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<strong>Le</strong> <strong>lettere</strong> <strong>lucenti</strong> <strong>nel</strong><br />

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<strong>Corano</strong><br />

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نﻟا ﻲﻓ ﻧارﻟا فوﻟا<br />

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Asma Gherib<br />

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ﺟﻟا نﺎﻟا ﻣ ﺎﺑ ذﻋأ<br />

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و<br />

1<br />

Tra gli argomenti coranici che hanno incuriosito molti studiosi<br />

musulmani e non, vi è quello sulle misteriose <strong>lettere</strong> che introducono<br />

diversi capitoli del <strong>Corano</strong>: queste <strong>lettere</strong> per la loro funzione<br />

introduttiva, sono chiamate «<strong>lettere</strong> aprenti» 2 o anche «<strong>lettere</strong> interrotte» 3<br />

perché lette o pronunciate singolarmente, ma sono chiamate in particolar<br />

modo «<strong>lettere</strong> introduttive» 4 , espressione che sarà approfondita i questo<br />

studio. Il <strong>Corano</strong> scese in lingua araba, quella della gente della penisola<br />

arabica, famosa per la sua eloquenza linguistica e letteraria; ciò non<br />

impedì però che queste strane <strong>lettere</strong> rimanessero ugualmente un mistero<br />

che gli arabi non riescono a decifrare.<br />

Questa pratica di introdurre i discorsi con delle <strong>lettere</strong> era inusuale;<br />

qual era dunque lo scopo di porre delle <strong>lettere</strong> così misteriose in un testo<br />

sacro, dove ogni cosa dovrebbe essere chiara e comprensibile a tutti<br />

i fedeli, al fine di rendere i suoi comandamenti più facili da seguire?<br />

Queste <strong>lettere</strong> devono sicuramente avere un senso, altrimenti si rischia di<br />

offendere la chiarezza divina, accusandola d’imprecisione in un testo di<br />

elevata importanza come il <strong>Corano</strong>.<br />

Molte di queste <strong>lettere</strong> vengono ripetute più di una volta <strong>nel</strong> <strong>Corano</strong> e il<br />

fatto che quattordici sia il loro numero e corrisponda alla metà del<br />

1 «Iddio ha rivelato il Racconto più bello, un Libro d’allegorie, testi all’ascoltare i quali s’aggrinzisce<br />

la pelle di quelli che il loro Signore paventano, e poi s’addolcisce la pelle loro, e i cuori, all’udire il<br />

Nome di Dio. Questa è la Guida Retta di Dio, con la quale dirige chi vuole: e colui che Iddio travia,<br />

Guida non trova». Alessandro Bausani, Il <strong>Corano</strong>, Milano, Bur Classici: la Sura delle Schiere, v. 23,<br />

pg. 340.<br />

2 Ibn Kathīr, Tafsīr Al-Qur’ān Al-‘ Azīm, Casablanca, Dār Al-Ma‘rifah, pg. 44.<br />

3 Fādil Al-Bahrānī, Al-Hurūf Al- Muqatta‘ah fī Al- Qur’ān Al-Karim, pg. 2 articolo pubblicato sul sito:<br />

http//www.qrnor.net/indexprint.php?nid=18<br />

4 Al-Shaykh ‘Abd Al-Karīm Shams Al-Dīn, Limāthā Nūrāniya? Un articolo pubblicato sul sito web<br />

arabo «l’intelletto musulmano»: http://www.islamicbrain.com/toc.htm .<br />

2


numero delle <strong>lettere</strong> dell’alfabeto arabo, può con sicurezza essere<br />

considerato una casualità?<br />

Gli ulamā’ che hanno studiato il <strong>Corano</strong> e le sue scienze sono tanti,<br />

ma non si capisce come mai gli studi riguardanti le <strong>lettere</strong> siano ben<br />

limitati e oggetto di molte querelles e dibattiti sharaitici 5 ! <strong>Le</strong> domande<br />

sono indubbiamente tante, ma le risposte sono poche, risposte che ho<br />

cercato per diversi anni, aiutandomi con numerose letture e ricerche; e in<br />

particolare, non ho trascurato le vie sufi, che mi hanno portata ad aprire<br />

dibattiti spirituali con uno dei mistici contemporanei marocchini e altri<br />

fuqahā’ della zāwiya 6 Al-Ğazūliya e Al-Shādiliya a Safi 7 . Il mio incontro<br />

con lo sheikh Ahmad Baghir, sufi contemporaneo marocchino, avvenuto<br />

a Safi <strong>nel</strong> mese di novembre del 2004, è stato molto proficuo in quanto,<br />

dopo lunghi dibattiti aperti con lui e altri shuyūkh della zāwiya Al-<br />

Ğazūliya, sono riuscita a conoscere meglio molti aspetti del <strong>Corano</strong> e dei<br />

suoi segreti.<br />

La natura dei testi consultati è perennemente sufi, unico sicuro<br />

cammino che ha trattato profondamente il linguaggio intrinseco del<br />

<strong>Corano</strong>, nonostante gli ulamā’ musulmani, e soprattutto quelli che<br />

propugnano l’interpretazione estrinseca del <strong>Corano</strong>, siano palesemente<br />

contrari a ogni tentativo di indagare sul significato di queste <strong>lettere</strong><br />

introduttive per non oltraggiare la sacralità divina e i suoi illustri segreti!<br />

Fra i testi fondamentali consultati per questo lavoro si possono elencare<br />

i seguenti: di Abū ‘Abd Allāh Muhammad Ibn Sūlaymān Al-Ğazūlī<br />

5<br />

Si fa riferimento alle discussioni giuridiche effettuate dal consiglio giuridico religioso della Mecca<br />

per censurare il libro intitolato Al-Hīrūghlīfiyah tufassir Al-Qur’ān ossia La lingua geroglifica spiega<br />

il <strong>Corano</strong>, dello studioso egiziano Sa‘d ‘Abd Al-Muttalib,<br />

dove quest’ultimo ha avuto il coraggio di<br />

dire che le <strong>lettere</strong> introduttive del <strong>Corano</strong> non sono altro che delle frasi il cui significato va cercato<br />

<strong>nel</strong>la lingua geroglifica.<br />

6<br />

La zāwiya dal punto di vista linguistico in arabo è l’angolo di un luogo. Deriva dal verbo trilittero<br />

zawā e lo stesso verbo <strong>nel</strong>la sua forma quadrilittera significa “giungere in un luogo in compagnia di<br />

una altra persona”. Può anche significare raccogliere delle parole dentro il proprio cuore. Nel suo<br />

significato religioso la parola zāwiya indica il luogo del ritiro spirituale dei membri di una confraternita<br />

religiosa (che si trova spesso accanto alla tomba di un wali, “amico di Dio”) e quindi la confraternita<br />

stessa. Tra il XII e il XVI secolo le zawāyā cominciano ad assumere anche aspetti politici e militari,<br />

soprattutto in Marocco durante la dinastia Sa‘adita.<br />

7<br />

Si veda l’articolo storico in appendice.<br />

3<br />

Dalā’il Al-Khayrāt Wa Shawāriq Al-Anwār, di Abū ‘Abd Allāh Al-<br />

Zanğānī Ta’rīkh Al-Qur’ān, Al-Istiqsā’ fī tārīkh Al-Maghreb al-aqsā di<br />

Ahmad Ibn Khālid Al-Nāsirī,<br />

le raccolte di ahadīth di Al-Bukhārī, Al-<br />

Ğāmi’ Al-Sahīh, e di Al-Nawawī, Sahīh Muslim, e il manuale di Abū Al-<br />

Qāsim Al-Khū’ī, Al-Bayān Fī Al-Tafsīr, e altri ancora che verranno citati<br />

<strong>nel</strong>la bibliografia.<br />

Il lavoro è diviso in tre capitoli: <strong>nel</strong> primo verrà fornito un quadro<br />

generale in riferimento al fenomeno della rivelazione, la raccolta del<br />

<strong>Corano</strong> e quindi le sue scienze.<br />

Il secondo nasce e si articola sui segreti del <strong>Corano</strong>, alla luce di un<br />

incontro con lo sheikh Ahmad Baghir, e sui i dibattiti svolti <strong>nel</strong>la<br />

khalwah del grande imām, lo sheikh al-sūfī Abū ‘Abd Allah Al-Ğazūlī,<br />

dibattiti conclusi con l’affermazione che Dalā’el al-khayrāt wa shawāriq<br />

al-anwār sia un mezzo consigliato per svelare alcuni segreti del <strong>Corano</strong><br />

e delle sue <strong>lettere</strong>.<br />

Nel terzo e ultimo capitolo, svolgo l’analisi dettagliata del legame che<br />

c’è tra le <strong>lettere</strong> introduttive e le lingue geroglifica e siriaca.<br />

Nelle conclusioni si è cercato di sintetizzare il lavoro svolto all’interno<br />

dei capitoli, riportando una riflessione sull’immenso interesse che gli<br />

‘ulamā’ danno al <strong>Corano</strong> al fine di scoprire i suoi meravigliosi tesori.<br />

4


Capitolo 1<br />

1.1 LA RIVELAZIONE<br />

Muhammad (S.’A.W.S.) 11 non fu l’unico Profeta ad avere esperienza<br />

diretta di una rivelazione divina. Prima di lui altri profeti si erano già<br />

trovati in questa condizione.<br />

«In verità Noi t’abbiamo dato la rivelazione come l’abbiamo data<br />

a Noé e ai profeti che lo seguirono, e l’abbiam data ad Abramo<br />

e a Ismaele, e a Isacco e a Giacobbe, e alle Tribù e a Gesù e a Giobbe,<br />

e a Giona e ad Aronne e a Salomone, e a Davide demmo i salmi. E così<br />

inviammo messaggeri dei quali già t’abbiam narrato la storia<br />

e messaggeri dei quali t’abbiamo nulla narrato, ma con Mosé Iddio parlò<br />

a viva voce, e messaggeri mandammo annunziatori e ammonitori, perché<br />

gli uomini non avessero più alcun argomento da portare contro Dio, dopo<br />

l’invio dei messaggeri divini; e Dio è potente e saggio» 12 .<br />

Nonostante i numerosi esempi, la rivelazione resta un fenomeno<br />

che suscita curiosità e mistero, che spinge a cercare la spiegazione di un<br />

fenomeno simile e se quest’ultimo, <strong>nel</strong> caso di Maometto, sia stato un<br />

atto legato alla sua persona o una realtà a se stante.<br />

Tutti gli studi sul <strong>Corano</strong> confermano che il Profeta era un servo di Dio,<br />

che aveva il solo compito di trasmettere la Parola sacra, da lui inattesa<br />

e mai pensata, stabilendo così una separazione tra la sua persona e la<br />

rivelazione stessa.<br />

Alcuni studiosi del fenomeno mettono sullo stesso piano i concetti di<br />

rivelazione, svelare e ispirazione, non considerando le dovute differenze:<br />

l’ispirazione spesso concerne un argomento maturato <strong>nel</strong> nostro<br />

11 Questa abbreviazione sta per Sallā Allāhu ‘Alaihi Wa Sallam, cioè “Che il saluto di Dio e la Sua<br />

pace siano su di lui”, formula di rispetto rituale da aggiungere sempre dopo il nome del Profeta.<br />

12 Il <strong>Corano</strong>, cit., Sura delle Donne, vv. 163-166.<br />

5<br />

intelletto, una questione che impegna il nostro cervello e che poi sfocia in<br />

una soluzione improvvisa, raggiunta in sogno o <strong>nel</strong>la veglia, che<br />

possiamo ritenere quasi autorivelazione.<br />

La rivelazione divina è invece qualcosa di assoluto, una grazia che solo<br />

i profeti ricevono, in piena coscienza e certezza, attraverso Iddio o i suoi<br />

angeli; l’ispirazione è invece diffusa tra un gran numero di persone 13 ,<br />

soprattutto tra gli awliyā’ 14 .<br />

Lo svelare è legato profondamente alla psiche dell’uomo e avviene senza<br />

alcun tramite e non implica la trasmissione di un messaggio, l’esatto<br />

contrario della rivelazione 15 .<br />

Durante la rivelazione solamente il Profeta Muhammad (S.’A.W.S.) era<br />

in grado di vedere l’angelo e udiva le sue parole, con percezioni però del<br />

tutto differenti dal comune, ragion per cui agli altri non era possibile<br />

accedere alla visione.<br />

Alcune fonti riportano che il Profeta Muhammad (S.’A.W.S.), nonostante<br />

il pallore e il sudore visibili sul suo volto durante la rivelazione, rimase<br />

cosciente e sicuro di ciò che riceveva per quasi tutti i ventitre anni della<br />

rivelazione 16 .<br />

Alcuni critici orientalisti hanno cercato di attaccare il fenomeno della<br />

rivelazione di Muhammad (S.’A.W.S.), affermando che i sintomi fisici<br />

che accompagnavano il fenomeno erano in realtà quelli dell’epilessia 17 .<br />

Nonostante il Profeta sudasse, diventasse pallido e il suo corpo si<br />

appesantisse, egli rimaneva cosciente e ricordava perfettamente ciò che<br />

gli era stato rivelato; <strong>nel</strong> caso invece di una crisi epilettica, la persona<br />

dimentica del tutto l’accaduto.<br />

13 Lo studioso orientalista tedesco Noeldeke (1836-1930) ha trattato con precisione questa differenza<br />

tra rivelazione e ispirazione, considerando la prima come un dono riservato solo ai profeti e la seconda<br />

agli uomini pii e mistici. Noeldeke, Dā’irat Al-Ma‘ārif Al-Islāmiyya Al-Almāniyya, vol. IX, art.<br />

religione, <strong>nel</strong>la traduzione araba di ‘Abd al-Hamīd Yūnis e collaboratori, pg: 340. Cairo, 1933.<br />

14 Gli “amici di Dio”, sorta di “santi” della religione islamica.<br />

15 Ğamil Salībah, Al-qāmūs Al-falsafī, Dār Al-Kitāb Al-Lubnānī, Beirut, 1979.<br />

16 Ibn Sa‘ad Abū ‘Abd Allāh, Al-Tabaqāt Al-Kubrā,pg. 187. Beirut 1957<br />

17 V. di seguito: voci diffamatorie tentarono di spiegare il fenomeno della trasmissione della<br />

Rivelazione con un’epilessia di cui il Profeta avrebbe sofferto.<br />

6


A questa critica insensata hanno risposto altri studiosi come Sir William<br />

Muir (1819-1905), che <strong>nel</strong> suo libro Life of Mohammed scriveva:<br />

«Descrivere in quella maniera oscena i sintomi che accompagnavano la<br />

rivelazione di Muhammad (S.’A.W.S.) e dire che si trattasse di epilessia<br />

è un grande errore scientifico, perché l’epilessia non permette alla<br />

persona malata di ricordare l’accaduto, mentre il caso di Muhammad<br />

è esattamente il contrario, perché egli era ancora più lucido e ricordava<br />

tutto» 18 .<br />

Disse Dio <strong>nel</strong> suo sacro Libro:<br />

«A nessuno Dio può parlare altro che per rivelazione, o dietro un velame,<br />

o invia un messaggero il quale riveli a lui col suo permesso quel che Egli<br />

vuole. Egli è l’Eccelso Sapiente.» 19<br />

Si tratta delle diverse vie della rivelazione:<br />

- Rivelare i discorsi del Signore rivolgendosi ai suoi profeti<br />

segretamente.<br />

- Ascoltare le parole di Dio direttamente da Lui senza vederlo<br />

(il caso di Mosé).<br />

- Tramite l’arcangelo Gabriele (S.’A.W.S.) che si presentava<br />

al Profeta <strong>nel</strong>le sembianze di uomo o di altre presenze<br />

conosciute solo al Profeta.<br />

L’inizio della rivelazione islamica 20 risale alla prima surah rivelata <strong>nel</strong><br />

<strong>Corano</strong>, quella del Grumo di sangue:<br />

«<strong>Le</strong>ggi ad alta voce, in nome del tuo Signore, che ha creato, ha creato<br />

l’uomo da un grumo di sangue! <strong>Le</strong>ggi ad alta voce! Che il tuo Signore è<br />

18 Sir William Muir, The life of Mohammed, AMS Press Inc., New York, 1975.<br />

19 Il <strong>Corano</strong>, cit., Sura della Consultazione, v. 51.<br />

20 Secondo alcuni studiosi, la durata della rivelazione potrebbe comprendere un periodo di tredici ,<br />

venti o addirittura venticinque anni; questi dati vanno messi in relazione con la durata della sua<br />

permanenza alla Mecca e a Medina: per quest’ultima i fuqahā’ concordano sul fatto che il Profeta vi sia<br />

rimasto dieci anni, per quanto riguarda la Mecca il periodo oscilla tra i dieci e i quindici anni.<br />

Considerando però che Maometto, al momento delle prime rivelazioni, aveva quarant’anni e che morì<br />

all’età di sessantatre anni, è più logico affermare che tutta la rivelazione sia durata ventitre anni.<br />

7<br />

il Generosissimo, colui che ha insegnato l’uso del calamo, ha insegnato<br />

all’uomo ciò che non sapeva» 21 .<br />

Momento dopo il quale la responsabilità della rivelazione si fece sempre<br />

più pesante: «Che Noi rivolgeremo a te parole gravi» 22 . Il <strong>Corano</strong><br />

scendeva in numero di versi sempre maggiore, sino a diventare una sura<br />

intera 23 .<br />

La scelta di rivelare il <strong>Corano</strong> in maniera graduale, non solo conferma la<br />

saggezza divina, ma a suo tempo evitò che la gente del periodo<br />

preislamico subisse improvvisi cambiamenti a causa di un messaggio<br />

religioso palesemente rivoluzionario; la rivelazione inoltre mirava<br />

a diminuire l’ignoranza e lo smarrimento spirituale <strong>nel</strong> quale erano<br />

sprofondati i popoli della penisola araba. Uno esempio di tale intento è la<br />

proibizione di bere bevande alcoliche, considerato il legame psicologico,<br />

economico e culturale degli arabi con il vino, passando quindi alla<br />

proibizione di pregare in stato di ubriachezza per arrivare poi alla<br />

proibizione totale.<br />

«O voi che credete! In verità il vino, il maysir, le pietre idolatriche, le<br />

frecce divinatorie sono sozzure, opere di satana; evitatele, a che per<br />

avventura possiate prosperare» 24 .<br />

21 Il <strong>Corano</strong>, cit., Sura del Grumo di sangue, vv. 1-5.<br />

22 Il <strong>Corano</strong>, cit., Sura dell’Avvolto <strong>nel</strong> manto, v. 5.<br />

23 Ğalāl Al-Dīn Al-Suyūtī, Al-Itqān fī ‘ulūm Al-Qur’ān, Dār Al-Mashhad Al-Husaynī, il Cairo, 1867.<br />

24 Il <strong>Corano</strong>, cit., Sura della Mensa, v. 90.<br />

8


1.2 LA RACCOLTA DEL CORANO<br />

Riguardo la raccolta delle sure e quindi le stesure del <strong>Corano</strong><br />

esistono versioni contraddittorie che non riescono comunque ad intaccare<br />

la sacralità di questo Libro, perché Iddio stesso ha promesso ai suoi fedeli<br />

di custodire il <strong>Corano</strong>: «In verità Noi abbiamo rivelato l’ammonimento, e<br />

Noi ne siamo i custodi» 25 .<br />

<strong>Le</strong> principali versioni sono le seguenti:<br />

- Quando morì il Profeta il <strong>Corano</strong> era già scritto su vecchi<br />

manoscritti, giganti pezzi di pelle e su enormi scapole di<br />

animali. Non era raccolto in un libro e quando Abū Bakr<br />

(R.A.’A) 26 , primo califfo dell’Islam, vide che molti dei<br />

lettori del <strong>Corano</strong> erano ormai morti, dopo la battaglia della<br />

Yamāmah (633) chiese consiglio a Omar Ibn Al-Khattāb<br />

(R.A.’A), concordando infine di raccogliere tutto il <strong>Corano</strong><br />

in un libro e nominando Zayd Ibn Tābith (R.A.’A) 27<br />

redattore.<br />

- Omar Ibn Al-Khattāb fu il primo a raccogliere il <strong>Corano</strong> e ad<br />

affidare questo compito a Zayd Ibn Tābith dopo la morte del<br />

profeta; la decisione fu presa dopo aver domandato un<br />

versetto coranico ad alcuni compagni del Profeta, i quali non<br />

avevano saputo dare la risposta giusta.<br />

- Alla morte dei primi due califfi dell’Islam il <strong>Corano</strong> non era<br />

raccolto in un intero libro.<br />

- ‘Uthmān Ibn ‘Affān (R.A.’A), il terzo califfo, fu il primo a<br />

raccogliere il <strong>Corano</strong> e ad unire le diverse edizioni già<br />

esistenti.<br />

25 Il <strong>Corano</strong>, cit., Sura Al-Hiğr, v. 9.<br />

26 Questa abbreviazione sta per Radiya Allāhu ‘Anhu, cioè “Che la benedizione di Dio sia su di lui”,<br />

formula di rispetto rituale da aggiungere sempre dopo il nome di un compagno del Profeta.<br />

27 Studioso e redattore che era sempre in compagnia del Profeta.<br />

9<br />

- Il <strong>Corano</strong> non aveva bisogno di essere raccolto, perché era<br />

stato già raccolto dal Profeta durante la sua vita.<br />

Tra i più importanti studiosi che hanno studiato queste contraddizioni vi<br />

è Al Khū’ī, che ha espresso il suo disaccordo con le ipotesi sopraccitate,<br />

basandosi su prove storiche ben precise per affermare che le sure del<br />

<strong>Corano</strong> siano state raccolte durante la vita del Profeta, estrapolando<br />

queste verità dai più importanti libri di ahādīth 28 .<br />

Lo stesso studioso ha confermato l’idea secondo cui ‘Uthmān Ibn ‘Affān<br />

fu il primo a determinare un solo tipo di lettura del <strong>Corano</strong> ma non<br />

a raccogliere i versetti e le sure in un grande libro.<br />

<strong>Le</strong> prove che confermano la tesi del <strong>Corano</strong> raccolto prima della morte di<br />

Muhammad (S.’A.W.S.) sono citate da Al-Khū’ī <strong>nel</strong> suo libro Al<br />

Bayān 29 , tra queste:<br />

1. Nel libro di Al-Bukhārī è stato scritto che coloro che hanno<br />

raccolto il <strong>Corano</strong> durante la vita del Profeta sono quattro, secondo<br />

il hādīth seguente:<br />

«Disse Qatādah: chiesi un giorno ad Anas Ibn Mālik: chi ha<br />

raccolto il <strong>Corano</strong> durante la vita del Profeta?<br />

Egli rispose: erano quattro degli ansār 30 e sono: Abū Ka’b, Mu’āth<br />

Ibn Ğabal, Zayd Ibn Tābith e Abū Zayd» 31 .<br />

2. Coloro che hanno raccolto il <strong>Corano</strong> prima della morte del Profeta<br />

erano quattro: Ubay Ibn Ka’b, Mu’āth Ibn Ğabal, Zayd Ibn Tābith,<br />

Abū Zayd. 32<br />

3. Disse Al-Bayhaqī narrando su Ibn Sirīn: «Il <strong>Corano</strong> fu raccolto<br />

durante la vita del Profeta da quattro uomini: Ubay Ibn Ka’b, Mu’āth Ibn<br />

28<br />

Sahīh muslim, Sahīh Al-Bukhārī e Itqān Al-Suyūtī.<br />

29<br />

Abū Al-Qāsem Al-Khū’ī, Al-Bayān fī Al-tafsīr, Dār Al-A‘lāmī, pg. 98 Beirut, 1974.<br />

30<br />

Coloro che hanno sostenuto il Profeta durante il suo arrivo a Yatrib (Medina).<br />

31<br />

Abū ‘Abd Allāh Al-Zanğānī (1309-1360), Tārīkh Al-Qur’ān, pg: 60. terza edizione, Dār Al-A‘lāmī,<br />

Beirut 1969.<br />

32<br />

Badr Al-Dīn Al-Zarkashī, Al-Burhān fī ‘Ulūm al-Qur’ān, Dār Al-Nahda li ‘l-Kitāb Al-‘Arabī, Cairo<br />

1957.<br />

10


Ğabal, Zayd Ibn Tābith, Abū Zayd». Mentre altri ne aggiungono due<br />

Othmān e Abū Al-Dardā’ 33 .<br />

4. Disse Ibn Ishāq: «Coloro che hanno raccolto il <strong>Corano</strong> durante la<br />

vita del Profeta sono:<br />

‘Alī Ibn Abī Tālib, Sa‘d Ibn ‘Ubayd Ibn Al-Nu‘mān, Abū Al-<br />

Dardā’, ‘Umayr Ibn Zayd, Mu’āth Ibn Ğabal e Zayd Ibn<br />

Tābith».” 34<br />

5. Disse Al-Suyūtī Ğalāl Al-Dīn: «C’è stata anche una donna,<br />

compagna del Profeta, che ha raccolto tutto il <strong>Corano</strong>, e ciò trova<br />

riscontro <strong>nel</strong> libro di Ibn Sa‘d intitolato Al-Tabaqāt, dove egli<br />

stesso scrive: Ci ha raccontato Al-Fazl Ibn Dakīn dicendo che è<br />

stato Al Walīd Ibn ‘Abd Allāh a narrare quanto segue: Mia nonna<br />

Umm Waraqah Bint ‘Abd Allāh Ibn Al-Hārith, che il profeta<br />

visitava spesso chiamandola martire, è stata tra le prime donne ad<br />

aver raccolto Il <strong>Corano</strong>» 35 .<br />

Nonostante le prove contrarie, rimane <strong>nel</strong> pensiero islamico la<br />

convinzione che ‘Uthmān Ibn ‘Affān sia stato il raccoglitore del <strong>Corano</strong>,<br />

anziché solamente il primo califfo ad aver pensato di risolvere il<br />

problema delle diverse letture diffuse tra la gente dell’Iraq e dello Shām 36<br />

e quindi ad unire le sette letture 37 in una unica; al riguardo Il dottor Taha<br />

Husayn scrisse:<br />

«Unire le letture del <strong>Corano</strong> in un solo tipo di lettura è stato senza dubbio<br />

un atto di coraggio, perché così ‘Uthmān Ibn ‘Affān è riuscito<br />

saggiamente ad evitare che ci fossero discordie tra i musulmani <strong>nel</strong><br />

leggere il <strong>Corano</strong> in diversi modi e nei diversi dialetti arabi».<br />

33 Al-Zanğānī, op. cit., pg 67.<br />

34 Ğalāl Al-Dīn Al-Suyūtī, op. cit.<br />

35 Non era l’unica, vi furono anche ‘A’isha, Hafsa, e Umm Salama, mogli del Profeta.<br />

36 Taha Husayn, Al-Fitna Al-kubrā, Dār Al-Ma‘ārif, Cairo 1968.<br />

37 <strong>Le</strong> famose letture erano sette, cioè quelle dei sette compagni del Profeta: Abū Mūsā Al-Asha‘rī,<br />

‘Uthmān, Ibn Mas‘ūd, Ubay Ibn Ka’b, Zayd Ibn Tābith, ‘Alī Ibn Abī Tālib, e Abū Al-Dardā’.<br />

11<br />

Alcuni critici occidentali hanno cercato di screditare le diverse<br />

trascrizioni del <strong>Corano</strong> e di attaccarne la validità, a loro avviso corrotta<br />

dalla varietà degli uomini che hanno eseguito le trascrizioni, perché<br />

appartenenti a paesi arabi diversi e lontanissimi. Queste critiche sono<br />

state però contrastate da William Muir, famoso critico orientalista, che ha<br />

scritto : «il <strong>Corano</strong>, raccolto da ‘Uthmān, tramandato <strong>nel</strong>la storia di<br />

mano in mano, ci è arrivato senza alcuna falsificazione, ed è oggi<br />

custodito gelosamente, senza subire alcun cambiamento, neanche quando<br />

viene stampato in infinite copie usate in tutto il mondo musulmano» 38 .<br />

38 Cit. in Muhammad ‘Abd Al-‘Azīm Al-Zarqānī, Manāhil Al-‘Irfān fī ‘Ulūm Al-Qur’ān, Dār Ihyā’ Al-<br />

Kutub Al-‘Arabiyyah, Cairo, 1952.<br />

12


1.3 LE SCIENZE DEL CORANO<br />

Al tempo in cui il Profeta e i suoi stretti compagni erano ancora in<br />

vita, i qurayshiti non avvertirono il bisogno di compiere studi sul <strong>Corano</strong>,<br />

anche perché il Profeta vietava loro di scrivere su argomenti riguardanti il<br />

<strong>Corano</strong>, imponendo loro di limitarsi a riportare il messaggio sacro stesso:<br />

«Non scrivete nulla su di me, e se qualcuno ha già scritto qualcosa<br />

è tenuto a cancellarla. Narrate invece su di me senza alcun problema<br />

e guai a chi dice delle menzogne, chi lo fa finirà all’inferno» 39 .<br />

È così che le scienze del <strong>Corano</strong> ai tempi del Profeta erano orali e mai<br />

scritte, per paura che i fedeli confondessero il <strong>Corano</strong> con la sunnah e gli<br />

ahadīth.<br />

Ma quando la giovane comunità musulmana cominciò ad allargarsi,<br />

soprattutto <strong>nel</strong> periodo di ‘Uthmān, gli arabi cominciarono a varcare le<br />

frontiere di culture a loro sconosciute; allora ‘Uthmān chiese agli<br />

redattori compagni del Profeta di cominciare a scrivere le copie del<br />

<strong>Corano</strong> in una unica maniera e di leggerlo secondo una unica lettura,<br />

quindi bruciare le vecchie copie.<br />

Il passaggio ad una scrittura unica del <strong>Corano</strong> fu la prima scienza sul<br />

libro, che venne chiamata in arabo la scienza della scrittura ‘Uthmāniyah.<br />

‘Alī Ibn Abī Tālib si era invece concentrato sulla verifica della sintassi<br />

e della grammatica, chiedendo al famoso grammatico arabo Abū Aswad<br />

Al-Dua’lī di stabilire alcuni fondamentali regole per conservare la<br />

perfezione della lingua araba. ‘Alī può essere considerato il padre della<br />

seconda scienza coranica: la grammatica del testo sacro.<br />

Il resto delle scienze sul <strong>Corano</strong> comparvero dal terzo secolo dell’hiğra in<br />

poi, si parla quindi di:<br />

39<br />

Un hadīth documentato <strong>nel</strong>lo Sahīh<br />

di muslim.<br />

13<br />

- L’interpretazione del <strong>Corano</strong>:<br />

I pionieri di questa scienza erano: Shu‘bah Ibn Al-Hağğāğ, Sufiān Ibn<br />

‘Uyayna 40 , e l’iracheno Wakī‘ Ibn Al-Ğarrāh, poi Ibn Ğarīr Al-Tabarī,<br />

morto <strong>nel</strong> 922, i cui libri sull’interpretazione del <strong>Corano</strong> venivano<br />

considerati i migliori.<br />

- I motivi della rivelazione:<br />

‘Alī Ibn Al-Madanī il maestro di Al-Bukhārī era il più famoso sheikh ed<br />

esperto di questa scienza chiamata “i motivi della rivelazione”, durante il<br />

terzo secolo dell’hiğrah.<br />

- <strong>Le</strong> letture del <strong>Corano</strong><br />

Gli shuyūkh di questa scienza <strong>nel</strong> terzo secolo erano invece Mohammad<br />

Ibn Al-Dāris, e Mohammad Ibn Khalaf Al-Marzabān.<br />

Nel quarto secolo i fuqahā’ di questa scienza erano: Abū Bakr Al-Anbārī,<br />

con il suo libro ‘Ağā’ib ‘ulūm Al-Qur’ān 41 , in cui illustra i setti modi di<br />

lettura del <strong>Corano</strong> esistenti, la scrittura del <strong>Corano</strong>, il numero delle sure<br />

e dei versetti.<br />

L’altro grande faqīh fu Abū Al-Hasan Al-Ash‘arī, con il suo libro Al-<br />

Kanz fī ‘ulūm Al-Qur’ān 42 ; il grande faqīh, lo sheikh Abū Bakr Al-<br />

Siğistānī, con il suo libro Gharā’ib Al-Qur’ān 43 e tanti altri dotti ancora,<br />

che comparvero per tutto questo periodo sino al X secolo dopo la hiğrah<br />

del Profeta, quando gli ‘ulamā’ decisero di concentrarsi sulla<br />

classificazione del <strong>Corano</strong>, la sua storia e le sue scienze. Furono scritti al<br />

riguardo dei capolavori come ad esempio Manāhil Al-M‘rifa fī ‘ulūm Al-<br />

Qur’ān 44 di ‘Abd Al-‘Azīm Al-Zarqānī, oppure I‘ğāz Al-Qur’ān 45 del<br />

40<br />

Il faqīh e lo scienziato degli ahādīth di Bassora, veniva chiamato anche Abī Bastām, si incontrava<br />

con Anas Ibn Mālik e aveva sentito narrare gli ahādīth da quasi quattrocento dei seguaci del Profeta.<br />

41<br />

<strong>Le</strong> meraviglie delle scienze del <strong>Corano</strong><br />

42<br />

“Il tesoro <strong>nel</strong>le scienze del <strong>Corano</strong>”<br />

43<br />

“<strong>Le</strong> stranezze del <strong>Corano</strong>”<br />

44<br />

“<strong>Le</strong> risorse della sapienza <strong>nel</strong>le scienze del <strong>Corano</strong>”<br />

45<br />

“L’inimitabilità del <strong>Corano</strong>”<br />

14


grande letterato Mustafā Sādiq Al-Rāfi‘ī ed infine Tafsīr Al-Qur’ān Al-<br />

Hakīm 46 di Mohammad Rashīd Ridā.<br />

Capitolo 2<br />

2.1 I SEGRETI DEL CORANO ALLA LUCE DI UN INCONTRO<br />

CON AHMAD BAGHIR, UOMO SUFI MAROCCHINO VIVENTE<br />

• Riflessioni sul termine «Segreto».<br />

Il termine “segreto” è la parola chiave di questa ricerca: la rivelazione<br />

è un Segreto e le sue <strong>lettere</strong> introduttive sono anch’esse un Segreto.<br />

Ibn Manzūr 47 , il grande linguista arabo, <strong>nel</strong> suo famoso dizionario Lisān<br />

Al ‘Arab 48 , ci ha dato diverse spiegazioni e possibilità linguistiche<br />

riguardo questo termine. Noi sceglieremo quelle più utili alla nostra<br />

analisi. In un passo del dizionario egli spiega il significato del termine<br />

“segreto” come qualcosa tenuto nascosto, celato, buona o cattiva che sia<br />

la sua natura; in un altro passo invece il linguista definisce “segreto” con<br />

l’esatto contrario della spiegazione precedente: la parola “segreto” può<br />

significare rivelare un sentimento o svelare qualcosa tenuto nascosto.<br />

46 “La spiegazione del saggio <strong>Corano</strong>”<br />

47 Ibn Manzūr Mohammad ‘Ali Ibn Ahmad Ibn Haqabah Al-Ansārī Al-Ifrīqī (1232-1311), discendente<br />

di Rwayfi Ibn Thābith Al-Ansārī, compagno del Profeta Muhammad (S.’A.W.S.). Non si ha la certezza<br />

del luogo di nascita: alcune fonti riportano sia nato in Egitto, altre invece a Tripoli. Oltre ad essere un<br />

grande linguista, era anche un famoso e giusto giudice, amava molto riassumere i capolavori di<br />

letteratura, religione e storia araba; tra i suoi più famosi libri riassunti troviamo: Al-Aghānī,Al-‘Iqd Al-<br />

Ffarīd, Al-Dhakhīra e Mufradāt Al Bītār. Ha lasciato scritto di suo pugno quasi cinquecento volumi di<br />

varie opere in tutti i campi del pensiero arabo. Ibn Manzūr articolo pubblicato sul sito web<br />

http://www.qamossakhr.com .<br />

48 Ossia La lingua degli arabi: considerato tra le opere più famose di Ibn Manzūr, è il più noto<br />

e consultato dizionario della lingua araba. I libri che sono stati consultati per creare questa grandiosa<br />

opera, composta da quasi quindici volumi, sono citati dallo stesso Ibn Manzūr <strong>nel</strong>l’introduzione del<br />

dizionario. I libri sono: Hāshiyat Al-Ishāh di Ibn Barrī, Al-Muhkam di Ibn Sayyida, Al-Sihāh di Al-<br />

Ğawharī, e infine Al-Nihāyah di Ibn Athīr.<br />

15<br />

Ciò è confermato dal versetto coranico 54 citato <strong>nel</strong>la Sura di Giona,<br />

dove Dio ha inteso il termine “nascondere” 49 con il significato appunto di<br />

“svelare”; proprio da questa minuziosa osservazione di Ibn Manzūr, lo<br />

sheikh Ahmad Baghir 50 , durante il dibattito spirituale tenutosi <strong>nel</strong>la<br />

khawah del grande sheikh sufī Abū Sulaymān Al-Ğazūlī 51 a Safi 52<br />

insieme ad altri shuyūkh, ebbe la possibilità di spiegare come la parola<br />

Figura 2.: La grotta di Gesù e Maria: luogo del ritiro spirituale dello<br />

sheikh Ahmad Baghir (dove sbattono le onde).<br />

49 ﻣاﻟا اوﺳأ و ossia «wa asarru al-nadāmah», cioé letteralmente «e nascosero il loro pentimento», ma<br />

la parola “nascondere” vuol dire qui “svelare”, secondo il nesso e l’ordine del testo dove è stata citata.<br />

50 Mistico marocchino, ex professore di matematica pura presso il Supremo Istituto della Formazione<br />

dei professori a Safi, città dove è nato, oggi in pensione. Molto noto per il suo cammino spirituale, egli<br />

ebbe l’onore di custodire la khalwah di Al-Ğazūlī, è anche uno dei membri più illustre della zāwiyah<br />

Al -Ğazūliyah e anche di quella Al-Nāsiriyah.. La grotta, chiamata da lui stesso “Gesù e Maria”, è il<br />

luogo del suo ritiro spirituale, una grotta situata tra rocce scoscese sul mare della sua città natale.<br />

51 Vedi terzo paragrafo dello stesso capitolo.<br />

52 Allegato un articolo storico sulla città alla fine della ricerca.<br />

16


“segreto” possa indicare ciò che è considerato tale e al quale si può<br />

giungere, senza alcuna distinzione sociale. Muhammad stesso<br />

(S.’A.W.S.), semplice e giovane orfano, un pastore, venne perfino<br />

chiamato «Profeta analfabeta» 53 , si trovò <strong>nel</strong> privilegio di avere una<br />

grande responsabilità: il compito di spiegare ai suoi seguaci le parole del<br />

<strong>Corano</strong>. Non riuscendo egli stesso a comprendere la sua missione,<br />

all’inizio, per paura di dimenticare i versetti sacri che gli erano soffiati<br />

<strong>nel</strong> cuore, aveva una grande fretta, di fronte l’Arcangelo Gabriele, di<br />

apprendere a memoria le parole del <strong>Corano</strong> e muoveva velocemente le<br />

labbra per il timore che la rivelazione terminasse; nei versetti 17-20 della<br />

sura della Resurrezione, Dio infatti rimprovera chiaramente il Profeta<br />

dicendogli:<br />

«E tu non muovere la lingua ad affrettarlo, che a Noi sta raccoglierlo<br />

e recitarlo, quando lo recitiamo, sèguine la recitazione e poi a Noi spetta<br />

spiegarlo! No! Ma voi amate l’effimero e trascurate l’oltre».<br />

Dunque, come spiega Ahmad Baghir, se Dio ha promesso al suo Profeta<br />

di chiarire e spiegare il suo Libro sacro, in tal caso non si spiega perché<br />

gli shuyūkh del passato e del presente affermino che la rivelazione è un<br />

53 Molti fuqahā’ intesero la parola “analfabeta” in arabo (ummī) come un riferimento alla persona che<br />

non sa leggere né scrivere; i continui e lunghi studi arabi sul <strong>Corano</strong> hanno rivelato poi l’esatto<br />

contrario, e lo studioso ‘Abd Al-Karīm Al-Hāyirī in un articolo pubblicato sulla rivista irachena Al-<br />

Naba’ ( n°48, agosto 2000) scrisse: la parola “analfabeta”, citata in diversi versetti coranici, non indica<br />

il non saper leggere né scrivere, ma come disse il grande faqīh e linguista Abū Ishāq Al-Zağāğ, i vari<br />

versetti che riportano la parola “analfabeta” riferendosi al Profeta Maometto, in realtà intendono ben<br />

altro: cioè la persona che ha conservato la purezza e il suo stato innato e istintivo. Il <strong>Corano</strong> usa questa<br />

parola anche quando vuol parlare degli arabi qurayshiti, non per dire che essi siano “analfabeti” ma che<br />

essi sono la gente che sino a quel momento non aveva avuto un Libro sacro come gli ebrei e i cristiani,<br />

chiamati dal <strong>Corano</strong> «la gente del Libro». <strong>Le</strong> prove che confermano la condizione di uomo sapiente<br />

e non di “analfabeta” del Profeta sono tante, sia <strong>nel</strong> <strong>Corano</strong> che negli ahādīth, citiamo due esempi:<br />

- «Egli é colui che suscitò fra gli analfabeti - gente priva di Libro sacro - un messaggero della<br />

loro stirpe che recita loro i suoi segni, li purifica e insegna loro il Libro e la saggezza anche se<br />

prima si trovavano in errore manifesto». Il <strong>Corano</strong>, Sura dell’Adunanza, versetto 2.<br />

La domanda qui è: come fa un messaggero, che ha il compito di insegnare alla sua gente il Libro e la<br />

saggezza, ad essere “analfabeta”?<br />

- «Il Profeta (S.’A.W.S.), ormai ammalato, nei suoi ultimi anni di vita, disse ai suoi compagni:<br />

«datemi l’inchiostro e la carta su cui scriverò un libro con il cui aiuto non vi smarrirete mai».<br />

Al-Tabarī, Dār Ihyā’ Al-Kutub Al-‘Ilmiya, Libano, 1999, volume III, pg: 80.<br />

17<br />

segreto, un dogma difficile da capire, soprattutto quando si parla delle<br />

<strong>lettere</strong> introduttive del <strong>Corano</strong>.<br />

A quest’osservazione rispose a suo tempo il grande mistico e sūfī<br />

medievale lo sheikh al akbar Muhyī Al-Dīn Ibn ‘Arabī 54 , quando disse<br />

<strong>nel</strong> suo libro Tafsīr Ibn ‘Arabī 55 che l’uomo per natura è irruente perché<br />

creato dalla “fretta”, ossia dalla “vita terrena” intesa come breve dimora;<br />

l’uomo ha scelto di vivere sulla terra preferendo la dimora breve a quella<br />

eterna; la dimora celeste. La sua “fretta” gli impedisce dunque di leggere<br />

il testo sacro con calma e attraverso gli occhi dell’anima anziché<br />

dell’intelletto, di conseguenza questa “fretta” non gli permette di capirne<br />

il senso esatto, proprio come succedeva al Profeta nonostante avesse<br />

raggiunto i massimi livelli di pace interiore. Ogni qual volta egli riceveva<br />

le parole di Dio, era Iddio stesso a chiedergli di star quieto, perché<br />

sarebbe stato Egli stesso a raccoglierle e porle <strong>nel</strong>la dimora dell’unicità, a<br />

fargliele leggere con la Sua stessa lingua, versandole <strong>nel</strong>la dimora del<br />

raccoglimento; <strong>nel</strong> momento in cui si fosse fuso <strong>nel</strong>l’Essere divino, non<br />

avrebbe dovuto fare altro che uscire dalla dimora dell’annientamento<br />

e entrare in quella della permanenza, infine giungere alla spiegazione<br />

direttamente da Dio stesso o tramite il Suo Arcangelo Gabriele 56 .<br />

Alla luce di ciò è esatto dire che il <strong>Corano</strong> spiegato direttamente da Dio<br />

o dall’Arcangelo Gabriele è ancora un segreto?<br />

È ancora esatto dire che le <strong>lettere</strong> introduttive del <strong>Corano</strong> sono un<br />

mistero?<br />

54 Nato il 1165 in Andalusia, discendente di una pia e ricca famiglia, di cui molti membri erano mistici,<br />

nei suoi primi anni di giovinezza era appassionato di letteratura e di caccia, fin quando si sposò con la<br />

nobile e mistica donna Maryam Bint Mohammad Ibn ‘Abdūn, matrimonio che cambiò tutta la sua vita<br />

e che lo portò insieme ad altri eventi (come la morte di suo padre) sul sentiero del misticismo e ad<br />

interprendere dei lunghi viaggi in diverse parti del mondo: Tunisia, Marocco, Algeria, Iraq, Arabia<br />

Saudita e infine in Siria, dove si stabilì definitivamente a Damasco e ivi morì <strong>nel</strong> 1240, lasciando un<br />

patrimonio mistico composto da quasi quattrocento libri. ‘Abd Al-Rahīm Mardīnī, Lo sheikh Muhyī Al-<br />

Dīn Ibn ‘Arabī Dār Al-Mahabbah, Damasco, pgg 5-23.<br />

55 La spiegazione di Ibn ‘Arabī.<br />

56 Ibn ‘Arabī, Tafsīr Ibn ‘Arabī Dār AL-Maymanah, Cairo, 1800, V.II, pg: 180.<br />

18


Rispondere a queste domande implica uno studio approfondito sul perché<br />

di queste <strong>lettere</strong>, cosa siano, a cosa servano e perché siano presenti <strong>nel</strong><br />

<strong>Corano</strong> e tante altre domande a cui si cercherà di dare risposta nei<br />

prossimi paragrafi.<br />

19<br />

2.2 DIBATTITI SPIRITUALI SUI SEGRETI DEL CORANO NELLA<br />

KHALWAH DELLO GRANDE IMĀM SUFĪ MOHAMMAD IBN<br />

SULAYMAN AL-ĞAZŪLĪ<br />

• Descrizione delle <strong>lettere</strong> introduttive.<br />

Figura 3.: Il <strong>Corano</strong> , la sura di Maria, versetti 1-5: <strong>nel</strong> primo versetto si<br />

vedono cinque <strong>lettere</strong> introduttive del <strong>Corano</strong>, ﻌﻬآ<br />

20<br />

cioè K, H, YA,<br />

‘A, S e vengono pronunciate in questa maniera: kāf, hā, yā, ‘ayn, sād.


Si tratta di <strong>lettere</strong> che fanno parte dell’alfabeto arabo, si trovano in<br />

ventinove sure del <strong>Corano</strong>, noi le elenchiamo come segue:<br />

1) ـــــــــــــــــــﻟأ :<br />

sono le <strong>lettere</strong> alif, lām, mīm, corrispondono in italiano ai suoni di A, L,<br />

M e introducono le sure coraniche della Vacca, della Famiglia di ‘Imrān,<br />

del Ragno, dei Romani, di Luqmān, e della Prostrazione;<br />

2) ــــــــــــــــــﻟأ :<br />

alif, lām, mīm, sād, corrispondono in italiano ai suoni A, L, M, S<br />

e introducono la sura del Limbo;<br />

3) ـــــــــــــــــــــــﻟأ :<br />

alif, lām, rā, corrispondono in italiano ai suoni A, L, R e introducono le<br />

sure di: Giona, Hūd, Giuseppe, Abramo e Al hiğr;<br />

4)ــــــــــــــــــــــــﻟأ :<br />

alif, lām, mīm, rā, corrispondono in italiano ai suoni A, L, M, R<br />

e introducono la sura del Tuono;<br />

5) ــــــﻌـــــــﻬـــــآ :<br />

kāf, hā, yā, ‘ayn, sād, corrispondono in italiano ai suoni K, H, YA, ‘A, S<br />

e introducono la sura di Maria;<br />

6) ـــــــــــــــــــــــــــــ :<br />

ta, ha, corrispondono in italiano ai suoni T, e H e introducono la sura di<br />

Taha;<br />

7) ـــــــــــــــــــــــــــــ :<br />

ta, sīn, mīm, corrispondono in italiano ai suoni T, S, M e introducono la<br />

sura dei Racconti e quella dei Poeti;<br />

8) ـــــــــــــــــــــــــــــــــــ :<br />

ta, sīn, corrispondono in italiano ai suoni T, S, e introducono la sura delle<br />

Formiche;<br />

9)ــــــــــــــــــــــــــــــــــــــﻳ :<br />

21<br />

yā, sīn, corrispondono in italiano ai suoni, YĀ, S, e introducono la sura di<br />

Yāsīn;<br />

10) ص :<br />

sād corrisponde in italiano al suono S e introduce la sura di Sād;<br />

11) ــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــﺣ :<br />

hā,<br />

mīm, corrispondono in italiano ai suoni, H, M e introducono le<br />

seguenti sure: il Perdonatore, i Chiari precisi, gli Ornamenti, il Fumo, la<br />

Genuflessa, e al Ahqāf;<br />

12) ـــــــــــــــــــــــــﻋ ، ــــــﺣ :<br />

hā,<br />

mīm, ’ayn, sīn, qāf, corrispondono in italiano ai suoni H, M, ‘A, S, Q<br />

e introducono la sura della Consultazione;<br />

13) ق :<br />

qāf, corrisponde in italiano al suono, Q introduce la sura di Qāf;<br />

14) ن :<br />

nūn, corrisponde in italiano al suono N, introduce la sura del Calamo.<br />

Il numero delle sure introdotte da queste <strong>lettere</strong> è ventinove,<br />

corrispondente esattamente al numero totale delle <strong>lettere</strong> dell’alfabeto<br />

arabo, considerando la hamzah come una lettera a se stante. Si scopre con<br />

la profonda e acuta osservazione della scrittura sacra del <strong>Corano</strong>, che il<br />

numero di queste <strong>lettere</strong> introduttive è quattordici, l’esatto numero della<br />

metà dell’alfabeto arabo, considerando in questo caso la hamzah e l’alif<br />

come un’unica lettera.<br />

I gruppetti di queste <strong>lettere</strong> possono essere classificati in questo modo:<br />

1) gruppo composto da una sola lettera: S,Q, N;<br />

2) gruppo composto da due <strong>lettere</strong> : (TH), (TS), (YĀ, S), (H, M);<br />

3) gruppo composto da tre <strong>lettere</strong> :(A, L, M), (A, L, R), (T, S, M);<br />

4) gruppo composto da quattro <strong>lettere</strong>: (A, L, M, S), (A, L, M, R);<br />

5) gruppo composto da cinque <strong>lettere</strong>: (K, H, ya, ‘A, S), (H, M,‘A, S,Q).<br />

22


I gruppetti delle <strong>lettere</strong> che introducono una sola sura sono:<br />

نو ،ق ،ﻌﺣ ،ص ،ﻳ ، ، ،ﻌﻬآ ،ﻟا ،ﻟا<br />

cioè in italiano:<br />

(A, L, M, S ), ( A, L, M, R ), ( K, H, YĀ, ‘A, S ), ( T, H ), ( T, S ),<br />

( YĀ, S ), ( H, M ), ( ‘A, S,Q), (Q) e ( N ).<br />

I gruppetti delle <strong>lettere</strong> che introducono due sure sono:<br />

cioè in italiano: ( T, S, M ).<br />

ـــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــ<br />

I gruppetti delle <strong>lettere</strong> che introducono cinque sure sono:<br />

ر ــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــﻟا<br />

Che in italiano vuol dire: ( A, L, R ).<br />

I gruppetti delle <strong>lettere</strong> che introducono sei sure sono:<br />

ــــ ـــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــﺣ ،ـــــــــــــــــﻟا<br />

Che in italiano vuol dire: ( A, L, M ), ( H, M ).<br />

<strong>Le</strong> sure che vengono introdotte con i gruppetti delle <strong>lettere</strong> (T, S, M) e<br />

( T, S ), vengono chiamate Al-tawāsīm o Al-tawāsīn mentre Al hawāmīm<br />

è il nome delle sure introdotte dal gruppetto di <strong>lettere</strong> ( H, M ).<br />

Queste <strong>lettere</strong> vengono lette ognuna singolarmente come se fossero<br />

un’unica parola, ragione per cui vengono chiamate anche <strong>lettere</strong><br />

interrotte.<br />

Ma la cosa che sorprende realmente in queste <strong>lettere</strong> sono le frasi che le<br />

seguono, quasi tutte di questo tipo:<br />

«Questo è il Libro» بﺎﻟا ﻟذ<br />

23<br />

«Egli ti ha rivelato il Libro» ﻟﺎﺑ بﺎﻟا ﻋ لﻧ<br />

«Un Libro rivelato a te» ﻟإ لﻧأ بﺎآ<br />

«Questi sono i segni del Libro» بﺎﻟا تﺎﻳ ﺗ<br />

«Un Libro dai saldi segni » ﺗﺎﻳ ﺣأ بﺎآ<br />

«La rivelazione del libro» بﺎﻟا ﻳﺗ<br />

e tanti altri versetti del genere che testimoniano il forte legame che c’è tra<br />

loro e il resto del <strong>Corano</strong>.<br />

• Alcune ipotesi sulla presenza delle <strong>lettere</strong> introduttive <strong>nel</strong> <strong>Corano</strong><br />

Molti fuqahā’ hanno fornito diverse motivazioni sulla presenza delle<br />

<strong>lettere</strong> <strong>nel</strong> Libro sacro, fra queste:<br />

- Sfidare l’eloquenza linguistica degli arabi, come se<br />

Dio avesse voluto dir loro, soprattutto a coloro che<br />

opponevano resistenza al messaggio sacro, che<br />

i versetti del <strong>Corano</strong> sono stati rivelati proprio da Lui,<br />

<strong>nel</strong> loro alfabeto e <strong>nel</strong>la loro lingua e li avesse sfidati a<br />

fare una cosa simile o almeno che le somigli.<br />

Riguardo questo punto dell’inimitabilità del <strong>Corano</strong> l’Imām ‘Alī Ibn Abī<br />

Tālib 57 disse: «Quando i qurayshiti 58 e gli ebrei, dimostrarono incredulità<br />

nei confronti del <strong>Corano</strong>, dicendo che si trattava di una pura magia<br />

57 L’emiro dei credenti e il quarto dei califfi ben guidati, nacque il 30 luglio 598, morì il 28 gennaio<br />

661 assassinato dal kharigita ‘Abd Al-Rahmān Ibn Malğam. ‘Ali (R.A.’A) era il cugino del Profeta<br />

Muhammad (S.’A.W.S.) e anche il suo genero.<br />

58 Una grande tribù araba, cui la principale attività era il commercio e la custodia della Ka‘ba. In<br />

principio era un insieme di tribù dal nome Banī Mothar che, dopo aver avuto la direzione dei beni della<br />

Ka‘ba, si sono riuniti per formare una sola tribù capeggiata da Qusay Ibn Kilāb, dalla loro unione<br />

nacque il loro nome Quraysh che in arabo significa “unirsi”.<br />

24


inventata da Muhammad (S.’A.W.S.), Dio rispose loro dicendo: “A. L. M<br />

questo è il Libro”, volendo sottolineare al Profeta e agli altri qurayshiti<br />

che queste <strong>lettere</strong> che aveva rivelato erano proprio il Libro Sacro ed esse<br />

facevano parte della loro lingua e del loro alfabeto arabo, sfidandoli<br />

a scrivere un Libro simile al Suo».<br />

- Attirare l’attenzione dei non credenti dell’epoca di<br />

Muhammad (S.’A.W.S.).<br />

Noi 59 rispondiamo a quest’ipotesi dicendo che era più logico attirare la<br />

loro attenzione verso tutto il <strong>Corano</strong> e non solo verso alcune delle sue<br />

sure; inoltre meritano la stessa attenzione anche gli ahādīth 60 del Profeta<br />

che stranamente non sono mai stati introdotti da <strong>lettere</strong> del genere.<br />

- Effettuare calcoli precisi, secondo la tabella<br />

alfanumerica di Abğad Hawaz 61 per scoprire la durata<br />

della Ummah (comunità) musulmana sulla terra<br />

e prevedere altri avvenimenti e guerre che avrebbero<br />

cambiato il mondo.<br />

Questa tabella alfanumerica varia dall’oriente all’occidente arabo, perciò<br />

esistono due tabelle, una orientale e una maghrebina, come mi ha<br />

confermato Ahmad Baghir.<br />

Tabella alfanumerica orientale<br />

59<br />

Gli shyūkh che hanno condotto insieme ad Ahmad Baghir il dibattito spirituale dentro la khalwa di<br />

Al-Ğazūlī<br />

60<br />

Tradizione che raccoglie le parole e le azioni del Profeta: la sunna. Un hadith è composto da due<br />

parti: il testo (matn) e la catena di coloro che lo tramandano (isnād) e che, attraverso testimonianze dal<br />

vivo e resoconti, ne fanno risalire il contenuto fino al Profeta stesso. Valore canonico è stato attribuito<br />

alle collezioni di hadith di Al-Bukhāri (anno 870) e Muslim (anno 875), definite Sahīh o “sane”<br />

(termine che indica un perfetto isnād).<br />

61<br />

Il dizionario arabo Al- Munğid fī Al-lughah Al-‘arabiyyah ha accennato che si tratta delle prime<br />

parole dove sono state riunite le <strong>lettere</strong> dell’alfabeto arabo, secondo un ordine numerico che si usava<br />

sin dai primi tempi dell’antichità.<br />

25<br />

ز ـــــــــــــــــــــه ــــــــــــــــــــــــــــــــﺑأ<br />

ز و ــه د ج ب أ<br />

7 6 5 4 3 2 1<br />

ــــــــــــــــــــــــــــــــآ ﻲـــــــــــــــــــــــــــــﺣ<br />

ن م ل ك ي ط ح<br />

50 40 30 20 10 9 8<br />

ـــــــــــــــــــﺷ ر ق ـــــــــــــــــــــــــــﻌـــــــــــــــــــــﺳ<br />

ت ش ر ق ص ف ع س<br />

400 300 200 100 90 80 70 60<br />

ﻎـــــــــــــــــــــــــــــــــــــ ـــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــﺛ<br />

غ ظ ض<br />

ذ خ ث<br />

1000 900 800 700 600 500<br />

Tabella alfanumerica maghrebina<br />

26


ز ــــــــــــــــــــه ــــــــــــــــــــــــــــــــــــــﺑأ<br />

ز و ـه د ج ب أ<br />

7 6 5 4 3 2 1<br />

ــــــــــــــــــــــــآ ﻲـــــــــــــــــــــــــــــــــــﺣ<br />

ن م ل ك ي ط ح<br />

50 40 30 20 10 9 8<br />

ـــــــــــــــــﺳ ـــــــــﻗ ـــــــــــــــــــــــــﻌــــــﺻ<br />

ت س ر ق ض ف ع ص<br />

400 300 200 100 90 80 70 60<br />

ــــــــــــــﻐــــــــــــــــــــــ ـــــــــــــــــــــــــــــــــــﺛ<br />

ش غ ظ ذ خ<br />

1000 900 800 700 600 500<br />

I primi fuqahā’ dell’Islām erano arrivati a concludere, secondo i calcoli<br />

alfanumerici suddetti, che la Ummah musulmana sarebbe durata<br />

27<br />

ث<br />

duecentonovantatre anni; considerando che la Ummah dura sino ad oggi,<br />

quindi quasi il doppio degli anni calcolati precedentemente, ciò ci porta<br />

a dire che solo Dio può avere la capacità di prevedere la fine di uno stato<br />

o di un popolo, come è scritto <strong>nel</strong> versetto 34 della surah di Luqmān:<br />

«In verità presso Iddio è la scienza dell’ora: Egli fa scendere sul mondo<br />

la pioggia e conosce quel che c’è <strong>nel</strong> ventre delle madri; e invece nessun<br />

uomo conosce quel che procurerà l’indomani, e nessun uomo conosce in<br />

qual terra ha da morire. Ma Dio è saggio e sapiente».<br />

- Altri fuqahā’ hanno giustificato la presenza di queste<br />

<strong>lettere</strong> <strong>nel</strong> <strong>Corano</strong> dicendo che si tratta dei nomi delle<br />

sure introdotte da queste <strong>lettere</strong>.<br />

Noi rispondiamo a quest’ipotesi dicendo che se questa teoria fosse vera,<br />

dovremmo allora trovare diverse sure omonime, dato che alcune di<br />

queste <strong>lettere</strong> introduttive si ripetono alla stessa maniera in diverse sure.<br />

Accettando questa ipotesi, due sure dovrebbero chiamarsi T S M ossia<br />

ـــــ, cinque con il nome di A L R, ossia in araboــﻟأ , sei A L M , ossia<br />

ــﻟأ e infine altre sei con il nome di H M, ossia ـــﺣ ; questa è una cosa<br />

inammissibile in un testo di elevata importanza e sacralità come il<br />

<strong>Corano</strong>.<br />

• <strong>Le</strong> <strong>lettere</strong> introduttive e i sette mathānī 62<br />

62 I sette testi raddoppiati <strong>nel</strong> <strong>Corano</strong>.<br />

28


Ibn Manzūr <strong>nel</strong> suo famoso dizionario Lisān Al ‘Arab, dice che la radice<br />

trilittera della parola mathānī è thanaya e che ha diversi significati:<br />

- piegare in due;<br />

- rafforzare qualcosa;<br />

- thanaya può diventare ithnān per indicare il numero<br />

due;<br />

- può diventare anche athnā <strong>nel</strong> senso di ringraziare o<br />

lodare.<br />

Nel <strong>Corano</strong>, continua sempre Ibn Manzūr, questa parola la troviamo <strong>nel</strong><br />

versetto 87 della sura Al hiğr, dove Iddio dice: «E i sette testi<br />

raddoppiati (mathānī) ti demmo e il <strong>Corano</strong> maestoso».<br />

Questa era la spiegazione linguistica della parola mathānī, rimane adesso<br />

quella teologica del Profeta Muhammad (S.’A.W.S.), dichiarata in un<br />

famoso hadīth dove disse: «La sura Aprente è: il principio del <strong>Corano</strong>,<br />

i sette testi raddoppiati e anche il maestoso <strong>Corano</strong>».<br />

" ﻌﻟا نﻟا و ﻲﻧﺎﻟا ﻊﻟا ﻲه و نﻟا مأ ﻲه ﺗﺎﻟا "<br />

29<br />

Figura 4.: La sura aprente ossia i sette testi raddoppiati -Al-Saba‘ al<br />

mathānī- .<br />

30


La frase «I sette testi raddoppiati» pronunciata dal Profeta, indica che si<br />

tratta di quattordici testi, numero identico a quelle delle <strong>lettere</strong><br />

introduttive, utilizzando la tabella alfanumerica di Abğad Hawaz.<br />

Separate tutte le <strong>lettere</strong> che compongono il testo della sura Aprente e tolte<br />

quelle che sono state ripetute più di una volta (<strong>lettere</strong> in nero) si ottiene il<br />

risultato seguente:<br />

ن ي م ل ا ع لا . ب ر . ـه ل ل . د م ح ل ا . م ي ح ر ل ا . ن م ح ر ل ا . ـه ل ل ا م س<br />

ا ي إ و . د ب ع ن . ك ا ي إ . ن ي د ل ا . م و ي . ك ل ا م . م ي ح ر ل ا .<br />

31<br />

ب<br />

ن م ح ر ل ا .<br />

ي ذ ل ا . ط ا ر ص . م ي ق ت س م ل ا . ط ا ر ص ل ا . ا ن د ـه ا . ن ي ع ت س ن .<br />

ا ض ل ا . ا ل و . م ـه ي ل ع . ب و ض غ م ل ا . ر ي غ.<br />

. م ـه ي ل ع . ت م ع ن ا .<br />

. ع . ي . ن<br />

. ح . ر . ه . ل . م . س<br />

. ا . ق . ط . ص . ك<br />

ك<br />

ن<br />

ن ي ل<br />

ض . غ . ذ . ت . و . د . ب<br />

<strong>Le</strong>ttere introduttive <strong>Le</strong>ttere rimanenti<br />

o testi raddoppiati o il “<strong>Corano</strong> Maestoso”<br />

(7x2=14)<br />

le <strong>lettere</strong> in rosso corrispondono esattamente alle <strong>lettere</strong> introduttive e al<br />

numero dei sette testi raddoppiati, i saba‘ mathānī. <strong>Le</strong> sette <strong>lettere</strong><br />

rimanenti, segnalate in verde, dovrebbero indicare il “<strong>Corano</strong> Maestoso”,<br />

sempre secondo lo hadīth citato, ipotesi che abbiamo verificato durante il<br />

dibattito in tale maniera partendo dalla suddetta sura :<br />

ﻌﻟا نﻟا و ﻲﻧﺎﻟا ﻣ ﺎﻌﺳ كﺎﺗ ﻟو<br />

«E ti demmo i sette raddoppiati testi e il <strong>Corano</strong> maestoso».<br />

L’ordine alfabetico, secondo il metodo orientale di Abğad Hawaz,<br />

è composto <strong>nel</strong>la maniera seguente:<br />

ي ط ح ز و ـه د ج ب ا<br />

10 9 8 7 6 5 4 3 2 1<br />

ر ق ص ف ع س ن م ل ك<br />

20 19 18 17 16 15 14 13 12 11<br />

غ ظ ض ذ خ ث ت ش<br />

28 27 26 25 24 23 22 21<br />

cercando il numero corrispondente ad ognuna delle sette <strong>lettere</strong> in verde,<br />

(i saba‘ mathānī), si arriva al risultato seguente:<br />

<strong>Le</strong> <strong>lettere</strong> ب د و ت ذ غ<br />

Il numero 2+ 4+ 6+ 22+ 25+ 28+ 26=<br />

secondo 113<br />

il metodo<br />

Abjad Hawaz<br />

113 è anche il numero delle sure che compongono il <strong>Corano</strong>, tralasciando<br />

la sura Aprente.<br />

Si scopre allora che il “<strong>Corano</strong> Maestoso” è composto da 113 sure, più la<br />

sura Aprente; ciò può voler dire solamente che la sura Aprente, i saba‘<br />

mathānī, è un capitolo aggiunto, come lo sono le <strong>lettere</strong> introduttive,<br />

o meglio ancora, è una presenza a se stante allo stesso modo delle<br />

quattordici <strong>lettere</strong>. Questo calcolo spiega il versetto 87 della sura Al-hiğr<br />

e anche il legame che c’è tra la sura Aprente e le <strong>lettere</strong> introduttive.<br />

32<br />

ض


2.3 L’OPERA DI ABŪ SULAYMĀN AL-ĞAZŪLĪ COME MEZZO<br />

EFFICACE PER SVELARE I SEGRETI DEL CORANO<br />

33<br />

Figura 5.: una delle copie originali dell’opera 63 di Al-Ğazūlī risalente al<br />

1718. The library of congress (Washington).<br />

• Abū Sulaymān Al-Ğazūlī<br />

Il suo nome completo è Abū ‘Abd Allah Mohammed Ibn Sulaymān<br />

Al-Ğazūlī 64 , nacque a Marrakesh <strong>nel</strong> 1404, appartenente alla Ğazūlah 65 ,<br />

fu un grande faqīh e sūfī e Hāğğī Khalīfah 66 , riguardo la sua nascita, disse<br />

che era un nobile hasanita discendente direttamente da Al-Hasan, nipote<br />

del Profeta. Al-Ğazūlī iniziò i suoi studi a Sūs, prima di stabilirsi a Fez<br />

con il fratello, in seguito alla morte del padre. Qui divenne uno dei<br />

migliori studenti presso la madrasah di Al-Sarrāfīn, dedicandosi allo<br />

studio della lingua araba, della matematica e degli ahādīth. <strong>Le</strong> sue<br />

capacità gli permisero di avvicinarsi ad importanti e dotti shuyūkh che<br />

miravano a renderlo muftī della Mecca o di Medina.<br />

Era ancora giovane 67 quando a Marrakesh, assistette ad uno scontro<br />

tribale che portò alla morte di un uomo; poiché nessuno volle assumersi<br />

la responsabilità dell’accaduto, Al-Ğazūlī si dichiarò colpevole davanti<br />

a tutti per evitare altro inutile spargimento di sangue.<br />

In seguito a ciò, come consuetudine dell’epoca, venne esiliato a Tangeri,<br />

luogo dal quale iniziò un periodo di viaggi che lo portò sino alla Mecca,<br />

dove rimase moltissimi anni 68 .<br />

Tornato dall’esilio si stabilì a Safi dove, con i suoi seguaci, fondò la<br />

zāwiyah Al-Ğazūliyyah. Con il passare del tempo la sua notorietà<br />

63 L’opera a cui faccio riferimento è: Dalā’il Al-Khayrāt wa shawāriq Al-Anwār fī dhikri Al-Nabiyi Al-<br />

Mokhtār, in italiano vuol dire I segni del bene e le scintille delle luci <strong>nel</strong>la preghiera per il Profeta<br />

prescelto (S.’A.W.S.).<br />

64<br />

Ahmed Ibn Khāled Al-Ansārī, Al-Istiqsā fī tārīkh Al-Maghrib Al-Aqsā, Dār Al-Kitāb, Casablanca,<br />

V.II, pgg: 123-141<br />

65<br />

Una delle tante tribù stabilitesi <strong>nel</strong>la zona di Sūs.<br />

66<br />

Famoso studioso e commentatore dell’opera di Al-Ğazūlī<br />

67<br />

Non si conosce con esattezza la data di questo avvenimento e la durata del suo esilio.<br />

68<br />

Tra i paesi visitati, ricordiamo Algeria, Tunisia, Gerusalemme e la Penisola Arabica.<br />

34


aumentò, soprattutto per i poteri miracolosi e curativi che gli vennero<br />

attribuiti; la sua fama provocò l’invidia e l’ira del governatore del paese,<br />

che vedeva in lui un personaggio scomodo e una minaccia al suo potere.<br />

Al-Nāsirī <strong>nel</strong>l’Istiqsā’, narra che quando il governatore chiese ad Al-<br />

Ğazūlī di lasciare il paese, questi, non potendo accettare una simile<br />

richiesta, pregò Dio di concedergli la giusta vendetta; alcuni fuqahā’, al<br />

corrente delle sue preghiere, chiesero perdono in nome dell’intera città,<br />

ma l’unica risposta che ottennero fu «solo dopo quarant’anni». In effetti,<br />

in quell’epoca, la città venne occupata dai portoghesi, il cui dominio durò<br />

per quarant’anni. 69<br />

Al-Ğazūlī morì <strong>nel</strong> 1465 prima di lasciare Safi. Alcuni narrano che fu il<br />

governatore ad ordinare il suo assassinio, altri invece ritengono che un<br />

faqīh lo abbia avvelenato 70 .<br />

Anche dopo la sua morte Al-Ğazūlī rimase protagonista degli eventi<br />

successivi in spirito e corpo: ‘Omar Al-Sayyāf, uno dei suoi più famosi<br />

seguaci, una volta a capo della zāwiyah, trafugò lo scheletro di Al-Ğazūlī<br />

dalla tomba e lo trascinò per vent’anni da una guerra all’altra, servendosi<br />

dei poteri del maestro contro i nemici.<br />

Alla morte di ‘Omar (1485), la gente di Safi seppellì nuovamente Al-<br />

Ğazūlī e il corpo rimase <strong>nel</strong>la città finché, settantasette anni dopo, il<br />

sultano Abū Al-‘Abbās, soprannominato «lo zoppo», dissotterrò<br />

nuovamente il corpo di Al-Ğazūlī per seppellirlo definitivamente<br />

a Marrakesh, vicino la tomba del proprio padre, per motivi sia religiosi<br />

che politici.<br />

Un miracolo viene narrato riguardo quest’evento: quando il sultano<br />

estrasse il corpo dalla tomba, non trovò uno scheletro, ma un corpo<br />

intatto, come se la morte lo avesse appena preso.<br />

69 Al di là dei reali fatti storici che portarono al dominio portoghese, questo aneddoto giustifica la stima<br />

e il rispetto dei seguaci di Al-Ğazūlī per il loro maestro.<br />

70 Il corpo fu ritrovato in posizione di prostrazione, come se al momento della morte Al-Ğazūlī stesse<br />

pregando.<br />

35<br />

• Dalā’il Al-khayrāt wa Shawāriq Al-Anwār<br />

Figura 6.: disegno raffigurante la cappella della natività, disegnata da Al-<br />

Ğazūlī risalente al 1718. The library of congress (Washington).<br />

36


Dalā’il Al- khayrāt wa Shawāriq Al-Anwār è uno dei libri più<br />

famosi e più letti dai fedeli musulmani, la copia più antica è custodita<br />

presso il palazzo reale marocchino 71 e fa parte del patrimonio religioso<br />

e sacro che i re marocchini tramandano di generazione in generazione<br />

durante una solenne cerimonia.<br />

Il libro fu scritto durante i quattordici anni del ritiro spirituale di Al-<br />

Ğazūlī dentro la khalwa dove si è tenuto il dibattito sulla questione delle<br />

<strong>lettere</strong> introduttive.<br />

‘Abd Al-Ghānī Al Nābulsī, <strong>nel</strong> suo libro Ğāme‘ Al Karāmāt, racconta un<br />

aneddoto molto interessante che spiega la scelta di Al-Ğazūlī di scrivere<br />

Dalā’il Al-khayrāt: «mentre lo sheikh Al-Ğazūlī si preparava a pregare, si<br />

diresse al pozzo per le abluzioni, ma non avendo trovato il secchio,<br />

cominciò a rif<strong>lettere</strong> su come risolvere il problema. Quindi vide<br />

comparire dalla terrazza superiore della casa una giovane ragazza che gli<br />

chiese chi fosse; egli si presentò dicendo di essere Abū Sulaymān Al-<br />

Ğazūlī e la ragazza rispose: «mi meraviglio che un uomo lodato in cielo<br />

non sappia come prendere l’acqua dal pozzo». Non appena la ragazza<br />

ebbe sputato dentro il pozzo, questo cominciò a traboccare d’acqua e Al-<br />

Ğazūlī poté fare le sue abluzioni. Una volta finito, lo sheikh chiese alla<br />

ragazza il segreto di un simile prodigio e come avesse ottenuto da Dio<br />

una grazia simile; ella rispose che ciò era stato possibile grazie alle sue<br />

numerose preghiere in favore del Profeta Muhammad (S.’A.W.S.).<br />

Quindi Al-Ğazūlī giurò di scrivere un libro di preghiere per il Profeta,<br />

Dalā’il Al-khayrāt ».<br />

Immediatamente dopo la sua composizione, il libro fu molto apprezzato<br />

sia dalla dinastia sa‘diyyah che da quella ‘alawita, come conforto e aiuto<br />

durante le battaglie contro i nemici di allora, portoghesi prima e francesi<br />

dopo.<br />

71 Altre copie del testo si trovano in Egitto presso Dār Al-Kitāb e in America presso la Libreria del<br />

Congresso a Washington.<br />

37<br />

Il grande valore dato al libro consolidò il ruolo e l’importanza della<br />

zāwiyah al-ğazūliyyah anche in ambito politico e militare. Al tempo della<br />

dinastia sa‘diyyah Al-Ğazūlī era considerato il simbolo del trionfo<br />

militare per la fama dei suoi discepoli di essere grandi capi carismatici,<br />

che portarono alla nascita di un movimento di risveglio musulmano in un<br />

periodo critico e difficile della storia marocchina.<br />

Dalā’el Al-khayrāt è tutt’oggi un libro ampiamente criticato e soggetto di<br />

insoddisfazione e sdegno da parte di molti fuqahā’, come si evince in un<br />

famoso libro intitolato Waqafāt ma‘a al-kitāb al-musammā dalā’el Al-<br />

Khayrāt 72 , in cui sono criticati, in particolar modo, gli ahādīth che Al-<br />

Ğazūlī ha inserito <strong>nel</strong> suo libro di preghiere, descrivendoli come testi<br />

deboli e senza isnād 73 sicura.<br />

<strong>Le</strong> critiche della corrente saudita wahhabita erano invece molto più dure:<br />

il libro per i wahhabiti è miscredenza e pura eresia, perché esagera<br />

<strong>nel</strong>l’esaltazione del Profeta e <strong>nel</strong> considerarlo un mezzo di intercessione<br />

presso Iddio.<br />

A tali critiche e accuse si è cercato di rispondere in questo modo:<br />

- pregare per il Profeta ed esaltarlo è un dovere richiesto da<br />

Dio stesso che, <strong>nel</strong> suo Libro sacro, dice: «In verità Iddio e<br />

gli angeli Suoi pregano per il Profeta. O voi che credete!<br />

Pregate anche voi per lui e salutatelo di saluto» 74 ;<br />

- il concetto dell’intercessione, o come viene chiamato in<br />

arabo al-shafā‘ah, è uno dei più importanti dell’Islam, non si<br />

tratta di miscredenza satanica e ciò va ricercato <strong>nel</strong>le sue<br />

principali fonti: <strong>Corano</strong> e gli ahadīth;<br />

72<br />

Mohammed Ibn ‘Abd Al-Rahmān Al Maghrāwī, Riflessioni sul libro chiamato “I segni del bene”.<br />

Dār Al-Ma‘rifa, pg.23, Casablanca.<br />

73<br />

Isnād, ovvero la catena di testimoni mediante i quali si è trasmesso il racconto del Profeta e che si<br />

seguono all’indietro in serie continua fino al testimone che primo ha veduto o udito il Profeta. A.<br />

Bausani, L’Islam, Garzanti, 1999, pg 38.<br />

74<br />

Il <strong>Corano</strong>, sura delle Schiere, versetto 56.<br />

38


Il termine shafā‘ah viene citato <strong>nel</strong> <strong>Corano</strong> trenta volte e percepito in due<br />

maniere: una shafā‘ah illecita e un’altra lecita. La prima riguarda<br />

l’associazione di Iddio ad oggetti, come idoli, statue o altre persone,<br />

operati dai credenti, per la quale Dio dice: «E temete un giorno <strong>nel</strong> quale<br />

nessun anima potrà pagare per un’altra in nulla e non sarà accettata<br />

intercession di nessuno, né compensazione, e i malvagi non troveranno<br />

aiuto» 75 .<br />

La shafā‘ah lecita è quella consigliata, concessa da Dio stesso a persone<br />

da Lui scelte, quindi l’intercessione richiede due basilari condizioni:<br />

- Il permesso di Dio «chi mai potrebbe intercedere presso di<br />

Lui senza il suo permesso?» 76 .<br />

- La scelta della persona alla quale sarà concessa<br />

l’intercessione «Ed Egli conosce quel che è avanti a loro, e<br />

quel ch’è dietro di loro, ed essi non possono intercedere se<br />

non per coloro dei quali Ei si compiace, e <strong>nel</strong> timore di Lui<br />

stan trepidanti» 77 .<br />

Dio ha concesso il permesso di intercedere presso di Lui oltre che al<br />

Profeta Muhammad (S.’A.W.S.), anche agli angeli e a coloro che<br />

testimoniano la Verità «E quei che costoro invocano oltre Lui, non hanno<br />

potere alcuno d’intercessione, eccetto quelli che avran testimoniato della<br />

Verità e la Verità conoscono» 78 .<br />

Inoltre il Profeta stesso, come documenta Sahīh Al-Bukhārī, insegnava ad<br />

alcuni dei suoi compagni come chiedere l’intercessione presso Dio, come<br />

racconta la famosa storia di un uomo cieco che recatosi dal Profeta per<br />

chiedergli un rimedio alla sua cecità; quegli gli chiese di fare le<br />

abluzioni, di pregare effettuando due genuflessioni e di dire, dopo aver<br />

finito la sua preghiera:<br />

75 Il <strong>Corano</strong>, cit., la Sura della Vacca, v. 48.<br />

76 Il <strong>Corano</strong>, cit., la Sura della Vacca, v. 255.<br />

77 Il <strong>Corano</strong>, cit., la Sura dei Profeti, v. 28.<br />

78 Il <strong>Corano</strong>, cit., la Sura degli Ornamenti d’oro, v. 86.<br />

39<br />

«Mio Signore, ti chiedo, in onore del tuo profeta Maometto, messaggero<br />

della misericordia e dico: oh Muhammad intercedo presso il mio Signore<br />

tramite te per realizzare ciò di cui ho bisogno, ti prego Signore di<br />

accettarlo come mio tramite»; così fece il cieco, e non appena finito di<br />

pregare, gli fu ridata la vista 79 .<br />

A questo punto rimane da discutere la critica mossa dai wahhabiti nei<br />

confronti di Al-Ğazūlī, riguardo la validità di alcuni ahādīth citati in<br />

Dalā’il Al-Khayrāt, per i quali si consiglia il seguente metodo di studio,<br />

senza togliere così nulla al valore e all’importanza del libro:<br />

1. studiare profondamente il libro, soprattutto le copie originali,<br />

sistemando in modo chiaro l’ordine dei suoi paragrafi per renderlo<br />

più accessibile al lettore;<br />

2. verificare i testi ed enumerarli;<br />

3. indicare il nome delle sure e i versetti coranici che contiene;<br />

4. sistemare gli ahādīth e organizzarli secondo il grado di validità e<br />

citare in una nota quali siano gli ahādīth forti e quali i deboli;<br />

5. infine, mettere una nota biografica che presenti i molti shuyūkh<br />

citati dentro il libro 80 .<br />

79 Al-Tabarī, Al-Mu‘ğam Al-Saghīr, Libano, Dār Al-Fikr, 1997, pg. 419.<br />

80 Questo lavoro è ormai stato effettuato da molti dotti marocchini e orientali, come ad esempio lo<br />

studioso egiziano Sa‘īd ‘Abd Al-Samīa‘ Qatīfah.<br />

40


• <strong>Le</strong> preghiere di Dalāi’l Al- Khayrāt e le <strong>lettere</strong> introduttive.<br />

La lettura e la recitazione 81 delle preghiere contenute <strong>nel</strong> Dalā’il<br />

al-khayrāt ci hanno aiutato a giungere all’affermazione che il creato è un<br />

universo diviso in due, una parte invisibile e una visibile, ognuna delle<br />

quali ha le sue <strong>lettere</strong> specifiche:<br />

- le <strong>lettere</strong> dell’universo invisibile, sono S, K, T,<br />

F, Sh, H, Th, e H, cioè in arabo sīn, kāf, tā’, fā’,<br />

šīn, thā’, e la hā’ e vengono chiamate “<strong>lettere</strong><br />

della misericordia” per la dolcezza, la calma,<br />

e la tenerezza che Iddio manifesta per il creato,<br />

«e i servi del Misericordioso sono coloro che<br />

camminano sulla terra modestamente, e quando<br />

i pagani rivolgon loro la parola rispondono:<br />

“pace!”» 82 ;<br />

- le <strong>lettere</strong> dell’universo visibile, sono le<br />

rimanenti, tolte quelle dell’universo invisibile.<br />

Queste <strong>lettere</strong> vengono chiamate “le <strong>lettere</strong> del<br />

regno, del sultano, del potere, della sconfitta,<br />

e dello scontro” per il loro effetto sul corpo di<br />

chi le riceve: il corpo, quando la rivelazione vi<br />

viene riversata, viene sconvolto da suoni acuti<br />

alle orecchie, simili al rumore delle campane<br />

81 La preghiera per il profeta Muhammad (S.A.’A.W.S.) è considerata uno dei mezzi più efficaci per la<br />

purificazione spirituale. Essa è anche un rito che da effettuarsi con molta cura per richiedere<br />

l’intercessione del Profeta <strong>nel</strong> cammino dell’uomo mistico e di qualsiasi fedele. Nel nostro caso, per il<br />

rito, abbiamo scelto il Dalā’il al-khayrāt come libro di preghiere, ritenendolo il migliore; come luogo<br />

abbiamo scelto la khalwah di Al-Ğazūlī, perché è proprio il luogo in cui il libro fu scritto. Infine, come<br />

giorno in cui svolgere il rito è stato scelto il giovedì, dopo la preghiera del tramonto, per l’importanza<br />

di questo giorno presso il Signore.<br />

82 Il <strong>Corano</strong>, cit., Sura della Salvezza, v. 63.<br />

41<br />

o da mancanza di respiro oppure da forte<br />

sudorazione. Questi eventi sono descritti ad<br />

esempio <strong>nel</strong>la sura dell’Avvolto <strong>nel</strong> manto:<br />

«O tu, avvolto <strong>nel</strong> manto».<br />

Ci sono invece altre <strong>lettere</strong> che si manifestano sia <strong>nel</strong> mondo visibile sia<br />

in quello invisibile e sono le seguenti:<br />

G, L, S, Š, ossia in arabo al- ĝīm, al-lām, al-sīn, e al-šīn.<br />

Ciascuna lettera dei due universi ha proprie caratteristiche, elementi che<br />

la compongono e un grado di vicinanza a Dio; quindi esistono diverse<br />

categorie delle <strong>lettere</strong> che possiamo elencare in questa maniera:<br />

- la prima categoria viene chiamata “la classe illustre”, quella<br />

delle <strong>lettere</strong> delle sure anonime: alif, lām, sād, rā, kāf, hā, yā,<br />

‘ayn, tā, sīn, hā, qāf, nūn;<br />

- la seconda categoria include ogni lettera iniziale delle sure<br />

del <strong>Corano</strong>: alif, yā, bā, sīn, kāf, dhā qāf, tā, wāw, sād, hā,<br />

dhā, hā, nūn, lām, e ‘ayn;<br />

- la terza categoria comprende le <strong>lettere</strong> che si trovano alla<br />

fine di ogni sura del <strong>Corano</strong>: nūn, mīm, rā, bā, dāl, zāy, alif,<br />

tā, yā, wāw, hā, dhā, dhā, lām, fā, sīn;<br />

- la quarta categoria è formata dalle <strong>lettere</strong> somme che<br />

compongono la basmalah 83 , cioè: bā, sīn, mīm, alif, lām, hā,<br />

rā, hā, nūn, yā;<br />

- la quinta categoria contiene una sola lettera, la bā.<br />

83 «Nel nome di Dio clemente e misericordioso», questa frase viene chiamata in arabo basmalah ed è<br />

contenuta in tutte le sure del <strong>Corano</strong> eccetto quella della Penitenza; la spiegazione di ciò è all’interno<br />

della sura stessa, in cui é narrato che Iddio, adirato contro i traditori musulmani del Profeta, chiese<br />

all’angelo custode della basmalah di privare la sura della Penitenza di tale invocazione e di porla <strong>nel</strong>la<br />

sura delle Formiche, insetti che furono fedeli al re Salomone. Per tale motivazione <strong>nel</strong>la sura delle<br />

Formiche troviamo per due volte la basmalah.<br />

42


• <strong>Le</strong> <strong>lettere</strong> introduttive in rapporto agli universi e alle<br />

categorie<br />

Basandoci sulla divisione e la classificazione mistica che abbiamo<br />

fatto per le <strong>lettere</strong> dell’alfabeto arabo, possiamo dedurre un’analisi<br />

altrettanto mistica delle <strong>lettere</strong> introduttive 84 :<br />

- alif, è una lettera che appartiene all’universo visibile,<br />

sta <strong>nel</strong>la quarta costellazione, si manifesta <strong>nel</strong> mondo<br />

vegetale, occupa il sesto posto come grado di vicinanza<br />

presso Iddio, l’elemento che la compone è il fuoco;<br />

- la hamzah, appartiene all’universo visibile, sta <strong>nel</strong>la<br />

quarta costellazione, si manifesta <strong>nel</strong> mondo degli<br />

spiriti, in quello vegetale e in quello inanimato, occupa,<br />

secondo i modi in cui si manifesta, il quarto, il sesto, e a<br />

volte anche il settimo posto presso Iddio, l’elemento<br />

che la compone è il fuoco;<br />

- la hā, appartiene all’universo invisibile, sta <strong>nel</strong>la quarta<br />

costellazione, il suo potere si manifesta <strong>nel</strong> mondo<br />

vegetale, occupa il sesto posto presso Iddio, essa<br />

è composta dalla terra;<br />

- la ‘ayn, è dell’universo visibile, sta <strong>nel</strong>la seconda<br />

costellazione, il suo potere si manifesta <strong>nel</strong> mondo degli<br />

animali, occupa il quinto posto presso il Signore,<br />

è composta dalla materia di cui è composto l’Uomo;<br />

- la hā, appartiene all’universo invisibile, sta <strong>nel</strong>la<br />

seconda costellazione, il suo potere si manifesta <strong>nel</strong><br />

84 Riguardo a questa classificazione, si può consultare il libro di Ibn ‘Arabī, Al-mīm, Al-Wāw Wa Al-<br />

Nūn, Dār Al-Mahabbah, Damasco oppure lo studio della dottoressa Giuhaynah Al-Hamawī <strong>nel</strong> suo<br />

libro Asrār Al-Hurūf Al-Nūrāniya, Dār ‘Ala’ Al-Din, Kuwait.<br />

43<br />

mondo inanimato, occupa il settimo posto presso Iddio,<br />

è composta dagli elementi che compongono l’Uomo;<br />

- la qāf, appartiene al mondo visibile, sta <strong>nel</strong>la seconda<br />

e <strong>nel</strong>la settima costellazione, si manifesta <strong>nel</strong> mondo<br />

degli spiriti, occupa il quarto posto presso Iddio,<br />

è composta dall’acqua e del fuoco;<br />

- la kāf, appartiene al mondo invisibile, sta <strong>nel</strong>la seconda<br />

costellazione, si manifesta <strong>nel</strong> mondo degli spiriti,<br />

occupa il quarto posto presso Dio, è composta dal<br />

fuoco;<br />

- la lām, appartiene al mondo visibile, sta <strong>nel</strong>la seconda<br />

costellazione, il suo potere si manifesta <strong>nel</strong> mondo degli<br />

animali, occupa il quinto posto presso Iddio, gli<br />

elementi che la compongono sono l’acqua e la terra;<br />

- la rā, appartiene al mondo visibile, sta <strong>nel</strong>la seconda<br />

costellazione, si manifesta <strong>nel</strong>le cose inanimate,<br />

è composta dal fuoco;<br />

- la nūn, appartiene al mondo del potere e del regno, sta<br />

<strong>nel</strong>la seconda costellazione, si manifesta <strong>nel</strong>la presenza<br />

divina, occupa il secondo posto presso Dio, è composta<br />

dalla Terra;<br />

- la tā, appartiene all’universo del regno e del potere, sta<br />

<strong>nel</strong>la seconda costellazione, si manifesta <strong>nel</strong>le cose<br />

inanimate, occupa il settimo posto presso iddio,<br />

è composta dall’acqua;<br />

- la sād, appartiene all’universo invisibile, sta <strong>nel</strong>la prima<br />

costellazione, si manifesta <strong>nel</strong> mondo degli animali,<br />

è composta dall’aria;<br />

44


- la sīn, appartiene all’universo invisibile, sta <strong>nel</strong>la prima<br />

costellazione, si manifesta <strong>nel</strong> mondo degli animali,<br />

è composta dal fuoco;<br />

- infine la mīm, appartiene al mondo del regno e della<br />

sconfitta, sta <strong>nel</strong>la prima costellazione, si manifesta<br />

<strong>nel</strong>l’Uomo, occupa il terzo posto presso Dio,<br />

è composta dalla terra.<br />

Affrontata l’analisi mistica delle <strong>lettere</strong> introduttive del <strong>Corano</strong>, il<br />

prossimo passo sarà esaminare la teoria sul legame tra le <strong>lettere</strong><br />

introduttive e le lingue geroglifica e siriaca .<br />

45<br />

Figura 7.: Scrittura geroglifica.<br />

Capitolo 3<br />

3.1 LA LINGUA GEROGLIFICA<br />

46


L’aver chiuso le porte dell’iğtihād 85 è stata una grossa limitazione<br />

per gli studiosi arabi, che non potendo, per i limiti imposti dalla religione<br />

stessa, oltrepassare i confini degli studi compiuti dai dotti del passato,<br />

non riescono a spiegare il mistero delle <strong>lettere</strong> introduttive.<br />

Conoscendo bene l’insistenza con la quale qurayshiti, ebrei e cristiani<br />

ricercassero pretesti per attaccare Muhammad (S.A.‘A.W.S.), il fatto che<br />

nessuno di loro si sia mai pronunciato o soffermato sul problema delle<br />

<strong>lettere</strong> introduttive, è indice che probabilmente ai tempi del Profeta<br />

l’argomento non suscitasse alcun interesse o che magari non ci fosse<br />

alcun bisogno di dare spiegazioni. Quest’ultima ipotesi trova fondamento<br />

<strong>nel</strong>la teoria sul rapporto fra le <strong>lettere</strong> introduttive e la scrittura<br />

geroglifica 86 : le <strong>lettere</strong> introduttive del <strong>Corano</strong> sono parole e frasi e il<br />

significato va ricercato in altre lingue sacre parlate al tempo della<br />

rivelazione.<br />

<strong>Le</strong> lingue sacre, secondo le affermazioni di Sa‘ad ‘Abd Al-Muttalib,<br />

sono, oltre all’arabo, la lingua geroglifica, parlata da molti profeti come<br />

Giuseppe il sognatore e Mosé, e la lingua siriaca, quella della<br />

Rivelazione di Abramo, Ismaele, Isacco, Giobbe e dei loro figli.<br />

85 Iğtihād, dal verbo trilittero ğahada “fare uno sforzo”, indica in questo caso il tentativo di dare<br />

spiegazione a ciò che non è stato trattato <strong>nel</strong>la Sunnah e <strong>nel</strong> <strong>Corano</strong>.<br />

86 È la forma di scrittura egiziana più antica, la lingua classica dell'antico e medio Egitto. All’inizio la<br />

troviamo nei templi e <strong>nel</strong>le tombe, infatti era usata per i testi dei monumenti e per le epigrafi. Clemente<br />

di Alessandria, studioso del II secolo d.C., non conoscendo il nome di questa lingua e vedendo che<br />

questi segni si trovavano soprattutto su monumenti a carattere religioso, dette loro il nome di <strong>lettere</strong><br />

sacre incise o scultura sacra. La scrittura geroglifica era riservata alle iscrizioni ufficiali e solenni.<br />

47<br />

3.2 LEGAMI FRA LINGUA GEROGLIFICA E LINGUA ARABA<br />

La penisola araba, che per ogni fedele musulmano è la terra<br />

benedetta in cui Dio ha posto il suo tempio, possiede città, monti, tribù<br />

e animali che portano nomi sconosciuti alla lingua araba ma che<br />

ritrovano il loro significato in lingua geroglifica:<br />

- La città di Taymā’: la scrittura egiziana<br />

è e significa “terra<br />

nuova, terra della verità, oppure coloro che sono giunti dal<br />

mare”; in arabo invece ءﺎﺗ non significa nulla come nei<br />

casi seguenti.<br />

- La città di Khaybar: la scrittura egiziana<br />

è e significa “le armi<br />

del cavaliere”, in arabo invece ﺧ .<br />

- Il monte di ‘Arafāt: la scrittura egiziana<br />

è e significa<br />

“l’ingresso del cielo”, in arabo invece تﺎﻓﻋ .<br />

48


La lingua geroglifica, considerata una delle più antiche lingue in assoluto,<br />

ha logicamente influenzato altre lingue, come l’arabo. Ciò è confermato<br />

anche dal numero delle parole contenute sia <strong>nel</strong> dizionario linguistico<br />

egiziano che in quello arabo. Vediamo alcuni esempi di parole arabe che<br />

hanno derivato il loro significato dalle espressioni geroglifiche:<br />

Figura 8.: documento preso da Al-Hağar Al-Rashīd e la scrittura<br />

geroglifica di Ahmad ‘Ādil Kamāl, Dār Al-Zahrā’, Cairo.<br />

49<br />

Vi sono frasi o parole, all’interno del <strong>Corano</strong>, che non hanno un preciso<br />

significato, mentre ne hanno più di uno <strong>nel</strong>la lingua geroglifica:<br />

- Al-Hutamah 87 : la scrittura geroglifica<br />

é<br />

50<br />

e significa “ il luogo<br />

della vendetta, posto delle grandi torture <strong>nel</strong>l’aldilà”; il<br />

verbo che ne deriva indica “l’atto di scontare una pena”, se<br />

invece il termine è usato come aggettivo, prende il<br />

significato di “persona maledetta o nemica di Dio”.<br />

- ‘Alaq 88 : la scrittura geroglifica<br />

è<br />

capire, intendere”.<br />

- Firdaws: in geroglifico<br />

eterna”.<br />

e significa “intelletto,<br />

, significa “la casa<br />

Tornando al nodo centrale del nostro studio, analizzeremo adesso il<br />

rapporto tra le <strong>lettere</strong> introduttive e la scrittura geroglifica. Iniziamo<br />

analizzando le <strong>lettere</strong> introduttive della Sura di Maria, confrontandole<br />

con il simbolo corrispondente in geroglifico e il suo significato:<br />

87 Parola citata due volte <strong>nel</strong>la Sura Al-Hutamah.<br />

88 È una parola contenuta <strong>nel</strong>la Sura dell’ ‘Alaq, considerata la prima Sura rivelata a Maometto.


Figura 9: la rappresentazione geroglifica e araba delle <strong>lettere</strong> che<br />

introducono la Sura di Maria.<br />

51<br />

Kāf: in geroglifico, significa ti sveleremo un segreto e una sicura verità.<br />

Hā: attento a ciò che scende dal cielo.<br />

Yā: a te<br />

‘Ayn: uomo pio, bello, sincero e buono.<br />

Sād: colui che narra una storia.<br />

Il significato unico, ricavato dall’unione delle cinque frasi, può essere<br />

espresso in questa maniera:<br />

«Ti sveleremo uno dei nostri segreti scesi dal cielo, attento, o tu uomo<br />

buono, ad ascoltare la vera storia».<br />

La prima frase 89 della Sura di Maria, che segue questo gruppo di <strong>lettere</strong>,<br />

è una frase nominale al nominativo, considerato come un incoativo<br />

posticipato al predicato della frase precedente, ovvero le <strong>lettere</strong><br />

introduttive. Quest’analisi grammaticale rafforza la teoria di Sa‘ad ‘Abd<br />

Al-Muttalib, in quanto una frase nominale non può essere retta<br />

semplicemente da <strong>lettere</strong> senza significato e queste stesse essere<br />

predicato anticipato.<br />

La sura narra come il ruolo di profeta sia giunto a Gesù attraverso i suoi<br />

avi, a partire da Zaccaria il quale, in età avanzata e dopo numerose<br />

richieste 90 , ebbe come erede delle sue doti profetiche Giovanni detto il<br />

Battista. Prevedendo l’uccisione di questi ultimi, Dio compì il miracolo<br />

dell’Immacolata Concezione, ma anche Gesù fu perseguitato e torturato<br />

dai sacerdoti. Questo scatenò l’ira di Dio, che lo spinse a togliere il dono<br />

profetico alla stirpe di Giacobbe e a donarlo a quella di Ismaele, per tener<br />

fede alla promessa sul patto di profezia fatta ad Abramo, dai cui<br />

discendenti nacque Maometto. Si svela in questa maniera il segreto della<br />

Sura di Maria.<br />

89<br />

«Ricordo della misericordia del Signore verso il suo servo Zaccaria». <strong>Corano</strong>, cit., Sura di Maria,<br />

v. 2.<br />

90<br />

«Or temo dei miei nipoti dopo la morte mia: accordami Signore, benché sia sterile la mia donna, un<br />

discendente, per la tua potenza che sia mio erede ed erede della gente di Giacobbe». <strong>Corano</strong>, cit., Sura<br />

di Maria , v. 5<br />

52


La prossima sura analizzata è quella del Calamo, introdotta dalla lettera<br />

N; si tratta della seconda sura rivelata a Maometto, <strong>nel</strong>la quale è narrata<br />

la maniera in cui i qurayshiti accusavano il Profeta di follia e di voler<br />

sconvolgere, con il suo pericoloso messaggio, la loro vita quotidiana, le<br />

attività economiche e politiche. La lettera N è intesa <strong>nel</strong> tafsīr Al-<br />

Ğalālayn come una lettera dell’alfabeto arabo; in quello di Ibn Kathīr<br />

è accostata ai significati di “tipo di pesce gigante, tavola di luce oppure<br />

inchiostro”.<br />

Lo studioso egiziano Sa‘ad ‘Abd Al-Muttalib, <strong>nel</strong> libro Al-Hīrūghlīfiyya<br />

tufassir Al-Qur’ān 91 , afferma che la lettera N non può essere una lettera,<br />

soprattutto se inserita <strong>nel</strong> significato generale della sura. Quest’ultima<br />

procede in questa maniera:<br />

«Nel nome di Dio, clemente e misericordioso!<br />

N. pel Calamo e quel che loro scrivono! Tu non sei, per grazia del<br />

Signore un folle! E avrai certo mercede ininterrotta. E certo l’indole tua<br />

è nobilissima. Presto vedrai, presto vedranno, chi sia di voi il sedotto. In<br />

verità il tuo Signore sa meglio chi erra lungi dalla sua via, meglio<br />

conosce quei che camminano <strong>nel</strong> giusto.»<br />

<strong>Le</strong> domande da porsi riguardo questa sura sono:<br />

chi sono quelli che scrivono?<br />

chi sono coloro che presto vedranno?<br />

chi sono i sedotti?<br />

Non è chiaro il soggetto del discorso sacro, ma è chiaro che Dio si<br />

rivolge a più di una persona. La prima a cui si rivolge è il Profeta, quando<br />

dice:<br />

«Tu non sei, per grazia del Signore un folle!» e «E certo l’indole tua<br />

è nobilissima»; il secondo destinatario è un gruppo di persone, ovvero gli<br />

smarriti che non vogliono credere al Profeta, accusandolo di pazzia<br />

91 Sa‘ad ‘Abd Al-Muttalib “<strong>Le</strong> <strong>lettere</strong> geroglifiche spiegano il <strong>Corano</strong>”, Maktabat Madbūlī, Cairo<br />

2000.<br />

53<br />

«presto vedranno, chi sia di voi il sedotto»; infine il “loro” della frase<br />

«N. pel Calamo e quel che loro scrivono!», per i primi fuqahā era da<br />

intendersi come gli angeli, mentre alcuni di essi oggi sostengono che tale<br />

interpretazione sia falsa perché è impossibile che Iddio si rivolga a loro<br />

e li sfidi dicendo «Presto vedrai, presto vedranno», in quanto custodi<br />

delle tavole sacre e suoi servi. L’interpretazione del “loro” della sura<br />

come angeli, si basa sulla convinzione dei fuqahā che N sia uno<br />

strumento di giuramento. Sa‘ad sostiene invece che N non sia una lettera<br />

dell’alfabeto, ma una parola derivante dalla lingua geroglifica composta<br />

da tre <strong>lettere</strong>: N.U.N,<br />

54<br />

, significa<br />

“coloro che precipitano, declinano o cadono <strong>nel</strong>l’abisso”; tale espressione<br />

esiste tutt’oggi <strong>nel</strong>le lingua copta odierna e in arabo significa<br />

“corruzione, ignoranza”.<br />

Alla luce di tale spiegazione, la sura può essere riletta dando a N il<br />

significato di “corrotti”:<br />

«Corrotti loro e quel calamo con il quale scrivono e dannata<br />

quell’ignoranza che scrivono e quella follia con la quale ti accusano. Tu<br />

hai avuto la profezia e avrai certo mercede ininterrotta. E certo l’indole<br />

tua è nobilissima e presto vedremo chi di voi sia il sedotto: loro, con la<br />

loro ignoranza e bassezza, o tu, oh Maometto. In verità il tuo Signore sa<br />

meglio chi si allontana dalla sua via, meglio conosce coloro che<br />

camminano <strong>nel</strong> giusto”.<br />

L’ultima sura presa in esame è la Sura delle Formiche 92 , introdotta dalle<br />

<strong>lettere</strong> T S, la cui spiegazione può essere proposta in due modi:<br />

92 «Nel nome di Dio Clemente e misericordioso<br />

T.S. Questi sono i segni del <strong>Corano</strong>, d’un libro chiarissimo. Guida e Buona Novella ai credenti; quali<br />

eseguono la preghiera, e pagano la decima e fermamente credono alla vita dell’oltre».


- Considerando la T, che in egiziano medievale si scrive<br />

e significa “o tu uomo”; come quel<br />

segno con il quale inizia la Sura di Taha; la S, che si scrive<br />

con il significato di “profeta”. In questo caso il<br />

senso generale della frase è «o tu profeta».<br />

- Considerando questi due segni come l’intera parola egizia<br />

tasīn che è composta da due parti e significa “terra, polvere”,<br />

“città, paese”.<br />

In questo secondo caso, il senso generale è più vicino a quello della sura,<br />

poiché, indicando l’atto di baciare la terra, rimanda alla prostrazione su<br />

un luogo sacro, in questo caso la Mecca.<br />

Al di là dell’interpretazione innovativa e rivoluzionaria fornita dalla<br />

teoria di Sa‘ad ‘Abd Al-Muttalib, restano evidenti le dure critiche che ha<br />

subito, in particolar modo quella del consiglio del fiqh islamico alla<br />

Mecca, che, il 17 Dicembre 2003, ha deciso di impedire la diffusione del<br />

testo, esprimendo il proprio sdegno per una tale spudoratezza,<br />

impensabile da parte di uno studioso come Sa‘ad ‘Abd Al-Muttalib.<br />

L’altra forte critica mossa alla teoria è quella di ‘Abd Al-Rahmān Al-<br />

‘Uwashiz, che la definì pura miscredenza e smarrimento satanico, poiché<br />

l’autore si è rivolto a strumenti che sconfinano dall’ambito religioso<br />

islamico accettato da tutti i fuqahā 93 .<br />

93 Si legga in appendice la traduzione dei due testi di critica, dello sheikh ‘Abd Al-Rahmān Al-<br />

‘Uwashiz e del consiglio religioso della Mecca. Troverete inoltre una risposta dell’autore alle critiche<br />

rivoltegli.<br />

55<br />

Figura 10.: lingua siriaca<br />

3.3 LA LINGUA SIRIACA<br />

56


Sīdī Ahmad Ibn Mubārak 94 è uno dei più noti mistici che abbiano<br />

trattato il legame tra le <strong>lettere</strong> introduttive e la lingua siriaca 95 . Egli<br />

ritiene che il <strong>Corano</strong> sia scritto sulle tavole sacre, presso il Signore, in<br />

entrambe le lingue, l’arabo e il siriaco, e che le <strong>lettere</strong> introduttive<br />

appartengono a quest’ultima lingua.<br />

Secondo lui la sād, lettera con la quale è introdotta la Sura di Sād, è in<br />

realtà un’intera frase che fa riferimento ad uno dei più importanti segreti<br />

del Signore, al quale mai nessuno ha osato dar voce; rappresenta inoltre il<br />

grande spazio dove saranno radunate tutte le creature <strong>nel</strong> giorno del<br />

giudizio.<br />

<strong>Le</strong> <strong>lettere</strong> (K - H - YA - ‘A - S) hanno invece la capacità di contenere<br />

tutti i significati espressi all’interno della Sura di Maria e rappresentano il<br />

segreto di tutti i profeti; ogni segno dell’intera frase (K - H - YA - ‘A -<br />

S), contiene la sua spiegazione dentro la propria cavità, ma questo<br />

è comprensibile solamente agli awliyā’, che hanno avuto la grazia di<br />

contemplare da vicino questi segni e la loro rappresentazione sulle tavole<br />

del Signore 96 . Gli angeli custodi di questi segni sono due: uno guarda le<br />

tavole di Dio, l’altro fa da tramite fra Dio e agli awliyā’.<br />

Ognuno di questi segni siriaci ha sette segreti in questa lingua e altri sette<br />

in arabo. L’autore dell’Ibrīz considera la lingua siriaca come lingua delle<br />

anime, parlata dai mistici per la sua caratteristica di esprimere concetti<br />

lunghi e difficili con facilità e in poche parole.<br />

Oltre alle <strong>lettere</strong> introduttive, troviamo all’interno del <strong>Corano</strong> altre<br />

espressioni in siriaco:<br />

94<br />

Nacque in Marocco <strong>nel</strong> 1679, studiò a Fez presso i grandi ‘ulamā del suo paese. Al-Ibrīz è uno dei<br />

suoi capolavori.<br />

95<br />

Viene chiamata anche lingua aramaica, lingua dell’antica Siria e della zona mesopotamica, diffusasi<br />

anche <strong>nel</strong>la penisola araba e in Egitto. È considerata la lingua sacra per eccellenza perché era la lingua<br />

di Gesù , di Maria (che il saluto e la pace del Dio siano su di <strong>Le</strong>i), degli angeli e di Adamo.<br />

96<br />

<strong>Le</strong> <strong>lettere</strong> incise sulle tavole sono di grandi dimensioni e portano il loro significato sopra, sotto o<br />

all’interno di esse; la Sād è talmente grande che un uomo potrebbe camminarci dentro un’intera<br />

giornata.<br />

57<br />

Asfār (libro);<br />

Al-rabbāniyyūn (coloro che hanno avuto l’illuminazione divina);<br />

Hayta-lak (avvicìnati, vieni);<br />

Shahr (acqua)<br />

‘Adan (paradiso di vigneti).<br />

58


Conclusioni<br />

Abbiamo presentato le <strong>lettere</strong> introduttive e il <strong>Corano</strong>, un libro che<br />

gli ‘Ulamā’ hanno studiato con massimo impegno, senza tralasciare<br />

nulla. Hanno contato le sure, le loro frasi, hanno studiato la loro<br />

vocalizzazione, le diverse scienze e il legame tra di esse e medicina,<br />

chimica, fisica, matematica e tante altre scienze. In parte hanno trascurato<br />

le <strong>lettere</strong> introduttive, ritenendole un grande segreto impossibile da<br />

svelare non per mancanza di volontà o di capacità, ma per il timore,<br />

a volte esagerato, di commettere errori <strong>nel</strong>la spiegazione<br />

e <strong>nel</strong>l’interpretazione. Ma il timore di sbagliare non ha mai risolto nulla,<br />

perché non è grave sbagliare ma avere la continua paura di sbagliare! Il<br />

Profeta (S.A.‘A.W.S.) disse una volta in uno dei suoi famosi ahādīth:<br />

«Due non imparano mai: un uomo timido e un altro superbo», il timido<br />

perché ha paura che gli altri ridano di lui e di quello che fa, quindi sta<br />

sempre fermo senza avere il coraggio di gettarsi <strong>nel</strong>l’esperienza del<br />

sapere; il superbo perché si crede superiore e non ha bisogno del sapere<br />

altrui e neanche dei loro consigli e critiche. L’argomento affrontato <strong>nel</strong><br />

nostro studio ha bisogno di ben altro.<br />

Lo studio delle <strong>lettere</strong> introduttive appare, da questa prima analisi,<br />

gravido di promesse riguardo alla spiegazione di segreti interessanti,<br />

segreti che potrebbero aiutare a cambiare in meglio o rinnovare il<br />

significato e l’interpretazione data a varie sure del <strong>Corano</strong> fino ai giorni<br />

nostri. È dunque necessario liberarsi dai timori, dalla timidezza del<br />

passato e dall’arroganza del presente, per poter servire la parola di Dio in<br />

un modo più giusto, sperando <strong>nel</strong> Suo aiuto, <strong>nel</strong>la Sua guida<br />

e illuminazione.<br />

59<br />

وأ ﺎﻧ نإ ﺎﻧﺧاﺗ ﻻ ﺎﺑر ،آا ﺎﻣ ﺎﻬﻋ و آ ﺎﻣ ﺎﻬﻟ ،ﺎﻬﻌﺳو ﻻإ ﺎﻧ ا ﻳ<br />

ﻻ"<br />

ﻗﺎ ﻻ ﺎﻣ ﺎﺗ ﻻ و ﺎﺑر ،ﺎﻗ ﻣ ﻳﻟا ﻰﻋ ﺣ ﺎآ اﺻإ ﺎﻟ‘<br />

ﺗ ﻻ و ﺎﺑر ،ﺎﻧﺄﺧأ<br />

97<br />

ﻳﻓﺎﻟا مﻟا ﻰﻋ ﺎﻧﻧﺎﻓ ﺎﻧﻻﻣ ﻧأ ﺎﺣرا و ﺎﻟ ﻏا و ﺎﻋ ﻋا و ﺑ ﺎﻟ<br />

97 Il <strong>Corano</strong>, cit., l’ultimo versetto della sura della Vacca, v.286: «Iddio non imporrà a nessun’anima<br />

pesi più gravi di quel che possa portare. Quel che si sarà guadagnata, sarà a suo vantaggio e quel che si<br />

sarà guadagnata sarà a suo svantaggio.<br />

Signore! Non ci imporre un carico pesante come quel che imponesti a coloro che furono prima di noi.<br />

Signore! Non ci caricare di quel che non abbiamo la forza di portare. Condona, perdona, abbi pietà di<br />

noi, Tu sei il protettore nostro, dacci vittoria sulla gente infedele!»<br />

60


Testi in lingua araba :<br />

Bibliografia<br />

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• Taha Hussein, Al-Fitna Al-Kubrā, Dār Al-Ma‘arif, Cairo, 1968;<br />

• Yūnis, ‘Abd Al-Hamīd e collaboratori, Noeldeke l’orientalista<br />

tedesco, Dā’irat al-Ma‘ārif al-Islāmiyya al-Almāniyya,Cairo,<br />

1933;<br />

Testi in lingue europei:<br />

• A.A.VV., Islam, <strong>nel</strong>la collana Storia delle religioni a cura di<br />

G.Filoramo, Gius. La terza & Figli, 2005;<br />

• <strong>Corano</strong>, traduzione di Alessandro Bausani, Milano, 2002;<br />

• Enciclopédie de l’Islam;<br />

• <strong>Le</strong> Saint Coran et la traduction en langue française du sens de<br />

ses versets, sur les Presses du Complexe du Roi Fahd destiné à<br />

l’impression du Saint Coran, sous l’égide du ministre du “Hajj<br />

et du waqf”, royaume d’Arabie saudite, 1990;<br />

• Sir William Muir (1819-1905), The life of Mohmet, Grant,<br />

1912 ;<br />

• Vocabolario Arabo-Italiano, Istituto per l’oriente, Roma, 1999 ;<br />

63<br />

Articoli:<br />

• Al-Bahrānī Fādhil, Al-Hurūf Al-Muqtta‘a,<br />

http://www.qrnoor.net/indextext.php?nid=18 ;<br />

• Al-‘Uwaishez ‘Alī ‘Abd Al-Rahmān, Rad ‘Alā Kitā Al-<br />

Hīrūghlīfiya tufassir Al-Qur’ān<br />

http://tafsir.org/books/open.php?cat=93&book=954 ;<br />

• Shams Al-Dīn ‘Abd Al-karīm, Limāthā Nūrāniya?,<br />

http://www.islamicbrain.com/wisdomch3p7.htm ;<br />

Riviste:<br />

• Al-Naba’, n° 9, del 6 Agosto 2000, pg. 44, Iraq;<br />

• Nisf Al-Dunyā, n° 9, del 6 Agosto 2000 , pg. 547.<br />

64


APPENDICE<br />

65<br />

Figura 12.: il centro di Safi.<br />

SAFI<br />

Safi, hadīrat Al-Muhīt, la città del mare circondante, secondo<br />

l’espressione di Ibn Khaldūn. Safi fu il porto della capitale Marrakesh<br />

durante il periodo dei muhadī, assicurando quindi le relazioni dirette con<br />

l’Andalusia.<br />

Verso la fine del XII secolo, Abū Mohammad Sālih, “santo patrono”<br />

della città da allora, fondò una zāwiyah che ha dato a Safi una grande<br />

importanza in tutto il mondo arabo musulmano: questa zāwiyah<br />

rappresenta in effetti i due primi ordini religiosi comparsi in Marocco:<br />

l’ordine della tarīqah mistica e quella dei viaggi dei pellegrini verso la<br />

Mecca, interrotto <strong>nel</strong> tempo per mancanza di sicurezza.<br />

66


Nel XIV secolo, furono costruiti a Safi, da Abū Hasan Al-Marīnī, una<br />

madrasa, un māristān (ospidale) e tante altre istituzioni, una qisaryah 98 ,<br />

un muhtasib 99 di cui la città aveva bisogno poiché era diventata un centro<br />

commerciale internazionale e i suoi legami economici cominciarono ad<br />

intrecciarsi con quelli di Genova, Siviglia, Marsiglia e altri ancora.<br />

Nel XV secolo, la pressione portoghese diventava sempre più fastidiosa,<br />

giungendo infine all’occupazione della città, che diventò la fortezza<br />

principale per controllare tutta le regione marittima che si estendeva fino<br />

a Marrakhesh.<br />

Sotto il dominio della dinastia dei sa‘diyin, Safi rimane uno dei più<br />

importanti porti del regno marocchino sino alla creazione della città di<br />

Essaouira, ma rimane la sede dei consoli stranieri in Marocco e partecipa<br />

durante il XIX secolo all’apertura commerciale del Marocco alle altre<br />

potenze economiche estere.<br />

Proprio a Safi, anche se il numero maggiore di ebrei viveva a Tangeri, fu<br />

costruito un mellah, quartiere ebreo, dove sono stati sepolti i sette mistici<br />

ebrei, figli di Zmirro (ouled Zmirro). Verso la metà del XX secolo, Safi è<br />

divenuta famosa anche per la pesca industriale, la ceramica e le miniere<br />

di fosfati.<br />

98 Un mercato gigante dove si vendono tutte le merci dagli alimenti, i tessuti, i tappeti, l’oro, le spezie,<br />

le carni e tutto di cui potranno aver bisogno i cittadini.<br />

99 Ispettore dei mercanti.<br />

67<br />

Critica dello sheikh Al ‘uwashiz al libro Al-Hīrūghlīfiya<br />

tufassir Al-Qur’ān<br />

I primi shuyūkh dell’Islam avevano il timore, per non dire il terrore, di<br />

spiegare il <strong>Corano</strong> secondo le proprie interpretazioni, ritenendole una<br />

grande blasfemia contro la sacralità e la divinità dell’essere Dio. Oggi<br />

questo timore non c’è più e ciò ha permesso la comparsa di studiosi<br />

“spudorati” e senza fede che hanno azzardato spiegazioni del <strong>Corano</strong><br />

secondo i sussurri satanici, soffiati nei loro deboli cuori; tra questi<br />

studiosi vi è il “miscredente” Sa‘ad ‘Abd Al-Muttalib che ha spiegato le<br />

sacre <strong>lettere</strong> introduttive del <strong>Corano</strong> con la scrittura geroglifica, cosa mai<br />

capitata in tutta la storia del tafsīr 100 .<br />

Critica del consiglio dei fuqahā della Mecca a Al-Hīrūghlīfiya<br />

tufassir Al-Qur’ān<br />

13-17 Dicembre 2003<br />

Tra le varie questioni che ha discusso il consiglio, oggi vi è quella sul<br />

libro Al-Hīrūghlīfiya tufassir Al-Qur’ān.<br />

Il consiglio riguardo questo libro ha deciso, secondo il decreto religioso<br />

saudita n° M/WA/4844/del 14/11/1422, il seguente:<br />

Il libro è osceno, con un contenuto spudorato nei confronti di Dio<br />

«Costoro non seguono altro che congetture e le passioni dell’animo,<br />

mentre già giunse loro dal Signore la guida» 101<br />

Il libro ha provocato disaccordo tra i fuqahā’ musulmani.<br />

«E questo ancora è la rivelazione del Signor del Creato, e lo portò lo<br />

spirito Fedele sul tuo cuore, perché fossi monito agli uomini in lingua<br />

araba chiara». 102<br />

100 Spiegare il <strong>Corano</strong> e la Sunna.<br />

101 Il <strong>Corano</strong>, sura della Stella, v. 23.<br />

102 Il <strong>Corano</strong>, sura dei Poeti, vv. 192-195<br />

68


«E Noi ben sappiamo che essi dicono: «Glielo insegna un uomo!» Ma la<br />

lingua di quello cui pensano è barbara, mentre questo è arabo chiaro!» 103<br />

Tutti i fuqahā dell’Islam hanno sostenuto che queste <strong>lettere</strong> introduttive<br />

sono un dogma e segreto intoccabile tranne questo pazzo studioso.<br />

E quindi in base a ciò si é deciso quanto segue:<br />

l’autore non deve spiegare il <strong>Corano</strong> perché egli non ha le qualità di un<br />

mufassir 104 .<br />

Ciò che ha scritto è estraneo all’iğmā’.<br />

Tutto il libro non è altro che una personale interpretazione senza valide<br />

fondamenta.<br />

«E chi si stacca dal messaggero di Dio, dopo che è apparsa limpida al suo<br />

sguardo la retta via, e segue un sentiero diverso da quello dei credenti,<br />

Noi gli volgeremo le spalle come egli le ha volte a Noi e lo faremo<br />

bruciar <strong>nel</strong>l’inferno: quale tristo andare!» 105<br />

Non ha presentato valida bibliografia.<br />

Alcuni libri che ha usato l’autore non hanno nessun legame con il<br />

<strong>Corano</strong>, come l’Antico e il Nuovo Testamento.<br />

La lingua geroglifica di cui parla lo scrittore non può essere considerata<br />

una vera e propria lingua ma una scrittura antica. Quest’opinione è<br />

espressa anche dal dottore ‘Abd Al-Halīm Nūr Al-Dīn, professore di<br />

lingua egizia antica e presidente del sito archeologico dell’università del<br />

Cairo, in una intervista fattagli dalla rivista Nisf Al-Dunyā 106 .<br />

L’autore si è basato, per le sue spiegazioni, sulle somiglianze fonetiche<br />

che ci sono tra le <strong>lettere</strong> introduttive e le parole geroglifiche 107 .<br />

103 Il <strong>Corano</strong>, sura dell’Ape, v. 103.<br />

104 Colui che interpreta e spiega il <strong>Corano</strong> e il hadīth.<br />

105 Il <strong>Corano</strong>, sura delle Donne, versetto 115.<br />

106 Rivista n° 9, pg 547 del 6 Agosto2000.<br />

107‘Alī ‘Abd Al-Rahmān Al-‘Uwaishez, Rad ‘Alā Kitā Al-Hīrūghlīfiya tufassir Al-Qur’ān<br />

69<br />

Risposta riassunta dell’autore del libro<br />

Sa‘ad ‘Abd Al-Muttalib<br />

Chi sei tu oh “Nuwaishez” 108 per dare del miscredente agli<br />

scienziati?, hai una raccomandazione di Dio l’Altissimo e noi non lo<br />

sappiamo o hai una delega dell’indulgenza?, o forse sei così sicuro della<br />

tua bravura scientifica a tal punto di aver il coraggio di giudicare la<br />

gente ?<br />

Come osi tu ignorante criticare gli scienziati!!!<br />

Se tu mi hai dato del miscredente è solo perché sono arrivato a ciò che<br />

non fu scoperto prima di me quindi ti devo rispondere, basandomi su un<br />

libro che elenca i dieci motivi validi per dare del miscredente ad uno<br />

scienziato 109 :<br />

i. Chi associa a Dio un’altra cosa.<br />

ii. Chi usa i tramiti tra Dio e i suoi servi.<br />

iii. Chi è d’accordo con coloro che sostengono i<br />

miscredenti .<br />

iv. Chi glorifica il Profeta più di Dio stesso.<br />

v. Chi ridicolizza la religione di Dio, il suo castigo o la<br />

sua ricompensa.<br />

vi. Chi non segue la Sunna del Profeta.<br />

vii. Chi usa la magia.<br />

viii. Chi rinnega la sua fede.<br />

ix. Chi aiuta i miscredenti e si schiera con loro contro i<br />

musulmani.<br />

x. Chi trascura e ignora la religione.<br />

108 Si osserva che il vero nome del faqīh che ha criticato il libro di Sa’d ‘Abd Al Muttaleb è “Al<br />

‘uwaishez”, ma Sa‘ad ‘Abd Al-Muttalib lo prende in giro chiamandolo “Nuwaishez” che in arabo<br />

significa “colui che stordisce le orecchie con la sua stonatissima voce”.<br />

109 Munqid Ibn Mahmūd, I criteri di dare del miscredente a qualcuno<br />

http://saaid.net/book/open.php?cat=1&book=2093.<br />

70


Queste erano le dieci condizioni tra le quali, dopo averle lette tutte, non<br />

ne ho trovata una valida per il mio caso; ma la cosa sorprendente è che ho<br />

scoperto che sei proprio tu a far parte dei miscredenti e che la prima<br />

condizione è la più adatta a te.<br />

«Si sono presi i loro dottori e i loro monaci come “Signori” in luogo di<br />

Dio» 110 .<br />

Quindi ribadisco che nessuno ha il diritto di dare del miscredente a<br />

nessuno, sai perché? Perché né tu né nessun altro e neanche il tuo<br />

consiglio - perché il vero Islam non si sottomette a nessuna istituzione -<br />

può capire sino infondo le mie vere intenzioni, la mia vera fede e il mio<br />

timore di Dio, se non il grande Dio stesso, quindi è giunto il momento<br />

che ognuno di voi capisca che il tempo medievale in cui si dava del<br />

miscredente agli altri è ormai tramontato.<br />

Prima di me ha parlato Ibn Taymiyah <strong>nel</strong> suo libro Fatāwī Ibn Taymiyah,<br />

Volume 7, pagina 684 in cui difendeva coloro che venivano accusati di<br />

miscredenza dicendo: «è cosa oscena che un gruppo di musulmani accusi<br />

di miscredenza un altro gruppo».<br />

«Per vero quelli che hanno ridotto in frammenti la loro religione<br />

formando sette diverse, tu non hai nulla a che fare con loro». 111<br />

E infine lei sa che il suo nome Al-‘Uwashez non è una parola araba ma è<br />

egiziana?!!<br />

«O Signor nostro! Non far deviare i nostri cuori dopo che le guidasti al<br />

Vero: donaci dal Tuo cielo misericordia, ché tu sei largo <strong>nel</strong> dare!». 112<br />

110 Il <strong>Corano</strong>, la sura della Conversione, versetto 31.<br />

111 Il <strong>Corano</strong>, la sura dei Greggi, versetto 159.<br />

112 Il <strong>Corano</strong>, la sura della Fmiglia di ‘Imrān, versetto8.<br />

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