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Ricerca e Dialogo - AC Alba

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22<br />

Incontro degli assistenti nazionali di <strong>AC</strong> con i sacerdoti della diocesi<br />

Laici e sacerdoti in <strong>AC</strong>: mai senza l’altro<br />

don Antonello Pelisseri,<br />

assistente <strong>AC</strong>R<br />

Don Dino Pirri (in piedi) e<br />

Don Giuseppe Masiero (seduto)<br />

ad Altavilla<br />

In marzo quattro assistenti nazionali dell’<strong>AC</strong><br />

hanno visitato le diocesi del Piemonte. Ad<br />

<strong>Alba</strong> abbiamo avuto la fortuna di incontrarne<br />

due: don Giuseppe Masiero, della diocesi di<br />

Padova, dal 2006 assistente nazionale del settore<br />

adulti e don Dino Pirri, della diocesi di San Benedetto<br />

del Tronto, da settembre dell’anno scorso<br />

assistente nazionale dell’<strong>AC</strong>R. Martedì 10, nella<br />

casa di Altavilla, hanno incontrato il Vescovo, noi<br />

assistenti diocesani e un gruppo di parroci.<br />

L’intervento di don Giuseppe Masiero:<br />

l’<strong>AC</strong> conviene alla parrocchia<br />

Perché conviene promuovere l’<strong>AC</strong> in parrocchia?<br />

Da questa domanda è partita la riflessione di<br />

don Giuseppe Masiero. L’<strong>AC</strong> è anzitutto un’esperienza<br />

di popolo, non riservata ad una elite di cristiani<br />

che si pensano migliori degli altri, ma aperta<br />

a tutti i battezzati, a tutto il popolo cristiano, proprio<br />

come la parrocchia, che è popolare perché raccoglie<br />

tutti i battezzati che vivono in quel territorio,<br />

senza esclusione di nessuno.<br />

L’<strong>AC</strong>, rispetto ad altri movimenti ecclesiali è poi<br />

un’esperienza associativa; in un’Italia che tende<br />

a dividersi in nord e sud, in paese reale e paese<br />

virtuale, in cui aumenta la «forbice» cioè il divario tra<br />

ricchi e poveri, l’<strong>AC</strong> unisce in associazione tutte le<br />

età della vita, dai piccoli dell’<strong>AC</strong>R agli adultissimi, e<br />

tutte le popolazioni del Paese perché le associazioni<br />

parrocchiali sono distribuite dal nord al sud d’Italia.<br />

L’<strong>AC</strong> – ha continuato don Masiero – è un’esperienza<br />

formativa; non solo oggi che si parla di<br />

«emergenza educativa», ma fin dalla sua nascita<br />

140 anni fa, l’<strong>AC</strong> si è preoccupata della formazione<br />

dei laici; i sussidi sono sempre ispirati ai catechismi<br />

della CEI e alle indicazioni dei vescovi, anzi a volte<br />

hanno aperto prospettive pastorali nuove, prima<br />

ancora dei documenti ufficiali. Oggi l’<strong>AC</strong> si propone<br />

di formare soprattutto dei cristiani adulti nella<br />

fede, impegnati nella società, nel mondo del lavoro,<br />

nell’ambito sociale e politico. L’<strong>AC</strong> punta a formare<br />

un «pensiero alto», capace di ispirare di valori e di<br />

ideali i laici che domani si impegneranno nella società;<br />

oggi è il tempo della semina.<br />

Infine – ha concluso don Masiero – l’<strong>AC</strong> è<br />

un’esperienza di Chiesa, sia locale sia universale.<br />

A differenza di altri movimenti ecclesiali, l’<strong>AC</strong> è pro-<br />

fondamente collegata con la parrocchia e la diocesi.<br />

Forma giovani e adulti ad essere non solo collaboratori/esecutori<br />

ma corresponsabili della vita<br />

della propria comunità cristiana. Questo può essere<br />

difficile per i parroci (meglio avere degli esecutori!)<br />

ma è certamente più arricchente ed è il futuro delle<br />

nostre comunità.<br />

L’intervento di don Dino Pirri: prossimità<br />

e credibilità<br />

Don Pirri ha parlato soprattutto del rapporto di<br />

noi sacerdoti verso i laici. Anzitutto ha detto che<br />

non esiste il «prete dell’Azione Cattolica» come non<br />

esiste il «prete degli scout» (lui è stato anche assistente<br />

ecclesiale di un gruppo scout) o il «prete di<br />

Comunione e Liberazione» o il «prete del Rinnovamento<br />

nello Spirito»; il prete è di tutta la Chiesa e<br />

per tutta la Chiesa. Rispetto ad altri movimenti l’<strong>AC</strong><br />

è un’associazione fondata da laici e portata avanti<br />

dai laici; in essa il sacerdote cura l’aspetto della preghiera,<br />

della maturazione nella fede, del rapporto<br />

con la Chiesa locale e con il Vescovo.<br />

Due sono le caratteristiche che deve avere<br />

il sacerdote verso i laici di <strong>AC</strong>: la prossimità e la<br />

credibilità.<br />

Farsi prossimo, come Gesù si è fatto prossimo<br />

alle persone del suo tempo, è lo stile che deve avere<br />

oggi il sacerdote. È finito il tempo in cui i fedeli seguivano<br />

il sacerdote perché rivestiva un ruolo nella<br />

Chiesa e obbedivano alle direttive dei pastori senza<br />

discutere. Il modo migliore oggi di essere preti è<br />

quello di farsi vicini agli uomini là dove vivono, condividere<br />

i loro problemi, creare relazioni nei modi più<br />

svariati per annunciare il messaggio del Vangelo.<br />

Non basta, però, farsi vicini, occorre essere<br />

credibili, cioè essere coerenti con i valori del Vangelo<br />

che si annunciano e il proprio stile di vita. Gli<br />

uomini e le donne di oggi, soprattutto i giovani, cercano<br />

preti che siano testimoni credibili del Vangelo,<br />

non «professionisti del sacro».<br />

Don Dino ha concluso facendo notare che la<br />

prossimità e la credibilità sono necessarie non solo<br />

ai preti, ma a tutti i cristiani, in particolare ai laici di<br />

<strong>AC</strong>; in un Paese venato di pessimismo preti e laici di<br />

<strong>AC</strong> abbiano il volto sorridente, dimostrino di essere<br />

persone felici, nella gioia perché sono state rendente<br />

da Cristo, perché sono persone di speranza.<br />

<strong>Ricerca</strong> & <strong>Dialogo</strong>

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