n. 3 - luglio/settembre 2012 - Suore Francescane Elisabettine
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alle fonti<br />
CAMMINANDO NEL DOPOCAPITOLO<br />
L’amore e le scintille<br />
Rilettura dell’opera di Elisabetta<br />
Vendramini e delle prime figlie<br />
di madre Maritilde Zenere<br />
superiora generale<br />
Stralci dell’intervento della<br />
Superiora generale negli incontri di<br />
consegna degli Atti del Capitolo.<br />
di Elisabetta Vendramini<br />
per il Signore, la sua esperienza<br />
L’amore<br />
mistica, il suo amore per l’uomo<br />
«pensiero dell’augusta Trinità» sono il<br />
fuoco che genera; l’opera delle sorelle<br />
che hanno vissuto e lavorato con lei<br />
e di quelle che si sono succedute di<br />
generazione in generazione sparge le<br />
scintille, le rilancia e le riaccende fino<br />
ai nostri giorni.<br />
Le idee-forza che hanno costituito<br />
la natura e lo scopo dell’opera di madre<br />
Elisabetta traggono origine dalla<br />
sua profonda esperienza spirituale.<br />
Nell’amore per Gesù scopre la dignità<br />
dell’uomo e la creazione stessa assume<br />
un nuovo significato. La relazione con<br />
Gesù dà senso alla sua vita, alimenta lo<br />
zelo per la salvezza dell’umanità ed è<br />
fondamento da cui trae ispirazione nel<br />
suo compito di guida delle figlie.<br />
«Dio mi attrae in modi divini – leggiamo<br />
nel Diario – e in queste elevazioni<br />
amorose mi prende nell’essere suo…<br />
Oh, luce! Ho un’affezione per Gesù<br />
che molte ammettendone si fa grande<br />
e solida in ogni rapporto». L’amore per<br />
Gesù riassume e comprende ogni altra<br />
relazione ed affetto, anzi ogni relazione<br />
umana contribuisce a rendere più solido<br />
il suo rapporto con Gesù.<br />
Si potrebbe dire con san Paolo che<br />
madre Elisabetta vedeva ricapitolate<br />
in Cristo tutte le cose: quelle del cielo e<br />
quelle della terra, quelle visibili e quelle<br />
invisibili.<br />
La sua fiducia in Dio non conosce<br />
limiti e condizioni: «... in ogni bisogno<br />
non abbiamo che a chiedere; nostro<br />
è tutto quello che è in mano di Dio e<br />
che semina per il mondo. Perciò nei<br />
bisogni nostri e di sua gloria avremo<br />
ogni cosa. Così egli mi promise e così<br />
mi tengo sicura più che se avessi un<br />
milione d’oro».<br />
La dignità ci è data per grazia e se<br />
guardiamo le creature con cuore puro<br />
vediamo trasparire in esse la luce divina.<br />
Anche il servizio è grazia e servire<br />
è regnare. «Grandissimi esseri siamo<br />
noi uomini per essere stati ab eterno<br />
il dolce pensiero dell’augusta Trinità.<br />
Oggi mi fu detto: “Considera tutte le<br />
umane sembianze scevre da passioni…<br />
e vedrai in tutte rilucere un lampo delle<br />
mie perfezioni e questa immagine mia<br />
gli traluce anche nel corpo in mille<br />
guise e genera in chi l’osserva salutari<br />
sentimenti, rispetto e amore.<br />
Se Dio richiede dall’uomo, sua creatura,<br />
un servizio, è per farlo regnante<br />
per grazia col suo bene operare, come<br />
Dio è dominante per natura».<br />
Madre Elisabetta vede Dio che si<br />
prende cura di lei in modo concreto,<br />
semplice, anzi la serve e la ama in ogni<br />
cosa. «Il Signore mi servì di svegliarino<br />
ed ogni cosa a Lui mi tirava: l’orologio<br />
indicante le ore, il letto che mi riposava,<br />
la camera che mi dava libertà, tutto mi<br />
diceva: “Vedi come Dio ti serve in ogni<br />
cosa? Come Dio ti ama?”»…<br />
Gli interessi di Gesù urgono nel suo<br />
cuore e lei desidera compiere insieme<br />
alle figlie «cose di gran gloria del Signore».<br />
«Sento in me la speranza che voglia<br />
Dio… servirsi di me nel fare il bene delle<br />
anime, cose delle quali ha sete il mio<br />
cuore… di riaccendere col mio aiuto le<br />
nostre figlie di un fuoco che tirino con le<br />
loro orazioni alla Chiesa i peccatori.<br />
Oggi ho tal fame degli interessi del<br />
Signore che non ho altra brama che di<br />
salute e di vita per tutta adoperarmi per<br />
tale oggetto.<br />
Qual grazia mi fece oggi il Signore!<br />
Mi accese il cuore e la lingua di infuocate<br />
preghiere affinché le nostre figlie<br />
dell’ospedale cerchino Dio solo e per<br />
lui le anime».<br />
In una lettera a Barbara Squalchina<br />
sottolinea la “dimensione pasquale” del<br />
servizio. Le opere non ci appartengono,<br />
sono del Signore. Egli agisce in noi<br />
così che gli altri possano riconoscerlo<br />
nel nostro amare ed operare. «Dio è<br />
spirito di pace e le sue operazioni sono<br />
pacifiche ed a poco a poco si effettuano<br />
qualora sembrano distrutte; nella quale<br />
operazione ci fa vedere che Egli è che<br />
agisce e che nelle sue opere non hanno<br />
parte gli uomini… Che bella cosa, che<br />
dolce cosa è l’amore per Gesù, patire<br />
per Gesù! Io ti bramo tanto a Lui simile<br />
che sembri un altro Lui nelle opere e<br />
nell’amore».<br />
Fin qui è il cuore della Madre che<br />
si esprime ed ammaestra. La sua esperienza<br />
e il suo insegnamento non furono<br />
vani. Ne sono prova le numerose<br />
autorevoli testimonianze che riguardano<br />
l’opera delle nostre prime sorelle.<br />
Farne memoria rende onore alla Madre<br />
e rimotiva il nostro impegno nella vigna<br />
del Signore.<br />
Circa il soccorso dato ai colerosi, il<br />
18 gennaio 1836, il Podestà scrive alla<br />
Delegazione provinciale di Padova: «Le<br />
M. M. Terziarie diedero luogo, opera e<br />
affetti, il tutto per ispontanea carità».<br />
Il Papafava scrive al Podestà di Padova<br />
in data 28 maggio 1839 mettendo<br />
in risalto i vantaggi economici e ancor<br />
più quelli morali ottenuti dal servizio<br />
delle suore. Dopo aver dimostrato la<br />
riduzione delle spese di mantenimento<br />
<strong>luglio</strong>/<strong>settembre</strong> <strong>2012</strong><br />
21<br />
alle fonti