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n. 3 - luglio/settembre 2012 - Suore Francescane Elisabettine

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parola chiave Sapere parola chiave<br />

UN NUOVO LINGUAGGIO NELL'ISTITUZIONE SCOLASTICA<br />

Parole pericolose… a scuola<br />

Tra conoscenza e sapere<br />

di Michele Visentin 1<br />

dirigente scolastico<br />

Comprendere il processo<br />

educativo per pensare la scuola<br />

come luogo del ”Sapere”.<br />

La scuola sta forse assumendo un<br />

linguaggio non suo, cornici di<br />

senso e strutture regolative della<br />

sua funzione che non le appartengono?<br />

Le scelte metodologiche, organizzative<br />

e culturali si stanno focalizzando<br />

unilateralmente sul fronte di<br />

una conoscenza dell’adoperabilità e<br />

smarrendo invece un’idea di sapere<br />

come conoscenza della realtà nella sua<br />

essenza e stabilità?<br />

Binari morti<br />

Quasi per reazione, affaticati nello<br />

spirito più che nella mente, alcuni<br />

insegnanti avrebbero voglia di mollare<br />

la presa.<br />

Le loro narrazioni tendono a concentrarsi<br />

su binari ormai consolidati:<br />

al binario 1 si trovano quelli che<br />

si sentono ormai insensibili a qualsiasi<br />

innovazione didattica o metodologica:<br />

essi attendono tristi che il tempo passi<br />

e qualcosa succeda a semplificare il<br />

quadro;<br />

al binario 2 quelli che giustamente<br />

denunciano l’umiliazione di<br />

un’identità culturale e professionale<br />

socialmente deprivata della sua funzione<br />

strategica e poco considerata in<br />

primis dagli stessi studenti; essi provano<br />

vergogna e un po’ di frustrazione;<br />

al binario 3 quelli che si raccontano<br />

di come siano cambiati gli<br />

alunni negli ultimi anni e denunciano<br />

un crescente disagio di fronte all’impossibilità<br />

di gestire nel gruppo classe<br />

bambini difficili che vivono in contesti<br />

relazionali complicati; essi si sentono<br />

stressati e caricati di responsabilità che<br />

non dovrebbero avere;<br />

al binario 4 si radunano coloro<br />

che cominciano ad avvertire fastidio<br />

ogni volta che sentono parlare<br />

di educazione, valori e significati, e<br />

vorrebbero invece unicamente istruire,<br />

insegnare la loro disciplina. Essi<br />

lamentano la perdita di identità della<br />

scuola stessa come luogo di trasmissione<br />

del sapere e si ergono ad ultimi<br />

paladini di una cultura (classica) ormai<br />

decadente.<br />

Tutti si trovano comunque ad un<br />

binario morto se non trovano nuove<br />

ragioni per continuare ad educare.<br />

Dove tira il vento delle parole<br />

Debiti, Crediti, Contratti di prestazione<br />

scolastica, Patto di Corresponsabilità,<br />

Passaporto delle Competenze,<br />

Valore Aggiunto, Standard, Merito...<br />

da qualche tempo, nella professione<br />

docente, nuove parole hanno preso<br />

il posto di altre ritenute inadeguate<br />

a svolgere il loro compito. Parole<br />

che hanno cominciato, lentamente, a<br />

dettare una nuova agenda formativa,<br />

nuove priorità e, probabilmente, una<br />

nuova paideia.<br />

Contratti Formativi e Patti di Corresponsabilità<br />

stabiliscono le regole iniziali,<br />

definiscono le reciproche attese<br />

e ad essi si ricorre per redimere even-<br />

tuali controversie. Un Passaporto delle<br />

Competenze permette allo studente di<br />

vedere riconosciuto quanto certificato<br />

dai docenti della sua scuola in qualsiasi<br />

ambiente scolastico o professionale<br />

all’interno dell’Unione Europea.<br />

Ogni studente, poi, si vede assegnare<br />

un Credito Scolastico, stabilito<br />

da criteri che non è il caso qui di<br />

ricordare, e un Credito Formativo nel<br />

caso abbia presentato un’attestazione<br />

di attività coerenti con il curricolo, frequentate<br />

al di fuori dalla scuola presso<br />

enti o associazioni. Così l’apprendimento<br />

raggiunto fuori dalla scuola<br />

viene valorizzato riconoscendo allo<br />

studente un punto in più di credito<br />

all’interno di una banda di oscillazione<br />

costituita da due punti!<br />

Non è solo una questione di “parole”,<br />

perché è proprio attraverso il<br />

mutamento impercettibile del nostro<br />

modo di descrivere l’esperienza che<br />

contribuiamo al cambio di mentalità,<br />

alla trasformazione dei costumi e delle<br />

aspettative. Non che le nuove parole<br />

siano sbagliate o pericolose, ma semplicemente<br />

non sono neutrali e contribuiscono<br />

a far “tirare” il vento da una<br />

parte o dall’altra.<br />

Dove sta tirando il vento? Che<br />

cosa dobbiamo aspettarci? Attraverso<br />

quale percorso l’ambiente scolastico si<br />

ritrova, all’improvviso, ma non tanto,<br />

dentro un universo linguistico che non<br />

è il suo, un binario che non prevede<br />

nodi di scambio, solo stazioni di transito?<br />

Come è potuto accadere che alla<br />

fine il processo dell’apprendimento<br />

finisse per identificarsi con la sostanza<br />

dello stesso, e l’esistenza della scuola<br />

finisse per essere determinata da forze<br />

esterne ad essa?<br />

Apprendimento e conoscenza<br />

Una delle ragioni che ha introdotto<br />

nella scuola un lessico non suo è da<br />

<strong>luglio</strong>/<strong>settembre</strong> <strong>2012</strong><br />

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