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Parola e linguaggio - Licitra Rosa Dr. Carmelo Medico Psichiatra ...

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PAROLA E LINGUAGGIO - Lezioni dr. <strong>Licitra</strong> riviste<br />

Il <strong>linguaggio</strong> è dal lato della morte, nel senso che possiamo sempre pensare che una lingua possa<br />

sopravvivere anche se non c’è più nessuno in vita, ad esempio il latino: non c’è più nessuno che<br />

lo parla ma esistono trattati, tomi di grammatica. Mentre la parola ha bisogno della vita, se si<br />

prende in considerazione la parola, intesa come atto di parola non abbiamo problemi a riferire ad<br />

essa una soggettività; parola e soggettività sono solidali l’una all’altra, dove c’è parola c’è<br />

accanto un soggetto. La grande questione che si pone è quale soggetto possiamo concepire nel<br />

momento in cui postuliamo il <strong>linguaggio</strong> come sistema autosufficiente e che non ha bisogno di<br />

alcuna soggettività per essere posto in essere.<br />

Mentre dove c’è parola dobbiamo per forza chiamare in causa la soggettività, dove c’è il<br />

<strong>linguaggio</strong> abbiamo difficoltà a chiamare in causa il soggetto, abbiamo difficoltà tali che le<br />

nozioni di <strong>linguaggio</strong> e soggetto sono incompatibili fino ad essere stridenti.<br />

Possiamo ben evocare il soggetto della parola, ma come facciamo ad evocare un soggetto del<br />

<strong>linguaggio</strong>? Per esempio il soggetto della lingua latina? Se la lingua latina esiste senza il<br />

soggetto, farli stare insieme è un problema logico. Questa questione l’hanno avuta i pensatori,<br />

non Lacan. Occorre capire che i problemi che si pone Lacan non sono dilemmi astrusi, ma<br />

questioni che Lacan assorbe dal contesto culturale del tempo. L’opposizione tra parola e<br />

<strong>linguaggio</strong>, saussuriana e post-saussuriana, così come l’opposizione tra <strong>linguaggio</strong> e soggetto,<br />

sono problemi che impregnano la cultura, gli intellettuali di quel momento storico, al punto che i<br />

pensatori si dividevano in due parti distinte: c’era chi diceva che il soggetto non può morire – in<br />

effetti questa struttura, questo costume nuovo che si stava imponendo è abominevole, perché lì<br />

dove si dà la prevalenza alla struttura e al <strong>linguaggio</strong>, l’uomo muore – e chi appunto metteva in<br />

primo piano la struttura. Lo strutturalismo è noto come la filosofia della morte dell’uomo, essi<br />

avevano intuito che promuovere il primato della struttura significava fare piazza pulita<br />

dell’uomo.<br />

In effetti, dell’uomo se ne aveva fin sopra i capelli, perché per 2000 anni tutto il pensiero, tutta la<br />

psicologia ha presentato, se pur diversamente articolati, l’uomo e le sue facoltà, le sue emozioni,<br />

il suo pensiero, ecc. Lacan nella parte finale de L’istanza della lettera 9 parla di una indignazione,<br />

perché l’uomo dell’ umanesimo ci ha tradito rispetto al credito che aveva attirato su di noi;<br />

l’uomo dell’umanesimo, l’uomo artefice di se stesso, l’uomo faber, l’uomo che può contare sulle<br />

sue facoltà, sulle sue risorse, è venuto meno alle sue promesse.<br />

Tutta la cultura degli anni ’60 ne aveva fin sopra i capelli dell’uomo, pensava che la cultura<br />

dell’umanesimo non avrebbe portato gli esseri umani da nessuna parte. Quindi, dare il primato<br />

9 J. Lacan, L’istanza della lettera dell’inconscio o la ragione dopo Freud, in Scritti Vol. 1, Op. cit.<br />

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