giugno 2007 - Giuseppini del Murialdo
giugno 2007 - Giuseppini del Murialdo
giugno 2007 - Giuseppini del Murialdo
You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
di<br />
Angelo<br />
Catapano<br />
acatapano@murialdo.it<br />
Don Reffo nella sua opera si conferma maestro di spiritualità giuseppina!<br />
Ite ad Joseph<br />
Considerata la grandezza <strong>del</strong>la figura e<br />
<strong>del</strong>la missione di san Giuseppe, la bellezza <strong>del</strong> suo mo<strong>del</strong>lo<br />
di vita e di santità, l’universalità <strong>del</strong> suo paterno patrocinio,<br />
Eugenio Reffo richiama con insistenza l’invito biblico<br />
“Ite ad Joseph”, esortando ad andare da lui, ad invocare<br />
la sua protezione, a pregare con la sua intercessione:<br />
proprio come una volta, nel tempo <strong>del</strong>la carestia,<br />
gli ebrei e gli egiziani si rivolgevano a quel Giuseppe di<br />
cui ci parla il libro <strong>del</strong>la Genesi. Richiede quindi “il ricorso<br />
frequente al glorioso Patriarca, di cui fu figura quel Giuseppe,<br />
che liberò l’Egitto dalla carestia, somministrandovi<br />
in abbondanza il frumento: forse non mai come al presente<br />
noi, figli di S. Giuseppe, sentiamo la necessità <strong>del</strong>l’Ite<br />
ad Joseph, al divino economo <strong>del</strong>la casa di Dio, al<br />
padre amorosissimo specialmente di coloro che a lui<br />
hanno consacrato il loro cuore e tutta la loro vita”. Ricorrere<br />
a lui – non mancando ad ogni modo di fare la nostra<br />
parte nella pratica <strong>del</strong> Vangelo e nella sua imitazione - è<br />
volontà di Dio: “Iddio dall’alto <strong>del</strong> suo trono ordina a noi<br />
pure di rivolgerci a Giuseppe nei nostri bisogni – ‘Ite ad<br />
Joseph’ – ma ci mette per condizione: ‘fate qualunque<br />
cosa egli vi dirà’ (Gen 41,55)”. È pure desiderio <strong>del</strong>la<br />
Chiesa che autorevolmente ha visto prefigurato nell’antico<br />
il nuovo Giuseppe e ha messo sulle labbra <strong>del</strong> popolo<br />
di Dio la preghiera di Leone XIII: “A te o beato Giuseppe,<br />
stretti dalla tribolazione, ricorriamo e fiduciosi invochiamo<br />
il tuo patrocinio”.<br />
Santa Famiglia<br />
Il tragitto di preghiera che il Reffo presenta indica un<br />
chiaro percorso da seguire: andare da Giuseppe e attraverso<br />
di lui a Maria e quindi a Gesù. “Per Joseph ad Mariam,<br />
per Mariam ad Jesum” diventa il motto <strong>del</strong>la sua esistenza,<br />
prima ancora che dei suoi scritti, <strong>del</strong>le sue pubblicazioni<br />
e <strong>del</strong>le sue istituzioni. Perfino l’intestazione <strong>del</strong>le<br />
sue lettere tante volte riporta questo slogan.<br />
Afferma il Servo di Dio: “Infatti è per mezzo di<br />
S. Giuseppe che ci accostiamo a Maria, ‘per<br />
Joseph ad Mariam’, come è per mezzo di<br />
Maria che noi giungiamo a Gesù, ‘per Mariam<br />
ad Jesum’. Chi è presentato e raccomandato<br />
a Maria da S. Giuseppe, è veduto<br />
da lei con occhio di predilezione; Essa ricompensa<br />
chi vuol bene al suo Sposo”. Fiducia e<br />
confidenza diventano parole d’ordine in<br />
questo rapporto speciale da instaurare nella<br />
preghiera con san Giuseppe. D’altronde, come<br />
dice Eugenio, mettendo le parole in boc-<br />
ca al nostro santo: “Egli vuole che a lui ci accostiamo senza<br />
timore e con filiale confidenza, che domandiamo con<br />
umiltà riconoscendo la nostra miseria, e che insistiamo nel<br />
pregare con perseveranza; e quando ci vede con queste<br />
disposizioni, egli compendia in due soli tutti gli ordini suoi:<br />
Amate Gesù e amate Maria. Questi furono sempre e sono<br />
gli oggetti più cari <strong>del</strong> mio cuore; lo siano pure <strong>del</strong> vostro;<br />
vivete alla loro presenza, non fate cosa alcuna che loro dispiaccia,<br />
meditate le loro virtù e forgiate il vostro cuore alla<br />
loro imitazione, perché esso si mantenga umile e mansueto<br />
come il cuore di Gesù, immacolato e dolce come il<br />
cuore di Maria. Questo è il mio comando e se voi l’adempite<br />
avrete sicuramente il mio Patrocinio”. Davvero efficace<br />
compendio di che cosa vuol dire andare da Giuseppe:<br />
significa in pratica amare Gesù e Maria. Quindi la<br />
prima preghiera da rivolgere al nostro santo è proprio<br />
quella di chiedergli che ci aiuti ad amare Gesù e Maria, almeno<br />
un po’ come lui ha fatto in maniera insuperabile.<br />
Non separare i tre personaggi <strong>del</strong>la Santa Famiglia, tenerli<br />
uniti anche nella liturgia e nella preghiera è di grande<br />
aiuto. Spessissimo don Reffo usa la sigla “IMI” (Iesus, Maria,<br />
Ioseph) oppure GMG (Gesù, Maria, Giuseppe), inizia e<br />
conclude con le iniziali dei loro nomi i suoi scritti, firma allo<br />
stesso modo le sue lettere (ad esempio “tuo Eugenio in<br />
GMG”).<br />
Affidamento totale<br />
È un Amico a cui chiedere aiuto per la Chiesa, innanzitutto<br />
per la sua Famiglia nel mondo, perché la protegga<br />
dai pericoli e possa esercitare la sua missione, specialmente<br />
quando incontra indifferenza, difficoltà ed opposizione,<br />
quando si rinnova sotto tante forme la presenza di<br />
Erode; davanti ai problemi degli operai e generalmente<br />
<strong>del</strong> mondo <strong>del</strong> lavoro, allo sfruttamento e alla discriminazione<br />
dei fanciulli e <strong>del</strong>le donne, è quanto mai opportuno<br />
rivolgersi al santo carpentiere di Galilea. Avviata nel 1873<br />
la congregazione di san Giuseppe, spesso invita a pregare<br />
per le vocazioni, perché cresca la famiglia che porta il<br />
suo nome, un nome che etimologicamente porta a chiedere<br />
che “Dio aggiunga”. Nel 1912 don Eugenio Reffo diventa<br />
superiore generale, dopo aver declinato la sua elezione,<br />
alla morte di san Leonardo <strong>Murialdo</strong> nel 1900. All’intercessione<br />
<strong>del</strong> Patrono don Reffo affida la sua missione;<br />
non solo, il suo ideale è di impersonare, in qualità di padre<br />
generale, la presenza stessa di san Giuseppe, che dunque<br />
a pieno titolo presiede e dirige la “piccola” famiglia a lui<br />
dedicata.<br />
Nella foto a lato:<br />
S. Famiglia (Santuario S. Giuseppe - Ambato, Ecuador)<br />
Si parla sempre più spesso di bulli. Ma cosa sta<br />
succedendo nelle nostre scuole? Anche nella classe di<br />
mio figlio l’insegnante ha avviato un confronto sull’argomento...<br />
Ma come bisogna affrontarlo ?<br />
Antonio Ventutini, Roma<br />
Risponde la Prof.ssa Liliana Giglio<br />
Preside Liceo <strong>Murialdo</strong> di Albano (RM)<br />
I casi di bullismo che si verificano a scuola, sostenuti<br />
prima dagli stessi studenti tramite i videofonini,<br />
e poi da chi si diverte a raccoglierli e trasmetterli<br />
in Internet,e infine dai media tradizionali,<br />
sono anche da decodificare come atteggiamenti<br />
di prepotenza nei confronti dei professori,<br />
degli studenti e <strong>del</strong>le cose: e questi, sì, sono in aumento.<br />
Siamo di fronte a un’emergenza educativa,<br />
emergenza dovuta essenzialmente all’incapacità,<br />
spesso degli adulti quarantenni di gestire i<br />
propri ragazzi (figli o studenti che siano). Dobbiamo<br />
tenere conto anche dei cambiamenti <strong>del</strong>la figura<br />
genitoriale: si è appiattita, anzi maternalizzata,<br />
ammorbidita, ha difficoltà di dare orientamento<br />
e, soprattutto, regole condivise da rispettare. Oggi<br />
si deroga su ogni cosa; meno regole, più eccezioni,<br />
il rischio è che i ragazzi cadano in una sorta<br />
di “orfanità”: crescono soli, senza bussola, con<br />
l’idea di poter fare tutto, perché saranno comunque<br />
difesi, in ogni occasione, da mamma e papà.<br />
Difesi anche nei confronti, appunto, dei professori.<br />
Invece scuola e famiglia dovrebbero parlare,<br />
dialogare e insieme far crescere i giovani al meglio.<br />
L’educazione è un percorso a lungo termine<br />
e a tempo pieno! Ciascuno con le proprie responsabilità!<br />
E poi, cosa da non trascurare sempre<br />
pensando alla crescita dei giovani, è che questi<br />
non sono stati educati al conflitto, alla differenza<br />
che esiste tra violenza e conflitto. Nella violenza si<br />
tenta di eliminare il problema eliminando la persona<br />
che lo porta e lo rappresenta. E il danno è irreversibile.<br />
Nel conflitto, al contrario, si discute, ci si<br />
disturba - anche in maniera forte - ma in maniera<br />
reciproca e senza eliminare la persona, con la<br />
quale di fondo resta una sorta di relazione. Educare<br />
al conflitto significa far capire che il danno<br />
non sta nella persona che mi ha insultato ma nell’insulto<br />
stesso e, andando a fondo a quello, cercare<br />
di uscirne, rafforzando la relazione. Il conflitto,<br />
ricordiamoci, fa parte <strong>del</strong>la nostra quotidianità<br />
e non è <strong>del</strong>eterio.<br />
Nel <strong>giugno</strong> <strong>del</strong> 1942 una ragazzina - poco più di<br />
una bimba, Anna Frank - cominciava il suo celebre<br />
Diario , destinato a diventare un documento tragico<br />
e dolente sulla barbarie <strong>del</strong> nazismo e su quell’abisso<br />
che fu l’Olocausto. “Spero di poterti confidare tutto,<br />
come non ho potuto fare con nessuno, e spero<br />
mi sarai di grande conforto” scrive la giovane ebrea<br />
nell’aprire quella che fu, prima <strong>del</strong>la fine, la sua unica<br />
finestra socchiusa sul mondo.<br />
L’esperienza <strong>del</strong> diario è una strada percorsa da<br />
molti, siano personaggi pubblici o privati cittadini.<br />
Ogni tanto appaiono qua e là i presunti diari di Mussolini,<br />
quelli segreti tenuti dal genero, Galeazzo Ciano,<br />
erano secondo i diplomatici <strong>del</strong> tempo “la favola<br />
di tutta Roma”. Andreotti deve anche alla minuziosa<br />
dedizione quotidiana al diario la ricostruzione<br />
di momenti ed incontri che gli ha permesso di confutare<br />
le affermazioni dei “pentiti di mafia” e superare<br />
le inchieste giudiziarie.<br />
Ma è soprattutto l’età <strong>del</strong>l’adolescenza che rincorre<br />
lo strumento <strong>del</strong> diario come uno sfogo alle<br />
proprie inquietudini, alle prime <strong>del</strong>usioni, alla ricerca<br />
di sé stessi. Un viaggio spesso tormentato ma ricco<br />
di esperienze, specie se gli incontri che nascono<br />
in quegli anni sanno completare con il bagaglio <strong>del</strong><br />
consiglio e <strong>del</strong>la saggezza i passi incerti <strong>del</strong>la più<br />
giovane età. Ecco perché questo strumento mantiene<br />
nei giovani un fascino ed una validità che vanno<br />
assecondati.<br />
Arrivato ai due terzi <strong>del</strong>la sua carriera di diarista il<br />
ginevrino Federico Amiel si chiedeva a cosa dovesse<br />
servire un diario. E rispondeva: “Primo, a sgonfiare<br />
il proprio cuore; secondo , ad accorgersi <strong>del</strong>la<br />
propria vita; terzo, a chiarire il proprio pensiero;<br />
quarto, preparare qualcosa di interessante per la<br />
vecchiaia, se si deve pervenire a questa età; quinto,<br />
a interessare forse gli amici ai quali lo si lascerà in testamento;<br />
e sesto, a fornire qualche riflessione utile<br />
agli amici sconosciuti che esistono nel pubblico”.<br />
Al di là <strong>del</strong> tono volutamente caustico e proprio<br />
<strong>del</strong>la fine <strong>del</strong>l’Ottocento è indubbio che confrontarsi<br />
con la propria vita è un passaggio che presenta sovente<br />
ostacoli ed incognite, ma necessario e formativo.<br />
Anna Frank, sessantacinque anni fa, con il suo<br />
scritto si proponeva solo di rendere meno lunghi e<br />
carichi d’ansia i suoi giorni di ragazzina nascosta alla<br />
furia dei nazisti e non sapeva certo che il suo diario<br />
sarebbe stato letto da milioni di persone. Ma anche<br />
se nessuno leggerà il diario di qualche ragazzo<br />
quel tempo dedicato a sé stesso non sarà inutile.<br />
Leggere nella propria vita è un’impresa che tutti, prima<br />
o poi, siamo chiamati a fare.<br />
di<br />
Giuseppe<br />
Novero<br />
g.novero@murialdo.org<br />
143