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Utilità dell'ortodonzia parodontale preprotesica nella riabilitazione ...

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case report<br />

Ortognatodonzia Italiana vol. 16, 1-2009<br />

<strong>Utilità</strong> dell’ortodonzia <strong>parodontale</strong> <strong>preprotesica</strong><br />

<strong>nella</strong> <strong>riabilitazione</strong> del settore frontale in paziente adulto.<br />

Due casi clinici<br />

Importance of periodontal-prosthetic orthodontics in anterior teeth<br />

rehabilitation of adult patients. A report of two cases<br />

Nicola Derton*, Caterina Ricci**, Marco Lucchin***, Roberto Derton, Alessandro Perini****<br />

* Università degli Studi di Ferrara, Scuola di Specializzazione in Ortognatodonzia, Direttore Prof. Giuseppe Siciliani<br />

** Specialista in Ortognatodonzia, libera professionista in Firenze<br />

***Università degli Studi di Cagliari, Scuola di Specializzazione in Ortognatodonzia, Direttore Prof. Vincenzo Piras<br />

**** Università degli Studi di Padova, Professore a contratto Chirurgia Orale<br />

PAROLE CHIAVE<br />

Ortoperio, intrusione, estrusione, preparazione del sito implantare, gestione dei tessuti molli, trattamento<br />

multidisciplinare, estetica settore frontale.<br />

KEY WORDS<br />

Orthoperio, intrusion, extrusion, implant site development, soft tissues management, multidisciplinary treatment,<br />

aesthetics of the frontal teeth.<br />

SUMMARY<br />

In the clinical practice the cooperation between different specialists is becoming more and more important to get,<br />

by means of a team approach, the best results for the patients, in terms not only of correct function, but also of<br />

improved aesthetics; these are much more important on the frontal side of the mouth.<br />

In this article two cases are described. The first one deals with a patient who had a traumatic injury of an upper<br />

central incisor, thus considered for extraction. The tooth is used to develop an appropriate implant site before the<br />

extraction in order to improve the result both at the hard and soft tissue level. The orthodontic extraction allows to<br />

obtain a balanced profile of the gingival architecture between the central and the lateral incisor. During the surgery<br />

for implant positioning a periodontal regeneration procedure is performed to obtain a thicker bone wall which would<br />

provide the best support for the soft tissue.<br />

In the second case an orthodontic treatment to align, upright and level the frontal teeth is carried out before prosthetic<br />

procedures to restore an upper central incisor. During orthodontic movements this tooth is intruded in order to replace<br />

more apically the gingival margin and to improve the gummy smile and the overall aesthetics of the patient.<br />

Introduzione<br />

In molti casi l’approccio ortodontico è in grado di ottimizzare<br />

la preparazione del paziente adulto per la <strong>riabilitazione</strong><br />

(implanto) protesica. Ultimamente l’ortodonzia<br />

ha ampliato la rosa delle proprie opzioni terapeutiche dai<br />

soli interventi correttivi (uprighting, livellamenti, distalizzazioni,<br />

recupero di spazi eccetera) ad interventi finalizzati<br />

alla rigenerazione sia dei tessuti duri che dei tes-<br />

37<br />

suti molli. In siti dove la scarsa quantità di osso può precludere<br />

l’ideale posizionamento di un impianto, diverse<br />

procedure chirurgiche sono state proposte per preservare<br />

o ricostruire il processo alveolare (1, 2, 3). Un approccio<br />

alternativo non chirurgico, per aumentare la quantità di<br />

gengiva e stabilizzare l’osso disponibile per l’alloggiamento<br />

implantare, è la cosiddetta estrusione forzata dei<br />

denti. Descritta inizialmente da Heithersay (4) e quindi<br />

da Ingber (5), questa tecnica si basa su principi di osteo-


fisiologia e ortodonzia: quando viene applicata una tensione<br />

sulle fibre del legamento <strong>parodontale</strong>, queste ultime<br />

si allungano e gli osteoblasti vengono indotti a depositare<br />

nuovo osso in corrispondenza della zona di tensione.<br />

Le principali considerazioni che vanno fatte per comprendere<br />

come, ortodonticamente, si possano ricreare<br />

condizioni osteomucose favorevoli al posizionamento di<br />

un impianto sono due: la prima, che il movimento di un<br />

elemento dentale con parodonto sano determina una<br />

risposta rigenerativa nei tessuti circostanti che si esprime,<br />

in qualità e quantità, in base allo stato di salute<br />

dell’apparato <strong>parodontale</strong>; la seconda, che l’applicazione<br />

di una forza ortodontica, leggera e continua, determina<br />

movimento dentale nel rispetto di tutte le componenti<br />

biologiche interessate. Tale movimento consente ai tessuti<br />

di perdurare nel proprio stato di salute originario o<br />

ripristinato.<br />

Tra le ricerche scientifiche e i case report pubblicati<br />

citiamo quella di Lindskog et al. (6) che hanno condotto<br />

sperimentazioni nel cane sulla reazione ossea al movimento<br />

dentale lungo aree edentule con ridotta altezza<br />

alveolare, e quella di Wennstrom et al. (7) che hanno studiato<br />

la risposta del tessuto <strong>parodontale</strong> al movimento<br />

ortodontico di denti con tasche intraossee.<br />

Salama è stato il primo a evidenziare chiaramente il ruolo<br />

del movimento dentale controllato ortodonticamente nel<br />

miglioramento dei tessuti duri e molli prima del posizionamento<br />

di un impianto ed a proporre un approccio sistematico<br />

che riguardi il management dei siti estrattivi (8).<br />

L’estrazione lenta, controllata ortodonticamente, di un<br />

elemento dentale non recuperabile riposiziona coronalmente<br />

il margine gengivale ed il livello della cresta ossea<br />

prima dell’estrazione dello stesso. Lo stiramento delle<br />

fibre durante il movimento dentale e la forza di tensione<br />

che ne deriva sull’osso alveolare sono i principali stimoli<br />

biologici alla conseguente deposizione ossea a livello<br />

della cresta (9). In letteratura è difficile reperire linee guida<br />

chiare sulle modalità, il tipo di forza e i tempi necessari<br />

per ottenere riposizionamenti coronali del supporto<br />

<strong>parodontale</strong> dei denti sottoposti a trazione ortodontica.<br />

Molti autori come Simon (10) e Melsen (11) riportano<br />

dati interessanti ma relativi ai tessuti duri intorno al dente<br />

più che ai tessuti molli. Da alcuni possiamo ottenere<br />

indicazioni piuttosto precise circa il comportamento delle<br />

strutture intorno al dente in seguito a questo semplice<br />

seppur complesso movimento ortodontico. Kaijama (12)<br />

ha effettuato un lavoro interessante che riporta dati precisi<br />

riguardo lo spostamento della mucosa masticatoria e<br />

case report<br />

Ortognatodonzia Italiana vol. 16, 1-2009<br />

38<br />

del parodonto profondo <strong>nella</strong> direzione del movimento<br />

ortodontico. Lo studio di Mantzikos (13) chiarisce bene<br />

l’importanza della modalità ed entità della forza che si<br />

deve utilizzare per estrudere un dente per ottenere una<br />

risposta positiva a livello del parodonto profondo. Secondo<br />

questo autore il movimento estrusivo può essere suddiviso<br />

in 4 stadi distinguibili durante il trattamento. È sottointeso<br />

che prima di questo tipo di movimento come per<br />

tutti i movimenti ortodontici, l’infiammazione e la malattia<br />

<strong>parodontale</strong> devono essere tenute sotto controllo<br />

nonostante autori come Van Venrooy e Vanarsdall (14)<br />

sostengano che questo sia un movimento particolare, in<br />

quanto grazie alla direzione del movimento la placca viene<br />

trasformata da sotto a sopragengivale allontanandola<br />

dai tessuti profondi. Questi studi sono stati eseguiti per<br />

capire se effettivamente i tessuti intorno al dente seguono<br />

il movimento portando il margine gengivale e il parodonto<br />

profondo in posizione più coronale. Con l’estrusione è<br />

possibile eliminare o ridurre difetti angolari senza dover<br />

ricorrere alla chirurgia <strong>parodontale</strong>. L’ortodonzia diventa<br />

quindi un valido aiuto nel trattamento multidisciplinare<br />

del dente singolo perché consente di eliminare i difetti<br />

ossei senza dover compromettere il supporto dei denti<br />

adiacenti. In particolare può essere essenziale per risolvere<br />

problemi parodontali su denti singoli con difetti verticali<br />

a una o due pareti nei settori frontali dove un intervento<br />

chirurgico provocherebbe inevitabilmente un peggioramento<br />

estetico. In caso di frattura della radice, carie<br />

destruente od ogni qualvolta si presenti la necessità di<br />

estrudere solo tessuto dentale sano su cui poter costruire<br />

un manufatto protesico, possiamo ricorrere all’estrusione<br />

con la resezione delle fibre parodontali. Con questa tecnica<br />

di estrusione si espone una porzione di radice su cui<br />

sarà possibile eseguire una protesizzazione senza invadere<br />

“l’ampiezza biologica” dell’elemento Nell’articolo di<br />

Berglundh (15) viene descritta la stessa tecnica con resezione<br />

delle fibre. Questi autori hanno tuttavia evidenziato<br />

che nei denti in cui questa veniva eseguita si aveva perdita<br />

di attacco e la possibile insorgenza di recessioni gengivali,<br />

cosa che non si verificava nei denti di controllo in<br />

cui non veniva eseguita la resezione. Essi hanno notato<br />

inoltre che la resezione del legamento ogni settimana,<br />

come suggerito da Pontoriero, od ogni due settimane con<br />

l’aggiunta di curettage della radice come suggerito da<br />

Kozlovsky et al. (16) non era sufficiente ad impedire<br />

completamente la migrazione coronale dell’attacco <strong>parodontale</strong>.<br />

Anche la relazione tra il movimento ortodontico<br />

intrusivo e le modificazioni dei tessuti parodontali ad


esso legate è stata studiata in numerose ricerche. Questo<br />

tipo di movimento può essere utile per denti con perdita<br />

ossea orizzontale per ridurre la corona clinica del singolo<br />

dente. In realtà i dati riportati in letteratura riguardanti<br />

questo tipo di movimento sono controversi.<br />

Al contrario dell’estrusione, l’intrusione può risultare<br />

particolarmente pericolosa per la salute del parodonto, in<br />

quanto la placca può essere portata da sopra a sotto gengivale<br />

causando distruzione del supporto <strong>parodontale</strong>. In<br />

questi casi dunque è ancora più importante eseguire<br />

periodicamente lo scaling subgengivale professionale<br />

soprattutto quando si intrudono centrali superiori andati<br />

incontro a migrazione in seguito alla malattia <strong>parodontale</strong>.<br />

Non è ben chiaro se intrudendo si ottiene attacco epiteliale<br />

lungo al di sotto della cresta ossea o se la cresta<br />

alveolare segua il dente nel suo movimento estrusivo. I<br />

lavori della dottoressa Melsen confermano la possibilità<br />

di ottenere nuovo attacco. Alcuni suoi lavori effettuati<br />

sulle scimmie riportano dati istologici positivi riguardo<br />

alla formazione di nuovo attacco, circa 1,5 mm se è<br />

garantito il controllo della placca. L’aumento di attività<br />

cellulare del legamento <strong>parodontale</strong> a contatto con la<br />

radice fa pensare alla formazione di nuovo attacco; la<br />

misurazione della profondità di sondaggio e la valutazione<br />

radiografica dei denti in seguito all’intrusione riporta<br />

però, dati estremamente variabili. Murakami et al. (17)<br />

hanno effettuato un lavoro di intrusione sulle scimmie e<br />

hanno evidenziato nei loro esperimenti che la gengiva si<br />

muoveva del 60% rispetto all’entità dell’intrusione<br />

effettuata usando forze di 80-100 g. Le tecniche di rigenerazione<br />

tissutale guidata (GTR) sembrano tuttavia<br />

essere più affidabili <strong>nella</strong> formazione di nuovo attacco.<br />

Le tecniche rigenerative possono essere vantaggiosamente<br />

affiancate all’intrusione e all’estrusione e ad altri tipi<br />

di movimento ortodontico come l’uprighting, il movimento<br />

attraverso tasche ossee e il tipping dei molari con<br />

difetto angolare. Se abbiamo la possibilità di prevenire la<br />

proliferazione in senso apicale delle cellule epiteliali<br />

durante il movimento corporeo di un dente quando lo<br />

muoviamo all’interno o all’esterno di un difetto infraosseo,<br />

sarà più facile ottenere l’eliminazione della tasca. In<br />

esperimenti su cani si sono confrontati i risultati della<br />

intrusione eseguita contemporaneamente a terapia <strong>parodontale</strong><br />

con lembo e GTR e della sola terapia ortodontica.<br />

Quando la migrazione epiteliale veniva ostacolata dalla<br />

membrana, l’area di neoapposizione era al di sotto del<br />

margine alveolare, questo significava che era presente<br />

nuovo attacco. L’igiene orale durante queste fasi èfonda-<br />

case report<br />

Ortognatodonzia Italiana vol. 16, 1-2009<br />

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mentale per il successo di questo tipo di terapia e l’esposizione<br />

della membrana può portare a marcate recessioni<br />

gengivali. Attraverso il movimento intrusivo è possibile<br />

diminuire la distanza tra giunzione amelocementizia e il<br />

margine osseo. I lavori di Re et al. (18) dimostrano come,<br />

usando forze leggere e continue, sia possibile ottenere la<br />

dimuzione della profondità di tasca, una diminuizione<br />

delle recessioni gengivali e l’accorciamento della corona<br />

clinica di denti sottoposti a reintrusione in seguito a pregressa<br />

malattia <strong>parodontale</strong>. Spesso il riavvicinamento<br />

del margine osseo alla giunzione amelocementizia permette<br />

la maturazione dei tessuti con l’ottenimento di una<br />

buona papilla interdentale. Questi autori hanno eseguito<br />

anche altri lavori in cui hanno compiuto l’intrusione senza<br />

effettuare la rigenerazione tissutale guidata e ottenuto<br />

gli stessi risultati: riduzione del difetto osseo angolare,<br />

assenza di recessione gengivale, assenza di sanguinamento<br />

al sondaggio (BOP). Secondo questi autori l’intrusione<br />

eseguita con forze leggere e costanti porta all’ottenimento<br />

di nuovo attacco connettivale.<br />

In un recente articolo di Sayinsu viene illustrato come<br />

l’intrusione di due primi premolari superiori, mesializzati<br />

in sede di canini durante il trattamento di un caso particolarmente<br />

complesso, abbia permesso l’innalzamento<br />

del margine della gengiva vestibolare e quindi l’ottenimento<br />

di una parabola gengivale adatta all’estetica di un<br />

canino superiore (19).<br />

Case report n. 1<br />

■ Diagnosi e descrizione del caso<br />

Il paziente Samuele S., maschio di 23 anni, si presenta alla<br />

nostra osservazione lamentando una sintomatologia algica<br />

sorda ma continua a livello del fornice in corrispondenza<br />

della radice dell’incisivo centrale superiore di sinistra.<br />

Egli desidera inoltre risolvere il problema estetico a carico<br />

dello stesso elemento dentario, poiché lo trova più piccolo<br />

e molto più scuro rispetto al destro.<br />

L’anamnesi patologica remota testimonia un trauma pregresso,<br />

avvenuto quando il paziente aveva due anni, a<br />

carico del settore frontale superiore con avulsione degli<br />

elementi 6.1,6.2,6.3. Successivamente l’incisivo centrale<br />

permanente è erotto in ritardo, meno del contro laterale e<br />

già con il problema estetico della corona.<br />

Al’età di 21 anni il dente era stato devitalizzato con lo<br />

scopo non raggiunto di migliorare la discromia dentale.<br />

Le fotografie del viso mostrano un fronte ed un profilo


tutto sommato non disequilibrati, mentre quelle del sorriso<br />

sottolineano il notevole problema estetico dovuto a:<br />

◗ ridotta dimensione mesio-distale ed alla discromia<br />

dell’elemento 2.1;<br />

◗ ipoeruzione degli elementi 2.1, 2.2, 2.3 (fig. 1, 2, 3).<br />

Nell’immagine di lato del sorriso (fig. 4) il paziente sembra<br />

addirittura edentulo nel settore frontale di sinistra,<br />

contribuendo a questo inestetismo anche la forma e la<br />

dimensione del labbro superiore.<br />

L’esame clinico endorale evidenzia che la corona<br />

dell’elemento 2.1 è notevolmente scurita e presenta zone<br />

di amelogenesi imperfetta (smalto di aspetto gessoso). Si<br />

notano altresì un margine gengivale più infiammato<br />

rispetto al contro laterale ed un’area di flogosi acuta a<br />

livello della linea muco-gengivale in corrispondenza della<br />

radice del 2.1 (fig. 5).<br />

L’incisivo centrale, il laterale ed il canino di sinistra<br />

appaiono nettamente ipoerotti, con conseguente open<br />

bite anteriore asimmetrico; la corona del canino presenta<br />

un’anomalia di forma con aumento della bombatura<br />

vestibolare (fig. 6).<br />

All’analisi occlusale dell’arcata superiore (fig. 7), si<br />

scorge una lieve rotazione e vestiboloversione dell’elemento<br />

2.2 e l’anomalia di forma del 2.3.<br />

La teleradiografia latero-laterale del cranio (fig. 8)<br />

mostra una III Classe scheletrica (ANB -3°) ipodivergente<br />

(FMA 16°); si può notare inoltre il rapporto testa<br />

a testa tra gli incisivi di destra e l’open bite anteriore<br />

asimmetrico a livello di quelli di sinistra. L’ortopantomografia<br />

(fig. 9) evidenzia i due denti del giudizio<br />

inferiori inclusi, la ipoeruzione degli elementi 2.1, 2.2,<br />

2.3 ed un problema endodontico a carico del 2.1. Alle<br />

radiografie endorali (fig.10) si nota la presenza di<br />

materiale radio-opaco (forse amalgama) all’interno<br />

Fig. 5. Particolare pre-trattamento<br />

degli elementi 1.1 e 2.1; margine<br />

gengivale del 2.1 infiammato e<br />

flogosi in corrispondenza della<br />

linea muco-gengivale.<br />

case report<br />

Ortognatodonzia Italiana vol. 16, 1-2009<br />

40<br />

Fig. 1. Veduta frontale del<br />

viso del paziente prima del<br />

trattamento.<br />

Fig. 3. Il sorriso del paziente<br />

prima del trattamento.<br />

Fig. 6. Veduta endorale frontale pre trattamento;<br />

elementi 2.1,2.2,2.3 ipoerotti, elemento 2.1 discromico<br />

e con zone di amelogenesi imperfetta; margine<br />

gengivale del 2.1 infiammato ed elemento 22<br />

lievemente ruotato e vestiboloverso. Open bite<br />

anteriore asimmetrico. Corona del 2.3 dismorfica.<br />

Fig. 2. Veduta di profilo del<br />

viso del paziente prima del<br />

trattamento.<br />

Fig. 4. Il sorriso di lato del<br />

paziente prima del trattamento.<br />

della camera pulpare e del canale radicolare dell’incisivo;<br />

la radice presenta inoltre una evidente anomalia<br />

di forma a metà della sua lunghezza ed una patologia<br />

Fig. 7. Veduta occlusale dell’arcata<br />

superiore pre trattamento; elemento<br />

2.2 lievemente ruotato e vestibolo<br />

verso; corona del 2.3 dismorfica.


Fig. 8. Teleradiografia latero-laterale<br />

del cranio pre-trattamento.<br />

periapicale. È probabile che tali lesioni siano da ricondursi<br />

al pregresso trauma ai decidui ed alle terapie<br />

endodontiche non congrue. Tali elementi supportano e<br />

confermano il sospetto diagnostico di lesione di origine<br />

endodontica a carico del 2.1, già ipotizzata osservando<br />

la marcata flogosi a livello della linea mucogengivale<br />

durante l’esame clinico endorale.<br />

■ Obiettivi e progress del trattamento<br />

In accordo col parodontologo, l’implantologo ed il protesista,<br />

viste le scarse probabilità di recuperare il detto incisivo<br />

confidando in una prognosi favorevole a lungo termine,<br />

si decide per la sua estrazione e sostituzione<br />

implantoprotesica.<br />

Viene programmato un trattamento ortodontico preprotesico-<strong>parodontale</strong><br />

con ausilio di Orthodontic Anchorage<br />

Screw (6) per ottenere la estrazione ortodontica (7)<br />

dell’elemento 2.1. In tal modo si desidera spostare coronalmente<br />

il margine gengivale ed il livello della cresta ossea<br />

prima dell’inserimento dell’impianto, così da evitare la<br />

perdita di sostegno dei tessuti duri e molli nel sito estrattivo.<br />

Al contempo si prevede di correggere l’open bite anteriore<br />

sinistro con l’estrusione selettiva degli elementi 2.1.,<br />

2.2. e 2.3. Nella medesima seduta viene inserita una Spider<br />

Screw K1 short neck 1,5 mm x 8 mm extracrestale vestibolare<br />

interradicolare tra gli elementi 3.2. e 3.3 e si applica<br />

case report<br />

Ortognatodonzia Italiana vol. 16, 1-2009<br />

Fig. 9. Ortopantomografia pre-trattamento.<br />

Fig. 11. Veduta antero-laterale sinistra dopo un mese; arco<br />

superiore 0,18 x 0,25 con step estrusivo per 2.1., saldature<br />

mesiale e distale a 2.2. Spider Screw interradicolare tra<br />

canino e laterale inferiori ed elastico verticale a triangolo.<br />

41<br />

Fig. 10. Radiografia endorale elementi<br />

1.1, 2.1; radice del 2.1 con<br />

anomalia di forma; lesione periapicale<br />

di origine endodontica a carico del<br />

2.1; materiale da otturazione canalare<br />

presente solo <strong>nella</strong> prima parte del<br />

canale radicolare di 2.1.<br />

un’apparecchiatura multibracket edgewise standard<br />

all’arcata superiore; è modellato ed inserito un arco rettangolare<br />

S.S. Ø 0,018 x 0,025 con step verticale estrusivo a<br />

livello di 2.1 e due saldature per elastici verticali, rispettivamente<br />

mesiale e distale all’elemento 2.3; viene effettuato<br />

molaggio selettivo della superficie occlusale dell’incisivo<br />

per impedire precontatti durante l’estrusione. Al paziente<br />

viene prescritto di usare un elastico verticale anteriore (4<br />

oz., 3,2 mm) tra le saldature e la minivite per 12 ore al giorno<br />

(fig. 11) e di mantenere una rigorosa igiene.<br />

In seguito viene bandata anche l’arcata inferiore ed è<br />

applicato un arco rettangolare S.S. Ø 0,018 x 0,025 coordinato<br />

col superiore, con saldature per elastici a box distali<br />

agli incisivi laterali. Il paziente viene controllato ogni tre<br />

settimane; ad ogni appuntamento si valuta l’entità di estrusione<br />

dell’incisivo, si incrementa di 0,5 mm lo step verticale<br />

estrusivo e è eseguito un nuovo molaggio incisale e<br />

palatino. Dalla sesta settimana viene introdotto l’uso di un<br />

elastico anteriore a box (4 oz., 4,6 mm) notturno tra le saldature<br />

dell’arco superiore ed inferiore in abbinamento<br />

all’elastico verticale a triangolo sulla minivite. L’utilizzo<br />

di quest’ultimo aiuta l’eruzione forzata del laterale ed al<br />

contempo permette che progressivamente si realizzi una<br />

estrusione selettiva de gruppo 2.1, 2.2, 2.3 (fig. 12), in<br />

quanto viene potenziato l’effetto estrusivo a carico dei<br />

denti superiori, mentre è annullato quello a carico del set-


Fig. 12. Veduta frontale dopo tre<br />

mesi; coppia di archi 0,18 x 0,25<br />

con saldature per elastico verticale<br />

a box; step verticale estrusivo incrementato;<br />

eruzione forzata del 2.1. in<br />

corso; open dentale anteriore sinistro<br />

ridotto.<br />

Fig. 16. Tessuti molli in sede<br />

estrazione 2.1. adeguatamente<br />

condizionati.<br />

tore incisivo-canino inferiore. Dopo aver ottenuto in 5<br />

mesi di trattamento circa 6 mm di eruzione forzata<br />

(fig.13), si decide di completare l’estrazione del 2.1. con<br />

atto chirurgico. La cresta ossea ha seguito il movimento<br />

estrusivo dentale, spostandosi in direzione coronale; si<br />

può notare la formazione di un valido bridge osseo vestibolare<br />

coronalmente al sito della lesione di origine endodontica<br />

e la neo-apposizione di tessuto osteo<strong>parodontale</strong><br />

mesialmente agli elementi 1.1 e 2.2 (fig. 14).<br />

Un incisivo centrale provvisorio in resina costruito in<br />

laboratorio viene fissato sull’arco (fig. 15) con funzione<br />

estetica e fonetica, per mantenere lo spazio e per condizionare<br />

e guidare a guarigione dei tessuti molli <strong>nella</strong> sede<br />

estrattiva. Dopo 2 mesi i tessuti molli sono adeguatamente<br />

condizionati (fig. 16). A questo punto viene inserito un<br />

impianto da 15 mm x 3,75 mm Sweden & Martina (fig.<br />

17) e vengono ricoperte con Bio-Oss le spire dell’impianto<br />

rimaste esposte vestibolarmente (fig. 18), laddove vi era<br />

la fenestrazione ossea in rapporto alla lesione periapicale<br />

case report<br />

Ortognatodonzia Italiana vol. 16, 1-2009<br />

Fig. 13. Elemento 2.1. dopo 5 mesi di eruzione forzata.<br />

Fig. 15. Il 2.1 estratto; provvisorio in resina fissato sull’arco<br />

con funzione estetica, fonetica e di condizionamento dei tessuti<br />

molli.<br />

Fig. 17. Fixture per implantoprotesi Sweden & Martina<br />

15 mm 3,73 mm inserita in sede 2.1.<br />

42<br />

Fig. 14. Estrazione del 2.1. completata<br />

chirurgicamente: la cresta ossea<br />

si è spostata coronalmente; formazione<br />

di un valido bridge osseo<br />

coronalmente alla lesione di origine<br />

endodontica; neo-apposizione di<br />

tessuto osteo-<strong>parodontale</strong> mesialmente<br />

agli elementi 1.1 e 2.2.<br />

Fig. 18. L’impianto in sede 2.1. inserito<br />

e le spire esposte in sede apicovestibolare<br />

ricoperte con Bio-Oss.<br />

del 2.1. Durante il tempo necessario all’osteointegrazione<br />

viene rifinita la posizione dei denti superiori, utilizzando<br />

anche elastici di III Classe applicati sulla Spider Screw<br />

(fig. 19), precedentemente utilizzata per l’estrusione del<br />

settore frontale di sinistra e la correzione dell’open bite.<br />

Dopo 6 mesi viene effettuata la scopertura dell’impianto<br />

ed applicato un abutment di guarigione, per condizionare<br />

la maturazione della gengiva aderente (fig. 20). In seguito<br />

vengono eseguite le procedure protesiche ed è realizzato<br />

in sede 2.1 un provvisorio in resina su impianto (fig.<br />

21); il paziente rinuncia momentaneamente alla soluzione<br />

definitiva in ceramica per cui il manufatto viene realizzato<br />

con materiale acrilico, su tubo cilindro provvisorio in<br />

resina; viene inoltre modificata con coronoplastica vestibolare<br />

l’anomalia di forma dell’elemento 2.3.<br />

■ Risultati del trattamento<br />

Dopo 13 mesi dall’inizio del trattamento l’importante<br />

disturbo estetico dovuto all’incisivo centrale e alla ipoe-


Fig. 19. Veduta laterale sinistra in<br />

fase di finitura trattamento; elastico<br />

di classe III tra elemento 2.6. e<br />

Spider screw interradicolare inferiore<br />

sinistra.<br />

Fig. 22. Veduta endorale occlusale<br />

arcata superiore a fine trattamento,<br />

con elemento protesico provvisorio<br />

su impianto in sede 2.1.<br />

ruzione degli elementi 2.1, 2.2, 2.3 è stato migliorato e<br />

l’open bite anteriore asimmetrico risolto.<br />

La veduta occlusale post-trattamento (fig. 22) mostra un<br />

buon allineamento degli elementi dentali, il miglioramento<br />

dell’anomalia morfologica del canino superiore sinistro<br />

(ottenuta con coronoplastica) ed un miglioramento della<br />

posizione dell’incisivo laterale sinistro, in precedenza lievemente<br />

ruotato e vestiboloverso. Anche il sorriso del<br />

paziente di fronte (fig. 23) e di lato (fig. 24) risulta nel<br />

case report<br />

Ortognatodonzia Italiana vol. 16, 1-2009<br />

Fig. 20. Veduta frontale alla scopertura<br />

dell’impianto; è posizionato<br />

l’abutment di guarigione e quindi<br />

scaricato palatalmente l’incisivo<br />

provvisorio in resina.<br />

43<br />

Fig. 21. Veduta endorale frontale a<br />

fine trattamento con elemento protesico<br />

provvisorio su impianto in<br />

sede 2.1.; sufficientemente soddisfacente<br />

la resa estetica.<br />

Fig. 23, 24. Il sorriso del paziente di fronte e di lato a fine trattamento.<br />

Fig. 26. Radiografia di controllo a fine trattamento.<br />

Fig. 25. Teleradiografia L-L<br />

del cranio a fine trattamento.<br />

Fig. 27 Ortopantomografia<br />

a fine trattamento.<br />

complesso sensibilmente migliorato. La teleradiografia<br />

L-L del cranio a fine trattamento (fig. 25) non evidenzia<br />

particolari cambiamenti da quella pre-trattamento, eccezion<br />

fatta per la riduzione del testa a testa incisivo (ora<br />

esiste un overbite positivo) e la chiusura dell’open anteriore.<br />

Alla radiografia endorale di controllo si può osservare<br />

il buon parallelismo e l’equidistanza tra l’impianto e<br />

le radici dei denti contigui (fig. 26). Nella ortopantomografia<br />

di fine trattamento (fig. 27) si nota la sostituzione


implantoprotesica dell’elemento 2.1., l’uprighting delle<br />

radici del 2.3. e del 2.4. e l’estrazione dei terzi molari. È<br />

inoltre evidente che l’estrusione degli elementi 2.2.-2.3.-<br />

2.4. è stata ottenuta senza controreazione estrusiva dei<br />

denti inferiori, grazie all’utilizzo della minivite.<br />

Case report n.2<br />

■ Diagnosi e descrizione del caso<br />

La paziente Mery DR, femmina di 33 anni, lamenta una<br />

problematica estetica a carico degli incisivi superiori. Il<br />

centrale di destra è stato già per ben due volte ricostruito<br />

protesicamente tramite corona in metallo-ceramica, ma<br />

la paziente non è soddisfatta. A sua detta si vede un bordo<br />

scuro attorno all’incisivo restaurato.<br />

La veduta endorale del settore frontale con paziente in<br />

massima intercuspidazione (fig. 28) già mostra, oltre al<br />

disallineamento delle linee mediane, a nostro parere<br />

peraltro non determinante per il disturbo estetico, una certa<br />

inclinazione di quello superiore verso sinistra e l’elemento<br />

1.1 con corona clinica notevolmente più corta del<br />

controlaterale; il suo margine gengivale appare più coronale<br />

e maggiormente scurito ed il suo bordo incisale sem-<br />

Fig. 30. Veduta frontale della bocca<br />

con labbra rilassate e paziente in rest<br />

position, pre-trattamento.<br />

Fig. 28. Veduta endorale frontale in<br />

massima intercuspidazione pre-trattamento.<br />

case report<br />

Ortognatodonzia Italiana vol. 16, 1-2009<br />

Fig. 31. Veduta frontale della bocca durante<br />

un sorriso in situazione di massima<br />

intercuspidazione, pre-trattamento<br />

44<br />

bra slivellato rispetto a quello dell’elemento 2.1; in tale<br />

immagine è evidente altresì l’asimmetria di festonatura<br />

gengivale tra i centrali. La veduta del settore frontale a<br />

bocca aperta (fig. 29) fa apprezzare l’inclinazione del<br />

margine incisale del 2.1 ed evidenzia ancor più lo slivellamento<br />

dei bordi incisali tra i due centrali ed il disallineamento<br />

delle due corone, con quella di destra lievemente<br />

più vestibolare. Anche da tale prospettiva si notano<br />

la pigmentazione e la flogosi del bordo gengivale dell’elemento<br />

1.1, nonché l’asimmetria del contorno gengivale<br />

dei due centrali; il margine gengivale di quello di destra è<br />

infatti più coronale e la sua festonatura meno accentuata<br />

di quello di sinistra; inoltre l’incisivo laterale di sinistra<br />

appare moderatamente disto-ruotato e più intruso rispetto<br />

al controlaterale. Nell’immagine frontale a labbra rilassate<br />

in rest-position (fig. 30) si notano lo slivellamento ed il<br />

disallineamento dei centrali, l’inclinazione della mediana<br />

superiore e del bordo dell’incisivo centrale di destra, nonché<br />

la rotazione del laterale di sinistra; ciononostante da<br />

questa veduta il disturbo estetico non appare così marcato.<br />

Ben diverso è l’effetto dell’esame della bocca durante<br />

un sorriso in massima intercuspidazione (fig. 31). In questa<br />

posizione vengono notevolmente sottolineati le caratteristiche<br />

ed i particolari responsabili del problema esteti-<br />

Fig. 29. Veduta del settore<br />

frontale a bocca aperta<br />

pre-trattamento.<br />

Fig. 32. Il sorriso della paziente<br />

pre-trattamento.


co; come si può ben notare esso infatti appare molto più<br />

evidente in situazione dinamica (fonazione, sorriso) piuttosto<br />

che in situazione statica.<br />

Risultano molto evidenti, oltre agli aspetti descritti<br />

nell’immagine a labbra rilassate, anche la minor lunghezza<br />

di corona clinica di ambedue gli incisivi di destra<br />

rispetto ai controlaterali e la conseguente maggior esposizione<br />

gengivale a destra che non a sinistra. Da questa<br />

prospettiva diviene altresì molto evidente la asimmetria<br />

di festonatura gengivale tra i due centrali, nonché lo scurimento<br />

del margine gengivale del 2.1.<br />

Il sorriso pre-trattamento della paziente (fig. 32) riassume<br />

tutte le caratteristiche sopra analizzate e che, nel loro<br />

insieme determinano la noxa estetica del settore frontale<br />

percepita e riferita dalla paziente.<br />

■ Obiettivi e progress del trattamento<br />

Dopo aver valutato il caso assieme al parodontologo ed<br />

al protesista si decide per un progetto di terapia che prevede<br />

un approccio ortodontico preprotesico prima della<br />

finitura <strong>parodontale</strong> e protesica del caso. Gli obiettivi clinici<br />

di tale approccio sono la correzione della rotazione<br />

del 2.2. e del disallineamento tra i due centrali, la diminuzione<br />

di inclinazione della mediana superiore e la<br />

intrusione dei due incisivi di destra. Si programma una<br />

maggior quota di intrusione dell’incisivo centrale rispetto<br />

al laterale, confidando in tale modo:<br />

◗ di ottenere la riduzione del sorriso gengivale asimmetrico<br />

(ora più marcato a destra che a sinistra);<br />

◗ di spostare apicalmente il margine gengivale del centrale<br />

di destra, che verrà in tal modo livellato con quello<br />

di sinistra.<br />

Viene quindi applicata un’apparecchiatura multibrackets<br />

con attacchi in ceramica senza informazioni per tecnica<br />

Tweed all’arcata superiore, curando di posizionare i<br />

brackets sugli incisivi con altezze e tip diversi, a seconda<br />

Fig. 33. Veduta del settore frontale a<br />

bocca aperta, dopo 10 settimane di<br />

trattamento.<br />

case report<br />

Ortognatodonzia Italiana vol. 16, 1-2009<br />

Fig. 34. Veduta del settore frontale,<br />

dopo 14 settimane di trattamento.<br />

45<br />

delle specifiche necessità di riposizionamento di ogni singolo<br />

elemento dentale. È poi inserito e lasciato lavorare<br />

per 10 settimane un arco preformato nitinol classic standard<br />

form tondo Ø 0,016. Dopo due mesi e mezzo di trattamento<br />

è già ottenuta una discreta derotazione dell’elemento<br />

2.2., un lieve uprighting dell’elemento 1.1. ma<br />

soprattutto una cospicua intrusione dei due incisivi di<br />

destra; come era stato programmato, il centrale è stato<br />

intruso più del laterale e tale considerevole entità di movimento<br />

è facilmente apprezzabile confrontando i bordi incisali<br />

dei due centrali: prima l’incisivo destro era più lungo<br />

mentre ora è più corto di quello di sinistra (fig. 33). In questo<br />

periodo il comparto <strong>parodontale</strong> ha seguito l’incisivo<br />

nel suo movimento di intrusione, riposizionandosi più apicalmente.<br />

Infatti ora i margini gengivali dei due centrali<br />

sono pressoché livellati e la festonatura gengivale del centrale<br />

di quello di destra si è accentuata, divenendo più simmetrica<br />

con quella del controlaterale (fig. 26). A questo<br />

punto viene modellato, inserito e lasciato agire per altre 4<br />

settimane un arco S.S. Ø 0,018 x 0,025 per rifinire più in<br />

dettaglio le posizioni dentali e per intrudere ulteriormente<br />

l’elemento 1.1. al fine di ottenere una ipercorrezione in<br />

senso verticale, come richiesto dal parodontologo.<br />

Nel frattempo su richiesta della paziente viene allungato<br />

con del composito il bordo dell’incisivo centrale di<br />

destra, ora diventato sensibilmente più corto.<br />

Dopo 3 mesi di trattamento il centrale destro è sufficientemente<br />

intruso, il suo margine gengivale risulta riposizionato<br />

addirittura più apicalmente rispetto al controlaterale,<br />

e la sua festonatura abbastanza accentuata. La posizione<br />

degli altri incisivi è ritenuta soddisfacente e pertanto<br />

può essere intrapresa la fase di finitura <strong>parodontale</strong> e<br />

protesica (fig. 34).<br />

Viene eseguito un lieve recontouring <strong>parodontale</strong> con<br />

elettrobisturi a carico dell’elemento 1.2. e vengono messe<br />

in atto le procedure protesiche (fig. 35).<br />

Fig. 35. Veduta del settore frontale a<br />

bocca chiusa durante le procedure<br />

parodontali e protesiche.


■ Risultati del trattamento<br />

In cinque mesi di trattamento ortodontico-<strong>parodontale</strong>protesico<br />

il problema estetico del settore frontale è stato<br />

risolto efficaciemente.<br />

Dalla veduta endorale del settore frontale con paziente<br />

in massima intercuspidazione (fig. 36) si nota che, pur<br />

essendo le mediane ancora disallineate, la superiore<br />

appare meno inclinata verso sinistra rispetto all’inizio; i<br />

due centrali hanno ora corona clinica di pari lunghezza<br />

ed i bordi incisali livellati; il margine gengivale dell’elemento<br />

1.1 risulta migliorato rispetto all’inizio del trattamento,<br />

è stato spostato più apicalmente ed attualmente<br />

appare quindi livellato con il controlaterale; la festonatura<br />

gengivale dei due centrali è certamente più simmetrica.<br />

L’immagine frontale a labbra rilassate in rest-position<br />

(fig. 7) risulta abbastanza migliorata rispetto all’inizio: i<br />

centrali sono allineali e livellati, il laterale sinistro è stato<br />

derotato, la mediana superiore è meno inclinata verso<br />

Fig. 36. Veduta endorale frontale in massima<br />

intercuspidazione fine trattamento.<br />

Fig. 39. Radiografia endorale di controllo<br />

di 1.1. e 2.1, inizio trattamento.<br />

case report<br />

Ortognatodonzia Italiana vol. 16, 1-2009<br />

Fig. 37. Veduta frontale della bocca con labbra<br />

rilassate e paziente in rest position, fine<br />

trattamento.<br />

Fig. 40. Radiografia indorale di controllo elementi<br />

1.1 e 2.1, fine trattamento.<br />

46<br />

sinistra e il bordo incisale dell’elemento 1.1 risulta ora<br />

non più obliquo, bensì in armonia con la linea lel labbro<br />

inferiore.<br />

Notevoli miglioramenti rispetto alle condizioni di partenza<br />

si notano nell’immagine della bocca durante un<br />

sorriso in massima intercuspidazione (fig. 38); infatti il<br />

margine gengivale dell’intero gruppo frontale risulta un<br />

po’ spostato apicalmente e la lunghezza della corona clinica<br />

degli incisivi di destra è stata pareggiata con quelli<br />

di sinistra; pertanto il sorriso gengivale, grande responsabile<br />

della disarmonia estetica iniziale, è stato ridotto e<br />

soprattutto è stata eliminata la sua asimmetria nelle<br />

situazioni dinamiche, di sorriso e fonazione. Confrontando<br />

le due radiografie endorali pre e post trattamento<br />

(fig. 39, 40) si può apprezzare l’intrusione ottenuta a<br />

carico dell’incisivo centrale di destra.<br />

Il sorriso finale della paziente (fig. 41) risulta nel complesso<br />

nettamente migliorato rispetto alla situazione di<br />

inizio trattamento.<br />

Fig. 38. Veduta frontale della bocca<br />

durante un sorriso in situazione di massima<br />

intercuspidazione, fine trattamento.<br />

Fig. 41. Il sorriso della paziente a fine<br />

trattamento.


Conclusioni<br />

Entrambi i casi presentati danno evidenza clinica di come<br />

l’approccio multidisciplinare sia in grado in certi casi di<br />

fornire un valido aiuto allo sviluppo di un progetto di<br />

terapia implanto-protesica o parodonto-protesica e di<br />

ottimizzarne i risultati.<br />

Nel primo caso il piano di trattamento prevedeva l’estrazione<br />

di un incisivo centrale non più recuperabile e la sua<br />

sostituzione con protesi su impianto. Il caso è stato preparato<br />

con preliminare trattamento ortodontico, tramite estrazione<br />

lenta dell’elemento 2.1 con l’ausilio di Orthodontic<br />

Ancorage Screw. Ciò ha consentito di trascinare coronalmente<br />

l’osso e la gengiva prima dell’inserimento della fixture,<br />

e così di evitare la perdita di sostegno di tessuti duri e<br />

molli conseguente ad un’estrazione eseguita con procedura<br />

convenzionale. In tal modo la cresta ossea ed i tessuti molli<br />

si sono spostati in direzione coronale e ciò ha messo in<br />

grado l’implanto-protesista di ottenere un risultato soddisfacente<br />

sotto l’aspetto clinico ed estetico anche senza l’utilizzo<br />

di tecniche chirurgiche rigenerative post-estrattive.<br />

Nel secondo caso era richiesto il miglioramento<br />

dell’estetica del settore frontale, reso non piacevole da<br />

una ricostruzione incongrua a carico dell’incisivo centrale<br />

superiore di destra, il quale presentava anche uno scurimento<br />

del margine gengivale. A peggiorare ulteriormente<br />

il quadro si aggiungeva un insieme di piccole<br />

imperfezioni parodontali ed ortodontiche, come l’inclinazione<br />

della linea mediana superiore, lo slivellamento<br />

dei margini gengivali e l’asimmetria della festonatura<br />

gengivale dei centrali, il disallineamento delle loro corone<br />

in senso vestibolo-palatale, l’inclinazione del bordo<br />

incisale dell’elemento 2.1 e la lieve rotazione del laterale<br />

di sinistra. Prima della sostituzione della corona protesica<br />

viene svolto un trattamento ortodontico-<strong>parodontale</strong><br />

con l’obiettivo primario di pareggiare la lunghezza della<br />

corona clinica degli incisivi centrali tramite intrusione di<br />

quello di destra. In tal modo è stato possibile conferire<br />

uguale altezza ai margini gengivali; essi sono stati inoltre<br />

spostati entrambi apicalmente, migliorando così l’armonia<br />

tra la loro posizione e quella del labbro superiore e<br />

riducendo l’entità del sorriso gengivale. Si è raggiunta la<br />

simmetria della festonatura gengivale e si sono operate<br />

altre piccole rifiniture come la derotazione del laterale<br />

sinistro e il lieve raddrizzamento della mediana superiore<br />

e del bordo incisale dell’elemento 2.1. Dopo questo<br />

riassetto ortodontico sono stati effettuati una piccola correzione<br />

chirurgica muco-gengivale a carico del laterale di<br />

case report<br />

Ortognatodonzia Italiana vol. 16, 1-2009<br />

47<br />

destra ed il rifacimento della corona protesica dell’elemento<br />

1.1. In cinque mesi di trattamento la noxa estetica<br />

del settore frontale è stata risolta in modo soddisfacente e<br />

con il minimo sacrificio biologico. Inoltre l’approccio<br />

ortodontico ha permesso di migliorare anche piccoli dettagli<br />

quali l’inclinazione della mediana superiore e la<br />

rotazione del laterale di sinistra. Un piano di terapia<br />

esclusivamente <strong>parodontale</strong>-protesico probabilmente<br />

non avrebbe potuto occuparsi del perfezionamento di tali<br />

aspetti, il trattamento dei quali ha reso a nostro parere più<br />

efficace e completo il servizio reso al paziente.<br />

Riassunto<br />

Nella pratica clinica odontoiatrica è sempre più necessaria<br />

la cooperazione di più specialisti che lavorino insieme<br />

per ottenere un risultato finale in grado di dare al paziente<br />

non solo funzionalità, ma anche estetica soprattutto<br />

nei settori anteriori della bocca.<br />

In questo articolo è descritto il trattamento di due casi.<br />

Nel primo caso un dente considerato da estrarre in conseguenza<br />

di un trauma viene usato per preparare il sito<br />

implantare, migliorando l’architettura dei tessuti duri e<br />

molli. L’estrazione ortodontica consente di ottenere una<br />

festonatura gengivale armonica tra l’incisivo compromesso<br />

e il controlaterale. Durante il posizionamento<br />

dell’impianto si effettua una procedura chirurgica di rigenerazione<br />

<strong>parodontale</strong> per aumentare lo spessore<br />

dell’osso corticale vestibolare e dare un supporto al tessuto<br />

molle sovrastante. Nel secondo caso si procede con<br />

l’allineamento ed il livellamento del settore frontale<br />

superiore prima di porre in atto la <strong>riabilitazione</strong> protesica<br />

di un incisivo centrale superiore. Ottenuto il raddrizzamento<br />

degli assi dentali di tutto il settore, il movimento<br />

intrusivo a carico del centrale permette di riposizionare<br />

apicalmente il margine gengivale slivellato rispetto al<br />

controlaterale e di migliorare il sorriso gengivale che<br />

disturba l’estetica del viso e del sorriso del paziente.<br />

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Indirizzo Autore<br />

Nicola Derton<br />

Via Gera 26 - 31015 Conegliano (TV)<br />

Tel. 0438 22713 - Fax 0438 428014<br />

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