />

GPS.<br />

Nella scheda per il censimento dei bersagli<br />

radar particolare enfasi viene data all’analisi<br />

della struttura ed al pertinente danno. A<br />

tale scopo e per maggior chiarezza vengono<br />

distinti ed opportunamente messi in evidenza:<br />

- parametri di esposizione;<br />

- parametri dimensionali;<br />

- parametri di vulnerabilità;<br />

- parametri di danno.<br />

L’ appendice C riporta il modello della<br />

scheda di rilevamento.<br />

La scheda di censimento è stata compilata<br />

per ogni PS individuato sul terreno, nei<br />

casi in cui tale bersaglio potesse essere<br />

ricondotto ad un manufatto chiaramente<br />

identificabile, significativo per le finalità dello<br />

studio. Vale la pena sottolineare come talvolta<br />

più PS fossero riconducibili alla medesima<br />

struttura. In questo caso una sola scheda è<br />

stata compilata, precisando però il codice<br />

identificativo di tutti i PS.<br />

Il bersaglio è stato considerato “non<br />

significativo” quando è risultato un manufatto<br />

non suscettibile di danni strutturali (Es.<br />

ricoveri in lamiera, terrapieni, affioramenti<br />

rocciosi, oggetti, ecc.).<br />

Quando possibile, i manufatti sono stati<br />

visionati dall’interno per una più approfondita<br />

comprensione degli elementi strutturali e<br />

dello stato di danno.<br />

Per meglio interpretare il grado di danno<br />

osservato (anche nullo) si sono riportate,<br />

nelle schede, indicazioni sulla eventuale<br />

manutenzione/ristrutturazione per identificare<br />

manufatti in uno stato di conservazione<br />

più che buono, sui quali eventuali danni<br />

subiti non sono più leggibili o, al contrario,<br />

si sono riproposti nonostante l’avvenuta<br />

ristrutturazione.<br />

L’interferometria <strong>satellitare</strong><br />

<strong>nella</strong> <strong>pianificazione</strong> territoriale<br />

E’ ben noto come la definizione del danno<br />

subito da una struttura è operazione complessa<br />

e non univoca, in quanto trattasi di aspetto<br />

legato a molteplicità di fattori, dipendenti<br />

da tipologia strutturale, stato conservazione,<br />

destinazione d’uso, considerazioni<br />

economiche. Notevole importanza rivestono<br />

anche aspetti inerenti l’effetto tempo<br />

(sviluppo fenomeno deformativo) e “l’effetto<br />

età” (nuove ed antiche costruzioni, diverse<br />

tecnologie, diverse cause, ecc.).<br />

Dal quadro fessurativo si è anche cercato<br />

di desumere, per situazioni non suscettibili<br />

di dubbie interpretazioni (si consideri che<br />

frequentemente il censimento dei manufatti<br />

è stato possibile solo mediante sopralluogo<br />

esterno), direzione e verso di movimento,<br />

da mettere in relazione con il cinematismo<br />

atteso, particolarmente nelle area sedi di<br />

frane censite e perimetrate.<br />

Le principali criticità riscontrate nel<br />

censimento sono state:<br />

- mancanza di accessibilità al PS;<br />

- impossibilità<br />

dall’interno;<br />

di visionare il manufatto<br />

- difficoltà nel definire con esattezza alcuni<br />

dei parametri da indicare <strong>nella</strong> scheda,<br />

quali Stato di Utilizzo, N° di Unità d’Uso, Età;<br />

- difficoltà di conoscere nel dettaglio le<br />

caratteristiche dei manufatti (ad esempio le<br />

strutture orizzontali e le fondazioni);<br />

- difficoltà nel valutare lo stato di danno<br />

quando il manufatto era stato di recente<br />

ristrutturato oppure si trovava in uno<br />

stato di quasi abbandono da non riuscire<br />

a comprendere con chiarezza se le lesioni<br />

fossero da imputarsi a movimenti del<br />

suolo (a tal proposito si sottolinea come<br />

opportune voci indicate <strong>nella</strong> scheda di<br />

censimento permettano di evidenziare tali<br />

situazioni).<br />

Il data-base realizzato consta di circa 480<br />

schede relative a circa 550 PS, fornisce utili<br />

informazioni circa i bersagli radar nelle aree<br />

oggetto di studio e ha permesso un’opportuna<br />

interpretazione dei dati, come descritto nel<br />

seguito.<br />

In Tabella 6-4 sono riportate le caratteristiche<br />

dei siti investigati in termini di numerosità<br />

dei bersagli radar (PS) e dei campi di velocità<br />

<strong>Capitolo</strong> 6<br />

151


152<br />

media associati a ciascuno di essi. In tabella<br />

è, in particolare, evidenziato l’intervallo di<br />

velocità misurato lungo la congiungente<br />

satellite – riflettore, ovvero la linea di vista del<br />

satellite, nel periodo studiato.<br />

Le informazioni rilevate in sito tramite la<br />

scheda di rilievo, e archiviate in una banca<br />

dati cartografica, possono, quindi, essere<br />

associate alla mappa dei bersagli radar. Tale<br />

operazione, effettuata in ambiente GIS, ha<br />

permesso di ottenere una visualizzazione<br />

a livello territoriale dei dati rilevati e della<br />

correlazione spaziale tra danno e velocità.<br />

La corrispondenza con il dato di danno<br />

osservato è stata ricercata con riferimento<br />

non solo alla velocità misurata lungo la<br />

congiungente satellite – riflettore (V LOS ) ma<br />

anche alla velocità proiettata lungo il pendio<br />

(V SLOPE ). Le misure di spostamento rilevate<br />

dal satellite rappresentano, infatti, solo una<br />

componente del vettore di spostamento<br />

reale, la cui direzione può discostarsi anche<br />

notevolmente dalla linea di vista del satellite<br />

(vedi capitolo 2 e 4).<br />

La correlazione tra il danno e la velocità è stata<br />

Tabella 6-4. Elenco siti: numero di PS e campo di velocità.<br />

iD Sito Comune<br />

valutata considerando unicamente i bersagli<br />

ritenuti significativi anche con riferimento<br />

alle caratteristiche di conservazione del bene<br />

censito e alla tipologia di dissesto rilevata. In<br />

relazione alle caratteristiche di conservazione,<br />

si sottolinea come un recente intervento di<br />

ristrutturazione o al contrario un pessimo<br />

stato di conservazione possano portare ad una<br />

non corretta lettura del danno. Escludendo di<br />

conseguenza tali casistiche, il campione di<br />

PS utilizzato per lo studio della correlazione<br />

danno-velocità, è stato ridotto considerando<br />

unicamente i tipi di dissesto direttamente<br />

correlabili ad un problema di interazione<br />

terreno-struttura o ad un movimento di<br />

versante.<br />

Si riportano di seguito come esempio i rilievi<br />

e le analisi dei dati per tre casi (immagini<br />

Radarsat, periodo 2003 – 2009):<br />

Diano Arentino;<br />

Ville San Pietro, comune di Borgomaro;<br />

e per un caso relativo a immagini ERS<br />

(periodo 1992-2001):<br />

Lemeglio, comune di Moneglia.<br />

numero<br />

PS<br />

V loS min<br />

mm a -1<br />

V loS max<br />

mm a -1<br />

1 Acquetico Pieve di Teco 9 -2.99 -1.81<br />

2 Diano Arentino Diano Arentino 61 -6.63 2.23<br />

3 Mendatica Mendatica 87 -7.91 4<br />

4 Monesi Triora 9 -4.72 -1.11<br />

5 Quartarole Borghetto d'Arroscia 19 -9 -0.71<br />

6 San Romolo-Borello Sanremo 15 -3.4 0.39<br />

7 Ville San Pietro Borgomaro 23 -4.13 -0.81<br />

8 Olivetta San Michele Olivetta San Michele 11 -5.76 -0.32<br />

9 Valcona Soprana e Sottana Mendatica 26 -3.75 2.35<br />

10 Ottano Pornassio 76 -6.32 -0.55<br />

11 Castellaro Taggia/Castellaro 105 -7.14 0.06<br />

12 Ventimiglia Alta Ventimiglia 2 -6.47 -6.11<br />

13 Ceriana Ceriana 18 -4.54 -0.63<br />

14 Baiardo Baiardo 49 -11.02 0.03<br />

15 Duranti Stellanello SV 5 -7.54 2.16


Diano arentino<br />

L’area d’indagine di Diano Arentino è<br />

caratterizzata da 61 bersagli radar (PS) dei<br />

quali 33 significativi ai fini dell’indagine e<br />

28 non significativi (Figura 6-18). I PS sono<br />

in prevalenza localizzati in corrispondenza<br />

del centro abitato del comune e in località<br />

Poggio; in entrambi i gruppi di PS si sono<br />

rilevati danni di entità significativa con più di<br />

un caso di danno “grave e con una punta di<br />

danno “molto grave” in località Poggio (Figura<br />

6-19).<br />

La legenda dei colori utilizzata per la<br />

rappresentazione del grado di danno è la<br />

stessa anche per i casi studio seguenti.<br />

I manufatti censiti sono in prevalenza<br />

Tabella 6-5. Diano Arentino: grado di danno, numero di PS e velocità (mm a -1 )<br />

Grado di danno n° PS<br />

n° PS<br />

mur<br />

L’interferometria <strong>satellitare</strong><br />

<strong>nella</strong> <strong>pianificazione</strong> territoriale<br />

costituiti da strutture in muratura (75% del<br />

campione) caratterizzati da un numero di<br />

piani inferiore o uguale a 3. La rimanente<br />

parte del campione è costituito da edifici in<br />

cemento armato con struttura a telaio. Come<br />

si osserva in Tabella 6-5 un grado di danno<br />

superiore al medio è stato rilevato su edifici<br />

sia in muratura che in cemento armato.<br />

In Tabella 6-5 è inoltre riportata la<br />

correlazione tra grado di danno e velocità<br />

media, con riferimento alla velocità misurata<br />

lungo la linea di vista del satellite V LOS e alla<br />

velocità proiettata lungo il pendio V SLOPE . Si<br />

osserva come la migliore correlazione si abbia<br />

con riferimento alla V SLOPE , pur rilevando una<br />

notevole dispersione del dato.<br />

n° PS<br />

c.a.<br />

V loS (ass)<br />

media<br />

V SloPE (ass)<br />

media<br />

1 - Nullo 6 5 0 3.91 5.83<br />

2 - Lieve 17 16 1 3.10 5.79<br />

3 - Medio 5 1 2 2.93 4.80<br />

4 - Grave 3 1 2 3.32 14.50<br />

5 - Molto grave 1 1 0 4.85 7.00<br />

<strong>Capitolo</strong> 6<br />

153


154<br />

Figura 6-18 - Diano Arentino: PS significativi (verde) e non significativi (rosso)<br />

Figura 6-19 - Diano Arentino: grado di danno rilevato


Figura 6-20 - Edifici lesionati <strong>nella</strong> frazione di Villa Chiesa<br />

L’interferometria <strong>satellitare</strong><br />

<strong>nella</strong> <strong>pianificazione</strong> territoriale<br />

<strong>Capitolo</strong> 6<br />

155


156<br />

Figura 6-21 - Edifici lesionati <strong>nella</strong> frazione di Villa Chiesa


Ville San Pietro<br />

L’area d’indagine di Ville San Pietro nel<br />

Comune di Borgomaro è caratterizzata da 23<br />

bersagli radar (PS) dei quali 19 significativi ai<br />

fini dell’indagine e 4 non significativi (Figura<br />

6-22). Il danno rilevato è stato classificato<br />

in prevalenza come “lieve” con una punta<br />

di danno “grave” per il PS in corrispondenza<br />

della chiesa (Figura 6-23).<br />

I manufatti censiti anche in questo caso<br />

mostrano una prevalenza di strutture in<br />

muratura (76% del campione) caratterizzati in<br />

prevalenza da un numero di piani inferiore o<br />

uguale a 3. I rimanenti edifici sono in cemento<br />

armato con struttura a telaio.<br />

Tabella 6-6. Ville San Pietro: grado di danno, numero di PS e velocità (mm a -1 )<br />

Grado di danno n° PS n° PS<br />

mur<br />

L’interferometria <strong>satellitare</strong><br />

<strong>nella</strong> <strong>pianificazione</strong> territoriale<br />

Come si osserva in Tabella 6-6 un grado di<br />

danno grave è stato rilevato solo su edifici in<br />

muratura.<br />

In Tabella 6-6 è inoltre riportata la correlazione<br />

tra grado di danno e velocità media,<br />

con riferimento alla velocità misurata lungo<br />

la linea di vista del satellite V LOS , alla velocità<br />

proiettata lungo il pendio V SLOPE . Si può in<br />

questo caso notare, nonostante la dispersione<br />

dei dati, una correlazione con entrambe le<br />

misure di velocità. I valori più alti di V LOS sono<br />

associati a bersagli caratterizzati da un danno<br />

medio e il valore maggiore di V SLOPE è in<br />

corrispondenza di uno dei due PS con danno<br />

grave nell’area censita.<br />

n° PS<br />

c.a.<br />

V loS (ass)<br />

media<br />

V SloPE (ass)<br />

media<br />

1 – Nullo 4 3 1 1.25 3.00<br />

2 – Lieve 11 8 3 1.93 5.64<br />

3 – Medio 2 0 0 3.97 6.00<br />

4 – Grave 2 2 0 2.25 10.00<br />

5 - Molto grave 0 0 0 - -<br />

<strong>Capitolo</strong> 6<br />

157


158<br />

Figura 6-22 - Ville San Pietro: PS significativi (verde) e non significativi (rosso)<br />

Figura 6-23 - Ville San Pietro: grado di danno rilevato


Figura 6-24 - Lesioni su edifici e infrastrutture nell’abitato di Ville San Pietro<br />

L’interferometria <strong>satellitare</strong><br />

<strong>nella</strong> <strong>pianificazione</strong> territoriale<br />

<strong>Capitolo</strong> 6<br />

159


160<br />

Figura 6-24 - Lesioni su edifici e infrastrutture nell’abitato di Ville San Pietro


Figura 6-25 - Lemeglio: PS e frana perimetrata<br />

Figura 6-26 - Lemeglio: grado di danno rilevato e verso di<br />

movimento dall’analisi dei quadri fessurativi (frecce rosse)<br />

lemeglio<br />

L’interferometria <strong>satellitare</strong><br />

<strong>nella</strong> <strong>pianificazione</strong> territoriale<br />

Nel sito in oggetto i bersagli radar censiti<br />

ricadono all’interno di una vasta e nota area<br />

in frana, tra l’abitato di Lemeglio (verso Nord),<br />

fino alla zona costiera denominata Acquario<br />

(Figura 6-25).<br />

Il numero dei PS derivanti dall’elaborazione<br />

di immagini ERS nell’area in frana è pari a<br />

circa 100; sono stati censiti circa 80 bersagli, la<br />

maggior parte (>80%) significativi. I manufatti<br />

censiti sono costituiti prevalentemente<br />

da edifici di civile abitazione in pietra/<br />

muratura ed in c.a. I primi sono concentrati<br />

maggiormente nell’abitato di Lemeglio,<br />

mentre i secondi, di più recente costruzione,<br />

<strong>nella</strong> zona residenziale verso la costa. Proprio<br />

in tale zona sono stati censiti alcuni manufatti<br />

non identificati da bersagli (limitrofi a zone in<br />

cui si avevano indicazioni di PS) in quanto in<br />

gravissimo stato di dissesto.<br />

I principali danni osservati, strutturali, si<br />

sono riscontrati negli edifici in c.a. e muratura<br />

localizzati verso la costa: i danni consistono in<br />

ampie lesioni e spostamenti pluricentimetrici.<br />

In queste zone le velocità di spostamento<br />

sono elevate (-5÷-25 mm a -1 ) (Figura 6-26).<br />

Anche nell’abitato di Lemeglio si sono<br />

osservati casi di danno strutturale medio/<br />

grave su bersagli caratterizzati da velocità<br />

significative (-6÷-9 mm a -1 ). In altri casi, con<br />

velocità (positive) modeste (0÷1 mm a -1 ) si<br />

sono osservati danni medi su edifici in pietra.<br />

Dall’analisi dei quadri fessurativi è stato<br />

possibile identificare direzioni di movimento<br />

ben definite, concordi con il cinematismo<br />

della frana di Lemeglio, evidenziate in figura<br />

6-26 dalle frecce in colore rosso.<br />

<strong>Capitolo</strong> 6<br />

161


162<br />

Figura 6-27 - Edifici gravemente lesionati in località Lemeglio


L’interferometria <strong>satellitare</strong><br />

<strong>nella</strong> <strong>pianificazione</strong> territoriale<br />

<strong>Capitolo</strong> 6<br />

163


164<br />

In conclusione, quindi, per quanto attiene<br />

gli aspetti inerenti la correlazione fra i dati<br />

di spostamento registrati con tecnica PS ed<br />

il grado di danno rilevato sui fabbricati è<br />

possibile osservare quanto segue:<br />

- l’analisi dei dati provenienti dal monitoraggio<br />

<strong>satellitare</strong>, per i siti investigati, ha indicato<br />

un’elevata affidabilità dello strumento, in<br />

quanto si è sempre verificata una precisa<br />

“materializzazione” del PS sul territorio e,<br />

generalmente, una buona correlazione tra<br />

il dato di velocità ed il riconoscimento di<br />

danni e/o cinematismi;<br />

- A velocità medie di spostamento elevate<br />

non corrispondono necessariamente danni<br />

elevati sul costruito identificato come<br />

-<br />

bersaglio riflettente, per le ovvie influenze<br />

della situazione locale dell’area ove si<br />

colloca il bersaglio, dell’esposizione e delle<br />

caratteristiche strutturali di quest’ultimo.<br />

Per il motivo di cui sopra, le velocità<br />

rilevate dai PS sono strettamente<br />

riferite alla particolarità di ogni area<br />

indagata e producono effetti diversificati<br />

nelle diverse aree, rendendo, quindi,<br />

problematica l’individuazione di valori di<br />

soglia “assoluti” per la modulazione del<br />

livello di pericolosità associato alle frane.<br />

Quanto osservato nell’ambito delle attività<br />

condotte, infatti, restituisce un quadro di<br />

sostanziale decorrelazione fra le velocità di<br />

spostamento registrate, anche se proiettate<br />

lungo la retta di massima pendenza, e lo<br />

stato di conservazione dei fabbricati (Figura<br />

6-28). Tale risultato, imputabile a tutte le<br />

considerazioni sopra riportate, non fa che<br />

confermare un’impressione già maturata,<br />

sia pure in maniera qualitativa, a seguito<br />

dell’osservazione di svariati casi in cui a<br />

tassi di deformazione relativamente elevati<br />

(tenuto conto dei limiti di capacità di<br />

rilevazione della tecnica) si riscontravano<br />

quadri lesionativi a carico dei fabbricati<br />

assai lievi (vedi schede 7 e 8). Altre volte,<br />

al contrario, si osservavano situazioni nelle<br />

quali a tassi di spostamento limitati era<br />

associato uno stato di conservazione dei<br />

manufatti molto più preoccupante (vedi<br />

schede 3 e 4, così come il caso sopra<br />

riportato di Ville S. Pietro).<br />

Figura 6-28 – Confronto tra velocità di spostamento (proiettate lungo la retta di massima pendenza) e lo stato di<br />

conservazione dei fabbricati. Classi V : 0


Per quanto riguarda aspetti più riferibili<br />

all’analisi specifica degli effetti sui manufatti,<br />

alcuni approfondimenti dei casi studiati<br />

evidenziano, come è logico attendersi, come<br />

manufatti con caratteristiche strutturali<br />

diverse manifestino reazioni diverse agli<br />

spostamenti registrati.<br />

Si è potuto osservare come, in generale,<br />

all’interno delle aree in frana analizzate,<br />

la distribuzione dei danni rapportata alla<br />

tipologia strutturale dei manufatti evidenzi<br />

una maggiore vulnerabilità degli edifici in<br />

pietra o muratura rispetto a quelli in c.a.,<br />

anche quando le velocità di spostamento<br />

medie annue sono basse o addirittura<br />

dell’ordine del valore minimo definito.<br />

In alcuni casi , inoltre, si è osservata una<br />

minore correlazione tra la velocità media e<br />

il danno per gli edifici in pietra o muratura<br />

rispetto a quelli in c.a.: in questi ultimi il<br />

legame fra l’entità delle lesioni osservate e la<br />

velocità di spostamento ad essi associata è<br />

più marcato, seppur con ampia dispersione:<br />

all’aumentare delle velocità di spostamento<br />

aumenta il grado di danno osservato.<br />

In tutti i casi, comunque, la dispersione dei<br />

risultati è molto evidente: ciò può essere<br />

dovuto sia all’osservazione precedente<br />

(presenza prevalente di strutture in muratura),<br />

sia alla definizione che si è adottata per il<br />

danno (non scevra da una componente di<br />

soggettività), sia a informazioni a volte carenti<br />

che non permettono una migliore analisi,<br />

nonché, infine, ad una inerente difficoltà<br />

complessiva del problema (interazione<br />

complessa fra la reazione delle diverse<br />

strutture, in rapporto alle loro caratteristiche<br />

di forma, costruttive e fondative, con le<br />

caratteristiche geotecniche del terreno<br />

d’imposta, per lo più molto scadenti, nonché<br />

con le proprietà cinematiche del fenomeno<br />

franoso, in rapporto a loro volta con la<br />

posizione relativa del manufatto indagato<br />

all’interno dell’area in frana stessa) .<br />

Nei casi in cui è stato possibile stimare il<br />

valore di v SLOPE , si è, in generale, ottenuta infatti<br />

L’interferometria <strong>satellitare</strong><br />

<strong>nella</strong> <strong>pianificazione</strong> territoriale<br />

una migliore correlazione fra quest’ultimo e il<br />

grado di danno.<br />

Ulteriore considerazione degna di nota, e<br />

che potrebbe indurre ad erronee conclusioni,<br />

è la possibile non contemporaneità tra<br />

acquisizione del dato (immagine radar)<br />

e rilievo del danno (sopralluogo). Nelle<br />

località oggetto del censimento, il livello di<br />

manutenzione/ristrutturazione dei manufatti<br />

(residenziali) è generalmente molto alto,<br />

e può così rendere difficile “leggere” un<br />

effettivo meccanismo di causa–effetto (franastato<br />

fessurativo).<br />

Infine, in prospettiva futura, sarebbe<br />

auspicabile sperimentare l’esecuzione di rilievi<br />

puntuali su pochi manufatti ben identificati,<br />

significativi e ben documentati, con criteri<br />

di rilievo del danno più “rigorosi”, tipici<br />

dell’ingegneria strutturale e geotecnica, che si<br />

basano su grandezze quali, ad es., i cedimenti,<br />

le rotazioni, i rapporti di inflessione e che<br />

permettono di definire livelli deformativi da<br />

mettere in relazione con possibili stati limite<br />

della struttura in esame.<br />

Nell’ambito delle attività di analisi dei<br />

dati PS in Piemonte si è anche operata una<br />

sperimentazione finalizzata a definire una<br />

potenziale correlazione tra danni agli edifici<br />

e presenza di indicatori di movimento in aree<br />

di instabilità di versante. Sono state prese in<br />

considerazione alcune grandi frane e DGPV<br />

in alta Valle di Susa (TO) tra le quali la “frana<br />

di Millaures” nel comune di Bardonecchia<br />

(TO). Per le elaborazioni sono stati esaminati i<br />

dati PS acquisiti dai satelliti ERS e RADARSAT.<br />

Sui siti di esame sono stati verificati gran<br />

parte degli edifici, rilevando presenza,<br />

caratteristiche, numero ed entità delle lesioni<br />

eventualmente presenti. Tali elementi sono<br />

poi stati messi in relazione con la presenza<br />

di PS tramite metodi statistici basati su GIS.<br />

Ne è derivata una proposta di classificazione<br />

degli edifici e la realizzazione di un database<br />

con circa 200 record a cui a fatto seguito la<br />

creazione di una matrice danni/presenza PS<br />

(Tabella 6-7).<br />

<strong>Capitolo</strong> 6<br />

165


166<br />

La fase di analisi sul terreno ha evidenziato<br />

una maggiore visibilità delle lesioni sugli<br />

edifici in muratura, mentre i muri in pietrame<br />

risultano di difficile valutazione. Le immagini<br />

RADARSAT, rispetto agli ERS, generano un<br />

maggior numero di PS ma, durante le verifiche<br />

sul terreno, si è rilevato un forte elemento<br />

di disturbo costituito dalle costruzioni con<br />

copertura in lamiera che, in alcuni casi,<br />

rappresentano anche il 50 % degli edifici sede<br />

di PS. Tali coperture sembrerebbero inoltre<br />

mostrare una velocità media di spostamento<br />

amplificata; una tendenza più evidente per i<br />

dati ERS rispetto a quelli RADARSAT.<br />

Le analisi hanno evidenziato alcune<br />

apparenti incongruenze, ad esempio:<br />

PS con dislocazioni ridotte (< 2 mm a -1 )<br />

su edifici palesemente lesionati in frane<br />

considerate attive; PS con dislocazioni elevate<br />

in corrispondenza di edifici od elementi<br />

strutturali privi di lesioni (quantomeno visibili)<br />

in settori considerati quiescenti o comunque<br />

poco attivi. Le risultanze delle analisi saranno<br />

utilizzate per rivedere i modelli concettuali e<br />

gli scenari evolutivi dei fenomeni franosi.<br />

Il lavoro svolto ha permesso di definire<br />

alcuni limiti nell’uso dei dati PS dimostrando<br />

che è indispensabile, per l’interpretazione di<br />

fenomeni a scala locale, la verifica dei dati PS<br />

sul campo al fine del corretto filtraggio degli<br />

stessi; sono infatti poco affidabili bersagli<br />

quali le coperture in lamiera, pali della luce,<br />

recinzioni fatiscenti, cumuli di pietre e altri<br />

elementi presenti in cantieri edili.<br />

Le risultanze integrali delle analisi sono<br />

riportate <strong>nella</strong> relazione finale dell’attività<br />

B2_l del progetto Risknat, disponibile sul sito<br />

http://www.risknat-alcotra.org/.


Tabella 6-7. Matrice danni/presenza PS.<br />

Classificazione (per singolo edificio) Matrice creata<br />

Danni rilevati PS su edificio<br />

L’interferometria <strong>satellitare</strong><br />

<strong>nella</strong> <strong>pianificazione</strong> territoriale<br />

N° di danni Classe N° Classe P0 P1 P2<br />

0 Da0 0 P0 Da0 A0 D1 D2<br />

1-4 Da1 1-4 P1 Da1 C1 A1 B2<br />

>4 Da2 >4 P2 Da2 C2 B1 A2<br />

A0 : Nessun danno all’edificio (Da0); nessun PS registrato (P0)<br />

A1 : Danni sugli edifici 1 ÷ 4 (Da1); PS registrati 1 ÷ 4 ( P1)<br />

A2 : Danni sugli edifici > 4 (Da2); PS registrati > 4 (P2)<br />

B1 : Danni sugli edifici > 4 (Da2); PS registrati 1 ÷ 4 ( P1)<br />

B2 : Danni sugli edifici 1 ÷ 4 (Da1); PS registrati > 4 (P2)<br />

C1 : Danni sugli edifici 1 ÷ 4 (Da1); nessun PS registrato (P0)<br />

C2 : Danni sugli edifici > 4 (Da2); nessun PS registrato (P0)<br />

D1 : Nessun danno all’edificio (Da0); PS registrati 1 ÷ 4 ( P1)<br />

D2 : Nessun danno all’edificio (Da0); PS registrati > 4 (P2)<br />

Fig. 6-29 - Frana di Millaures, Bardonecchia (TO) . Esempio di risultanze dell’analisi effettuate.<br />

Nessun danno/Nessun PS<br />

Danni limitati/Nessun PS<br />

Molti danni/Nessun PS<br />

Nessun danno/molti PS<br />

Danni limitati/Pochi PS<br />

Danni limitati/Molti PS<br />

Nessun danno/Pochi PS<br />

Molti danni/Pochi PS<br />

<strong>Capitolo</strong> 6<br />

167


<strong>Capitolo</strong> 7 Considerazioni conclusive<br />

Alla luce delle considerazioni svolte nei<br />

precedenti capitoli, a distanza di poco più<br />

di dieci anni dalle prime pionieristiche<br />

applicazioni di questa innovativa tecnica<br />

di indagine nel settore dello studio dei<br />

fenomeni franosi, possiamo affermare che<br />

questi dati e le misure in essi contenute sono<br />

ormai divenuti uno strato informativo di base<br />

che deve essere analizzato ogniqualvolta<br />

ci si accinga a redigere o revisionare una<br />

carta geomorfologica. Conseguentemente,<br />

siccome è evidente che le indagini con<br />

tecniche PS/DS, soprattutto se di area vasta,<br />

verranno di norma acquisite dalle pubbliche<br />

amministrazioni, appare imprescindibile che i<br />

dati vengano resi disponibili e siano utilizzati<br />

correntemente per la redazione di tutti gli<br />

strumenti di <strong>pianificazione</strong> territoriale.<br />

D’altra parte, il processo di acquisizione e<br />

divulgazione non vincolata di questi dati, a<br />

seguito dell’azione del Ministero dell’Ambiente<br />

con il Piano Straordinario di Telerilevamento<br />

Ambientale, è ormai irreversibile ed è,<br />

quindi, indispensabile individuare le soluzioni<br />

tecnicamente più corrette e efficaci, in<br />

funzione delle scelte politiche operate sia a<br />

livello nazionale sia regionale, affinché la loro<br />

introduzione non produca distorsioni.<br />

Le pubbliche amministrazioni sono quindi<br />

chiamate a svolgere uno sforzo significativo<br />

su due principali questioni. La prima attiene<br />

la problematica dell’aggiornamento regolare<br />

della copertura dei dati PS sul territorio. In<br />

assenza di una specifica programmazione<br />

delle attività su base regionale o nazionale<br />

che consenta di perseguire questo obbiettivo<br />

qualsiasi sforzo di carattere tecnico sarebbe<br />

scarsamente efficace ed un’eccessiva enfasi<br />

sull’utilizzo di questi dati nell’ambito della<br />

<strong>pianificazione</strong> territoriale ingiustificata.<br />

A questo proposito, tenuto conto che<br />

dal 2007 è stata concretamente avviata<br />

la missione Cosmo-SkyMed dell’Agenzia<br />

Spaziale Italiana e che è stato recentemente<br />

completato il lancio della costellazione dei<br />

4 satelliti radar che potrebbe consentire<br />

l’acquisizione di immagini adatte all’analisi<br />

Considerazioni conclusive <strong>Capitolo</strong> 7<br />

con tecnica interferometrica con cadenza di<br />

16 giorni, questo traguardo appare a portata<br />

di mano.<br />

La seconda questione è più prettamente di<br />

carattere tecnico: è possibile prefigurare la<br />

definizione di una linea guida standard per<br />

l’utilizzo dei dati PS/DS <strong>nella</strong> definizione dello<br />

stato di attività delle frane in <strong>pianificazione</strong><br />

territoriale? La risposta a questa domanda<br />

deve discendere da altre due risposte alle<br />

seguenti questioni:<br />

- è lecito e ragionevolmente credibile<br />

ipotizzare l’affinamento della cartografia<br />

della pericolosità per frana di piano di bacino<br />

in funzione delle velocità di spostamento<br />

e delle tipologie cinematiche e, quindi,<br />

traguardare una miglior modulazione dei<br />

regimi normativi?<br />

- esistono valori assoluti e generalizzabili<br />

della soglia di velocità media annua di<br />

deformazione delle frane, indipendenti<br />

dalle tipologie costruttive e fondative del<br />

costruito e dalle caratteristiche cinematiche<br />

delle frane stesse, oltre le quali ritenere non<br />

sostenibile la convivenza con il rischio?<br />

Crediamo che una risposta univoca e<br />

condivisa a queste domande non sia, ad oggi,<br />

proponibile, anche se la bibliografia sulla<br />

materia si sta rapidamente popolando. Quello<br />

che, però, si può senza dubbio affermare è<br />

che i dati di interferometria <strong>satellitare</strong> hanno<br />

avuto il merito di fare sì che la comunità<br />

scientifica abbia iniziato seriamente a porsi<br />

questi interrogativi, potendo contare su<br />

una buona base di partenza per cercare<br />

di fornire risposte supportate in maniera<br />

robusta. Grazie anche all’enorme mole di<br />

informazioni acquisite, all’approfondimento<br />

delle conoscenze conseguito ed allo scambio<br />

di esperienze e buone pratiche sviluppatosi<br />

nell’ambito del Progetto Alcotra <strong>RiskNat</strong> tra<br />

i vari partner si possono gettare fondamenta<br />

solide e condivise sulle quali costruire un<br />

nuovo capitolo della gestione delle aree<br />

in frana nell’ambito della <strong>pianificazione</strong><br />

territoriale.<br />

169


Appendice A Diffusione del dato PS/DS<br />

A.1 Il portale Risknat<br />

La consultazione e la diffusione dei dati<br />

interferometrici e delle elaborazioni prodotte<br />

nell’ambito del Programma Operativo<br />

Obiettivo 3 Alcotra (Italia - Francia) viene<br />

gestita mediante il nuovo Geoportale<br />

<strong>RiskNat</strong>, il punto di accesso singolo a risorse<br />

geospaziali distribuite, dedicato alla diffusione<br />

e condivisione dell’informazione geografica<br />

sui rischi naturali.<br />

Grazie al Geoportale è possibile accedere a<br />

dati, cartografie, servizi webGIS e modelli 3D<br />

del territorio realizzati e messi a disposizione<br />

dai vari partner del progetto.<br />

Il nuovo Geoportale <strong>RiskNat</strong> (Figura A-1)<br />

si pone come elemento centrale di una rete<br />

transfrontaliera consolidata, con l’obiettivo<br />

principale di creare e gestire una piattaforma<br />

interregionale di scambio di esperienze,<br />

di valorizzazione delle informazioni e di<br />

Figura A-1. Prima pagina del portale <strong>RiskNat</strong><br />

riflessione strategica. La volontà di realizzare<br />

una base cartografica comune ed il più<br />

possibile omogenea dell’area di cooperazione<br />

transfrontaliera è stato uno degli elementi<br />

cardine al supporto del progetto strategico<br />

<strong>RiskNat</strong> e dello sviluppo del Geoportale<br />

quale punto di accesso unificato a tutte le<br />

informazioni spaziali (dati, cartografia, servizi<br />

geografici, metadati ecc.) gestite dai diversi<br />

partner.<br />

I servizi presentati, infatti, sono gestiti<br />

ed aggiornati in modo autonomo dai<br />

diversi Partner dell’area di cooperazione<br />

transfrontaliera, in linea con i principi di<br />

cooperazione ed interoperabilità promossi<br />

della direttiva europea INSPIRE.<br />

Il Geoportale è uno dei principali risultati del<br />

Progetto Strategico RISKNAT sui rischi naturali<br />

nell’area di cooperazione transfrontaliera Italia<br />

- Francia (Programma Alcotra 2007-2013):<br />

realizzato da Arpa Piemonte in qualità di<br />

Appendici<br />

171


172<br />

Figura A-2 Visualizzatore geografico 2D del geoportale<br />

Figura A-3. Finestra di ricerca del catalogo dei metadati


soggetto attuatore per la Regione Piemonte,<br />

ad esso hanno collaborato numerosi partner<br />

istituzionali del progetto (Regione Piemonte,<br />

Regione Valle d’Aosta, Regione Liguria,<br />

Provincia di Cuneo, Provincia di Imperia,<br />

Region PACA, Regione Rhone Alpèes, Canton<br />

du Valais).<br />

Oltre a una sezione dedicata alle news, ai<br />

contributi tematici e al download dei dati, il<br />

Geoportale <strong>RiskNat</strong> rende disponibili servizi<br />

geografici on line sia per gli Enti cooperanti,<br />

sia per il pubblico (imprese, professionisti,<br />

altri enti PA, cittadini).<br />

La piattaforma Esri ArcGIS è stata sfruttata<br />

a pieno per la realizzazione del Geoportale<br />

costituendone il motore della fornitura dei<br />

servizi geografici attraverso ArcGIs Server,<br />

le ArcGIS API for Flex per lo sviluppo delle<br />

applicazioni e l’ultima versione del Esri<br />

Geoprtal Server.<br />

Attraverso il il Geoportale è quindi possibile<br />

accedere a diversi servizi ed applicazioni quali:<br />

Geoviewer 2D<br />

Il Geoportale <strong>RiskNat</strong> si compone di servizi<br />

basati su un visualizzatore geografico fruibile<br />

via Web ed in grado di integrare tutti i dati<br />

e i servizi tematici (frane, valanghe, aree<br />

inondabili, ghiacciai, carte geologiche etc.)<br />

condivisi dai partner attraverso i protocolli di<br />

interoperabilità WMS e WFS.<br />

Il Geoviewer 2D (Figura A-2) integra le nuove<br />

basi topografiche transfrontaliere e offre<br />

numerose funzionalità GIS quali la ricerca<br />

indirizzi, la ricerca per località, le selezioni<br />

spaziali ed alfanumeriche e la costruzione di<br />

query. E’ inoltre possibile effettuare ricerche<br />

dirette sui cataloghi dei metadati dei partner<br />

e caricare nel visualizzatore le risorse trovate.<br />

il catalogo dei metadati<br />

Il catalogo dei metadati (Figura A-3)<br />

rappresenta una delle componenti principali<br />

del Geoportale <strong>RiskNat</strong> ed è stato progettato<br />

come un “catalogo distribuito” alimentato<br />

con le schede metadati prodotte dai diversi<br />

partner di progetto.<br />

Il servizio di ricerca sul catalogo consente<br />

quindi di rendere facilmente fruibili dati<br />

e servizi che sono prodotti gestiti ed<br />

aggiornati in modo autonomo dai diversi<br />

soggetti. Sulla base del catalogo metadati<br />

comune sono stati realizzati servizi di ricerca<br />

basati su tematiche, parole chiave, ambito<br />

spaziali, ambiti temporali, tipologie di risorse<br />

informative etc. Gli standard di metadati<br />

adottati sono quelli ISO con profilo INSPIRE e<br />

RNDT (Repertorio Nazionale Dati Territoriali) e<br />

Dublin Core.<br />

Geoviewer 3D<br />

Attraverso un complesso processo di<br />

integrazione ed elaborazione dei dati<br />

altimetrici è stato realizzato il primo<br />

modello tridimensionale transfrontaliero<br />

completamente fruibile in rete come<br />

servizio WebGIS 3D (Figura A-4). Il modello,<br />

rilasciato in una prima versione nel luglio<br />

2011 comprendente le tre regioni italiane<br />

interessate dal progetto (Piemonte – Liguria<br />

– Valle d’Aosta), integra ora anche le realtà<br />

dei territori confinanti del Canton du Valais<br />

(CH) e delle Regioni PACA e Rhône Alpes<br />

(Francia), per un totale di circa 120.000 km2 .<br />

Sul modello sono attualmente visualizzabili<br />

diversi tematismi sui rischi naturali sotto<br />

forma di servizi interoperabili (WMS-WFS).<br />

Il dato dei PS/DS consultabile nel servizio è<br />

corredato della propria base dati alfanumerica<br />

ed è integrato con il tema delle frane del<br />

progetto IFFI/SIFRAP.<br />

Appendici<br />

173


174<br />

Figura A-4. visualizzatore geografico 3D del geoportale<br />

Figura A-5. Home page del portale regionale ligure.


A.2 Visualizzatore cartografico<br />

PS/DS e aree anomale sul sito<br />

www.ambienteinliguria.it<br />

La cartografia dei PS/DS e delle aree<br />

anomale, ricadenti sul territorio della Regione<br />

Liguria, è accessibile dal portale dell’ambiente<br />

regionale all’indirizzo:<br />

www.ambienteinliguria.it<br />

Il Portale è finalizzato a rendere fruibili agli<br />

uffici interni di Regione Liguria e degli Enti<br />

collegati, agli utenti istituzionali ed al pubblico<br />

le informazioni ambientali e le informazioni<br />

regionali a queste correlate, secondo i<br />

rispettivi profili e nel rispetto degli standard<br />

di sicurezza prestabiliti dalla Regione Liguria.<br />

Fornisce un’interfaccia unica per l’accesso via<br />

Internet alle banche dati del SIRAL (Sistema<br />

Informativo Regionale Ambientale), e<br />

costituisce il principale canale informativo per<br />

Figura A-6. Pagina dedicata al Progetto Europeo <strong>RiskNat</strong> e ai dati interferometrici.<br />

la divulgazione delle informazioni (a beneficio<br />

di enti e pubblico), relative alle materie<br />

trattate dal Dipartimento Ambiente, con<br />

ciò adempiendo agli obblighi imposti dalla<br />

normativa comunitaria e nazionale in materia<br />

di accesso alle informazioni ambientali.<br />

Sul Portale Ambientale, oltre alle informazioni<br />

contenute nelle banche dati SIRAL, si trovano<br />

i documenti relativi a normative (atti,<br />

regolamenti, linee guida), procedure, piani e<br />

programmi, finanziamenti e pubblicazioni.<br />

I dati messi a disposizione sono organizzati<br />

in canali che raggruppano le diverse<br />

tematiche ambientali: sviluppo sostenibile,<br />

territorio, natura, acqua ed aria (Figura<br />

A-5) e sono fruibili sia tramite specifiche<br />

applicazioni, sia attraverso un visualizzatore<br />

cartografico, che rende disponibili alcuni<br />

servizi di consultazione e scarico di dati<br />

e metadati, secondo le disposizioni della<br />

Direttiva europea 2007/2/CE del 14 marzo<br />

2007 INSPIRE.<br />

Appendici<br />

175


176<br />

I PS/DS e le aree anomale sono consultabili<br />

dal canale Territorio nel sottocanale geologia,<br />

scegliendo, tra i servizi on line sulla destra,<br />

all’interno dell’elenco delle banche dati<br />

disponibili, “geologia: interferometria<br />

<strong>satellitare</strong>” ed, una volta entrati <strong>nella</strong><br />

pagina specifica dedicata all’interferometria,<br />

cliccando su “vai all’applicazione” della prima<br />

opzione “Consultazione cartografia PS/DS,<br />

aree anomale e dati del Progetto Europeo<br />

<strong>RiskNat</strong>”. Si accede, in questo modo, alla<br />

pagina dedicata al Progetto Europeo <strong>RiskNat</strong><br />

e ai dati interferometrici (Figura A-6).<br />

La pagina è distinta in 2 sezioni:<br />

a) “Interferometria Differenziale Multitemporale<br />

Radar Satellitare”: i 4 link consentono di:<br />

1. accedere al Geoportale di <strong>RiskNat</strong>, dove<br />

sono raccolti tutti i dati del progetto<br />

europeo, che possono essere visualizzati<br />

sia in 2D, che in 3D, attraverso specifici<br />

visualizzatori cartografici<br />

Figura A-7. Caricamento Target<br />

2. accedere al sito del progetto Europeo<br />

<strong>RiskNat</strong><br />

3. consultare il visualizzatore cartografico<br />

dei PS/DS ed aree anomale della Regione<br />

Liguria<br />

4. scaricare i servizi WMS e conoscere i<br />

metadati di PS/DS e aree anomale del<br />

Progetto Europeo <strong>RiskNat</strong><br />

b) “Documentazione tecnica”: i 4 link consentono<br />

di scaricare alcuni documenti in formato<br />

pdf, riguardanti:<br />

5. il manuale per l’utilizzo del visualizzatore<br />

cartografico<br />

6. l’elenco dei metadati di tutti i dataset<br />

presenti<br />

7. un documento sintetico per la<br />

comprensione del dato interferometrico<br />

8. una nota per l’interpretazione delle aree<br />

anomale


a.2.1 Cartografia regionale aree anomale e<br />

PS/DS<br />

Il visualizzatore cartografico dedicato alla<br />

consultazione dei PS/DS e delle aree anomale<br />

della Regione Liguria riguarda dati da<br />

piattaforme satellitari ERS ed ENVISAT, messi<br />

a disposizione dal Ministero dell’Ambiente e<br />

della Tutela del Territorio e del Mare all’interno<br />

del POT– A (Piano Ordinario di Telerivamento<br />

Ambientale) e RADARSAT, acquisiti nell’ambito<br />

del Progetto Europeo <strong>RiskNat</strong>, nonché le<br />

elaborazioni “local area” relative all’areale<br />

di Framura (SP), messe a disposizione dalla<br />

Provincia della Spezia e di S. Stefano d’Aveto,<br />

fornite da ESA nell’ambito del Progetto<br />

Terrafirma (http://www.terrafirma.eu.com/).<br />

I dati sono consultabili accedendo a<br />

“Cartografia Regionale Aree Anomale e PS/<br />

DS” dalla pagina dell’applicazione “geologia:<br />

interferometria <strong>satellitare</strong>”, attraverso l’utilizzo<br />

di 3 appositi bottoni, sviluppati per il<br />

visualizzatore cartografico:<br />

Caricamento Target:<br />

consente di caricare il dataset di PS/DS<br />

selezionato e di visualizzarlo sulla cartografia,<br />

Figura A-8. Informazioni sul dataset.<br />

oltre a scaricare il pdf contenente i metadati<br />

relativi al dataset stesso<br />

Caricamento Aree Anomale:<br />

consente di caricare le aree anomale<br />

generate a partire dal dataset selezionato e di<br />

scaricare il pdf dei metadati relativi al dataset<br />

stesso.<br />

Modifica Tematismo Target:<br />

permette di modificare la tematizzazione<br />

standard dei PS/DS e di crearne una a proprio<br />

piacimento.<br />

Per le funzionalità degli altri bottoni, si<br />

rimanda all’HELP on line<br />

L’immagine di apertura del servizio mostra<br />

l’estensione del territorio ligure con i riquadri<br />

di impronta dell’area coperta da ognuno dei<br />

dataset disponibili.<br />

1. Caricamento Target (Figura A-7)<br />

Cliccando sul bottone, si apre la mascherina<br />

che permette di scegliere il dataset di PS/DS<br />

da visualizzare. Una volta selezionatone uno,<br />

si possono conoscere i metadati associati<br />

al dataset, cliccando su “informazioni sul<br />

dataset” ed, in una nuova pagina, si apre<br />

il pdf relativo. Premendo sul tasto “Invia”,<br />

Appendici<br />

177


178<br />

si caricano in legenda i PS/DS del dataset<br />

selezionato, tematizzati in 20 classi sul<br />

valore di velocità media e visualizzati<br />

secondo la scala cromatica normalmente<br />

utilizzata (Figura A-8). Ad ogni PS/DS<br />

sono associate alcune informazioni, che è<br />

possibile conoscere cliccando sui bottoni<br />

“Info”, tra le quali, ad esempio, la geometria<br />

orbitale, le coordinate, la deviazione<br />

standard e la velocità media annua di<br />

spostamento lungo la LOS. E’ possibile,<br />

inoltre, visualizzare, ove disponibile, la serie<br />

storica di spostamento medio annuo per il<br />

periodo di osservazione.<br />

2. Caricamento Aree Anomale:<br />

Cliccando sul bottone, si apre la mascherina<br />

che permette di scegliere le aree<br />

anomale generate a partire da un<br />

determinato dataset di PS/DS da<br />

Figura A-9. Aree anomale.<br />

visualizzare. Come nel caso dei PS/DS, si<br />

possono conoscere i metadati associati<br />

al dataset selezionato, cliccando su<br />

“informazioni sul dataset”.<br />

Ancora una volta, cliccando sui bottoni<br />

“info”, è possibile conoscere le informazioni<br />

relative all’area anomala selezionata, tra<br />

le quali ad esempio: la velocità media,<br />

il numero di target all’interno dell’area,<br />

l’indice di omogeneità e la coerenza (Figura<br />

A-9).<br />

3. Modifica Tematismo Target:<br />

Una volta caricato un dataset in legenda,<br />

è possibile modificare la tematizzazione<br />

standard con altre definite dall’utente<br />

scegliendo tra:<br />

1. intervalli di uguale ampiezza;<br />

2. uguale numero di occorrenze;<br />

3. totalmente personalizzata.


Appendice B Analisi di fattibilità e redazione dei<br />

capitolati<br />

Il paragrafo riporta alcuni elementi di<br />

utilità per le amministrazioni che intendano<br />

effettuare analisi PD/DS e comprende<br />

indicazioni per l’effettuazione dell’analisi di<br />

fattibilità e per la redazione di capitolati.<br />

B-1 Fattibilità<br />

Un’amministrazione che intenda<br />

commissionare un’analisi PS/DS avente come<br />

fine la identificazione e caratterizzazione<br />

di fenomeni franosi dovrebbe effettuare<br />

un’analisi di fattibilità che consideri i seguenti<br />

punti.<br />

Elementi da valutare per analisi a scala<br />

regionale o provinciale:<br />

- quali sono le coperture satellitari<br />

disponibili per l’analisi PS/DS sull’area di<br />

interesse, quante immagini sono disponibili<br />

(sia per le orbite ascendenti che per quelle<br />

discendenti) e quale arco di tempo coprono;<br />

- attenta valutazione delle coperture<br />

-<br />

relative ai satelliti utilizzati per l’analisi e<br />

suo confronto con l’area che si intende<br />

investigare. Poiché l’acquisto delle immagini<br />

rappresenta, di norma, la maggior frazione<br />

della spesa è possibile che escludendo, ad<br />

esempio, una minima porzione di territorio,<br />

non sia necessario acquistare un intero set<br />

di immagini, con risparmio considerevole;<br />

valutazione delle condizioni di innevamento;<br />

le zone innevate sono di interpretazione<br />

più problematica in quanto sono di norma<br />

disponibili solo immagini per una parte<br />

dell’anno (non vi sono PS/DS in area<br />

innevata);<br />

- valutazione generale (tramite l’utilizzo di<br />

strumenti quali quello descritti al capitolo<br />

4) di quale percentuale di territorio meglio<br />

si presti all’analisi PS/DS. Valutazioni<br />

sfavorevoli (vuoi per la copertura al suolo<br />

vuoi per le relazioni geometriche terrenosatellite)<br />

potrebbero sconsigliare o rendere<br />

antieconomica un’indagine PS/DS.<br />

Elementi da valutare per analisi a scala di<br />

dettaglio od a scala della singola frana:<br />

- quali sono le coperture satellitari disponibili<br />

per l’analisi PS/DS che meglio si prestano<br />

(in termini di: intervallo temporale, numero<br />

di immagini disponibili, densità di punti<br />

ecc. ) alla caratterizzazione del fenomeno;<br />

- valutazione delle eventuali condizioni di<br />

innevamento; se la neve è presente al suolo<br />

per molti mesi all’anno potrebbe essere<br />

opportuno richiedere analisi separate per i<br />

diversi periodi dell’anno;<br />

- valutazione della densità dei potenziali PS/<br />

DS al suolo (preferibilmente tramite analisi<br />

aereofotografica, rilievo diretto, utilizzo di<br />

coperture GIS a scala adeguata);<br />

- attenta valutazione della tipologia di<br />

movimento franoso, per verificare che<br />

rientri nelle classi di velocità indagabili dalla<br />

tecnica (vedi capitolo 4-5);<br />

- attenta valutazione dell’orientazione<br />

spaziale del versante e dei vettori cinematici<br />

attesi rispetto ai parametri geometrici delle<br />

coperture satellitari disponibili. In generale i<br />

versanti orientati lungo l’asse EO si prestano<br />

di gran lunga meglio all’analisi che non<br />

quelli ad orientazione NS.<br />

Appendici<br />

179


180<br />

B.2 Redazione di capitolati<br />

Si riportano di seguito alcune considerazioni<br />

utili per la redazione di un capitolato di<br />

gara per analisi PS/DS. La fattispecie, infatti,<br />

presenta alcune peculiarità che possono<br />

creare problemi in fase di redazione dei<br />

documenti stessi.<br />

Aspetti generali ed amministrativo-finanziari<br />

L’analisi PS/DS è una tecnica relativamente<br />

recente, innovativa ed in rapida evoluzione.<br />

Al momento della stesura delle presenti note<br />

(marzo 2012) sono numerosi i soggetti (istituti<br />

di ricerca, università, società di ingegneria<br />

ecc.) che, disponendo delle immagini, sono<br />

in grado di effettuare elaborazioni a scala<br />

locale o su aree limitate. Per contro, un<br />

numero estremamente limitato di soggetti<br />

(meno di 10 a scala mondiale, la metà circa a<br />

scala europea) è in grado di effettuare analisi<br />

a livello provinciale o regionale. Ciascuno<br />

di tali soggetti effettua le elaborazioni<br />

sulla base di algoritmi proprietari che, pur<br />

operando in maniera consimile, presentano<br />

un certo margine di diversità. Non è quindi<br />

possibile richiedere, a livello di capitolato,<br />

un algoritmo specifico anziché un altro e,<br />

<strong>nella</strong> formulazione del capitolato, occorrerà<br />

richiamare i prodotti richiesti e le relative<br />

caratteristiche più che non una certa specifica<br />

modalità di elaborazione e trattamento dei<br />

dati.<br />

Quanto sopra può presentare un ulteriore<br />

problema qualora un’amministrazione intenda<br />

effettuare un indagine per estendere la serie<br />

temporale di una già affidata in precedenza.<br />

In tal caso, causa la diversità degli algoritmi<br />

prima richiamata, l’incarico può essere affidato<br />

unicamente al soggetto che ha già effettuato<br />

l’indagine precedente, a meno di non avere<br />

due serie temporali tra di loro discontinue. In<br />

altri termini se:<br />

- il soggetto A ha vinto nel 2008 una gara per<br />

effettuare un’analisi di immagini satellitari<br />

dalla piattaforma Y per l’intervallo 2002-<br />

2008;<br />

- nel 2012 l’amministrazione intende affidare<br />

un ulteriore incarico per estendere la<br />

copertura dalla piattaforma Y sino a tutto il<br />

2012;<br />

l’incarico potrà essere affidato unicamente<br />

al soggetto A; elaborazioni da parte di altri<br />

soggetti porterebbero a due serie storiche<br />

separate e difficilmente confrontabili (2002-<br />

2008 e 2008-2012), cosa tecnicamente poco<br />

accettabile e, soprattutto, poco utile. In<br />

alternativa, affidato l’incarico ad un secondo<br />

soggetto (B), si potrebbe richiedere allo<br />

stesso di acquistare e rielaborare tutta la<br />

serie di immagini dal 2002 al 2012, cosa<br />

che comporterebbe però un forte (ed<br />

ingiustificato) aggravio di costi. La questione<br />

potrebbe essere risolta mediante i disposti<br />

dell’ art. 57/2b del Codice degli Appalti (D.Lgs.<br />

163/2006), relativo alla privativa industriale ma<br />

potrebbero comunque sussistere questioni di<br />

ordine legale relativamente al fatto che, con<br />

tali meccanismi, il soggetto A avrebbe di fatto<br />

“ipotecato” qualsiasi incarico successivo.<br />

Il soggetto che effettua le elaborazioni<br />

non è il soggetto che produce le immagini<br />

satellitari necessarie, che devono quindi<br />

essere acquistate. L’acquisto delle immagini<br />

rappresenta il costo maggiore delle<br />

elaborazioni (dell’ordine del 70%). I soggetti<br />

che forniscono le immagini sono diversi:<br />

alcuni privati, altri pubblici altri ancora<br />

parte privati e parte pubblici; le politiche di<br />

vendita sono diverse, come diversi sono i<br />

rapporti commerciali che le (poche) società<br />

che svolgono indagini a scala regionale<br />

intrattengono con i fornitori di immagini.<br />

Questo fa sì che a seconda dei soggetti<br />

coinvolti e dell’area da coprire i costi delle<br />

immagini possano essere anche di molto<br />

differenti. Benché tale elemento sia piuttosto<br />

ininfluente per la stazione appaltante occorre<br />

però tener conto che potrebbe fornire<br />

materia per ricorsi o per contenziosi relativi<br />

alla correttezza degli importi di base d’asta


(… era noto che il soggetto X disponeva già<br />

delle immagini W, T e D avendo effettuato un’<br />

analisi per la regione limitrofa e che inoltre, in<br />

funzione dell’accordo VVVV, lo stesso soggetto<br />

poteva ottenere sull’area di interesse un prezzo<br />

più basso sulle immagini, pertanto ecc. ecc. …).<br />

In linea di massima, la PA interessata effettua<br />

una gara per effettuare un’elaborazione, che<br />

norma non prevede la proprietà del dato<br />

originale (più costosa). Una successiva<br />

divulgazione in toto (ad esempio via internet)<br />

delle risultanze delle elaborazioni potrebbe<br />

quindi collidere con le specifiche contrattuali.<br />

Sul capitolato occorre quindi specificare se, e<br />

con quali modalità, l’amministrazione intende<br />

divulgare le risultanze. In linea di larga<br />

massima, la divulgazione dei dati tramite<br />

semplice visualizzazione non dovrebbe<br />

comportare alcuna problematica particolare<br />

mentre la possibilità di scarico dei dati<br />

vettoriali dovrebbe essere prevista in chiaro<br />

nel capitolato. Nessun problema comporta<br />

invece la libera diffusione di elaborazioni delle<br />

risultanze (aree anomale ecc. , vedi cap. 4).<br />

Data la già citata unicità degli algoritmi, la<br />

stazione appaltante deve anche prevedere nel<br />

capitolato di essere sollevata da qualsivoglia<br />

responsabilità legale nel caso che l’affidatario<br />

utilizzi in maniera fraudolenta algoritmi od<br />

applicativi da altri brevettati.<br />

Un altro punto particolarmente delicato è<br />

quello del collaudo e della validazione delle<br />

risultanze. Data la fattispecie non sono infatti<br />

applicabili i classici disposti di legge che<br />

prevedono controlli a campione (di norma del<br />

5%) dei dati forniti. Questo perché la natura<br />

della tecnica e della relativa elaborazione<br />

impedisce che si possano verificare<br />

sistematicamente e puntualmente, con altre<br />

tecniche di tipo topografico, gli spostamenti<br />

rilevati da PS/DS, tanto più su di un numero<br />

di punti enorme (alcuni milioni nel caso di<br />

indagini a scala regionale o provinciale). Per<br />

la validazione ed il collaudo si suggerisce<br />

quindi un meccanismo quale quello infra<br />

riassunto.<br />

- Creazione di una commissione di<br />

verifica e collaudo che includerà tecnici<br />

dell’amministrazione appaltante ed anche<br />

tecnici di altre amministrazioni, istituti<br />

universitari o di ricerca che abbiano<br />

esperienza di trattamento dati PS/DS.<br />

Tale commissione svolgerà la verifica<br />

in contraddittorio con tecnici incaricati<br />

dall’affidatario. Potrebbe essere opportuno<br />

richiedere, già in sede di capitolato, che le<br />

imprese partecipanti forniscano almeno un<br />

nominativo di tecnico di istituti universitari<br />

o di ricerca (con esperienza di trattamento<br />

dati PS/DS) che affiancherà i tecnici<br />

-<br />

dell’impresa stessa in fase di validazione e<br />

collaudo.<br />

Verifica che la fornitura, per quanto riguarda<br />

la densità di bersagli rilevati, gli scostamenti<br />

dei valori di deviazione standard delle<br />

velocità medie e delle quote, rientrino negli<br />

standard prestabiliti.<br />

- Verifica che l’insieme dei dati presentati<br />

e delle relative velocità medie siano<br />

-<br />

verosimili e congruenti con le conoscenze<br />

generali delle zone indagate.<br />

Controllo a campione dei valori di velocità<br />

registrati da alcuni gruppi di bersagli<br />

radar compresi nel territorio indagato,<br />

nell’intorno dei quali siano disponibili dati<br />

di monitoraggio geotecnico o topografico<br />

in numero sufficiente da formulare modelli<br />

cinematici attendibili; la totale mancanza<br />

di coerenza tra i due gruppi di dati (PS/<br />

DS e convenzionali) su una frazione non<br />

trascurabile del campione può essere letta<br />

come inadeguatezza delle analisi effettuate.<br />

Aspetti tecnici<br />

Nel definire a livello di capitolato le<br />

caratteristiche dell’indagine, specificare:<br />

- in modo chiaro l’area per la quale si richiede<br />

l’analisi;<br />

- le piattaforme satellitari da utilizzare;<br />

- quali gruppi di immagini utilizzare:<br />

ascendenti, discendenti od entrambe;<br />

Appendici<br />

181


182<br />

- l’intervallo di tempo da prendere in<br />

-<br />

considerazione;<br />

il numero/numero di minimo di immagini<br />

da utilizzare per l’elaborazione;<br />

- la tecnica da utilizzare, per le considerazioni<br />

viste sopra, è opportuno utilizzare<br />

la denominazione “utilizzo della<br />

tecnica denominata Persistent Scatterer<br />

-<br />

Interferometry (PSI)”, termine generale che<br />

comprende l’intera famiglia delle tecniche<br />

al momento disponibili;<br />

se devono o meno essere consegnate, al<br />

termine dell’indagine, le immagini radar<br />

utilizzate per l’elaborazione; si tenga<br />

-<br />

presente che la consegna delle immagini<br />

comporta di norma un forte aggravio dei<br />

costi;<br />

qual’è il fine principale dell’indagine (es.<br />

identificazione dei fenomeni di instabilità<br />

sui versanti) al fine di permettere<br />

-<br />

l’ottimizzazione dell’indagine per tale fine;<br />

che la scelta dei punti di riferimento sarà<br />

effettuata di concerto con i geologi della<br />

stazione appaltante: questo per evitare che<br />

gli stessi punti, essenziali per una corretta<br />

elaborazione, siano scelti in area instabile<br />

dal punto di vista geologico;<br />

- quale tipo di elaborazione effettuare per le<br />

zone sottoposte a forte innevamento;<br />

- quale tipo di proiezione utilizzare per la<br />

restituzione dei dati (si suggerisce il formato<br />

WGS84 geografico).<br />

Prodotti da fornire.<br />

Segue un elenco di massima con i prodotti<br />

che, da capitolato, dovrebbero essere forniti.<br />

Relazione tecnica<br />

Relazione tecnica generale che illustri<br />

in dettaglio le modalità di acquisizione<br />

ed elaborazione dati e che contenga<br />

tutti i parametri necessari per successive<br />

elaborazioni quali:<br />

- Selezione dei dati.<br />

- Selezione dell’immagine master.<br />

- Principi di funzionamento dell’algoritmo<br />

PSI, e del modello di spostamento utilizzato.<br />

- Coseni direttori dei frame radar.<br />

- Risultati dataset discendenti e ascendenti.<br />

- Scelta dei punti di riferimento.<br />

- Campo di velocità registrato.<br />

- Struttura del database dei risultati.<br />

- Precisione ed accuratezza del dato (sia in<br />

termini di posizionamento spaziale sia di<br />

campi di velocità riscontrati nelle diverse<br />

subaree processate).<br />

Dati in formato numerico<br />

Per ciascuna area o subarea <strong>nella</strong> quale<br />

l’area di indagine è suddivisa e per ciascun<br />

dataset (ascendente e discendente) devono<br />

essere forniti:<br />

a. Shape file con il punto di riferimento;<br />

b. Shape file con listato dei PS individuati<br />

<strong>nella</strong> subarea;<br />

c. Shape file con le serie storiche degli<br />

spostamenti per ogni PS individuato.<br />

I file di cui al punto a) dovranno contenere<br />

le coordinate geografiche, la data relativa<br />

alla prima ed all’ultima immagine del dataset<br />

utilizzato e quella della master image, nonché<br />

la quota associata al punto di riferimento<br />

adottato.<br />

I file di cui al punto b) dovranno contenere<br />

le seguenti informazioni:<br />

- codice identificativo univoco del punto di<br />

misura all’interno del file;<br />

- coordinate geografiche del punto;<br />

- data relativa alla prima immagine del<br />

dataset utilizzato;<br />

- data relativa all’ultima immagine del dataset<br />

utilizzato;<br />

- data della master image;<br />

- parametro di qualità del target; “coerenza”<br />

- quota del PS calcolata rispetto all’ellissoide<br />

di riferimento WGS84;<br />

- deviazione standard del valore di quota;


- velocità media annua di spostamento<br />

(mm/a) misurata lungo la linea di vista<br />

del sistema (LOS) e stimata sull’intero arco<br />

temporale in cui sono state acquisite le<br />

immagini; l’entità della velocità di ciascun<br />

PS/DS è relativa al punto di riferimento,<br />

considerato per ipotesi a velocità nulla;<br />

- deviazione standard della velocità media<br />

annua.<br />

I file di cui al punto c) dovranno contenere<br />

le seguenti informazioni:<br />

- codice identificativo univoco del punto di<br />

misura all’interno del file;<br />

- valori di spostamento relativo (mm)<br />

associati a ciascun PS/DS, dai quali è<br />

possibile ricostruire la serie storica del<br />

punto di misura rispetto al valore zero.<br />

Tolleranze<br />

In linea di massima le tolleranze relative ai<br />

valori di deviazione standard della velocità<br />

media annua per ogni subarea oggetto<br />

dell’indagine dovrebbero essere ± 2 mm a -1<br />

per le analisi a scala provinciale/regionale e ±<br />

1 mm a -1 per le analisi a scala locale.<br />

assistenza<br />

Al fine di poter risolvere eventuali<br />

problematiche che possano riscontrarsi in<br />

fase di interpretazione dei dati da parte<br />

della committente, occorre prevedere in<br />

capitolato un servizio di assistenza per una<br />

durata adeguata all’entità dell’indagine.<br />

In linea di larga massima si suggerisce un<br />

periodo minimo di sei mesi (per analisi locali)<br />

che può arrivare a 24 mesi per indagini a<br />

scala regionale. Tale servizio deve prevedere<br />

essenzialmente la disponibilità dei tecnici che<br />

hanno eseguito materialmente le elaborazioni<br />

a fornire qualsiasi delucidazione, chiarimento<br />

o verifica circa i dati ottenuti e le procedure<br />

di analisi utilizzate, ivi inclusa la possibilità<br />

di ripetere alcune elaborazioni modificando<br />

i punti di riferimento o i parametri<br />

dell’algoritmo di calcolo utilizzato.<br />

Appendici<br />

183


Appendice C Scheda per il censimento dei bersagli<br />

radar sui fabbricati sviluppata dall’Università di<br />

genova, Dip. Ingegneria Costruzioni, Ambiente e<br />

Territorio per la Regione Liguria.<br />

Appendici<br />

185


186


Appendici<br />

187


188


Bibliografia di base<br />

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VII Forum Italiano di Scienze della Terra. 9-11<br />

Settembre 2009, Rimini;<br />

Bottero D., Cespa S., Poggi F. (2006) Nuove<br />

tecnologie di analisi delle frane - Il Monitoraggio<br />

<strong>satellitare</strong>: primi risultati in Liguria della<br />

sperimentazione dell’utilizzo della tecnica PSInSAR.<br />

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Colesanti C. and Wasowsky J. (2006) Investigating<br />

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Radar (SAR) interferometry- Eng Geol., 88, 173-199<br />

Colombo, A., Mallen, L., .Pispico, R., Giannico C.,<br />

Bianchi M. & Savio G. (2006). Mappatura regionale<br />

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Cruden D.M., Varnes, D.J., 1994. Landslides Types<br />

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(Eds.) Landslides: Investigation and Mitigation.<br />

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Enotarpi M. (2011) Problematiche di dissesto<br />

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Federici P.R., Capitani M., Chelli A., Del Seppia<br />

N., Serani A., 2004. Atlante dei centri instabili<br />

della Liguria –Vol. IV, Provincia di Imperia e Vol. II,<br />

Provincia di Genova. Programma speciale SCAI del<br />

CNR-GNDI Regione Liguria<br />

Ferretti A., Fumagalli A., Novali F., Prati C., Rocca<br />

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Scatterers in SAR Interferometry. IEEE Transactions<br />

on Geoscience and Remote Sensing, Vol. 39, NO. 1,<br />

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Ferretti A., Prati C., Rocca F. (2000) Nonlinear<br />

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Scatterers in Differential SAR Interferometry. IEEE<br />

Transactions on Geoscience and Remote Sensing,<br />

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Permanent Scatterer. Analysis, Science, Vol. 304, 25<br />

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ISSN:0143-1161


Meisina C., Zucca F., Notti D., Colombo A., Cucchi<br />

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Poggi F., Riccelli G. (2011) PSI technique for slow<br />

landslides analysis: a useful tool to handle with<br />

care. International Journal of Remote Sensing,<br />

http://www.tandfonline.com/doi/abs/10.1080/014<br />

31161.2011.565376;<br />

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fenomeni di instabilità del versante compreso tra<br />

la dorsale dei monti Penna, Aiona, degli Abeti ed<br />

il Torrente Gramizza (Alta Val d’Aveto, Appennino<br />

Ligure). Tesi di Dottorato di Ricerca, Università<br />

degli Studi di Genova<br />

Testi consigliati<br />

- nota tecnica sintetica per la comprensione<br />

del dato PSinSar.<br />

Nota che riassume i principi del metodo PSInSAR,<br />

i limiti dello stesso e la tecnica delle aree anomale<br />

adottate per la presentazione dei dati; (http://<br />

webgis.arpa.piemonte.it/website/ps_ers_06/doc/<br />

guida_sintetica.pdf)<br />

- PSinSar - Manuale d`uso.<br />

Metadocumentazione prodotta dalla Telerilevamento<br />

Europa TRE di Milano, che descrive la<br />

produzione del dato dal rilevamento <strong>satellitare</strong><br />

sino al PS; http://webgis.arpa.piemonte.it/website/<br />

ps_ers_06/doc/manuale_ps.pdf<br />

- linee guida interpretazione PS.<br />

Metadocumentazione prodotta da Arpa Piemonte<br />

in collaborazione con l’Università di Pavia<br />

che descrive il processo di elaborazione e di<br />

presentazione dei dati sino alla creazione delle<br />

aree anomale nonché la valutazione di dettaglio<br />

su alcuni siti campione sul territorio regionale;<br />

http://webgis.arpa.piemonte.it/website/ps_ers_06/<br />

doc/linee_guida.pdf<br />

- Guida sintetica alla lettura della Scheda “aree<br />

anomale”.<br />

Breve documento necessario per la corretta<br />

comprensione della scheda allegata a ciascuna<br />

geometria consultabile da web e scaricabile.<br />

http://webgis.arpa.piemonte.it/website/ps_ers_06/<br />

doc/guida_aree_anomale.pdf<br />

- nota sintetica per la comprensione del dato<br />

<strong>satellitare</strong> PSinSar e Squeesar.<br />

Nota che riassume i principi delle due tecniche ed<br />

i loro limiti.<br />

http://www.cartografiarl.regione.liguria.it/<br />

<strong>RiskNat</strong>/doc/NOTA%20SINTETICA_PSInSAR.pdf<br />

- nota sintetica per l’interpretazione e l’utilizzo<br />

delle aree anomale individuate sulla base dei<br />

dati satellitari PSinSar e Squeesar.<br />

Documento sintetico che illustra i principi di base<br />

e fornisce le istruzioni per un corretto uso delle<br />

aree anomale estratte da dati interferometrici.<br />

http://www.cartografiarl.regione.liguria.it/<br />

<strong>RiskNat</strong>/doc/METADATI_AREE_ANOMALE.pdf<br />

- Ministero dell’ambiente (2009) Linee guida<br />

per l’analisi di dati interferometrici satellitari in<br />

aree soggette a dissesti idrogeologici - Piano<br />

Straordinario di Telerilevamento Ambientale<br />

(PST-A) Lotto 2- http://www.pcn.minambiente.<br />

it/GN/leggi/LINEE%20GUIDA%20PER%20<br />

ANALISI%20DI%20DATI.pdf<br />

- STRATEGIC INTERREG III B PROJECT CLIMCHALP:<br />

Climate Change, Impacts and Adaptation<br />

Strategies in the Alpine Space (ClimChAlp). WP 6 -<br />

Monitoring, Prevention & Management of Specific<br />

Effects of Climate Change on Nature. Slope<br />

Monitoring Methods A State of the Art Report;<br />

http://climchalp.uirs.si/podatki/ClimChAlp_Slope_<br />

Monitoring_Methods.pdf


Questo libro è stato stampato rispettando l’ambiente<br />

Stampato rispettando<br />

l'ambiente<br />

. con energia rinnovabile<br />

. offset senza sviluppo chimico<br />

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Finito di stampare nel mese di<br />

maggio 2012<br />

da Grafica KC<br />

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