VolanZine n°10: tutti i racconti in concorso - Scripta Volant
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Quattro Novembre<br />
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Mamma,<br />
mentre dormivi<br />
un respiro sbagliato ti ha soffiato via,<br />
lasciando vuoto il tuo corpo m<strong>in</strong>uscolo.<br />
Io però cont<strong>in</strong>uo a guardarti<br />
Perché non so dove altro cercarti,<br />
perché non so come fare a trovarti<br />
e non sapevo di averne bisogno.<br />
<strong>VolanZ<strong>in</strong>e</strong> <strong>n°10</strong>: <strong>tutti</strong> i <strong>racconti</strong> <strong>in</strong> <strong>concorso</strong><br />
Ho avuto la certezza che saresti morta quando a settembre ti ho sognato guarita, sana, giovane e<br />
bellissima.<br />
Nella realtà ti ho visto così bella e gioiosa solo nelle fotografie, quelle che <strong>in</strong> questi giorni guardo <strong>in</strong><br />
cont<strong>in</strong>uazione.<br />
Osservo con attenzione e vedo ritratta una ragazza, poi una giovane donna e poi una madre bella,<br />
bellissima e soprattutto mi colpiscono gli occhi che hanno uno sguardo <strong>in</strong>tenso, ironico, furbo.<br />
Uno sguardo che non riesco ad associare alla donna fragile, tenuta <strong>in</strong> scacco dalla vita, sempre <strong>in</strong><br />
bilico sul bordo, <strong>in</strong>decisa tra la salvezza e l‟autolesionismo, che ho conosciuto.<br />
Studio le foto con meticolosità maniacale per cercare di scoprire il momento <strong>in</strong> cui il tuo sguardo è<br />
cambiato.<br />
Riconosco il velo della mal<strong>in</strong>conia <strong>in</strong> una foto dell‟estate ottantadue. La rabbia a maggio ottantatre.<br />
A carnevale dell‟ottantaquattro ti vedo affasc<strong>in</strong>ante e serena travestita da gangster. E ancora allegria<br />
negli occhi nel settembre ottantac<strong>in</strong>que; scherzi con papà. Sullo sfondo riconosco l‟armadio dello<br />
studio del nonno.<br />
Triste o pensosa dietro agli occhiali da sole a Terrac<strong>in</strong>a nell‟ottantasei? Non si riesce a capire.<br />
Pallida, tirata, opaca nel giugno del novanta.<br />
Torni a sorridere a giugno del novantasei, è il matrimonio di Donatella, ma sorride solo il viso, gli<br />
occhi hanno com<strong>in</strong>ciato a farsi distanti.<br />
Nel febbraio novantanove non comunichi più con il mondo esterno attraverso i tuoi occhi.<br />
Le foto f<strong>in</strong>iscono e ora posso fare appello solo alla mia memoria. Ma per quanto mi sforzi, gli unici<br />
occhi che mi riesce di ricordare sono quelli dei tuoi ultimi giorni.<br />
Enormi, perché tu ti eri fatta piccolissima, ma enormi anche di paura e di confusione.<br />
Occhi spalancati come a chiedere aiuto e risposte che nessuno poteva più darti. Nemmeno io e non<br />
sai quanto avrei voluto.<br />
Hanno detto che sei morta serenamente nel sonno che la morf<strong>in</strong>a ti rendeva dolce. Prima di dormire,<br />
prima di morire eri con me e con papà. Ci siamo salutati con un bacio: “Ci vediamo domani” e hai<br />
sorriso. Se questo è quello che avevi negli occhi morendo, allora forse è vero che sei morta serena,<br />
Allora forse mi posso consolare un po‟ anche io.<br />
Negli ultimi anni ti sei ritirata <strong>in</strong> un mondo a parte, solo tuo. La malattia e i dolori hanno f<strong>in</strong>ito per<br />
isolarti ancora di più nei tuoi pensieri, sempre uguali, <strong>in</strong>sistenti, circolari, sono diventati il tuo unico<br />
punto di riferimento nella vita. Era diventato difficoltoso, stancante, a volte impossibile penetrare<br />
quel mondo o fartene uscire.<br />
Una campana di vetro trasparente ma impenetrabile avvolgeva la tua anima.<br />
So che hai vissuto tutta la vita avendo per compagna la paura di non essere importante, di non<br />
essere amata. Ogni tentativo di dimostrarti il contrario rimbalzava contro quel vetro e tornava<br />
56<br />
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