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giugno 2007 - Giuseppini del Murialdo

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Anno CXIII - N. 6 Giugno-Luglio <strong>2007</strong> - POSTE ITALIANE SPA -SPEDIZIONE IN A. P. D.L. 353/03 (CONV. L. 46/04) ART. 1 COMMA 2, DCB – FILIALE DI ROMA


Vicariato<br />

Apostolico<br />

<strong>del</strong> Napo,<br />

anni ‘50.<br />

Ogni mezzo<br />

è utile per<br />

spostarsi<br />

all’interno<br />

<strong>del</strong>la<br />

missione<br />

giuseppina.<br />

Nella foto<br />

p. Mario<br />

Canova<br />

a bordo di<br />

una sorta<br />

di “calesse”<br />

In copertina: I partecipanti alla Conferenza Interprovinciale<br />

svoltasi a Roma dal 2 al 12 maggio. La foto è di M. Campanelli<br />

PRIMA PAGINA<br />

141 “...NE EBBE COMPASSIONE”<br />

SPIRITUALITÀ<br />

142 PER GIUSEPPE A MARIA<br />

144 IL CARISMA SPIRITUALE<br />

ATTUALITÀ<br />

146 IN NOME DEL VANGELO<br />

148 “SIAMO NELLE MANI DI DIO,<br />

SIAMO IN BUONE MANI”<br />

CRONACA<br />

152 LEGALITÀ:<br />

INVESTIRE SUL NOSTRO FUTURO<br />

158 CONFERENZA INTERPROVINCIALE<br />

160 DECIDERSI PER CRISTO<br />

150 VIENI ALL’ORATORIO?<br />

162 UNA TESTIMONE GIOIOSA<br />

165 LE ATTIVITÀ NON SI FERMANO MAI<br />

RUBRICHE<br />

143 IN POCHE RIGHE<br />

144 I LUOGHI DEL MURIALDO<br />

145 ACCADDE<br />

153 GIOVANI<br />

157 MULTIMEDIA<br />

163 NELLA VITA ETERNA<br />

164 L’INCONTRO<br />

166 FLASH DI VITA<br />

168 VITA SOLIDALE<br />

169 FRAMMENTI<br />

“…NE EBBE COMPASSIONE”<br />

“Lo vide e ne ebbe compassione: gli si avvicinò e si prese cura di lui” (Lc 10,33).<br />

Vivere la compassione di Dio per l’uomo vuol esser la nostra profezia nel mondo di oggi.<br />

Sono queste le prime parole <strong>del</strong> documento finale <strong>del</strong> XXI capitolo generale dei giuseppini<br />

<strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong>. Fanno riferimento alla celebre parabola <strong>del</strong> buon samaritano.<br />

Noi abbiamo molto cara questa storia, perché la sentiamo e la viviamo come nostra.<br />

Nel volto <strong>del</strong>l’uomo ferito, bisognoso di aiuto, c’è il volto di ognuno di noi.<br />

E, soprattutto, nel gesto di quel samaritano c’è il gesto di Dio per ciascuno di noi: che ci<br />

rialza, ci solleva su ali d’aquila, ci riporta alla vita, ci insegna a non aver paura <strong>del</strong>le nostre<br />

ferite ma a consegnarle alle sue cure amorevoli.<br />

Questo è il volto di Dio che Gesù ci ha rivelato; questo è il volto di Dio che il <strong>Murialdo</strong> ha<br />

conosciuto ed amato nella sua vita.<br />

Questo è il volto di Dio che noi, “profeti <strong>del</strong>la compassione di Dio”, amiamo e testimoniamo:<br />

un Dio buono e misericordioso, che si china su di noi, ci riporta alla speranza; non<br />

domanda nulla e non vuole strapparci neppure una promessa: chiede soltanto di poterci<br />

amare ed aiutare ad essere uomini secondo il suo cuore.<br />

Dentro questa esperienza <strong>del</strong>la misericordia di Dio così vivamente riconosciuta si fa largo<br />

lo spazio <strong>del</strong>la misericordia da regalare agli altri.<br />

In fondo il samaritano si è fermato su quella strada, a differenza degli altri due – un sacerdote<br />

e un levita – proprio perché lui stesso si sentiva un uomo povero, un infe<strong>del</strong>e e sapeva<br />

di essere considerato un po’ un traditore <strong>del</strong>la fede pura dagli Ebrei <strong>del</strong> suo tempo.<br />

Solo chi ha coscienza <strong>del</strong>la sua povertà e <strong>del</strong> suo limite, solo chi conosce il volto <strong>del</strong>la misericordia<br />

di Dio può disporre la sua vita ad un incontro con gli altri segnato dallo stesso spirito<br />

e dallo stesso atteggiamento.<br />

C’è gran bisogno di compassione e di misericordia nel nostro mondo.<br />

Le persone, i giovani, anche da noi uomini di chiesa, hanno bisogno soprattutto di essere<br />

ascoltati e capiti.<br />

Vi sono molti dolori che vogliono solo essere condivisi perché non possono essere guariti;<br />

vi sono molti errori che chiedono di esser capiti e perdonati, prima che giudicati.<br />

Qualcuno ha scritto che la parabola <strong>del</strong> samaritano è la più laica <strong>del</strong>le parabole evangeliche,<br />

perché in essa fanno una ben magra figura gli uomini <strong>del</strong> culto e <strong>del</strong> tempio.<br />

Essa è però forse la più “evangelica” <strong>del</strong>le parabole: quella dove viene annunciata con assoluta<br />

chiarezza la più bella <strong>del</strong>le notizie: “Dio ci ama, di un amore infinito, personale, attuale,<br />

tenero e misericordioso”.<br />

Essere profeti <strong>del</strong>la compassione di Dio significa essere annunciatori di questa verità.<br />

di p. Mario<br />

Aldegani,<br />

padre<br />

Generale<br />

superiore.gen@murialdo.org<br />

141


di<br />

Angelo<br />

Catapano<br />

acatapano@murialdo.it<br />

Don Reffo nella sua opera si conferma maestro di spiritualità giuseppina!<br />

Ite ad Joseph<br />

Considerata la grandezza <strong>del</strong>la figura e<br />

<strong>del</strong>la missione di san Giuseppe, la bellezza <strong>del</strong> suo mo<strong>del</strong>lo<br />

di vita e di santità, l’universalità <strong>del</strong> suo paterno patrocinio,<br />

Eugenio Reffo richiama con insistenza l’invito biblico<br />

“Ite ad Joseph”, esortando ad andare da lui, ad invocare<br />

la sua protezione, a pregare con la sua intercessione:<br />

proprio come una volta, nel tempo <strong>del</strong>la carestia,<br />

gli ebrei e gli egiziani si rivolgevano a quel Giuseppe di<br />

cui ci parla il libro <strong>del</strong>la Genesi. Richiede quindi “il ricorso<br />

frequente al glorioso Patriarca, di cui fu figura quel Giuseppe,<br />

che liberò l’Egitto dalla carestia, somministrandovi<br />

in abbondanza il frumento: forse non mai come al presente<br />

noi, figli di S. Giuseppe, sentiamo la necessità <strong>del</strong>l’Ite<br />

ad Joseph, al divino economo <strong>del</strong>la casa di Dio, al<br />

padre amorosissimo specialmente di coloro che a lui<br />

hanno consacrato il loro cuore e tutta la loro vita”. Ricorrere<br />

a lui – non mancando ad ogni modo di fare la nostra<br />

parte nella pratica <strong>del</strong> Vangelo e nella sua imitazione - è<br />

volontà di Dio: “Iddio dall’alto <strong>del</strong> suo trono ordina a noi<br />

pure di rivolgerci a Giuseppe nei nostri bisogni – ‘Ite ad<br />

Joseph’ – ma ci mette per condizione: ‘fate qualunque<br />

cosa egli vi dirà’ (Gen 41,55)”. È pure desiderio <strong>del</strong>la<br />

Chiesa che autorevolmente ha visto prefigurato nell’antico<br />

il nuovo Giuseppe e ha messo sulle labbra <strong>del</strong> popolo<br />

di Dio la preghiera di Leone XIII: “A te o beato Giuseppe,<br />

stretti dalla tribolazione, ricorriamo e fiduciosi invochiamo<br />

il tuo patrocinio”.<br />

Santa Famiglia<br />

Il tragitto di preghiera che il Reffo presenta indica un<br />

chiaro percorso da seguire: andare da Giuseppe e attraverso<br />

di lui a Maria e quindi a Gesù. “Per Joseph ad Mariam,<br />

per Mariam ad Jesum” diventa il motto <strong>del</strong>la sua esistenza,<br />

prima ancora che dei suoi scritti, <strong>del</strong>le sue pubblicazioni<br />

e <strong>del</strong>le sue istituzioni. Perfino l’intestazione <strong>del</strong>le<br />

sue lettere tante volte riporta questo slogan.<br />

Afferma il Servo di Dio: “Infatti è per mezzo di<br />

S. Giuseppe che ci accostiamo a Maria, ‘per<br />

Joseph ad Mariam’, come è per mezzo di<br />

Maria che noi giungiamo a Gesù, ‘per Mariam<br />

ad Jesum’. Chi è presentato e raccomandato<br />

a Maria da S. Giuseppe, è veduto<br />

da lei con occhio di predilezione; Essa ricompensa<br />

chi vuol bene al suo Sposo”. Fiducia e<br />

confidenza diventano parole d’ordine in<br />

questo rapporto speciale da instaurare nella<br />

preghiera con san Giuseppe. D’altronde, come<br />

dice Eugenio, mettendo le parole in boc-<br />

ca al nostro santo: “Egli vuole che a lui ci accostiamo senza<br />

timore e con filiale confidenza, che domandiamo con<br />

umiltà riconoscendo la nostra miseria, e che insistiamo nel<br />

pregare con perseveranza; e quando ci vede con queste<br />

disposizioni, egli compendia in due soli tutti gli ordini suoi:<br />

Amate Gesù e amate Maria. Questi furono sempre e sono<br />

gli oggetti più cari <strong>del</strong> mio cuore; lo siano pure <strong>del</strong> vostro;<br />

vivete alla loro presenza, non fate cosa alcuna che loro dispiaccia,<br />

meditate le loro virtù e forgiate il vostro cuore alla<br />

loro imitazione, perché esso si mantenga umile e mansueto<br />

come il cuore di Gesù, immacolato e dolce come il<br />

cuore di Maria. Questo è il mio comando e se voi l’adempite<br />

avrete sicuramente il mio Patrocinio”. Davvero efficace<br />

compendio di che cosa vuol dire andare da Giuseppe:<br />

significa in pratica amare Gesù e Maria. Quindi la<br />

prima preghiera da rivolgere al nostro santo è proprio<br />

quella di chiedergli che ci aiuti ad amare Gesù e Maria, almeno<br />

un po’ come lui ha fatto in maniera insuperabile.<br />

Non separare i tre personaggi <strong>del</strong>la Santa Famiglia, tenerli<br />

uniti anche nella liturgia e nella preghiera è di grande<br />

aiuto. Spessissimo don Reffo usa la sigla “IMI” (Iesus, Maria,<br />

Ioseph) oppure GMG (Gesù, Maria, Giuseppe), inizia e<br />

conclude con le iniziali dei loro nomi i suoi scritti, firma allo<br />

stesso modo le sue lettere (ad esempio “tuo Eugenio in<br />

GMG”).<br />

Affidamento totale<br />

È un Amico a cui chiedere aiuto per la Chiesa, innanzitutto<br />

per la sua Famiglia nel mondo, perché la protegga<br />

dai pericoli e possa esercitare la sua missione, specialmente<br />

quando incontra indifferenza, difficoltà ed opposizione,<br />

quando si rinnova sotto tante forme la presenza di<br />

Erode; davanti ai problemi degli operai e generalmente<br />

<strong>del</strong> mondo <strong>del</strong> lavoro, allo sfruttamento e alla discriminazione<br />

dei fanciulli e <strong>del</strong>le donne, è quanto mai opportuno<br />

rivolgersi al santo carpentiere di Galilea. Avviata nel 1873<br />

la congregazione di san Giuseppe, spesso invita a pregare<br />

per le vocazioni, perché cresca la famiglia che porta il<br />

suo nome, un nome che etimologicamente porta a chiedere<br />

che “Dio aggiunga”. Nel 1912 don Eugenio Reffo diventa<br />

superiore generale, dopo aver declinato la sua elezione,<br />

alla morte di san Leonardo <strong>Murialdo</strong> nel 1900. All’intercessione<br />

<strong>del</strong> Patrono don Reffo affida la sua missione;<br />

non solo, il suo ideale è di impersonare, in qualità di padre<br />

generale, la presenza stessa di san Giuseppe, che dunque<br />

a pieno titolo presiede e dirige la “piccola” famiglia a lui<br />

dedicata.<br />

Nella foto a lato:<br />

S. Famiglia (Santuario S. Giuseppe - Ambato, Ecuador)<br />

Si parla sempre più spesso di bulli. Ma cosa sta<br />

succedendo nelle nostre scuole? Anche nella classe di<br />

mio figlio l’insegnante ha avviato un confronto sull’argomento...<br />

Ma come bisogna affrontarlo ?<br />

Antonio Ventutini, Roma<br />

Risponde la Prof.ssa Liliana Giglio<br />

Preside Liceo <strong>Murialdo</strong> di Albano (RM)<br />

I casi di bullismo che si verificano a scuola, sostenuti<br />

prima dagli stessi studenti tramite i videofonini,<br />

e poi da chi si diverte a raccoglierli e trasmetterli<br />

in Internet,e infine dai media tradizionali,<br />

sono anche da decodificare come atteggiamenti<br />

di prepotenza nei confronti dei professori,<br />

degli studenti e <strong>del</strong>le cose: e questi, sì, sono in aumento.<br />

Siamo di fronte a un’emergenza educativa,<br />

emergenza dovuta essenzialmente all’incapacità,<br />

spesso degli adulti quarantenni di gestire i<br />

propri ragazzi (figli o studenti che siano). Dobbiamo<br />

tenere conto anche dei cambiamenti <strong>del</strong>la figura<br />

genitoriale: si è appiattita, anzi maternalizzata,<br />

ammorbidita, ha difficoltà di dare orientamento<br />

e, soprattutto, regole condivise da rispettare. Oggi<br />

si deroga su ogni cosa; meno regole, più eccezioni,<br />

il rischio è che i ragazzi cadano in una sorta<br />

di “orfanità”: crescono soli, senza bussola, con<br />

l’idea di poter fare tutto, perché saranno comunque<br />

difesi, in ogni occasione, da mamma e papà.<br />

Difesi anche nei confronti, appunto, dei professori.<br />

Invece scuola e famiglia dovrebbero parlare,<br />

dialogare e insieme far crescere i giovani al meglio.<br />

L’educazione è un percorso a lungo termine<br />

e a tempo pieno! Ciascuno con le proprie responsabilità!<br />

E poi, cosa da non trascurare sempre<br />

pensando alla crescita dei giovani, è che questi<br />

non sono stati educati al conflitto, alla differenza<br />

che esiste tra violenza e conflitto. Nella violenza si<br />

tenta di eliminare il problema eliminando la persona<br />

che lo porta e lo rappresenta. E il danno è irreversibile.<br />

Nel conflitto, al contrario, si discute, ci si<br />

disturba - anche in maniera forte - ma in maniera<br />

reciproca e senza eliminare la persona, con la<br />

quale di fondo resta una sorta di relazione. Educare<br />

al conflitto significa far capire che il danno<br />

non sta nella persona che mi ha insultato ma nell’insulto<br />

stesso e, andando a fondo a quello, cercare<br />

di uscirne, rafforzando la relazione. Il conflitto,<br />

ricordiamoci, fa parte <strong>del</strong>la nostra quotidianità<br />

e non è <strong>del</strong>eterio.<br />

Nel <strong>giugno</strong> <strong>del</strong> 1942 una ragazzina - poco più di<br />

una bimba, Anna Frank - cominciava il suo celebre<br />

Diario , destinato a diventare un documento tragico<br />

e dolente sulla barbarie <strong>del</strong> nazismo e su quell’abisso<br />

che fu l’Olocausto. “Spero di poterti confidare tutto,<br />

come non ho potuto fare con nessuno, e spero<br />

mi sarai di grande conforto” scrive la giovane ebrea<br />

nell’aprire quella che fu, prima <strong>del</strong>la fine, la sua unica<br />

finestra socchiusa sul mondo.<br />

L’esperienza <strong>del</strong> diario è una strada percorsa da<br />

molti, siano personaggi pubblici o privati cittadini.<br />

Ogni tanto appaiono qua e là i presunti diari di Mussolini,<br />

quelli segreti tenuti dal genero, Galeazzo Ciano,<br />

erano secondo i diplomatici <strong>del</strong> tempo “la favola<br />

di tutta Roma”. Andreotti deve anche alla minuziosa<br />

dedizione quotidiana al diario la ricostruzione<br />

di momenti ed incontri che gli ha permesso di confutare<br />

le affermazioni dei “pentiti di mafia” e superare<br />

le inchieste giudiziarie.<br />

Ma è soprattutto l’età <strong>del</strong>l’adolescenza che rincorre<br />

lo strumento <strong>del</strong> diario come uno sfogo alle<br />

proprie inquietudini, alle prime <strong>del</strong>usioni, alla ricerca<br />

di sé stessi. Un viaggio spesso tormentato ma ricco<br />

di esperienze, specie se gli incontri che nascono<br />

in quegli anni sanno completare con il bagaglio <strong>del</strong><br />

consiglio e <strong>del</strong>la saggezza i passi incerti <strong>del</strong>la più<br />

giovane età. Ecco perché questo strumento mantiene<br />

nei giovani un fascino ed una validità che vanno<br />

assecondati.<br />

Arrivato ai due terzi <strong>del</strong>la sua carriera di diarista il<br />

ginevrino Federico Amiel si chiedeva a cosa dovesse<br />

servire un diario. E rispondeva: “Primo, a sgonfiare<br />

il proprio cuore; secondo , ad accorgersi <strong>del</strong>la<br />

propria vita; terzo, a chiarire il proprio pensiero;<br />

quarto, preparare qualcosa di interessante per la<br />

vecchiaia, se si deve pervenire a questa età; quinto,<br />

a interessare forse gli amici ai quali lo si lascerà in testamento;<br />

e sesto, a fornire qualche riflessione utile<br />

agli amici sconosciuti che esistono nel pubblico”.<br />

Al di là <strong>del</strong> tono volutamente caustico e proprio<br />

<strong>del</strong>la fine <strong>del</strong>l’Ottocento è indubbio che confrontarsi<br />

con la propria vita è un passaggio che presenta sovente<br />

ostacoli ed incognite, ma necessario e formativo.<br />

Anna Frank, sessantacinque anni fa, con il suo<br />

scritto si proponeva solo di rendere meno lunghi e<br />

carichi d’ansia i suoi giorni di ragazzina nascosta alla<br />

furia dei nazisti e non sapeva certo che il suo diario<br />

sarebbe stato letto da milioni di persone. Ma anche<br />

se nessuno leggerà il diario di qualche ragazzo<br />

quel tempo dedicato a sé stesso non sarà inutile.<br />

Leggere nella propria vita è un’impresa che tutti, prima<br />

o poi, siamo chiamati a fare.<br />

di<br />

Giuseppe<br />

Novero<br />

g.novero@murialdo.org<br />

143


di<br />

Giovenale<br />

Dotta<br />

dottag@libero.it<br />

144<br />

Il percorso di Fede <strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong> passa attraverso l’accettazione<br />

<strong>del</strong>la volontà di Dio! Un cammino che supera la mentalità reli"<br />

giosa <strong>del</strong> tempo ed abbraccia temi biblici come la misericordia!<br />

L’amore misericordioso di Dio<br />

La spiritualità di san Leonardo <strong>Murialdo</strong>, pur essendo<br />

alimentata da fonti di natura più varia, in<br />

particolare dalla scuola di san Francesco di Sales,<br />

di sant’Alfonso e successivamente dalla scuola<br />

ignaziana di tendenza mistica, soprattutto francese,<br />

ha il suo nucleo centrale nella convinzione biblica<br />

<strong>del</strong>l’amore misericordioso di Dio.<br />

La scoperta gioiosa <strong>del</strong>la misericordia di Dio<br />

dopo la crisi giovanile a Savona fu il centro attorno<br />

al quale in seguito si sarebbe man mano unificata<br />

la sua esperienza interiore e l’intera sua esistenza.<br />

Peccato e perdono, abbandono e misericordia<br />

segnarono da allora in poi tutta la sua vita,<br />

in modo progressivamente più sentito e più profondo.<br />

Molti anni dopo, nel Testamento spirituale,<br />

egli rievocherà la sua «conversione»: «nel 1843, al<br />

mio ritorno dal collegio di Savona, vero figliuol prodigo,<br />

carico di mille peccati, io venni a confessarti:<br />

- Padre, ho peccato contro il cielo e contro di te<br />

-. Allora hai aperto alla mia preghiera il tuo cuore<br />

paterno, hai ascoltato questa preghiera, e sei rientrato<br />

in possesso di un’anima destinata ad essere<br />

tuo tempio, ma che da lungo tempo non era<br />

stata che una dimora di demoni. Oh! come la tua<br />

I LUOGHI <strong>del</strong> MURIALDO<br />

CHIESA DI SAN DALMAZZO, Via <strong>del</strong>le Orfane, 3 - Torino<br />

infinita misericordia mi divenne sensibile allora!».<br />

Egli sentì «l’accoglienza veramente paterna»<br />

di un «Dio infinitamente buono, infinitamente misericordioso»<br />

e questa esperienza commossa <strong>del</strong><br />

perdono e <strong>del</strong>l’amore di Dio si prolungò poi nella<br />

meraviglia di vedersi chiamato alla vita sacerdotale,<br />

alla quale non aveva mai pensato prima, e a<br />

quella religiosa, alla quale non si sentiva portato.<br />

L’esperienza <strong>del</strong>la misericordia di Dio divenne<br />

dunque il nucleo centrale <strong>del</strong>la sua spiritualità.<br />

«Cosciente di essere continuamente amato da<br />

Dio, in modo infinito, tenero e soprattutto misericordioso,<br />

il <strong>Murialdo</strong> si impegnò con tutte le sue<br />

forze a rispondere all’amore “infinito” di Dio con<br />

un amore “infinito”, cioè con tutto se stesso. È questa<br />

la tensione spirituale che accompagnò il <strong>Murialdo</strong><br />

per tutta la sua vita e che si concretizzò nell’abbandono<br />

fiducioso alla Provvidenza <strong>del</strong> Padre,<br />

nella docilità alla volontà divina, nell’intensa<br />

preghiera, nella penitenza e nella carità operosa».<br />

Si trattò inoltre di un cammino di «purificazione», di<br />

un passaggio da un’idea di Dio segnata dal timore<br />

<strong>del</strong>l’inferno (secondo la mentalità religiosa <strong>del</strong><br />

tempo, <strong>del</strong> resto massicciamente presente anche<br />

negli scritti e nelle catechesi <strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong>) a un<br />

concetto di Dio più legato al tema biblico <strong>del</strong>la<br />

Appena entrati, a destra, c’è il fonte battesimale, dove S. Leonardo fu battezzato la sera <strong>del</strong> 27<br />

ottobre 1828. Una lapide ricorda l’avvenimento. “Ecco il sacro fonte dove il tuo amore mi donò l’innocenza<br />

e mi adottò come tuo figlio per mezzo <strong>del</strong> santo battesimo”.<br />

Continuando nella navata di destra, il <strong>Murialdo</strong> ricorda il confessionale dove avvenne la sua prima<br />

confessione e soprattutto la confessione <strong>del</strong> suo ritorno a Dio (settembre 1843), dopo la crisi<br />

che aveva attraversato nell’ultimo anno trascorso a Savona.<br />

Nella chiesa di San Dalmazzo c’è ancora un altro luogo “murialdino”: è la cappella <strong>del</strong>la Madonna<br />

di Loreto, a sinistra <strong>del</strong>l’altare maggiore, legata al ricordo forse più bello <strong>del</strong>la vita di san<br />

Leonardo: la sua prima messa. “Il giorno 21 settembre 1851, festa di san Matteo, nella chiesa di<br />

San Dalmazzo, ebbi la gloria e la gioia di celebrare la prima messa. Ah! come ero felice!”. Quando poteva,<br />

il <strong>Murialdo</strong> ricordava l’anniversario <strong>del</strong>la sua prima messa ritornando in questa cappella per celebrare<br />

allo stesso altare e con gli stessi paramenti <strong>del</strong> 1851.<br />

Uscendo dalla cappella si noti, nel corridoio che riporta alla chiesa, un quadro di Pietro Favaro, <strong>del</strong><br />

1978, che rappresenta il <strong>Murialdo</strong> davanti alla Madonna di Loreto. In prossimità <strong>del</strong>l’uscita si incontra<br />

il busto <strong>del</strong> pittore Enrico Reffo.<br />

San Leonardo<br />

<strong>Murialdo</strong><br />

(Scuola<br />

S. Giuseppe -<br />

Valbrembo)<br />

misericordia. Questa sua certezza di fede è diventata il<br />

carisma che egli intenzionalmente ha voluto trasmettere<br />

ai suoi «cari figli e confratelli» affinché ne attingessero<br />

«un’incrollabile confidenza» in Dio misericordioso e diventassero<br />

diffusori <strong>del</strong>la «conoscenza <strong>del</strong>l’amore infinito,<br />

attuale e individuale che Dio ha per tutti gli uomini [...]<br />

e <strong>del</strong>l’amore personale che egli ha per ciascuno in particolare».<br />

È questo il primo dei due desideri da lui lasciati<br />

come «testamento spirituale» alla sua congregazione. Il<br />

secondo desiderio si inserisce sulla linea <strong>del</strong>la medesima<br />

scoperta esistenziale: vivere e diffondere la devozione a<br />

Maria mediatrice di grazia e madre di misericordia.<br />

L’abbandono alla volontà di Dio<br />

La convinzione che Dio è amore personale, tenero,<br />

infinito e soprattutto misericordioso per ciascuno di noi<br />

condusse il <strong>Murialdo</strong> alla certezza, non solo mentale, ma<br />

esistenziale, che la volontà di Dio è il vero bene <strong>del</strong>l’uomo:<br />

«perciò la sua volontà deve essere da me cercata,<br />

accettata, amorosamente adempiuta». Ne derivò, per<br />

lui, l’accettazione amorosa e gioiosa <strong>del</strong>le strade che<br />

man mano Dio gli indicava, anche se non erano sempre<br />

secondo i suoi progetti: il peso <strong>del</strong>la direzione <strong>del</strong> Collegio<br />

Artigianelli, con le sue difficoltà ambientali ed economiche,<br />

la fondazione <strong>del</strong>la Congregazione di San<br />

Giuseppe, l’apertura di nuove attività e nuove case, i lutti<br />

familiari e le malattie che minarono la sua salute. Ne<br />

derivò anche la ricerca <strong>del</strong>la volontà di Dio così come si<br />

esprime nella quotidianità <strong>del</strong>le azioni ordinarie, nel «momento<br />

presente» come il «luogo» <strong>del</strong>l’amore di Dio e <strong>del</strong>l’amore<br />

a Dio: «Ogni istante porta seco un dovere che<br />

bisogna adempire con fe<strong>del</strong>tà: questo basta per giungere<br />

alla perfezione. Quest’istante è come un inviato il<br />

quale dichiara la volontà di Dio: il cuore fe<strong>del</strong>e pronunzia<br />

sempre il fiat. [...] Il carattere di questo spirito di fede<br />

è di non avere niente di sensibile, né di straordinario, ma<br />

di divinizzare le cose comuni e sensibili. È quello che la<br />

Madonna e S. Giuseppe praticavano a Nazaret».<br />

Nel mese di maggio,<br />

mese mariano,<br />

si rinnovano iniziative ed incontri.<br />

“Lettere Giuseppine” <strong>del</strong><br />

<strong>giugno</strong> 1907 ne mette in<br />

evidenza alcuni.<br />

Fu celebrato il mese di Maggio con<br />

vera divozione in tutte le nostre Case:<br />

la chiusa fu dappertutto solenne. A<br />

Spresiano questa si festeggiò nel<br />

giorno <strong>del</strong> Corpus Domini con un buon<br />

numero di Comunioni. La parte caratteristica <strong>del</strong>la festa avvenne<br />

dopo le ore 20. Nel grande finestrone di mezzo <strong>del</strong>la Chiesa<br />

in costruzione, verso il cortile, si era improvvisato un altare con<br />

la statua <strong>del</strong>la Madonna, circondata da una profusione di fiori.<br />

Tutto all’intorno <strong>del</strong>la finestra erano state collocate <strong>del</strong>le lampadine<br />

elettriche colorate, e sotto <strong>del</strong>l’altare spiccavano le parole<br />

“Viva Maria”, fatte pure con lampadine. Tutto l’insieme riuscì<br />

qualche cosa di spettacoloso. Nel cortile erano state collocate le<br />

bandiere e tra gli alberi una quantità di palloncini. In mezzo si trovava<br />

il palco per la musica. Tutta Spresiano si era riversata in Patronato<br />

per godere di questa festa, data in onore di Maria SS. Fu<br />

applaudito il concerto, riuscirono di molto gradimento i fuochi di<br />

artifizio e dopo due ore il Patronato era ritornato nella sua tranquillità.<br />

I lavori <strong>del</strong>la chiesa nuova procedono discretamente,avuto<br />

riguardo al disegno complicato: si è ultimata l’ossatura <strong>del</strong>la<br />

calotta, e già si è cominciato il soffitto a cassettoni. Per la spesa<br />

si spera sempre nella Provvidenza, che non mancherà certamante.<br />

Tenuto calcolo di ogni cosa, si conta di aprire al culto<br />

la nuova chiesa il 20 ottobre festa <strong>del</strong>la purità di Maria SS. darà<br />

in quel giorno, se a Dio piace, una grande ed indimenticabile<br />

solennità!<br />

Ci scrivono dal Cerreto:<br />

«Il giorno 20 aprile qui al Cerreto s’incominciò il mese di<br />

maggio, prima <strong>del</strong> tempo, perché i buoni Cerretani potessero attendere<br />

ai loro lavori, che dopo la metà di maggio si fanno sempre<br />

più intensi e pressanti. Era un’edificazione vedere ogni sera<br />

questi contadini, già stanchi dal lavoro, accorrere numerosi alla<br />

loro chiesetta a portare alla Vergine l’omaggio <strong>del</strong>le loro preghiere!<br />

Il secondo giorno di Pentecoste si fece la chiusura <strong>del</strong><br />

mese mariano con un po’ di solennità. Alla mattina Comunione<br />

generale, alla sera, nel cortile banda ed illuminazione. Tra la sala<br />

ed il poggiolo spettante la piazza fu collocata in una nicchia,<br />

una grande statua <strong>del</strong>la Madonna. Venne illumunata da una corona<br />

di lampade a colori spioventi fasci di luce, e adorna tutti intorno<br />

di canditi fiori e di verde, che spiccavano su di un rosso<br />

manto. Ai piedi furono posti pure altri fiori e verde; una scena azzurrina<br />

rappresentante il Cielo serviva di sfondo, mentre un altro<br />

manto celeste scendeva in forma di nuvole e dava a tutto l’insieme<br />

un aspetto attraente».


di<br />

Massimo<br />

Angeli<br />

vita.g@murialdo.org<br />

Nella foto:<br />

i seminaristi<br />

nella casa di<br />

Aroor (India)<br />

Sono religiosi e da qualche tempo anche laici. Animano scuole,<br />

parrocchie, centri di formazione. Rischiano spesso la vita, e lo<br />

sanno. L’esperienza dei giuseppini nella miseria africana, nella<br />

foresta amazzonica, tra i poveri <strong>del</strong>le nostre città. Un lavoro<br />

dal tratto eroico, anche se condotto spesso in schiva solitudine.<br />

Era la sera <strong>del</strong>l’8 dicembre quando Johnny<br />

Morales, un giovane cooperatore salesiano<br />

di 34 anni, venne ucciso davanti al<br />

“Centro Salesiano Padre Sergio Checchi” di<br />

Città <strong>del</strong> Guatemala. Solo due giorni prima era<br />

stato destinato alla frontiera di Tecún Umám<br />

(Messico), familiare alle pagine di cronaca per<br />

l’alto livello di narcotraffico e contrabbando. I<br />

sicari lo hanno atteso all’uscita <strong>del</strong> lavoro,<br />

quando insieme alla moglie, anche lei cooperatrice<br />

salesiana, si apprestava a tornare a casa.<br />

Johnny Morales è l’ultimo nome nel triste<br />

elenco dei missionari uccisi nel corso <strong>del</strong> 2006.<br />

Sacerdoti, religiosi e laici che, pur consapevoli<br />

dei rischi <strong>del</strong> loro operato, hanno testimoniato<br />

fino in fondo il loro amore per Dio e per gli uomini.<br />

Lo scorso anno ne sono stati uccisi 24 (17 sacerdoti,<br />

1 religioso, 3 religiose e 3 laici). 11 in Africa,<br />

8 in America, 1 in Oceania e 4 in Asia, tra cui<br />

don Andrea Santoro, il sacerdote “Fidei donum”<br />

<strong>del</strong>la Diocesi di Roma ucciso a Trabzon, in<br />

Turchia, mentre era raccolto in preghiera nella<br />

chiesa di Sancta Maria Kilisesi.<br />

“Artigiani di pace”, i missionari animano<br />

scuole e mense, lavorano negli ambulatori, ridestano<br />

la speranza in favelas e bidonville. Tra<br />

di loro anche 597 <strong>Giuseppini</strong> <strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong>, che,<br />

da oltre 100 anni, annunciano la “buona novel-<br />

la” in una decina di Paesi <strong>del</strong> mondo, mettendo<br />

sul piatto <strong>del</strong>la bilancia, non di rado, anche la<br />

loro vita. “Il nostro impegno nelle missioni è molto<br />

antico – sottolinea padre Marco Villalba,<br />

nuovo consigliere generale incaricato <strong>del</strong>le<br />

missioni e la solidarietà - perché già nel primo<br />

regolamento <strong>del</strong>la Congregazione si annuncia<br />

l’intenzione di sviluppare questo settore <strong>del</strong>la<br />

pastorale, anche se il desiderio si concretizzerà<br />

solo nel 1904, con l’invio dei nostri primi missionari<br />

a Bengasi, in Libia”.<br />

Dopo l’arrivo di padre Girolamo Apolloni,<br />

fratel Maurizio Costa e fratel Carlo Arlunno sulle<br />

sponde <strong>del</strong> Nord Africa, altre centinaia di <strong>Giuseppini</strong><br />

sono poi partiti per portare il Vangelo ai<br />

quattro angoli <strong>del</strong> mondo. Nel 1922 padre Emilio<br />

Cecco e padre Giorgio Rossi partono da Genova<br />

per raggiungere il Vicariato Apostolico<br />

<strong>del</strong> Napo (Ecuador), mentre nel 1933 un altro<br />

gruppo di missionari raggiunge Tripoli per avviare<br />

una colonia agricola. “A quel tempo le difficoltà<br />

erano soprattutto di tipo logistico – spiega<br />

padre Marco - viaggiare nei deserti o tra le foreste,<br />

attraversare i mari o i fiumi, era sempre<br />

fonte di gravi pericoli, così come le malattie tropicali,<br />

e senza dimenticare la necessità di doversi<br />

procurare il cibo o imparare la lingua locale”.<br />

Ma le difficoltà non frenano lo slancio missionario<br />

<strong>del</strong>la Congregazione, e nuovi fronti di<br />

apostolato si aprono in altri Paesi <strong>del</strong> mondo:<br />

l’Argentina nel 1936, il Cile nel 1947, gli Stati Uniti<br />

nel 1949, la Spagna nel 1961, la Sierra Leone<br />

nel 1979, la Colombia nel 1983, la Guinea Bissau<br />

nel 1984, il Messico nel 1990, l’Albania (dove troverà<br />

la morte padre Ettore Cunial) nel 1996, la<br />

Romania e l’India nel 1998, il Ghana nel 1999.<br />

“La vera sfida dei missionari è sempre quella<br />

di inculturare il Vangelo nella vita <strong>del</strong>le persone<br />

– continua padre Marco - incarnare il messaggio<br />

di salvezza nella vita quotidiana, stando bene<br />

attenti a non imporlo e a non presentarlo come<br />

qualcosa che viene da lontano. Per questo<br />

è molto importante dare spazio alla cultura locale,<br />

valorizzando le tradizioni <strong>del</strong> posto nella liturgia<br />

e nell’educazione dei giovani”.<br />

Ma non pochi problemi<br />

sono arrivati, da<br />

ultimo, a complicare il<br />

lavoro dei missionari.<br />

“La globalizzazione<br />

ha ampliato l’offerta<br />

<strong>del</strong>l’informazione, ma<br />

con questa si sono diffusi<br />

il confronto con la<br />

civiltà occidentale ed<br />

il consumismo, che<br />

nei Paesi <strong>del</strong> terzo<br />

mondo è fonte, non<br />

solo di furti e ruberie,<br />

ma anche di frustrazione<br />

e depressione.<br />

In Africa ed in America<br />

Latina è molto forte<br />

anche il problema<br />

<strong>del</strong>le sette – aggiunge<br />

padre Marco - che<br />

sfruttando l’ignoranza<br />

<strong>del</strong>le persone ed il<br />

loro desiderio di felicità,<br />

attirano tanta gente propinando felicità illusorie<br />

e a portata di mano”.<br />

LA MISSIONE GIUSEPPINA DEL NAPO<br />

In ogni Paese dove è presente la Congregazione,<br />

problemi particolari si aggiungono a<br />

quelli globali. In Sierra Leone i missionari si trovano<br />

a dover “ricostruire” le persone terrorizzate<br />

dalla cru<strong>del</strong>tà di una lunga guerra civile; in Argentina<br />

si scontrano con la povertà e la disoccupazione<br />

dei grande centri urbani; in Colombia<br />

con il narcotraffico e la guerriglia. “Altro elemento<br />

comune è la corruzione dei governi – lamenta<br />

padre Marco - che ti rende difficile sdoganare<br />

un container, avere un’autorizzazione,<br />

far arrivare alla popolazione le risorse a cui ha<br />

diritto”.<br />

“Ma a nuovi problemi, nuove soluzioni”,<br />

chiude padre Marco citando il <strong>Murialdo</strong> e leggendo<br />

le Linee di Programmazione <strong>del</strong>l’ultimo<br />

Capitolo Generale: “Vediamo con gioia e incoraggiamo<br />

l’impegno e la dedizione dei<br />

confratelli e dei laici nei territori di missione, la<br />

crescita <strong>del</strong>la coscienza missionaria in Congregazione,<br />

l’apertura di nuovi fronti di evangelizzazione<br />

e promozione umana in Paesi poveri<br />

<strong>del</strong> mondo e <strong>del</strong>le periferie dei grandi centri urbani”.<br />

Pronti, insomma, ad accettare le nuove<br />

sfide che il mondo moderno presenterà alla<br />

Congregazione.<br />

Nella foto<br />

a sinistra:<br />

p. Marco Villalba<br />

(al centro)<br />

È un territorio di circa 23.000 Kmq nella zona amazzonica <strong>del</strong>l’Ecuador,<br />

affidato alla congregazione dei <strong>Giuseppini</strong> dal Dicastero Vaticano<br />

per la Evangelizzazione dei popoli nel 1922 dopo un “vuoto”<br />

di circa 25 anni da quando ne erano stati espulsi i Gesuiti da un governo<br />

contrario nell’ultima decada <strong>del</strong>l’800. Ancora una decina<br />

d’anni fa sono stati ritrovati un calice e una patena nascosti sotterra<br />

dagli indigeni in quegli anni bui.<br />

Gli indigeni sono attualmente circa il 63% <strong>del</strong>la popolazione <strong>del</strong> Napo.<br />

Per favorire e promuovere la loro fede i missionari si servono da<br />

quasi quarant’anni <strong>del</strong>la radio “La Voz <strong>del</strong> Napo”, di un Devocionario<br />

scritto nella loro lingua, distribuito in decine di migliaia di copie<br />

nelle successive edizioni, e naturalmente con visite frequenti ai numerosi<br />

villaggi.<br />

Evangelizzazione e promozione umana si danno la mano, grazie anche alla collaborazione dei numerosi<br />

catechisti, <strong>del</strong>le Suore Dorotee di Vicenza e di altre 5 congregazioni femminili, tra le quali le Murialdine<br />

e un monastero <strong>del</strong>la Visitazione. Oggi la missione dirige oltre cento istituzioni scolastiche di<br />

ogni ordine e grado, tre ospedali, una quindicina di asili infantili, una casa di riposo per anziani. Alla<br />

quindicina di missionari giuseppini, italiani ed ecuatoriani, si vanno aggiungendo i sacerdoti <strong>del</strong>la futura<br />

diocesi (7 al presente), la maggioranza di essi provenienti dal Seminario minore di Cotundo. Una<br />

decina di seminaristi maggiori sono in cammino per formare progressivamente il clero <strong>del</strong>la futura diocesi,<br />

quando la Congregazione consegnerà questo territorio all’ autorità ecclesiastica rispettiva, continuando<br />

la sua attività in alcune realtà apostoliche, analogamente a quanto avviene nelle altre nazioni<br />

dove i <strong>Giuseppini</strong> sono presenti con il carisma <strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong>. Ma il futuro è nelle mani di Dio. Agli<br />

uomini è dato il compito di collaborare con Lui. Mons. Paolo Mietto<br />

Vicario Apostolico <strong>del</strong> Napo


148<br />

Una nuova iniziativa: il padre generale dei giuseppini <strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong><br />

e la madre generale <strong>del</strong>le suore murialdine scrivono una<br />

lettera alla Famiglia <strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong>. Nell’occasione <strong>del</strong>la festa liturgica<br />

<strong>del</strong> santo torinese un messaggio di fiducia e speranza.<br />

Carissimi tutti,<br />

per la festa <strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong> di quest’anno, abbiamo<br />

pensato di scrivere insieme, il padre generale<br />

dei <strong>Giuseppini</strong> e la madre generale <strong>del</strong>le<br />

Murialdine, un messaggio di saluto e di augurio<br />

ai nostri confratelli e consorelle e a tutte le<br />

componenti <strong>del</strong>la Famiglia <strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong>.<br />

Questa scelta rappresenta per noi una consapevolezza<br />

precisa: che il carisma <strong>del</strong> nostro<br />

Santo è il punto di riferimento che ci unisce e ci<br />

affratella e che, in nome di questo carisma, il legame<br />

fra di noi è vero e sostanziale e unisce le<br />

nostre famiglie religiose a<br />

tanti altri fratelli e sorelle. Siamo<br />

inoltre gioiosamente riconoscenti<br />

allo Spirito che<br />

fa camminare e crescere in<br />

mezzo a noi la coscienza, all’interno<br />

<strong>del</strong>la nostra propria<br />

identità ed appartenenza,<br />

di essere dentro una realtà<br />

più grande, che è appunto<br />

la Famiglia <strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong>.<br />

Queste sono le ragioni<br />

per le quali ci rivolgiamo insieme<br />

a tutti voi, proponendovi<br />

una piccola riflessione<br />

che attualizza e ci fa sentire<br />

vicina la figura <strong>del</strong> nostro santo.<br />

“Siamo nelle mani di Dio e siamo in buone<br />

mani”: è un’espressione che conosciamo bene<br />

e che attribuiamo a San Leonardo <strong>Murialdo</strong>. In<br />

essa è raccolto molto <strong>del</strong> contenuto <strong>del</strong>la sua<br />

spiritualità, trasmessa a tutti noi come un dono<br />

ed un impegno. La spiritualità <strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong> consiste<br />

nel vivere la realtà <strong>del</strong>l’amore di Dio. San<br />

Leonardo crede in Dio-Amore per averne fatta<br />

un’esperienza personale, approfondita nella<br />

preghiera: questa convinzione dà senso a tutta<br />

la sua vita e al suo intenso apostolato. Leggiamo<br />

in “Vita di fede”: «Lasciamo fare a Dio. Egli ci<br />

vuole più bene di quanto non ce ne vogliamo<br />

noi e il nostro avvenire sta meglio nelle sue mani<br />

che nelle nostre stesse mani. Siamo nelle mani<br />

di Dio e siamo in buone mani!... La mano di<br />

Dio si nasconde dietro il velo dei fatti più ordinari<br />

per sostenerci e per guidarci. Dio stesso si degna<br />

di tracciare la via all’uomo mentre avanza<br />

nel cammino, e l’uomo non deve fare che una<br />

cosa: afferrare la mano di Dio che si presenta<br />

direttamente a lui in ogni momento».<br />

Da queste affermazioni possiamo intuire<br />

quale immensa fiducia in Dio avesse san Leonardo<br />

e noi che vogliamo vivere la sua spiritualità<br />

siamo chiamati a fare nostra<br />

questa certezza: davvero<br />

Dio si prende cura di noi.<br />

Ci ama infinitamente. Ogni<br />

giorno <strong>del</strong> nostro pellegrinaggio<br />

sulla terra, infatti, è<br />

un dono sempre nuovo <strong>del</strong><br />

suo amore per noi. La nostra<br />

risposta non può essere che<br />

la fiducia, l’abbandono alla<br />

sua tenerezza di Padre. Possono<br />

essere tante le cose<br />

che accadono in una giornata:<br />

liete e tristi, che danno<br />

gioia o amarezza, serenità o<br />

preoccupazione. Il bilancio<br />

che possiamo farne ogni sera presenta una vasta<br />

gamma di sentimenti e di emozioni: speranza,<br />

fiducia, coraggio, forza d’animo, pace; ma<br />

anche timori, paure, tensioni, <strong>del</strong>usioni, frustrazioni…<br />

È importante che tutto questo “materiale”<br />

non resti ad agitarsi nell’animo in modo confuso<br />

e scomposto. Se lo guardiamo alla luce di<br />

Dio e <strong>del</strong> suo piano di amore, in un clima di fede<br />

e di preghiera, possiamo convertirlo in “materiale<br />

di costruzione” per il giorno seguente.<br />

La pausa di riflessione nella preghiera <strong>del</strong>la<br />

sera, ci permette di ricuperare fiducia, serenità,<br />

capacità di impegno e coraggio di ricomincia-<br />

re la nostra avventura di amore come discepoli<br />

di Cristo. San Leonardo <strong>Murialdo</strong> era un uomo<br />

di preghiera. Nell’amorevole quotidiano dialogo<br />

con il Signore la sua fede si approfondiva, la<br />

certezza di essere guidato dalla Provvidenza diventava<br />

più evidente, gli avvenimenti acquistavano<br />

la trasparenza necessaria per poter<br />

cogliere il progetto di amore di Dio.<br />

Il Signore si prende cura di noi. Perché temere?<br />

“Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla”,<br />

afferma il salmo 22 e l’orientamento di vita<br />

fondato sulla fiducia in Colui che ci ama genera<br />

sentimenti di pace. Nella vicenda terrena di<br />

Gesù, la pace sigilla l’inizio e la fine, rivelazione<br />

e dono <strong>del</strong> Dio misericordioso verso gli uomini.<br />

Al presepio di Betlemme gli angeli annunciano<br />

la pace; nel discorso all’ultima cena, Gesù<br />

promette la sua pace; dopo la risurrezione<br />

Gesù dona la sua pace e con la nostra professione<br />

di fede quella pace scende nel nostro<br />

cuore. Un piccolo segreto per vivere la bella spiritualità<br />

<strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong> è proprio quello di accogliere<br />

noi stessi nella pace e imparare a portare<br />

in pace la fatica di ogni giorno. Pace vuol dire<br />

anche costanza ed è il contrario <strong>del</strong>la presunzione,<br />

<strong>del</strong>la fretta, <strong>del</strong>la sopraffazione; vuol dire<br />

perseveranza, magnanimità di animo, confidenza.<br />

Pace vuol dire tenacia ed impegno nel<br />

tessere e ritessere relazioni positive fra le persone,<br />

costruire ponti ed abbattere barriere, restituire<br />

dignità, riparare i torti fatti e perdonare<br />

quelli subiti. San Leonardo <strong>Murialdo</strong>, che ha allenato<br />

il suo sguardo spirituale a cogliere l’amorevole<br />

mano di Dio in ogni avvenimento, ci ricorda<br />

che la vita – comunque si presenti – è retta<br />

dalla Provvidenza di Dio. Comunque la vita si<br />

manifesti, per noi è accessibile il mistero <strong>del</strong> suo<br />

Volto, l’esperienza <strong>del</strong>la sua benevolenza di salvezza.<br />

La vita è segnata anche dai nostri limiti, dalle<br />

nostre incapacità, dalle nostre cattiverie. Ma<br />

sappiamo che Dio non ha paura né <strong>del</strong>le nostre<br />

cattiverie, né degli eventi, né <strong>del</strong>le circostanze:<br />

Egli è Amore, per ciascuno di noi, sempre, in<br />

ogni momento. Le prove, le lotte e le fatiche<br />

<strong>del</strong>la vita ci vengono amministrate saggiamente<br />

dalla Provvidenza di Dio perché possiamo<br />

imparare a far prevalere il desiderio di Lui su tutto<br />

il resto. Allora avverrà l’incontro con l’amore<br />

di Dio che vive nel più profondo di noi, che colmerà<br />

il cuore e che non potrà essere soffocato<br />

da nulla e nessuno. Sapersi amati da Dio, sentirsi<br />

custoditi dalla sua paternità tenera e forte è<br />

una certezza che mette le ali! “Tu sei prezioso ai<br />

miei occhi perché sei degno di stima ed io ti<br />

amo. Non temere perché io sono con te” (Is<br />

43,4-5). Questa realtà alimenta la fiducia, ravviva<br />

la speranza, accresce l’impegno, ma soprattutto<br />

spinge ad abbandonarsi a Dio, come<br />

un bambino si abbandona nelle braccia <strong>del</strong>la<br />

mamma. Siamo nelle mani di Dio e in queste<br />

mani stiamo bene: siamo sicuri, protetti, difesi.<br />

Sono le mani di chi ci ha creati: colme di tenerezza<br />

e di amore. Sono le mani di chi è padre<br />

e madre. E se è facile percepirci abbandonati<br />

a queste mani quando tutto va bene, possiamo<br />

imparare a fidarci di Dio nelle inevitabili notti<br />

oscure <strong>del</strong>la vita perché il suo amore è ancora<br />

più forte quando viviamo esperienze di dolore o<br />

di vuoto. Il Signore ci sostiene soprattutto nell’ora<br />

<strong>del</strong>la prova. Non farebbe forse così una<br />

mamma, un papà, verso il figlio debole, ferito o<br />

ammalato? Quanto più Dio che infinitamente<br />

ci ama!. Sta a noi non abbandonare queste<br />

mani, tenerci aggrappati a Colui che teneramente<br />

ci ama e ci guida con il suo provvidente<br />

amore. Sostenuti da queste mani amorevoli faremo<br />

passi sicuri nella vita, nella vocazione, nella<br />

missione.<br />

“Siamo nelle mani di Dio…”<br />

Come passeri abbiamo il nido nella sua mano.<br />

Come bambini ci aggrappiamo forte a<br />

quella mano che non ci lascerà cadere. Come<br />

discepoli ripetiamo: nelle tue mani Signore sta<br />

la nostra vita; a te con fede e con gioia ci affidiamo.<br />

La festa di San Leonardo trovi quest’anno<br />

tutti i suoi figli e figlie e tutti i componenti <strong>del</strong>la<br />

Famiglia uniti in questo sentimento di fiducia<br />

e di speranza, con queste espressioni di fede<br />

sulle labbra e nel cuore e tutti impegnati a trasmettere<br />

con la parola e la vita il dono che abbiamo<br />

ricevuto. Il <strong>Murialdo</strong> dal cielo continua a<br />

benedirci e a vegliare su di noi, accompagnando<br />

il nostro cammino di comunione nel<br />

suo nome.<br />

Un cordiale e fraterno saluto a tutti, in JMJ.<br />

Nella foto<br />

in basso:<br />

al centro<br />

Il padre<br />

generale;<br />

a sin. suor<br />

Regina Manica<br />

(vicaria generale)<br />

e a destra<br />

suor Orsola<br />

Bertolotto<br />

(sup. generale)


di<br />

Paolo<br />

Valeri<br />

vita.g@murialdo.org<br />

Nelle foto:<br />

alcuni momenti<br />

vissuti<br />

nell’oratorio<br />

di Milano.<br />

A fianco<br />

la visita<br />

<strong>del</strong>l’Arcivescovo,<br />

card. Montini,<br />

all’inizio degli<br />

anni ’60.<br />

A lato una<br />

celebrazione<br />

all’aperto<br />

e i giochi nei<br />

campi<br />

poco per volta<br />

invasi dal<br />

boom edilizio<br />

150<br />

È la domanda che i ragazzi si scambiano, uscendo la domenica<br />

dalla Messa. Sullo sfondo <strong>del</strong>l’ultimo rapporto <strong>del</strong> Censis emerge<br />

la richiesta <strong>del</strong>le famiglie e dei ragazzi di ridare slancio agli oratori<br />

anche per combattere il disagio sociale nelle città. Il lavoro<br />

dei giuseppini tra i giovani e l’esperienza <strong>del</strong>l’oratorio di Milano.<br />

Cos’è un oratorio ispirato al carisma <strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong>?<br />

Quali sono le linee guida che ci ispirano e<br />

a cui facciamo riferimento? L’opera di Milano<br />

pone l’accento sul senso <strong>del</strong>l’oratorio come comunità<br />

proponendosi di educare seguendo l’ideale di<br />

una sola e ben unita famiglia.<br />

Le attività svolte sono spazi che diventano possibilità<br />

importanti di confronto tra il mondo giovanile e<br />

il mondo adulto a partire dalle attività ricreative svol-<br />

I GIUSEPPINI AL<br />

LORENTEGGIO DI MILANO<br />

te il sabato pomeriggio per impegnare e divertire i ragazzi<br />

<strong>del</strong> quartiere, tra gli otto e i quattordici anni:<br />

giochi, animazione e lavoretti vari che formano l’iniziativa<br />

<strong>del</strong>la Ludoteca. Ma anche nell’ambito <strong>del</strong> sostegno<br />

scolastico, col doposcuola, dove si cerca di<br />

superare le difficoltà di rendimento scolastico per<br />

evitare che per questi ragazzi <strong>del</strong>le scuole medie ciò<br />

diventi causa di marginalità culturale e sociale.<br />

Vi sono poi una serie di iniziative dove si pone l’ac-<br />

In principio era una piccola borgata; quattro cascine,<br />

prati e marcite, una stazione ferroviaria e gracidare<br />

di rane. È negli anni ’40 che spuntano le prime<br />

case popolari e da allora si insedia una tipologia<br />

di popolazione che non tradirà la sua essenza<br />

fino ai giorni nostri; all’epoca sono i rimpatriati dall’estero (dalla Francia, dal Marocco e dalla Tunisia),<br />

poi i meridionali emigrati al nord e altri milanesi a cui sono assegnate le case popolari.<br />

I <strong>Giuseppini</strong> arrivano a Milano in quel periodo, due veneti che il cardinale Schuster spedisce<br />

in un posto senza Chiesa né canonica. Dapprima si utilizzano le cappelle <strong>del</strong>le cascine, ma già<br />

nel ’41 era pronto un capannone per metà chiesa e per metà asilo e oratorio. Con l’espansione<br />

<strong>del</strong>la città e l’avvento <strong>del</strong>la società dei consumi il Lorenteggio diventa una periferia in cui si riversano<br />

quelle situazioni di disagio sociale e microcriminalità che contraddistinguono le periferie di<br />

ogni grande città. Negli anni ‘70 il Lorenteggio è uno dei quartieri in cui si formano le Brigate<br />

Rosse, negli anni ‘80 l’espansione <strong>del</strong> mercato <strong>del</strong>la droga arriva a controllare alcune vie in cui si<br />

spaccia a cielo aperto, ma la popolazione <strong>del</strong> quartiere ha anche la forza di superare i suoi lati<br />

oscuri e di continuare a crescere. L’oratorio cresce con il quartiere, ne diventa punto di riferimento<br />

e luogo imprescindibile per molte generazioni che al Lorenteggio sono cresciute. Dagli anni ‘90<br />

in poi il fenomeno <strong>del</strong>l’immigrazione degli extracomunitari sta cambiando il volto <strong>del</strong>le strade.<br />

cento sul contenuto educativo che diventa l’ossatura<br />

<strong>del</strong>la presenza giovanile in oratorio. Educare a<br />

cosa? A trovare un equilibrio coerente tra l’ambito<br />

personale <strong>del</strong>la fiducia nella relazione con Gesù e<br />

la possibilità di una vita quotidiana che rifletta ciò in<br />

cui si crede. Su questo poggia tutta la struttura <strong>del</strong><br />

catechismo in cui si preparano i bambini ai Sacramenti<br />

(la Confessione nell’Anno <strong>del</strong>la Fede, III elementare;<br />

la consegna <strong>del</strong> vangelo nell’Anno Dei Discepoli,<br />

IV elementare; la Comunione nell’Anno<br />

<strong>del</strong>la Comunità, V elementare; la Cresima nell’Anno<br />

dei Testimoni, I media) e i gruppi <strong>del</strong>l’oratorio<br />

(medie, adolescenti e giovani) in cui si prosegue un<br />

percorso formativo e di esperienza di comunità cristiana.<br />

Senza dimenticare il fondamentale apporto<br />

<strong>del</strong> gruppo scout Milano X che segue i ragazzi dagli<br />

otto ai vent’anni formandoli secondo i valori propri<br />

<strong>del</strong>lo scoutismo e che s’innesta e vive nel tessuto<br />

<strong>del</strong>la comunità <strong>del</strong>l’oratorio.<br />

L’obiettivo, non semplice, rimane quello di riportare<br />

in unità la persona, il ragazzo: ciò che professiamo<br />

e ciò che viviamo perché la crescita dei ragazzi<br />

che frequentano l’oratorio sia la crescita di<br />

una nuova generazione <strong>del</strong>la comunità cristiana. È<br />

un impegno arduo, per ciascuno nel proprio ambito.<br />

Bisogna sempre ricordarsi che il nostro servizio è<br />

un dono, che lo stile deve essere in sintonia col bisogno<br />

di pazienza, di dolcezza, e di ricerca di affetto<br />

dei ragazzi. La via educativa è una scommessa, un<br />

atto di fiducia nei confronti dei ragazzi e <strong>del</strong>le loro<br />

potenzialità che richiede i tempi degli uomini e la<br />

capacità di non scoraggiarsi o imbalsamarsi dietro i<br />

propri punti di vista.<br />

UNA VIA EDUCATIVA<br />

Bisogna pensare fuori dai confini<br />

geografici, porci noi stessi come pietre<br />

di un’opera educativa edificata tra la<br />

chiesa e la società civile anche in collaborazione<br />

con tutte le istituzioni e associazioni<br />

in essa esistenti. Come la<br />

Cooperativa Sociale Azione Solidale<br />

che gestisce il Cde (Centro Diurno Educativo)<br />

Paspartù in convenzione con il<br />

Comune di Milano; un servizio rivolto in<br />

modo particolare ai preadolescenti<br />

ed agli adolescenti coordinato da<br />

un’equipe di educatori professionali.<br />

Una realtà che si occupa di sostegno<br />

scolastico, di attività di gioco, di animazione<br />

<strong>del</strong> tempo libero e infine anche<br />

di attività con adulti organizzando<br />

gruppi di sostegno al ruolo di genitore.<br />

O ancora come l’esperienza <strong>del</strong>l’Or-<br />

Est che dall’estate 1985 svolge l’attività<br />

di Oratorio Estivo, dal 1997 riconosciuto<br />

in forma permanente dalla Re-<br />

gione come Centro Ricreativo Diurno estivo: cinque<br />

settimane, da metà <strong>giugno</strong> a metà luglio, e una decina<br />

di giorni all’inizio di settembre in cui si susseguono<br />

giochi a squadre e individuali, laboratori, attività<br />

sportiva, momenti di preghiera e qualche gita;<br />

il tutto per offrire una possibilità di crescita a tutti i ragazzi<br />

(in media sui 200) che, concluso il periodo scolastico,<br />

non hanno la possibilità di essere seguiti dai<br />

propri genitori.<br />

In questa varietà tentiamo, qui a Milano, non<br />

senza mille difficoltà, di essere uniti nella via educativa<br />

al senso cristiano pur nella diversificazione <strong>del</strong>l’esperienza.<br />

L’Oratorio si configura così come un insieme<br />

di progettualità che devono essere in grado<br />

di sostenersi e integrarsi essendo con le caratteristiche<br />

<strong>del</strong>le loro diversità la risposta ai bisogni dei ragazzi:<br />

in quest’ottica svolgono le loro attività due<br />

gruppi importanti come il Noi Con Noi, che si propone<br />

di stringere un sincero rapporto di amicizia con<br />

ragazzi e adulti disabili, o il Gruppo Missionario Ettore<br />

Cunial, che sensibilizza la comunità e il quartiere<br />

sulle lontane realtà missionarie e sulle vicine diversità<br />

presenti nella zona. Ma anche quelli che potremmo<br />

definire gruppi di interesse, gruppi di persone<br />

che si ritrovano attorno a un comune interesse e<br />

che, con la loro passione, diventano un valore aggiunto<br />

per tutta la comunità; come il Coretto che<br />

anima la messa domenicale e non solo, il Gruppo<br />

Teatro che ci ha regalato meravigliosi momenti di<br />

aggregazione per tutta la comunità o la gloriosa<br />

Murialdina, associazione calcistica che diventa terreno<br />

educativo per molti ragazzi <strong>del</strong> quartiere.<br />

Nella foto<br />

in basso:<br />

un momento<br />

di festa dei<br />

più piccoli<br />

all’oratorio<br />

milanese


di<br />

Danilo<br />

Magni<br />

danilo@murialdo.org<br />

Nella foto:<br />

un momento<br />

<strong>del</strong>la marcia<br />

per le vie<br />

di Torino<br />

La parrocchia Nostra Signora <strong>del</strong>la Salute ha organizzato la Settimana<br />

<strong>del</strong>la Legalità. Dibattiti, convegni, una marcia per le vie <strong>del</strong>la città.<br />

L’incontro con autorità ed amministratori per risvegliare le coscienze di tutti.<br />

Risuonano ancora i vivi i commenti<br />

e scorrono nella mente le immagini<br />

<strong>del</strong>le tristi vicende di cronaca<br />

nera che hanno visto, nei mesi scorsi,<br />

Torino e alcuni dei suoi cittadini come<br />

protagonisti negativi. La gente è spesso<br />

spaesata e stanca. Qualcuno ha paura e<br />

si rinchiude dentro le mura domestiche,<br />

sperando di non essere toccati dal fenomeno.<br />

Altri urlano la loro rabbia e denunciano.<br />

Si organizzano comitati di quartiere.<br />

Da più parti si intavolano assemblee<br />

sulla sicurezza e si parla di legalità come<br />

di una parola magica e risolutiva, come<br />

qualcosa di calato dall’alto. Ovviamente<br />

è qualcun altro che ha la responsabilità,<br />

magari altri sono i colpevoli.... Perché, di<br />

fronte a tanto movimento, troppo pochi si<br />

domandano dove affondano le radici di<br />

ciò che vediamo? Perché in molti ci si limita<br />

a parlare semplicemente di sicurezza<br />

come strategia dove qualcuno deve<br />

proteggerci o di legalità come puro rispetto<br />

<strong>del</strong>le leggi? Forse il problema non<br />

sta più a fondo? Mi colpì molto qualche<br />

tempo fa un interessante articolo apparso<br />

su uno dei maggiori quotidiani italiani<br />

che ricordava la virtù <strong>del</strong>la rettitudine. La<br />

stragrande maggioranza di noi cittadini<br />

torinesi di certo non ha mai rubato o<br />

commesso reati. Ma lo stesso numero di<br />

noi può in coscienza definirsi un uomo<br />

pienamente retto? Parlare di virtù, insegnarle<br />

ai nostri ragazzi e giovani, insegnare<br />

l’onestà, esigere fin da piccoli il rispetto<br />

di chi è più debole e argomenti di<br />

questo genere sono da tempo fuori moda.<br />

Roba da ingenui. Nella nostra parrocchia<br />

di Nostra Signora <strong>del</strong>la Salute, in<br />

Borgo Vittoria, riposano le spoglie mortali<br />

di san Leonardo <strong>Murialdo</strong>, sacerdote<br />

torinese vissuto nella seconda metà <strong>del</strong>l’Ottocento<br />

dando la sua vita per i ragazzi<br />

ultimi <strong>del</strong> suo tempo. Egli così si esprimeva:<br />

“Volgete un istante lo sguardo attorno<br />

a voi. Vedete quanti ragazzi poveri,<br />

abbandonati, traviati... Vittime infelici<br />

<strong>del</strong>la miseria, e sovente <strong>del</strong> vizio altrui,<br />

vagano per le vie, per le piazze....<br />

Oggi voi potete avvicinare questo<br />

piccolo popolo, educarlo, farlo cristiano.<br />

Domani sarà troppo tardi”.<br />

Sono parole che hanno più di cento<br />

anni, eppure sembrano un poco lo specchio<br />

di molte situazioni che vediamo nei<br />

nostri quartieri. Noi sacerdoti, con i nostri<br />

catechisti e collaboratori, abbiamo<br />

pensato che quest’anno non potevamo<br />

festeggiare il 18 maggio il nostro santo<br />

senza ascoltare le sue parole. Essere<br />

cristiani e cittadini di questo pezzo di<br />

mondo oggi ci spinge ad assumerci <strong>del</strong>le<br />

responsabilità, a non pensare che sia<br />

compito di qualcun altro, a cominciare<br />

ad invertire la rotta partendo dal nostro<br />

piccolo. Giovanni Paolo II spesso parlando<br />

ai giovani li ha invitati ad essere<br />

costruttori di una nuova civiltà <strong>del</strong>l’amore.<br />

Abbiamo bisogno di questa nuova civiltà,<br />

c’è bisogno di ricreare dei legami di<br />

solidarietà tra le persone. Vediamo una<br />

gioventù spesso messa ai margini da<br />

una società sempre più disaggregata,<br />

ognuno intento a curare i propri affari legittimi<br />

o illegittimi, dove chi è più debole<br />

viene isolato e scartato. Spesso chiusi<br />

nella propria indifferenza o in interessi<br />

privati o di parte. Ecco perché la parrocchia<br />

che annuncia il Vangelo non può<br />

assistere passivamente. La risposta<br />

quotidiana è l’oratorio. Ma non basta.<br />

Ecco allora che abbiamo pensato di coinvolgere<br />

le persone attorno a noi nella<br />

Settimana <strong>del</strong>la legalità. Legalità da intendersi<br />

nel modo di cui sopra. Abbiamo<br />

pensato che occorre ricominciare dai<br />

giovani. Che radici sane si costruiscono<br />

a partire dalle motivazioni che ci spingono<br />

a compiere anche i gesti più quotidiani.<br />

Che radici sane partono dai messaggi<br />

educativi che ogni giorno, consapevolmente<br />

o meno, passiamo nelle famiglie.<br />

Spesso è proprio lì, in quella inconsapevolezza,<br />

che sta il male peggiore<br />

che, nel tempo, porta i ragazzi a comportamenti<br />

di deriva. La Settimana <strong>del</strong>la<br />

legalità si è svolta dal 14 al 20 maggio: ci<br />

sono stati tre convegni con la partecipazione<br />

di personalità di spicco. Abbiamo<br />

concluso il giorno 20: dopo la celebrazione<br />

<strong>del</strong>la Santa Messa abbiamo fatto<br />

una breve passeggiata, alla quale ha<br />

preso parte anche il sindaco <strong>del</strong>la città di<br />

Torino, Sergio Chiamparino. Lo abbiamo<br />

invitato non tanto per denunciare,<br />

quanto per proporre. L’importante non è<br />

stato, dunque, tanto il rumore che abbiamo<br />

fatto in questi pochi giorni, ma la<br />

speranza di aver seminato qualcosa<br />

che, con la grazia di Dio e con il lavoro<br />

nascosto e la responsabilità di tanti potrà<br />

crescere.


a cura di<br />

A. Catapano<br />

Internet:<br />

CEFALÙ<br />

Cliccando su<br />

http://www.presmurialdocefalu.com/home.html. si<br />

accede al sito di Cefalù (Palermo). Dalla pagina<br />

iniziale si entra nelle sezioni interne. “Chi siamo” presenta<br />

l’opera degli Artigianelli, presente sul territorio<br />

da oltre cinquant’anni, che oggi comprende l’oratorio<br />

<strong>Murialdo</strong>, la parrocchia SS. Salvatore alla Torre<br />

e il centro di formazione professionale. Soprattutto<br />

si può consultare il giornale “Presenza <strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong>”,<br />

l’edizione <strong>del</strong>l’ultimo numero e le copertine precedenti.<br />

Avviato nel 1984, è diretto da Carlo Antonio<br />

Biondo, che ora redige anche il sito e collabora<br />

con Radio Cammarata tramite “Il giornale di<br />

Cefalù”, notiziario settimanale che ha superato da<br />

poco le mille edizioni. Non mancano le news riguardanti<br />

l’attualità e la cronaca cittadina. Le foto e i<br />

video illustrano le iniziative più recenti. C’è un dossier<br />

sul convegno eucaristico diocesano. Sono originali<br />

le pagine “Abbiamo scritto” e “Hanno scritto”.<br />

Infine si propone una ricca serie di links.<br />

a cura di<br />

G. Lorenzetto Cinema:<br />

LA DIGNITA’ DEGLI ULTIMI<br />

di Fernando Ezequiel Solanas<br />

Milioni di poveri, disoccupati, piccoli proprietari e<br />

commercianti, risparmiatori ed impiegati statali<br />

furono strangolati, negli anni attorno al 2000, dall’economia<br />

liberista, imposta dal FMI, e sostenuta<br />

dalle banche locali, ad un paese ricco di risorse<br />

come l’Argentina tra l’indifferenza di chi era ricco e<br />

la corruzione <strong>del</strong> ceto politico, ambedue protetti<br />

da una polizia repressiva. Questa macchina economica<br />

impazzita ed ingiusta privò <strong>del</strong>la dignità milioni<br />

di persone che, sull’esempio <strong>del</strong>le madri di Plaza<br />

de Mayo, scesero in piazza, per manifestare pacificamente<br />

la loro sofferenza e per rivendicare un<br />

lavoro ed un futuro per i propri figli, battendo le<br />

pentole e cantando l’inno nazionale. Le lotte, con<br />

morti e feriti, di questi miserabili<br />

riempiono uno splendido<br />

documentario di Solanas che<br />

in prima persona testimonia<br />

la volontà di emancipazione<br />

ed i risultati positivi ottenuti<br />

grazie all’unità di intenti ed<br />

alla solidarietà. Protagoniste,<br />

una volta in più, le donne,<br />

che con fantasia e coraggio<br />

affrontarono e risolsero i problemi<br />

<strong>del</strong>la vita quotidiana<br />

<strong>del</strong>le loro famiglie.<br />

a cura di<br />

A. Lucente<br />

Libreria:<br />

GIOIA PIENA<br />

È possibile essere sempre nella<br />

gioia? È la domanda che si<br />

pone Chiara Amirante considerando<br />

che tanta gente<br />

sembra rassegnata a una vita<br />

in “bianco e nero”. Eppure la<br />

ricerca <strong>del</strong>la felicità è inscritta<br />

nella natura stessa <strong>del</strong>l’uomo<br />

e può trovare una<br />

risposta vera e duratura<br />

solo nella scoperta di Dio -<br />

Amore. Nel presente volume<br />

l’Autrice propone una serie di<br />

meditazioni nelle quali formula questo invito con un<br />

linguaggio semplice, diretto, quasi in un colloquio a<br />

tu per tu. «Un’altra cosa mi ha impressionato in<br />

queste pagine: esse sono facilmente comprensibili,<br />

usano spesso il linguaggio proprio dei giovani, così<br />

che si rendono simpaticamente attraenti anche a<br />

chi le legga pur non avendo una preparazione<br />

specifica» (dalla Prefazione di Carlo Maria Martini).<br />

CHIARA AMIRANTE, Gioia piena – Esercizi per non essere<br />

mai tristi, Città Nuova, <strong>2007</strong>, pp. 152 €10,00<br />

a cura di<br />

I. Ambrosio Musica:<br />

NON TEMERE<br />

Roberto Bignoli<br />

È il nuovo Cd singolo di Roberto Bignoli, cantautore italiano<br />

di ispirazione cristiana, tra i più raffinati poeti <strong>del</strong> nostro<br />

tempo. È un disco fuori commercio, trasmesso da molte radio<br />

nel mondo, come omaggio personale di Roberto a<br />

Giovanni Paolo II, un Papa che amava molto la musica e<br />

che vedeva nell’arte uno strumento per avvicinarsi a Dio.<br />

È proprio per questa ragione che Roberto Bignoli ha voluto<br />

dedicare una canzone a Giovanni Paolo II. Arrangiatore,<br />

produttore e autore <strong>del</strong>la musica di<br />

“Non temere” è Nico Fortarezza, un<br />

nome noto negli ambienti rock per<br />

la sua collaborazione con Enrico<br />

Ruggeri. Il CD contiene anche un interessante<br />

videoclip, in cui gli autori<br />

si rivolgono direttamente ai giovani,<br />

sottolineando il messaggio positivo<br />

<strong>del</strong>la canzone, che prende spunto<br />

dalle parole <strong>del</strong> Papa. Fu, infatti,<br />

proprio Giovanni Paolo a invitare le<br />

nuove generazioni a non avere paura e ad aprire le porte<br />

a Cristo. Con il suo “Non temere”, Roberto Bignoli vuole inserirsi<br />

nello stesso solco: offrire ai ragazzi di tutto il mondo<br />

un messaggio di speranza e d’amore infinito. Per ricordarsi<br />

di guardare il cielo, pregando attraverso le note di una<br />

canzone.


Nella foto,<br />

gli ultimi tre<br />

padri generali<br />

<strong>del</strong>la congregazione:<br />

da sinistra<br />

p. Mario<br />

Aldegani;<br />

mons.<br />

Paolo Mietto<br />

(1982-1994),<br />

p. Luigi Pierini<br />

(1994-2006)<br />

Si è svolta a Roma, in Casa Generalizia, dal 2 al 12 maggio. La congregazione<br />

fa il punto e mette a fuoco gli obiettivi per il prossimo sessennio.<br />

“L<br />

a conferenza sia costituita<br />

dai superiori <strong>del</strong>le province<br />

e organismi similari insieme<br />

al consiglio generale.<br />

Essa venga convocata ogni<br />

anno come organo sussidiario a<br />

carattere consultivo e informativo,<br />

ma anche con facoltà <strong>del</strong>iberativa<br />

su questioni stabilite dal superiore<br />

generale o proposte dalla maggioranza<br />

dei membri che la compongono”<br />

(CG XXI, R. 29).<br />

Queste sono le indicazioni<br />

date nel definire ruolo e compiti<br />

<strong>del</strong>la Conferenza. Ma p. Mario Aldegani,<br />

quali obiettivi si pone<br />

questo appuntamento?<br />

«Esso servirà, ce lo auguriamo,<br />

alla nostra congregazione e all’attuazione<br />

<strong>del</strong> sogno capitolare, ma<br />

serve soprattutto a noi che siamo<br />

qui, che viviamo un’esperienza di<br />

comunione, che ci conosciamo di<br />

più, che consolidiamo il nostro<br />

amore alla congregazione e la generosità<br />

nello svolgere il nostro servizio,<br />

che sentiamo nostra la responsabilità<br />

di animare tutta la congregazione,<br />

cioè i confratelli e le<br />

persone tutte che ci stanno intorno».<br />

Come siete arrivati a questo<br />

appuntamento?<br />

«Il consiglio generale ha cercato<br />

di porre il massimo impegno nella<br />

preparazione di questa conferenza,<br />

a cui noi annettiamo una<br />

grandissima importanza.<br />

Anzitutto perché noi attendiamo<br />

da voi un primo riscontro su<br />

quello che stiamo facendo, se stiamo<br />

assolvendo il nostro compito, in<br />

rapporto alle province e alla congregazione<br />

tutta nello spirito <strong>del</strong> capitolo<br />

generale e secondo le indicazioni<br />

che ci sono state date; attendiamo<br />

e chiediamo anche idee e<br />

consigli su quello che dobbiamo fare<br />

in questi anni.<br />

Inoltre, si può dire che questi<br />

primi mesi <strong>del</strong> sessennio, li abbiamo<br />

vissuti un po’ in attesa di questo<br />

appuntamento dove dare concretezza<br />

insieme agli impegni che il<br />

capitolo ci ha affidato; in pratica le<br />

suggestioni e i desideri di unità, di<br />

internazionalità in vario modo<br />

espressi e richiesti dovranno trovare,<br />

nelle nostre intese sui program-<br />

IL LOGO<br />

Sette pennellate di colore<br />

diverso: le sette circoscrizioni<br />

territoriali <strong>del</strong>la congregazione<br />

ognuna con il<br />

suo colore e le sue caratteristiche;<br />

tutte convergenti<br />

verso il centro, che<br />

è l’attuazione <strong>del</strong> sogno<br />

capitolare; un’idea di movimento<br />

che indica voglia<br />

di cammino e di futuro.<br />

mi <strong>del</strong> sessennio, il segnale chiaro<br />

<strong>del</strong>la loro fattibilità.<br />

Infine questa prima conferenza<br />

<strong>del</strong> sessennio vuole inaugurare<br />

uno “stile” di coinvolgimento e di relazione<br />

fra consiglio generale e<br />

provinciali che dovrà caratterizzarci<br />

per tutto il sessennio».<br />

Avete messo a fuoco soprattutto<br />

il tema <strong>del</strong>la formazione.<br />

Perché?<br />

«Pensiamo di trovare la convergenza<br />

di tutti su alcuni obiettivi:<br />

focalizzare punti di riferimento<br />

precisi sulla formazione iniziale;<br />

concretizzare le forme di collaborazione<br />

fra le province e le forme di<br />

servizio <strong>del</strong> consiglio generale nel<br />

principio di sussidiarietà;<br />

coordinare le iniziative di formazione<br />

e prevedere quelle da attuare<br />

a livello generale».<br />

p. Hugo Sanchez<br />

"Qui si vede l'unità <strong>del</strong>la Congregazione. Confrontiamo<br />

i nostri progetti e il nostro lavoro, poi costruiamo<br />

insieme il futuro".<br />

p. Pablo Cestonaro<br />

"È il modo per sentire il respiro <strong>del</strong>la Congregazione.<br />

Si registrano le difficoltà ma anche le gioie... Si<br />

ascolta e si viene ascoltati".<br />

p. Roberto Landa<br />

"È anche un momento di formazione.Conosciamo<br />

quanto di bello, quanto lavoro viene fatto in Congregazione.<br />

E si trovano nuovi stimoli".<br />

Anno<br />

2008<br />

2009<br />

2010<br />

2011<br />

Luogo<br />

Los Angeles<br />

Africa<br />

Spagna<br />

Argentina<br />

Data<br />

1 - 10 apr<br />

22 feb - 2 mar<br />

4 - 10 mag<br />

27 mar - 5 apr<br />

Tema<br />

Nella foto da<br />

sinistra i padri:<br />

Pablo Cestonaro,<br />

Mario Parati,<br />

Roberto Landa,<br />

Alejandro Bazán,<br />

Hugo Sanchez,<br />

Mario Aldegani<br />

(superiore generale),<br />

Raimondo Pauletti,<br />

Aldo Pacini,<br />

Giuseppe Rainone,<br />

Marco Villalba,<br />

Celmo Lazzari,<br />

Tullio Locatelli<br />

Il valore <strong>del</strong>la vita fraterna e <strong>del</strong> suo rinnovamento nel contesto <strong>del</strong>la FdM<br />

La dedizione sempre più visibile ai giovani poveri<br />

La comunione dei beni<br />

Verso il capitolo generale<br />

p. Mario Parati<br />

"Le nostre priorità: educare i giovani e farli<br />

camminare nella fede".<br />

p. Giuseppo Rainone<br />

"Un confronto tra le realtà <strong>del</strong>la Congregazione e una<br />

spinta di entusiasmo".<br />

p. Raimundo Pauletti<br />

"La conferenza è un momento di famiglia. Ogni famiglia<br />

condivide obiettivi e sfide, e spesso si impara dagli altri".<br />

p. Tullio Locatelli<br />

“È bello sapere che il sogno è comune ma è altrettanto<br />

importante constatate e costruire cammini comuni per<br />

realizzarlo”.


di<br />

Mariangela<br />

Sauro<br />

e<br />

Silvia<br />

Fontana<br />

Nella foto a<br />

fianco e<br />

nella pagina<br />

accanto in<br />

alto: alcuni<br />

momenti <strong>del</strong>la<br />

cerimonia di<br />

S. Giuseppe<br />

Vesuviano<br />

160<br />

Nel Santuario di S. Giuseppe Vesuviano e a Padova, Rosario Avino, Manuel<br />

Monti, Giuseppe D’Oria e Giuseppe Minisci consacrano la loro vita a<br />

Cristo. La cronaca <strong>del</strong>le giornate e le riflessioni di chi quel giorno era lì.<br />

…“Voi chi dite che io sia”? Rispose<br />

Simon Pietro: “Tu sei il Cristo,<br />

il figlio <strong>del</strong> Dio vivente”… (Mt<br />

16, 13-20).<br />

Se provassimo a mostrare ad<br />

un bambino la foto <strong>del</strong>la sua mamma<br />

o <strong>del</strong> suo papà, noteremmo subito<br />

due momenti: prima il sorriso,<br />

poiché in quei volti a lui familiari<br />

trova già un conforto, una rassicurazione<br />

ed un senso di serenità;<br />

poi il “riconoscimento” segnato<br />

dalla frase “è mamma” oppure “è<br />

papà”.<br />

Riconoscere dunque Cristo<br />

come Pietro, sentirsi confortati<br />

dalla presenza di Dio Padre come<br />

un bambino, penso sia stato proprio<br />

così per Giuseppe, Rosario e<br />

Giuseppe che nel giorno <strong>del</strong>la loro<br />

ordinazione sacerdotale, sabato<br />

21 aprile <strong>2007</strong> nel santuario di S.<br />

Giuseppe Vesuviano, hanno voluto<br />

“decidersi per Cristo”. E presto<br />

sarà il momento anche per Manuel,<br />

il 3 <strong>giugno</strong> a Padova.<br />

Rosario ha scoperto nella sua<br />

storia la gioia di dare, la gioia di<br />

svuotarsi per gli altri ed essere così<br />

felici.<br />

Giuseppe Minisci ha accolto<br />

l’invito <strong>del</strong> Signore a seguirlo scoprendo<br />

giorno dopo giorno il cammino<br />

da Lui tracciato e vivendo<br />

questa avventura con una convinzione:<br />

“lasciar fare a Dio”.<br />

Manuel sa che nella sua vita<br />

nulla è avvenuto per caso…che<br />

tutto è dono di Dio, basta accogliere<br />

con mani aperte e con il cuore<br />

gioioso e riconoscente.<br />

Giuseppe d’Oria, una storia<br />

bella come una caccia al tesoro,<br />

nonostante le difficoltà ed i momenti<br />

difficili lungo il percorso, ma<br />

alla fine la scoperta che a vincere<br />

è stato proprio Dio: “in questa caccia<br />

al tesoro è Lui che ha vinto<br />

in me e il tesoro è ancora da<br />

scoprire”.<br />

In questo giorno di festa<br />

una gran folla di gente ha partecipato<br />

alla celebrazione, ma<br />

forse il termine folla non è proprio<br />

quello più adatto, la folla è<br />

un massa fredda, distaccata e<br />

curiosa…niente di tutto questo.<br />

Ciò che abbiamo vissuto<br />

invece è stata la presenza di<br />

una grande famiglia: da Torino,<br />

Roma, Viterbo, Foggia,<br />

Napoli, S. Giuseppe Vesuviano,<br />

Rossano, Cefalù… unita<br />

attorno a questi ragazzi per<br />

sostenerli con la preghiera.<br />

E per partecipare ad una<br />

festa è necessario prepararsi<br />

prima, così a noi giovani provenienti<br />

dalle varie opere, è<br />

stata data la possibilità di “scegliere<br />

il vestito” per l’occasione<br />

attraverso un laboratorio di<br />

spiritualità “il misterioso segreto<br />

che attira tutti a Te, noi<br />

piccoli astri nel Tuo cielo”. Fermarsi,<br />

ascoltare, accogliere, condividere<br />

e poi…lasciarsi guidare verso<br />

l’Amore.<br />

La celebrazione nel santuario<br />

di S. Giuseppe è stata presieduta<br />

dal Vescovo di Nola S.E. Mons. Beniamino<br />

Depalma e concelebrata<br />

da una settantina di sacerdoti <strong>del</strong>la<br />

congregazione dei giuseppini guidati<br />

dal Generale P. Mario Aldegani.<br />

Gli occhi dei novelli sacerdoti,<br />

emozionati ma allo stesso tempo<br />

pervasi da una visibile serenità,<br />

brillavano di una luce, riflesso <strong>del</strong>la<br />

Luce di Dio… quella stessa luce<br />

che li ha orientati nella storia <strong>del</strong>la<br />

loro vita. Spiegare a parole cosa si<br />

prova in questi momenti non è facile,<br />

gli sguardi di tutti erano puntati<br />

là, sull’altare, sul banchetto <strong>del</strong>le<br />

nozze, ma anche il cuore e tutto il<br />

corpo che liberava applausi spontanei<br />

nei momenti più intensi <strong>del</strong>la<br />

celebrazione…una comunità unita<br />

e sincronizzata sulla stessa frequenza!<br />

La consacrazione di Giuseppe,<br />

Rosario e Giuseppe è grazia di Dio,<br />

espressione <strong>del</strong> Suo immenso<br />

amore, dono splendido per tutta la<br />

nostra comunità ed i sacerdoti novelli<br />

ci hanno invitato a metterli subito<br />

all’opera: “dateci i vostri problemi,<br />

dateci da fare”… e noi siamo<br />

certi che la missione educativa che<br />

ha da sempre contraddistinto il loro<br />

“fare” ed il loro “essere” continuerà<br />

ad operare in modo efficace. Forse<br />

ci stiamo chiedendo quale sia il segreto<br />

di questa vocazione, quale<br />

grande mistero si nasconde dietro,<br />

cosa può spingere verso questa direzione<br />

e chi. E se ci potrebbe sembrare<br />

scontata e riduttiva la risposta<br />

è proprio una, ma è quella VE-<br />

RA, umile come la terra: l’AMORE.<br />

Mi piacerebbe concludere con le<br />

parole di P. Mario Aldegani pronunciate<br />

durante l’omelia, un preghiera<br />

ed allo stesso tempo un augurio rivolto<br />

a Giuseppe, Rosario e Giuseppe:<br />

“Sia la vostra vita spazio<br />

contemplativo attraverso il quale il<br />

segreto di Dio può toccare il cuore<br />

dei giovani e <strong>del</strong>le persone che incontrerete,<br />

facendo crescere la voglia<br />

di credere, il coraggio di sperare,<br />

la forza di amare”.<br />

3 <strong>giugno</strong> - Duomo di Padova: sono<br />

le 17 quando ha inizio la Messa<br />

per l’Ordinazione <strong>del</strong> nostro Manuel<br />

Monti … con una solenne ceri-<br />

monia, in una cattedrale piena di<br />

amici, parenti, giovani e confratelli,<br />

Manuel si consacra a Dio per sempre<br />

e la Congregazione dei <strong>Giuseppini</strong>,<br />

dopo circa un mesetto dalle<br />

ordinazioni di Giuseppe, Rosario<br />

e Giuseppe, si arricchisce di un<br />

nuovo prete novello. Dopo la Messa,<br />

ci siamo tutti ritrovati nel patronato<br />

di San Pio X per far festa: gli<br />

abbracci con la gente e i tanti sorrisi,<br />

una cenetta ottima (intervallata<br />

da canzoni “personalizzate” su Manuel<br />

preparate dai giovani e da<br />

canti famosi come ad esempio “come<br />

ti ama Dio”), i ringraziamenti <strong>del</strong><br />

nuovo sacerdote, una mega torta<br />

alla frutta… e rubando qualche frase<br />

dall’omelia di Mons. Mattiazzo,<br />

vorrei fare a don Manuel un augurio<br />

dal più profondo <strong>del</strong> cuore: seguendo<br />

l’esempio <strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong>, continua<br />

a “farci sperimentare ogni giorno<br />

la grandezza e la dolcezza <strong>del</strong>l’amore<br />

che Dio ha per noi” …ricorda<br />

sempre che “il prete non esiste<br />

per sé, ma PER DONARSI”, e nel<br />

farlo deve sempre avere “la forza di<br />

un padre e il cuore di una madre”<br />

… una nuova strada è iniziata, ed è<br />

quella che ti porterà ad essere un<br />

vero Amico Fratello e Padre in<br />

mezzo a noi … Buon cammino!<br />

Nella foto<br />

in basso:<br />

la celebrazione<br />

di Padova


di<br />

Suor<br />

Emma<br />

Bellotto<br />

murialdine@murialdo.org<br />

162<br />

Suor Anna Zuliani è stata una <strong>del</strong>le prime suore murialdine. Il ricordo di<br />

una presenza discreta e fe<strong>del</strong>e con un particolare dono: la simpatia.<br />

Mercoledì 25 aprile, prima<br />

<strong>del</strong>lo spuntare <strong>del</strong>l’alba, sr.<br />

Anna Zuliani murialdina di<br />

S. Giuseppe ha lasciato questa<br />

terra per contemplare, nella nuova<br />

e definitiva aurora, il volto luminoso<br />

di Dio.<br />

Nata a Veronella (Verona) il 21<br />

<strong>giugno</strong> 1926, si trasferisce con la<br />

sua famiglia - numerosa e profondamente<br />

cristiana - a Borgo Sabotino<br />

(Latina) nel 1933.<br />

Partecipa all’Azione Cattolica<br />

<strong>del</strong>la parrocchia e quando il fratello<br />

sacerdote, don Igino, ha bisogno<br />

di una persona di fiducia che<br />

possa aiutarlo nella parrocchia di<br />

Arcugnano (Vicenza) lo segue cominciando<br />

così un cammino spirituale<br />

che poi sfocerà nella consacrazione<br />

al Signore.<br />

A 24 anni di età Anna entra nella<br />

nascente congregazione <strong>del</strong>le<br />

Suore Murialdine di San Giuseppe<br />

accettando con coraggio di far parte<br />

<strong>del</strong>le “pioniere” che nel 1948<br />

avevano ottenuto, dal Vescovo di<br />

Torino e sotto la guida di P. Luigi<br />

Casaril, il permesso di riunirsi in<br />

“pia associazione” per vivere il carisma<br />

di san Leonardo <strong>Murialdo</strong>.<br />

Il 22 settembre 1953 suor Anna<br />

è a Rivoli (Torino) tra le prime die-<br />

ci consorelle che - dopo il<br />

quinquennio di esperimento<br />

- danno inizio ufficiale alla<br />

congregazione <strong>del</strong>le Suore<br />

Murialdine di San Giuseppe,<br />

con la professione religiosa<br />

dei voti di castità, povertà<br />

ed obbedienza.<br />

Dal 1960, e per dieci anni<br />

consecutivi, suor Anna<br />

svolge la <strong>del</strong>icata missione<br />

di maestra <strong>del</strong>le novizie: guidare i<br />

primi passi <strong>del</strong>le giovani nella vita<br />

religiosa non è facile, ma essa è<br />

sostenuta da una intensa vita di<br />

preghiera e aiutata dal suo carattere<br />

semplice e cordiale.<br />

Nel 1963 la congregazione riceve<br />

l’approvazione diocesana e il<br />

21 <strong>giugno</strong> <strong>del</strong>lo stesso anno sr. Anna,<br />

insieme alle prime consorelle,<br />

fa la professione perpetua nel santuario<br />

di San Giuseppe Vesuviano<br />

ed è nominata membro <strong>del</strong> primo<br />

consiglio generale.<br />

Negli anni <strong>del</strong>la sua vita religiosa<br />

suor Anna ricopre diversi incarichi<br />

di responsabilità e dal 1999 fa<br />

parte <strong>del</strong>la comunità di casa generalizia<br />

perché si cominciano a notare<br />

segni di indebolimento nella<br />

sua salute.<br />

Suor Anna sperimenta progressivamente<br />

la debolezza e il limite<br />

che la porta alla non autosufficienza.<br />

Il 31 dicembre 2006 viene ricoverata<br />

in ospedale in seguito<br />

alla frattura <strong>del</strong> femore sinistro e<br />

subisce due interventi chirurgici<br />

consecutivi.<br />

Dopo due mesi di degenza, la<br />

sua salute è ormai in progressivo<br />

declino. Viene poi ospitata presso<br />

la struttura <strong>del</strong>le “Suore <strong>del</strong> Buon<br />

Pastore” dove termina la sua vita<br />

terrena.<br />

Sr. Anna è stata una <strong>del</strong>le nostre<br />

prime consorelle: donna semplice,<br />

accogliente, gioviale, ma anche<br />

abile artista.<br />

Era ricercata per la sua simpatia<br />

e il suo umorismo: con le sue<br />

battute spiritose sapeva mettere il<br />

buon umore dovunque. Di animo<br />

sereno, intratteneva buone relazioni<br />

con tutti.<br />

Negli ultimi anni, pur visibilmente<br />

sofferente, non si lamentava<br />

ed esprimeva la sua gratitudine<br />

con un sorriso.<br />

La notte prima di morire, quando<br />

ormai non parlava più, la consorella<br />

che l’assisteva, ha colto<br />

una lacrima sul suo volto, quasi<br />

una “perla preziosa” simbolo <strong>del</strong>la<br />

sofferenza offerta nel silenzio allo<br />

Sposo che lei tanto amava e che<br />

ora stava per chiamarla a sé.<br />

Suor Anna, sei stata un dono<br />

per tutte noi: grazie per la tua testimonianza<br />

di fede e di amore.<br />

SANTE MESSE<br />

Se volete segnalare la richiesta<br />

di Sante Messe secondo le<br />

vostre intenzioni di preghiera o<br />

di suffragio scrivete a: Vita<br />

Giuseppina, Via Belvedere<br />

Montello, 77 - 00166 Roma -<br />

Ccp. 62635008<br />

Padre Paolo Signorino è mancato nella<br />

notte di Pentecoste, domenica 27 maggio<br />

<strong>2007</strong>. Da circa un mese era ricoverato<br />

a Torino presso l’ospedale Gradenigo e<br />

sempre si era sperato che potesse tornare nella<br />

sua comunità e parrocchia <strong>del</strong>la Salute in Torino.<br />

Certo l’età avanzata, 91 anni, gli acciacchi<br />

sempre più aggressivi, hanno reso gli ultimi anni<br />

<strong>del</strong>la sua vita un cammino in salita, fatto di<br />

sofferenza, di necessità di cure e di assistenza<br />

continue. La gente di Borgo Vittoria ha sentito<br />

molto la perdita di padre Paolo ed ha partecipato<br />

commossa e numerosa al rosario <strong>del</strong>la<br />

sera e alla celebrazione <strong>del</strong>le sue esequie. Padre<br />

Paolo era alla Salute da 40 anni, essendovi<br />

arrivato nel 1967, dopo aver lavorato a Roma<br />

presso l’Opera San Pio X, a Rivoli, ad Albano,<br />

a Milano (qui per 15 anni), agli Artigianelli<br />

in Torino. Professo perpetuo dal 1941 e<br />

sacerdote dal 1945, quando giunse alla Salute<br />

era già ricco di esperienza pastorale e subito si<br />

mise al lavoro soprattutto nell’oratorio. Un parrocchiano<br />

lo ha ricordato così: “Ho vivo il suo ricordo<br />

di educatore, catechista ed insegnante.<br />

Vorrei ricordarlo così: sulla bicicletta tra le strade<br />

<strong>del</strong> borgo, una buona parola per tutti e tanta<br />

voglia di scherzare, soprattutto con i bambini.<br />

E poi come insegnante nelle scuole: caramelle,<br />

diapositive e canti, questi gli ingredienti<br />

<strong>del</strong>le sue lezioni”. Assistente <strong>del</strong>la Banda<br />

“Salus”, <strong>del</strong> laboratorio missionario,<br />

insegnante di religione,<br />

impegnato nel catechismo con<br />

i bambini <strong>del</strong>le elementari, non<br />

c’era spazio <strong>del</strong>la parrocchia<br />

dove ci fossero i ragazzi e non<br />

ci fosse don Paolo, e questo fino<br />

ad età avanzata.<br />

Qualcuno ha ricordato che<br />

per molti anni don Paolo è stato<br />

incaricato dei battesimi: per<br />

tanti quindi è stato il ministro<br />

<strong>del</strong>la grazia battesimale quasi<br />

creando un primo legame con<br />

chi poi avrebbe incontrato sui<br />

banchi di scuola elementare e<br />

nelle classi di catechismo. Mi<br />

piace sottolineare questo legame: educare chi<br />

ha ricevuto il battesimo perché il primo<br />

e fondamenta-<br />

le sacramento porti frutti di vita cristiana. Una<br />

vera paternità spirituale espressione <strong>del</strong> ministero<br />

sacerdotale e <strong>del</strong>la vocazione Giuseppina<br />

fusi insieme.<br />

In questi giorni <strong>del</strong>la sua dipartita la porta<br />

<strong>del</strong> suo confessionale era tenuta aperta da un<br />

grande mazzo di fiori bianchi. Apochi metri dall’urna<br />

<strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong>, quella porta aperta e quei<br />

fiori al suo confessionale, ci parlano di un giuseppino<br />

strumento <strong>del</strong>la misericordia divina,<br />

accogliente verso tutti e per tutti ponte di riconciliazione<br />

e di pace. Don Paolo è stato giuseppino<br />

tra i ragazzi in cortile, è stato figlio <strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong><br />

nel silenzio <strong>del</strong> confessionale.<br />

Un parrocchiano ha detto durante la celebrazione<br />

dei suoi funerali: “Carissimo don Paolo<br />

hai operato a lungo in questo nostro borgo al<br />

servizio <strong>del</strong> Signore e nostro. Hai seguito vari<br />

gruppi con aperta disponibilità. Diffondevi la<br />

devozione alla Madonna come accompagnatore<br />

nei pellegrinaggi… Hai fatto tutto con tanta<br />

semplicità senza cercare di apparire. Grazie<br />

di questa tua vita donata”.<br />

Confratelli e parrocchiani lo ricordano anche<br />

per alcuni tratti <strong>del</strong>la sua umanità: sensibile<br />

ed arguto, pronto alla battuta e anche a<br />

sdrammatizzare quando occorreva. Aveva<br />

nel tempo maturato le sue idee in fatto di oratorio<br />

e di educazione, per questo non sempre<br />

era tenero nel giudizio verso novità ritenute<br />

poco opportune, anche se,<br />

alla prova dei fatti, sapeva<br />

riconoscere la bontà <strong>del</strong> lavoro<br />

e <strong>del</strong>le scelte. In questo<br />

lo guidava un criterio di<br />

base: se il cortile <strong>del</strong>l’oratorio<br />

era pieno di ragazzi, voleva<br />

dire che la scelta era<br />

buona, altrimenti…<br />

Nella sua camera piena<br />

di tante cose in disordine, sono<br />

rimasti gli strumenti con<br />

cui faceva dei “quadretti devozionali”<br />

che poi regalava in<br />

occasione di particolari celebrazioni.<br />

È bello pensare che<br />

tanti di questi quadretti siano<br />

ora nelle famiglie <strong>del</strong> borgo e continuino ad invitare<br />

a rivolgere una preghiera alla Madonna<br />

<strong>del</strong>la Salute, al <strong>Murialdo</strong>… come ha fatto don<br />

Paolo per tanti anni.<br />

p. Tullio Locatelli, superiore provinciale<br />

Padre<br />

VITTORINO MOLON<br />

(fratello di p. Eugenio)<br />

scalabriniano, deceduto il<br />

23 aprile a Bassano<br />

<strong>del</strong> Grappa (VI).<br />

Padre IVALDO CASULA<br />

saveriano, deceduto il 5 aprile<br />

a Makeni (Sierra Leone).<br />

SUOR<br />

IMELDA SALVADERI<br />

(sorella <strong>del</strong> def. p. Angelo)<br />

domenicana, deceduta<br />

il 3 aprile a 99 anni.<br />

HILARION ANTÓN<br />

(papà di p. José Fi<strong>del</strong> Antón)<br />

deceduto il 12 aprile<br />

a Pamplona (Spagna)<br />

a 76 anni.<br />

GIOVANNA PACINI<br />

(sorella di p. Aldo) deceduta<br />

a Chicago (USA) il<br />

7 maggio a 67 anni.<br />

GIUSEPPE CIALONE<br />

deceduto a Milano<br />

il 10 maggio a 62 anni.<br />

JULIA GARCIA (mamma<br />

di p. Jaime <strong>del</strong>l'Olmo)<br />

deceduta in Spagna<br />

il 22 maggio a 99 anni.<br />

RICCARDO FONTANA<br />

(fratello di p. Dante e <strong>del</strong><br />

def. p. Pierino) deceduto in<br />

Argentina il 28 maggio<br />

a 83 anni.<br />

163


di<br />

Agostino<br />

Manfredini<br />

agostinom@murialdo.org<br />

Nella foto<br />

in alto:<br />

p. Paolo<br />

Toschi<br />

164<br />

Padre Paolo Toschi è il giuseppino più anziano: 95 anni! In questo<br />

ritratto ci parla <strong>del</strong>la sua vita di religioso, dei confratelli e<br />

<strong>del</strong>le sue esperienze. Ma come si arriva a questo traguardo?<br />

Padre Paolo Toschi vive da<br />

molti anni a Modena nella<br />

comunità giuseppina <strong>del</strong>l’Istituto<br />

“Sacro Cuore”. Classe<br />

1911, con i suoi 95 anni (96 a dicembre<br />

prossimo) è attualmente il<br />

confratello più anziano <strong>del</strong>la congregazione.<br />

La salute è buona,<br />

compatibilmente con l’età, la memoria<br />

vigile, l’intelligenza pronta;<br />

non gli manca la battuta e la risposta<br />

“ad hoc” quando occorre con<br />

quell’arguzia tutta modenese.<br />

Quando inizio questa intervista<br />

per prima cosa vuole rendere<br />

omaggio ai <strong>Giuseppini</strong> che ha conosciuto<br />

proprio al “Sacro Cuore”<br />

di Modena: “Quelli che furono miei<br />

superiori durante gli anni di studentato<br />

al Sacro Cuore di Modena<br />

dal 1923 al 1929 e cioè P. Arturo<br />

Smaniotto, P. Celestino Rosso, P.<br />

Alberto Novarese, P. Cesare Ricci<br />

e… un altro che non ricordo... ah<br />

sì, P. Girolamo Pianezzola. Questi<br />

confratelli sono stati coloro che<br />

hanno fatto fiorire in me la vocazione<br />

giuseppina: mia mamma voleva<br />

che io entrassi tra i sacerdoti<br />

diocesani ma questi padri mi hanno<br />

entusiasmato e alla fine <strong>del</strong> ginnasio<br />

ho seguito i giuseppini per<br />

diventare e fare come loro. Ricordate<br />

che in quegli anni il Sacro<br />

Cuore di Modena era un centro vocazionale<br />

aperto a tutte le vocazioni<br />

e già fino al 1924 erano già<br />

usciti dalle sue mura 120 tra sacerdoti<br />

e chierici”. P. Paolo è diventato<br />

prete 68 anni fa ed ha operato<br />

in diverse comunità che ricorda<br />

tutte volentieri, specie quelle<br />

nelle quali ha speso i suoi primi an-<br />

ni di prete: “Ho iniziato il mio apostolato<br />

sacerdotale al Turazza di<br />

Treviso quando c’era ancora il Patronato<br />

San Nicolò, poi sono passato<br />

a Vicenza. Da Vicenza sempre<br />

seguendo il P. Remigio Burello<br />

mi sono trasferito a Conegliano<br />

durante la guerra e fino al 1963. Mi<br />

ricordo che P. Remigio mi diceva:<br />

“Fai quello che vuoi ma non darmi<br />

dispiaceri”. Era molto sensibile e<br />

non voleva essere turbato da problemi<br />

superiori alle sue forze. A<br />

Conegliano con P. Remigio abbiamo<br />

lavorato in modo straordinario<br />

per la ricostruzione materiale, spirituale<br />

e fisica <strong>del</strong>la Parrocchia. Io<br />

ero molto impegnato nel Patronato<br />

e mi sono molto affaticato tanto<br />

che nel 1963 chiesi di ritornare a<br />

Modena per avere un po’ di riposo<br />

e di pace. Da allora sono ancora<br />

qui al Sacro Cuore”. Si dice che<br />

ogni prete ha un segreto e anche<br />

p. Paolo confida: “ Non è il mio segreto<br />

ma è il dono più bello che mi<br />

ha fatto la Madonna: essere suo<br />

fervente devoto. Nel 1971 abbiamo<br />

fondato il Gruppo “Devoti e<br />

consacrati a nostra Signora di Fatima”<br />

per fare conoscere e vivere il<br />

Messaggio <strong>del</strong>la Madonna a Fatima.<br />

Questo gruppo sussiste ancora<br />

oggi anche se ora si è molto assottigliato.<br />

Ho lavorato e lavoro ancora<br />

per quello che posso per prestare<br />

assistenza spirituale ai consacrati<br />

specie nelle loro difficoltà e<br />

in preparazione al loro ritorno alla<br />

casa <strong>del</strong> Padre. In questo gruppo<br />

sono passate diverse centinaia di<br />

persone. Avrei il desiderio di fare<br />

vivere questo gruppo anche in altri<br />

ambienti (parrocchie, ecc.) ma ora<br />

per me questa cosa rimane difficile.<br />

La devozione alla Madonna la<br />

sento come una necessità per meglio<br />

vivere ognuno al proprio livello<br />

la propria vita cristiana, religiosa,<br />

sacerdotale, fe<strong>del</strong>i al motto<br />

“per Mariam ad Jesum”. Ricordo a<br />

don Paolo che quest’anno avremo<br />

alcuni sacerdoti novelli e gli chiedo<br />

un consiglio per ciascuno di loro:<br />

“Gli direi: Guarda Maria in tutta la<br />

sua realtà: come ha risposto alla<br />

vocazione ricevuta mettendosi a<br />

servizio <strong>del</strong> Signore fino ai piedi<br />

<strong>del</strong>la croce e fino al cielo. Riconosci<br />

sempre Maria come nostra<br />

Corredentrice, Madre, Signora e<br />

Regina!”. Ma i consigli di p. Paolo<br />

non sono solo per i giovani sacerdoti,<br />

vanno bene per tutti: “La realtà<br />

<strong>del</strong>la vita è ciò che ognuno sperimenta<br />

giorno per giorno e non c’è<br />

sicurezza di buona riuscita senza<br />

Gesù e Maria. Con loro e per loro il<br />

Signore ci fa conoscere i veri valori<br />

e pregi <strong>del</strong>la nostra vocazione al<br />

loro servizio”.<br />

Con la bella stagione sport e tempo libero occupano le giornate dei<br />

giovani. A Cesena tutto è pronto per le iniziative <strong>del</strong>l'estate. A Oderzo<br />

le ragazze <strong>del</strong>la terza liceo si affermano nel calcetto femminile.<br />

CESENA<br />

Opera Lugaresi<br />

Il Lugaresi ‘avanti tutta’. “Dopo il<br />

successo <strong>del</strong>la festa di San Giuseppe<br />

patrono <strong>del</strong>la congregazione dei <strong>Giuseppini</strong><br />

<strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong>, dal 1920 continuatori<br />

<strong>del</strong>l’opera iniziata dal canonico<br />

Giuseppe Lugaresi nel 1881 - ha detto il<br />

direttore, padre Pietro Cailotto - il Lugaresi<br />

(nella foto in alto) sta preparando un<br />

nutrito ed accogliente programma estivo.<br />

La festa, che ha visto il suo culmine<br />

domenica 18 marzo con la Santa Messa<br />

comunitaria, è riuscita grazie agli Amici<br />

<strong>del</strong> Lugaresi per il tanto impegno dedicato<br />

alla sua preparazione che rientra nelle<br />

grandi iniziative <strong>del</strong>la famiglia <strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong><br />

e che ha visto anche la partecipazione<br />

di padre Ferruccio Cavaggioni, Vicario<br />

provinciale d’Italia dei <strong>Giuseppini</strong>. Importante<br />

momento d’incontro per le persone<br />

che hanno a cuore il Lugaresi e dove i<br />

proventi <strong>del</strong>la festa di San Giuseppe sono<br />

stati devoluti per il nuovo seminario dei<br />

giuseppini in India”.<br />

Leonardo <strong>Murialdo</strong>, proclamato Santo<br />

nel 1970 da Paolo VI, fu il prete dei quartieri<br />

più poveri, l’apostolo dei ragazzi di<br />

strada, dei carcerati. Oggi i <strong>Giuseppini</strong> <strong>del</strong><br />

<strong>Murialdo</strong> sono presenti, occupandosi dei<br />

giovani più bisognosi con la preghiera e<br />

con opere di bene, in tutto il mondo. L’associazione<br />

Amici <strong>del</strong> Lugaresi, presieduta<br />

da Roberto Ceccarelli e che vede come<br />

presidente onorario Davide Trevisani,<br />

comprende tutte le realtà presenti all’Istituto<br />

come l’Engim, le Acli, gli Scout, il magazzino<br />

scout “Il Gallo” il Csi, l’associazione<br />

ciclistica Ars et Robur Vicini, dlella quale<br />

quest’anno ricorre il centenario, il Consultorio<br />

per la famiglia, le Mamme Aposto-<br />

liche e il cine-teatro Jolly. “Grande successo,<br />

tra l’altro - ha ricordato Loretta degli<br />

Amici <strong>del</strong> Lugaresi - ha riscosso la quarta<br />

edizione <strong>del</strong> ‘Lugalive Festival Rock’ a cui<br />

hanno partecipato le migliori band giovanili<br />

di Cesena con 16 gruppi in gara ed oltre<br />

700 spettatori. Un successo inaspettato<br />

- ha proseguito Loretta - confermato anche<br />

dalle tante e-mail ricevute che ci hanno<br />

spinto a realizzare un DVD. “Un periodo<br />

intenso per il Lugaresi - ha terminato<br />

padre Cailotto - con il recupero <strong>del</strong>la facciata<br />

<strong>del</strong>l’istituto e il cambio di gestione <strong>del</strong><br />

bar, importante luogo di ritrovo di giovani,<br />

adulti e famiglie”.<br />

Maurzio Cappellini<br />

ODERZO<br />

Collegio Brandolini Rota<br />

Ce la fanno di nuovo le ragazze<br />

<strong>del</strong>la terza liceo europeo (nella<br />

foto in basso): si riaffermano,<br />

infatti, come sembra ormai da tradizione,<br />

vincitrici <strong>del</strong> torneo annuo scolastico<br />

di calcetto femminile. La squadra<br />

si è riconfermata come partecipante<br />

immancabile <strong>del</strong>la semifinale di<br />

Treviso per il progetto “Fuoriclasse<br />

CUP”, che si terrà nel corso <strong>del</strong>la mattinata<br />

<strong>del</strong> prossimo 17 aprile.<br />

Il progetto prevedeva non solo il<br />

dimostrare le proprie capacità calcistiche,<br />

ma anche e soprattutto l’abilità<br />

nel saper promuovere un progetto didattico,<br />

quest’anno riguardante il tema<br />

“Il calcio fa bene a te e alla tua città”.<br />

Le ragazze <strong>del</strong>la terza liceo europeo<br />

hanno saputo distinguersi tra tutte<br />

le altre classi partecipanti contat-<br />

tando l’assessore allo sport, Caldo<br />

Giuliano, il quale ha loro concesso<br />

un’intervista, per meglio sviluppare il<br />

tema suddetto, e alcune foto con la<br />

gradita partecipazione <strong>del</strong> Sindaco di<br />

Oderzo, Dalla Libera Pietro. Proprio<br />

grazie alla preziosa collaborazione, le<br />

ragazze sono state invitate a partecipare<br />

alla “Festa <strong>del</strong>lo Sport” <strong>del</strong>la città<br />

di Oderzo, in quanto squadra di calcetto<br />

femminile e quindi segnale di<br />

novità, e sono riuscite a svolgere un<br />

interessante progetto trattando approfonditamente<br />

il tema assegnato.<br />

Ma questa classe non è l’unica a<br />

partecipare all’ambito torneo; infatti in<br />

rappresentanza <strong>del</strong> biennio femminile<br />

ci sarà la prima liceo europeo e <strong>del</strong><br />

triennio maschile la quarta ragioneria.<br />

In attesa <strong>del</strong>le prossime sfide e<br />

<strong>del</strong> conseguente responso, le ragazze<br />

continuano ad allenarsi per riuscire<br />

a tenere alto il nome <strong>del</strong>la città nel miglior<br />

modo possibile, quindi mostrando<br />

quanto il calcio faccia bene, possibilmente<br />

anche vincendo le numerose<br />

partite fino a raggiungere la fase finale<br />

<strong>del</strong> torneo.<br />

Rosada Greta, Spinacè Patrizia


PASQUETTA COMUNITÀ PUGLIESI<br />

“Martedì di Pasquetta” vissuto insieme tra le tre comunità<br />

giuseppine pugliesi e le suore murialdine. Quest’anno ci<br />

siamo trovati a Barletta. Abbiamo concelebrato nella Cattedrale<br />

e abbiamo visto la reliquia <strong>del</strong>la croce, conservata<br />

nella chiesa <strong>del</strong> S. Sepolcro di Barletta (vedi foto). Il tutto si<br />

è concluso all’Osteria... <strong>del</strong> Duomo.<br />

SALUTO A P. GERARDO<br />

Dal gruppo giovanile e dai ragazzi <strong>del</strong>l’Oratorio di<br />

Nicotera a tutti i giuseppini <strong>del</strong> mondo un affettuoso e<br />

cordiale saluto. Speriamo di non rimanere privi <strong>del</strong>la<br />

Vostra presenza: Nicotera è un posto meraviglioso…<br />

SERVIZIO CIVILE<br />

Nei giorni 12-15 aprile si è svolto alla Quercia (VT) il programma<br />

di formazione per i giovani in servizio civile <strong>del</strong>le<br />

nostre opere. È stato guidato da p. Ferruccio Cavaggioni,<br />

Nunzia Boccia e Giuseppe Marzano.<br />

DONNE D’AFRICA<br />

Si è tenuto il 14 aprile, presso il patronato Ognissanti, l’incontro<br />

sulle “donne d’Africa: dalla schiavitù e dal pregiudizio antico al<br />

nuovo ruolo nelle comunità <strong>del</strong> continente”. Dopo la presentazione<br />

<strong>del</strong> vicario provinciale p. Ferruccio Cavaggioni, è intervenuta<br />

Rugiatu Neneh, direttrice <strong>del</strong>l’AIM (Amazonian Initiative Movement),<br />

con una relazione tradotta in diretta. Si è terminato con un<br />

rinfresco offerto dal negozio equo e solidale Ekuò. Circa un centinaio<br />

i partecipanti.<br />

166<br />

SETTIMANA SANTA<br />

Con gran alegría, vivimos la Cena <strong>del</strong> Señor (Jueves Santo), seguida por<br />

la adoración al Santísimo. Luego, el Viernes Santo, los distintos grupos<br />

de la parroquia representaron las catorce estaciones <strong>del</strong> Vía Crucis<br />

viviente en las calles de nuestro barrio, en el que participaron cerca de<br />

5.000 personas . Y el Sábado de Gloria, el templo parroquial se iluminó<br />

con la luz <strong>del</strong> Espíritu y la Esperanza renovada de toda nuestra gente.<br />

PRIME PROFESSIONI<br />

Primera profesión de los novicios de la Provincia argentino-chilena, que<br />

se efectuó en Villa Bosch el 11 de febrero. Los nombres de los novicios<br />

son: Pablo Mlinar (Argentina - Mendoza) y Claudio Vega (Chile -<br />

Valparaíso). Presidió la celebración el P. Provincial Pablo Cestonaro.<br />

GREST IN SALSA PICCANTE …<br />

In India l’anno scolastico si chiude a metà marzo, e così le vacanze<br />

estive si fanno da marzo a <strong>giugno</strong>. Quest’anno, dopo<br />

una prima breve esperienza nel 2006, i chierici e i novizi giuseppini,<br />

guidati da p. Theo e con la collaborazione di p. Vittorio<br />

Buset, in visita alle comunità indiane, hanno proposto un’attività<br />

“estiva” in stile Grest ai ragazzi che vivono vicino al nostro seminario<br />

di Aroor. Circa una trentina i partecipanti, impegnati nei<br />

laboratori, giochi e momenti formativi. Sono state due settimane<br />

intense e divertenti, dal 23 aprile al 4 maggio.<br />

PRIMO CAPITOLO<br />

La Delegazione <strong>del</strong>l’Africa dal 10 al 15 aprile ha tenuto il suo primo<br />

Capitolo presso la comunità “<strong>Murialdo</strong> House”. I <strong>Giuseppini</strong><br />

partecipanti sono stati 14, provenienti dalla Sierra Leone, dalla<br />

Guinea Bissau e dal Ghana. È stato presente anche p. Celmo, vicario<br />

generale.<br />

167


Info: PROCURA MISSIONI<br />

Tel. 06-62.43.400<br />

Fax 06.62.40.846<br />

p. Marco Villalba -<br />

consigliere.missioni@murialdo.org<br />

Via Belvedere Montello, 77<br />

00166 ROMA<br />

SE VUOI AIUTARE<br />

Puoi servirti <strong>del</strong><br />

ccp. 62635008<br />

intestato a<br />

VITA GIUSEPPINA<br />

causale: Fondo Istruttori<br />

“Chi accoglie uno<br />

di questi piccoli<br />

nel mio nome<br />

accoglie me”<br />

(Marco 9,37)<br />

VITA GIUSEPPINA<br />

MENSILE DEI GIUSEPPINI<br />

DEL MURIALDO<br />

GIUGNO-LUGLIO <strong>2007</strong> Anno CXIII - N. 6<br />

DIRETTORE RESPONSABILE:<br />

Giuseppe Novero<br />

REDATTORE:<br />

Angelo Catapano<br />

REDAZIONE:<br />

Mario Aldegani – Modesto De Summa – Massimo<br />

Angeli – Marina Lomunno – Alessandro<br />

Agazzi – Emma Bellotto – Sandro Palumbo –<br />

Mauro Peserico – Maurizio Regosa<br />

CORRISPONDENTI:<br />

Mario Parati (Africa) – Geraldo Boniatti (Brasile)<br />

– Carlos Barra (Argentina Cile) – José Novoa<br />

(Ecuador Colombia) – Agostino Petro-<br />

FONDO AIUTO ISTRUTTORI<br />

Puoi offrire il tuo sostegno ad un educatore che nelle<br />

scuole e nelle missioni segue i bambini in difficoltà, o ad<br />

un istruttore che avvia gli adolescenti all’istruzione e al<br />

lavoro.<br />

Puoi collaborare all’attività a favore dei ragazzi poveri e<br />

di strada contribuendo alla paga degli insegnanti e al<br />

mantenimento di coloro che si dedicano alla gioventù<br />

più bisognosa.<br />

Puoi aiutare i centri di formazione professionale a continuare<br />

la loro opera nei Paesi <strong>del</strong>l’Est Europa, in India,<br />

Africa e America Latina, inviando un’offerta periodica di<br />

25 euro.<br />

selli (Messico) – Giampietro Gasparin (USA) –<br />

Eugenio Beni (India) - José Ramón Ruiz (Spagna)<br />

– Giuseppe Locatelli (Casa gen.)<br />

GRAFICA - IMPAGINAZIONE:<br />

Sandro Girodo - Claudio Brescia<br />

SEGRETERIA:<br />

Anna Romozzi<br />

DIREZIONE – AMMINISTRAZIONE<br />

Via Belvedere Montello, 77<br />

00166 Roma<br />

Tel. (06) 62.471.44 - Fax (06) 62.408.46<br />

ABBONAMENTO<br />

Ordinario € 20,00 – Sostenitore € 50,00<br />

Benefattore € 100,00<br />

c.c.p. 62635008<br />

intestato a: VITA GIUSEPPINA<br />

Via Belvedere Montello, 77 - 00166 Roma<br />

BORSE DI STUDIO € 155,00<br />

c.c.p. 62635008<br />

PER SCRIVERE ALLA REDAZIONE<br />

Vita giuseppina: via degli Etruschi, 7<br />

00185 Roma<br />

E-mail: vita.g@murialdo.org<br />

PER LEGGERE<br />

in anticipo il prossimo numero collegarsi a:<br />

www.murialdo.org<br />

Autorizzazione <strong>del</strong> Tribunale di Roma<br />

26-7-1954 -n. 4072 <strong>del</strong> Registro <strong>del</strong>la Stampa<br />

La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge<br />

7 agosto 1990, n. 250<br />

Impaginazione fotocomposizione e stampa:<br />

Scuola Tipografica S. Pio X<br />

Via degli Etruschi, 7 - 00185 Roma

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