giugno 2007 - Giuseppini del Murialdo
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di<br />
Giovenale<br />
Dotta<br />
dottag@libero.it<br />
144<br />
Il percorso di Fede <strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong> passa attraverso l’accettazione<br />
<strong>del</strong>la volontà di Dio! Un cammino che supera la mentalità reli"<br />
giosa <strong>del</strong> tempo ed abbraccia temi biblici come la misericordia!<br />
L’amore misericordioso di Dio<br />
La spiritualità di san Leonardo <strong>Murialdo</strong>, pur essendo<br />
alimentata da fonti di natura più varia, in<br />
particolare dalla scuola di san Francesco di Sales,<br />
di sant’Alfonso e successivamente dalla scuola<br />
ignaziana di tendenza mistica, soprattutto francese,<br />
ha il suo nucleo centrale nella convinzione biblica<br />
<strong>del</strong>l’amore misericordioso di Dio.<br />
La scoperta gioiosa <strong>del</strong>la misericordia di Dio<br />
dopo la crisi giovanile a Savona fu il centro attorno<br />
al quale in seguito si sarebbe man mano unificata<br />
la sua esperienza interiore e l’intera sua esistenza.<br />
Peccato e perdono, abbandono e misericordia<br />
segnarono da allora in poi tutta la sua vita,<br />
in modo progressivamente più sentito e più profondo.<br />
Molti anni dopo, nel Testamento spirituale,<br />
egli rievocherà la sua «conversione»: «nel 1843, al<br />
mio ritorno dal collegio di Savona, vero figliuol prodigo,<br />
carico di mille peccati, io venni a confessarti:<br />
- Padre, ho peccato contro il cielo e contro di te<br />
-. Allora hai aperto alla mia preghiera il tuo cuore<br />
paterno, hai ascoltato questa preghiera, e sei rientrato<br />
in possesso di un’anima destinata ad essere<br />
tuo tempio, ma che da lungo tempo non era<br />
stata che una dimora di demoni. Oh! come la tua<br />
I LUOGHI <strong>del</strong> MURIALDO<br />
CHIESA DI SAN DALMAZZO, Via <strong>del</strong>le Orfane, 3 - Torino<br />
infinita misericordia mi divenne sensibile allora!».<br />
Egli sentì «l’accoglienza veramente paterna»<br />
di un «Dio infinitamente buono, infinitamente misericordioso»<br />
e questa esperienza commossa <strong>del</strong><br />
perdono e <strong>del</strong>l’amore di Dio si prolungò poi nella<br />
meraviglia di vedersi chiamato alla vita sacerdotale,<br />
alla quale non aveva mai pensato prima, e a<br />
quella religiosa, alla quale non si sentiva portato.<br />
L’esperienza <strong>del</strong>la misericordia di Dio divenne<br />
dunque il nucleo centrale <strong>del</strong>la sua spiritualità.<br />
«Cosciente di essere continuamente amato da<br />
Dio, in modo infinito, tenero e soprattutto misericordioso,<br />
il <strong>Murialdo</strong> si impegnò con tutte le sue<br />
forze a rispondere all’amore “infinito” di Dio con<br />
un amore “infinito”, cioè con tutto se stesso. È questa<br />
la tensione spirituale che accompagnò il <strong>Murialdo</strong><br />
per tutta la sua vita e che si concretizzò nell’abbandono<br />
fiducioso alla Provvidenza <strong>del</strong> Padre,<br />
nella docilità alla volontà divina, nell’intensa<br />
preghiera, nella penitenza e nella carità operosa».<br />
Si trattò inoltre di un cammino di «purificazione», di<br />
un passaggio da un’idea di Dio segnata dal timore<br />
<strong>del</strong>l’inferno (secondo la mentalità religiosa <strong>del</strong><br />
tempo, <strong>del</strong> resto massicciamente presente anche<br />
negli scritti e nelle catechesi <strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong>) a un<br />
concetto di Dio più legato al tema biblico <strong>del</strong>la<br />
Appena entrati, a destra, c’è il fonte battesimale, dove S. Leonardo fu battezzato la sera <strong>del</strong> 27<br />
ottobre 1828. Una lapide ricorda l’avvenimento. “Ecco il sacro fonte dove il tuo amore mi donò l’innocenza<br />
e mi adottò come tuo figlio per mezzo <strong>del</strong> santo battesimo”.<br />
Continuando nella navata di destra, il <strong>Murialdo</strong> ricorda il confessionale dove avvenne la sua prima<br />
confessione e soprattutto la confessione <strong>del</strong> suo ritorno a Dio (settembre 1843), dopo la crisi<br />
che aveva attraversato nell’ultimo anno trascorso a Savona.<br />
Nella chiesa di San Dalmazzo c’è ancora un altro luogo “murialdino”: è la cappella <strong>del</strong>la Madonna<br />
di Loreto, a sinistra <strong>del</strong>l’altare maggiore, legata al ricordo forse più bello <strong>del</strong>la vita di san<br />
Leonardo: la sua prima messa. “Il giorno 21 settembre 1851, festa di san Matteo, nella chiesa di<br />
San Dalmazzo, ebbi la gloria e la gioia di celebrare la prima messa. Ah! come ero felice!”. Quando poteva,<br />
il <strong>Murialdo</strong> ricordava l’anniversario <strong>del</strong>la sua prima messa ritornando in questa cappella per celebrare<br />
allo stesso altare e con gli stessi paramenti <strong>del</strong> 1851.<br />
Uscendo dalla cappella si noti, nel corridoio che riporta alla chiesa, un quadro di Pietro Favaro, <strong>del</strong><br />
1978, che rappresenta il <strong>Murialdo</strong> davanti alla Madonna di Loreto. In prossimità <strong>del</strong>l’uscita si incontra<br />
il busto <strong>del</strong> pittore Enrico Reffo.<br />
San Leonardo<br />
<strong>Murialdo</strong><br />
(Scuola<br />
S. Giuseppe -<br />
Valbrembo)<br />
misericordia. Questa sua certezza di fede è diventata il<br />
carisma che egli intenzionalmente ha voluto trasmettere<br />
ai suoi «cari figli e confratelli» affinché ne attingessero<br />
«un’incrollabile confidenza» in Dio misericordioso e diventassero<br />
diffusori <strong>del</strong>la «conoscenza <strong>del</strong>l’amore infinito,<br />
attuale e individuale che Dio ha per tutti gli uomini [...]<br />
e <strong>del</strong>l’amore personale che egli ha per ciascuno in particolare».<br />
È questo il primo dei due desideri da lui lasciati<br />
come «testamento spirituale» alla sua congregazione. Il<br />
secondo desiderio si inserisce sulla linea <strong>del</strong>la medesima<br />
scoperta esistenziale: vivere e diffondere la devozione a<br />
Maria mediatrice di grazia e madre di misericordia.<br />
L’abbandono alla volontà di Dio<br />
La convinzione che Dio è amore personale, tenero,<br />
infinito e soprattutto misericordioso per ciascuno di noi<br />
condusse il <strong>Murialdo</strong> alla certezza, non solo mentale, ma<br />
esistenziale, che la volontà di Dio è il vero bene <strong>del</strong>l’uomo:<br />
«perciò la sua volontà deve essere da me cercata,<br />
accettata, amorosamente adempiuta». Ne derivò, per<br />
lui, l’accettazione amorosa e gioiosa <strong>del</strong>le strade che<br />
man mano Dio gli indicava, anche se non erano sempre<br />
secondo i suoi progetti: il peso <strong>del</strong>la direzione <strong>del</strong> Collegio<br />
Artigianelli, con le sue difficoltà ambientali ed economiche,<br />
la fondazione <strong>del</strong>la Congregazione di San<br />
Giuseppe, l’apertura di nuove attività e nuove case, i lutti<br />
familiari e le malattie che minarono la sua salute. Ne<br />
derivò anche la ricerca <strong>del</strong>la volontà di Dio così come si<br />
esprime nella quotidianità <strong>del</strong>le azioni ordinarie, nel «momento<br />
presente» come il «luogo» <strong>del</strong>l’amore di Dio e <strong>del</strong>l’amore<br />
a Dio: «Ogni istante porta seco un dovere che<br />
bisogna adempire con fe<strong>del</strong>tà: questo basta per giungere<br />
alla perfezione. Quest’istante è come un inviato il<br />
quale dichiara la volontà di Dio: il cuore fe<strong>del</strong>e pronunzia<br />
sempre il fiat. [...] Il carattere di questo spirito di fede<br />
è di non avere niente di sensibile, né di straordinario, ma<br />
di divinizzare le cose comuni e sensibili. È quello che la<br />
Madonna e S. Giuseppe praticavano a Nazaret».<br />
Nel mese di maggio,<br />
mese mariano,<br />
si rinnovano iniziative ed incontri.<br />
“Lettere Giuseppine” <strong>del</strong><br />
<strong>giugno</strong> 1907 ne mette in<br />
evidenza alcuni.<br />
Fu celebrato il mese di Maggio con<br />
vera divozione in tutte le nostre Case:<br />
la chiusa fu dappertutto solenne. A<br />
Spresiano questa si festeggiò nel<br />
giorno <strong>del</strong> Corpus Domini con un buon<br />
numero di Comunioni. La parte caratteristica <strong>del</strong>la festa avvenne<br />
dopo le ore 20. Nel grande finestrone di mezzo <strong>del</strong>la Chiesa<br />
in costruzione, verso il cortile, si era improvvisato un altare con<br />
la statua <strong>del</strong>la Madonna, circondata da una profusione di fiori.<br />
Tutto all’intorno <strong>del</strong>la finestra erano state collocate <strong>del</strong>le lampadine<br />
elettriche colorate, e sotto <strong>del</strong>l’altare spiccavano le parole<br />
“Viva Maria”, fatte pure con lampadine. Tutto l’insieme riuscì<br />
qualche cosa di spettacoloso. Nel cortile erano state collocate le<br />
bandiere e tra gli alberi una quantità di palloncini. In mezzo si trovava<br />
il palco per la musica. Tutta Spresiano si era riversata in Patronato<br />
per godere di questa festa, data in onore di Maria SS. Fu<br />
applaudito il concerto, riuscirono di molto gradimento i fuochi di<br />
artifizio e dopo due ore il Patronato era ritornato nella sua tranquillità.<br />
I lavori <strong>del</strong>la chiesa nuova procedono discretamente,avuto<br />
riguardo al disegno complicato: si è ultimata l’ossatura <strong>del</strong>la<br />
calotta, e già si è cominciato il soffitto a cassettoni. Per la spesa<br />
si spera sempre nella Provvidenza, che non mancherà certamante.<br />
Tenuto calcolo di ogni cosa, si conta di aprire al culto<br />
la nuova chiesa il 20 ottobre festa <strong>del</strong>la purità di Maria SS. darà<br />
in quel giorno, se a Dio piace, una grande ed indimenticabile<br />
solennità!<br />
Ci scrivono dal Cerreto:<br />
«Il giorno 20 aprile qui al Cerreto s’incominciò il mese di<br />
maggio, prima <strong>del</strong> tempo, perché i buoni Cerretani potessero attendere<br />
ai loro lavori, che dopo la metà di maggio si fanno sempre<br />
più intensi e pressanti. Era un’edificazione vedere ogni sera<br />
questi contadini, già stanchi dal lavoro, accorrere numerosi alla<br />
loro chiesetta a portare alla Vergine l’omaggio <strong>del</strong>le loro preghiere!<br />
Il secondo giorno di Pentecoste si fece la chiusura <strong>del</strong><br />
mese mariano con un po’ di solennità. Alla mattina Comunione<br />
generale, alla sera, nel cortile banda ed illuminazione. Tra la sala<br />
ed il poggiolo spettante la piazza fu collocata in una nicchia,<br />
una grande statua <strong>del</strong>la Madonna. Venne illumunata da una corona<br />
di lampade a colori spioventi fasci di luce, e adorna tutti intorno<br />
di canditi fiori e di verde, che spiccavano su di un rosso<br />
manto. Ai piedi furono posti pure altri fiori e verde; una scena azzurrina<br />
rappresentante il Cielo serviva di sfondo, mentre un altro<br />
manto celeste scendeva in forma di nuvole e dava a tutto l’insieme<br />
un aspetto attraente».