Rivista n° 91 - Verona
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Tre progetti incompiuti<br />
di Damiano Zerman<br />
Casa Biondani (2009-2010)<br />
A nord di porta San zeno, fuori le mura di<br />
Lazise, in corrispondenza dell’antico vallo, vi è<br />
un luogo di notevole interesse architettonico.<br />
uno spazio delimitato da una parte dalle<br />
possenti mura scaligere e dall’altra dal retro<br />
di alcuni edifici che si affacciano sulla via<br />
Gardesana. uno spazio che, negli ultimi<br />
decenni, è stato svilito dal sorgere di incerti<br />
edifici di non pregevole fattura, tristemente<br />
destinati a uso disbrigo. Il Signor Biondani<br />
chiese di costruire in quel luogo la propria<br />
abitazione. ricordo benissimo la prima scelta<br />
dell’architetto Tommasi: “liberare le mura...<br />
e l’abside della chiesa” dagli edifici di poco<br />
valore, addossando il nuovo intervento<br />
agli edifici esistenti prospicienti la strada<br />
Gardesana.<br />
L’architetto ideò quindi un progetto articolato,<br />
volutamente concepito come la somma<br />
di molteplici episodi, evitando quindi l’idea<br />
forte. Secondo il suo pensiero, le mura,<br />
gelose custodi del proprio glorioso passato,<br />
dovevano avere l’egemonia assoluta sul<br />
nuovo costruito, quasi a dominarlo e<br />
proteggerlo. I materiali previsti: legno, ferro,<br />
vetro e vetro strutturale; tutto ordinato come<br />
a formare una sorta di “accampamento”<br />
all’interno del vallo. L’ingresso alla nuova<br />
abitazione avviene tramite un percorso<br />
pedonale che parte appena prima della<br />
citata porta San zeno per poi diramarsi in<br />
due viottoli curvilinei: il primo, fiancheggiando<br />
le mura, termina in una scala che permette<br />
l’accesso alla terrazza del primo piano; il<br />
secondo arriva invece in un cortiletto in pietra<br />
quadrata, che da accesso alla casa.<br />
Gli ambienti interni sono delimitati da una<br />
serie di setti in legno, perpendicolari agli<br />
edifici esistenti, che scandiscono gli spazi<br />
adibiti alle diverse destinazioni. Le quinte<br />
lignee vengono tamponate, verso il vallo, da<br />
serramenti in legno minuziosamente disegnati<br />
con parti apribili e parti fisse. In asse con<br />
la scala, verso le mura, prende posizione il<br />
soggiorno: una sala rettangolare scandita da<br />
otto pilastri in vetro su cui appoggiano quattro<br />
travi (anch’esse in vetro), che sorreggono<br />
una struttura lignea (una sorta di catino). Al<br />
suo interno spicca il camino semicircolare in<br />
vetro che si adagia, quasi a galleggiarvi, sul<br />
pelo dell’acqua. una grande vasca d’acqua è<br />
delimitata dai percorsi esterni e dal soggiorno,<br />
e viene divisa in due parti dal prolungamento<br />
del cortile d’ingresso.<br />
Infine, come una sorta di grande esedra, con<br />
accesso direttamente dalla casa, si configura<br />
il bagno turco, con affaccio verso le mura<br />
scaligere.<br />
La fattoria sul lago (2006-2007)<br />
una nota azienda agricola del basso Lago<br />
di Garda incaricò Tommasi della stesura<br />
di un progetto per riqualificare, tramite la<br />
realizzazione di nuovi manufatti, la propria<br />
attività. La richiesta partiva dall’esigenza<br />
di unire l’abitazione padronale con una<br />
struttura da destinare ad usi scientifici,<br />
didattici e produttivi. La tenuta, di svariati<br />
ettari, si estende per buona parte su un<br />
terreno collinare il cui crinale gode di una<br />
felice vista sul Lago. In questa ampia tenuta,<br />
altimetricamente mutevole, Tommasi decise<br />
fin da subito di posizionare il complesso<br />
sul punto più alto: “un luogo dove la natura<br />
è regina assoluta e alla quale occorre solo<br />
assoggettarsi per renderla amica e complice”.<br />
ricordo benissimo, mentre tentava di<br />
accendere l’inseparabile beedi - sigaretta<br />
indiana ottenuta con una foglia di Tendu<br />
arrotolata a mano - l’entusiasmo nel<br />
coinvolgermi e con il quale mi faceva<br />
partecipe della sua idea: voleva concepire<br />
una serie di edifici che si snodassero lungo<br />
il crinale della collina. una sorta di racconto<br />
del costruito morbidamente dislocato nel<br />
verde, colmo di quel silenzio in cui si respira il<br />
profumo della natura.<br />
per l’ingresso all’azienda agricola, egli<br />
pensa a una corte delimitata per tre lati su<br />
quattro da edifici; una sorta di “C” composta<br />
da due portici sui lati e, sul fondo, la testa<br />
della casa padronale, impreziosita da un<br />
elegante timpano interrotto. All’interno del<br />
progetto compaiono altre tre corti, due<br />
di esse, simmetriche e più basse rispetto<br />
all’ingresso. Queste, sfruttando il declivio del<br />
terreno, permettono accesso, luce e aria a<br />
tutta l’ampia cantina ipogea destinata alla<br />
vinificazione.<br />
Dall’ingresso principale partono due percorsi<br />
pedonali in parte coperti e in parte pergolati,<br />
entrambi paralleli al Lago. Il primo, quello più<br />
breve, arriva all’edificio a pianta quadrata<br />
adibito, al piano terra, ad aula didattica,<br />
con relativi servizi, e a ricovero macchine<br />
e attrezzi agricoli. Lo stesso tragitto, dopo<br />
avere oltrepassato il manufatto termina in una<br />
comoda gradinata che permette l’accesso al<br />
fruttaio del piano primo. Il secondo percorso,<br />
dopo aver oltrepassato le ampie vetrate<br />
dell’aula didattica, raggiunge un tempietto<br />
ottagonale, che fa da spartiacque: da una<br />
parte un laghetto ricco di piante acquatiche<br />
utili per la fitodepurazione, dall’altra parte<br />
un ampio specchio d’acqua in cui trovare<br />
ristoro nelle giornate afose. Davanti all’aula<br />
didattica, vi è una loggia aperta sui lati: una<br />
balconata coperta con un belvedere immerso<br />
nel vuoto, una propaggine verso il paesaggio.<br />
proseguendo a sud del crinale, si arriva infine<br />
a un piccolo fabbricato indipendente, adibito<br />
a foresteria.<br />
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