White spot lesions e terapia ortodontica: stato dell'arte
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Perrillo 12-11-2008 11:48 Pagina 225<br />
za delle WFL riscontrate sullo smalto trattato con il<br />
Ketac-Cem (ESPE) e con il composito modificato<br />
Band-Lok (Reliance Orthodontic Products).<br />
Nel recente lavoro di Cacciafesta et al. (21) è <strong>stato</strong><br />
comparato in vitro il rilascio di fluoro di 5 diversi<br />
materiali da incollaggio per bande ortodontiche: Fuji<br />
Ortho (GC), GlasTec (Dentaurum), due CVI; Optiband<br />
(Ormco) e Multi-Cure (3M) due CVI modificati<br />
con resina; Tranbond Plus (3M) un compomero fotopolimerizzabile.<br />
Il Fuji ortho ha dimostrato il più alto<br />
rilascio di fluoro durante tutta la durata dell’esperimento,<br />
con un picco massimo (definito “burst effect”)<br />
al primo giorno.<br />
Per la cementazione degli attacchi ancora oggi si utilizzano<br />
le resine composite con cui è comune la formazione<br />
di white <strong>spot</strong>s (2, 5, 8, 9, 10). Secondo<br />
Sukontapatipark et al. (26) l’impiego della resina<br />
composita per la cementazione svolgerebbe un ruolo<br />
eziologico nella patogenesi delle WSL.<br />
Durante il fissaggio degli attacchi è molto difficile<br />
evitare la fuoriuscita di materiale sullo smalto e tali<br />
eccessi di composito alla base degli attacchi stessi predispongono<br />
ad un notevole accumulo di placca, sia per<br />
la ruvidità di superficie che per la presenza costante di<br />
un gap all’interfaccia - eccesso di composito/smalto -<br />
come evidenziato al microscopio elettronico a scansione<br />
(SEM). Tale difetto sarebbe dovuto alla contrazione<br />
da polimerizzazione della resina composita utilizzata<br />
per cui la cementazione degli attacchi andrebbe<br />
effettuata con la massima cura, rimuovendo sempre<br />
gli eccessi di composito.<br />
Sono stati sperimentati, anche per la cementazione<br />
degli attacchi, materiali a rilascio di fluoro quali resine<br />
composite modificate, cementi vetroionomerici e<br />
cementi vetro ionomerici modificati con resina e confrontati<br />
in studi clinici con i compositi tradizionali.<br />
Le resine composite modificate a rilascio di fluoro<br />
sembrano essere efficaci nella riduzione del rischio di<br />
decalcificazione sia nel numero di denti colpiti che<br />
nella profondità e nell’entità della perdita minerale<br />
(27-30).<br />
Secondo Sonis e Snell (27), utilizzando la resina composita<br />
fotopolimerizzabile a rilascio di fluoro FluorEver<br />
OBA per il fissaggio degli attacchi, si riduceva in<br />
modo significativo (p < 0,05) la formazione di WSL<br />
sullo smalto adiacente le apparecchiature. Al debonding,<br />
dopo 25 mesi di <strong>terapia</strong>, il 12,6% di 206 elementi<br />
dentari bondati con resina composita (Concise, 3M)<br />
revisione della letteratura<br />
Ortognatodonzia Italiana vol. 15, 4-2008<br />
225<br />
esibiva WSL mentre le lesioni erano del tutto assenti<br />
sugli altri 206 elementi bondati con FluorEver. Risultati<br />
simili sono stati riscontrati anche da Øgaard et al.<br />
(28): sullo smalto intorno ad attacchi cementati con<br />
l’Orthodontic Cement VP 862, si riduceva, in 4 settimane,<br />
il 48% della profondità e dell’entità della perdita<br />
minerale rispetto a quella misurata per i denti trattati<br />
con composito tradizionale, l’Heliosit Orthodontic<br />
(Vivadent).<br />
Gli studi di Mitchell (29) e di Trimpeneers e Dermaut<br />
(30), al contrario, concludono che le resine composite<br />
a rilascio di fluoro non riducono il rischio di demineralizzazione<br />
rispetto ai compositi tradizionali. Infatti,<br />
secondo gli Autori, sia il Direct (Orthocare) (29) che<br />
l’Orthon (Orthon Dental) (30), non riducevano la prevalenza<br />
di WLS. In realtà, tali risultati potrebbero<br />
essere giustificati dal fatto che le resine adoperate in<br />
entrambi i lavori sono caratterizzate da un rilascio di<br />
fluoro piuttosto basso rispetto ad altri materiali dello<br />
stesso tipo disponibili in commercio.<br />
Discussa è l’efficacia dei CVI per la cementazione<br />
degli attacchi (13, 31).<br />
Marcusson e collaboratori (13) hanno dimostrato che<br />
la cementazione di attacchi con un CVI (Aqua-Cem,<br />
De Trey) riduce la prevalenza di denti colpiti da WSL<br />
sia al debonding che dopo uno o due anni dal debonding.<br />
Dopo 22 mesi di trattamento, le WSL erano presenti in<br />
maniera significativamente minore sul 24% delle<br />
superfici dentarie bondate con il CVI e sul 40,5% di<br />
quelle bondate con diacrilato. Un anno e due anni<br />
dopo il debonding le differenze tra i due gruppi erano<br />
ancora presenti ma non significative: le WSL interessavano,<br />
infatti, il 22% (1 anno dopo) ed il 16% (2 anni<br />
dopo) delle superfici bondate con CVI ed il 24 % (1<br />
anno dopo) ed il 29% (2 anni dopo) di quelle trattate<br />
con il diacrilato.<br />
Millett et al. (31) hanno, invece, riscontrato l’assenza<br />
di differenze significative nel numero di denti colpiti<br />
da WSL dopo un trattamento con attacchi cementati<br />
con CVI e con composito. Sugli elementi dentari<br />
superiori di 40 pazienti erano stati incollati 240 attacchi,<br />
metà con il CVI Ketac-Cem (ESPE) e metà con il<br />
composito Right-On (TP Orthodontics). Al debonding,<br />
gli elementi dentari trattati con entrambi i materiali<br />
esibivano WSL senza differenze significative.<br />
Questi risultati associati alla minore forza di legame<br />
dei CVI e alla maggiore frequenza di distacco in vivo