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Incontro degli assistenti nazionali di <strong>AC</strong> con i sacerdoti della diocesi<br />
Laici e sacerdoti in <strong>AC</strong>: mai senza l’altro<br />
don Antonello Pelisseri,<br />
assistente <strong>AC</strong>R<br />
Don Dino Pirri (in piedi) e<br />
Don Giuseppe Masiero (seduto)<br />
ad Altavilla<br />
In marzo quattro assistenti nazionali dell’<strong>AC</strong><br />
hanno visitato le diocesi del Piemonte. Ad<br />
<strong>Alba</strong> abbiamo avuto la fortuna di incontrarne<br />
due: don Giuseppe Masiero, della diocesi di<br />
Padova, dal 2006 assistente nazionale del settore<br />
adulti e don Dino Pirri, della diocesi di San Benedetto<br />
del Tronto, da settembre dell’anno scorso<br />
assistente nazionale dell’<strong>AC</strong>R. Martedì 10, nella<br />
casa di Altavilla, hanno incontrato il Vescovo, noi<br />
assistenti diocesani e un gruppo di parroci.<br />
L’intervento di don Giuseppe Masiero:<br />
l’<strong>AC</strong> conviene alla parrocchia<br />
Perché conviene promuovere l’<strong>AC</strong> in parrocchia?<br />
Da questa domanda è partita la riflessione di<br />
don Giuseppe Masiero. L’<strong>AC</strong> è anzitutto un’esperienza<br />
di popolo, non riservata ad una elite di cristiani<br />
che si pensano migliori degli altri, ma aperta<br />
a tutti i battezzati, a tutto il popolo cristiano, proprio<br />
come la parrocchia, che è popolare perché raccoglie<br />
tutti i battezzati che vivono in quel territorio,<br />
senza esclusione di nessuno.<br />
L’<strong>AC</strong>, rispetto ad altri movimenti ecclesiali è poi<br />
un’esperienza associativa; in un’Italia che tende<br />
a dividersi in nord e sud, in paese reale e paese<br />
virtuale, in cui aumenta la «forbice» cioè il divario tra<br />
ricchi e poveri, l’<strong>AC</strong> unisce in associazione tutte le<br />
età della vita, dai piccoli dell’<strong>AC</strong>R agli adultissimi, e<br />
tutte le popolazioni del Paese perché le associazioni<br />
parrocchiali sono distribuite dal nord al sud d’Italia.<br />
L’<strong>AC</strong> – ha continuato don Masiero – è un’esperienza<br />
formativa; non solo oggi che si parla di<br />
«emergenza educativa», ma fin dalla sua nascita<br />
140 anni fa, l’<strong>AC</strong> si è preoccupata della formazione<br />
dei laici; i sussidi sono sempre ispirati ai catechismi<br />
della CEI e alle indicazioni dei vescovi, anzi a volte<br />
hanno aperto prospettive pastorali nuove, prima<br />
ancora dei documenti ufficiali. Oggi l’<strong>AC</strong> si propone<br />
di formare soprattutto dei cristiani adulti nella<br />
fede, impegnati nella società, nel mondo del lavoro,<br />
nell’ambito sociale e politico. L’<strong>AC</strong> punta a formare<br />
un «pensiero alto», capace di ispirare di valori e di<br />
ideali i laici che domani si impegneranno nella società;<br />
oggi è il tempo della semina.<br />
Infine – ha concluso don Masiero – l’<strong>AC</strong> è<br />
un’esperienza di Chiesa, sia locale sia universale.<br />
A differenza di altri movimenti ecclesiali, l’<strong>AC</strong> è pro-<br />
fondamente collegata con la parrocchia e la diocesi.<br />
Forma giovani e adulti ad essere non solo collaboratori/esecutori<br />
ma corresponsabili della vita<br />
della propria comunità cristiana. Questo può essere<br />
difficile per i parroci (meglio avere degli esecutori!)<br />
ma è certamente più arricchente ed è il futuro delle<br />
nostre comunità.<br />
L’intervento di don Dino Pirri: prossimità<br />
e credibilità<br />
Don Pirri ha parlato soprattutto del rapporto di<br />
noi sacerdoti verso i laici. Anzitutto ha detto che<br />
non esiste il «prete dell’Azione Cattolica» come non<br />
esiste il «prete degli scout» (lui è stato anche assistente<br />
ecclesiale di un gruppo scout) o il «prete di<br />
Comunione e Liberazione» o il «prete del Rinnovamento<br />
nello Spirito»; il prete è di tutta la Chiesa e<br />
per tutta la Chiesa. Rispetto ad altri movimenti l’<strong>AC</strong><br />
è un’associazione fondata da laici e portata avanti<br />
dai laici; in essa il sacerdote cura l’aspetto della preghiera,<br />
della maturazione nella fede, del rapporto<br />
con la Chiesa locale e con il Vescovo.<br />
Due sono le caratteristiche che deve avere<br />
il sacerdote verso i laici di <strong>AC</strong>: la prossimità e la<br />
credibilità.<br />
Farsi prossimo, come Gesù si è fatto prossimo<br />
alle persone del suo tempo, è lo stile che deve avere<br />
oggi il sacerdote. È finito il tempo in cui i fedeli seguivano<br />
il sacerdote perché rivestiva un ruolo nella<br />
Chiesa e obbedivano alle direttive dei pastori senza<br />
discutere. Il modo migliore oggi di essere preti è<br />
quello di farsi vicini agli uomini là dove vivono, condividere<br />
i loro problemi, creare relazioni nei modi più<br />
svariati per annunciare il messaggio del Vangelo.<br />
Non basta, però, farsi vicini, occorre essere<br />
credibili, cioè essere coerenti con i valori del Vangelo<br />
che si annunciano e il proprio stile di vita. Gli<br />
uomini e le donne di oggi, soprattutto i giovani, cercano<br />
preti che siano testimoni credibili del Vangelo,<br />
non «professionisti del sacro».<br />
Don Dino ha concluso facendo notare che la<br />
prossimità e la credibilità sono necessarie non solo<br />
ai preti, ma a tutti i cristiani, in particolare ai laici di<br />
<strong>AC</strong>; in un Paese venato di pessimismo preti e laici di<br />
<strong>AC</strong> abbiano il volto sorridente, dimostrino di essere<br />
persone felici, nella gioia perché sono state rendente<br />
da Cristo, perché sono persone di speranza.<br />
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