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CAR004. Iscrizione di Amabilis, dei serbus. Lastra marmorea ...

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<strong>CAR004.</strong> <strong>Iscrizione</strong> <strong>di</strong> <strong>Amabilis</strong>, <strong>dei</strong> <strong>serbus</strong>.<br />

<strong>Lastra</strong> <strong>marmorea</strong> parzialmente ricomposta da quattro frammenti contigui <strong>di</strong> cui si ignora la<br />

provenienza; manca dell’angolo inferiore sinistro.<br />

Lettere apicate <strong>di</strong>vise da una punteggiatura ottenuta da <strong>dei</strong> semplici colpi <strong>di</strong> scalpello che hanno<br />

lasciato un breve tratto obliquo; lettera A con la traversa spezzata. Sopralineatura alla l. 1.<br />

Ricognizione 1989.<br />

Dimensioni: cm 25,5x48x3,5; lett. cm 2, 3-3.<br />

Museo Nazionale <strong>di</strong> Cagliari (n. inv. 5846).<br />

(croce) H(i)c i(a)c(et) s(an)c(ta)e m(emoriae)<br />

<strong>Amabilis</strong> d(e)i s(e)rb(us),<br />

q(ui) v(ixit) an(nis) p(lus) m(inus) LXXX<br />

r(e)q(uievit) XV k(a)l(endas) Ap(ri)l(is).<br />

l. 4 Apr(ilis) CIL<br />

TAVOLE<br />

BAS 1862, p. 158; CIL X, 7747; DIEHL 1455; FERRUA 1983a; CATALOGO, p. 3 n. 2; Epigrafia C39.<br />

1-2. Locuzione introduttiva con abbreviazione non usuale che trova, in questa forma, <strong>di</strong>versi<br />

confronti nell’orbis (cfr. ad es. CIL VIII, 10640=DIEHL 1294 da Theveste; CIL V, 6408=DIEHL<br />

3170A da Como); il sanctae memoriae compare in Sardegna in altri quattro casi (cfr. CAR014,<br />

FTR006, FTR007, MAR001 e come sanctae bonae memoriae in IGN013) ed è interessante notare<br />

come questa formula, attestata con una certa frequenza in tutto l’orbis, venga riferita nei casi sar<strong>di</strong><br />

solo ad in<strong>di</strong>vidui facenti parte della gerarchia ecclesiastica. Per la verità, pur non potendo parlare<br />

per le aree esterne alla Sardegna <strong>di</strong> un tale uso esclusivo, si può notare come in genere l’espressione<br />

abbia conosciuto una grande fortuna soprattutto con vescovi, presbiteri e monache. Su circa trenta<br />

esempi riportati da E. Diehl solo sette forniscono infatti attestazioni d’uso della formula per<br />

semplici fedeli. Tornando alle nostre iscrizioni ed alla Sardegna ve<strong>di</strong>amo infatti che tre sono gli<br />

episcopi (cfr. le citate CAR014, FTR006, FTR007), uno il presbyter (MAR001), ed uno,<br />

nell’iscrizione <strong>di</strong> cui ora si tratta, definito <strong>dei</strong> <strong>serbus</strong> e per il quale si potrebbe supporre una<br />

Epigrafia Latina 2 1 Anno Accademico 2011/2012


con<strong>di</strong>zione similare al precedente. Vi è però da sottolineare con JANNSENS 1981, pp. 42-43 come<br />

quest’ultima espressione non necessariamente qualifichi come religioso il defunto e che quin<strong>di</strong><br />

<strong>Amabilis</strong> (il cui nome è un unicum in Sardegna) possa essere stato definito in questo modo solo per<br />

esaltarne l'umiltà, la fede e la sottomissione a Dio secondo le scritture (cfr. ad es. Lc 1, 38, 48; Act<br />

2,18). L’espressione, non proprio comune, è in ogni caso ben attestata a Roma (ad es. DIEHL<br />

1454A=ICVR X, 27472 depositio / Rogatia/ni, servi d(e)i da S. Valentino) ed in Africa (cfr. DIEHL<br />

1456, Donatianus <strong>dei</strong> / serb(us) da Calama); essa trova rispondenza, dal punto <strong>di</strong> vista del<br />

significato in espressioni consimili come servus domini, servus dominicus (ve<strong>di</strong> DIEHL<br />

1457=ILAlg. I 2761 e DIEHL 1457 adn = ILAlg. I 2765 da Madauros) e, in traslitterazione,<br />

F,D$@LH OD4F(J4) (cfr. DIEHL 1619A=CIL VIII, 10874 da Cirta).<br />

Datazione: V sec.<br />

Foto archivio Sotgiu; tav. II.<br />

TAVOLE<br />

Epigrafia Latina 2 2 Anno Accademico 2011/2012


CAR014. <strong>Iscrizione</strong> <strong>di</strong> Bonifatius episcopus.<br />

TAVOLE<br />

Sarcofago in pietra locale, mutilo, rinvenuto a S. Saturno. Grazie a S. Esquirro sappiamo che tale<br />

sarcofago venne scoperto in un periodo antecedente gli scavi iniziati il 6 novembre 1614 nella<br />

Capilla maior e che venne riutilizzato come altare nella cappella a sinistra dell’abside (cfr. CIL X,<br />

7533; a riguardo cfr., senza sostanziali <strong>di</strong>fferenze SANCTI INNUMERABILES, pp. 57-58).<br />

Ricognizione 1999.<br />

Dimensioni: cm 205x70x104; lett. cm 5.<br />

Basilica <strong>di</strong> S. Saturno.<br />

In hoc tumulo requies=<br />

cit s(anctae) m(emoriae) Bonifatius episcopus<br />

qui vixit annis pl(us) m(inus) LX et se=<br />

<strong>di</strong>t cathedra annis VII, m(ensibus) IIII<br />

5 quievit in pace sub d(ie) XV kal(endas)<br />

Septembres.<br />

ESQUIVEL 1617, p. 50; ESQUIRRO, p. 56; BONFANT, p. 97; MURATORI, 1845, 2; CARMONA, f. 21'; CIL X, 7753, ALZIATOR<br />

1974, p. 42; Epigrafia C21.<br />

Epigrafia Latina 2 3 Anno Accademico 2011/2012


1. L'espressione in hoc tumulo, usata per in<strong>di</strong>care il luogo <strong>di</strong> sepoltura (in generale cfr. TESTINI<br />

1980, pp. 440-442), compare in Sardegna anche in VAL001 da Vallermosa. Da notare come in<br />

ambito classico la menzione <strong>di</strong>retta della tomba compaia in Sardegna in un unico caso da Sulci<br />

(hi[c tumu]lum tristem, Epigrafia E6=AE 1988, 656). Si ricor<strong>di</strong> come la definizione della tomba<br />

come tumulus (monumentum e/o similia) faccia parte <strong>dei</strong> termini cosiddetti ‘neutri’ (cfr. PIETRI<br />

1983, pp. 1420-1421) e come il suo uso, peraltro ben <strong>di</strong>ffuso nell’orbis, sia tipico <strong>di</strong> aree come ad<br />

es. la Gallia (cfr. RICG 2 XV, 17, 30, 160). 2-3. Il vescovo Bonifacio, morto all'età <strong>di</strong> 60 anni, sedette<br />

sulla cattedra vescovile per sette anni e quattro mesi. Già DIEHL 1025 notò (anche sulla scorta <strong>di</strong><br />

Frag. Murat. v. 75 sedente cathedra urbis Romae ecclesiae Pio episcopo) che il testo sembra<br />

riecheggiare l’espressione <strong>di</strong> Vulg. Ezech. 28, 2 et in cathedra <strong>dei</strong> se<strong>di</strong>. Raro in Sardegna il sanctae<br />

memoriae che compare altre 5 volte (cfr. commento a CAR004). Sul nome si veda in part.<br />

FERRUA 1956b.<br />

Datazione: IV-V sec.<br />

Foto archivio Sotgiu; tav. IV.<br />

TAVOLE<br />

Epigrafia Latina 2 4 Anno Accademico 2011/2012


TAVOLE<br />

CAR015. <strong>Iscrizione</strong> <strong>di</strong> B[onifa]tius, r(e)l(igiosus).<br />

<strong>Lastra</strong> <strong>marmorea</strong> mutila a destra, inferiormente e dell’angolo inferiore sinistro, ricomposta in<br />

quattro frammenti contigui. Rinvenuta in scavi regolari in via Grazia Deledda nel 1951-1952. Nella<br />

ricognizione 1989 vi<strong>di</strong> solamente i tre frammenti inferiori.<br />

Dimensioni: cm 21,9x21x3,5; lett. cm 3.<br />

Museo Nazionale <strong>di</strong> Cagliari.<br />

(croce con lettere apocalittiche) Hic iacet B[onifa]=<br />

tius r(e)l(igiosus), q(ui) vix[it annos]<br />

plu(s) minus LXX [---]<br />

[--- i]n pace sub [<strong>di</strong>e]<br />

[q]uintu idus N[ob(embres)]<br />

[---]+ ind(ictione) + [---?].<br />

ILSARD 358; Epigrafia A358; PANI ERMINI 1992a, p. 479; AE 1992, 872.<br />

1. L’integrazione del nome è ipotetica, in quanto - come giustamente osserva PANI ERMINI 1992a,<br />

p. 479 - si potrebbe supporre con eguale atten<strong>di</strong>bilità un supplemento del tipo B[oe]/tius. In realtà a<br />

questi se ne potrebbe aggiungere un terzo se, in inizio <strong>di</strong> l. 2, leggessimo una doppia t: potremmo<br />

quin<strong>di</strong> ipotizzare che la lettera b residua in l. 1 sia l’inizio della consueta formula b[(onae)<br />

m(emoriae)] seguita da un nome del tipo A]/ttus. Contro questa ipotesi gioca il fatto che<br />

normalmente il lapicida ha usato abbellire tutte le traverse delle t allungandole a <strong>di</strong>smisura e quin<strong>di</strong><br />

possiamo supporre che per caso essa sia andata a intercettare la parte superiore della i seguente. Al<br />

contrario un interessante elemento a favore <strong>di</strong> questa che, obbiettivamente è una lectio <strong>di</strong>fficilior,<br />

risulta il fatto che vedremmo riproposto anche in questo testo, la sequenza (croce) hic iacet bonae<br />

memoriae che sembra essere un “marchio” officinale cagliaritano. 2. Leggi probabilmente<br />

r(e)l(igiosus). Il termine viene in molti casi utilizzato riferito ad in<strong>di</strong>vidui facenti parte della<br />

gerarchia anche se vi è da <strong>di</strong>re che non automaticamente tutti i viri religiosi o le religiosae feminae<br />

Epigrafia Latina 2 5 Anno Accademico 2011/2012


sono ‘religiosi’ nel senso moderno del termine. Da un lato abbiamo infatti iscrizioni come DIEHL<br />

1666 ic (sic) requiescit / corpus / viri religiosi / Leoniani presbyteri o, al femminile, DIEHL 1670<br />

(103) Eusebia religiosa / magna ancella d(ei) qui / in saeculo ab heneunte etate sua vixit / secolares<br />

annus XIII / et, ubi a d(omin)o electa est / in monasterio scs Cyrici (!), dall’altro come DIEHL<br />

1668A=CIL V, 6465 b(onae) m(emoriae) / Enniae Verae, feminae religiosae, / quae vixit in saeculo<br />

an(nos) LXIII, m(enses) V, / d(ies) XII. cum compare vixit sincere ann(os) XXV, nelle quali<br />

l’appellativo è riferito a semplici fedeli. In questo caso, in assenza <strong>di</strong> riferimenti chiari ad una<br />

con<strong>di</strong>zione monacale, si deve pensare che il nostro non lo sia e che l’espressione sia un ‘elogio<br />

funebre’.<br />

Datazione: VI sec. (?).<br />

Foto archivio Dip. <strong>di</strong> Storia, Univ. <strong>di</strong> Sassari; tav. V.<br />

TAVOLE<br />

Epigrafia Latina 2 6 Anno Accademico 2011/2012


CAR018. <strong>Iscrizione</strong> <strong>di</strong> Deusde<strong>di</strong>t, defensor s(an)c(ta)e ec(c)lesi(a)e Kar(a)litan(a)e.<br />

<strong>Lastra</strong> <strong>marmorea</strong> <strong>di</strong> forma irregolare, ricomposta da due frammenti in marmo bar<strong>di</strong>glio,<br />

originariamente infissa sulla parete a destra della porta <strong>di</strong> ingresso <strong>di</strong> S. Saturno.<br />

Il testo è caratterizzato dalla lettera D sempre onciale e dalla lettera A con la traversa spezzata. Alla<br />

fine del testo sembra essere presente una piccola croce greca; l'inizio del testo è invece<br />

contrassegnato da una croce latina.<br />

Dimensioni: cm 26,5x44x1; lett. cm 2-2,5.<br />

Museo Nazionale <strong>di</strong> Cagliari.<br />

(croce) Hic iacet b(onae) m(emoriae) Deusde<strong>di</strong>t<br />

defensor s(an)c(ta)e ec(c)lesi(a)e Kar(a)l=<br />

itan(a)e, qui bixit ann(os) plus<br />

minus XLII, requiebit in p=<br />

5 ace su(b) d(ie) II id(us) Nobembres<br />

ind(ictionis) decim(a)e. Karali(bu)s (croce).<br />

l. 5 sub d(ie) id(us) Nobembres AE 1982<br />

l. 6 Karalis PANI ERMINI 1969; AE 1982<br />

TAVOLE<br />

SOTGIU 1969, pp. 63-64 tav. V; PANI ERMINI 1969, pp. 9-18 fig. 2; AE 1971, 134; Epigrafia B36; STEFANI 1992, p. 711, n. 2;<br />

AE 1992, 874.<br />

2. Il quarantenne Deusde<strong>di</strong>t rivestì la carica <strong>di</strong> defensor ecclesiae nell'ambito della comunità locale,<br />

che viene definita come ecclesia karalitana. Un tale titolo, non troppo frequente nei testi cristiani, è<br />

per la Sardegna un unicum epigrafico. L'espressione sancta ecclesia risulta essere attestata a<br />

Carales, in chiaro riferimento alla comunità citta<strong>di</strong>na, in CAR045; il solo termine ecclesia compare<br />

inoltre in MAR001 (da Maracalagonis / Calagonis), dove viene menzionato un p(res)b(iter). Il<br />

defensor era in sostanza un avvocato che curava, in ausilio del vescovo, gli aspetti materiali e<br />

giu<strong>di</strong>ziari relativi alla gestione della <strong>di</strong>ocesi; CUSCITO 1974, p. 228 (e nota 61 con ricca<br />

bibliografia <strong>di</strong> riferimento) ritiene che questo ufficio fosse in qualche modo affine a quello del<br />

Epigrafia Latina 2 7 Anno Accademico 2011/2012


TAVOLE<br />

notarius, poiché abbiamo attestato un caso in cui lo stesso in<strong>di</strong>viduo ricopre entrambe le cariche (da<br />

Aquileia: AE 1973, 250=DEGRASSI 1967, p. 93, 2=CUSCITO 1973, coll. 139-140=AE 1975,<br />

422g=CAILLET 1993, pp. 278-279 n. 7). Nulla ci fa pensare che Deusde<strong>di</strong>t possa essere un<br />

ecclesiastico e del resto sappiamo che per lo meno al momento del riconoscimento del ruolo da<br />

parte <strong>di</strong> Onorio nel 407 i defensores venivano scelti tra i laici (cfr. Cod. Theod. XVI, 2, 38<br />

istituzione su richiesta <strong>dei</strong> vescovi africani Codex Can. ecc. Afr. 97; la carica è comunque già nota<br />

in Possi<strong>di</strong>o Vita Aug. XII=PL 32,43 nel 403). Solo successivamente essi <strong>di</strong>venteranno, come del<br />

resto i notarii, <strong>dei</strong> semplici chierici con tonsura e per PIETRI 1977, p. 678 e n. 2 ciò avverrà solo<br />

dopo la seconda metà del V sec. In effetti, neanche un cinquantennio dopo la loro istituzione, nel<br />

452 come ci attesta la Nov. XXXV <strong>di</strong> Valentinano III, sembra che non ce ne fossero più <strong>di</strong> laici. In<br />

base a questa considerazione si potrebbe ipotizzare una datazione del nostro manufatto alla prima<br />

metà del V sec. (sui defensores e sulla loro funzione si vedano i datati ma completi articoli <strong>di</strong><br />

ZOVATTO 1966 e PANI ERMINI 1969; un buon quadro <strong>di</strong> sintesi in BUGNINI 1950; per la carica<br />

a Roma MORESCO 1916, pp. 29-51; in generale i sempre vali<strong>di</strong> MARTROYE 1923 e BIONDI<br />

1952). Il nome Deusde<strong>di</strong>t è un classico dell’epigrafia cristiana, un teoforico che conobbe fortune<br />

non solo nel mondo africano dove lo ve<strong>di</strong>amo attestato come è ovvio a Cartagine (ad es. ICKarth.<br />

II, 481; ICKarth. III, 24), ma anche a Roma in <strong>di</strong>verse iscrizioni, tra cui una datata al 449 e<br />

proveniente da un punto imprecisato della Via Latina (cfr. ICVR VI, 15782). Valutazioni generali<br />

sul nome in KAJANTO 1965, p. 217; KAJANTO 1997, p. 109 e SOLIN 1977, p. 115. 5. La lettura<br />

<strong>di</strong> AE 1982 sembra dovuta ad una cattiva correzione <strong>di</strong> bozze. Manca anche il salto riga <strong>di</strong> l. 4. 6.<br />

L’ablativo Karali(bu)s in<strong>di</strong>ca il domicilio del defunto (su quest’uso senza preposizioni e senza la<br />

canonica espressione domo cfr. CAGNAT 1914, pp. 65-66) e si osservi come generalmente, in<br />

ambito cristiano, tale in<strong>di</strong>cazione sia presente a partire dalla metà del IV sec. (cfr. TESTINI 1980, p.<br />

372 che osserva però come in assenza <strong>di</strong> preposizioni o circonlocuzioni venga <strong>di</strong> norma preferita la<br />

forma aggettivale e non un semplice ablativo come in questo caso). Erroneamente Karalis in PANI<br />

ERMINI 1969 e AE 1982.<br />

Datazione: inizio V sec.? - inizio VI per AE 1992.<br />

Epigrafia Latina 2 8 Anno Accademico 2011/2012


CAR041. <strong>Iscrizione</strong> <strong>dei</strong> due “Iohannes”.<br />

<strong>Lastra</strong> <strong>marmorea</strong> opistografa (dall'altra parte CAR056), rinvenuta a S. Saturno. Il testo è ben curato<br />

nella realizzazione e presenta quattro nessi (l. 1 NE; l. 2 NNE; l. 3 NNE; l. 7 ME) e numerosi<br />

abbellimenti (interpunzioni ad ‘esse’ incisi all’interno o al lato <strong>dei</strong> caratteri: ll. 1, 2, 3, 5, 7).<br />

Alla l. 2 in filius la lettera F presenta il braccio superiore fortemente inclinato ed il piede espanso<br />

come si trattasse <strong>di</strong> una E; la prima I è in corpo minore. Sempre nella stessa linea il primo e<strong>di</strong>tore<br />

legge qui ma della I sembra non esserci traccia. Va segnalata piuttosto quella che sembra essere una<br />

piccola O incisa all’interno della V (ve<strong>di</strong> infra). Tale fenomeno occorre con la I in l. 8. Alla fine<br />

delle ll. 3 e 5 una tilde.<br />

Caratteri onciali alle ll. 2, 3, 5, 7.<br />

Dimensioni: cm 41x46x6; lett. cm 3,5.<br />

Museo Nazionale <strong>di</strong> Cagliari.<br />

(croce) Hic requiesc(it) bon(a)e me=<br />

m(o)r(iae) Iohannes ⎡⎡f⎤⎤ilius quo=<br />

nd(am) b(o)n(ae) m(emoriae) Iohanne ex<br />

tribunu, qui bixit an=<br />

5 nos plus m(i)n(u)s n(umero) XXVI,<br />

requiebit in pace sub d(ie)<br />

bicensima quinta men(se) Septembri, ind(ictione) decima.<br />

(croce) (monogramma <strong>di</strong> Cristo)<br />

l.2 qui SOTGIU<br />

ILSARD 112; Epigrafia A112.<br />

TAVOLE<br />

Epigrafia Latina 2 9 Anno Accademico 2011/2012


1-2. Il testo, <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficile lettura, propone <strong>di</strong>versi interrogativi a seconda dell’interpretazione degli<br />

ultimi caratteri della l. 2. Partendo dalla lettura <strong>di</strong> G. Sotgiu, che propone una lettura qui (ma la i<br />

non è visibile) si potrebbe intendere la sigla ND <strong>di</strong> l. 3 come un’abbreviazione <strong>di</strong> n(otarius) (et)<br />

d(efensor) oppure, in seconda battuta, <strong>di</strong> n(otarius) (et) d(omesticus). La prima tra le due<br />

espressioni è nota dal papiro P. Pom. Lat. 14r. (“probably written in Ravenna” cfr. TEITLER 1985,<br />

p.120) e datato al 411 d.C. A prescindere dalla stranezza già rilevata dell’epitafio (o degli epitafi), si<br />

noti ancora come all’interno del testo in l. 4 si parli della carica, o meglio del rango <strong>di</strong> tribunus che,<br />

sempre sulla scorta <strong>di</strong> TEITLER 1985, p. 280 n. 25, si potrebbe sostituire alla più completa formula<br />

tribunus et notarius espressione che a sua volta farebbe intravvedere il grado <strong>di</strong> notarius<br />

ecclesiasticus (questo <strong>di</strong>scorso ci tornerà utile più avanti per la corretta comprensione della carica<br />

citata alle ll. 3-4). È poi solo un caso che dall’altro lato (l’iscrizione è opistografa; cfr. CAR056)<br />

compaia Menas notar(ius) sub regiona/rius s(an)c(t)ae Rom(anae) eccl(esiae) et rect(or), in<br />

sostanza un ‘pari grado’ del nostro, oppure dobbiamo intendere che si tratti <strong>di</strong> un reimpiego operato<br />

all’interno <strong>di</strong> una stessa famiglia <strong>di</strong> persone <strong>di</strong> alto rango (i notarii e i defensores erano dello stesso<br />

livello <strong>dei</strong> vicarii o <strong>dei</strong> consulares) o almeno della stessa classe? Accogliendo una lettura del genere<br />

è necessario supporre che si tratti o <strong>di</strong> una doppia incisione dovuta ad un errore tecnico (il lapicida<br />

ha sbagliato e poi ha ripreso ex novo il testo in l. 3) oppure che si tratti <strong>di</strong> una doppia depositio <strong>di</strong><br />

due in<strong>di</strong>vidui (padre e figlio) che rivestirono in vita la stessa carica. Non sembra praticabile poi la<br />

considerazione che le ll. 1-2 più la sigla ND siano cronologicamente posteriori che quin<strong>di</strong> in un<br />

secondo tempo nel seppellire Iohannes filius accanto a Iohannes ex tribunu si sia voluto scolpire<br />

nell'unico spazio libero (non sufficente) un epitafio.<br />

La lettura proposta sembra essere, con qualche piccolo problema che verrà debitamente considerato,<br />

la più cre<strong>di</strong>bile in quanto riprende uno schema <strong>di</strong> in<strong>di</strong>cazione della filiazione che, seppur raro, è<br />

abbastanza noto. Si vedano ad esempio CIL X, 4506=DIEHL 3549 De/usdona filius con/dam (!)<br />

Proberenti da Capua (del 560); CIL XII, 936=DIEHL 1808 Pe/trus filius con/da (!) Asclipi da<br />

Arelate e soprattutto CIL III, 755 B(onae) m(emoriae) Aureliae Marcel/linae (omissis) filia<br />

q(uon)d(am) Marcellini ex praef(ecto) leg(ionis) III / Gallicae, Danavae (i.e. Danabae) Damasco da<br />

;46⎺Β ≅ 84Η ΒΔ∈Η 3ΦϑΔ∑ nel quale, come nel nostro caso, viene ricordata la carica svolta dal padre per<br />

qualificare (una piccola vanità!) il rango del defunto. La nostra iscrizione va dunque intesa in questo<br />

modo: qui riposa Iohannes <strong>di</strong> buona memoria, figlio <strong>di</strong> Iohannes già dell’ufficio ecclesiastico nel<br />

rango <strong>di</strong> notarius, che visse etc.<br />

A questa lettura osta il caso errato ad in<strong>di</strong>care la filiazione poiché ci saremmo aspettati un genitivo;<br />

vista la tarda età <strong>di</strong> composizione del testo, probabilmente non anteriore alla seconda metà del VI<br />

sec., non ci meraviglia la confusione <strong>dei</strong> suoni e ed i. Più del figlio è interessante per noi, dal punto<br />

<strong>di</strong> vista prosopografico Iohannes padre. Il nostro potrebbe essere un militare al pari dell’in<strong>di</strong>viduo<br />

menzionato in DIEHL 441A=CIL V, 6213 Der<strong>di</strong>o ex tribuno militavit ann(os) / XL int(er) Iovianos<br />

sen(iores) anche se sembra più probabile, in base a quanto detto precedentemente, si tratti <strong>di</strong> un<br />

membro (un notarius ?) dell’ufficio ecclesiastico caralitano (ve<strong>di</strong> supra). Normale e tarda la<br />

chiusura o>u. 7. Si noti il sistema <strong>di</strong> datazione progressivo, comunemente ritenuto caratteristica <strong>di</strong><br />

un periodo tardo (GROSSI GONDI 1920, p. 196 lo fa iniziare nel V sec.; concorda TESTINI 1980,<br />

p. 397 e MAZZOLENI 1998, pp. 884-885 registra un incremento <strong>di</strong> utilizzo a partire dal VI sec.;<br />

ve<strong>di</strong> inoltre FERRUA 1985), e che in Sardegna viene usato solo in altri tre casi: CAR063, CRN002<br />

e GUR001. 8. Con ogni probabilità, dopo la croce, il monogramma col nome z30F@ØH, che<br />

GROSSI GONDI 1920, p. 67 mette in relazione con un lettera <strong>di</strong> Barnaba (IX, 8) e del quale<br />

avremmo menzione anche in Clem. Al. Strom., VI, 11, 84; Tert. Adv. Marc. III, 22 e Prud. Psychom.<br />

Praef. V. 56. Il nostro monogramma, che sembra trovare un confronto quasi speculare in uno<br />

analogo molto antico e proveniente da Priscilla (cfr. ICVR IX, 26239, ma anche ICVR IX, 24553<br />

dai Giordani), riporterebbe i primi due caratteri del nome legati in nesso ad una croce. Un<br />

monogramma simile sembra ricorrere in Sardegna a Turris Libisonis (TUR007) ed è strano notare<br />

come in una iscrizione così tarda compaia un monogramma così antico.<br />

Datazione: V-VI sec.<br />

Foto archivio Sotgiu; tav. XII.<br />

TAVOLE<br />

Epigrafia Latina 2 10 Anno Accademico 2011/2012


CAR042. <strong>Iscrizione</strong> del clericus Iomisus.<br />

<strong>Lastra</strong> opistografa in marmo bianco (dall'altra parte CAR043), rinvenuta a S. Saturno negli scavi<br />

Scano. Tutta una serie <strong>di</strong> manufatti iscritti, raccolti durante le esplorazioni, vennero conservati “alla<br />

rinfusa” dentro la basilica.<br />

Dimensioni: cm 40x40x4,5; lett. cm 5.<br />

Perduta.<br />

Bon(a)e memori(a)e Io=<br />

misus clericus, qu=<br />

i bixit annis XLV, r=<br />

equievit in pace<br />

5 VX (!) k(alendas) Nobe(mbres).<br />

l. 5 No(vem)b(res); ILSARD.<br />

TARAMELLI 1924, p. 112, n. 1; ILSARD 95; Epigrafia A95.<br />

TAVOLE<br />

1. Iomisus è certamente lo stesso personaggio che viene ricordato in CAR043 col nome Ionisus<br />

secondo una grafia più corretta. Il presente testo è sicuramente anteriore a quello della faccia<br />

opposta in quanto CAR043 riporta anche il nome <strong>di</strong> Dulcitia <strong>di</strong> seguito a Ionisus, cosa che induce a<br />

suppore che si sia proceduto, probabilmente per mancanza <strong>di</strong> spazio, ad un rivoltamento della lastra<br />

al momento dell'aggiunta <strong>di</strong> un secondo epitafio. 2. Il termine clericus non ricorre in Sardegna in<br />

altri titoli se non nell’iscrizione seguente che è riferita allo stesso Ionisus (ve<strong>di</strong> infra). Sul<br />

significato <strong>di</strong> questa carica, che tutto sommato non è troppo frequentemente attestata in epigrafia,<br />

ve<strong>di</strong> DUVAL 1975, p. 441-442 per il quale si tratterebbe <strong>di</strong> membri del clero inferiore (altri pensano<br />

però anche a figli <strong>di</strong> famiglie <strong>di</strong> ecclesiastici). 5. VX per XV secondo un uso invalso nel IV-V sec. ed<br />

originato (per GROSSI GONDI 1920, p. 202) dalla “trascrizione materiale delle parole duodecim,<br />

tredecim, tertiusdecimus”; in questo caso la cifra che precede si sommerebbe a quella seguente (si<br />

vedano a riguardo gli esempi proposti da F. Grossi Gon<strong>di</strong>).<br />

Datazione: V sec.<br />

Epigrafia Latina 2 11 Anno Accademico 2011/2012


CAR043. <strong>Iscrizione</strong> del clericus Ionisus e Dulcitia.<br />

<strong>Iscrizione</strong> opistografa (cfr. CAR042 cui si rimanda per il rinvenimento).<br />

Dimensioni: cm 40x40x4,5; lett. cm 5.<br />

Perduta.<br />

B(onae) m(emoriae) Ionisus clericus, q=<br />

ui vixit annis XLV, dep=<br />

ositus VX (!) k(alendas) No(vem)b(r)e(s).<br />

B(onae) m(emoriae) Dulcitia, qui vixit<br />

5 annis LXX, deposita ter(tium) idus Febr(uari)as<br />

cesquet in pace.<br />

TARAMELLI 1924, p. 112, n. 1; ILSARD 96; Epigrafia A96.<br />

TAVOLE<br />

1. Ionisus è lo stesso personaggio citato in CAR043. 3. Si noti, e questa è un ulteriore prova che si<br />

sia in presenza <strong>di</strong> una semplice trascrizione del testo presente nell'altra faccia, la medesima<br />

inversione delle cifre: VX per XV (sull’uso cfr. scheda precedente). 6. Non infrequente nell'epigrafia<br />

cristiana, il cesquet per quiescit che però occorre in Sardegna in quest'unico caso. In entrambi gli<br />

epitafi viene esplicitamente ricordata la data <strong>di</strong> depositio.<br />

Datazione: V sec.<br />

.<br />

Epigrafia Latina 2 12 Anno Accademico 2011/2012


CAR054. <strong>Iscrizione</strong> <strong>di</strong> Maticius.<br />

<strong>Lastra</strong> funeraria opistografa (dall'altra parte CAR099) <strong>di</strong> provenienza ignota e ricomposta da tre<br />

frammenti solidali.<br />

Lettera A con la traversa spezzata ed L con il tratto orizzontale obliquo oltre la linea <strong>di</strong> base.<br />

Dimensioni: cm 64x67x5; lett. cm 4-7.<br />

Museo Nazionale <strong>di</strong> Cagliari.<br />

------?<br />

[---]+NTIS[---]<br />

[---] Maticio [---]<br />

[--- pl(us)] m(inus) LXXV qu[ievit ---]<br />

[--- d]ie V kal(endas) Ia[nuarias ---]<br />

------?<br />

l. 2 [...]antis CATALOGO<br />

l. 4 q[uievit ---] CATALOGO<br />

BAS 1860, p. 128; CIL X, 7792; CATALOGO, pp. 22-23 n. 30; Epigrafia C65.<br />

1. CATALOGO, p. 23 propone, come ipotesi <strong>di</strong> lavoro, un supplemento antis[titi] supponendo la<br />

<strong>di</strong>gnità episcopale per Maticius. 2. Sul nome, derivato da un gentilizio, cfr. SCHULZE 1904, p. 275.<br />

Datazione: V sec. (?).<br />

Riproduzione da CATALOGO; tav. XVII.<br />

TAVOLE<br />

Epigrafia Latina 2 13 Anno Accademico 2011/2012


TAVOLE<br />

CAR056. <strong>Iscrizione</strong> <strong>di</strong> Menas, notarius sub regionarius.<br />

<strong>Lastra</strong> <strong>marmorea</strong> integra ed opistografa (dall'altra parte CAR041, cui si rimanda per il<br />

rinvenimento). Nessi NE alla l.1, NN e VA alla l. 4, ed alcune abbreviazioni sovralineate. Alla l. 6 F<br />

con il piede allungato. Il testo è chiuso da una foglia con un lungo gambo (un tralcio <strong>di</strong> vite?).<br />

Interpunzioni ad ‘esse’ e varie hederae <strong>di</strong>stinguentes. Lettera A con la traversa spezzata; alla l. 7 una<br />

D onciale; alle ll. 3, 5, 6 caratteri in corpo minore in finale <strong>di</strong> parola.<br />

Dimensioni: cm 41x46x6; lett. cm 3,5.<br />

Museo Nazionale <strong>di</strong> Cagliari.<br />

(croce) Hic requiescit bon(a)e mem(oriae)<br />

Menas notar(ius) sub regiona=<br />

rius s(an)c(t)ae Rom(anae) eccl(esiae) et rect(or)<br />

qui vixit plus min(us) ann(os) qua=<br />

5 draginta, requievit in<br />

Epigrafia Latina 2 14 Anno Accademico 2011/2012


pac(e) sub d(ie) prid(ie) id(us) ⎡⎡F⎤⎤ebruar(ias),<br />

ind(ictione) prima.<br />

l. 3 rec(tor) ILSARD, Epigrafia<br />

l. 6 Februar(ias) ILSARD, Epigrafia<br />

ILSARD 114; Epigrafia A114.<br />

2. Menas, personaggio <strong>di</strong> rilievo nella comunità locale, rivestiva la carica <strong>di</strong> notar(ius) sub<br />

regiona/rius ed era nei fatti il “depositario” degli atti pubblici nella sua qualità <strong>di</strong> tachigrafo<br />

(sull’argomento cfr. i basilari MENTZ 1944 e HAGENDAL 1971), da porre strettamente in<br />

relazione con l’ufficio del defensor. Vi è da sottolineare piuttosto con TEITLER 1985, p. 99 e<br />

passim, come non sempre i notarii fossero <strong>dei</strong> tachigrafi, ma a volte <strong>dei</strong> semplici copisti. In questo<br />

caso però l’abbondanza della titolatura ci fa supporre che si tratti <strong>di</strong> un funzionario <strong>di</strong> massimo<br />

livello. 3. Il riferimento alla chiesa <strong>di</strong> Roma sembra da intendersi stricto sensu e non eventualmente<br />

alla comunità universale della Chiesa; esso risulta essere l'unico caso in Sardegna. Relativamente al<br />

nostro contesto sembra assolutamente da escludersi l'uso del termine rector in riferimento alla<br />

gerarchia ecclesiastica, poiché l’equivalenza rector=vescovo sembra essere, fino ad oggi, una<br />

prerogativa esclusiva <strong>di</strong> Damaso (cfr. ad es. Epigrammata damasiana 15, 2 e 44, 2), in questo senso<br />

sembra invece esprimersi in generale GROSSI GONDI 1920, pp. 122 e 141. Da ultimo, nel<br />

commentare il nostro caso, BONELLO LAI 1991, p. 1050 n. 83, definisce la figura del retore come<br />

un “prete economo” sottintendendo una sua appartenenza alla gerarchia ecclesistica. In realtà, si<br />

veda come i notarii siano, così come risulta evidente da <strong>di</strong>versi stu<strong>di</strong> condotti sull’argomento, <strong>dei</strong><br />

laici come del resto i rectores, che, giunti al massimo grado della carriera, svolgevano per conto del<br />

papa importanti cariche amministrative; si veda al riguardo il sintetico, ma completo, PIETRI 1986,<br />

passim e in part. pp. 104-105 e sui rectores RECCHIA 1978, pp. 35, 45; cfr. inoltre, per il caso<br />

sardo, MASTINO 1999, p. 72 che ne fa un esattore d’imposta). 6. Da notare la E <strong>di</strong> pace aggiunta<br />

forse in un secondo momento dopo l’incisione della preposizione sub.<br />

Datazione: V-VI sec.<br />

Foto archivio Sotgiu; tav. XVII.<br />

TAVOLE<br />

Epigrafia Latina 2 15 Anno Accademico 2011/2012


CAR045. <strong>Iscrizione</strong> <strong>di</strong> Istefanus archiepresbiter.<br />

Tavola <strong>marmorea</strong> ricomposta da due frammenti, per lungo tempo collocata a sinistra della porta<br />

d'ingresso in S. Saturno.<br />

Caratteri onciali alla l. 2 (H) ed alla l. 3 (Q). Interpunzione ad ‘esse’ alle ll. 2-4. Nesso NE alla l. 3.<br />

Dimensioni: cm 15x33,5x4,5; lett. 2-2,5.<br />

Museo Nazionale <strong>di</strong> Cagliari.<br />

(croce) Hic iacet bon(ae) m(emoriae) Istefan=<br />

us archiepresbiter (!)<br />

s(an)c(ta)e ec(c)les(iae) ka(ra)litan(a)e, qui<br />

bixit ann(os) pl(us) minus LXX.<br />

SOTGIU 1969, p. 64 n. 89 tav. V; PANI ERMINI 1969, pp. 18-19 fig. 3; Epigrafia B37.<br />

Si noti l'uso della vocale eufonica i davanti al nome Stefanus. 2. Archiepresbiter per archipresbyter<br />

titolo attestato in età piuttosto matura e per il quale si vedano raffronti in CIL XI, 752=DIEHL 1124<br />

archipresbiteri da Bononia e CIL XIII, 1352=DIEHL 1125 Bau/dulfu/s arce/pr(es)b(iter) dall’ager<br />

Biturigum Cuborum in Aquitania.<br />

Datazione: V sec.<br />

Foto archivio Sotgiu; tav. XIII.<br />

TAVOLE<br />

Epigrafia Latina 2 16 Anno Accademico 2011/2012


CAR067. <strong>Iscrizione</strong> <strong>di</strong> Redemta, abbatissa monasteri Sancti Laurenti.<br />

<strong>Lastra</strong> <strong>marmorea</strong> mutila, rinvenuta tra le vie Ozieri, Macomer e Tempio. Scheggiature in più punti.<br />

Il testo è preceduto da una croce rozzamente incisa ed è concluso da una croce latina con le lettere<br />

apocalittiche e da un grappolo d'uva con relativi pampini.<br />

I caratteri sono molto rozzi: alla l. 1 si noti ad esempio in HIC una C molto ‘schiacciata’ in senso<br />

verticale; generalmente tutte le consonanti con gli occhielli risultano molto ampie e nel caso della B<br />

(cfr. ll. 1-2) quasi identiche alle D. Alla l. 3, nella cifra, una L quasi corsiva ed alla l. 4 una D<br />

onciale. Il testo è scan<strong>di</strong>to da gran<strong>di</strong> e poco accentuate interpunzioni ad ‘esse’. Sopralineature in<br />

alcune abbreviazioni.<br />

Dimensioni: cm 26,5x38x4; lett. cm 4.<br />

Coll. privata.<br />

(croce) Hic iacet Redemta b(onae) m(emoriae) [---]<br />

abb(atissa) monast(erii) s(an)c(t)i Laure[nti quae vi]=<br />

xit annis plus min(us) LX req[uievit]<br />

in pace sud d(ie) pr(i)d(ie) kalend(as) I[anu]=<br />

5 arias ind(ictione) XII. (croce con lettere apocalittiche) (grappolo d'uva con pampini)<br />

BONELLO LAI 1991, pp. 1031-1033; AE 1991, 906.<br />

TAVOLE<br />

1. Redemta è forma volgare ugualmente attestata per Redempta, un nome che assume in età<br />

cristiana, significati relativi ad aspetti <strong>di</strong> fede (cfr. KAJANTO 1965, p. 135; TESTINI 1980, p. 370;<br />

KAJANTO 1997, p. 110). Non infrequente la posposizione della formula <strong>di</strong> de<strong>di</strong>ca al nome. 2. La<br />

Epigrafia Latina 2 17 Anno Accademico 2011/2012


nostra era superiora <strong>di</strong> un monastero de<strong>di</strong>cato a S. Lorenzo, che dobbiamo supporre a Cagliari. Si<br />

tratta dell'unica attestazione epigrafica <strong>di</strong> tal genere per quanto riguarda la Sardegna (si ricor<strong>di</strong> che<br />

nell'orbis sono comunque pochissime e tutte a partire dal VI sec. d. C. Si vedano ad es. ICVR II,<br />

1651=DIEHL 1650 da Roma; CIL XIII, 5352=DIEHL 1652 da Narbona; CIL III, 9551=DIEHL<br />

1653 da Salona; ICVR VIII, 20836 da Roma); essa troverebbe riscontro in un'analoga notizia, nota<br />

per via manoscritta (cfr. Greg. M. ep. IX 198), relativa a Turris Libisonis circa due consorelle<br />

(MELONI 1990, pp. 421 e 543); da ultimo, per alcuni aspetti particolari inerenti il monachesimo<br />

sardo in relazione alla fondazione <strong>di</strong> una comunità femminile cfr. STEFANI 1992, p. 713; in<br />

generale MAZZOLENI 1998, p. 164-166).<br />

Datazione: VI sec.<br />

Riproduzione da BONELLO LAI 1991; tav. XXI.<br />

TAVOLE<br />

Epigrafia Latina 2 18 Anno Accademico 2011/2012


CAR077. <strong>Iscrizione</strong> del <strong>di</strong>acono Si[---].<br />

<strong>Lastra</strong> <strong>marmorea</strong> mutila su entrambi i lati <strong>di</strong> forma trapezoidale. Di provenienza sconosciuta il<br />

monumento viene dato per conservato al Museo Nazionale <strong>di</strong> Cagliari, ma non risulta incluso nella<br />

silloge <strong>di</strong> L. Pani Ermini relativa al Museo <strong>di</strong> Cagliari. Ricognizione 1989.<br />

Museo Nazionale <strong>di</strong> Cagliari.<br />

CIL X, 7789.<br />

B(onae) [m(emoriae)]<br />

[---] <strong>di</strong>aconi Si[---]<br />

[---] item et c+[---]<br />

[---]II+ [---]<br />

5 [--- fi]lia eoru[m ---?].<br />

2. Il genitivo <strong>di</strong> de<strong>di</strong>ca sembra qualificare come defunto il <strong>di</strong>aconus Si[---], <strong>di</strong> cui purtroppo ci<br />

sfugge il nome. 5. Se il supplemento è esatto, il <strong>di</strong>aconus del testo è uxorato in quanto sembrano<br />

essere le figlie a de<strong>di</strong>care il monumento ad entrambi i genitori (non si spiegherebbe altrimenti il<br />

plurale eorum).<br />

Datazione: V sec.<br />

Foto archivio Sotgiu; tav. XXV.<br />

TAVOLE<br />

Epigrafia Latina 2 19 Anno Accademico 2011/2012


TAVOLE<br />

CAR078. <strong>Iscrizione</strong> <strong>di</strong> Stephana, casta virgo sacra.<br />

<strong>Lastra</strong> <strong>marmorea</strong> integra, <strong>di</strong> forma quadrangolare e <strong>di</strong> provenienza sconosciuta.<br />

Segni d'interpunzione ad ‘esse’; alle ll. 2 (H), 4 (E) e 5 (P, C) caratteri onciali. Sopralineatura in<br />

alcune abbreviazioni. Ricognizione 1989.<br />

Dimensioni: cm 21x25,5x4,5; lett. cm 2-3.<br />

Museo Nazionale <strong>di</strong> Cagliari (n. inv. 5887).<br />

(croce) Hic iacet b(onae) m(emoriae)<br />

Stephana c(asta)<br />

v(irgo) s(acra), q(uae) vixit an(nis)<br />

XIII requievit<br />

5 in p(a)c(e) su(b) d(ie) k(alendas) Aug(ustas).<br />

CAPUT, p. 131 n. 13; BAS 1858, p. 61; CIL X, 7778; DIEHL 3063; FERRUA 1983a; CATALOGO, p. 37 n. 49; Epigrafia C62.<br />

2-3. Stephana, se è corretta l'interpretazione del testo, è una casta virgo e cioè una giovane <strong>di</strong><br />

con<strong>di</strong>zione monacale. A questa lettura, che sembra la più probabile e che è <strong>di</strong> CATALOGO, p. 37 e<br />

nota 108 (sulla stessa linea sembra essere MASTINO 1999, p. 71), osta l'età della defunta, appena<br />

tre<strong>di</strong>cenne, che appare troppo bassa. Resta l'ipotesi che si sia voluto in<strong>di</strong>care con questa espressione,<br />

magari da parte <strong>dei</strong> genitori, un desiderio irrealizzato a causa della morte, della giovanetta. Si<br />

ricor<strong>di</strong> come la presenza <strong>di</strong> strutture monastiche a Cagliari sia stata confermata dal ritrovamento<br />

dell'iscrizione relativa ad un'abbatissa (cfr. CAR067). Sulle presenze cenobitiche in Sardegna cfr.<br />

TURTAS 1989, MELONI 1990, pp. 421 e 543 e BONELLO LAI 1991). Il nome, Stefanus/a, <strong>di</strong><br />

grande suggestione per il richiamo al protomartire e molto usato a partire dal I sec. d.C. a Roma<br />

(cfr. SOLIN 1982, pp. 1182, 1368), è attestato in Sardegna, oltre a quello presente, in un solo altro<br />

caso proveniente da Forum Traiani cfr. FTR006. La proposta <strong>di</strong> lettura Stephanacius <strong>di</strong> FERRUA<br />

1983a non sembra convicere molto.<br />

Datazione: V sec.<br />

Foto archivio Sotgiu; tav. XXVI.<br />

Epigrafia Latina 2 20 Anno Accademico 2011/2012


CAR089. <strong>Iscrizione</strong> del vescovo [---]s.<br />

Frammento isolato <strong>di</strong> lastra <strong>di</strong> marmo bianco proveniente dalla basilica <strong>di</strong> S. Saturno.<br />

Il modulo <strong>dei</strong> caratteri si riduce drasticamente dopo la menzione del prelato.<br />

Dimensioni: cm 17x35x10; lett. cm 5-7.<br />

Museo Nazionale <strong>di</strong> Cagliari.<br />

[---]s episc(opus) qu[---]<br />

------?<br />

TARAMELLI 1924, p. 114 n. 6; ILSARD 94; Epigrafia A94.<br />

TAVOLE<br />

1. Menzione <strong>di</strong> un vescovo <strong>di</strong> cui ignoriamo il nome. Sui vescovi sar<strong>di</strong> si veda ALBERTI 1964 e, da ultimo in maniera specifica su Carales, ZUCCA<br />

1988b.<br />

Epigrafia Latina 2 21 Anno Accademico 2011/2012


CAR091. <strong>Iscrizione</strong> funeraria <strong>di</strong> una vidua.<br />

Frammento <strong>di</strong> lastra <strong>marmorea</strong> rinvenuto durante gli scavi Scano a San Saturno. Marmo bar<strong>di</strong>glio.<br />

Dall'apografo dato dall'e<strong>di</strong>tore alla l. 2 caratteri onciali Q e V e lettera A con la traversa spezzata.<br />

Ricognizione 1989.<br />

Dimensioni: cm 12x23x2; lett. cm 3.<br />

Museo Nazionale <strong>di</strong> Cagliari.<br />

------<br />

[---]il vid[uavit ? ---]<br />

[---] requiebit in pac[e ---]<br />

[---]s Iunias, in<strong>di</strong>tio[ne ---]<br />

5 ------?<br />

l. 1 vid[ua] TARAMELLI 1924<br />

TARAMELLI 1924, p. 117 n. 24; ILSARD 97; Epigrafia A97.<br />

2. La lettura è <strong>di</strong> G. Sotgiu che preferisce questa integrazione al vid[ua], <strong>di</strong> A. Taramelli per<br />

analogia con CAR127 (viduasti). Entrambe le letture sono comunque possibili ed il significato<br />

globale del testo in ogni caso non cambia: viene infatti menzionata una vidua. Sull'importanza <strong>di</strong><br />

questo ruolo nell'organigramma delle comunità cristiane si veda PIETRI 1976, pp. 120-121; 721 e<br />

MAZZOLENI 1998, p. 166. 4. Il caso grammaticale ci <strong>di</strong>ce inequivocabilmente che la nostra è<br />

morta esattamente o il 1 o il 7 o il 15 giugno <strong>di</strong> un anno che in mancanza della datazione consolare<br />

non possiamo stabilire; probabilmente un semplice errore materiale in in<strong>di</strong>tione per in<strong>di</strong>ctione.<br />

Datazione: V-VI sec.<br />

Foto archivio Corda; tav. XXX.<br />

TAVOLE<br />

Epigrafia Latina 2 22 Anno Accademico 2011/2012


CAR120. <strong>Iscrizione</strong> <strong>di</strong> un lec[tor ?].<br />

Frammento isolato <strong>di</strong> lastra <strong>marmorea</strong> fratturato su tutti i lati e proveniente dall'area <strong>di</strong> S. Saturno.<br />

Dimensioni: cm 22x21x3,5; lett. cm 4,5-5,5.<br />

Museo Nazionale <strong>di</strong> Cagliari.<br />

------<br />

[---]AIM+[---]<br />

[---]+EDV+[---]<br />

[---]o lect[or ? ---].<br />

ILSARD 84; CATALOGO, p. 30; Epigrafia A84.<br />

3. Pare possibile leggere, come proposto da CATALOGO, p. 30, con un buon margine <strong>di</strong> certezza,<br />

lect[or].<br />

Datazione: ?<br />

Foto archivio Sotgiu; tav. XXXIV.<br />

TAVOLE<br />

Epigrafia Latina 2 23 Anno Accademico 2011/2012


CAR127. Frammento <strong>di</strong> sarcofago.<br />

Frammento <strong>di</strong> sarcofago <strong>di</strong> marmo dell'Imetto, rinvenuto nel 1843 durante lo scavo <strong>di</strong> un pozzo<br />

artesiano nei pressi <strong>di</strong> S. Lucifero; nella faccia posteriore è inciso un testo funerario mutilo.<br />

La decorazione residua presenta due coniugi riccamente abbigliati: la donna con una collana a tre<br />

fili ed armilla sul braccio mentre l'uomo porta la tunica e la dalmatica. Inferiormente alla conchiglia<br />

che racchiude il ritratto (?) <strong>dei</strong> defunti si vede una scena <strong>di</strong> presentazione <strong>dei</strong> doni da parte <strong>dei</strong><br />

Magi. Confronti molto stretti con il cd. sarcofago <strong>di</strong> Adelfia (cfr. AGNELLO 1956, pp. 14-17)<br />

suggeriscono una datazione intorno al 340-350, cronologia confermata, a detta <strong>di</strong> CATALOGO, p.<br />

61 (ivi confronti), dalla <strong>di</strong>ffusione agli inzi del IV sec. del motivo della valva centrale; sulla scultura<br />

funeraria in Sardegna si veda ANGIOLILLO 1987, pp. 149-156.<br />

Dimensioni: cm 42x29x9.<br />

Museo Nazionale <strong>di</strong> Cagliari (n. inv. 6147).<br />

[---]sti FT[---]<br />

[---]os et R[---]<br />

[---] viduast[i ---]<br />

[---]+erento [---]<br />

5 [---] pl(us) m(inus) X, s(ub) d(ie) [---].<br />

l 1 Chri]sti PESCE<br />

TAVOLE<br />

Epigrafia Latina 2 24 Anno Accademico 2011/2012


l. 2 Sacerd]os PESCE<br />

l. 3 viduas t[---] CIL, PESCE<br />

BAS 1855, p. 90; SPANO CAT., p. 95; CIL X, 7787; PESCE 1957, pp. 64-66, n. 25 tavv. XLI-XLII, figg. 53-54; CATALOGO, pp.<br />

61-62 n. 94; Epigrafia C11 add.<br />

Ci sfugge purtroppo il nome della defunta che doveva essere una vidua (su questa figura nelle<br />

comunità cristiane si veda PIETRI 1977, pp. 120-121 e JANSSENS 1981, pp. 210-214). 3. Veniva<br />

presumibilmente in<strong>di</strong>cata la durata della vedovanza.<br />

Datazione: V-VI sec. (la fronte <strong>di</strong> sarcofago viene datata da PESCE 1957, p. 64 al IV sec.).<br />

Foto archivio Dip. <strong>di</strong> Storia, Univ. <strong>di</strong> Sassari; tav. XXXV.<br />

TAVOLE<br />

Epigrafia Latina 2 25 Anno Accademico 2011/2012


CRN008. <strong>Iscrizione</strong> <strong>di</strong> [---]tus lec[tor ---].<br />

Frammento marmoreo mutilo lateralmente ed inferiormente, rinvenuto a Columbaris durante gli<br />

scavi del 1955. Ricognizione 1999.<br />

Dimensioni: cm 24x24x4; lett. cm 3,5.<br />

Pro Loco <strong>di</strong> Cuglieri.<br />

A (croce monogrammatica) [Ω ]<br />

[---]tus lec[tor? ---]<br />

[---]+c. 3+[---]<br />

------?<br />

l. 3 [---] MASTINO<br />

TESTINI 1972, p. 599 n. 7; MASTINO 1979, pp. 155 n. 75; Epigrafia B66 add.<br />

2. Il supplemento (lector come or<strong>di</strong>ne minore; cfr. NOR003) potrebbe essere corretto, ma vi è<br />

un'altra possibilità (per la verità egualmente valida) se si ammette che il primo elemento residuo sia<br />

un gentilizio acefalo (o un elemento onomastico in genere) e Lector un secondo nome (ma anche<br />

Lectorius, Lectus) o un signum.<br />

Datazione: IV-V sec. (?).<br />

Foto archivio Sotgiu; tav. XXXVIII.<br />

TAVOLE<br />

Epigrafia Latina 2 26 Anno Accademico 2011/2012


FTR006. <strong>Iscrizione</strong> <strong>di</strong> Stefanus episcopus.<br />

<strong>Lastra</strong> <strong>di</strong> marmo bar<strong>di</strong>glio rinvenuta nel 1985 a copertura <strong>di</strong> un sarcofago a S. Lussorio. Pur essendo<br />

integra la lastra risulta essere squadrata male (è infatti un trapezio scaleno) ed incisa abbastanza<br />

rozzamente. Sono presenti i segni orizzontali <strong>di</strong> abbreviazione ed i caratteri presentano come<br />

particolarità le grazie molto accentuate ed alla l. 2 la cifra L è obliqua rispetto alla linea <strong>di</strong> base,<br />

fenomeno che si ripete alla l. 4. Si notino le P dall'occhiello aperto e le Q con la coda molto lunga.<br />

Dimensioni: cm 44,5x33; lett. cm. 3,5-5<br />

Chiesa <strong>di</strong> S. Lussorio.<br />

D(e)p(ositio) s(anctae) m(emoriae) Stefani ep(iscopi)<br />

qui vixit ann(is) XLG<br />

quievit in pace<br />

IIII kal(endas) Mart(ias).<br />

ZUCCA 1988, pp. 26-29 n. 2; ZUCCA 1989, p. 140 n. 2; AE 1990, 460.<br />

1. Un unicum, per le nostre iscrizioni, il termine depositio usato come locuzione introduttiva. Il<br />

vescovo Stefanus era ignoto ai fasti episcopali della <strong>di</strong>ocesi fino al ritrovamento <strong>di</strong> questo<br />

monumento epigrafico (cfr. ZUCCA 1989, p. 140).<br />

Datazione: VI sec.<br />

Riproduzione da ZUCCA 1988; tav. XL.<br />

TAVOLE<br />

Epigrafia Latina 2 27 Anno Accademico 2011/2012


FTR007. <strong>Iscrizione</strong> <strong>di</strong> Victor episcopus.<br />

<strong>Lastra</strong> in marmo bianco rinvenuta in situ nell'intonaco <strong>di</strong> un sarcofago a S. Lussorio il 15/2/1989.<br />

GASPERINI 1992, p. 314 parla <strong>di</strong> un prodotto extra-officinale a giustificare la cattiva esecuzione<br />

grafica. Notevole la D (l. 3) molto squadrata, quasi un delta greco, e la forma curiosa per le L con il<br />

tratto orizzontale molto alto. Così come nota il primo e<strong>di</strong>tore non vi sono comunque delle costanti,<br />

abbiamo infatti un vero campionario <strong>di</strong> caratteri. Alcune abbreviazioni sono caratterizzate dalla<br />

sopralineatura.<br />

Dimensioni: cm 18,8x19,5x2,5.<br />

Chiesa <strong>di</strong> S. Lussorio.<br />

S(an)c(ta)e m(emoriae) Victor<br />

ep(is)c(opus) q(uie)b(it) in p(a)c(e)<br />

s(ub) d(ie) V kal(endas) Octobr(es)<br />

vixit in p(ace) ann(os)<br />

5 p(lus) m(inus) LXX.<br />

GASPERINI 1992, pp. 313-316 n. 8; AE 1992, 878.<br />

1. Sull'espressione sanctae memoriae ve<strong>di</strong> supra CAR004; sul nome CAR013. Cautamente<br />

GASPERINI 1992, pp. 315-316, ipotizza una possibile identificazione del nostro con il vescovo<br />

menzionato in una lettera <strong>di</strong> Gregorio Magno del 599 (Greg. M. ep. IX, 203).<br />

Datazione: VI sec.<br />

Foto archivio Dip. <strong>di</strong> Storia, Univ. <strong>di</strong> Sassari; tav. XL.<br />

TAVOLE<br />

Epigrafia Latina 2 28 Anno Accademico 2011/2012


MAR001. <strong>Iscrizione</strong> <strong>di</strong> Iohannes presbyter.<br />

<strong>Lastra</strong> opistografa (dall'altra parte ILSARD 158=Epigrafia A158, iscrizione pagana <strong>di</strong> età severiana<br />

menzionanti un restauro delle terme cd. Rufiane tra il 198 e il 209 che si ritiene fossero a Cagliari<br />

MELONI 1990, p. 247) in marmo bianco greco mutila <strong>dei</strong> margini superiore e destro. Rinvenuta in<br />

una cava d'argilla. I caratteri sono abbastanza regolari, sopralineature nelle abbreviazioni e lettere A<br />

col tratto orizzontale spezzato. Le P risultano essere sproporzionate con un occhiello molto piccolo.<br />

Sovralineature alle ll. 3-4. Ricognizione 1989.<br />

Dimensioni: cm 33x87x2; car. cm 5-6.<br />

Museo Nazionale <strong>di</strong> Cagliari.<br />

Hic iac(et) s(an)c(tae) m(emoriae) Iohannes,<br />

p(res)b(iter) huius {a}eccl(esiae) qui vixit<br />

ann(is) pl(us) m(inus) LXX, requievit in<br />

pace s(ub) d(ie) VIIII kal(endas) April(es), ind(ictione) [---].<br />

TARAMELLI 1927, p. 258; AE 1928, 117; TARAMELLI-DELOGU 1935, p. 30; DACL, s. v. Sardaigne, coll. 895 ss.; ILSARD 160;<br />

CATALOGO p. 16 n. 20; Epigrafia A 160.<br />

Sull'espressione sanctae memoriae non molto frequente in Sardegna (cfr. CAR004). 2. L'ecclesia<br />

(notare l'ipercorrettismo ae-) a cui si fa riferimento è probabilmente quella locale <strong>di</strong> Calagonis (cfr.<br />

CATALOGO p. 16), anche se si potrebbe supporre un asporto del manufatto da Cagliari per un<br />

utilizzo ad es. in una calcara.<br />

Datazione: V-VI sec.<br />

Foto archivio Sotgiu; tav. XLI.<br />

TAVOLE<br />

Epigrafia Latina 2 29 Anno Accademico 2011/2012


NOR003. <strong>Iscrizione</strong> del lector Respectus.<br />

<strong>Lastra</strong> <strong>marmorea</strong> rinvenuta a Pula ma, come riporta CATALOGO, p. 30 in luogo <strong>di</strong>scusso: tra i<br />

ruderi (imprecisati; ANGIUS) o vicino alla chiesa <strong>di</strong> S. Efisio secondo il CIL. Il manufatto è<br />

sicuramente <strong>di</strong> spoglio in quanto conserva ancora due righe <strong>di</strong> un'iscrizione precedente<br />

probabilmente classica. Caratteri malamente eseguiti e qualche piccola <strong>di</strong>menticanza (alla l. 3 A<br />

senza il tratto orizzontale). Particolare l'esecuzione del cristogramma con il P posto orizzontalmente<br />

sul resto <strong>dei</strong> caratteri. Ricognizione 1989.<br />

Dimensioni: cm 22x38x3; lett. cm 2.<br />

Museo Nazionale <strong>di</strong> Cagliari.<br />

Bono et in(n)oc⎡⎡e⎤⎤nti is=<br />

pirito Respecti qui vi=<br />

xit an(num) I me(nses) IIII. Rogatus<br />

lector filio piissimo<br />

5 fecit in XP(ist)o Hi(e)s(u).<br />

l. 1 inocenti CATALOGO<br />

l. 5 XRX IS BAS; Hi(esu)s CATALOGO; Epigrafia<br />

BAILLE ms.; CASALIS 1835, p. 52; CAPUT, p. 130 n. 3; BAS 1860, pp. 62-63; CIL X, 7551; DIEHL 3399; DACL, s. v. Sardaigne,<br />

col. 895; FERRUA 1983a; CATALOGO, p. 30 n. 40; Epigrafia C24.<br />

1. Spiritus presenta all'inizio la vocale eufonica i. Tra<strong>di</strong>zionale il richiamo alla bontà e all’innocenza<br />

per un puer. 3. Rogatus, il de<strong>di</strong>cante, è lettore della chiesa norense (?) e padre del piccolo<br />

Respectus. 4. Sul ruolo del lector si veda PIETRI 1977, pp. 692-693. 5. Un esempio, pochi in<br />

Sardegna ma molto comuni nel resto dell'orbis, <strong>di</strong> compen<strong>di</strong>um scripturae (croce monogrammatica<br />

e desinenza -o dell'ablativo) unito con la forma latinizzata del nome <strong>di</strong> Gesù (cfr. CATALOGO, p.<br />

31). In quest’ultima espressione è forse possibile rivedere un’affermazione <strong>di</strong> ortodossia nicena (?).<br />

Datazione V sec.<br />

Foto archivio Sotgiu; tav. XLIII.<br />

TAVOLE<br />

Epigrafia Latina 2 30 Anno Accademico 2011/2012


TAVOLE<br />

OLM001. <strong>Iscrizione</strong> <strong>di</strong> Silbius, ecclesiae sanctae minister.<br />

<strong>Lastra</strong> <strong>marmorea</strong> proveniente da Cagliari (Index taur.) o da Olmedo (BAILLE ms.). Molto elegante<br />

come fattura il monumento è scritto quasi completamente in caratteri onciali. Da considerarsi un<br />

abbellimento il fenomeno <strong>di</strong> gradatio. Ricognizione 1989.<br />

Dimensioni: cm 33x35x38; lett. cm 1,5-2.<br />

Museo Nazionale <strong>di</strong> Cagliari.<br />

Hic situs Silbius eccle=<br />

siae sanctae minister<br />

expectat Christi ope<br />

rursus sua vivere carne<br />

5 et gau<strong>di</strong>a lucis nobae<br />

ipso dominante videre.<br />

Vixit ann(is) XXXIII d(epositus) in pace nonis<br />

(croce monogrammatica) April(is).<br />

(croce monogrammatica).<br />

BAILLE ms.; CAPUT p. 130, n. 1; BAS 1860, p. 64; CIL X, 7972; CLE 786; DIEHL 3445; TARAMELLI-DELOGU 1936, p. 31;<br />

DACL, s.v. Sardaigne, col. 895; CATALOGO, pp. 35-36 n. 47; Epigrafia C110.<br />

L'andamento <strong>dei</strong> versi è, sia pure a fatica, riconoscibile come esametrico ed il contenuto, <strong>di</strong> chiaro<br />

sapore dogmatico, cita Giobbe XIX, 26 ed è da mettere in relazione al mistero della resurrezione<br />

(cfr. PANI ERMINI 1989a, p. 83 e MAZZOLENI 1998, p. 883).<br />

1. Silbius per Silvius. 2. La carica ricordata è probabilmente pertinente l'area <strong>di</strong> Alghero ed è<br />

Epigrafia Latina 2 31 Anno Accademico 2011/2012


solitamente equivalente a quella <strong>di</strong> <strong>di</strong>aconus (TESTINI 1980, p. 381). CATALOGO p. 35 ricorda<br />

come in Sardegna, il titolo <strong>di</strong> minister sia altresì riferito ad un vescovo in CIL X, 7533, un testo non<br />

compreso nella presente silloge perché ritenuto molto probabilmente falso o quanto meno una copia<br />

tarda (non sappiamo quanto fedele) <strong>di</strong> un originale <strong>di</strong> IV-V sec. Sull’identificazione della carica<br />

minister=<strong>di</strong>aconus in relazione a questo testo ve<strong>di</strong> MASTINO 1999, p. 70 e nota 97.<br />

Datazione: VI sec.<br />

Foto archivio Sotgiu; tav. XLIV.<br />

TAVOLE<br />

Epigrafia Latina 2 32 Anno Accademico 2011/2012


IGN003. <strong>Iscrizione</strong> <strong>di</strong> Iohanna c(asta) v(irgo).<br />

<strong>Lastra</strong> <strong>di</strong> marmo frammentaria, <strong>di</strong> forma trapezoidale, mancante del lato destro. Frequentemente<br />

usati i caratteri onciali (ll.1-2 O; l. 5 D). Alla l. 2 all'interno della C un piccolo segno ad ‘esse’ da<br />

intendersi come interpunzione come del resto in l. 5 il segno dopo il primo carattere. Ricognizione<br />

1989.<br />

Dimensioni: cm 17,5x20x21; lett. cm 2,5.<br />

Museo Nazionale <strong>di</strong> Cagliari.<br />

(croce) Hic (iac)et bon[(ae) memoria]=<br />

e Iohanna c(asta) v(irgo) [quae vi]=<br />

xit annis pl[us minus]<br />

XXXV requie[vit]<br />

5 d(ie) septimu id(us) [---].<br />

l. 2 Iohannac[ius ? Epigrafia<br />

ll. 3-4 XXXV, requi[evit --- i]d/(u)s Septim(bres) vix[it ---]; Epigrafia<br />

ILSARD 362; CATALOGO, pp. 15-16 n. 19; Epigrafia A362 add.<br />

TAVOLE<br />

La lettura proposta, anche se anomala, è quella <strong>di</strong> CATALOGO, n. 19 con la quale penso si possa<br />

essere d'accordo senza riserve (si potrebbe supporre al massimo una lettura H(ic) i(a)cet che non<br />

cambierebbe <strong>di</strong> molto l’unicità dell’attestazione). 2. c(asta) v(irgo) potrebbe qualificare una<br />

con<strong>di</strong>zione monacale anche se la lacuna non ci permette <strong>di</strong> sapere se fosse presente l'aggettivo<br />

sacra (o la specificazione <strong>dei</strong> cfr. ICVR VII, 17545) che normalmente accompagna questa<br />

espressione quando si voglia specificare la con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> religiosa (cfr. supra CAR078). Come<br />

religiosa la vede MASTINO 1999, p. 71 nota 107.<br />

Datazione: V-VI sec.<br />

Foto archivio Sotgiu; tav. LV.<br />

Epigrafia Latina 2 33 Anno Accademico 2011/2012


Epigrafia Latina 2 – A.A. 2011/2012<br />

Dossier <strong>di</strong> Epigrafia giudaica della Sardegna<br />

TAVOLE<br />

Pianta <strong>dei</strong> ritrovamenti ebraici in Sardegna (Immagine tratta da Serra 2002)<br />

Epigrafia Latina 2 34 Anno Accademico 2011/2012


SAR001 <strong>Iscrizione</strong> <strong>di</strong> Iudaeus (Isili)<br />

Frammento calcareo appartenente ad un cippo funerario ritrovato in loc. Sa Idda Eccia nel comune<br />

<strong>di</strong> Isili (NU). Lo stato del reperto è piuttosto precario, il cippo si presenta in gran parte danneggiato<br />

e ci restituisce solo una parte dello specchio epigrafico che doveva essere più ampio anche in<br />

relazione alla porzione <strong>di</strong> frammento <strong>di</strong> cornice modanata sul lato destro. L'iscrizione si compone <strong>di</strong><br />

due linee <strong>di</strong> testo visibili tutt'oggi, ma probabilmente si trattava <strong>di</strong> un testo più organico <strong>di</strong> cui sono<br />

visibili delle linee preparatorie. Dal punto <strong>di</strong> vista paleografico il testo è rozzo, con la presenza <strong>di</strong><br />

un nesso AE in l.1 ed una S in modulo minore.<br />

Dimensioni: cm 50x20x62, caratteri: cm 2-4,5<br />

[- - -]o Iudaeus<br />

vix(it) an(n)is VIII.<br />

TAVOLE<br />

Serra 2002, n. 14, p. 102, Corda 1995, n. 1, pp. 4-6, Corda 1995a, n. 1, pp. 2-3<br />

Epigrafia Latina 2 35 Anno Accademico 2011/2012


SAR002 <strong>Iscrizione</strong> <strong>di</strong> Anianus (Sassari)<br />

<strong>Lastra</strong> <strong>di</strong> marmo rinvenuta nel 1964 nel c.d. Palazzo <strong>di</strong> Re Barbaro a Portotorres (SS). Il reperto è<br />

stato rinvenuto durante <strong>dei</strong> lavori <strong>di</strong> scavo in uno strato <strong>di</strong> riempimento. La lastra è mutila<br />

nell'angolo superiore destro, dove probabilmente mancano <strong>dei</strong> caratteri. Complessivamente si<br />

presenta come un manufatto piuttosto rozzo e squadrato male, coi caratteri tracciati velocemente o<br />

con poca accuratezza dal lapicida. In l.1 è presente una F con traversa verticale che va oltre la linea<br />

<strong>di</strong> base, stesso fenomeno in l.2 con P (nepus e pater). In l.2 anche una A con traversa spezzata e una<br />

L montante simile ad un carattere corsivo. In l.6 a sinistra una menorah o un lulab molto rozzo.<br />

Memoria Aniani fi[li]i<br />

Acotuli, nepus pateris<br />

Aniani, mortus<br />

(et in) <strong>dei</strong> n(omine) gen(itus?), vixit annis<br />

XVII, mense(m) unu(m), <strong>di</strong>es XV<br />

iacet in pace.<br />

ll. 1-2 fil/l(ii) Iacotuli (sic!) CIJ; fi[lii] / Iacotuli Mastino; memoria Aniani fr[ater] / Iacotuli<br />

ll. 2-3 pateris (synagogae) Mastino<br />

TAVOLE<br />

l. 4 de ing(u)˹i˺n(e) AE 1966, 175; Solin; <strong>dei</strong>n gen(itus) Maetzke; AE 1982, 437; Mastino<br />

CIJ, 660b; MAETZKE 1964, in NSA 1964, pp. 328-329, n. 5 2 ; AE 1966, 175, MAETZKE 1971, in<br />

Atti II Congresso <strong>di</strong> Archeologia Cristiana, p. 323, n. 13b; AE 1982, 437, Solin, Juden und Syrer, p.<br />

747, n. 16; Corda 1995, n. 6; Serra 1998, p. 203, Tav. IV, 4; Serra 2002, p. 102, n. 15<br />

Epigrafia Latina 2 36 Anno Accademico 2011/2012


SAR003 <strong>Iscrizione</strong> <strong>di</strong> Gau<strong>di</strong>osa (Sassari)<br />

<strong>Lastra</strong> <strong>di</strong> marmo lunense rinvenuta a Sassari assieme a SAR002 (a cui si rimanda per le modalità <strong>di</strong><br />

rinvenimento). Si presenta leggermente abraso nell'angolo superiore sinistro, ma a parte questo può<br />

considerarsi completo. Il manufatto, <strong>di</strong> forma irregolare, presenta caratteri poco accurati con A con<br />

traversa spezzata e con B i cui occhielli non toccano spesso l'asta verticale. In l.3 un nesso RV. Alla<br />

fine del testo è presente una menorah.<br />

Attualmente si trova al Museo Nazionale <strong>di</strong> Sassari.<br />

Dimensioni: cm 17 x 18 x 4; <strong>di</strong>mensione caratteri: cm 1,3.<br />

[H]ic iacet Gau<strong>di</strong>osa<br />

infantula<br />

qui bissit annorum<br />

plus minu(s) tres<br />

requiebit in<br />

pacem [- - -] ~lf.<br />

TAVOLE<br />

ll. 3-4 qui bissit annor/[u]m plus minu(s) MAETZKE; Anno/rum AE 1982, 436<br />

l. 4 tres SOLIN<br />

ll. 4-5 tre/s (sic) AE 1982, 436<br />

CIJ 660a, p. 55; AE 1982, 436; MAETZKE, XI, Porto Torres, p. 328 n. 51 , fig. 7; AE 1966, n. 174;<br />

MAETZKE Scavi e scoperte, p. 323, n. 13a, fig. 11; Epigrafia B73; SOLIN, Juden und Syrer, p.<br />

747, n. 15<br />

Epigrafia Latina 2 37 Anno Accademico 2011/2012


SAR004 <strong>Iscrizione</strong> <strong>di</strong> Iud[- - -]ONTI<br />

<strong>Iscrizione</strong> bilingue <strong>di</strong>pinta in rosso con caratteri corsivi. A sinistra dell'iscrizione è presente il lulab.<br />

Il testo ebraico è scritto ai due lati della rozza tabula securiclata, che delimita lo spazio epigrafico<br />

del testo latino, da sinistra verso destra. Il testo latino è stato tracciato in corsivo e risulta poco<br />

leggibile. Al centro è presente una lacuna ma non è chiaro se il testo sia mutilo su ogni lato oppure<br />

se vi fosse un simbolo oggi perduto.<br />

Iud[- - -]ONTI<br />

[vixi]t anoro plus m[inus - - - ?]<br />

[- - -]enus anoro LX<br />

wma wma larvy l[ ~wlv<br />

(Shalom al Israel amen amen)<br />

TAVOLE<br />

ll. 1-2 Iud[anti arc]onti [mor]/tu(us) anoro plus m, Colafemmina<br />

Colafemmina 2009, pp. 88-89; Serra 2002, n. 13, pp. 101-102; Corda 1995, n. 5, pp. 8-9; Solin<br />

1983, n. 14, p. 747; Taramelli 1922, p. 337; ILSard 33; Epigrafia A33.<br />

Epigrafia Latina 2 38 Anno Accademico 2011/2012


SAR005 Anello <strong>di</strong> Iuda<br />

Anello <strong>di</strong>gitale in bronzo con castone. La verga è circolare a sezione piano convessa, il castone è a<br />

targhetta piatta rettangolare, decorato al margine con perline puntiformi. Al centro menorah a sette<br />

braccia rettangolari, con sostegno a treppiede, ai lati si notano l'etrog e lo shofar. Sotto la menorah<br />

un'iscrizione incisa con cura.<br />

Spano 1861, pp. 161-163; Corda 1995, p. 13, n. 8; Serra 1998, pp. 209-210, Tav. III, 5; Serra 2002,<br />

pp. 98-99, n. 9; Colafemmina 2009, pp. 83-84<br />

TAVOLE<br />

Epigrafia Latina 2 39 Anno Accademico 2011/2012<br />

Iuda


TAVOLE<br />

SAR006 <strong>Iscrizione</strong> <strong>di</strong> Beronice<br />

<strong>Iscrizione</strong> bilingue <strong>di</strong>pinta in colore rosso-violaceo sulla parete e sulla fronte <strong>di</strong> un arcosolio,<br />

contenente una sepoltura bisoma (A1-A2), nell'ipogeo <strong>di</strong> Beronice a Sulci (CI). A sinistra del testo<br />

latino è ben visibile un candelabro eptalicne a bracci obliqui con supporto quadrangolare.<br />

L'arcosolio è stato smontato e ricostruito a fini museali. Attualmente si trova al deposito comunale<br />

<strong>di</strong> Sant'Antioco (CI).<br />

Beronice<br />

in pace iuvenis moritur<br />

in pace.<br />

CIJ 658-659; Colafemmina 2009, pp. 84-85; Serra 2002, n. 12, pp. 100- 101 (foto con ricostruzione<br />

corretta p. 79, n. 1); Corda 1995, n. 2, 3, pp. 6-8 (con foto con ricostruzione erronea); Taramelli<br />

1908, NSA, p. 151; Sanfilippo 1894, p. 5; DIELH 2790a-b; ILSard 30, Epigrafia A30, A31.<br />

Epigrafia Latina 2 40 Anno Accademico 2011/2012


SAR007 <strong>Iscrizione</strong> <strong>di</strong> Virus<br />

<strong>Iscrizione</strong> bilingue posta sulla fronte dell'arcosolio bisomo (A1-A2) dell'ipogeo <strong>di</strong> Beronice (vd.<br />

Sar002). Il testo sulla fronte è racchiuso da due menorah, quella <strong>di</strong> destra a bracci ad angolo retto<br />

con supporto quadrangolare, quella <strong>di</strong> sinistra con bracci semicircolari uniti da un segmento lineare<br />

con base quadrangolare.<br />

~wlf virus bonus in pace bonus ~wlf (Shalom, shalom)<br />

CIJ 6659; Colafemmina 2009, pp. 85-86; Serra 2002, n. 12, pp. 100- 101 (foto con ricostruzione<br />

corretta p. 79, n. 1); Corda 1995, n. 3, p. 8; Taramelli 1908, NSA, p. 151; Sanfilippo 1894, p. 6;<br />

DIELH 2790b; ILSard 31; Epigrafia A31.<br />

SAR008 <strong>Iscrizione</strong> <strong>di</strong> Ruben<br />

Frammento <strong>di</strong> lastra in basalto con iscrizione funeraria in lingua ebraica. La lastra è stata<br />

probabilmente riutilizzata nella pavimentazione viaria urbana. Le lettere, rubricate, non sembrano<br />

essere particolarmente accurate.<br />

Museo Archeologico <strong>di</strong> Cagliari<br />

Dimensioni: cm 32,7 x 26 x 6,8<br />

!b !bwarl<br />

(Reuben ben)<br />

Barnett 1987, p. 48, n. 11; Spanu 1996, p. 10; Serra 1998, p. 210, n. 5, Tav. IV, 6; Zucca 2000, p. 45;<br />

Serra 2002, pp. 93, 99, n. 10<br />

TAVOLE<br />

Epigrafia Latina 2 41 Anno Accademico 2011/2012


SAR009 <strong>Iscrizione</strong> <strong>di</strong> Bonus<br />

<strong>Iscrizione</strong> corsiva bilingue <strong>di</strong>pinta in rosso nell'arcosolio A4 dell'ipogeo <strong>di</strong> Beronice. Il testo ebraico<br />

si presenta illeggibile.<br />

Bonus in pace [- - -] bonus.<br />

TAVOLE<br />

CIJ 6660, Colafemmina 2009, pp. 86-87; Serra 2002, n. 12, pp. 100- 101; Corda 1995, n. 4, p. 8;<br />

Taramelli 1908, NSA, p. 151; Sanfilippo 1894, p. 7; ILSard 32; Epigrafia A32.<br />

Epigrafia Latina 2 42 Anno Accademico 2011/2012


SAR010 Lucerna con menorah<br />

Lucerna <strong>di</strong> provenienza sconosciuta, monolicne ad ansa piena. Forma VIII dell'Atlante I dell'EAA.<br />

Forma ovoidale con becco a breve canale <strong>di</strong>stinto da uno stacco morbido. Il fondo è leggermente<br />

concavo con falso piede delimitato da due anelli concentrici incisi a crudo, quello esterno aperto<br />

dalla ra<strong>di</strong>ce all'ansa. Al centro troviamo una P destrorsa. Sul <strong>di</strong>sco due infun<strong>di</strong>bula e una menorah,<br />

sul bordo invece due rami <strong>di</strong> palma. Il cartiglio del bollo sul fondo è stato ottenuto grazie ad<br />

un'incisione a forma <strong>di</strong> lira. Impasto ben depurato, ingobbio rosso arancio. Tipo: HAYES1b.<br />

Museo Archeologico <strong>di</strong> Cagliari<br />

Dimensioni: cm 8,4x5,7x2,8<br />

P<br />

Pani-Marinone, p. 153, n. 270; Corda 1995, pp. 13-14, n. 9; Serra 1998 p. 203, n. 3, Tav. V, 5-6;<br />

Serra 2002, pp. 97-98, n. 8<br />

TAVOLE<br />

Epigrafia Latina 2 43 Anno Accademico 2011/2012


SAR011 <strong>Iscrizione</strong> <strong>di</strong> Sedecam<br />

Faccia inferiore <strong>di</strong> una base <strong>di</strong> colonnina con modanatura a cyma reversa, rinvenuta nel <strong>di</strong>cembre<br />

2002 in un fondo privato ubicato nel territorio <strong>di</strong> Ardara, in località Nanni mele-adde ‘e mercùriu.<br />

La base, reimpiegata come supporto scrittorio dal lapicida che ha eseguito il titulus, è in un marmo<br />

dalla colorazione bianco perlacea, a grana me<strong>di</strong>a, con venature orizzontali <strong>di</strong> colore grigio.<br />

Dimensione specchio epigrafico: cm 29,5x28,9x5,4<br />

Piras 2009, pp. 101-109<br />

TAVOLE<br />

Epigrafia Latina 2 44 Anno Accademico 2011/2012


SAR012 Anello Simam tob<br />

Anello <strong>di</strong>gitale in oro con iscrizione in lingua ebraica incisa all'interno della verga, proveniente da<br />

Tharros o Macomer.<br />

Museo Archeologico <strong>di</strong> Cagliari, già nella collezione Spano.<br />

Dimensioni: non rilevabili. Peso: 2,80 gr.<br />

Js hmv ~yyh<br />

(Haim samechà Simam tob)<br />

Spano 1859, p. 56, nota 1; Spano 1860, p. 7, n. 40; Spano 1861, p. 162, n. 2; Frey 1936 p. 472, n.<br />

656(?); Serra 1998, p. 211, n. 6, Tav. V, 1; Serra 2002, pp. 99-100, n. 11; Colafemmina 2009, pp.<br />

82-83<br />

TAVOLE<br />

Epigrafia Latina 2 45 Anno Accademico 2011/2012


SAR013 Sigillo <strong>di</strong> Aster<br />

Sigillo d'oro rinvenuto a Ittiri (NU) a verga robusta circolare <strong>di</strong> sezione traversa lenticolare. Il<br />

castone è <strong>di</strong> forma ellittica con appen<strong>di</strong>ce laterale sagomata per agevolarne l'impressione. Il nome<br />

della proprietaria, sicuramente appartenente ad una famiglia benestante, è in forma monogrammata,<br />

e si trova compreso tra una croce latina a testate potenziate e una stella ra<strong>di</strong>ata. La legenda, in<br />

niello, è destrorsa, con le ultime tre lettere in nesso.<br />

Sassari, Museo Archeologico G. A. Sanna.<br />

Dimensioni: <strong>di</strong>am. esterno: cm 2,9; <strong>di</strong>am. interno: cm 2,0; <strong>di</strong>am. castone: cm 1,6<br />

Aster(ius)<br />

CIL X, 8061; Gullini 1961, p. 212, n. 730; Serra 1998, p. 204, Tav. VII, 3 (con leggenda<br />

sinistrorsa); Serra 2002, p. 104, n. 21<br />

SAR014 <strong>Iscrizione</strong> <strong>di</strong> Peon Geta<br />

Muratori 1742, p. 1923, nr. 2, Serra 2002, p. 76<br />

TAVOLE<br />

Epigrafia Latina 2 46 Anno Accademico 2011/2012


SAR015 <strong>Iscrizione</strong> <strong>di</strong> Sabbatius<br />

<strong>Lastra</strong> subrettangolare <strong>di</strong> marmo grigio con iscrizione funeraria <strong>di</strong>sposta su cinque linee.<br />

Dimensioni: cm 21x29x2,5; altezza lettere: cm 2-3<br />

Hic iacet b(o)n(ae) m(emoriae)<br />

Sabbatius, qui vi=<br />

xit ann(os) XXXV req(uievit)<br />

in pace sub d(ie) XII<br />

k(alendas) februarias.<br />

TAVOLE<br />

Sotgiu 1961, p. 236, nr. 366; Mastino 1993, p. 519, fig. 34; Serra 1998, pp. 203-204, tav. VII, 2;<br />

Serra 2002, p. 92, n. 20<br />

Epigrafia Latina 2 47 Anno Accademico 2011/2012


In<strong>di</strong>cazioni Bibliografiche<br />

CIJ, Corpus inscriptionum iudaicarum : recueil des inscriptions juives qui vont du 3. siècle avant<br />

Jésus-Christ au 7. siècle de notre ère, 1, Europe, Jean-Baptiste Frey. - Città del Vaticano, Pontificio<br />

Istituto <strong>di</strong> archeologia cristiana, 1936<br />

CIL X, Corpus inscriptionum Latinarum X, Inscriptiones Bruttiorum, Lucaniae, Campaniae,<br />

Siciliae, Sar<strong>di</strong>niae Latinae, consilio et auctoritate Academiae Scientiarum Berolinensis et<br />

Brandenburgensis e<strong>di</strong>tae; e<strong>di</strong><strong>di</strong>t Th. Mommsen.<br />

Colafemmina 2009, Colafemmina C., Una rilettura delle epigrafi ebraiche della Sardegna, in Atti<br />

del XXII convegno internazionale dell'AISG e X Convegno internazionale “Italia Judaica”, tenutosi<br />

a Cagliari nel novembre 2008, dal titolo “Gli ebrei in Sardegna nel contesto me<strong>di</strong>terraneo. La<br />

riflessione storiografica da Giovanni Spano ad oggi”, pp. 81-99<br />

Corda 1995, A. M. Corda, Considerazioni sulle epigrafi giudaiche latine della Sardegna romana,<br />

Cagliari 1995<br />

Mastino 1993, A. Mastino, Analfabetismo e resistenza: geografia epigrafica della Sardegna, in<br />

L’epigrafia del villaggio, a cura <strong>di</strong> Ada Calbi, Angela Donati e Gabriella Poma, Faenza 1998, pp.<br />

457-536<br />

TAVOLE<br />

Piras 2009, Piras G., Sedecami [A?]ronis f(ilius): una possibile nuova testimonianza epigrafica<br />

d’età romana della presenza ebraica in Sardegna? Notula introduttiva, in Atti del XXII convegno<br />

internazionale dell'AISG e X Convegno internazionale “Italia Judaica”, tenutosi a Cagliari nel<br />

novembre 2008, dal titolo “Gli ebrei in Sardegna nel contesto me<strong>di</strong>terraneo. La riflessione<br />

storiografica da Giovanni Spano ad oggi”, pp. 101-109<br />

Serra 2002, Serra B.P., Elementi <strong>di</strong> cultura materiale <strong>di</strong> ambito ebraico dall'Alto Impero all'Alto<br />

Me<strong>di</strong>oevo, in Insulae Christi, il Cristianesimo primitivo in Sardegna, Corsica e Baleari,<br />

Me<strong>di</strong>terraneo Tardoantico e Me<strong>di</strong>evale, Scavi e Ricerce 16, a cura <strong>di</strong> P. G. Spanu, S'Alvure, 2002,<br />

pp. 67-110<br />

Serra 1998, B.P. Serra, Ebrei in Sardegna nel periodo romano imperiale e altome<strong>di</strong>evale, in AAVV,<br />

Ebrei in Asia e in Africa. Il contributo della <strong>di</strong>aspora alle culture e allo sviluppo dell'Asia,<br />

Epigrafia Latina 2 48 Anno Accademico 2011/2012


TAVOLE<br />

dell'Africa e del mondo me<strong>di</strong>terraneo. Atti del Convegno internazionale (Cagliari, 15-17 maggio),<br />

Orientalia Karalitana, Quaderni dell'Istituto <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong> Africani e Orientali della Facoltà <strong>di</strong> Scienze<br />

Politiche dell'Università degli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Cagliari, Numero 3, aprile 1998, pp. 189-228<br />

Sotgiu 1961, Sotgiu G., Le iscrizioni latine della Sardegna (Supplementum al Corpus Inscriptionum<br />

Latinarum, X e all'Ephemeris Epigraphica VIII), I, Padova 1961<br />

Epigrafia Latina 2 49 Anno Accademico 2011/2012


Epigrafia latina 2<br />

14-11-2011<br />

Società, economia e comunità cristiana nell’entroterra cagliaritano tra il VI e il VII d.C.<br />

Il caso <strong>di</strong> Donori e della “Lex Portus”<br />

Iscrizioni<br />

1. G. Sotgiu, Iscrizioni latine della Sardegna, 1, Padova 1961, n. 169.<br />

B(onae) m(emoriae) Purpur–<br />

ias, qui vixit<br />

annis p(lus) m(inus) XXX<br />

V quievit i–<br />

n pace.<br />

TAVOLE<br />

Epigrafia Latina 2 50 Anno Accademico 2011/2012


2. Ephemeris Epigraphica, VIII, 722.<br />

3. Ephemeris Epigraphica, VIII, n. 721.<br />

TAVOLE<br />

[--- civitatis karalit]ane secund(um) gesta<br />

[municipalia --- imperant(e)] n(ostr)o d(omi)n(o) Mauricio Tiberi(o)<br />

Epigrafia Latina 2 51 Anno Accademico 2011/2012


[--- ]MOD [---] . . . A p(ro) <strong>di</strong>mid(io) [---]<br />

TAVOLE<br />

[---] ITOR<br />

[------]<br />

[---]. . . LEASCAP[---]<br />

[---] portantae frument[um --- <strong>di</strong>]mid(ium) p(ro) animal(i) [---]<br />

[--- p(ro) sa]rcinario abent(e) spar[ta, p(ro) sparto]rum honus, fas[cicula ---]<br />

[--- intromittenti]b(us) pecora, p(ro) cap(itibus) XX, carn(is) li[b(ras) . p(ro) . . .]<br />

[---]or(ibus ?) laboran[tib(us ?) [---]<br />

[--- p(ro) rustic]an(is) intromittib(us) olera, p(ro) cofin(o) un(o), fascic(ulum)<br />

un(um) [---]<br />

[---] p(ro) animal(i) portant(e) extibal(ia), p(ro) cofino l[i]b(ras) [---]<br />

[--- d]ixtracta, p(ro) sol(ido) uno num(mos) XX, p(ro) horca vi[ni ---]<br />

[---]CI lib(ras) L; p(ro) naucell(is) abentib(us) frument[um ---]<br />

[--- intr]omittentib(us) abes, p(ro) {a}(bibus) XXX, ab(es) II. Hec om[nia? ---].<br />

Epigrafia Latina 2 52 Anno Accademico 2011/2012


Ephemeris Epigraphica, VIII, n. 720.<br />

TAVOLE<br />

Aureliae Onoratae con[iugi car(issimae)]<br />

et pientiss[i]ṃạẹ [quae vixit ann(is) ---]<br />

mens(ibus) VIII, <strong>di</strong>[e]b(us) XIII +[--- vixit]<br />

ann(is) XI, mens(ibus) [II]I, <strong>di</strong>ẹḅ(us) XIII, Eupṛ[epes]<br />

Aug(ustorum trium) ver(na) d[isp(ensator) dul]cissima[e]<br />

fec[it---].<br />

[--- ]ΣΕΒΗ[].<br />

Epigrafia Latina 2 53 Anno Accademico 2011/2012

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