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grande letterato Mustafā Sādiq Al-Rāfi‘ī ed infine Tafsīr Al-Qur’ān Al- Hakīm 46 di Mohammad Rashīd Ridā. Capitolo 2 2.1 I SEGRETI DEL CORANO ALLA LUCE DI UN INCONTRO CON AHMAD BAGHIR, UOMO SUFI MAROCCHINO VIVENTE • Riflessioni sul termine «Segreto». Il termine “segreto” è la parola chiave di questa ricerca: la rivelazione è un Segreto e le sue lettere introduttive sono anch’esse un Segreto. Ibn Manzūr 47 , il grande linguista arabo, nel suo famoso dizionario Lisān Al ‘Arab 48 , ci ha dato diverse spiegazioni e possibilità linguistiche riguardo questo termine. Noi sceglieremo quelle più utili alla nostra analisi. In un passo del dizionario egli spiega il significato del termine “segreto” come qualcosa tenuto nascosto, celato, buona o cattiva che sia la sua natura; in un altro passo invece il linguista definisce “segreto” con l’esatto contrario della spiegazione precedente: la parola “segreto” può significare rivelare un sentimento o svelare qualcosa tenuto nascosto. 46 “La spiegazione del saggio Corano” 47 Ibn Manzūr Mohammad ‘Ali Ibn Ahmad Ibn Haqabah Al-Ansārī Al-Ifrīqī (1232-1311), discendente di Rwayfi Ibn Thābith Al-Ansārī, compagno del Profeta Muhammad (S.’A.W.S.). Non si ha la certezza del luogo di nascita: alcune fonti riportano sia nato in Egitto, altre invece a Tripoli. Oltre ad essere un grande linguista, era anche un famoso e giusto giudice, amava molto riassumere i capolavori di letteratura, religione e storia araba; tra i suoi più famosi libri riassunti troviamo: Al-Aghānī,Al-‘Iqd Al- Ffarīd, Al-Dhakhīra e Mufradāt Al Bītār. Ha lasciato scritto di suo pugno quasi cinquecento volumi di varie opere in tutti i campi del pensiero arabo. Ibn Manzūr articolo pubblicato sul sito web http://www.qamossakhr.com . 48 Ossia La lingua degli arabi: considerato tra le opere più famose di Ibn Manzūr, è il più noto e consultato dizionario della lingua araba. I libri che sono stati consultati per creare questa grandiosa opera, composta da quasi quindici volumi, sono citati dallo stesso Ibn Manzūr nell’introduzione del dizionario. I libri sono: Hāshiyat Al-Ishāh di Ibn Barrī, Al-Muhkam di Ibn Sayyida, Al-Sihāh di Al- Ğawharī, e infine Al-Nihāyah di Ibn Athīr. 15 Ciò è confermato dal versetto coranico 54 citato nella Sura di Giona, dove Dio ha inteso il termine “nascondere” 49 con il significato appunto di “svelare”; proprio da questa minuziosa osservazione di Ibn Manzūr, lo sheikh Ahmad Baghir 50 , durante il dibattito spirituale tenutosi nella khawah del grande sheikh sufī Abū Sulaymān Al-Ğazūlī 51 a Safi 52 insieme ad altri shuyūkh, ebbe la possibilità di spiegare come la parola Figura 2.: La grotta di Gesù e Maria: luogo del ritiro spirituale dello sheikh Ahmad Baghir (dove sbattono le onde). 49 ﻣاﻟا اوﺳأ و ossia «wa asarru al-nadāmah», cioé letteralmente «e nascosero il loro pentimento», ma la parola “nascondere” vuol dire qui “svelare”, secondo il nesso e l’ordine del testo dove è stata citata. 50 Mistico marocchino, ex professore di matematica pura presso il Supremo Istituto della Formazione dei professori a Safi, città dove è nato, oggi in pensione. Molto noto per il suo cammino spirituale, egli ebbe l’onore di custodire la khalwah di Al-Ğazūlī, è anche uno dei membri più illustre della zāwiyah Al -Ğazūliyah e anche di quella Al-Nāsiriyah.. La grotta, chiamata da lui stesso “Gesù e Maria”, è il luogo del suo ritiro spirituale, una grotta situata tra rocce scoscese sul mare della sua città natale. 51 Vedi terzo paragrafo dello stesso capitolo. 52 Allegato un articolo storico sulla città alla fine della ricerca. 16
“segreto” possa indicare ciò che è considerato tale e al quale si può giungere, senza alcuna distinzione sociale. Muhammad stesso (S.’A.W.S.), semplice e giovane orfano, un pastore, venne perfino chiamato «Profeta analfabeta» 53 , si trovò nel privilegio di avere una grande responsabilità: il compito di spiegare ai suoi seguaci le parole del Corano. Non riuscendo egli stesso a comprendere la sua missione, all’inizio, per paura di dimenticare i versetti sacri che gli erano soffiati nel cuore, aveva una grande fretta, di fronte l’Arcangelo Gabriele, di apprendere a memoria le parole del Corano e muoveva velocemente le labbra per il timore che la rivelazione terminasse; nei versetti 17-20 della sura della Resurrezione, Dio infatti rimprovera chiaramente il Profeta dicendogli: «E tu non muovere la lingua ad affrettarlo, che a Noi sta raccoglierlo e recitarlo, quando lo recitiamo, sèguine la recitazione e poi a Noi spetta spiegarlo! No! Ma voi amate l’effimero e trascurate l’oltre». Dunque, come spiega Ahmad Baghir, se Dio ha promesso al suo Profeta di chiarire e spiegare il suo Libro sacro, in tal caso non si spiega perché gli shuyūkh del passato e del presente affermino che la rivelazione è un 53 Molti fuqahā’ intesero la parola “analfabeta” in arabo (ummī) come un riferimento alla persona che non sa leggere né scrivere; i continui e lunghi studi arabi sul Corano hanno rivelato poi l’esatto contrario, e lo studioso ‘Abd Al-Karīm Al-Hāyirī in un articolo pubblicato sulla rivista irachena Al- Naba’ ( n°48, agosto 2000) scrisse: la parola “analfabeta”, citata in diversi versetti coranici, non indica il non saper leggere né scrivere, ma come disse il grande faqīh e linguista Abū Ishāq Al-Zağāğ, i vari versetti che riportano la parola “analfabeta” riferendosi al Profeta Maometto, in realtà intendono ben altro: cioè la persona che ha conservato la purezza e il suo stato innato e istintivo. Il Corano usa questa parola anche quando vuol parlare degli arabi qurayshiti, non per dire che essi siano “analfabeti” ma che essi sono la gente che sino a quel momento non aveva avuto un Libro sacro come gli ebrei e i cristiani, chiamati dal Corano «la gente del Libro». Le prove che confermano la condizione di uomo sapiente e non di “analfabeta” del Profeta sono tante, sia nel Corano che negli ahādīth, citiamo due esempi: - «Egli é colui che suscitò fra gli analfabeti - gente priva di Libro sacro - un messaggero della loro stirpe che recita loro i suoi segni, li purifica e insegna loro il Libro e la saggezza anche se prima si trovavano in errore manifesto». Il Corano, Sura dell’Adunanza, versetto 2. La domanda qui è: come fa un messaggero, che ha il compito di insegnare alla sua gente il Libro e la saggezza, ad essere “analfabeta”? - «Il Profeta (S.’A.W.S.), ormai ammalato, nei suoi ultimi anni di vita, disse ai suoi compagni: «datemi l’inchiostro e la carta su cui scriverò un libro con il cui aiuto non vi smarrirete mai». Al-Tabarī, Dār Ihyā’ Al-Kutub Al-‘Ilmiya, Libano, 1999, volume III, pg: 80. 17 segreto, un dogma difficile da capire, soprattutto quando si parla delle lettere introduttive del Corano. A quest’osservazione rispose a suo tempo il grande mistico e sūfī medievale lo sheikh al akbar Muhyī Al-Dīn Ibn ‘Arabī 54 , quando disse nel suo libro Tafsīr Ibn ‘Arabī 55 che l’uomo per natura è irruente perché creato dalla “fretta”, ossia dalla “vita terrena” intesa come breve dimora; l’uomo ha scelto di vivere sulla terra preferendo la dimora breve a quella eterna; la dimora celeste. La sua “fretta” gli impedisce dunque di leggere il testo sacro con calma e attraverso gli occhi dell’anima anziché dell’intelletto, di conseguenza questa “fretta” non gli permette di capirne il senso esatto, proprio come succedeva al Profeta nonostante avesse raggiunto i massimi livelli di pace interiore. Ogni qual volta egli riceveva le parole di Dio, era Iddio stesso a chiedergli di star quieto, perché sarebbe stato Egli stesso a raccoglierle e porle nella dimora dell’unicità, a fargliele leggere con la Sua stessa lingua, versandole nella dimora del raccoglimento; nel momento in cui si fosse fuso nell’Essere divino, non avrebbe dovuto fare altro che uscire dalla dimora dell’annientamento e entrare in quella della permanenza, infine giungere alla spiegazione direttamente da Dio stesso o tramite il Suo Arcangelo Gabriele 56 . Alla luce di ciò è esatto dire che il Corano spiegato direttamente da Dio o dall’Arcangelo Gabriele è ancora un segreto? È ancora esatto dire che le lettere introduttive del Corano sono un mistero? 54 Nato il 1165 in Andalusia, discendente di una pia e ricca famiglia, di cui molti membri erano mistici, nei suoi primi anni di giovinezza era appassionato di letteratura e di caccia, fin quando si sposò con la nobile e mistica donna Maryam Bint Mohammad Ibn ‘Abdūn, matrimonio che cambiò tutta la sua vita e che lo portò insieme ad altri eventi (come la morte di suo padre) sul sentiero del misticismo e ad interprendere dei lunghi viaggi in diverse parti del mondo: Tunisia, Marocco, Algeria, Iraq, Arabia Saudita e infine in Siria, dove si stabilì definitivamente a Damasco e ivi morì nel 1240, lasciando un patrimonio mistico composto da quasi quattrocento libri. ‘Abd Al-Rahīm Mardīnī, Lo sheikh Muhyī Al- Dīn Ibn ‘Arabī Dār Al-Mahabbah, Damasco, pgg 5-23. 55 La spiegazione di Ibn ‘Arabī. 56 Ibn ‘Arabī, Tafsīr Ibn ‘Arabī Dār AL-Maymanah, Cairo, 1800, V.II, pg: 180. 18
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