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BRIAN FREEMAN<br />
IL RESPIRO<br />
DEL GHIACCIO<br />
Finale alternativo
Titolo originale dell’opera: The Burying Place<br />
Copyright © 2009 Brian Freeman<br />
All rights reserved<br />
Traduzione di Alfredo Colitto<br />
I Edizione 2011<br />
© 2011 - EDIZIONI PIEMME Spa<br />
20145 Milano - Via Tiziano, 32<br />
info@edizpiemme.it - www.edizpiemme.it
Nota dell’autore<br />
Tra i romanzi che ho scritto fi nora, <strong>Il</strong> respiro del ghiacco<br />
è forse quello di cui si è parlato di più a causa dell’inaspettata<br />
separazione tra i due protagonisti, Jonathan<br />
Stride e Serena Dial. Ora ho deciso di dare ai lettori un<br />
ulteriore argomento di discussione, offrendo loro un<br />
fi nale del romanzo completamente diverso. È una luce<br />
nuova quella che illumina gli ultimi capitoli, e nuovi<br />
sono i destini che attendono i personaggi principali.<br />
Perché un fi nale alternativo?<br />
In realtà, questo fi nale risale alla prima stesura del romanzo.<br />
La mia idea originale era quella di scrivere una<br />
tragedia in cui la giustizia è sfuggente e il sospetto può<br />
distruggere delle vite. Questo è il fi nale che state per<br />
leggere. Ma una volta fi nita la prima stesura, ho pensato<br />
che il climax era troppo debole per i personaggi.<br />
Così durante l’editing del libro ho messo a punto una<br />
soluzione diversa. <strong>Il</strong> modo in cui fi nisce ora il romanzo<br />
è teso e intenso, un fi nale in cui giustizia e senso di perdita<br />
competono testa a testa. Credo sia il fi nale giusto.<br />
Tuttavia, mi spiaceva che la mia versione originale<br />
andasse completamente perduta, e ho pensato che i<br />
lettori avrebbero apprezzato l’opportunità di scoprire<br />
come fi niva inizialmente il romanzo. Volevo trasmette-<br />
3
e un’idea di «quello che avrebbe potuto essere» per<br />
tutti i personaggi principali. Quello che segue è dunque<br />
il fi nale «originale», prima della revisione.<br />
Comincia a partire da quello che nella versione fi nale<br />
è il capitolo 54. Tutta l’azione fi no a quel punto resta<br />
praticamente uguale, eccetto alcune frasi nella prima<br />
pagina del capitolo 46. Ecco com’erano quelle frasi nella<br />
prima versione del libro:<br />
Si avvicinò al letto e lo guardò. Era un bell’uomo: atletico,<br />
forte, attraente. Si chiese se Marcus dormisse davvero<br />
o se stesse solo fi ngendo. Una parte di lei avrebbe<br />
voluto gridare e fare un gran baccano, per costringerlo ad<br />
accorgersi della sua presenza. Invece, ascoltò i battiti del<br />
proprio cuore, e pregò Dio di perdonarli entrambi.<br />
Valerie si spogliò, andò in bagno e si chiuse la porta<br />
alle spalle.<br />
Se confrontate queste frasi con la versione fi nale, noterete<br />
che sono molto simili, eppure la sottile differenza<br />
che le separa dà un colore diverso a tutto ciò che segue.<br />
Ora siete pronti per leggere il fi nale alternativo di<br />
<strong>Il</strong> respiro del ghiaccio. Dopo averlo letto, scrivetemi a<br />
brian@bfreemanbooks.com e datemi il vostro parere<br />
su entrambi i fi nali. Vorrei davvero conoscerlo.<br />
4
54<br />
Stride guardò la torcia di Kasey dirigersi oscill ando verso<br />
di lui e catturarlo nel punto in cui si trovava, tra le<br />
macerie e i cavi sospesi di un muro frastagliato. Kasey<br />
girò la testa e lo vide, vide che reggeva la pistola con entrambe<br />
le mani ma non abbassò l’arma. La puntò invece<br />
su Maggie, a bruciapelo.<br />
«È fi nita» disse Stride.<br />
<strong>Il</strong> volto della donna era coperto di sangue e sporcizia.<br />
Dalla camicia strappata si intravedevano i seni. I capelli<br />
rossi erano arruffati. Le braccia tese e malferme reggevano<br />
la pistola. Stride sostenne il suo sguardo e ciò che<br />
vide in quegli occhi non gli piacque. Dietro lo sfi nimento<br />
e il panico, vide tormento. Avrebbe fatto di tutto pur<br />
di riuscire a scappare.<br />
«Abbassa subito quell’arma» la ammonì.<br />
<strong>Il</strong> labbro inferiore di Kasey tremò. Era in iperventilazione,<br />
il petto le si gonfi ava e sgonfi ava ritmicamente.<br />
La gabbia che aveva costruito iniziava a stringersi intorno<br />
a lei.<br />
«Kasey, non sono venuto solo, lo capisci? Stanno arrivando<br />
altri poliziotti e non ci sono vie di fuga. Mi stai<br />
ascoltando? Nessuna via di fuga. Ora abbassa la pistola,<br />
così nessuno si farà del male.»<br />
5
Stride spostò lo sguardo su Maggie. Era pallida e il<br />
collo le sanguinava. Nonostante la canna della pistola<br />
fosse a pochi centimetri dal suo volto, non mostrava<br />
segni di paura.<br />
Quando si accorse che Stride la stava osservando, le<br />
sue labbra si mossero a formare silenziosamente due<br />
parole.<br />
Sto bene.<br />
Ma non era così. <strong>Il</strong> dito di Kasey era ancora saldamente<br />
intorno al grilletto.<br />
«Sappiamo tutto di Callie» riprese Stride. «Ascoltami,<br />
Kasey. È fi nita. La polizia in questo momento è a<br />
casa tua. Callie tornerà con i suoi genitori e non c’è<br />
nulla che tu possa fare per impedirlo.»<br />
«Vi riprenderete Callie?» mormorò Kasey. La sua<br />
voce sembrava quella di una bambina smarrita.<br />
«Mi dispiace.»<br />
«Non potete portarmela via.»<br />
«<strong>Il</strong> mistero è stato risolto, Kasey. Tutti conoscono la<br />
verità ormai. È ora che tu ti lasci aiutare.»<br />
Disperazione e orrore passarono sul volto di Kasey.<br />
«Mio Dio, è stato tutto inutile.»<br />
Lui tenne d’occhio la pistola. <strong>Il</strong> dito. Nessuno dei due<br />
si mosse. «Adesso devi abbassare la pistola. Subito.»<br />
«Inutile» ripeté lei. «È stato tutto inutile.»<br />
«Kasey, fai come dice» intervenne Maggie, con voce<br />
ferma. «Abbassa l’arma.»<br />
I grandi occhi di Kasey si girarono verso la poliziotta.<br />
«Mi dispiace, ma non posso. Devo assolutamente<br />
andarmene da qui.»<br />
La voce di Maggie si ammorbidì. «Ascoltami, Kasey,<br />
io ti capisco. Ho abortito e ho incolpato me stessa. Sono<br />
andata fuori di testa. Ho fatto cose di cui mi pentirò<br />
per sempre. So come ti sei sentita. Volevi bene a tuo<br />
6
fi glio ma non c’era niente che potessi fare per lui. È il<br />
dolore peggiore che una donna possa provare, peggiore<br />
persino della morte. Ma non è questa la soluzione, e tu<br />
lo sai.»<br />
Kasey abbassò il gomito e la canna della pistola si<br />
alzò verso i pannelli sfondati del soffi tto. Poi il suo corpo<br />
sembrò sgonfi arsi. Stride fece un passo verso di lei,<br />
continuando a stringere la pistola con entrambe le mani.<br />
«Brava, Kasey. Ora sdraiati a terra, posa la pistola e<br />
metti le mani sopra la testa.»<br />
Kasey lo fi ssò con uno sguardo ferito che lo colse<br />
alla sprovvista, poi si inginocchiò sul pavimento. Stride<br />
stava iniziando a rilassarsi, quando si rese conto che lei<br />
impugnava ancora la pistola e la stringeva ancora con<br />
la stessa intensità di prima. Non aveva staccato il dito<br />
dal grilletto. La guardò negli occhi e capì che la sua<br />
arrendevolezza era simulata.<br />
Non si stava consegnando.<br />
Anche Maggie lo vide. «Stride» disse, nel tentativo di<br />
avvisarlo, ma lui reagì con troppa lentezza.<br />
Kasey mosse un dito, non della mano con cui reggeva<br />
la pistola, ma dell’altra. Spense la torcia e le rovine<br />
piombarono di nuovo nell’oscurità. Stride intuì ciò che<br />
stava per succedere. Si gettò di lato e dalla pistola di<br />
Kasey partì un colpo. Qualcosa di rovente gli attraversò<br />
la pelle del collo, seguìto dal calore del sangue che<br />
cominciò a inzuppargli la camicia. Cadde a terra e rotolò<br />
tra vetri appuntiti e mucchi di pietre.<br />
Esplosero altri colpi, e i proiettili rimbalzarono caoticamente<br />
sul pavimento e sulle pareti intorno a lui.<br />
Polvere e frammenti di cemento scesero come una nube<br />
sul suo volto. Continuando a rotolare andò a sbattere<br />
contro una colonna di cemento. L’aggirò e poi vi si accovacciò<br />
dietro. Sbirciò oltre la colonna, ma non vide<br />
7
e non sentì nulla in quell’ambiente buio e improvvisamente<br />
silenzioso. L’aria intorno a lui era satura di fumo.<br />
A cinque metri di distanza, la torcia di Kasey si riaccese,<br />
ma prima che Stride potesse mirare e sparare,<br />
la luce si spense di nuovo e dal buio giunsero fi no a<br />
lui i passi di corsa della donna che stava scappando.<br />
Nell’arco di mezzo secondo la luce si accese e si spense<br />
in un’altra stanza e Stride capì che Kasey sfruttava quei<br />
brevi attimi di luce per orientarsi.<br />
«Mags» sibilò.<br />
«Sono qui.»<br />
Guidato dal suono di quella voce, procedette a tentoni.<br />
Colpì con il piede un mucchio di pezzi di metallo<br />
e si accovacciò in attesa dello sparo, che non giunse.<br />
Avvertiva distintamente i passi di Kasey attraversare<br />
un’altra stanza, in cerca di una via d’uscita.<br />
«Stride» sussurrò Maggie. Lui passò le mani lungo i<br />
bordi della sedia per individuare i nodi.<br />
«Stai bene?» le chiese.<br />
«Sono viva.»<br />
Quando artigliò il nastro adesivo si rese conto che<br />
non sarebbe riuscito a scioglierlo a mani nude. Raccolse<br />
dal pavimento un pezzo di vetro affi lato e tagliò uno<br />
dei legacci, liberando una mano di Maggie. Lei emise<br />
un grido soffocato, mentre Stride slegava anche l’altra<br />
mano e i piedi.<br />
«Alzati con cautela» sussurrò, ma lei lo ignorò. Si alzò<br />
di scatto, poi vacillò e cadde all’indietro, fi nendogli addosso.<br />
Stride la afferrò con entrambe le braccia, mentre<br />
la sedia si rovesciava. Lei gli mise le mani intorno al collo<br />
e sentì il sangue che usciva dalla ferita.<br />
«Cazzo, ma sei ferito» disse.<br />
«Mi ha colpito di striscio. Fa un male cane, ma non<br />
è nulla.»<br />
8
Un cono di luce trapassò il buio del corridoio di fronte<br />
a loro, gettando ombre oltre le colonne di cemento.<br />
Per la prima volta, Stride scorse i corpi che erano stati<br />
nascosti nella scuola e imprecò. Maggie indicò il cadavere<br />
di un uomo con un foro di proiettile al centro della<br />
fronte, disteso a terra proprio accanto a loro.<br />
«Quello è il nostro uomo. L’assassino delle fattorie.<br />
Kasey gli ha sparato.»<br />
Stride annuì. Da un punto lontano dell’edifi cio, da<br />
dove proveniva la luce della torcia, udirono Kasey che<br />
picchiava contro una delle tavole di compensato inchiodate<br />
alle fi nestre. Poi dopo una pausa arrivò un tonfo<br />
più forte. Stava prendendo la fi nestra a spallate.<br />
«La porta principale non era bloccata» disse Stride.<br />
«C’è un’altra via d’uscita?»<br />
«Nieman ha detto di aver chiuso ogni via d’accesso,<br />
ma Garaldo è riuscito a entrare, perciò anche Kasey<br />
potrebbe trovare un modo di uscire.»<br />
Stride indicò il buco nella parete alle sue spalle. «La<br />
porta è da quella parte. Esci e chiama i rinforzi. Fa’<br />
circondare l’edifi cio. Assicurati che non riesca a uscire<br />
dalla porta.»<br />
«Vieni con me.»<br />
Stride scosse la testa. «Devo inseguirla.»<br />
«Non pensarci neppure.»<br />
«Non possiamo rischiare che riesca a uscire. La prima<br />
cosa che farà sarà provare a riprendersi Callie.»<br />
«Io non ho intenzione di lasciarti qui da solo.»<br />
Stride prese il cellulare dai pantaloni e glielo mise in<br />
mano. «Vai.»<br />
9
55<br />
La Mustang di Serena era un bozzolo di silenzio perfetto.<br />
Solo lei e Callie. Attraverso il retrovisore guardò<br />
la bimba nel seggiolino che aveva preso dalla Ford<br />
Escort di Bruce Kennedy. Dormiva come un angioletto,<br />
in pace, innocente, inconsapevole di tutto ciò che le<br />
era accaduto. Era quella la benedizione di essere così<br />
piccoli. Non avrebbe mai ricordato che Kasey l’aveva<br />
rapita dalla sua culla, che si era persa nella nebbia o che<br />
aveva inseguito Susan Krauss nei boschi. Non avrebbe<br />
avuto memoria dei giorni passati in una casa che non<br />
era la sua. Mentre dormiva, forse aveva già dimenticato<br />
tutto e sognava di essere tra le braccia di Valerie.<br />
Era quella la parte triste dell’essere così piccoli. Non<br />
avrebbe ricordato le lacrime di gioia della madre quando<br />
si sarebbero riunite. <strong>Il</strong> suo grido di sollievo e di felicità.<br />
L’abbraccio interminabile. Non avrebbe mai saputo di<br />
essere stata via e di essere tornata.<br />
Serena guidava lentamente. Lungo quelle strade deserte,<br />
buie e innevate, era meglio non correre rischi. Era<br />
fi n troppo facile investire un cervo, o uscire di strada.<br />
In realtà desiderava che quel viaggio non fi nisse mai.<br />
Per un’ora, Callie era affi data totalmente alle sue cure,<br />
come se fosse sua fi glia. Serena capì che Valerie aveva<br />
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agione. Una donna senza fi gli non poteva comprendere<br />
la disperazione di perderli, o il senso di profonda<br />
responsabilità di una madre. Ora che per un breve momento<br />
aveva una bambina affi data a lei, lo comprendeva.<br />
Avrebbe fatto scudo a Callie con il proprio corpo,<br />
se fosse stato necessario.<br />
Spense il cellulare. Durante quel viaggio voleva essere<br />
sola. Desiderava prolungare quel momento in una<br />
sorta di animazione sospesa, prima di passare di nuovo<br />
a Valerie il testimone della responsabilità. <strong>Il</strong> giorno<br />
dopo sarebbe stato tutto diverso: i media avrebbero circondato<br />
la casa dei Glenn, i fotografi avrebbero riempito<br />
di foto le copertine delle riviste e nella sala riunioni<br />
di Grand Rapids avrebbero stappato una bottiglia di<br />
champagne. Sarebbe stato un giorno pieno di gioia.<br />
Sarebbe stato anche il primo giorno in cui Serena<br />
avrebbe affrontato il suo nuovo mondo. Da sola.<br />
Ma quella sera era solo per lei e per Callie.<br />
«Leggerai tutto su questa storia quando sarai grande»<br />
disse alla piccola addormentata.<br />
Si chiese a che età una ragazzina avrebbe voluto sapere<br />
di essere stata rapita quando era ancora in fasce.<br />
A cinque anni? A quindici? Forse mai. Forse Valerie<br />
avrebbe cercato di tenerglielo nascosto, ma Serena sapeva<br />
che un’esperienza del genere non poteva essere<br />
tenuta sotto silenzio. Sarebbe comunque fi ltrata nella<br />
coscienza di Callie. La gente avrebbe fatto oscure allusioni<br />
che lei non comprendeva, si sarebbe sentita diversa.<br />
Un giorno avrebbe voluto saperne di più.<br />
Non sarebbe stato facile, né piacevole. C’era il lieto<br />
fi ne, certo, ma sarebbe stato meglio tenere segreti i fatti<br />
che l’avevano preceduto. Quando arriva il momento in<br />
cui scegli di scoprire che il padre con cui sei cresciuta<br />
era il sospettato principale del tuo rapimento, un uomo<br />
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che tutti accusavano di averti uccisa e sepolta? Quando<br />
è il momento giusto per scoprire che non voleva che tu<br />
nascessi?<br />
E per sapere che in realtà quell’uomo non è affatto<br />
tuo padre? Quando è il momento di cominciare a capire<br />
che non sei nata per amore, ma perché tua madre<br />
si sentiva troppo sola e ha cercato conforto presso un<br />
altro uomo? Quando comprenderai che nessuno è innocente<br />
e tutto ruota intorno al tradimento?<br />
Non adesso. Non per molto tempo ancora.<br />
«Spero che non darai mai la colpa a te stessa» disse<br />
Serena alla bimba. «So che è molto facile. La mente<br />
è strana. Succede una cosa sulla quale non hai nessun<br />
controllo, e in qualche modo di convinci che sia colpa<br />
tua.» Sorrise nel retrovisore e aggiunse: «Se dovessi<br />
mai sentirti così, non esitare a chiamarmi, intesi? Verrò<br />
da te e faremo due chiacchiere. Ti racconterò di come<br />
tu hai salvato la vita a tua madre molto prima che lei<br />
salvasse la tua».<br />
Superò la svolta che conduceva alle strade sterrate<br />
del cimitero di Sago e rabbrividì. Ecco come agiva il<br />
destino. Nella stessa notte erano nati due bambini: uno<br />
era morto, l’altra era sopravvissuta. Non era giusto.<br />
Un cartello le disse che mancavano trenta chilometri<br />
a Grand Rapids.<br />
«Sei quasi a casa, Callie» disse.<br />
Maggie si voltò indietro, mentre procedeva a tentoni<br />
lungo il muro verso l’ingresso principale della scuola.<br />
Nessuna luce, nessun rumore. Aggirò un cumulo di<br />
macerie ma batté un ginocchio contro un vecchio radiatore.<br />
Le doleva il collo, nel punto dove era stata legata<br />
con il cavo, e sanguinava ancora, ma non le importava.<br />
Voleva voltarsi e andare a dare una mano a Stride. Se<br />
12
fosse rimasta dentro, sarebbero stati due contro uno.<br />
Non avrebbe dovuto lasciarlo da solo.<br />
Ma Stride aveva ragione. Era necessario che ci fosse<br />
qualcuno fuori.<br />
Sentì un odore di aria fresca davanti a lei e poco<br />
dopo toccò la porta di metallo della scuola. La spinse<br />
con la spalla e si trovò, barcollante, sui gradini esterni.<br />
La puzza di morte la seguì, ma il vento e la neve la spazzarono<br />
via.<br />
Dalla quercia davanti alla scuola partì il raggio di<br />
una torcia alogena che la illuminò, costringendola a<br />
stringere gli occhi.<br />
«Maggie, grazie a Dio» gridò una voce. Udì un rumore<br />
di passi che si avvicinavano di corsa.<br />
«Troy?»<br />
Troy Grange si fermò nella neve di fronte a lei. «Cristo,<br />
come sei conciata. Che cosa è successo?»<br />
«È morto» rispose Maggie.<br />
«Nieman? Era lui? Figlio di puttana. Dov’è Stride?<br />
L’ho chiamato e gli ho detto di venire qui.»<br />
«È ancora dentro. È una storia complessa. È implicata<br />
anche Kasey, è fuori controllo e pericolosa. Se la<br />
vedi, stalle lontano. Ha la mia pistola.»<br />
«Ma che diavolo succede?»<br />
«Dammi la torcia» disse Maggie. «Devo tornare<br />
dentro. Quando arriva la polizia, di’ loro di circondare<br />
l’edifi cio e di fermare Kasey se dovesse uscire.»<br />
«Hai bisogno di me. Entro anch’io.»<br />
Maggie scosse la testa con forza, ma parlò in tono<br />
pacato. «Per favore, Troy. Lì dentro ci sono cose che<br />
non dovresti vedere.»<br />
Lui la guardò, confuso, poi comprese di colpo. Fece<br />
un passo indietro, coprendosi la bocca con una mano.<br />
«Mi dispiace davvero» disse Maggie.<br />
13
«Devo vederla.»<br />
«È meglio di no. Credimi. Non devi ricordare Trisha<br />
in quel modo.»<br />
Troy si accasciò lentamente sui gradini. La schiena<br />
era scossa da respiri irregolari.<br />
«Starei qui con te, ma devo tornare dentro» disse<br />
ancora Maggie. «Dammi la torcia.»<br />
Lui gliela allungò senza una parola. Maggie gli strinse<br />
una spalla, poi si voltò e spalancò la porta della scuola.<br />
<strong>Il</strong> pavimento bagnato era cosparso di lastre di cemento.<br />
C’erano colonne spezzate, in fi la come soldati. Tubature<br />
arrugginite, legno marcio, lamiere. Si poteva ancora riconoscere<br />
qualche traccia di ciò che era stata la vecchia<br />
scuola quando era in uso: una fontana d’acqua potabile,<br />
porte dipinte di rosso, targhe spezzate. Ma quel posto<br />
era morto da un sacco di tempo. Maggie lo vide per la<br />
prima volta per quello che era. Un luogo di sepoltura.<br />
Entrò, proiettando il fascio di luce in avanti. Si tenne<br />
rasente al muro, ma il colpo di pistola che temeva non<br />
arrivò. Allora iniziò a correre tra quelle rovine.<br />
14
56<br />
Stride non vedeva più la luce di Kasey, ma sapeva che<br />
lei non era lontana. Udiva il rumore del suo respiro in<br />
una stanza davanti a lui. Era forse l’unica stanza dove<br />
le tenebre erano meno fi tte. I suoi occhi si adattarono<br />
al cambiamento e cominciò a distinguere delle sagome<br />
nel buio. Procedette in silenzio, un passo alla volta,<br />
fi no a un grande ingresso alto almeno tre metri e largo<br />
due.<br />
Con cautela, si affacciò dall’altra parte e vide da dove<br />
entrava la luce. A circa sei metri d’altezza, una delle tavole<br />
di compensato che coprivano una fi nestra si era<br />
staccata. Anche la fi nestra era a pezzi e il vento freddo<br />
spingeva dentro la neve. <strong>Il</strong> cielo notturno sembrava<br />
chiaro, rispetto al buio fi tto all’interno.<br />
La sala era molto più grande degli altri spazi attraversati<br />
fi no a quel momento. Doveva essere stata la palestra<br />
della scuola. In alto si scorgevano binari metallici<br />
che reggevano fi le di rifl ettori. Reti metalliche e coperture<br />
di plastica erano ammucchiate sul pavimento. La<br />
neve sciolta formava pozzanghere e Stride vide un ratto<br />
attraversare di corsa uno di quei laghetti sul cemento.<br />
Una corda da roccia pendeva dalla fi nestra rotta.<br />
Ecco come Nick Garaldo era riuscito a entrare. A metà<br />
15
della corda, Stride scorse Kasey che saliva a fatica verso<br />
la libertà. Era già a tre metri d’altezza, ma aveva esaurito<br />
le forze e ondeggiava appesa alla corda.<br />
«Kasey» chiamò Stride.<br />
Lei ebbe come uno spasmo, ruotò il braccio e Stride<br />
si mise al riparo, mentre i proiettili rimbalzavano sul<br />
muro e fi nivano nell’acqua con piccoli tonfi .<br />
Poi udì il «clic, clic» del cane che scattava a vuoto.<br />
Kasey aveva fi nito i colpi. Lasciò cadere la pistola, che<br />
atterrò con un rumore metallico sul pavimento. Adesso<br />
era disarmata.<br />
Stride attraversò la palestra, mentre lei, afferrata la<br />
corda con entrambe le mani, cercava di salire ancora.<br />
«È fi nita, Kasey» disse Stride.<br />
Lei non rispose. Provò di nuovo ad arrampicarsi, ma<br />
le mani le scivolarono giù. La torcia che aveva nella tasca<br />
dei jeans si accese, disegnando circoli di luce sul<br />
soffi tto.<br />
Stride era in piedi al centro della palestra, con i piedi<br />
nell’acqua, accanto a una pila di rivestimenti in stucco.<br />
«Scendi, Kasey. Lentamente. Non voglio che tu ti faccia<br />
male.»<br />
Kasey cercò ancora una volta di sollevarsi, cercando<br />
appoggio con i piedi sulle piastrelle della parete, ma<br />
scivolò e andò a sbattere contro il muro, ruotando su<br />
se stessa attaccata alla corda.<br />
«Attenta!» gridò Stride.<br />
Kasey perse la presa. Successe in fretta, ma allo stesso<br />
tempo con lentezza. Cadde a braccia tese, mentre la<br />
luce della torcia che aveva in tasca colpiva Stride negli<br />
occhi.<br />
Lui non la vide atterrare.<br />
Perse l’equilibrio e cadde a sua volta. <strong>Il</strong> buio gli invase<br />
la mente come una marea e si trovò di nuovo in ac-<br />
16
qua, giù dal ponte a una velocità impressionante, l’aria<br />
della notte nelle orecchie come il fi schio di un treno.<br />
La gravità lo attraeva giù, verso l’acqua della baia, dura<br />
come una lastra di cemento. Cercò inutilmente di afferrarsi<br />
al cielo, e tre lunghi secondi dopo sbatté contro<br />
l’acqua, che gli strappò i vestiti e lo soffocò, spingendolo<br />
in basso.<br />
Colpì il fondo fangoso, senza fi ato, incapace di risalire.<br />
Nella palestra, piegò le ginocchia e si accasciò al<br />
suolo.<br />
Kasey atterrò sui talloni e il dolore le attraversò la<br />
schiena come una lancia. Cadde all’indietro in una pozzanghera,<br />
picchiando i gomiti e la testa sul pavimento.<br />
Una luce calda le si allargò nel cranio, ma il suo cervello<br />
riuscì a mandarle un messaggio.<br />
Muoviti.<br />
Si aspettava di vedere Stride sopra di lei, ma quando<br />
aprì gli occhi non vide la sua pistola puntata contro di<br />
lei. Allungò braccia e gambe, dolorante. Si stese a pancia<br />
in giù e riuscì a mettersi carponi. Poi si alzò in piedi,<br />
perse l’equilibrio e andò a sbattere contro un muro.<br />
Si schiaffeggiò per riprendersi. Pensò a Callie.<br />
Muoviti.<br />
Ruotò la testa e nella penombra notò la sagoma di<br />
Stride a circa tre metri di distanza, accasciato contro<br />
una pila di stucchi. Sembrava semisvenuto, ma stava<br />
cominciando a riprendersi.<br />
Accanto a lui, Kasey vide la sua pistola.<br />
Gli si avvicinò barcollando. Non sapeva cosa gli fosse<br />
accaduto e non le importava. Si chinò e raccolse la<br />
pistola. Era pesante, mortale.<br />
Tutta la sua vita era deragliata, ormai. Non poteva<br />
più tornare indietro. Non riusciva a pensare a nulla, a<br />
17
parte Callie. Chiunque si mettesse di mezzo era un nemico.<br />
Doveva correre, raggiungere la piccola, prenderla<br />
in braccio e fuggire in qualche posto dove avrebbero<br />
potuto vivere tranquille nell’anonimato. Questa visione<br />
era ciò che la teneva in vita. Si immaginava con Callie in<br />
qualche cittadina al bordo del deserto.<br />
Nessun prezzo era troppo alto, per questo.<br />
Strinse il calcio della pistola con entrambe le mani.<br />
Tese le braccia e puntò l’arma al petto di Stride. Tese il<br />
dito sul grilletto.<br />
Poi un lampo di luce l’accecò, prima che potesse<br />
sparare. Udì passi affrettati e quando si voltò vide<br />
Maggie che attraversava di corsa l’enorme ingresso<br />
della palestra. Si voltò e sparò, mancando il bersaglio.<br />
Prima che potesse premere di nuovo il grilletto Maggie<br />
le fu addosso, disarmandola con un colpo della torcia<br />
elettrica sul polso. Caddero entrambe sul pavimento,<br />
lottando.<br />
I vetri rotti graffi arono loro la pelle. Rotolarono sulle<br />
macerie fi no a sbattere contro il muro. Maggie vibrò un<br />
pugno verso l’alto e colpì Kasey al mento. Kasey cercò<br />
di allontanarsi strisciando, e mentre Maggie la seguiva,<br />
barcollando, la sua mano strinse un pezzo di tubo. Si<br />
voltò, caricò il colpo e colpì Maggie alla testa. La donna<br />
cadde all’indietro, inciampando, e Kasey la colpì di<br />
nuovo sulla testa.<br />
Maggie agitava i pugni come un pugile ubriaco, senza<br />
riuscire a colpirla. Ma quando Kasey cercò di scappare,<br />
allungò un piede e la fece cadere, poi le atterrò addosso.<br />
Kasey l’afferrò per i capelli e la rivoltò sulla schiena. Maggie<br />
le piantò un ginocchio nello stomaco e Kasey la colpì<br />
di nuovo con il tubo, stavolta in faccia, facendole sbattere<br />
la testa contro il pavimento bagnato.<br />
«Kasey!»<br />
18
Alzò la testa. Stride era di nuovo in piedi. Alla luce<br />
della torcia di Maggie, che giaceva sul pavimento ancora<br />
accesa, entrambi videro la pistola a terra. Stride<br />
era il più vicino. In due passi la raggiunse, si chinò e la<br />
raccolse.<br />
Kasey prese Maggie per la giacca e la tirò su, tenendole<br />
un braccio intorno alla gola. Maggie faticava a<br />
reggersi in piedi. Kasey si fece scudo con il suo corpo,<br />
capelli rossi contro capelli rossi, e cominciò a indietreggiare.<br />
«Lasciala andare» disse Stride.<br />
Kasey scosse la testa, decisa. «Metti giù la pistola.<br />
Io devo uscire di qui. Devo andare a prendere Callie.»<br />
«Callie sta già tornando a casa. È fi nita.»<br />
«Di’ ai poliziotti là fuori di lasciarmi passare. Prendo<br />
Maggie in ostaggio. Quando sarò libera la lascerò<br />
andare.»<br />
«Non andrai da nessuna parte.»<br />
«Allora la ucciderò. Non mi importa più di nulla.<br />
Non capisci? Callie ha bisogno di me. Io devo uscire di<br />
qui, a qualunque costo.»<br />
Stride puntò la pistola. «Non uscirai di qui con Maggie.<br />
Non ti lascerò uscire da questa scuola.»<br />
Kasey aumentò la stretta e Maggie strabuzzò gli occhi.<br />
Era di nuovo in sé e si divincolava, ma Kasey strinse<br />
più forte.<br />
«Se la uccidi, io uccido te» disse Stride. «È semplice.»<br />
«Non lo farai. Mi lascerai andare. Non cercare di<br />
fermarmi, perché la uccido davvero. Non ho nulla per<br />
cui vivere. Mi avete preso tutto.»<br />
«C’è anche un altro modo di concludere questa storia»<br />
la avvertì Stride.<br />
Kasey lo fi ssò, esitante.<br />
«Posso spararti subito.»<br />
19
Lei restò immobile. Maggie era diventata blu e lottava<br />
sempre meno sotto la sua stretta. «Non le resta<br />
molto tempo» disse Kasey.<br />
«Lasciala andare o sparo.»<br />
Kasey si rese conto con stupore che la sua mente si<br />
allontanava. Ebbe un déjà vu. <strong>Il</strong> killer teneva un cavo<br />
attorno alla gola di Susan Krauss, mentre lei gli puntava<br />
contro la pistola e minacciava di sparare. Sembrava<br />
moltissimo tempo prima, quando il suo piano le appariva<br />
semplice. Prendersi Callie e portarla nella sua<br />
vita. Un piano semplice spazzato via da una cortina di<br />
nebbia.<br />
«Mi sono trovata anch’io in questa situazione, Stride»<br />
disse Kasey. «Non sparerai.»<br />
«Lasciala andare adesso, Kasey.»<br />
Lei strinse ancora di più, nascondendosi dietro Maggie<br />
in modo che la sua testa fosse appena visibile. «Quella<br />
notte a me non importava sbagliare mira» disse. «Non<br />
mi importava chi sarebbe sopravvissuto e chi no. Ma a<br />
te importa.»<br />
Stride, con la torcia in una mano e la pistola nell’altra,<br />
disse: «È la tua ultima possibilità».<br />
Kasey rise. «Non lo farai.»<br />
Stride sparò.<br />
20
57<br />
Stride era seduto con la schiena contro la quercia davanti<br />
alla scuola. Si tastò il bendaggio sul collo, dove il<br />
proiettile l’aveva ferito di striscio, e fece una smorfi a<br />
di dolore. La neve continuava a cadere, ma con meno<br />
forza, depositando lenti fi occhi sopra di loro. Maggie<br />
sedeva accanto a lui e un infermiere stava fi nendo di<br />
bendarle la testa.<br />
«Questo non farà un gran bene ai miei capelli» disse.<br />
Stride non rispose e lei aggiunse: «Ho un martello pneumatico<br />
dentro la testa».<br />
L’infermiere le rivolse uno sguardo severo. «Lei dovrebbe<br />
già essere nell’ambulanza.»<br />
«Sto bene.»<br />
«Non sta bene affatto. Passerà la notte in ospedale.»<br />
«Sì, va bene.» Maggie gettò un’occhiata a Stride, che<br />
sembrava il ritratto del dolore, e aggiunse: «Può lasciarci<br />
soli un minuto, per favore?».<br />
«Un minuto. Poi la mettiamo in barella e la portiamo<br />
via.»<br />
«È così che fi niscono tutti i miei appuntamenti galanti.»<br />
L’infermiere non sorrise. Maggie aspettò che si fosse<br />
allontanato con la sua roba. «Ehi» disse, dandogli una<br />
21
piccola spallata. Lui non reagì. «Non avevi scelta, Jonathan.<br />
Lo sai, vero?»<br />
Stride si passò una mano tra i capelli bagnati. Aveva<br />
il viso sporco e macchiato di sangue. «Sì, lo so.»<br />
«Kasey praticamente voleva suicidarsi.»<br />
«Solo che non è stata lei a premere il grilletto. Sono<br />
stato io.»<br />
«Dovevi farlo.»<br />
Lui poggiò la testa contro l’albero. «Sono nella polizia<br />
da un sacco di tempo, e non ho mai dovuto uccidere<br />
nessuno. Stavo cominciando a pensare che avrei<br />
lasciato questa vita senza sporcarmi le mani di sangue.<br />
Di sicuro, non avrei mai pensato di uccidere una poliziotta.<br />
Una dei miei.»<br />
«È colpa mia» disse Maggie. «Sapevo che in Kasey<br />
c’era qualcosa di strano, ma credevo fosse lo stress. La<br />
sua immaturità. Non avevo idea di cosa stesse succedendo<br />
dentro di lei.»<br />
«Adesso non cominciare a fare il mea culpa.»<br />
«Mi sono lasciata coinvolgere emotivamente. Non<br />
sono stata obiettiva.»<br />
«La stessa cosa è successa a Serena con Valerie e Callie»<br />
disse Stride. «Non siamo fatti di ghiaccio, Mags.<br />
Abbiamo dei sentimenti. Puoi cercare di separartene,<br />
ma a volte non ci riesci.»<br />
Lei gli posò una mano su una coscia, appoggiandosi<br />
a lui. «Forse dovresti seguire anche tu il consiglio che<br />
hai dato a me, e prenderla con più leggerezza. Che ne<br />
dici? Vale per tutto.»<br />
«Ci proverò» rispose Stride.<br />
«Comunque, grazie per avermi salvato.»<br />
«Ti ho solo restituito il favore.»<br />
<strong>Il</strong> sorriso scomparve dal viso di Maggie. «Già. Senti, a<br />
proposito di quella cosa, di noi due, ti devo delle scuse.»<br />
22
«Non credo proprio.»<br />
«Io sì.» Maggie si morse un labbro e proseguì. «Serena<br />
mi ha accusata di essermi approfi ttata di te. Sapevo<br />
che eri vulnerabile e ne ho approfi ttato per ottenere una<br />
cosa che volevo da molto tempo. Mi sono raccontata che<br />
è stato un incidente, ma ovviamente non è vero. Sapevo<br />
cosa stavo facendo, ancora prima di arrivare a casa tua.»<br />
«Io sono un adulto, Mags.»<br />
«Sì, ma stavi attraversando un brutto momento e io<br />
ho fatto una cosa che mi ero giurata di non fare mai.<br />
Mi sono messa tra te e Serena. Ho rovinato la più bella<br />
cosa della tua vita dopo Cindy. Non so se potrò mai<br />
perdonarmi.»<br />
«Prendila con più leggerezza» disse Stride, con un<br />
sorriso. «Io sono perfettamente capace di rovinarmi la<br />
vita da solo.»<br />
Cadde un lungo silenzio. Sulla strada, l’infermiere le<br />
puntò contro un dito e si toccò l’orologio. «Credo che<br />
vogliano portarmi in ospedale» disse Maggie.<br />
«Vengo con te» disse Stride.<br />
«Non sei obbligato.»<br />
«Lo so, ma voglio farlo.»<br />
Maggie ne fu felice, anche se non lo disse. «Vuoi<br />
sempre tornare al lavoro la prossima settimana?»<br />
Stride emise un lungo sospiro. «Sì.»<br />
«Potresti prenderti ancora un po’ di tempo. Anche<br />
un anno, se vuoi. Potresti provare a fare qualcos’altro<br />
per un po’.»<br />
«No, Mags. In vacanza non sto bene. Quando Denise<br />
è venuta a cercarmi per la storia di Callie, ho afferrato<br />
l’opportunità senza pensarci due volte. Questo è ciò che<br />
sono. E resterò nel mio uffi cio al municipio fi nché non<br />
mi manderanno via. A meno che tu ormai non ti sia attaccata<br />
alla mia poltrona.»<br />
23
«La poltrona è tutta tua» disse Maggie. Poi aggiunse,<br />
in un sussurro: «Io sto pensando di lasciare».<br />
Stride distolse lo sguardo, con la faccia scura. «Ah,<br />
merda.»<br />
«Non ne sono ancora sicura. Mi sto solo chiedendo<br />
se non sia la cosa migliore.»<br />
«Non farlo.»<br />
«Stavo pensando che noi due potremmo passare del<br />
tempo insieme.»<br />
«Ho bisogno di te, Mags.»<br />
«La questione è che non so se le cose potranno tornare<br />
come prima. Ho detto che potremmo fi ngere che<br />
non sia successo nulla, ma non sono molto brava a fi ngere.<br />
Se ti vedo tutti i giorni, ci penserò tutti i giorni.»<br />
«Chi ha detto che le cose devono tornare come prima?»<br />
chiese Stride.<br />
«Non sono un’ingenua. Non sto cercando di essere<br />
per te più di un’amica. E non voglio mettermi ancora di<br />
mezzo nella tua vita. Sai benissimo di poter recuperare<br />
con Serena, ma non potrai farlo se io resto.»<br />
«Quando tornerò al lavoro, la prossima settimana»<br />
disse Stride «non voglio trovare le tue dimissioni sulla<br />
scrivania.»<br />
«E Serena?»<br />
«Questa è una cosa di cui ci dobbiamo occupare io<br />
e lei.»<br />
Maggie gli accarezzò il viso, si sporse verso di lui e lo<br />
baciò sulle labbra. Stride rispose al bacio, abbracciandola<br />
con cautela. Durò a lungo, molto più a lungo di<br />
quanto Maggie si aspettasse. Voleva che fosse un ultimo<br />
bacio, e invece sembrava che fosse il primo.<br />
C’erano problemi in agguato. Poteva mentire a se<br />
stessa quanto voleva, ma era innamorata di Stride. Questa<br />
era la verità.<br />
24
L’infermiere spinse la barella accanto all’albero e si<br />
schiarì la gola. Maggie si staccò da Stride, rise e si lasciò<br />
sistemare sul tessuto bianco. Ogni movimento le faceva<br />
aumentare il dolore alla testa.<br />
«Ti seguo in macchina» disse Stride.<br />
«Grazie.»<br />
«Niente dimissioni sulla mia scrivania.»<br />
Lei non disse nulla.<br />
Quando Maggie se ne fu andata, Stride restò a guardare<br />
i tecnici della scientifi ca entrare e uscire dalla scuola<br />
abbandonata. Avrebbero lavorato tutta la notte. C’erano<br />
da rimuovere tutti i cadaveri, un compito davvero poco<br />
attraente. Guardò le rovine e si chiese quando avrebbero<br />
fi nalmente buttato giù quell’edifi cio, lasciando che la natura<br />
si riprendesse il terreno. Magari quel posto poteva<br />
diventare un luogo della memoria, per eventi che nessuno<br />
voleva ricordare.<br />
Si alzò lentamente in piedi e si diresse alla sua auto.<br />
Gli venne in mente Serena, che aveva riportato a casa<br />
Callie. Prese il cellulare dalla tasca e la chiamò.<br />
Non ci fu risposta.<br />
25
58<br />
Serena arrivò a casa dei Glenn, sul lago Pokegama, nel<br />
cuore della notte. La strada era silenziosa, come se tutti<br />
nei dintorni avessero traslocato all’improvviso. Le luci<br />
erano spente, la neve si posava sulle auto parcheggiate.<br />
L’unico segno di vita era un daino che passeggiava in<br />
giardino, cercando qualche stelo d’erba sotto la neve.<br />
Quando Serena imboccò il vialetto circolare, il daino<br />
la ignorò.<br />
Scese dall’auto nell’aria gelida della notte. Aprì la<br />
portiera posteriore, sganciò la cintura del seggiolino e<br />
prese in braccio Callie, che dormiva ancora. Se la strinse<br />
al petto, per darle calore, chiudendole intorno i lembi<br />
del suo giaccone aperto. Callie era avvolta in una<br />
coperta, con il cappuccio del pigiamino calato in testa.<br />
Serena si piegò in avanti contro il vento e si affrettò a<br />
salire i gradini fi no alla porta d’ingresso. Esitò prima di<br />
suonare il campanello, e sorrise alla piccola. Poi spinse<br />
il bottone e udì il suono all’interno. Mentre aspettava al<br />
riparo del portico, il daino si allontanò tra gli alberi.<br />
Nessuno venne ad aprire. Serena suonò di nuovo, cinque<br />
o sei volte. Attese di vedere accendersi le luci, ma la<br />
casa rimase buia e silenziosa. Sbirciò da una fi nestra, poi<br />
scese i gradini e andò a controllare il garage. Attraverso<br />
26
i fi nestrini riuscì a vedere due auto all’interno. Valerie<br />
e Marcus erano in casa. Prese il cellulare e compose<br />
il numero dei Glenn, ma le rispose la segreteria telefonica.<br />
Tornò alla porta e bussò con i pugni. Callie si agitò<br />
un po’ a quel rumore, la fi ssò con occhi assonnati e poi<br />
tornò a dormire. Non sembrava preoccupata dal fatto<br />
di trovarsi in braccio a un’estranea.<br />
Nessuna risposta.<br />
Girò la maniglia e fu sorpresa di non trovarla bloccata.<br />
Spinse la porta e fece un cauto passo nell’ingresso.<br />
Malgrado la neve e il vento freddo, preferì lasciare la<br />
porta aperta. Premette un interruttore e la luce improvvisa<br />
le fece stringere gli occhi.<br />
«Valerie?» chiamò.<br />
Fissò le porte chiuse delle stanze da letto, al piano di<br />
sopra. Nulla si muoveva dentro la casa.<br />
«Valerie, sono Serena.»<br />
Pensò a Kasey Kennedy che se ne stava nell’ingresso,<br />
la settimana prima, dopo essere entrata con la chiave<br />
fornitale da Regan Conrad, e ascoltava il silenzio proprio<br />
come lei stava facendo ora. Kasey aveva salito le<br />
scale come un fantasma, rapito Callie dalla sua stanza<br />
ed era scomparsa nella nebbia. Probabilmente ci aveva<br />
messo meno di un minuto. Una manciata di secondi<br />
che avevano rovinato molte vite.<br />
«Valerie!» chiamò ad alta voce.<br />
Alla fi ne, salì al piano di sopra, con Callie in braccio.<br />
Si fermò davanti alla stanza da letto principale, in<br />
ascolto. Aveva la pelle d’oca. Non aveva più freddo, ma<br />
aveva paura. Un senso di premonizione passò sopra di<br />
lei come una nuvola.<br />
Bussò forte alla porta con le nocche. «Valerie, sono<br />
Serena. È sveglia?»<br />
27
Nessuno rispose, nessuno la invitò a entrare. Aprì la<br />
porta. La luce del corridoio illuminò la camera abbastanza<br />
da distinguere una sagoma sul grande letto. Serena<br />
spinse l’interruttore e subito si coprì la bocca con<br />
una mano, in un gesto di orrore. Strinse più forte Callie<br />
al petto.<br />
«Oh, no, no, no, no» mormorò, scuotendo la testa.<br />
«Valerie, che cosa hai fatto?»<br />
Marcus Glenn giaceva nudo sopra le coperte. Era<br />
immerso in una pozza di sangue che inzuppava le lenzuola<br />
bianche. Gli avevano tagliato la gola, pugnalandolo<br />
anche molte volte in varie parti del corpo. Istintivamente<br />
Serena si mise a contare le ferite, ma smise<br />
quando fu arrivata a ventitré. L’arma del delitto, un<br />
coltellaccio da cucina, gli sporgeva dall’addome. Era<br />
visibile solo il manico.<br />
«Valerie!» chiamò ancora Serena, con voce strozzata.<br />
La casa restò silenziosa.<br />
Uscì dalla stanza, tremante, e si fermò in corridoio<br />
per respirare a fondo e calmare la nausea. Strinse Callie<br />
quasi con disperazione, e temette di averle fatto male.<br />
Ma la piccola dormiva come se fosse tutto perfetto.<br />
Come se la sua vita non fosse appena cambiata per sempre.<br />
In fondo al corridoio, c’era la porta della stanza di<br />
Callie. Era lì che Serena aveva incontrato Valerie per<br />
la prima volta, seduta sul davanzale della fi nestra e intenta<br />
a fi ssare il lago. Nella stanza della bambina, con<br />
la carta da parati piena di rane e principesse. Si diresse<br />
da quella parte, sapendo in qualche modo che Valerie<br />
la stava aspettando lì.<br />
Posò una mano sulla porta chiusa. Non voleva girare<br />
la maniglia.<br />
«Valerie» disse.<br />
28
Aveva sperato in una risposta, ma non la ricevette.<br />
Entrò e vide Valerie stesa sul pavimento, accanto alla<br />
culla di Callie. Aveva gli occhi chiusi e sembrava dormire,<br />
ma non era così. La pelle e i capelli erano umidi,<br />
perché doveva aver lavato via il sangue. Era vestita in<br />
blusa e jeans, come se fosse un giorno normale, in cui<br />
avrebbe portato la fi glia a fare la spesa, o a passeggiare<br />
nel parco. Aveva un aspetto pacifi co ed era bellissima.<br />
<strong>Il</strong> suo petto non si muoveva. La bottiglia d’acqua e il<br />
fl acone vuoto di medicinali erano sul davanzale. Serena<br />
si inginocchiò e le posò due dita sul collo, ma non c’erano<br />
pulsazioni. <strong>Il</strong> corpo era freddo. Stavolta ce l’aveva<br />
fatta, ad andare dove credeva che Callie la stesse aspettando.<br />
La bambina cominciò a svegliarsi e ad agitarsi tra le<br />
sue braccia. Era come se sentisse di trovarsi vicina alla<br />
madre, dopo giorni di assenza. Quello era un legame<br />
che andava oltre la vita e la morte. Aprì appena gli occhi<br />
azzurri e allungò una mano. Serena la avvicinò a Valerie,<br />
in modo che potesse accarezzarle il viso. Si chiese se<br />
quel tocco magico avrebbe risvegliato la donna, come<br />
nelle favole. Ma il miracolo non accadde. Sollevò la piccola,<br />
la baciò in fronte e si alzò in piedi.<br />
«Dobbiamo andare, tesoro.»<br />
Senza più guardare Valerie, portò Callie di sotto e<br />
uscì dalla casa. Risalì in macchina, rimise Callie nel seggiolino,<br />
le accarezzò una guancia e la lasciò giocare per<br />
qualche istante con il suo dito. Poi fece il numero di<br />
Denise Sheridan.<br />
«Devi venire subito» disse, non appena Denise rispose.<br />
«È una brutta storia.»<br />
Riappese senza dire altro. Callie la guardava, ma Serena<br />
si sentiva distante, disperata. Attraverso il parabrezza,<br />
vide le tracce del daino nella neve fresca.<br />
29
59<br />
Primo giorno. Ultimo giorno.<br />
Alle prime ore del mattino, Stride era seduto su una<br />
poltrona pieghevole tra l’erba alta dietro il suo cottage<br />
e osservava le acque agitate del lago. Dalle nuvole rosse<br />
all’orizzonte fi ltrava la luce dell’alba, ma il giorno non<br />
aveva ancora preso il sopravvento sulla notte. La giacca<br />
di pelle, chiusa con la zip fi no al collo, era una protezione<br />
misera contro il freddo e il vento. Teneva le mani<br />
infi late in tasca.<br />
Aspettava Serena. Non voleva essere in casa mentre lei<br />
fi niva di preparare le sue cose e le caricava sulla Mustang.<br />
Una cosa era sapere che se ne stava andando, un’altra era<br />
vederla allontanarsi. Prima o poi sarebbe dovuto tornare<br />
dentro, e affrontare il vuoto lasciato dalla sua assenza.<br />
Ma era una cosa che poteva aspettare. Avrebbe lavorato<br />
fi no a mezzanotte e iniziato a sbrigare in uffi cio tutto<br />
quello che si era accumulato mentre lui non c’era, in<br />
modo da rimandare il più possibile il ritorno in una casa<br />
dove l’unica cosa rimasta di lei era il profumo.<br />
Non si voltò sentendo dei passi nella neve alle sue<br />
spalle. Serena si sedette sulla sedia accanto alla sua,<br />
senza dire nulla. Aveva Callie in braccio. La piccola indossava<br />
un maglioncino rosa e una cuffi a di lana calata<br />
30
fi no alle orecchie. Restarono un intero minuto in silenzio,<br />
Stride guardando l’acqua, lei giocando con Callie.<br />
Entrambi stavano rimandando l’inevitabile.<br />
«Sei pronta?» chiese fi nalmente Stride, quando non<br />
riuscì più a sopportare la tensione.<br />
Serena annuì, senza guardarlo. «Sì.»<br />
«Non sei obbligata ad andare, lo sai. Puoi dormire<br />
qui, nell’altra stanza, per qualche settimana. Io potrei<br />
aiutarti con Callie.»<br />
Lei sospirò. «Ne abbiamo già parlato, Jonny.»<br />
«Lo so.»<br />
«Devo andare a Grand Rapids. Denise e Tom mi<br />
vogliono vicina, mentre mi occupo di Callie. Vogliono<br />
poterla vedere.»<br />
Stride annuì. «E se non dovessero riuscire a rimettere<br />
le cose a posto, tra loro?»<br />
Serena scrollò le spalle. «Ci penserò se e quando<br />
sarà il momento. Ho detto a Denise di prendersi tutto<br />
il tempo che le serve. Vedremo come andrà.»<br />
Stride si accorse di come il viso di lei si illuminava,<br />
ogni volta che guardava Callie. Da giorni sembravano<br />
inseparabili. Comprese che Serena gli stava mentendo.<br />
Non si trattava di attendere fi nché Denise potesse perdonare<br />
Tom e accettare Callie in casa loro. Si trattava<br />
di vedere se Denise e Tom le avrebbero affi dato Callie.<br />
«Vuoi tenerla, vero?» chiese.<br />
Serena alzò gli occhi verso l’alba. «Sì.»<br />
«Ne hai parlato con Denise e Tom?»<br />
Lei annuì. «Ieri ho detto loro che vorrei adottarla.»<br />
«E?»<br />
«Hanno bisogno di pensarci, ma credo che accetteranno.»<br />
«Sei davvero certa di volerlo fare? Non vorrei che lo<br />
facessi a causa di ciò che è successo tra noi.»<br />
31
Serena si irrigidì. «Qui non si tratta di noi. Si tratta<br />
di me. Se stessimo ancora insieme, ti chiederei: “Te la<br />
senti di occuparti anche tu di lei?”. Perché è una cosa<br />
che vorrei fare comunque.» Fece una pausa e aggiunse:<br />
«Ma non stiamo più insieme».<br />
Quella era la realtà. Tra loro era fi nita. Almeno per<br />
il momento. Almeno per un periodo. «Sai che ti amo,<br />
vero?» disse Stride.<br />
«Ti amo anch’io, ma a te serve tempo, e lo stesso vale<br />
per me. Non so se è stato solo un momento di passione,<br />
ma resta il fatto che ti trovi più a tuo agio con Maggie<br />
che con me. Con lei ti sei aperto, mentre io sono stata<br />
tagliata fuori, e questo non mi sta bene.»<br />
«Mi dispiace.»<br />
«Anche a me. Non voglio biasimarti, Jonny. <strong>Il</strong> problema<br />
è anche mio.»<br />
«E adesso?» chiese Stride. «Tornerai a Las Vegas?»<br />
Serena scosse la testa. «Non credo. So che potrei<br />
tornare e trovare un lavoro, ma non voglio che Callie<br />
cresca in quel posto. E poi, non lo sento più come casa<br />
mia. Non sono più sicura di sapere dove sia casa mia.»<br />
Si mise a fare le smorfi ette a Callie. Sembravano chiuse<br />
in una bolla che escludeva il resto del mondo. Ecco<br />
dov’era la casa di Serena, adesso. Nel viso di quella<br />
bambina. Tenendola in braccio, manifestava una serenità<br />
che Stride non le aveva mai visto per tutto il tempo<br />
in cui erano stati insieme. Era come se le fosse mancato<br />
sempre qualcosa, una parte di sé non realizzata, che era<br />
emersa solo ora.<br />
«Devo andare» disse lei, alzandosi. Guardò il lago,<br />
poi la fredda sabbia sulla spiaggia. Tre anni prima, in<br />
una calda notte d’estate, avevano fatto l’amore per la<br />
prima volta proprio su quella spiaggia.<br />
«Se ti serve qualcosa, qualunque cosa, chiamami»<br />
32
disse Stride. «In qualunque momento del giorno e della<br />
notte. Sai che puoi farlo, vero?»<br />
«Cerchi sempre di proteggere le donne della tua vita,<br />
Stride» mormorò lei. «Ma non abbiamo tutte bisogno<br />
di protezione.»<br />
«Volevo solo che lo sapessi.»<br />
«Lo so. Se avrò bisogno di qualcuno, sarai il primo<br />
che chiamerò.»<br />
«Un giorno potrei bussare alla tua porta» disse lui.<br />
Lei ricambiò con un debole sorriso. «Chissà, forse<br />
potrei venire a bussare io per prima.»<br />
Serena gli posò una mano sulla spalla, si girò e si allontanò<br />
lungo la salita innevata che conduceva al cottage.<br />
Lui non la guardò. <strong>Il</strong> ruggito del lago era intenso e Stride<br />
non sentì nemmeno il rumore della Mustang che si allontanava<br />
lungo la strada. Rimase lì sulla spiaggia, immobile,<br />
mentre il freddo gli intorpidiva il volto. Passò<br />
parecchio tempo, e quando infi ne si alzò, il sole era già<br />
salito oltre il bordo dell’acqua.<br />
<strong>Il</strong> Detective Bureau al municipio era quasi deserto.<br />
Non c’era nessuno ad accoglierlo. Se n’era andato e ora<br />
era tornato. Varcò la soglia del suo uffi cio come aveva<br />
fatto altre mille volte nel corso degli anni, appese la giacca<br />
all’attaccapanni e fi ssò le carte sulla scrivania. Nella<br />
stanza c’era ancora una traccia del profumo di Maggie.<br />
Stride non si sedette subito. Carezzò le cornici delle<br />
foto sulla credenza e ne prese in mano una che ritraeva<br />
lui e Serena, in cima alla torre Stratosphere, a Las<br />
Vegas. In quell’occasione aveva pensato che il tempo<br />
con lei era preso in prestito, e che qualcuno un giorno<br />
l’avrebbe rivoluto indietro. All’improvviso, quel giorno<br />
era arrivato. Rimise la foto dove era sempre stata, così<br />
avrebbe potuto continuare a vedere il suo viso.<br />
33
Si appoggiò al telaio della fi nestra e guardò il traffi co<br />
scorrere sulla First Street e il lago oltre gli edifi ci cittadini.<br />
Duluth era una città di confl itti, di gloria sbiadita,<br />
dove il nuovo era sempre colorato dal vecchio. Era abbastanza<br />
piccola da poter essere stretta in un abbraccio<br />
e abbastanza grande da non riuscire mai a tenerla in<br />
pugno. Era freddissima, primitiva e intimidatoria, come<br />
un avamposto di frontiera.<br />
Stride capì di avere un vantaggio, rispetto a Serena.<br />
Lui sapeva dov’era la sua casa. Lì. A Duluth.<br />
Si sedette sulla sua poltrona, la stessa da anni. Si era<br />
modellata intorno al suo corpo come un vecchio paio<br />
di jeans e si muoveva insieme a lui. I tre mesi trascorsi<br />
lontano da quel luogo gli sembravano la deviazione più<br />
lunga e dolorosa dal sentiero della sua vita. Era stato<br />
un errore rifugiarsi in una baita tra i boschi. Avrebbe<br />
dovuto assecondare il proprio istinto e tornare prima al<br />
lavoro. Era quello il suo posto.<br />
Fissò la superfi cie di quercia lucida della scrivania e<br />
fece una smorfi a vedendo una busta sottile. Era indirizzata<br />
a lui, nella calligrafi a di Maggie.<br />
«Cristo» mormorò, scuotendo la testa. Non poteva<br />
perderle entrambe nello stesso giorno.<br />
Aprì la busta con il tagliacarte d’argento ed estrasse<br />
il foglio. Sopra c’era un’unica riga.<br />
Ti ho fatto paura, eh?<br />
Inclinò la testa di lato, confuso e udì una risata. Alzò<br />
lo sguardo e vide Maggie sulla soglia della porta. Aveva<br />
il collo coperto da una fasciatura e quando entrò<br />
nell’uffi cio fece una smorfi a di dolore, poi scivolò sulla<br />
sedia davanti alla scrivania come faceva sempre. Da più<br />
di dieci anni.<br />
«È tropo facile fregarti, capo» disse.<br />
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Capo.<br />
Ora sarebbero tornati colleghi, e non amanti? Stride<br />
si chiese se sarebbero riusciti a mantenere quel distacco.<br />
O se era quello che volevano veramente.<br />
Indicò la fasciatura. «Non dovresti stare a letto?»<br />
«È lì che mi vorresti?» ribatté lei, facendogli l’occhiolino.<br />
Era seria eppure non lo era. Scherzava eppure<br />
non scherzava. Le cose si stavano già complicando.<br />
«Sei simpatica come un calcio in culo» disse lui.<br />
«A dire il vero, quello è l’unico punto che non mi fa<br />
male.»<br />
Stride scosse il capo e distolse lo sguardo. Maggie seguì<br />
i suoi occhi, che si erano posati sulla foto di Serena.<br />
«Allora?» chiese.<br />
«Se ne è andata.»<br />
Maggie imprecò a bassa voce. «Mi dispiace davvero<br />
tanto.»<br />
«Vuole adottare Callie.»<br />
Maggie aggrottò la fronte, ma non sembrava sorpresa.<br />
«Quindi la bella ragazza bianca avrà la bambina, eh? Be’,<br />
buon per lei. Io ci ho provato per mesi, a trovare un bimbo<br />
da adottare.»<br />
«Quando sarà il momento giusto, lo troverai anche<br />
tu.»<br />
«Sì, lo so. Forse le cose succedono sempre per una<br />
ragione. Forse avrei dovuto continuare a cercare di avere<br />
un fi glio con il vecchio sistema.»<br />
Stride socchiuse gli occhi. «Cosa vuoi dire, esattamente?»<br />
«Nulla» rispose Maggie, inarcando appena le sopracciglia.<br />
«Era solo un commento sull’ironia dell’universo.»<br />
«C’è qualcosa che devi dirmi?»<br />
«Se ci fosse te lo direi, non credi?»<br />
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Stride si fece indietro sulla poltrona. «Non sarà facile,<br />
sai? Io e te insieme.»<br />
«Per me non è mai stato facile. Sono contenta che<br />
fi nalmente sarà diffi cile anche per te.»<br />
«Hai fi nito?»<br />
«Per il momento.»<br />
«Allora, quali sono le novità, oggi?»<br />
Maggie indicò un fascicolo sulla scrivania. «Ricordi<br />
quell’adolescente portato a riva dal lago, l’anno scorso?<br />
Sostenevamo la tesi del suicidio, mentre secondo i<br />
genitori era stato ucciso. Sono emerse nuove prove che<br />
sembrano dare ragione a loro.»<br />
«Mi leggo il fascicolo» disse Stride «poi andiamo a<br />
parlare con loro.»<br />
«Perfetto.» Maggie si alzò e si diresse verso la porta.<br />
«Ehi» la chiamò lui.<br />
Lei si girò e lo guardò.<br />
«Mi piacciono i tuoi capelli» le disse.<br />
Maggie sorrise, si scostò le ciocche rosse dagli occhi<br />
e uscì.<br />
Stride prese il fascicolo dalla scrivania; nel farlo urtò<br />
il tagliacarte d’argento e lo fece cadere sul pavimento.<br />
Lo seguì con lo sguardo e si irrigidì, aspettando il fl ashback.<br />
I battiti accelerarono, gocce di sudore gli pizzicarono<br />
il collo e si chiese quanto sarebbe stato intenso<br />
quel nuovo attacco e quanto sarebbe durato. Invece,<br />
non arrivò. Non precipitò nell’aria nera della notte verso<br />
le acque spietate. <strong>Il</strong> ponte era altrove, sul lago, e lui<br />
era ancora nel suo uffi cio.<br />
Stride allungò una mano, raccolse il tagliacarte e lo<br />
ripose in un cassetto. Poi appoggiò i piedi sulla scrivania<br />
e iniziò a leggere.<br />
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