Scarica il NUMERO 3 – Agosto 2011-Novembre 2011
Scarica il NUMERO 3 – Agosto 2011-Novembre 2011
Scarica il NUMERO 3 – Agosto 2011-Novembre 2011
You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
Anno I - N. 3 - <strong>Agosto</strong> <strong>2011</strong> - <strong>Novembre</strong> <strong>2011</strong> - Registrazione n. 336 del 20 Dicembre 2010. Distribuzione gratuita<br />
Quadrimestrale di Cultura, Finanza, Economia, Identità e Valori<br />
Federcasse,<br />
l’intervista a<br />
Claudia<br />
Benedetti<br />
L’Assessore<br />
Regionale<br />
all’Agricoltura<br />
incontra la Banca
Periodico QUAdriMeSTrALe<br />
di iNForMAZioNe deLLA<br />
BANcA doN riZZo<br />
Anno I, n. 3, <strong>Agosto</strong> <strong>2011</strong> - <strong>Novembre</strong> <strong>2011</strong><br />
DIRETTORE RESPONSABILE<br />
Antonio prof. Fundarò<br />
COMITATO DI DIREZIONE<br />
Giuseppe dott. Mistretta Presidente Banca don rizzo<br />
Carmelo dott. Guido direttore Generale Banca don rizzo<br />
Enzo dott. Nuzzo Vice Presidente Banca don rizzo<br />
Antonio prof. Fundarò direttore responsab<strong>il</strong>e<br />
Pasquale prof. Hamel responsab<strong>il</strong>e comitato Scientifico<br />
Salvatore dott. Cartuccio Ufficio marketing Banca don rizzo<br />
REDAZIONE<br />
Ufficio marketing e comunicazione<br />
Via Stefano Polizzi, 13, 91011 Alcamo (Tp)<br />
PROGETTO GRAFICO E REALIZZAZIONE EDITORIALE<br />
Stampa<br />
Stampato in Italia presso Arti Grafiche Campo S.r.l, Alcamo.<br />
Fotografie, testi e <strong>il</strong>lustrazioni<br />
La rivista pubblica solo gli articoli commissionati.<br />
Eventuali proposte di contributi vanno inoltrate al Comitato<br />
Editoriale alla seguente ema<strong>il</strong>: proposteecontributi@donrizzo.it<br />
Grafica ed impaginazione<br />
ADA Comunicazione, Antonio Fundarò, Salvatore Cartuccio.<br />
L’editore si dichiara disponib<strong>il</strong>e a regolare eventuali spettanze<br />
per quelle immagini di cui non sia stato possib<strong>il</strong>e reperire la<br />
fonte.<br />
I dati relativi ai destinatari della Rivista vengono ut<strong>il</strong>izzati<br />
esclusivamente per l’invio della pubblicazione e non vengono<br />
ceduti a terzi per nessun motivo.<br />
Resta ferma la possib<strong>il</strong>ità per l’interessato di esercitare i diritti di<br />
cui all’articolo 13 della legge 675/96.<br />
Pubblicazione quadrimestrale.
PEDoFILIA: TRA ALLARmE SoCIALE<br />
E NuoVA CoSCIENzA DEL FENomENo.<br />
INTERVISTA AL SoSTITuTo<br />
PRoCuRAToRE ALESSIA SINATRA<br />
LETTERA APERTA 4 LA RISoRSA TuRISTICA<br />
DEL PRESIDENTE A VALDERICE<br />
LETTERA APERTA<br />
DEL DIRETToRE gENERALE<br />
INTERVISTA A CLAuDIA BENEDETTI,<br />
RESPoNSABILE DEL SERVIzIo<br />
ComuNICAzIoNE E RESPoNSABILITà<br />
SoCIALE DI FEDERCASSE<br />
PEDoFILIA: TRA ALLARmE SoCIALE E<br />
NuoVA CoSCIENzA DEL FENomENo<br />
INTERVISTA AL SoSTITuTo<br />
PRoCuRAToRE ALESSIA SINATRA<br />
ESISTERE PER RICoRDARE,<br />
RICoRDARE PER RESISTERE…<br />
INTERVISTA A gIoVANNI ImPASTATo<br />
gREgoRy BoNgIoRNo,<br />
LA SuA ESPERIENzA D’ImPRESA,<br />
LA BANCA E Lo SVILuPPo<br />
DEL TERRIToRIo<br />
IL SALuTo DEL SINDACo<br />
DI CuToNACI<br />
IL SALuTo DEL SINDACo<br />
DI VALDERICE<br />
IL BAgLIo, LA SuA SToRIA,<br />
LA SuA STRuTTuRA ARChITETToNICA<br />
ED IL Suo uSo<br />
8 14<br />
20<br />
gREgoRy BoNgIoRNo, LA SuA<br />
ESPERIENzA D’ImPRESA, LA BANCA E<br />
Lo SVILuPPo DEL TERRIToRIo<br />
IL LINguAggIo uNIVERSALE<br />
DELLA gASTRoNomIA<br />
DELL’AgRoERICINo<br />
LA FAmIgLIA CATALANo<br />
E LA CERAmICA ERICINA<br />
24<br />
5 26<br />
6 29<br />
SAN VITo Lo CAPo,<br />
uN CoNTRIBuTo DAI TuRISTI<br />
8 32<br />
LE ComuNITà DELL’Ex<br />
AgRo ERICINo NELLA LoRo<br />
EVoLuzIoNE SoCIALE<br />
12 35<br />
LA gRoTTA,<br />
IL FENomENo DEL CARSISmo,<br />
IL PRESEPE VIVENTE ED I BENI<br />
DEmo-ETNoANTRoPoLogICI<br />
14 38<br />
IL PATRImoNIo<br />
CARSICo DI CuSToNACI.<br />
uNA gRANDE RISoRSA NATuRALE<br />
18 40<br />
VALDERICE E CuLTuRA<br />
uN BINomIo INDISSoLuBILE<br />
RINSALDATo DAL VALoRE<br />
ESTETICo E SToRICo DEL mARmo<br />
19 45<br />
VILLA zINA,<br />
CoNNuBIo DI TRADIzIoNE<br />
ED INNoVAzIoNE<br />
49
IL LINguAggIo uNIVERSALE DELLA<br />
gASTRoNomIA DELL’AgRoERICINo<br />
1903-<strong>2011</strong>, LA FAmIgLIA mILANA<br />
CoN BANCA DoN RIzzo PER<br />
SCELTA E PER CoNVINzIoNE<br />
RIo NuCCIo<br />
LA FAVoLA E LA REALTà DI<br />
PIETRA DE BLASI<br />
L’ASSESSoRE REgIoNALE<br />
ALL’AgRICoLTuRA ELIo D’ANTRASSI<br />
INCoNTRA IL CDA ED I VERTICI<br />
DELLA BANCA DoN RIzzo<br />
VIII EDIzIoNE DEL BILANCIo<br />
SoCIALE E DI mISSIoNE<br />
DELLA BANCA DoN RIzzo<br />
LuoghI ComE DESTINI<br />
CoLLETTIVI<br />
SOMMARIO<br />
52<br />
53<br />
L’AgENzIA DI VALDERICE 63 L’AgENzIA DI CASA SANTA<br />
IL CREDITo TREVIgIANo,<br />
DA oLTRE 100 ANNI uNA mANo<br />
AL TERRIToRIo<br />
LA BANCA DoN RIzzo:<br />
uNA SToRIA DI oPPoRTuNITà<br />
BANCA DoN RIzzo VINCE<br />
IL ToRNEo REgIoNALE<br />
DI CALCIo A 5 PER BCC<br />
64<br />
65<br />
54 BANCA DoN RIzzo 65<br />
STAgE FoRmATIVo<br />
58 66<br />
LImITAzIoNI ALL’uSo<br />
DEL CoNTANTE E DEI TIToLI<br />
AL PoRTAToRE<br />
58 67<br />
IL CENTRo STuDI DoN RIzzo<br />
INTERVISTA AL PRESIDENTE<br />
ENzo Nuzzo<br />
59 68<br />
BISogNA SAPER PERDERE… L’AVIS IN PRoVINCIA DI TRAPANI.<br />
uNA SToRIA DI SoLIDARIETà<br />
E DI SuCCESSo<br />
INTERVISTA AD ANToNIo gALIANo,<br />
RESPoNSABILE DEL SERVIzIo<br />
E-BANk DI ICCREA BANCA<br />
TRASPARENzA E CREDITo<br />
AI CoNSumAToRI<br />
26 67<br />
IL CENTRo STuDI DoN RIzzo.<br />
INTERVISTA AL PRESIDENTE ENzo Nuzzo<br />
60 69<br />
L’AIDo uNA REALTà<br />
ANChE TRAPANESE.<br />
ImPEgNo SoCIALE E DI VITA<br />
62 71<br />
STREPIToSo SuCCESSo<br />
DEL CoNCoRSo INTERNAzIoNALE<br />
PER CANTANTI LIRICI<br />
“CITTà DI ALCAmo” EDIzIoNE <strong>2011</strong><br />
73
Lettera aperta del<br />
Presidente<br />
Cari soci,<br />
con questo numero Vi presentiamo <strong>il</strong> territorio<br />
dell’agroericino nel quale la banca opera a seguito della<br />
fusione con la storica BCC Ericina.<br />
Questo territorio credo possa realmente definirsi tra i<br />
più belli della Sic<strong>il</strong>ia anche per <strong>il</strong> fatto che si è riusciti<br />
a salvaguardarlo da scempi che altrove sono stati<br />
commessi. È sufficiente citare i comuni che ne fanno<br />
parte Erice, Valderice, Buseto Palizzolo, Custonaci e San<br />
Vito Lo Capo, per capire di cosa stiamo parlando. Infatti,<br />
i comuni appena citati si commentano da soli.<br />
Ovviamente, stiamo parlando di località note in tutto <strong>il</strong><br />
mondo. Ma ciò che noi sosteniamo è che la visita del<br />
Giuseppe Mistretta<br />
territorio attraverso la BCC permette al turista di scoprire<br />
Presidente Banca Don Rizzo<br />
delle meraviglie non sempre visib<strong>il</strong>i ai più.<br />
Diamo, infatti, l’opportunità di far scoprire luoghi che i normali circuiti turistici non riescono a proporre anche grazie<br />
alla nostra capacità di nutrire le radici più profonde del nostro territorio.<br />
Ovviamente, la rivista mantiene alta l’attenzione sulle tematiche che ci siamo proposti di sv<strong>il</strong>uppare, ed abbiamo<br />
altresì mantenuto altissimo <strong>il</strong> livello delle personalità coinvolte.<br />
Personalmente, non affronto <strong>il</strong> tema della crisi che l’economia mondiale sta attraversando, ma ritengo opportuno<br />
evidenziare e ricordare come oggi sia particolarmente impegnativo e carico di responsab<strong>il</strong>ità svolgere <strong>il</strong> ruolo di<br />
cooperatori del credito. Infatti, svolgere <strong>il</strong> ruolo di banca locale non significa semplicemente finanziare tutte le<br />
istanze che arrivano dal territorio, ciò potrebbe essere fatto da qualunque banca.<br />
Ci distinguiamo, invece, per la capacità di individuare quelle iniziative, anche minori, che possano generare un<br />
valore aggiunto per <strong>il</strong> territorio. Ancora, alla BCC è dato <strong>il</strong> compito di gestire i risparmi dei nostri soci nel modo<br />
più prudente, certificando che gli stessi vengano investiti solamente in attività reali poste in essere nel territorio in<br />
oggetto. Significa, inoltre, fornire tutti i servizi bancari ut<strong>il</strong>i ai nostri soci ed alla clientela. Penso anche che <strong>il</strong> socio<br />
nell’ottica di contribuire alla crescita del territorio tramite la banca potrebbe farsi portavoce dei compiti a cui è<br />
chiamata ogni BCC.<br />
4<br />
Banca Don Rizzo
Lettera aperta del<br />
Direttore Generale<br />
Volge ormai al termine questa lunga estate <strong>2011</strong>.<br />
Un’estate calda e serena, ma carica di quelle grandi<br />
preoccupazioni che ci hanno costretto a vedere ciò<br />
che non volevamo vedere: una realtà nella quale<br />
abbiamo vissuto al di sopra dei nostri mezzi, in cui<br />
abbiamo consumato più di quanto producevamo,<br />
camminando lentamente verso una china sulla quale<br />
ci stavamo adagiando.<br />
Abbiamo dimenticato alcune virtù che avevano<br />
caratterizzato i decenni passati e che erano state alla<br />
base del miracolo economico italiano.<br />
Abbiamo acquisito alcuni vizi che, come tutti i vizi,<br />
Carmelo Guido<br />
procurano piacere, ma al tempo stesso creano danni<br />
Direttore Generale Banca Don Rizzo<br />
a volte irreparab<strong>il</strong>i.<br />
Abbiamo dimenticato di pensare agli altri.<br />
Il fatto più grave è che abbiamo dimenticato di pensare ai nostri figli.<br />
Siamo andati avanti nel piacere che si consuma giorno per giorno, dimenticando <strong>il</strong> sacrificio che occorre per<br />
costruire <strong>il</strong> domani.<br />
Per fortuna è risuonato forte <strong>il</strong> richiamo della massima autorità civ<strong>il</strong>e e morale che oggi l’Italia vanta: Giorgio<br />
Napolitano.<br />
Il nostro Presidente della Repubblica ci ha richiamati alla necessità di uno sforzo comune di coesione.<br />
Ci ha aiutati ad aprire gli occhi, facendoci intravedere la realtà nella quale stavamo precipitando ma, nel<br />
contempo, invitandoci a non avere paura di affrontare le difficoltà.<br />
Ci ha ricordato con chiarezza che non siamo più negli anni Settanta ed Ottanta, e che dovremmo rivedere<br />
radicalmente le abitudini e i costumi di vita che abbiamo adottato.<br />
Raccogliamo con um<strong>il</strong>tà e spirito di sacrificio questi richiami, confidando nelle forze che insieme sapremo<br />
raccogliere e guardando con fiducia al futuro.<br />
Un futuro sempre più incerto e diffic<strong>il</strong>e ma che sapremo affrontare con successo, uniti dai valori che professiamo<br />
e che stanno realmente alla base del nostro vivere quotidiano.<br />
N. 3 <strong>2011</strong><br />
5
LA TRADIZIONE E L’INNOVAZIONE<br />
La Il progetto galassia legalità del credito cooperativo<br />
Intervista a Claudia Benedetti,<br />
responsab<strong>il</strong>e del Servizio<br />
Comunicazione e Responsab<strong>il</strong>ità<br />
Sociale di Federcasse<br />
Le nuove sfide per le BCC nell’epoca della globalizzazione<br />
di Enrico Stellino<br />
Intervista<br />
Qual’è <strong>il</strong> ruolo e lo spazio delle Banche di Credito Cooperativo nell’epoca<br />
della globalizzazione?<br />
«L’eliminazione delle barriere e dei confini ha sicuramente accentuato la<br />
competizione all’interno del mercato del credito. Ha ridotto le distanze ed<br />
accentuato <strong>il</strong> rischio di omogeneizzazione, ma non ha annullato le differenze. In<br />
particolare, non ha eliminato la necessità del pluralismo. Anzi, proprio nel tempo<br />
della globalizzazione - e negli ultimi anni della crisi - è risultata evidente la necessità<br />
che nel mercato operino banche diverse, per forma giuridica, dimensione, obiettivo<br />
d’impresa. Le BCC, in particolare, hanno svolto - come è stato autorevolmente<br />
riconosciuto anche dal Governatore della Banca d’Italia - un importante ruolo<br />
anticiclico, continuando a sostenere l’economia reale, rimanendo concretamente<br />
vicine a famiglie ed imprese. Perché, come dice un f<strong>il</strong>osofo, “essere è esserci”. E le<br />
BCC “ci sono state”».<br />
Qual’è <strong>il</strong> valore dell’identità cooperativa?<br />
«Identità per le BCC è competitività. La “differenza” che le BCC enfatizzano in<br />
termini di comunicazione - ovvero <strong>il</strong> loro essere banche mutualistiche delle<br />
6<br />
Banca Don Rizzo
comunità locali, per eccellenza “banche di relazione”<br />
- non solo le distingue rispetto alle altre banche, ma<br />
ne caratterizza l’operatività e ne spiega <strong>il</strong> successo.<br />
Infatti la mutualità, non solo crea un legame forte tra<br />
la BCC ed i suoi soci, ma ne spiega “la libertà” rispetto<br />
al rischio di perseguire logiche di breve termine e di<br />
corto respiro. Non dovendo massimizzare <strong>il</strong> profitto<br />
per assicurare un determinato Roe agli azionisti (ma<br />
un vantaggio) non vi è incentivo a spingere sulla<br />
redditività ad ogni costo o sulla frontiera rischiosa<br />
della speculazione. Inoltre, <strong>il</strong> radicamento locale<br />
consente di beneficiare di una serie di informazioni<br />
preziose, che detiene soltanto chi condivide ed abita<br />
un territorio. Esistono, in sintesi, tutta una serie di<br />
benefici che la BCC ottiene proprio perché “è” e “fa” la<br />
BCC, la banca del territorio e della comunità, la banca<br />
“di casa”, nella quale ti puoi sentire a casa».<br />
Prossimità, territorialità, responsab<strong>il</strong>ità sociale<br />
sono parole sempre più diffuse all’interno del<br />
mondo bancario…<br />
«Questo è senz’altro positivo. Da un lato, conferma<br />
la vitalità ed attualità del nostro modello d’impresa<br />
(quello che prima della crisi sembrava démodé rispetto<br />
alla “turbofinanza”…), e che è divenuto sempre più<br />
spesso un paradigma di riferimento, dall’altro esprime<br />
la crescita della cultura orientata alla responsab<strong>il</strong>ità<br />
e alla sostenib<strong>il</strong>ità, sia dal lato dell’offerta (da parte,<br />
quindi, degli operatori dell’industria bancaria),<br />
sia dal lato della domanda (ovvero da parte dei<br />
clienti). C’è una quota crescente di cittadini che si<br />
interroga e vuole sapere “da chi acquista” e “cosa<br />
acquista”. Vale per tutti i prodotti, anche per <strong>il</strong><br />
denaro. I clienti chiedono alle banche trasparenza,<br />
chiarezza, qualità del servizio, convenienza, buone<br />
condizioni. Ma vogliono anche sapere come<br />
vengono investiti i loro soldi, se ad esempio restano<br />
vicini a casa e finanziano le imprese del territorio o<br />
vengono immessi in circuiti lontani della finanza».<br />
A proposito di prossimità, oggi si discute molto<br />
dei temi del federalismo e lo sv<strong>il</strong>uppo del<br />
Mezzogiorno è una questione di permanente<br />
attualità. In questo processo, quale può essere <strong>il</strong><br />
ruolo delle Banche di Credito Cooperativo?<br />
«Le Banche di Credito Cooperativo sono nate circa<br />
130 anni fa da una “scommessa” che sembrava<br />
impossib<strong>il</strong>e. La sommessa che avevano i poveri di<br />
allora (emarginati dai circuiti di accesso al credito)<br />
di unire le forze e le loro pochissime risorse per<br />
costruire, insieme, un presente ed un futuro migliori.<br />
Quella speranza, quella intuizione, hanno funzionato<br />
e hanno dato vita ad una realtà consolidata all’interno<br />
dell’industria bancaria nel nostro Paese e nel mondo.<br />
N. 3 <strong>2011</strong><br />
7<br />
Le idee vincenti sono state: puntare sul protagonismo<br />
delle persone, sull’intraprendere anziché attendere.<br />
Non fermarsi e non rassegnarsi al presente avendo<br />
la capacità di immaginare un progetto. Promuovere<br />
la coesione, la solidarietà e la sussidiarietà.<br />
Mi sembrano idee perfettamente attuali per<br />
favorire lo sv<strong>il</strong>uppo del nostro Paese, soprattutto<br />
del Mezzogiorno. Le BCC, che su questi principi si<br />
fondano, possono allora contribuire a r<strong>il</strong>anciare una<br />
“ripartenza” che valorizzi i (tanti) talenti e le risorse<br />
(poche o tante) che comunque esistono nei nostri<br />
territori. E non è un caso che moltissime BCC, tra le<br />
quali la “Don Rizzo”, stiano concentrando sforzi ed<br />
energie a favore dei giovani. Proprio loro esigono<br />
un investimento supplementare in progettualità,<br />
protagonismo, solidarietà. Una scommessa che le BCC<br />
vogliono certamente fare».<br />
Claudia Benedetti, nasce a Città di Castello<br />
(PG) <strong>il</strong> 3 Dicembre 1961. Consegue <strong>il</strong> diploma<br />
di maturità classica presso <strong>il</strong> Liceo Ginnasio<br />
Statale “Giulio Cesare” di Roma e <strong>il</strong> diploma<br />
di Laurea in Economia e Commercio presso<br />
l’Università “La Sapienza” di Roma. Dal 2009 ad<br />
oggi ricopre <strong>il</strong> ruolo di Dirigente Responsab<strong>il</strong>e<br />
del Servizio Comunicazione e Responsab<strong>il</strong>ità<br />
Sociale e di Responsab<strong>il</strong>e del Servizio Affari<br />
Generali presso la Federazione Italiana delle<br />
Banche di Credito Cooperativo.
LA TRADIZIONE E L’INNOVAZIONE<br />
Intervista<br />
8<br />
Il progetto legalità<br />
Pedof<strong>il</strong>ia: tra allarme sociale e<br />
nuova coscienza del fenomeno<br />
Intervista al sostituto<br />
procuratore Alessia Sinatra<br />
di Antonio Fundarò<br />
Ho letto qualche hanno fa, ed ho anche<br />
prefazionato, <strong>il</strong> volume di Valeria Riggi<br />
“Pedof<strong>il</strong>ia. Indagine su un grave fenomeno<br />
sociale”, edito per i tipi, di una delle più<br />
prestigiose case editrici italiane del mondo<br />
della scuola, la Girgenti Editore di M<strong>il</strong>ano.<br />
Allora, scrissi che quel volume e la sua<br />
autrice, una affermata psicologa del nostro<br />
comprensorio, aveva avuto <strong>il</strong> merito, anzi<br />
aveva avuto affidato <strong>il</strong> compito, di aprire<br />
le porte ad un problema sociale di così<br />
grande attualità.<br />
La definizione di infanzia come esperienza<br />
altra rispetto a quella dell’adulto, come<br />
categoria concettuale a sé stante, come<br />
problema sociale e fase della vita ben<br />
definita, nasce in tempi estremamente<br />
recenti. L’adozione di un comportamento<br />
specifico da parte dell’adulto nei confronti del bambino si ritrova solo a partire<br />
dall’età moderna, con lo sv<strong>il</strong>uppo della famiglia borghese. Del passato ci rimane<br />
la storia, spesso confusa, di un fanciullo che partecipa e vive la realtà della vita<br />
sociale quotidiana di tutti: una realtà spesso fatta di assassini, abbandoni, violenze<br />
fisiche, punizioni corporali, terrore e violenze sessuali.<br />
I bambini vivevano un’esistenza sospesa tra la vita e la morte: uniformarsi al<br />
modo di vivere degli adulti significava assumersi grossi oneri in special modo in<br />
ambito lavorativo, ma essere considerati alla stregua di merce. Merce tra l’altro<br />
a bassissimo costo poiché per ogni bambino sfinito o malato o ferito, ce ne era<br />
sempre pronto un altro che poteva essere iniziato al lavoro o al sesso perché<br />
magari abbandonato a se stesso dalla propria famiglia di origine.<br />
In quest’ultime decennio <strong>il</strong> problema si è acuito. Nonostante sia più forte la<br />
sensib<strong>il</strong>ità sociale al problema. Abbiamo voluto che fosse protagonista di questa<br />
rubrica la dottoressa Alessia Sinatra <strong>il</strong> cui nome è legato, indissolub<strong>il</strong>mente, alle<br />
più importanti inchieste giudiziarie sic<strong>il</strong>iane sul fenomeno “pedof<strong>il</strong>ia”.<br />
Dottoressa, esiste oggi un reale interesse, della nostra società, ai bambini ed ai<br />
giovani? Ed è reale ed allarmante, così come sostengono i media, <strong>il</strong> fenomeno<br />
della “pedof<strong>il</strong>ia” in Italia e nella nostra Sic<strong>il</strong>ia?<br />
«Il progressivo incremento formale delle notizie di reato ed al contempo<br />
Banca Don Rizzo
l’incremento sostanziale dei casi e delle tipologie<br />
di abuso sui minori è certamente legato ad una<br />
coscienza sociale sempre meno disposta a tollerare<br />
la vittimizzazione sessuale, a fronte di una maggiore<br />
consapevolezza dell’esistenza di un fenomeno, la cui<br />
dimensione ci impone di offrire sostegno, ascolto<br />
ed accoglienza al disagio e ai traumi dei minori. E<br />
l’esigenza è ancor più avvertita in un territorio come<br />
<strong>il</strong> nostro, ove spesso si incontrano bambini vissuti in<br />
ambienti di assoluta deprivazione affettiva, materiale<br />
e culturale, talvolta incapaci di esprimersi in lingua<br />
italiana, compromessi da reiterati episodi di abuso e<br />
maltrattamento, spesso intossicati ideologicamente<br />
dalla tipica cultura dell’omertà, in omaggio alla quale<br />
l’abuso è più infamante per chi lo subisce piuttosto<br />
che per coloro che lo pongono in essere. A fronte<br />
di realtà così dure e diffic<strong>il</strong>i da contrastare, ove sono<br />
irrimediab<strong>il</strong>mente vittime i minori che vi sono inseriti,<br />
è sempre più in crescita <strong>il</strong> preoccupante fenomeno<br />
dell’abuso all’interno di nuclei fam<strong>il</strong>iari di ceto elevato<br />
o di contesti apparentemente tutelanti, dove <strong>il</strong> minore<br />
è vittima di aggressori estremamente astuti, che<br />
con accortezza e tempismo straordinari, alternando<br />
spesso affettuosità ad iniziative perverse, adescando<br />
con promesse o ricompense gradite, li coinvolgono<br />
in pratiche sessuali inopportune ed invasive,<br />
soggiogandoli fisicamente e psicologicamente,<br />
provocando traumi e sofferenze altrettanto profonde».<br />
Allarme sociale dunque? Che ruolo hanno avuto<br />
ed hanno i media nell’amplificazione, se esiste, del<br />
fenomeno e quanto sono stati importanti tv, radio<br />
e giornali nella presa di coscienza del fenomeno<br />
sociale “pedof<strong>il</strong>ia”?<br />
«Credo che una corretta e seria informazione, priva di<br />
fac<strong>il</strong>i mistificazioni ed in grado di rappresentare la reale<br />
dimensione del fenomeno, sia di grande aus<strong>il</strong>io per<br />
orientare e supportare ogni intervento a tutela, anche<br />
giudiziario. Evitando spettacolarizzazioni, spesso<br />
proposte attraverso suggestive quanto inopportune<br />
analisi ed interpretazioni di casi eclatanti, occorre<br />
invero parlarne, sensib<strong>il</strong>izzare, spiegare ed offrire<br />
strumenti idonei per tutti noi e per quanti ancora<br />
sentono distante <strong>il</strong> fenomeno, finchè non ci coinvolge<br />
direttamente. Per intervenire, correggere e scuotere i<br />
pensieri e le coscienze di tutti noi; per maturare una<br />
nuova e più ampia consapevolezza della dimensione<br />
culturale sociale e politica del problema nel nostro<br />
paese, per prevenire inciv<strong>il</strong>tà e degrado, per costruire<br />
<strong>il</strong> rispetto delle diversità, per superare lo squ<strong>il</strong>ibrio<br />
relazionale tra l’adulto e i più piccoli e <strong>il</strong> pregiudizio che<br />
alimenta discriminazione intolleranza e prevaricazione<br />
fisica e psicologica nei confronti dei più deboli, per<br />
sv<strong>il</strong>uppare invero i valori della solidarietà e del rispetto<br />
per la persona umana».<br />
N. 3 <strong>2011</strong><br />
9<br />
Perché è così diffic<strong>il</strong>e, per moltissime persone,<br />
“vedere” la pedof<strong>il</strong>ia, riconoscerla come un<br />
problema da affrontare?<br />
«Perché questo è <strong>il</strong> crimine più orrendo, incomunicab<strong>il</strong>e<br />
e impensab<strong>il</strong>e per la nostra mente. L’essere umano<br />
rappresenta tra le creature viventi, la più complessa e<br />
indecifrab<strong>il</strong>e. Può amare, accudire, educare, proteggere<br />
i propri piccoli e al tempo stesso odiarli, um<strong>il</strong>iarli,<br />
maltrattarli, abusarne sessualmente fino ad ucciderli<br />
barbaramente, generando orrore e sgomento nella<br />
collettività. E nel tentativo inevitab<strong>il</strong>e di giustificare<br />
dinanzi a noi stessi la brutalità di questi orrori, cerchiamo<br />
affannosamente di definire i contorni e i prof<strong>il</strong>i di<br />
una figura criminale che la nostra mente rifiuta e non<br />
accetta, perchè sente la necessità di distanziarsi e non<br />
accetta <strong>il</strong> delitto efferato che lascia increduli e impotenti.<br />
Ci sforziamo di individuare patologie, devianze, vissuti<br />
pregressi o circuiti della violenza che possano giustificare<br />
l’efferatezza del crimine, ma lo facciamo spesso e<br />
unicamente perché trasportati dall’onda emotiva di<br />
quei fatti di cronaca che lasciano offesi e sgomenti per<br />
la brutalità di condotte contro le quali generalmente<br />
non vi è più riparo. L’incredulità e l’inquietudine ci porta<br />
a voler costruire delle categorie che si differenzino <strong>il</strong><br />
più possib<strong>il</strong>e da noi stessi, creando <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o di “un altro”,<br />
che non ci somiglia e in cui non possiamo in alcun<br />
modo riconoscerci o identificarci. Eppure, un qualsiasi<br />
individuo può essere un rispettab<strong>il</strong>e uomo d’affari ed in<br />
famiglia sadico perverso e maltrattante con i propri figli;<br />
può essere uno stimab<strong>il</strong>e insegnante, professionista o<br />
educatore, impegnato in iniziative br<strong>il</strong>lanti e socialmente<br />
ineccepib<strong>il</strong>i, per poi sfogare le sue frustrazioni e gli istinti<br />
più riprovevoli su alunni, allievi o sui piccoli affidati alle<br />
sue cure».<br />
Quanto la pedof<strong>il</strong>ia è diffusa in ambienti in cui è<br />
basso <strong>il</strong> grado di sv<strong>il</strong>uppo culturale? E quanto è<br />
diffic<strong>il</strong>e agire e intervenire in queste realtà?<br />
«Sono le storie di tanti bambini. Storie di dolore e<br />
sofferenza, spesso consumate all’interno della famiglia,<br />
ove rabbia, frustrazione e insoddisfazione si trasformano<br />
in violenza e prevaricazione, subite per anni dai bambini<br />
nell’oscurità e nel terrore. Storie che attraversano<br />
ogni classe sociale e differenti livelli di istruzione e<br />
orientamento culturale, unite inesorab<strong>il</strong>mente dall’orrore<br />
di un crimine che si consuma e si reitera, condonato nel<br />
s<strong>il</strong>enzio e nella passività di un sistema che non sempre,<br />
ancora, è in grado di rispondere adeguatamente. E ci<br />
si scontra sempre con la disattenzione, <strong>il</strong> s<strong>il</strong>enzio e<br />
l’indifferenza».<br />
Cosa prova un magistrato che si occupa delle<br />
indagini in questa tipologia di reato?<br />
«Ho ascoltato tante piccole vittime, avvinte dal trauma<br />
e dalla paura di svelare, attraverso un’esperienza che mi
ha consentito di sperimentare quelle emozioni uniche<br />
e indescrivib<strong>il</strong>i di chi entra in contatto con la sofferenza<br />
dei più piccoli e dei più deboli, che hanno patito l’orrore<br />
dell’abuso, agito nel s<strong>il</strong>enzio e nell’indifferenza degli<br />
adulti. Ho provato rabbia e sconforto, nella difficoltà<br />
di raggiungere quella prova oggettiva e inconfutab<strong>il</strong>e,<br />
per porre fine all’abuso inquietante e inaccettab<strong>il</strong>e<br />
e restituire speranza e dignità a chi, vittima indifesa e<br />
spesso inconsapevole, ha troppo a lungo ingiustamente<br />
patito. E ha vergogna e paura di svelare, schiacciata da<br />
un conflitto di emozioni che genera s<strong>il</strong>enzio e sovrasta<br />
inesorab<strong>il</strong>e, nella drammatica certezza di non avere<br />
identità e non meritare rispetto. Ma ho anche trovato<br />
<strong>il</strong> sorriso di tanti bambini e adolescenti, autentico<br />
e disarmante, che ripaga più di qualsiasi risultato<br />
investigativo e ricompone misteriosamente tutte le<br />
nostre più profonde emozioni. Il sorriso di quei bambini<br />
e adolescenti che, progressivamente hanno mostrato<br />
fiducia nelle istituzioni e in chi, magistrato, operatore<br />
di polizia, o psicologo ha offerto accoglienza e rispetto,<br />
dando voce alla sofferenza fino ad allora rimasta<br />
inespressa - spesso operando con pochi mezzi, lottando<br />
contro <strong>il</strong> pregiudizio di chi non accetta l’esistenza del<br />
crimine, contro l’indifferenza di interi quartieri che si<br />
schierano coi più forti e contro la disattenzione dei più<br />
e di chi non vuole, non ha tempo o semplicemente non<br />
sa ascoltare».<br />
Come fa un bambino a raccontare di aver patito un<br />
abuso sessuale?<br />
«Credo, al di là di stereotipi, ma in base ad un’esperienza<br />
diretta e complessa, che non ci sia violenza senza<br />
10<br />
negazione e che la vittima tenda a rimuovere più che a<br />
comunicare, perché <strong>il</strong> trauma dell’abuso è un’esperienza<br />
incomunicab<strong>il</strong>e e spesso resta inascoltata se l’orrore<br />
resta impensab<strong>il</strong>e per la nostra mente o non siamo<br />
disposti e preparati adeguatamente ad ascoltare.<br />
Non sempre ci si interroga su cosa può aiutare un<br />
bambino a sentirsi libero di esprimere la verità del<br />
proprio disagio, non si mette in discussione la fretta,<br />
l’indisponib<strong>il</strong>ità e le barriere di comunicazione che<br />
spesso si erigono tra l’adulto e i bambini. Raccontare<br />
per <strong>il</strong> minore abusato significa, invero, dare ordine al<br />
caos e guardare, sotto una luce diversa gli accadimenti,<br />
i loro autori, per definire gli eventi anche attraverso le<br />
emozioni e i sentimenti fino a quel momento negati<br />
e che finalmente assumono i connotati del trauma.<br />
Ed ascoltare genera inevitab<strong>il</strong>mente un groviglio di<br />
emozioni forti e contrastanti, che penetrano dentro,<br />
inducendo verso profonde ed inconfessab<strong>il</strong>i riflessioni,<br />
mettendo talora in discussione i nostri riferimenti<br />
apparentemente tanto solidi e indistruttib<strong>il</strong>i. Credo sia<br />
proprio questo che, lungi dall’ostacolare una lucida ed<br />
attenta analisi dei fatti, consenta invero di cogliere gli<br />
aspetti più profondi della sofferenza e del trauma e di<br />
canalizzare le nostre risorse di operatori verso un giusto<br />
intervento, rispettoso tanto della vittima, quanto delle<br />
esigenze investigative e processuali. E dare voce al<br />
minore è indispensab<strong>il</strong>e, non soltanto per ricostruire la<br />
scena del crimine, accertare la perpetrazione di un reato<br />
ed identificare un responsab<strong>il</strong>e. È doveroso per offrire,<br />
anche tramite un processo, una restituzione alla vittima,<br />
che, ha diritto di essere ascoltata, attesa, accompagnata<br />
e sostenuta dalle istituzioni».<br />
Banca Don Rizzo
Io non ho figli, ma mi auguro, davvero presto di<br />
averne. Il mio st<strong>il</strong>e di vita, la mia professione, potranno<br />
impormi di affidare i miei bambini a qualcuno, a un<br />
as<strong>il</strong>o nido, a una scuola materna. Come posso capire<br />
se ho affidato mio figlio alle persone giuste?<br />
«Lo capirà osservando e ascoltando i suoi figli.<br />
Mantenendo alta la soglia di attenzione, senza mai<br />
esasperare o enfatizzare comportamenti o parole.<br />
Cercando di cogliere e decodificare eventuali segnali di<br />
disagio, malesseri, variazioni di umore, cali improvvisi nel<br />
rendimento. Offrendo sempre uno spazio di ascolto che<br />
sia da contenitore di emozioni, pensieri ed aspettative.<br />
Rivolgendosi, ove necessario, ad esperti, competenti<br />
nell’analisi e nel sostegno del disagio minor<strong>il</strong>e. Ed è<br />
importante sapere che sono numerosi i riferimenti<br />
istituzionali, impegnati nella prevenzione primaria,<br />
per eliminare l’insorgenza di fattori di rischio, ed altresì<br />
nell’intervento a sostegno e nella gestione del trauma,<br />
attraverso la valorizzazione delle risorse interiori, per<br />
favorire l’elaborazione della sofferenza e dei vissuti posttraumatici<br />
che ne sono conseguenza inevitab<strong>il</strong>e».<br />
Come può intervenire e cosa può fare un istituto di<br />
credito come <strong>il</strong> nostro per contribuire ad un percorso<br />
di presa di coscienza del problema pedof<strong>il</strong>ia nella<br />
nostra terra di Sic<strong>il</strong>ia?<br />
«Penso che in qualsiasi settore si possa offrire un contributo<br />
serio e significativo per influenzare e correggere <strong>il</strong><br />
pensiero e la coscienza di tutti noi nella comprensione<br />
della reale dimensione di un fenomeno che non può, né<br />
deve essere mai trascurato. Ed avervi dedicato uno spazio<br />
di riflessione è un forte segnale, sintomo di sensib<strong>il</strong>ità<br />
ed attenzione, che mai sono mancate nell’opera e nelle<br />
iniziative del vostro istituto di credito. In rappresentanza<br />
di un’istituzione, che si impegna quotidianamente per<br />
offrire risposte adeguate alle legittime aspettative di chi<br />
attende l’accertamento della verità e all’affermazione<br />
della giustizia, vi ringrazio per aver destinato questo<br />
spazio ai più deboli ed indifesi, così restituendo dignità e<br />
valore alla loro sofferenza».<br />
alessia sinatra, laureata in data 21 apr<strong>il</strong>e<br />
1991 in Giurisprudenza presso l’Università<br />
degli Studi di Palermo (110/110 e lode), si<br />
ab<strong>il</strong>ita all’esercizio della professione forense<br />
nell’anno 1995. Magistrato (nominata con<br />
decreto Ministeriale del 25 febbraio 1997)<br />
con funzioni di Sostituto Procuratore della<br />
Repubblica presso <strong>il</strong> Tribunale di Palermo,<br />
impegnata prevalentemente e da diversi<br />
anni nella trattazione di procedimenti penali<br />
per reati di violenza sessuale in pregiudizio<br />
di minori ed in generale di soggetti deboli<br />
(nell’ambito di un pool specializzato di<br />
magistrati istituito all’interno dell’Ufficio di<br />
Procura), titolare di numerosi e complessi<br />
procedimenti, molti dei quali aventi ad<br />
oggetto fatti di pedof<strong>il</strong>ia e/o prostituzione<br />
minor<strong>il</strong>e relativi ad interi quartieri della<br />
città di Palermo (Albergheria, Borgo Vecchio,<br />
Brancaccio, Zen ad es.).<br />
Ha partecipato in qualità di relatore a<br />
numerosi convegni, seminari ed incontri di<br />
studio su temi relativi alla violenza sessuale in<br />
pregiudizio dei minori e dei soggetti deboli,<br />
intervenendo altresì in corsi di formazione<br />
per pediatri, ginecologi, per operatori psicosociali,<br />
scolastici, personale specializzato di<br />
Polizia Giudiziaria, in numerosi incontri con<br />
studenti di scuola media inferiore e superiore.<br />
Ha inoltre partecipato quale relatore nei corsi<br />
di formazione centrale del Consiglio Superiore<br />
della Magistratura in Roma, nonché nei<br />
corsi di formazione decentrata del Consiglio<br />
Superiore della Magistratura nei distretti di<br />
Corte d’Appello di Venezia, Salerno, Palermo<br />
e Caltanisetta.<br />
Ha, altresì, partecipato, sempre in qualità<br />
di relatore, a numerosi convegni, seminari<br />
e giornate di studio in materia di abuso<br />
sessuale su minori e violenza sulle donne<br />
(prima e successivamente l’entrata in vigore<br />
della recente normativa sul c.d. “stalking”<br />
- L. 38/2009). È componente della Giunta<br />
distrettuale di Palermo dell’ANM.
LA TRADIZIONE E L’INNOVAZIONE<br />
Esistere per ricordare,<br />
ricordare per resistere…<br />
intervista a Giovanni Impastato<br />
di Fabrizio Costanzo<br />
Intervista<br />
È una bellissima notte d’<strong>Agosto</strong> fra Cinisi e V<strong>il</strong>lagrazia<br />
di Carini, abbastanza calda a dire <strong>il</strong> vero. È domenica.<br />
Raggiungo Giovanni Impastato nei locali all’aperto della<br />
sua Pizzeria, è già pieno di gente, di amici, e fra tanto<br />
fragore di stoviglie e <strong>il</strong> continuo via vai dei camerieri,<br />
peraltro tutti molto affaccendati, su, da un palchetto<br />
in muratura, seduto su una sedia, un uomo intanto<br />
racconta una storia. Nonostante luogo e momento<br />
possano sembrare insoliti lo ascoltano tutti.<br />
È <strong>il</strong> capitano Francesco Perniciaro di Mazara del Vallo<br />
sequestrato nelle acque Libiche con tutto <strong>il</strong> suo equipaggio<br />
e <strong>il</strong> prezioso carico di pescato, frutto di un mese di lavoro, parla di questa esperienza e di<br />
come in quel Paese colpito dalla guerra non ci sia, in molte zone, nè controllo nè regole, e di<br />
come, i pescatori sic<strong>il</strong>iani, «e in questo caso non è proprio un modo di dire» non navighino<br />
affatto in «acque tranqu<strong>il</strong>le». Ascoltiamo <strong>il</strong> comandante fino in fondo, scambiamo qualche<br />
considerazione, e infine, scegliamo un piccolo tavolo di plastica sotto un vecchissimo<br />
ulivo saraceno proprio ai margini della sala, come una piccola isoletta immersa fra tantà<br />
umanità. Iniziamo a chiacchierare ne uscirà fuori questa breve intervista.<br />
Giovanni quando nasce Casa Memoria? che ruolo ha nel territorio?<br />
«Casa Memoria nasce, di fatto, subito dopo la morte di mio fratello Peppino, e nasce<br />
unicamente per volontà di mia madre Felicia, che materialmente “apre le porte” di quella<br />
che era ancora la sua abitazione, proprio li, nel corso principale di Cinisi a pochi metri dalla<br />
casa dell’assassino di suo figlio, <strong>il</strong> boss Tano Badalamenti. Felicia, apre i battenti della sua<br />
piccola dimora a tutti coloro i quali volevano incontrarla, a tutti coloro i quali volevano ridare<br />
dignità alla figura ma soprattutto al ruolo fortemente attivo di suo figlio Peppino, un uomo,<br />
di fatto ancora un ragazzo, barbaramente trucidato per aver contrastato a viso aperto e<br />
nel suo territorio, la mafia del boss di Cinisi, denunciandone con tutti gli strumenti allora<br />
immaginab<strong>il</strong>i ogni singolo affare, ogni n’trallazzo, ma soprattutto facendo i nomi e i cognomi<br />
di mafiosi e gregari. Sin da subito la sua casa diventa quindi punto di riferimento e simbolo<br />
per tutti coloro i quali volevano continuare l’azione coraggiosa di Peppino, fosse anche solo<br />
col supporto morale, con la sola presenza fisica, incoraggiando la famiglia Impastato, noi<br />
tutti, durante tutto <strong>il</strong> lungo arco del processo penale che vedeva come imputato principale<br />
Badalamenti, <strong>il</strong> boss che intanto era detenuto in un carcere americano incastrato dalla<br />
famosa operazione di polizia “Pizza Connection”, per <strong>il</strong> reato di traffico internazionale di<br />
stupefecenti. Casa Impastato diventava, così, luogo di incontro e di scambio, i cui protagonisti<br />
erano sicuramente gli amici e compagni di lotta di Peppino, quelli di Cinisi primi fra tutti, ma<br />
anche molta gente comune, certo giornalismo, certa politica schierata seriamente e in prima<br />
linea nella lotta al fenomeno mafioso, molti artisti. Un ruolo di prim’ordine, di catalizzatore<br />
direi, ebbe da subito <strong>il</strong> Centro di Documentazione Peppino Impastato col prof. Umberto<br />
Santino, praticamente, <strong>il</strong> testimone di quella lotta era ormai passato nelle mani di quella<br />
sana ed eterogenea parte della società che aveva eletto la casa di Felicia importante luogo<br />
di “memoria attiva”. Nascerà ufficialmente solo dopo la sua morte, nel 2005, Casa Memoria».<br />
12<br />
Il progetto legalità<br />
Banca Don Rizzo
Ad un certo punto l’incontro con <strong>il</strong> regista Marco Tullio<br />
Giordana e <strong>il</strong> f<strong>il</strong>m i “Cento Passi”, cosa successe?<br />
«A dire <strong>il</strong> vero erano state numerose nel tempo le richieste<br />
da parte di vari registi di trasporre la storia di Peppino<br />
su pellicola, ma Tullio Giordana fu l’unico capace di<br />
rendere coscienti tutti noi e convincerci, dell’importanza<br />
del linguaggio cinematografico, ebbe molto rispetto<br />
verso quella Storia e seppe raccontarla in maniera<br />
quasi documentaristica, ma riusci anche e soprattutto a<br />
raccontarla con un linguaggio semplice, accattivante,<br />
divertente e appassionato, paradossalmente gioioso<br />
direi… Il f<strong>il</strong>m ebbe l’effetto di una bomba, fece conoscere<br />
Peppino Impastato, in tutta la nazione ed all’estero;<br />
contribuì, certamente in maniera inequivocab<strong>il</strong>e, a fare<br />
uscire fuori quella storia della profonda provincia sic<strong>il</strong>iana, di<br />
un m<strong>il</strong>itante politico impegnato nel suo piccolo territorio<br />
nella diffic<strong>il</strong>e lotta alla mafia ed ad una certa politica<br />
corrotta e affaristica, consacrandola come la storia di un<br />
uomo giusto, impegnato nell’affermazione dei principi<br />
di democrazia e giustizia, nell’affermazione della legalità<br />
come condizione assolutamente necessaria e universale<br />
di libertà. Peppino era diventato un simbolo».<br />
Giovanni, oggi Casa Memoria raccoglie tutte le istanze<br />
di giustizia e legalità che provengono da quella larga<br />
parte del tessuto sociale che pretende “un”, anzi, “<strong>il</strong><br />
cambiamento”, la Mafia intanto ha cambiato volto,<br />
come reagiscono i giovani oggi? come pretendono di<br />
lottare? e con quali strumenti?<br />
«La mafia è vero ha radicalmente cambiato volto, ma non<br />
certamente natura. Non esiste, infatti, più la mafia riconoscib<strong>il</strong>e<br />
che fisicamente si incontrava prepotente e spavalda<br />
per strada, quella del boss al bar del paese per intenderci,<br />
quella mafia fatta di uomini di cui paradossalmente tutti<br />
conoscevano, anche se a grandi linee, le vite i referenti<br />
politici e gli affari, essa oggi vive molto più nascosta e<br />
sommersa nel grigio di quella fascia che già molto bene<br />
aveva, annunciato, descritto, analizzato Giovanni Falcone.<br />
La mafia oggi si serve di strumenti sociali diversi, addirittura<br />
trova terreno fert<strong>il</strong>issimo in quella condizione di assoluta<br />
precarietà in cui oggi sono “volutamente” mantenuti i<br />
giovani lavoratori del nostro paese, e la precarietà quando<br />
diventa sistema, è una condizione analoga a quella della<br />
non occupazione, non meno pericolosa del lavoro nero,<br />
tanto più perchè legalizzata. I giovani sono oggi, come e<br />
forse più di ieri, fac<strong>il</strong>mente ricattab<strong>il</strong>i e ricattati, sia nella vita<br />
sociale che nella vita politica, sono stati traditi. La loro lotta<br />
oggi può essere meno di un tempo lotta attiva e m<strong>il</strong>itante<br />
diretta nel territorio a condannare gli uomini e le azioni<br />
mafiose, oggi quella lotta è rinvenib<strong>il</strong>e nella loro lotta per<br />
<strong>il</strong> ripristino della legalità, è inevitab<strong>il</strong>mente la lotta per <strong>il</strong><br />
lavoro, per <strong>il</strong> lavoro sano. Io credo che l’unico vero antidoto<br />
contro <strong>il</strong> veleno mafioso sia l’affermarsi della cultura del<br />
lavoro, del rispetto della legalità, delle regole, dell’impresa<br />
sana, della cultura del lavoro cooperativo, dello sv<strong>il</strong>uppo di<br />
esso partendo principalmente dal territorio, dalle piccole<br />
N. 3 <strong>2011</strong><br />
13<br />
realtà, dai suoi piccoli bisogni. In questo siamo molto<br />
in ritardo nonostante tutti gli “Impastato”, i “Falcone” i<br />
“Borsellino”, i “Turiddu Carnevale”, i “Rizzotto” e i tanti uomini<br />
e le tante donne che hanno combattuto, ma i giovani<br />
questo lo sanno, sapranno fare le scelte giuste (aggrotta le<br />
sopracciglia)».<br />
Tu ad esempio sei un commerciante, come coniughi <strong>il</strong><br />
tuo lavoro all’impegno sociale?<br />
«Prima di tutto facendo una battaglia attiva contro <strong>il</strong><br />
“pizzo”. Sono stato subito dopo la morte di Libero Grassi tra<br />
i primi 25 esercenti sic<strong>il</strong>iani a iscrivermi al cartello di “Addio<br />
Pizzo”. Poi la mia pizzeria è spesso teatro di dibattiti su<br />
temi di impegno sociale, è <strong>il</strong> modo più diretto e semplice<br />
per coniugare <strong>il</strong> mio lavoro all’impegno sociale. Da noi è<br />
fac<strong>il</strong>e mangiare una pizza mentre si ascolta un dibattito<br />
su un tema scottante e attuale della vita del nostro paese,<br />
proprio come questa sera, oppure è possib<strong>il</strong>e incappare<br />
durante la proiezione di un f<strong>il</strong>m o la presentazione di un<br />
libro, tra cui anche <strong>il</strong> mio (sorride!) con la partecipazione<br />
tra gli altri di Roberto Saviano e <strong>il</strong> procuratore Grasso.<br />
C’è chi dice che l’Italia unita nacque dentro i “caffè” di<br />
Genova, Torino, M<strong>il</strong>ano, Napoli, dove i padri del nostro<br />
Risorgimento si riunivano per costruire un Paese Grande<br />
Unito e Democratico. Nel mio piccolo mi ispiro a loro.<br />
Ovviamente la mia è una provocazione. Ma chissà, (ride!)»<br />
Giovanni, Tano Badalamenti è ormai storia, morì in<br />
carcere, nel 2002 venne condannato all’ergastolo per<br />
l’uccisione di tuo fratello Peppino Impastato, la sua<br />
casa, li a pochi passi da quella di mamma Felicia, è oggi<br />
confiscata, e l’uso assegnato alla associazione Casa<br />
Memoria, tra le altre che sono impegnate a vario titolo<br />
nella lotta alle mafie nel territorio di Cinisi, cosa significa?<br />
«È la Giustizia, è la Speranza, è <strong>il</strong> successo di trent’anni di<br />
lotte per affermare la verità, ma è anche un onere una<br />
responsab<strong>il</strong>ità. La casa del boss ritorna alla collettività,<br />
“contrappasso sociale”. La casa del boss, che non per<br />
cultura della vendetta, ma per cultura democratica, per<br />
amore della legalità diventa bene comune, ad uso di chi,<br />
con <strong>il</strong> suo impegno, la vorrà fare rinascere attraverso l’Arte<br />
l’Impegno lo Studio e la Memoria».
LA TRADIZIONE E L’INNOVAZIONE<br />
Gregory Bongiorno,<br />
la sua esperienza d’impresa,<br />
la banca e lo sv<strong>il</strong>uppo<br />
del territorio<br />
di Antonio Fundarò<br />
Inizia con questo numero la rubrica dedicata al Consiglio<br />
di Amministrazione della Banca Don Rizzo, uno spazio,<br />
ampio a sufficienza, dove gli amministratori della Banca<br />
si presentano, si fanno conoscere e si confrontano<br />
sui temi dell’economia, della finanza, dell’etica, della<br />
solidarietà, dello sv<strong>il</strong>uppo e dell’identità.<br />
Un percorso piacevole che vuole avere la forza ed <strong>il</strong><br />
coraggio di eviscerare quelle che sono le tematiche più<br />
attuali, cercarvi di dare soluzioni e proporre interventi.<br />
Ma, anche, una bacheca ideale, dove progettare <strong>il</strong><br />
futuro della nostra Banca. Questo numero abbiamo<br />
voluto conoscere ed intervistare Gregory Bongiorno.<br />
Dottore Bongiorno è vero che l’attività bancaria<br />
richiede un modello di gestione diverso da quelli<br />
ut<strong>il</strong>izzati dagli altri settori dell’economia?<br />
«é vero solo in parte, infatti le imprese sia del settore<br />
bancario che di tutti gli altri settori, pur svolgendo attività differenti, oggi più che mai, devono comunque avere<br />
come denominatore comune modelli di gestione che prestino attenzione ad una incessante ricerca dell’efficienza<br />
aziendale oltre che una continua attenzione al mercato e alle sue dinamiche evolutive. Con questo voglio dire<br />
che non esistono più porti sicuri per nessuno, non esistono più sacche di rendite vitalizie ma che ogni impresa<br />
deve quotidianamente mettersi in gioco contro avversari che in un mondo economico sempre più globalizzato<br />
possono arrivare anche da molto lontano e mettere in discussione la propria fetta di mercato e anni di duro lavoro.<br />
Oggi <strong>il</strong> mondo economico e finanziario gira molto più velocemente rispetto a prima e, quindi, diventa sempre più<br />
importante <strong>il</strong> “time to market” ossia la velocità e la tempistica con cui ogni impresa gestisce i propri processi aziendali<br />
ed entra in nuovi mercati».<br />
Quanto la sua esperienza di imprenditore, la lunga m<strong>il</strong>itanza nell’associazione industriali, può aiutarla nel<br />
diffic<strong>il</strong>e compito di amministratore di questo Istituto di Credito?<br />
«Innanzitutto voglio testimoniare la mia immensa gioia nel far parte di questo Consiglio di Amministrazione della<br />
Banca Don Rizzo, un gruppo splendido, fatto di belle persone che sin da subito mi hanno accolto molto bene<br />
e messo a mio agio. Il nuovo Cda è molto eterogeneo, sia per esperienze professionali che di vita vissuta, credo<br />
che questo sia un elemento molto importante, infatti, le continue sfide e le innumerevoli variab<strong>il</strong>i competitive<br />
a cui è chiamata la nostra Banca, potranno essere affrontate e gestite meglio con una squadra composta da<br />
persone che hanno sk<strong>il</strong>ls e background molto differenti fra loro. Tornando a me, ho assunto <strong>il</strong> diffic<strong>il</strong>e compito di<br />
amministratore della banca, con grande senso di responsab<strong>il</strong>ità e mi auguro che la mia esperienza associativa e<br />
quindi la propensione a “fare squadra”, unita a quella di imprenditore possano aiutarmi a far bene e a dare <strong>il</strong> mio<br />
contributo. Inoltre, posso sicuramente affermare che nel mio nuovo ruolo metterò tutto <strong>il</strong> mio impegno e spenderò<br />
al meglio le mie energie nell’affrontare questo diffic<strong>il</strong>e compito, ritengo che questo, lo debba a tutti coloro che<br />
mi hanno dato fiducia e creduto in me e, soprattutto, che mi hanno dato la possib<strong>il</strong>ità di fare questa splendida ed<br />
importante esperienza professionale».<br />
14<br />
Rubrica: Conosciamo <strong>il</strong> CDA della Banca Don Rizzo<br />
Banca Don Rizzo
La BCC Don Rizzo mantiene <strong>il</strong> suo ruolo di propulsore<br />
nell’economia del territorio? Quanto è diverso, questo<br />
ruolo, da quello che aveva nei primi anni del ‘900 e<br />
quanto mantiene di caratterizzante di quel periodo<br />
della sua storia?<br />
«Credo che a distanza di molti anni e nonostante i normali<br />
cambiamenti che <strong>il</strong> passare del tempo ci impone, la Banca<br />
Don Rizzo se pur “naturalmente cambiata” sia sempre e,<br />
comunque, caratterizzata dai quei valori che hanno ispirato<br />
la sua nascita e che la hanno contraddistinta durante questi<br />
anni in cui la banca è cresciuta e si è sv<strong>il</strong>uppata. In particolare<br />
mi riferisco al fatto che, nonostante la sua importante e<br />
significativa crescita avvenuta negli ultimi anni, soprattutto<br />
dal punto di vista dimensionale, è rimasta, comunque, una<br />
Banca del Territorio, a cui si rivolge quotidianamente e a<br />
cui presta la giusta ed accurata attenzione. È una banca<br />
che pur avendo dei vincoli di b<strong>il</strong>ancio, come tutte le<br />
banche del resto, non ha come unico obiettivo <strong>il</strong> semplice<br />
profitto, bensì ha lo scopo di contribuire alla promozione<br />
e allo sv<strong>il</strong>uppo del territorio in cui opera. La Banca Don<br />
Rizzo, in più di cento anni, ha permesso a migliaia di<br />
persone e alle loro famiglie, agricoltori, artigiani, operai,<br />
ed imprenditori di ricevere fiducia e di ottenere credito<br />
e, quindi, di migliorare la propria situazione economica<br />
e sociale. Tale modo di operare ha contribuito a creare<br />
ricchezza e sv<strong>il</strong>uppo nel territorio, a creare posti di lavoro e<br />
a far crescere le comunità locali in cui la Banca ha operato<br />
in questi anni di attività, diventando per molti “la Banca di<br />
riferimento”. Credo che nei pensieri e nella mente di Don<br />
Rizzo che ha fondato la Banca ci fosse proprio questo, e<br />
ritengo che nonostante i dovuti cambiamenti dettati dai<br />
tempi moderni, la Banca non debba mai abbandonare<br />
questa Mission e questo modo di “Fare Banca”, che mi piace<br />
sottolineare, racchiude un forte senso di responsab<strong>il</strong>ità<br />
sociale. La Banca Don Rizzo, infatti, ha <strong>il</strong> merito di svolgere<br />
parallelamente sia la funzione creditizia che sociale. Tale<br />
funzione assume un significato particolare e distintivo<br />
rispetto agli altri istituti di credito».<br />
N. 3 <strong>2011</strong><br />
15<br />
È davvero in difficoltà l’economia sic<strong>il</strong>iana e cosa<br />
serve all’impresa per superare questo particolare<br />
momento di recessione?<br />
«Credo che l’enorme stato di crisi in cui oggi si trova<br />
la nostra economia sic<strong>il</strong>iana sia sotto gli occhi di tutti<br />
e la cosa ancor più grave che emerge dagli osservatori<br />
economici è che la nostra non è una crisi congiunturale<br />
ossia “del momento” ma, purtroppo, è una crisi strutturale<br />
e che non passerà in fretta. In pratica quando nel resto<br />
del mondo o comunque d’Italia, passata la crisi, la<br />
macchina dell’economia riprenderà a camminare anche<br />
se a diverse velocità ed in momenti differenti, da noi in<br />
Sic<strong>il</strong>ia probab<strong>il</strong>mente la macchina rimarrà ferma. Infatti,<br />
la nostra non può paragonarsi come una normale crisi<br />
di mercato, purtroppo da noi la cosa è molto più seria,<br />
la nostra crisi è strutturale e quindi ad essere minate<br />
sono state le fondamenta di quel poco di economia<br />
che “ai noi” era per buona parte finanziata dalla mano<br />
pubblica. Inoltre in una regione come la nostra, già<br />
di suo “perennemente” in crisi, dove in più la sanità<br />
non funziona, la pubblica amministrazione neanche,<br />
gli effetti negativi vengono enfatizzati e percepiti<br />
maggiormente. In questi momenti così diffic<strong>il</strong>i per<br />
poter uscire dal guado è importante e fondamentale <strong>il</strong><br />
gioco di squadra dove ognuno faccia la propria parte<br />
in base alle proprie responsab<strong>il</strong>ità. In particolare credo<br />
che un ruolo fondamentale lo debba avere la pubblica<br />
amministrazione e la politica che la amministra, infatti si<br />
deve prendere coscienza innanzitutto (anche nell’ottica<br />
del federalismo fiscale) che non si può più raschiare<br />
<strong>il</strong> fondo del bar<strong>il</strong>e e che vanno per forza eliminati gli<br />
sprechi e le inefficienze della pubblica amministrazione,<br />
va in qualche modo fermata l’emorragia. Inoltre, è<br />
fondamentale che la pubblica amministrazione diventi<br />
finalmente più efficiente diminuendo drasticamente<br />
gli effetti negativi e le lungaggini della burocrazia,<br />
che purtroppo da recenti studi sembra essere <strong>il</strong> reale<br />
freno dell’economia sic<strong>il</strong>iana. È inammissib<strong>il</strong>e che in
Sic<strong>il</strong>ia, dove serve la nascita di nuove imprese private<br />
per frenare l’esclalation dei livelli di disoccupazione<br />
giovan<strong>il</strong>e, si continui a far scappare gli imprenditori<br />
ed in alcuni casi multinazionali ormai stanche di<br />
aspettare le lungaggini burocratiche per l’avvio di nuovi<br />
investimenti. C’è bisogno di un Reinventing Government,<br />
ossia bisogna reinventarsi <strong>il</strong> modo di amministrare<br />
la cosa pubblica. Dal lato delle imprese che devono<br />
diventare <strong>il</strong> vero propulsore dell’economia, serve anche<br />
in questo caso, che per primo gli stessi imprenditori<br />
prendano consapevolezza che sono ormai finiti i tempi<br />
dell’assistenzialismo e dei finanziamenti a pioggia,<br />
non possiamo e non dobbiamo più essere considerati<br />
la palla al piede del Paese Italia. Bisogna anche in<br />
questo caso che le imprese private imparino a vivere e<br />
a sv<strong>il</strong>upparsi solo secondo logiche di mercato e siano<br />
ispirate ad una ricerca quasi “maniacale” dell’efficienza<br />
aziendale, ritengo che siano queste dal lato delle<br />
imprese le vere chiavi di volta. Serve salvaguardare <strong>il</strong><br />
nostro straordinario patrimonio culturale e naturalistico<br />
in modo da farlo diventare sempre di più una vera<br />
attrazione per m<strong>il</strong>ioni di visitatori e quindi accrescere<br />
le opportunità di un settore come quello del turismo<br />
che nei prossimo anni dovrà diventare uno dei fattori<br />
trainanti della nostra economia regionale. Infine, credo<br />
che per far ripartire realmente la crescita serva attrarre<br />
capitali da parte di investitori sia italiani che esteri,<br />
ma per fare questo ci vogliono cinque condizioni di<br />
base per lo sv<strong>il</strong>uppo economico e in particolare: più<br />
sicurezza, più infrastrutture, meno burocrazia, un fisco<br />
più favorevole e un mercato del lavoro più flessib<strong>il</strong>e».<br />
Cosa deve fare la Banca Don Rizzo e quali tempi si<br />
deve dare?<br />
«Innanzitutto mi sento di dover dire che sono rimasto<br />
piacevolmente colpito dalla persone che fanno parte<br />
16<br />
della struttura della Banca, ho trovato in particolare molti<br />
giovani attenti e preparati, ma soprattutto di qualità, e<br />
credo che questo sia una variab<strong>il</strong>e competitiva molto<br />
importante e di sicuro successo. Inoltre, credo che, senza<br />
tralasciare la sua mission originaria di banca del territorio,<br />
al fine di meglio competere in un mercato sempre più<br />
diffic<strong>il</strong>e come quello del credito, debba differenziarsi<br />
e distinguersi per forza dagli altri suoi competitors<br />
spesso molto grandi per dimensione ed importanza.<br />
Con questo intendo dire che la nostra banca oltre che<br />
curare maggiormente <strong>il</strong> processo del credito, ponendo la<br />
giusta attenzione al merito creditizio, dovrà puntare su<br />
prodotti e servizi sempre più innovativi per la clientela,<br />
su nuovi approcci commerciali con i clienti, nonché<br />
su tempi più veloci di risposta per <strong>il</strong> cliente. Inoltre<br />
credo che la nostra banca in una logica di differenziarsi<br />
rispetto alle altre, possa giocare un ruolo importante<br />
nell’affiancare la crescita dell’impresa e dell’imprenditore<br />
in una attività quasi “consulenziale”. Infatti, nel mondo<br />
bancario capita spesso che, nonostante una attenta<br />
valutazione del merito creditizio, la bontà del business<br />
sottostante degeneri, perché l’imprenditore non è stato<br />
adeguatamente affiancato nella crescita aziendale, non<br />
ha avuto la giusta consulenza finanziaria durante lo<br />
sv<strong>il</strong>uppo dell’investimento. In questa ottica una risposta<br />
concreta potrebbe arrivare dal sistema delle BCC,<br />
continuando <strong>il</strong> percorso già intrapreso con BCC Gestione<br />
Crediti, BCC Factoring etc, valorizzando, ancora una volta,<br />
<strong>il</strong> loro essere “differenti” attraverso la creazione all’interno<br />
del movimento di una struttura di supporto e consulenza<br />
alle imprese con figure altamente professionali. Infine,<br />
credo che anche in una ottica futura, la crescita e lo<br />
sv<strong>il</strong>uppo della banca debbano essere comunque e<br />
prima di ogni altra cosa, ispirati dal principio di una sana<br />
e prudente gestione in una ottica di salvaguardia del<br />
patrimonio della banca stessa».<br />
GreGory BonGiorno, 36 anni, laureato<br />
in Economia Aziendale, ha una pluriennale<br />
esperienza nella gestione della propria<br />
impresa, la AGESP SpA; azienda operante nel<br />
campo della raccolta e smaltimento dei rifiuti.<br />
Consigliere di Amministrazione del GAL “Golfo<br />
di Castellammare” oltre che Consigliere di<br />
Amministrazione del Confidi Trapani, consorzio di<br />
garanzia fidi di Confindustria Trapani. È stato, dal<br />
2003 al 2008, Presidente del Gruppo dei Giovani<br />
Imprenditori di Confindustria Trapani. Oggi è<br />
Vice Presidente Vicario di Confindustria Trapani e<br />
componente della Giunta di Confindustria Sic<strong>il</strong>ia.<br />
Nel maggio <strong>2011</strong>, è stato eletto componete del<br />
Consiglio di Amministrazione della Banca di<br />
Credito Cooperativo Don Rizzo.<br />
Banca Don Rizzo
Risparmio<br />
È <strong>il</strong> nuovo Conto Deposito a scadenza<br />
su cui puoi versare i tuoi risparmi per 3, 6 o 12<br />
mesi ed ottenere una remunerazione premiante.<br />
è<br />
semplice!<br />
è<br />
gratuito!<br />
Non ci sono spese di attivazione,<br />
di gestione e di estinzione,<br />
così come l’imposta di bollo<br />
che è a carico della Banca.<br />
Il Conto Deposito si appoggia al tuo<br />
conto corrente in essere presso la<br />
Banca Don Rizzo e/o altre Banche e<br />
ti permette di investire i tuoi<br />
risparmi dallo sportello o direttamente<br />
da casa con<br />
Inbank. dà<br />
maggiori<br />
rendimenti!<br />
è<br />
sicuro!<br />
I tuoi risparmi saranno al sicuro<br />
perché transitano solo tra conti<br />
intestati a te, che alla scadenza<br />
ti garantiranno <strong>il</strong> capitale<br />
versato oltre agli<br />
interessi maturati.<br />
I nostri tassi ti garantiscono<br />
un rendimento maggiore<br />
e una capitalizzazione differenziata<br />
in funzione della scadenza<br />
e delle somme<br />
depositate.<br />
è per<br />
<strong>il</strong> territorio!<br />
Il Conto Deposito permette<br />
alla Banca Don Rizzo<br />
di reinvestire la tua liquidità<br />
in maniera concreta<br />
ed efficace per lo sv<strong>il</strong>uppo<br />
del territorio.<br />
Messaggio pubblicitario con finalità promozionale<br />
Informazioni dettagliate sulle condizioni applicate al Conto Deposito<br />
Risparmio sono riportate sul sito www.bancadonrizzo.it<br />
e sui rispettivi fogli informativi a disposizione del pubblico<br />
presso le nostre f<strong>il</strong>iali.
LA TRADIZIONE E L’INNOVAZIONE<br />
Il saluto dei Sindaci<br />
Il Sindaco di Custonaci<br />
Raccolgo ben volentieri I’invito rivoltomi ed esprimo profonda riconoscenza ai Vertici<br />
dell’Istituto di Credito “Don Rizzo” per I’intendimento di dedicare <strong>il</strong> prossimo numero<br />
Comune di Custonaci della sua rivista quadrimestrale al territorio, alla storia, all’economia e alla gastronomia<br />
di Custonaci.<br />
Peftanto, ringrazio <strong>il</strong> Presidente dell’Istituto Dott. Giuseppe Mistretta e <strong>il</strong> suo Direttore<br />
Generale Dott. Carmelo Guido, per I’attenzione che è stata rivolta alla nostra cittadina,<br />
decidendo di scrivere delle sue varie culture.<br />
La richiesta del saluto del Sindaco costituisce <strong>il</strong> riconoscimento dell’esistenza di una<br />
serie di rapporti che, insieme, danno vita a momenti di forte ed intenso sv<strong>il</strong>uppo sociale,<br />
destinato a produrre azioni sempre più concrete nel lavoro, nella collaborazione e,<br />
perché no, nell’amicizia.<br />
Custonaci dei marmi: a seguire di un’attività quasi pionieristica, l’immediato<br />
dopoguerra e fino agli anni ottanta, finalmente impara a far conoscere <strong>il</strong> suo prodotto,<br />
affrancandolo dalla considerazione che tutti i marmi italiani provenissero dalla Città di Carrara. Giovani<br />
imprenditori, i figli dei pionieri, poftano i propri pezzi pregiati nel mondo, lavorati e in blocchi. Molti di questi<br />
sono stati ut<strong>il</strong>izzati per rivestire aeroporti, grattacieli, grandi alberghi, metropolitane, private abitazioni. In ltalia,<br />
come produzione e come esportazione, è seconda solo a Carrara ma è marmo, ed oggi universalmente noto, di<br />
Custonaci. Il primo per rivestimenti esterni.<br />
Custonaci del turismo: all’ombra del massiccio del Cofano, spiagge accoglienti e pulite ospitano turisti sempre<br />
più numerosi provenienti da ogni parte d’Italia; acque limpidissime e smeraldine tonificano i bagnanti che vi si<br />
immergono. Le nostre strutture recettive vi accoglieranno con grande professionalità e simpatia;<br />
Custonaci dell’arte un centro storico ordinato, impreziosito dalla monumentale Chiesa di Maria SS. di Custonaci,<br />
unica Città Mariana in Sic<strong>il</strong>ia; un museo all’interno del grande Santuario; un sagrato artistico bellissimo realizzato<br />
con ciottoli di mare; un pregevole basolato di marmo locale lavorato, che desta meraviglia e stupore in quanti<br />
hanno la possib<strong>il</strong>ità di calpestarlo;<br />
Custonaci degli svincoli una vecchia idea, finalmente realizzata con <strong>il</strong> contributo di tante imprese locali. Grandi<br />
zone a verdi, ben curate, dentro e fuori l’bitato, arricchite di marmi e di opere d’arte, sono diventate presto<br />
oggetto d’interesse da parte di tanti Comuni dell’Isola, che ci chiedono notizie sulla loro realizzazione;<br />
Custonaci della cultura non solo <strong>il</strong> Duomo, non solo <strong>il</strong> Museo ad esso annesso, ma tante iniziative culturali,<br />
presentazioni di libri, convegni. Ultima arrivata, ma non ultima per valore, la Rassegna di Teatro Dialettale<br />
“Quinte inPiazza”, che sicuramente sarà riproposta negli anni a venire;<br />
Custonaci della gastronomia le sfinge, pasta fritta spolverata con zucchero a velo misto a cannella, sono diventate <strong>il</strong><br />
fiore all’occhiello della nostra gastronomia, ma anche cannoli, cassatelle, e couscous e pasta di casa (le busiate);<br />
Custonaci del presepe vivente: all’interno della grotta preistorica di Scurati (Grotta Mangiapane) da più di un<br />
ventennio viene rappresentata la Natività. In questo luogo naturale, incastonato alle falde del Cofano, ogni<br />
anno viene raffigurata la nascita di Gesù, arricchita da figuranti che impersonano gli antichi mestieri;<br />
Custonaci della tradiziane contadina: i nostri contadini (i viddani), che ut<strong>il</strong>izzano oggi le attrezzature più<br />
moderne ed aggiornate e i nostri allevatori, che consentono la produzione di carne fresca, di formaggi e ricotta,<br />
rappresentano un tipico esempio di cultura agro-pastorale che vive nel progresso una immutata tradizione;<br />
Custonaci dell’ospitalità: tipica del mondo meridionale, e sic<strong>il</strong>iano in particolare, a Custonaci tocca una vetta<br />
sublime. Qui sarete coccolati e corteggiati come persone di famiglia. Tutti si faranno in quattro per venire<br />
incontro ad ogni vostra richiesta ed esigenza. E sarà un ricordo indimenticab<strong>il</strong>e.<br />
Mario Pellegrino<br />
18<br />
Gli enti istituzionali<br />
Banca Don Rizzo
Il progetto legalità<br />
Il Sindaco di Valderice<br />
Valderice ambisce ad essere qualcosa di più dell’ameno luogo di v<strong>il</strong>leggiatura che già<br />
è. Per questa ragione quest’anno i programmi rivolti al territorio hanno seguito una<br />
Comune di Valerice traccia precisa: incrementare <strong>il</strong> ruolo del comune, al centro dell’agro ericino, a poco<br />
lontano dal capoluogo, nell’ambito del confronto culturale. “Sulle rotte del Tonno Rosso”<br />
partendo dalle questioni legate alla pesca del tonno, che ha segnato culturalmente ed<br />
economicamente <strong>il</strong> nostro territorio, ha preso in esame lo stato di salute del nostro<br />
mare e le prospettive di una metodologia di pesca che è profondamente cambiata<br />
nel corso degli ultimi decenni dopo essere stata immutata per m<strong>il</strong>lenni. Esperti del<br />
settore della pesca, economisti, studiosi e ricercatori ne hanno discusso per dieci<br />
giorni nell’antico borgo di Bonagia e all’interno della Tonnara, impareggiab<strong>il</strong>i cornici<br />
di stimolanti kermesse gastronomiche di spettacolo. “Officine del Mediterraneo” ha<br />
invece concentrato la su attenzione sullo pressante domanda di multiculturalità ed<br />
insieme di identità che proviene dai 500 m<strong>il</strong>ioni di abitanti del bacino. Intellettuali,<br />
scrittori, giuristi, economisiti, artisti, come Giampiero Mughini, Moni Ovadia, Nino<br />
Buttitta, S<strong>il</strong>vio Mazzarese, Mons. Domenico Mogavero, Maurizio Lisciandra, Michelle Nouri hanno acceso i<br />
riflettori sulla domanda che s’è posto, già alcuni anni fa, lo storico francese Fernand Braudel: che cosa è questo<br />
Mediterraneo che assomma tanti interessi? «M<strong>il</strong>le cose alla volta - risponde lo storico in un suo scritto -, non<br />
un paesaggio, ma innumerevoli paesaggi. Non un mare, ma una successione di mari. Non una civ<strong>il</strong>tà, ma delle<br />
civ<strong>il</strong>tà messe una sopra l’altra. Viaggiare nel Mediterraneo, è trovare <strong>il</strong> mondo romano in Libano, la preistoria<br />
in Sardegna, le città greche in Sic<strong>il</strong>ia, la presenza araba in Spagna, l’islam turco in Iugoslavia. È tuffarsi nel più<br />
profondo dei secoli, fino alle costruzioni megalitiche di Malta, o fino alle piramide d’Egitto. È incontrare delle cose<br />
molto antiche ancore viventi accanto all’ultra moderno (…) è tutto alla volta immergersi nell’arcaismo dei mondi<br />
insulari e sorprendersi davanti all’estrema giovinezza di città molto vecchie, aperte a tutti i venti della cultura e<br />
del profitto». Oggi globalizzazione, migrazioni internazionali e culture politiche costituiscono la nuova trimurti<br />
della sociologia politica, in virtù anche delle strette relazioni che fra loro intercorrono e dei molteplici rapporti<br />
di ciascun elemento coi più r<strong>il</strong>evanti aspetti della struttura e della dinamica sociale. Da qui l’idea-necessita di<br />
“Officine Mediterranee”.<br />
L’Amministrazione Comunale ha intrapreso questo percorso, consapevoli come siamo, che è un progetto ambizioso<br />
ma pienamente calato nella contemporaneità e, direi nella perentorietà del momento, in quanto la relazione tra i<br />
popoli del Mediterraneo è, oltre a fatto sempre più di attualità, come la cronaca dimostra, principalmente per noi<br />
fatto di vita, di costruzione dei canali della pace, dello sv<strong>il</strong>uppo economico, dello scambio delle idee. Valderice,<br />
grazie anche al concorso di alcuni importanti sponsor privati, tra i quali la Banca Don Rizzo, intende dare <strong>il</strong> suo<br />
contributo al ruolo di centralità culturale nel Mediterraneo che naturalmente hanno la Provincia di Trapani e la<br />
Sic<strong>il</strong>ia. Non abbiamo velleità di prerogative o gelosie nei confronti di altre iniziative, vogliamo essere di supporto<br />
al processo culturale che deve presiedere, o meglio ancora anticipare, le dinamiche sociali per poterle meglio<br />
inquadrare in una via di corrette relazioni tra i popoli.<br />
Cam<strong>il</strong>lo Iovino<br />
N. 3 <strong>2011</strong><br />
19
LA TRADIZIONE E L’INNOVAZIONE<br />
Il baglio, la sua storia,<br />
la sua struttura architettonica<br />
ed <strong>il</strong> suo uso<br />
di F<strong>il</strong>ippo Nob<strong>il</strong>e<br />
Baglio deriva dall’arabo (Bahah), cort<strong>il</strong>e. Si tratta di un<br />
insediamento rurale, all’interno dei grandi feudi, che<br />
svolgeva una funzione di controllo dei lavori dei campi e<br />
di difesa del territorio con le sue fortificazioni. Era anche<br />
la dimora residenziale del feudatario.<br />
Anche se, l’etimologia della parola baglio appare incerta,<br />
tuttavia è possib<strong>il</strong>e considerare altre ipotesi, come, ad<br />
esempio, quella di derivazione dal tardo latino ballium<br />
(cort<strong>il</strong>e circondato da alti edifici o muri); o quella,<br />
altrettanto<br />
Il Sic<strong>il</strong>ia, comunque, ne è testimonianza la particolare<br />
ricerca storica compiuta dall’etnoantropologo e storico<br />
prof. Roberto Calia, <strong>il</strong> baglio (bagghiu, in lingua sic<strong>il</strong>iana)<br />
è una fattoria fortificata con ampio cort<strong>il</strong>e.<br />
Sta di fatto che, nella nostra terra del sole, la nascita<br />
del baglio accade contemporaneamente al fenomeno<br />
“colonizzatore” di vaste aree interne, abbandonate ed<br />
incolte, della Sic<strong>il</strong>ia, da parte dei nob<strong>il</strong>i locali (i “baroni”),<br />
tra <strong>il</strong> Cinquecento e <strong>il</strong> Settecento. La Spagna, infatti, che<br />
all’epoca dominava la Sic<strong>il</strong>ia, avendo bisogno di grandi<br />
quantità di cereali, aveva stab<strong>il</strong>ito la concessione di una<br />
20<br />
Il territorio: la nostra storia, le nostre città, i personaggi<br />
“licenza di ripopolamento” (la Licentia populandi), tramite<br />
la quale i nob<strong>il</strong>i sic<strong>il</strong>iani arrivarono a fondare persino<br />
dei veri e propri v<strong>il</strong>laggi nei dintorni della costruzione<br />
originaria (le cosiddette “città di fondazione”).<br />
Il baglio è l’espressione di un’organizzazione geoeconomica<br />
connessa al feudo o al latifondo, e, quindi,<br />
alla grande proprietà terriera che alimentava le rendite<br />
delle classi aristocratiche e della borghesia. Il baglio era<br />
una grande azienda agricola abitata, oltre che dagli stessi<br />
proprietari terrieri, anche dei contadini che vi lavoravano<br />
tutto l’anno o stagionalmente. Era quindi dotato di<br />
numerosi alloggi, ma anche di stalle e depositi per i<br />
raccolti.<br />
Ancor oggi nella Sic<strong>il</strong>ia, nelle zone di tradizionale uso<br />
agricolo, tra queste, naturalmente, l’agroericino, è<br />
possib<strong>il</strong>e incontrare tali costruzioni di notevole volume<br />
ed estensione alcune in abbandono ma in parecchi<br />
casi restaurate e riut<strong>il</strong>izzate come aziende agrituristiche<br />
o alberghi. L’agroericino è testimonianza di questa<br />
particolare attenzione al recupero dell’architettura agro<br />
rurale. Il baglio è denominato, in epoca più tarda, masseria.<br />
Banca Don Rizzo
La Masseria<br />
Le masserie costituiscono, nell’agroericino, come in<br />
ogni altro insediamento rurale, le strutture agrarie più<br />
importanti della storia delle campagne moderne.<br />
La masseria si pone probab<strong>il</strong>mente come terminale<br />
evolutivo a partire dalle massae, cioè quei complessi<br />
fondiari, che caratterizzavano la grande proprietà<br />
(pubblica ed ecclesiastica, in particolar modo) tardoantica<br />
ed alto-medievale.<br />
Con <strong>il</strong> termine di masseria si intende un centro di<br />
produzione ed organizzazione del lavoro agricolo<br />
(R. Licinio) inserita all’interno della grande proprietà<br />
fondiaria di Età Moderna (ed in parte medievale),<br />
dominata dal latifondo cerealicolo-pastorale.<br />
Il loro interesse storico è accresciuto dal fatto che esse<br />
costituiscono degli autentici crocevia multidisciplinari<br />
fra storia, economia, diritto, demografia, agronomia,<br />
antropologia culturale, ecologia, architettura ed<br />
urbanistica la comprensione del quale richiede lo<br />
sv<strong>il</strong>uppo di un approccio conoscitivo complesso.<br />
N. 3 <strong>2011</strong><br />
21
La masseria come emergenza paesaggistica<br />
La masseria come emergenza paesaggistica non sorge<br />
improvvisamente nel passaggio fra tardo Medioevo ed<br />
Età Moderna, ma costituisce <strong>il</strong> più delle volte l’evento<br />
terminale di un lungo processo evolutivo delle strutture<br />
agrarie succedutesi nell’arco di m<strong>il</strong>lenni. Essa stessa ha<br />
affrontato nel corso della sua plurisecolare vita notevoli<br />
mutamenti, sia ed<strong>il</strong>izi che organizzativi che gestionali.<br />
Il precedente più interessante della masseria è<br />
rappresentato certamente dalla v<strong>il</strong>la rustica romana,<br />
rispetto alla quale non mancano analogie, ma anche<br />
differenze essenziali.<br />
Le prime si basano sul fatto che molte masserie sorgono<br />
su siti occupati a suo tempo da v<strong>il</strong>lae, come testimoniato<br />
da riscontri archeologici e toponomastici, in primo<br />
luogo i prediali in -ano o le denominazioni contenenti<br />
V<strong>il</strong>la o Casa.<br />
Le differenze sono stigmatizzate invece dal diverso<br />
indirizzo colturale (la v<strong>il</strong>la priv<strong>il</strong>egiava infatti la coltura<br />
specializzata della vite e dell’ olivo) e dal ricorso alla<br />
mano d’opera schiav<strong>il</strong>e.<br />
Le prime strutture produttive denominate masserie di<br />
cui si ha notizia nell’alcamese nel corso del Medio Evo<br />
sono le masserie regie, aziende pubbliche deputate<br />
specificamente alla cerealicoltura, insistenti su territorio<br />
demaniale e gestite da un complesso e pletorico<br />
apparato burocratico statale.<br />
22<br />
Fu proprio la presenza di tali strutture ad impedire per<br />
lungo tempo la creazione di analoghe strutture gestite<br />
da imprenditori privati.<br />
Masserie e galantuomini<br />
L’Ottocento consacrò <strong>il</strong> predominio incontrastato della<br />
borghesia agraria nell’agroericino, personificata da una<br />
nuova figura di signore terriero, <strong>il</strong> galantuomo.<br />
Agevolati da una legislazione molto più permissiva<br />
i nuovi galantuomini intensificarono le tradizionali<br />
colture a danno dell’ ancora ampia superficie boschiva<br />
presente all’interno delle proprie terre, ma nel contempo<br />
prestarono una particolare cura anche alla facies<br />
architettonica degli edifici delle masserie, per renderle<br />
funzionali alle nuove funzioni di rappresentanza che<br />
queste erano chiamate a svolgere.<br />
La stagione postunitaria rappresenta <strong>il</strong> punto massimo<br />
di sv<strong>il</strong>uppo della masseria storica, che ha con radicali<br />
ristrutturazioni ed<strong>il</strong>izie profondamente trasformato in<br />
prestigiose dimore quelle che erano state per secoli<br />
semplici e spesso trascurate strutture di servizio.<br />
Il futuro dei bagli<br />
La moderna agricoltura non ha più bisogno di<br />
una struttura fisica di coordinamento territoriale<br />
storicamente rappresentata dalla masseria o dal baglio.<br />
Questa constatazione offre una buona chiave di lettura<br />
per comprendere l’attuale stato di salute delle masserie<br />
Banca Don Rizzo
dell’alcamese. Poche, troppo poche, costituiscono<br />
ancora quelle strutture vitali che la tradizione ci ha<br />
tramandato; alcune resistono (spesso stravolte) negli<br />
edifici, ma la loro funzione è completamente mutata,in<br />
senso residenziale o turistico-ricreativa. Molte,<br />
certamente troppe, giacciono in situazioni di staticità<br />
sempre più precaria sia per l’incuria del tempo sia per<br />
la deprecab<strong>il</strong>e attività di assassini della storia che le<br />
stanno letteralmente smantellando per rivenderne<br />
mattoni, p<strong>il</strong>e e chianche a complici amanti del rustico.<br />
I bagli a Valderice<br />
Valderice vanta una quantità davvero rappresentativa di<br />
questa caratteristica architettura agro rurale. Meritano<br />
di essere ricordati, ad esempio, baglio Battiata, baglio<br />
Licata, baglio Marini in contrada Xiare (splendido <strong>il</strong> suo<br />
poszzo), baglio Papuzzi, baglio Palazzo, baglio Carmine,<br />
baglio Santacroce, baglio Carminello, baglio Mazzara,<br />
baglio Torre Sciara, baglio Scuderi.<br />
Le v<strong>il</strong>le<br />
Particolare attenzione meritano, a Valderice, le<br />
ottocentesche V<strong>il</strong>le gent<strong>il</strong>izie, dette “Casine di delizia”,<br />
una mutazione degli antichi bagli che è avvenuta solo<br />
“in quella parte di territorio della attuale Valderice<br />
costituito dalle vecchie borgate di Paparella, di<br />
Misericordia, Sant’ Andrea e Bonagia”.<br />
Ne vogliamo ricordare qualcuna: V<strong>il</strong>la Adragna, V<strong>il</strong>la<br />
Elena, V<strong>il</strong>la Nazareth, V<strong>il</strong>la Betamia, V<strong>il</strong>la Bulgarella, V<strong>il</strong>la<br />
Maria Grazia, V<strong>il</strong>la Coppola.<br />
N. 3 <strong>2011</strong><br />
23
LA TRADIZIONE E L’INNOVAZIONE<br />
La risorsa turistica a Valderice<br />
di Giuseppe Basiricò<br />
Con queste parole iniziava la formula dell’atto notorio<br />
redatto negli uffici giudiziari delle vecchie Preture<br />
circondariali, documento idoneo a rendere testimonianza<br />
di una specifica attestazione per fini giudiziari. Magari<br />
in qualche Pretura erano sempre presenti un paio di<br />
testimoni di professione disposti a rendere nota qualsiasi<br />
verità dietro compenso delle cinquanta m<strong>il</strong>a lire.<br />
Mi sia perdonato <strong>il</strong> ricorso alla vecchia formula dell’atto<br />
notorio per affermare come sia, a tutti noto, che la prima<br />
risorsa economica in Sic<strong>il</strong>ia è quella turistica. Così come è<br />
noto, e viene affermato da tutti i pulpiti, che <strong>il</strong> turismo è<br />
cultura e l’isola di Sic<strong>il</strong>ia è ricca di cultura, oltre che di natura,<br />
di mare, di monti, di paesaggi esaltanti. L intera provincia<br />
di Trapani è una terra di cultura, ed anche di natura e<br />
paesaggi e seppure avviata verso la valorizzazione della<br />
risorsa, è ancora lontana da un suo ottimale sfruttamento<br />
ai fini economici ed occupazionali.<br />
Qualcosa è stato fatto dagli enti competenti in termini di<br />
ricettività alberghiera e offerta di servizi, tuttavia ancora<br />
insufficiente per poter fronteggiare la concorrenza di<br />
altre località nazionali ed estere, alcune di esse avviate da<br />
tempo verso razionali politiche turistiche.<br />
I Comuni hanno spesso attuato iniziative dirette a realizzare<br />
offerte locali che esauriscono gli effetti all’interno dei propri<br />
campan<strong>il</strong>i, mostrando scarsa sensib<strong>il</strong>ità ad armonizzare<br />
e coordinare le risorse del proprio orticello con quelli dei<br />
centri limitrofi,<br />
Nella nostra provincia, oso affermare, ci può essere<br />
turismo per tutti, tanta è la potenzialità. Accanto, infatti, ai<br />
parchi archeologici, paesaggistici, monumentali, balneari<br />
troviamo centri più modesti capaci di fiancheggiare luoghi<br />
più noti, ambiti dal turista, nell’offerta dei servizi di ricettività<br />
24<br />
Il territorio: la nostra storia, le nostre città, i personaggi<br />
e di soggiorno, magari a condizioni più vantaggiose.<br />
Un esempio: Erice è una splendida gemma che spesso<br />
viene evitata per un soggiorno confortevole perché ha<br />
scarsa ricettività alberghiera, pochi parcheggi e lontani dal<br />
centro storico, mancanza di iniziative di svago sia private<br />
che pubbliche. Servizi questi che possono meglio essere<br />
offerti dai centri a valle, magari a costi contenuti.<br />
L’auspicata sinergia però non potrà attuarsi se gli Enti<br />
non si associno in una programmazione unitaria che<br />
offra al turista un servizio di accoglienza dall’ingresso nel<br />
territorio per accompagnarlo e discretamente assisterlo<br />
fino all’uscita.<br />
Esigenze di sintesi impongono di porre fine alle<br />
considerazioni di premessa per affrontare la trattazione del<br />
tema specifico che riguarda <strong>il</strong> turismo a Valderice.<br />
Qualche notizia storica<br />
Avvertiamo <strong>il</strong> lettore che nel turismo valdericino, a nostro<br />
parere, è presente, da sempre, un turismo da v<strong>il</strong>leggiatura<br />
che rimane ancora la risorsa principale nel settore<br />
dell’ospitalità turistica.<br />
Degli scavi, invero abbastanza fortunosi, effettuati nell’800<br />
per ampliare la chiesetta di S. Andrea hanno fatto rinvenire<br />
due lapidi in lingua greca (una di esse è conservata presso<br />
<strong>il</strong> museo A. Cordici di Erice, l’altra è andata perduta), da<br />
cui gli studiosi hanno dedotto che in quel punto era<br />
insediata una v<strong>il</strong>la romana del terzo secolo dell’era cristiana<br />
appartenente ad un proconsole di Roma (Asinnio Nicomaco<br />
Giuliano) che testimonia <strong>il</strong> gradimento di località sic<strong>il</strong>iane<br />
per una dimora di piacere da parte di famiglie ricche della<br />
Roma imperiale (la più nota è la v<strong>il</strong>la del Casale di Piazza<br />
Armerina). Del resto pare che Virg<strong>il</strong>io, accingendosi a<br />
scrivere l’Eneide, abbia visitato personalmente i luoghi dei<br />
canti terzo e quinto del poema, ambientati nelle terre e<br />
nelle coste ericine, godendo probab<strong>il</strong>mente dell’ospitalità<br />
di qualche dovizioso concittadino.<br />
Prendendoci qualche licenza, mi sia perdonato l’azzardo,<br />
possiamo anche ricondurre ad una forma di turismo<br />
religioso <strong>il</strong> pellegrinaggio di mercanti e marinai fin sulla<br />
vetta ericina per venerare la dea, offrire preziosi doni e<br />
godere dell’amplesso sacro delle jerodule, in quello che fu<br />
l’antichissimo santuario di una dea mediterranea dell’età<br />
del bronzo, dopo ereditato da Afrodite greca, Astarte<br />
fenicia e Venere romana.<br />
Per mantenere vivo <strong>il</strong> culto dell’ericina Venus Roma,<br />
conquistata la Sic<strong>il</strong>ia con la prima guerra punica, impose<br />
a 17 città dell’isola di versare un tributo annuo al santuario<br />
della dea, con <strong>il</strong> quale,fra l’altro, venivano pagati 200 m<strong>il</strong>iti<br />
per la custodia del tempio e della fortezza che lo conteneva.<br />
Banca Don Rizzo
La v<strong>il</strong>leggiatura moderna, come oggi la si intende, ha<br />
iniziato a sv<strong>il</strong>upparsi nel 700 e, naturalmente, è stata<br />
appannaggio di una ristretta classe nob<strong>il</strong>iare e di qualche<br />
ricco borghese. Il pedemonte ericino (oggi territorio di<br />
Valderice) già nel 600, come testimonia Antonio Cordici<br />
storico, letterato e uomo pubblico di spicco dell’antica e<br />
prestigiosa città, territorio frazionato in fondi meno estesi<br />
che nel resto del vasto agro, risultava in gran parte avviato<br />
a colture intensive, e quindi ricco di verde arboreo. Tale<br />
prerogativa, associata ad altre spiccate buone qualità<br />
(vicinanza del capoluogo e della città di Trapani, una<br />
grande quantità di sorgenti d’acqua idonea tanto ad usi<br />
umani che ad irrigazione, un paesaggio collinare ricco di<br />
vedute e quadri scenici naturali, un clima mite, sovente<br />
vent<strong>il</strong>ato da una fresca brezza marina) ne fecero un luogo<br />
ideale per l’impianto di giardini, v<strong>il</strong>le e casine che, con<br />
riferimento all’uso cui furono destinate, vennero chiamate<br />
“Casine di delizia” mentre <strong>il</strong> luogo è ricordato come”<br />
“l’eldorato ericino”.<br />
Va, tuttavia, precisato che le v<strong>il</strong>le gent<strong>il</strong>izie di Valderice non<br />
furono ut<strong>il</strong>izzate solo per fini di “delizia”, specialmente nella<br />
prima fase esse costituirono supporti ai proprietari di vaste<br />
tenute, per curare meglio i loro interessi in loco. Le prime<br />
dimore, infatti, già avviate alla v<strong>il</strong>leggiatura nel ‘700, erano<br />
alquanto spartane, poiché derivavano dalla trasformazione<br />
dei bagli contadini che, proprio in quel tempo, andavano<br />
perdendo la specifica funzione di strutture a servizio<br />
dell’attività agraria. Solo dopo, nell’800 acquisirono la<br />
piena prerogativa di “casine di delizia”, sia dal punto di vista<br />
funzionale che estetico-architettonico.<br />
La v<strong>il</strong>leggiatura di massa<br />
Quello che per tutto l’ottocento e la prima metà del<br />
novecento è stato un priv<strong>il</strong>egio di pochi facoltosi, dopo<br />
<strong>il</strong> secondo conflitto mondiale, negli anni del miracolo<br />
economico italiano, divenne prerogativa popolare di<br />
massa. Chi dalla vicina città di Trapani ebbe la facoltà di<br />
acquistare una casetta (alcuni facoltosi professionisti<br />
costruirono delle vere e proprie v<strong>il</strong>le) o godeva di un<br />
reddito che consentisse loro di pagare un affitto, cercò un<br />
soggiorno ameno estivo fuori città, parte lungo la costa<br />
dove spuntarono veri e propri paesetti, parte nel moderato<br />
pendio del territorio collinare di Ragosia, Misericordia,<br />
S. Andrea. La popolazione dimorante nella stagione<br />
estiva, oggi raddoppia i cittadini residenti nella restante<br />
parte dell’anno e costituisce un fenomeno sociale ormai<br />
assorbito dalla comunità locale che ne ricava innegab<strong>il</strong>i<br />
vantaggi economici.<br />
Quale altro turismo<br />
C’è chi sostiene che <strong>il</strong> vero turismo, quello che incide<br />
nell’economia di una comunità, si misura con la disponib<strong>il</strong>ità<br />
di posti letto e con la capacità di tenere occupata la propria<br />
ricettività alberghiera per buona parte dell’anno.<br />
L’assunto è condivisib<strong>il</strong>e nel significato che l’obiettivo finale<br />
di un centro, a vocazione turistica, deve essere quello, non<br />
N. 3 <strong>2011</strong><br />
25<br />
solo di richiamare i flussi ma, soprattutto, di trattenerli <strong>il</strong> più<br />
a lungo possib<strong>il</strong>e, offrendo all’ospite quello che si aspetta<br />
dalla dimora in quel sito, con l’augurio magari di ritornare.<br />
Così, a colui che cerca la quiete della campagna, si offra dei<br />
buoni agriturismo; a chi vuole una dimora fam<strong>il</strong>iare, può<br />
star bene un B and B, da cui giornalmente raggiungere<br />
interessanti luoghi limitrofi; all’appassionato di mare, se<br />
questo non è direttamente fruib<strong>il</strong>e, si offra un comodo<br />
servizio giornaliero di trasporto verso una spiaggia<br />
attrezzata, assicurando anche una piscina all’interno delle<br />
struttura ricettiva; le grandi strutture alberghiere offrano<br />
attività di svago, vendita di prodotti tipici, edicole, luoghi di<br />
culto interni o nelle adiacenze; assicurino i servizi artigianali<br />
richiesti (parrucchieri, barbieri).<br />
Per finire<br />
Valderice, a parte la v<strong>il</strong>leggiatura che rimane la principale<br />
risorsa del territorio, oggi è impegnata a sv<strong>il</strong>uppare l’offerta<br />
turistica lungo la costa del mare, dove sono già presenti<br />
alcuni attrezzati complessi turistici. Non possedendo<br />
strutture monumentali e archeologiche, ma godendo di<br />
buone qualità per un confortevole soggiorno, negli ultimi<br />
tempi si è dotata di piccole strutture fam<strong>il</strong>iari nelle forme<br />
di Bed and Breakfast (ne sono in attività più di 15), strutture<br />
contadine, stanze in famiglia e sim<strong>il</strong>i.<br />
L’ut<strong>il</strong>izzazione della risorsa è, dunque, avviata. L’auspicio è<br />
che si continui nel rispetto degli equ<strong>il</strong>ibri naturali, evitando<br />
interventi che deturpino l’ambiente.<br />
Un ruolo importante svolgono gli enti pubblici, in<br />
particolare i Comuni, a cui è affidato <strong>il</strong> compito di fornire i<br />
principali servizi di civ<strong>il</strong>tà (acqua, pulizia dei luoghi, viab<strong>il</strong>ità<br />
ordinata, disponib<strong>il</strong>ità di parcheggi, igiene pubblica,<br />
uffici pubblici sgombri da inut<strong>il</strong>e burocrazia, competenti<br />
sportelli di assistenza turistica, ed infine iniziative di svago,<br />
anche culturali, che possano coinvolgere gli ospiti oltre<br />
l’aspetto meramente residenziale.
LA TRADIZIONE E L’INNOVAZIONE<br />
Il linguaggio universale<br />
della gastronomia<br />
dell’agroericino<br />
Scrive Jean-Claude Izzo «La gastronomia è un linguaggio<br />
universale. Il cibo oltre ad essere uno dei più grandi<br />
strumenti di conoscenza che abbiamo a disposizione, è la<br />
più grande forma esistente di diplomazia della pace» .<br />
E poi, continua Izzo, «La cucina è stata paragonata al<br />
linguaggio: come questo, essa possiede vocaboli (i<br />
prodotti, gli ingredienti) che si organizzano secondo regole<br />
di grammatica (le ricette, che danno senso agli ingredienti<br />
trasformandoli in vivande), sintassi (i menu, ossia l’ordine<br />
delle vivande) e di retorica (i comportamenti conviviali)».<br />
Ed è, così, che la cucina dell’agro ericino riscopre<br />
prepotente tutti i sapori del Mediterraneo, li fa suoi, li<br />
perfeziona e li modella, riscoprendo tutti i sapori e dando<br />
ad ogni ingrediente, <strong>il</strong> suo giusto valore.<br />
Così l’aglio, «che fa parte del gusto della vita e che insieme<br />
al vino spinge l’oltraggio fino al limite, là dove <strong>il</strong> palato non<br />
riesce a far fronte a così tante sollecitazioni e senza i quali<br />
continuare a vivere può essere davvero dura”.<br />
“O la menta, che apre le porte di quell’immaginario<br />
orientale dove tutto è lusso, calma e voluttà».<br />
Tutto questo diventa, nell’agroericino, sintesi, invito e<br />
quasi provocazione nei mercati caratteristici, anche quelli<br />
da vedere e da gustare, dove [….] «<strong>il</strong> più piccolo cetriolo<br />
assaporava già <strong>il</strong> piacere di essere preparato secondo <strong>il</strong><br />
gusto orientale o alla latina. Frutta e verdura, ma anche<br />
erbe o spezie. La varietà dei colori faceva a gara con la<br />
molteplicità degli odori. Mescolandosi alle grida, alle risate.<br />
Ho conosciuto lì, le meraviglie del mondo, e ce n’erano più<br />
di sette. Come le olive. Non ce ne sono una o due, nere<br />
o verdi, ma banconi interi di olive, di diversa provenienza,<br />
preparate e condite per tutte le rivoluzioni del palato».<br />
Quel lì di cui scrive Izzo è però soltanto <strong>il</strong> Mercato. Mercati<br />
in cui <strong>il</strong> miracolo dell’integrazione, del meticciamento,<br />
della contaminazione sembra essersi avverato sui banchi<br />
delle spezie e delle verdure, dove insieme ed accanto a<br />
“passoline e pinoli”, peperoncino, “chiappe di pomodoro”,<br />
“olive cunzate”, sempre più spesso si trova la curcuma, <strong>il</strong><br />
curry, o ancora lo zenzero. Spezie e verdure che diventano<br />
temi dominanti di molti piatti proposti dai ristoranti locali,<br />
a Custonaci come a Valderice, a San Vito come ad Erice e a<br />
Buseto Palizzolo. In questi luoghi, grazie allo scambio anche<br />
veloce, ma benevolo, curioso ed accogliente, tra avventori<br />
o tra clienti e venditori, possono nascere nuove ricette per<br />
palati, almeno quelli, disposti a provarsi in identità più ricche.<br />
26<br />
Il territorio: la nostra storia, le nostre città, i personaggi<br />
di Antonio Fundarò<br />
Stati d’animo di questo tipo spiegano e confermano quello<br />
che Ignazio De Francisci scrive nell’introduzione al libro<br />
Ricette di osterie e genti di Sic<strong>il</strong>ia a proposito dei piatti tipici<br />
sic<strong>il</strong>iani, come ad esempio la caponata [....] «Leggere queste<br />
ricette è come ascoltare una sinfonia, di quelle interpretate<br />
da una grande orchestra composta da decine e decine di<br />
strumenti. Ogni pagina mi rimanda a qualcosa d’altro, ogni<br />
ricetta mi ricorda qualcuno o qualcosa».<br />
Arricchire ulteriormente la sinfonia, creare nuove armonie<br />
con strumenti diversi e versat<strong>il</strong>i, rappresenta una delle<br />
speranze e uno dei messaggi fondamentali di Izzo, che<br />
affermava: «Come cittadino e come m<strong>il</strong>itante, non ho più<br />
grandi speranze. Ma conservo un bel po’ di speranza nei<br />
confronti dell’Uomo».<br />
Eccole qui le prelibatezze ed i simboli di un modo d’essere<br />
e di fare che non conosce età, che non conosce luogo<br />
fisico o mentale e che fa rivivere palati e sensazioni forse<br />
disabituati al buono, al fragrante, al genuino.<br />
Consci del fatto, che tramite l’atto del mangiare e<br />
dell’assorbire <strong>il</strong> cibo, noi diventiamo ciò che mangiamo,<br />
assumendo <strong>il</strong> cibo assim<strong>il</strong>iamo <strong>il</strong> mondo e, di conseguenza,<br />
incorporare gli alimenti significa farli diventare parte della<br />
nostra sostanza intima. Perciò l’alimentazione coinvolge <strong>il</strong><br />
campo del desiderio, dell’appetito, del piacere, ma anche <strong>il</strong><br />
campo della diffidenza, dell’incertezza e dell’ansietà.<br />
Tutti stati d’animo e sensazioni che proviamo quando ci<br />
troviamo, davanti, una prelibatezza dell’agroericino, con<br />
i suoi odori ed i suoi colori mediterranei, e gustandola<br />
veniamo travolti da emozioni irripetib<strong>il</strong>i e forti.<br />
Pasticcerie, bar, ristoranti, pizzerie, agriturismi e bagli,<br />
per non permettere che <strong>il</strong> ricordo di questo incantevole<br />
spicchio, dell’estremo lembo dell’Italia, possa andare<br />
dimenticato.<br />
Si potrebbe proprio cominciare cercando di suddividere,<br />
questo incantevole territorio, in fazzoletti di sapori<br />
coincidenti con le città di questo agro.<br />
A Valderice, i sapori di mare e di terra trovano un<br />
equ<strong>il</strong>ibrato connubio, sposandosi, meravigliosamente e<br />
regalando, anche al più esigente dei palati, raffinatezze<br />
davvero uniche.<br />
Potrete gustare raffinate prelibatezze all’Hotel Baglio<br />
Santacroce, in via SS 187 - Km 12, 300, telefono 0923<br />
891111, dove l’accoglienza e la discrezione della famiglia<br />
Cusenza renderanno <strong>il</strong> vostro soggiorno confortevole e<br />
Banca Don Rizzo
indimenticab<strong>il</strong>e, in un<br />
luogo ormai divenuto incontro<br />
tra la storia, l’arte,<br />
la cultura e la tradizione<br />
sic<strong>il</strong>iana. Scint<strong>il</strong>lante, gioiosa,<br />
rituale, fantasiosa. La<br />
cucina sic<strong>il</strong>iana è come la<br />
sua terra. Vive di sole, di<br />
mare, di amore. Di colori<br />
accesi, di odori intensi, di<br />
contrasti stridenti. Le caratteristiche<br />
primarie della cucina del Baglio Santacroce<br />
sono così la fantasia, <strong>il</strong> gusto elaborato nel presentare le<br />
pietanze, l’impiego di aromi, dei condimenti, la profusione<br />
di sapori. Tra i Primi piatti, le Busiate al pesto trapanese:<br />
treccine di pasta fresca condite con pesto di aglio, olio, bas<strong>il</strong>ico,<br />
mandorle e pomodorini; la Pasta con le sarde: bucatini<br />
con zafferano e conditi con salsa composta di cipolla,<br />
acciughe, prezzemolo, finocchietto selvatico, pinoli e sarde<br />
<strong>il</strong> tutto soffritto in olio, piatto tipicamente e originariamente<br />
palermitano; <strong>il</strong> Cous Cous: piatto di sicura origine<br />
araba. È una brodosa e saporita zuppa di pesce, con molte<br />
verdure, che viene versata su una base di semola opportunamente<br />
preparata. Tra i secondi a base di pesce: le Sarde<br />
a beccafico: le sarde tagliate in mezzo, sono riempite con<br />
pan grattato, zucchero, cannella, uva passa e pinoli. Cotti<br />
a coppia, in olio, sono insaporite da una foglia di alloro; <strong>il</strong><br />
Tonno con la cipollata: tonno infarinato e soffritto con la<br />
cipolla; gli Involtini di pesce spada: involtini di pesce spada<br />
ripieni di pan grattato, prezzemolo e formaggio. Sapori<br />
che si sposano felicemente con l’orgogliosa produzione<br />
vinicola trapanese.<br />
A Custonaci, ad esempio, potrete immergervi in una<br />
fantastica ed irripetib<strong>il</strong>e variegata cucina, recandovi in<br />
ristoranti che sanno di mare ma che non disdegnano<br />
portare in tavola, sapientemente cucinati, i sapori della terra.<br />
Ad Erice, è possib<strong>il</strong>e seguire un incantevole itinerario<br />
del gusto, direi pure del’olfatto, considerato che gli odori<br />
infinitamente piacevoli, vi accompagneranno, comunque<br />
sempre, lungo vie e viuzze, cort<strong>il</strong>i e piazze, seguendovi,<br />
anche, all’interno delle chiese, lungo in sentieri del<br />
Giardino di Venere, e poi, giù, fino al mare, e lungo i costoni<br />
dell’impareggiab<strong>il</strong>e Monte San Giuliano.<br />
Sapori e odori che riempiono le viuzze strette di<br />
ineguagliab<strong>il</strong>i sapori.<br />
Immergetevi nei sapori,<br />
davvero unici, del Caffè<br />
San Rocco sito in via<br />
Guarnotta, 23, tel. 0923<br />
869337. Il Ristorante offre<br />
un ambiente rustico e<br />
accogliente dove poter<br />
degustare piatti della<br />
cucina tipica locale<br />
(cous cous di pesce,<br />
N. 3 <strong>2011</strong><br />
27<br />
busiati al pesto trapanese, pasta con le sarde…). Il locale<br />
dispone di una vasta selezione di vini regionali e locali per<br />
soddisfare ogni richiesta e soprattutto per poter proporre<br />
l’abbinamento migliore con <strong>il</strong> cibo scelto. Una cucina tipica<br />
fam<strong>il</strong>iare che propone ogni giorno una vastissima varietà<br />
di piatti sia di carne che di pesce, senza dimenticare i dolci<br />
(cannoli, cassata sic<strong>il</strong>iana, parfet di mandorla), <strong>il</strong> modo<br />
migliore per concludere un pasto o una cena... in Sic<strong>il</strong>ia. Il<br />
Ristorante offre, inoltre, la possib<strong>il</strong>ità di mangiare all’aperto<br />
in un pittoresco quanto unico vicolo ericino. Il vero fiore<br />
all’occhiello della Città<br />
della Scienza.<br />
Sublima <strong>il</strong> palato la produzione<br />
dolciaria della<br />
Pasticceria Marceca,<br />
nata da soli tre mesi, in<br />
via Trapani, 48, a Valderice,<br />
telefono 0923 892151- vitomarceca@tiscali.it.<br />
La<br />
produzione dolciaria della<br />
pasticceria Marceca si contraddistingue per l’indiscussa<br />
qualità delle materie prime ut<strong>il</strong>izzate. Ogni ingrediente<br />
viene scelto e selezionato personalmente dalla famiglia Marceca<br />
che ne garantisce la genuinità e la bontà. Gli alimenti,<br />
le farine, i frutti... vengono poi elaborati secondo le tecniche<br />
tradizionali della pasticceria sic<strong>il</strong>iana, con le più moderne<br />
attrezzature ma, soprattutto, dalle mani esperte ed insostituib<strong>il</strong>i<br />
dei pasticceri e lavoranti che, sotto la guida e con le<br />
mani della famiglia Marceca, sfornano i dolci più impensab<strong>il</strong>i<br />
e sopraffini. Deliziosa, unica ed originale la produzione<br />
dolciaria della Pasticceria Marceca, nata dalla tradizione<br />
di due generazioni, tra innovazione e rimembranza. Variegata<br />
la tipologia di profumi, di sapori e di odori. Paste<br />
di mandorla, biscotti all’arancio (ripieni di confettura d’arancia<br />
valdericina), cucciddati (ripieni di un impasto a base<br />
di fichi secchi arricchiti di cioccolato, caffè, zucca candida,<br />
mandorla tostata uva sultanina), brutti e buoni (particolari<br />
meringhe con mandorla tostata e di forma irregolare), frollini<br />
da the, frolli all’uovo, alla nutella; e, poi, gli unici in Sic<strong>il</strong>ia<br />
baci d’Alassio (un particolare pasticcino al cacao e nocciola<br />
a forma di riccio). Da non trascurare i gelati, molti dai gusti<br />
particolari e singolari, come i gelati al bas<strong>il</strong>ico verde, ai gelsi<br />
rossi. Di pregio le cassate e le torte di ogni fattura, pasta di<br />
martorana a forma di frutta e verdura, compresi <strong>il</strong> panettone<br />
natalizio e le colombe pasquali con canditi sic<strong>il</strong>iani realizzati,<br />
nella stagione estiva, dalle sapienti anni della famiglia<br />
Marceca. Da quest’anno, anche in Sic<strong>il</strong>ia, sarà possib<strong>il</strong>e<br />
gustare le Uova di Pasqua artigianali artisticamente decorate<br />
e personalizzate. Una tappa che non può mancare nel<br />
viaggio del gusto e dei sapori di Sic<strong>il</strong>ia.<br />
A San Vito Lo Capo avrete la possib<strong>il</strong>ità di immergervi tra<br />
infinità di piatti a base di pesce.<br />
Buseto Palizzolo vi darà la possib<strong>il</strong>ità, invece, di definire<br />
questo percorso gastronomico tuffandovi tra squisitezze<br />
di prodotti di terra. Ottimi i tradizionali piatti tipici sic<strong>il</strong>iani,
specie di terra alla Trattoria<br />
da Peppe e Nino, in<br />
Via Giuseppe F<strong>il</strong>eccia, 14<br />
(raggiungib<strong>il</strong>e dalla SS 187<br />
che collega Castellammare<br />
a Valderice), telefono 0923<br />
855052, cell. 3492679425 e<br />
3498834111, e-ma<strong>il</strong> info@<br />
peppeenino.it. Il ristorante<br />
pizzeria si trova al centro di<br />
un percorso grazie al quale<br />
era inevitab<strong>il</strong>e che rimanessero invariati gli antichi sapori<br />
che, ancora oggi la cucina degli ab<strong>il</strong>i cuochi offre in questo<br />
strepitoso ed incantato paesaggio rurale. Il menù comprende<br />
stuzzicherie, antipasti (stigghiola, rustico, trippa), primi<br />
piatti (cassatelle in brodo di carne, busiate all’aglio, busiate<br />
al ragù, busiate allo stufato, pasta c’a ricotta, pasta con le<br />
sarde, pappardelle al cinghiale, spaccatelle in salsa di noci,<br />
busiate del casale, pasta<br />
alla norcina, strozzapreti<br />
alla norma). E poi, gli insuperab<strong>il</strong>i<br />
secondi, molti dei<br />
quali alla brace, arsi sulla<br />
carbonella realizzata dai<br />
tralci essiccati delle tanti viti<br />
che s’adagiano sulle colline<br />
dell’agroericino. Brace<br />
di vitello, maiale, salsiccia,<br />
agnello, cinghiale e, l’insuperab<strong>il</strong>e,<br />
stinco di maiale al forno con contorno di patate<br />
aromatizzate con erbe selvatiche raccolte in zona. Secondi<br />
di carni che hanno la tenerezza e la qualità di animali sapientemente<br />
allevati allo stato brado. Con i secondi carne, contorni<br />
di verdure grigliate, ed ortaggi direttamente raccolti,<br />
ogni mattina, negli orti della zona. E, per concludere questo<br />
trionfo del gusto, dove la fa da padrone la sic<strong>il</strong>ianità di odori,<br />
sapori e colori, frutta di stagione, e prelibati dolci, quali i cannoli,<br />
ripieni al momento che mantengono tutta la friab<strong>il</strong>ità<br />
della scorza, e la scafazzata di Peppe e Nino la cui originalità<br />
la lasciamo all’immaginazione del palato certi che, Peppe e<br />
Nino, meritano più di una visita.<br />
E, per concludere, un prelibato vino della Cantina<br />
Sociale Avanti di Fulgatore, telefono 0923.811122, ema<strong>il</strong><br />
cantinaavanti@tin.it. La Cantina Avanti nasce nel 1967<br />
dalla volontà di un gruppo di imprenditori viticoltori della<br />
provincia di Trapani che decidono di unire le proprie forze<br />
in una società cooperativa per una migliore lavorazione<br />
e commercializzazione delle proprie uve. Con ben 450<br />
soci, una capacità di lavorazione e stoccaggio di oltre<br />
150.000 ettolitri, dispone di un complesso impianto<br />
integrato di ricezione, pressatura soffice, vinificazione<br />
e termocondizionamento di elevata flessib<strong>il</strong>ità, per la<br />
lavorazione di molteplici tipi di uvaggi con un rigoroso<br />
controllo di ogni fase del processo.<br />
Localizzata in contrada Torretta, nei pressi dell’antico<br />
feudo di Regalbesi -da cui prende nome la prima linea di<br />
28<br />
vini- tra le colline sovrastate dal Monte Erice in un territorio<br />
storicamente vocato alla viticultura, è attorniata dai vigneti<br />
dei propri soci, i quali contano su oltre 700 ettari sull’agro<br />
Ericino. Oggi, dopo un lungo periodo in prevalenza<br />
quale produttore di grandi quantità di mosto e vino per<br />
industrie vinicole italiane, grazie al ritorno dei giovani nella<br />
gestione diretta, la cantina ha riacquistato nuove energie e<br />
nuovo slancio, proiettandosi con determinazione verso la<br />
produzione di vini di elevata qualità. Forte dell’esperienza<br />
dei soci e degli ambiziosi obiettivi, la nascita dei primi vini<br />
rossi e bianchi I.G.T. Sic<strong>il</strong>ia ha visto <strong>il</strong> riconoscimento dei<br />
propri sforzi già alla prima apparizione sul mercato e nei<br />
concorsi internazionali. La gamma di vini della Cantina<br />
Avanti rossi e bianchi sono rigorosamente I.G.T. Sic<strong>il</strong>ia. Tra<br />
questi: Cabernet Sauvignon Merlot, <strong>il</strong> Nero d’Avola, Il Nero<br />
d’Avola Gubajr e l’Inzolia Catarratto Gubajr.<br />
Nel maggio del 2010 su iniziativa di Legacoop e<br />
Confcooperative è nata CTR - Cantine Trapanesi Riunite -,<br />
la Cantina Avanti è stata tra le capof<strong>il</strong>a, credendo già da<br />
subito nel progetto innovativo, ne fanno parte 10 cantine<br />
della Sic<strong>il</strong>ia occidentale che sono oltre alla Cantina Avanti<br />
le cantine Alto Belice, Madonna del Piraino, Petrosino, San<br />
Francesco di Paola, Sant’Antonio, Uvam, Valle del Belice,<br />
San Francesco di Paola e Kaggera. L’obiettivo principale del<br />
progetto è quello di trasformare una serie di cantine sociali<br />
in una impresa unica, con un brand riconosciuto a livello<br />
nazionale e internazionale e riorganizzare le aziende in<br />
modo da sfruttare al massimo le economie di scala.<br />
Una sola grande azienda di produzione, con oltre 6.000<br />
soci, 15.000 ettari di vigneto, e una produzione di 1,5 m<strong>il</strong>ioni<br />
di quintali di uva ( quasi <strong>il</strong> 20% della produzione sic<strong>il</strong>iana),<br />
un fatturato di 40 m<strong>il</strong>ioni, sv<strong>il</strong>uppato in dieci stab<strong>il</strong>imenti di<br />
lavorazione e una capacità di imbottigliamento pari a 12<br />
m<strong>il</strong>a bottiglie all’ora.<br />
Ma <strong>il</strong> progetto è finalizzato non solo all’aumento<br />
dell’imbottigliamento e della commercializzazione del<br />
prodotto, ma anche a sv<strong>il</strong>uppare accordi commerciali con<br />
Coop Italia e con le centrali cooperative dell’Est Europa,<br />
con la prospettiva di concludere ulteriori contratti in Cina,<br />
Russia e Canada.<br />
I primi successi si sono concretizzati con la Repubblica<br />
Ceca, dove in oltre 3 m<strong>il</strong>a punti vendita, oggi si possono<br />
trovare allineati sugli scaffali dei supermercati i prodotti<br />
di grande successo di CTR, con quattro varietà autoctone<br />
rigorosamente made in Sic<strong>il</strong>y: <strong>il</strong> Catarratto, <strong>il</strong> Grecanico, <strong>il</strong><br />
Frappato e <strong>il</strong> Nero D’Avola. Altri paesi dell’est, quali Bulgaria,<br />
Ungheria, Slovacchia e Polonia si stanno accaparrando<br />
ulteriori contratti per la commercializzazione del Gr<strong>il</strong>lo,<br />
Nero d’Avola e Catarratto che si stanno imponendo,<br />
prepotentemente, sui mercati emergenti.<br />
Con l’auspicio che tutti i progetti che CTR sta portando<br />
avanti vadano in porto, ci auguriamo che l’economia<br />
agricola della Sic<strong>il</strong>ia Occidentale possa trasformarsi da<br />
situazione di profonda crisi in cui versa attualmente a punto<br />
di eccellenza del mercato vitivinicolo mondiale.<br />
Banca Don Rizzo
Il territorio: la nostra storia, le nostre città, i personaggi<br />
29<br />
LA TRADIZIONE E L’INNOVAZIONE<br />
San Vito Lo Capo,<br />
un contributo dai turisti di Ninni Ravazza<br />
Ascoltare i destinatari dei servizi turistici è un dovere di<br />
tutte le istituzioni e delle associazioni che operano nel<br />
settore. Sarebbe un grave errore di presunzione ritenere<br />
che l’offerta <strong>–</strong> ambiente, ricreazione, ospitalità, viab<strong>il</strong>ità<br />
e così via <strong>–</strong> sia in ogni caso <strong>il</strong> meglio possib<strong>il</strong>e. Un Paese<br />
che voglia programmare <strong>il</strong> proprio futuro all’insegna del<br />
turismo deve, comunque, tenere conto di osservazioni,<br />
suggerimenti, doglianze che provengono da chi lo ha<br />
scelto quale suo luogo di relax, fisico e mentale.<br />
Questo vale ancor di più oggi che l’economia turistica<br />
evidenzia preoccupanti segnali di crisi. E questo vale anche<br />
per San Vito lo Capo, che pure è in netta controtendenza<br />
rispetto al calo di turisti registrato da altre note località<br />
dell’isola. Anzi, vale ancor di più per San Vito, proprio<br />
perché l’eccellenza raggiunta deve essere non solo<br />
mantenuta, ma se possib<strong>il</strong>e ancora accresciuta.<br />
Nel 2010, a San Vito lo Capo le presenze turistiche sono<br />
cresciute del 13,8 per cento rispetto all’anno prima (497.843<br />
presenze ufficiali, cifra che va pressoché raddoppiata per<br />
ottenere <strong>il</strong> dato reale), e quest’anno <strong>il</strong> sondaggio del<br />
sito web internazionale Trip Advisor ha premiato la sua<br />
spiaggia quale la più bella d’Italia, e l’ottava in Europa; le 5<br />
Vele di Legambiente hanno confermato quanto di buono<br />
è stato fatto nel rispetto dell’ambiente, della natura, del<br />
mare, dell’urbanistica e dei servizi alla persona.<br />
Luci tante, ma anche qualche ombra, ed è normale che<br />
sia così.<br />
La Pro Loco da alcuni anni distribuisce ai turisti che si<br />
rivolgono all’info point turistico, gestito per conto del<br />
Comune, un questionario da comp<strong>il</strong>are in forma anonima<br />
che faccia emergere eccellenze e punti di debolezza, al<br />
fine di poter fare <strong>il</strong> punto sulla situazione e intervenire<br />
dov’è necessario.<br />
I risultati relativi alla stagione turistica 2010 sono stati<br />
elaborati dalla dottoressa Angela Altese, operatore<br />
di progetto presso la Pro Loco, e sono stati messi a<br />
disposizione del Comune e dell’Associazione Operatori<br />
Turistici Sanvitesi (AOTS). Il quadro che emerge dallo<br />
studio dei questionari e dalla comparazione con l’anno<br />
precedente è più che positivo, come appare chiaro dai<br />
dati che di seguito pubblichiamo.<br />
Questionario “Un contributo da turista” (idee, critiche e opinioni sulla vacanza a San Vito lo Capo)<br />
Domanda: “Qual è stata la Sua prima impressione<br />
all’arrivo?”<br />
Risposte: INSUFFICIENTE 6,5%<br />
SUFFICIENTE 6,5%<br />
BUONO 58%<br />
OTTIMO 29%<br />
60<br />
40<br />
20<br />
0<br />
N. 3 <strong>2011</strong><br />
6,5 6,5<br />
58<br />
29<br />
Insuff. Suffic. Buono Ottimo<br />
Note a margine del questionario:<br />
Il 20 % motiva <strong>il</strong> parere espresso: tra le motivazioni di<br />
un parere negativo: “troppe case e traffico caotico”;<br />
“divieti ingiustificati”; “strade dissestate e prati incolti”.<br />
Tra le motivazioni di un parere positivo: “ spiagge e<br />
mare meraviglioso, paesaggi splendidi”; “case basse<br />
per un ottimo panorama”; “paese pulito e ordinato e<br />
buona accoglienza”.
Voce: Accoglienza<br />
Risposte: INSUFFICIENTE 2,3%<br />
SUFFICIENTE 9%<br />
BUONO 45%<br />
OTTIMO 43%<br />
Voce: Pulizia del paese<br />
Risposte: INSUFFICIENTE 12%<br />
SUFFICIENTE 30%<br />
BUONO 38%<br />
OTTIMO 20%<br />
Voce: Pulizia della spiaggia<br />
Risposte: INSUFFICIENTE 18,8%<br />
SUFFICIENTE 16,6%<br />
BUONO 25%<br />
OTTIMO 39,6%<br />
Voce: Pulizia delle calette<br />
Risposte: INSUFFICIENTE 13,2%<br />
SUFFICIENTE 15,8%<br />
BUONO 36,8,8%<br />
OTTIMO 34,2%<br />
Voce: Viab<strong>il</strong>ità segnaletica<br />
Risposte: INSUFFICIENTE 24,4%<br />
SUFFICIENTE 46,7%<br />
BUONO 26,7%<br />
OTTIMO 2,2%<br />
UN GIUDIZIO SUI SERVIZI<br />
Voce: Parcheggio<br />
Risposte: INSUFFICIENTE 24,4%<br />
SUFFICIENTE 29,3%<br />
BUONO 41,5%<br />
OTTIMO 4,8%<br />
Voce: Bus navetta<br />
Risposte: INSUFFICIENTE 28,6%<br />
SUFFICIENTE 31,4%<br />
BUONO 22,8%<br />
OTTIMO 17,2%<br />
Voce: Intrattenimento<br />
Risposte: INSUFFICIENTE 19,5%<br />
SUFFICIENTE 30,5%<br />
BUONO 36,2%<br />
OTTIMO 13,8%<br />
Voce: Qualità della ristorazione *<br />
Risposte: INSUFFICIENTE 2,3%<br />
SUFFICIENTE 25,6%<br />
BUONO 44,2%<br />
OTTIMO 27,9%<br />
*Voce: Qualità della pasticceria<br />
Risposte: INSUFFICIENTE 4,8%<br />
SUFFICIENTE 12%<br />
BUONO 26,2%<br />
OTTIMO 57%<br />
30<br />
Voce: Qualità della gelateria<br />
Risposte: INSUFFICIENTE 0%<br />
SUFFICIENTE 9,1%<br />
BUONO 38,6%<br />
OTTIMO 52,3%<br />
Voce: Rapporto qualità/prezzo vacanza<br />
Risposte: INSUFFICIENTE 7,7%<br />
SUFFICIENTE 43,6%<br />
BUONO 38,5%<br />
OTTIMO 10,2%<br />
Domanda: “Nel complesso sei rimasto<br />
soddisfatto?”<br />
Risposte: Si 84,8%<br />
No 10,9%<br />
Ni 4,3%<br />
Domanda: “Pensi di ritornare?”<br />
Risposte: Si 6,2%<br />
No 13%<br />
Ni 10,8%<br />
Domanda:<br />
“La consiglierai ai tuoi amici?”<br />
Risposte: Si 87%<br />
No 8,7%<br />
Ni 4,3%<br />
I turisti che hanno comp<strong>il</strong>ato i questionari hanno soggiornato in: Camping 14%; Case Vacanza 32,6%; B&B 27,8%;<br />
Hotel 23,3%; V<strong>il</strong>laggio 2,3.<br />
Sono stati comparati i dati delle stagioni turistiche 2010 e 2009; anche qui i dati sono molto positivi.<br />
PRIMA IMPRESSIONE ALL’ARRIVO 2009 2010 VARIAZIONE<br />
INSUFFICENTE 11,6 6,5 - 5,1<br />
SUFFICIENTE 27,4 6,5 -20,9<br />
BUONO 20 58 +38<br />
OTTIMO 21 29 +8<br />
Commento: Il decremento del giudizio “sufficiente” è compensato<br />
dall’aumento del “buono”.<br />
ACCOGLIENZA 2009 2010 VARIAZIONE<br />
INSUFFICENTE 15 2,3 - 12,7<br />
SUFFICIENTE 18,7 9 -9,7<br />
BUONO 44,8 45 +0,2<br />
OTTIMO 21,5 43,2 +21,7<br />
Commento: L’incremento del giudizio “ottimo” è avvalorato<br />
ulteriormente dal decremento di quelli “insufficiente” e “sufficiente”.<br />
PULIZIA DEL PAESE 2009 2010 VARIAZIONE<br />
INSUFFICENTE 15,5 12 - 3,5<br />
SUFFICIENTE 24,8 30 +5,2<br />
BUONO 44,1 38 -6,1<br />
OTTIMO 15,5 20 +4,5<br />
Commento: Il decremento del giudizio “buono” è compensato<br />
dall’aumento di quelli “sufficiente” e “ottimo”.<br />
PULIZIA DELLE SPIAGGIA 2009 2010 VARIAZIONE<br />
INSUFFICIENTE 25,2 18,8 - 6,4<br />
SUFFICIENTE 23,4 16,6 - 6,8<br />
BUONO 39,4 25 - 14,4<br />
OTTIMO 12 39,6 + 27,6<br />
Commento: L’incremento del giudizio “ottimo” e <strong>il</strong> decremento dei giudizi<br />
“insufficiente” e “sufficiente” sono indice di un netto miglioramento.<br />
PULIZIA DELLE CALETTE 2009 2010 VARIAZIONE<br />
INSUFFICENTE 12,2 13,2 + 1<br />
SUFFICIENTE 39,8 15,8 - 24<br />
BUONO 35,8 36,8 + 1<br />
OTTIMO 12,2 34,2 + 22<br />
Commento: Il decremento del giudizio “sufficiente” è compensato<br />
dal notevole aumento del giudizio “ottimo”.<br />
VIABILITÀ SEGNALETICA 2009 2010 VARIAZIONE<br />
INSUFFICENTE 31,8 24,4 - 7,4<br />
SUFFICIENTE 33,6 46,7 + 13,1<br />
BUONO 29 26,7 - 2,3<br />
OTTIMO 5,6 2,2 - 3,4<br />
Commento: Rispetto all’anno 2009 c’è stato un lieve miglioramento<br />
che si evince dal giudizio “sufficiente”.<br />
Banca Don Rizzo
PARCHEGGIO 2009 2010 VARIAZIONE<br />
INSUFFICENTE 34,6 24,4 - 10,2<br />
SUFFICIENTE 26,2 29,3 + 3,1<br />
BUONO 24,2 41,5 + 17,3<br />
OTTIMO 15 4,8 - 10,2<br />
Commento: Sebbene ci sia stato un decremento del giudizio<br />
“ottimo”, si denota comunque un miglioramento dall’aumento del<br />
giudizio “buono”.<br />
BUS NAVETTA 2009 2010 VARIAZIONE<br />
INSUFFICENTE 19,6 28,6 + 9<br />
SUFFICIENTE 29,3 31,4 + 2,1<br />
BUONO 31,5 22,8 - 8,7<br />
OTTIMO 19,6 17,2 - 2,4<br />
Commento: L’incremento dei giudizi negativi e <strong>il</strong> decremento di quelli<br />
positivi rivelano un peggioramento rispetto all’anno 2009. In questo<br />
caso si deve però sottolineare che nel <strong>2011</strong> <strong>il</strong> servizio gratuito di bus<br />
navetta è stato raddoppiato, interessa tutto quanto <strong>il</strong> paese, ed è molto<br />
frequentato.<br />
INTRATTENIMENTO 2009 2010 VARIAZIONE<br />
INSUFFICIENTE 27,6 19,5 - 8,1<br />
SUFFICIENTE 32,4 30,5 - 1,9<br />
BUONO 28,6 36,2 + 7,6<br />
OTTIMO 11,4 13,8 + 2,4<br />
Commento: Il decremento dei giudizi “insufficiente” e “sufficiente”<br />
e l’incremento di quelli “buono” e “ottimo” mostrano un ulteriore<br />
risultato positivo rispetto all’anno 2009.<br />
QUALITÀ DELLA RISTORAZIONE 2009 2010 VARIAZIONE<br />
INSUFFICENTE 6,6 2,3 - 4,3<br />
SUFFICIENTE 28,3 25,6 - 2,7<br />
BUONO 38,7 44,2 + 5,5<br />
OTTIMO 26,4 27,9 + 1,5<br />
Commento: Il decremento dei giudizi “insufficiente” e “sufficiente”<br />
e l’incremento di quelli “buono” e “ottimo” mostrano un ulteriore<br />
risultato positivo rispetto all’anno 2009.<br />
QUALITÀ DELLA PASTICCERIA 2009 2010 VARIAZIONE<br />
INSUFFICENTE 4,9 4,8 - 0,1<br />
SUFFICIENTE 16,5 12 - 4,5<br />
BUONO 42,7 26,2 - 16,5<br />
OTTIMO 33,9 57 + 23,1<br />
Commento: Il decremento del giudizio “buono” è compensato<br />
dall’incremento del giudizio “ottimo”.<br />
QUALITÀ DELLA GELATERIA 2009 2010 VARIAZIONE<br />
INSUFFICENTE 3 0 - 3<br />
SUFFICIENTE 16,3 9,1 - 7,2<br />
BUONO 38,8 38,6 - 0,2<br />
OTTIMO 42 52,3 + 10,3<br />
Commento: L’incremento del giudizio “ottimo” è avvalorato dal<br />
decremento di quello “sufficiente”.<br />
N. 3 <strong>2011</strong><br />
31<br />
RAPPORTO QUALITÀ/PREZZO 2009 2010 VARIAZIONE<br />
DELLA VACANZA<br />
INSUFFICENTE 27,6 7,7 -19,9<br />
SUFFICIENTE 29,6 43,6 +14<br />
BUONO 34,6 38,5 +3,9<br />
OTTIMO 8,2 10,2 -2<br />
Commento: L’incremento del giudizio “sufficiente” è compensato dal<br />
decremento di quello “insufficiente”.<br />
“NEL COMPLESSO SEI<br />
RIMASTO SODDISFATTO?”<br />
2009 2010 VARIAZIONE<br />
SI 72,2 84,8 + 12,6<br />
NO 24,1 10,9 - 13,2<br />
NI 3,7 4,3 + 0,6<br />
Commento: Significativo è l’incremento della risposta “si”, avvalorato<br />
inoltre dal decremento della risposta “no”.<br />
“PENSI DI RITORNARE?” 2009 2010 VARIAZIONE<br />
SI 68,2 76,2 + 8<br />
NO 29 13 - 16<br />
NI 2,8 10,8 + 8<br />
Commento: Significativo è l’incremento della risposta “si”, avvalorato<br />
inoltre dal decremento della risposta “no”.<br />
“CONSIGLIERAI LA VACANZA<br />
AD AMICI?”<br />
2009 2010 VARIAZIONE<br />
SI 73 87 + 14<br />
NO 25 8,7 - 16,3<br />
NI 2 4,3 + 2,3<br />
Commento: Significativo è l’incremento della risposta “si”, avvalorato<br />
inoltre dal decremento della risposta “no”.<br />
I TURISTI INTERPELLATI HANNO 2009<br />
SOGGIORNATO IN:<br />
2010 VARIAZIONE<br />
CAMPING 7 14 + 7<br />
HOTEL 25 23,3 - 1,7<br />
B&B 24 27,8 + 3,8<br />
CASA VACANZA 44 32,6 - 11,4<br />
ALTRO 0 2,3 + 2,3<br />
Commento: L’ordine delle percentuali delle strutture ricettive dei<br />
turisti che hanno comp<strong>il</strong>ato i questionari nell’estate del 2010 si rivela<br />
essere uguale a quello del 2009 con al primo posto la Casa vacanza<br />
e all’ultimo <strong>il</strong> Camping.<br />
Elaborazione dati a cura della dott.ssa Angela Altese
LA TRADIZIONE E L’INNOVAZIONE<br />
Le comunità dell’ex<br />
Agro Ericino nella loro<br />
evoluzione sociale<br />
32<br />
Il territorio: la nostra storia, le nostre città, i personaggi<br />
di Giuseppe Basiricò<br />
Notizie storiche<br />
Con <strong>il</strong> ritorno della Nazione alla democrazia, dopo l’esperienza fascista conclusa con <strong>il</strong> devastante conflitto mondiale,<br />
vengono riattivate alcune vertenze sociali che, <strong>il</strong> regime prima e la guerra dopo, avevano messo a tacere, coperte da<br />
un oblio forzato. Fra queste gli attriti e le lotte di classe tra la ricca borghesia che aveva governato <strong>il</strong> comune di Monte S.<br />
Giuliano (prima che tornasse a chiamarsi Erice) e le comunità contadine che ormai popolavano <strong>il</strong> vasto agro ericino (uno<br />
dei comuni più estesi della Sic<strong>il</strong>ia).<br />
Intorno alla metà del XX secolo (dal 1948 al 1955) nascevano, a spese del territorio ericino, i nuovi comuni di Custonaci,<br />
Buseto Palizzolo, San Vito Lo Capo e Valderice. Lo strappo con la madre patria ericina (come amava definirla lo storico e<br />
letterato dell’800 Giuseppe Castronovo) è avvenuto con rancore e risentimento che hanno indotto i Montesi ad attribuire<br />
ai valligiani la responsab<strong>il</strong>ità del declino della prestigiosa e plurisecolare vetta. In effetti l’emorragia migratoria che svuotava<br />
la città a vantaggio delle campagne era stato un fenomeno iniziato molto tempo prima dell’erezione dei nuovi comuni, in<br />
quanto perdurava già da 150 anni ed era dovuto a processi ciclici a cui Erice era soggetta in rapporto al ruolo che la città <strong>–</strong><br />
fortezza ha assunto in epoche diverse.<br />
Già nella seconda metà del XIX secolo lo stesso Castronovo aveva costatato <strong>il</strong> fenomeno di svuotamento della città e<br />
ne aveva individuato le principali cause, fra cui in particolare due: lo sv<strong>il</strong>uppo a valle del commercio (la distribuzione<br />
commerciale procede solitamente appaiata con l’incremento demografico) e la collocazione periferica della città sul<br />
monte, distante da tutti i centri abitati e diffic<strong>il</strong>e da raggiungere.<br />
Propose allora lo spostamento del capoluogo comunale dalla vetta alla collina di Ragosia che presentava un ampio<br />
altopiano idoneo, a giudizio dello scrittore, alla costruzione di una novella Erice che avrebbe dovuto ereditare dalla vetta<br />
anche <strong>il</strong> prestigioso nome. Il progetto si rivelò presto alquanto utopistico ed ebbe molti oppositori che ne impedirono la<br />
realizzazione. Ma <strong>il</strong> principio non è stato abbandonato: San Marco, frazione guida delle vertenze del pedemonte, continuò<br />
a portare avanti l’istanza del trasferimento del capoluogo nel proprio centro abitato. Le altre frazioni hanno, invece, posto<br />
direttamente l’autonomia dal capoluogo con la formazione di nuovi comuni. Alla fine prevalse quest’ultima vertenza.<br />
I giovani comuni dell’agro crebbero in fretta, ciascuno cercando un proprio indirizzo coerente con le attitudini sociali,<br />
economiche, territoriali e paesaggistiche.<br />
Custonaci<br />
Dal territorio particolarmente povero, era una delle<br />
comunità più disagiate. Negli anni cinquanta del secolo<br />
XX la principale fonte di sostentamento era l’allevamento<br />
brado di animali che ut<strong>il</strong>izzava le aride pietraie<br />
improduttive e perciò lasciate a pascolo spontaneo. Il<br />
giovane comune seppe valorizzare quella peculiarità<br />
che per secoli era stata la prima responsab<strong>il</strong>e dello stato<br />
di povertà della piccola comunità: le vaste distese a xiare<br />
che consentirono l’estrazione di un marmo pregiato<br />
che trasformò l’economia del paese a garanzia di un<br />
benessere diffuso e generalizzato. Oggi Custonaci è<br />
sinonimo di marmo internazionale.<br />
La comunità civ<strong>il</strong>e, sostenuta da una classe politica<br />
attenta e interessata, seppe valorizzare costumi e<br />
tradizioni legati a quella vita dura e diffic<strong>il</strong>e, nel rispetto<br />
culturale dei valori che la sostenevano. Ma fece di più ,<br />
Banca Don Rizzo
con una intelligente intuizione sfruttò quelle tradizioni<br />
per pubblicizzare <strong>il</strong> centro e favorire l’incremento<br />
turistico: anziché far cadere nell’oblio un sistema di vita<br />
ormai scomparso, lo raccolse in tutte le sue componenti<br />
in un sito realistico, una grande grotta naturale divenuta<br />
col tempo <strong>il</strong> cuore di un baglio contadino abitato da<br />
famiglie allargate. Nacque così, oggi visitato da masse<br />
di turisti locali e forestieri, <strong>il</strong> “Presepe vivente” della grotta<br />
Mangiapane in cui vengono riprodotti fedelmente le<br />
professioni, <strong>il</strong> lavoro e le condizioni di vita della società<br />
rurale di un secolo prima.<br />
Il presepe, ormai pubblicizzato in tutto <strong>il</strong> territorio<br />
nazionale, è stato successivamente affiancato da un<br />
museo vivente con <strong>il</strong> quale viene riprodotto lo stesso<br />
sistema di vita nel periodo dell’alta stagione turistica.<br />
Così, mentre <strong>il</strong> marmo solleva l’economia del centro,<br />
mantenendo un deciso benessere, le tradizioni<br />
riproposte e spettacolarizzate mostrano dal vivo uno<br />
spaccato di vita che costituisce una pagina di storia di<br />
una comunità non più esistente.<br />
Buseto Palizzolo<br />
è stato quello che, fra i comuni dell’agro, ha mantenuto<br />
una linea di sv<strong>il</strong>uppo coerente e rispettosa delle<br />
tradizioni contadine. Priv<strong>il</strong>egiato da una comunità<br />
equ<strong>il</strong>ibrata, ha ritrovato nella stessa economia rurale<br />
un proprio moderato benessere, conservando usi e<br />
tradizioni insieme con i valori fondamentali di quella<br />
società, primo fra tutti la centralità della famiglia, istituto<br />
ancora sano che preserva da devianze e malesseri sociali.<br />
Il suo aspetto lindo e armonioso è ancora composto<br />
di piccoli agglomerati mantenuti in assonanza estetica<br />
con la tradizionale urbanistica rurale. Davanti ad<br />
ogni abitazione, spesso le casette basse mostrano un<br />
giardinetto fiorito per buona parte dell’anno, dove<br />
pergolati e rampicanti ombrosi ed essenze profumate<br />
danno all’insieme un tocco di sana armonia ed un<br />
riscontro di civ<strong>il</strong>tà che ha fatto affermare ad un noto<br />
scrittore, preside di una scuola media e manager<br />
culturale, <strong>il</strong> Prof. Rocco Fodale: «Noi la Svizzera l’abbiamo<br />
a Buseto Palizzolo».<br />
Degne di citazione perché danno merito alla comunità<br />
busetana sono due iniziative ormai affermate nel<br />
tempo. La prima è “la processione dei gruppi viventi<br />
N. 3 <strong>2011</strong><br />
33<br />
della domenica delle palme” che raffigura scene delle<br />
passione di Cristo. Il livello artistico e scenico raggiunto<br />
dalla sf<strong>il</strong>ata trova ormai così tanti estimatori che nel<br />
giorno della manifestazione le strade di accesso al paese<br />
sono occupate da interminab<strong>il</strong>i colonne di auto che<br />
vanno, prima, e tornano, dopo, verso i centri limitrofi.<br />
L’altra iniziativa riguarda l’istituzione di un Museo della<br />
Civ<strong>il</strong>tà Contadina, voluto e avviato dallo stesso Prof.<br />
Fodale, molto visitato in particolare da scolaresche di<br />
tutta la provincia. I visitatori, se concordato prima con la<br />
direzione del museo, possono assistere alla manifattura<br />
di oggetti dell’artigianato contadino, cosa che rende <strong>il</strong><br />
museo vivo e attuale.<br />
San Vito Lo Capo<br />
A San Vito la natura ha dato un dono inestimab<strong>il</strong>e. Una<br />
spiaggia di rena bianca e pulita con un mare limpido<br />
e cristallino, contenuta da una costa di bella scogliera<br />
ricca di baie, seni e calette nelle quali penetra un mare<br />
blu con fondali variegati e pieni di vita. C’è persino chi<br />
sostiene che la spiaggia di San Vito sia la più bella d’Italia.<br />
Per trasformare <strong>il</strong> luogo da un povero e semplice borgo<br />
di pescatori in un centro di turismo internazionale è<br />
bastato operare in modo intelligente per far conoscere<br />
quella gemma, pubblicizzandone le immagini e curando
come dovuto spiaggia e mare. Oggi San Vito oltre che un<br />
frequentato centro balneare, è un luogo che è riuscito a<br />
lanciare iniziative apprezzate che riempiono la cittadina<br />
di turisti per almeno quattro mesi l’anno.<br />
Iniziative gastronomiche come <strong>il</strong> “couscous fest”, la “festa<br />
degli aqu<strong>il</strong>oni” sollevati in cielo su quella splendida<br />
spiaggia e le tante altre manifestazioni culturali e<br />
ricreative organizzate dall’intera comunità cittadina,<br />
hanno ormai varcato i confini nazionali calamitando nel<br />
centro flussi turistici non indifferenti.<br />
Mi sia consentito un ammonimento finale. La comunità<br />
sanvitese vig<strong>il</strong>i per mantenere integro quel dono<br />
prezioso che la natura con tanta benevolenza ha dato.<br />
Valderice<br />
Lasciato per ultimo, volontariamente, perché è nato<br />
ultimo, nel 1955 con <strong>il</strong> nome banale di Paparella - S.<br />
Marco, toponimi delle due principali frazioni valligiane.<br />
Solo nel 1958, con Legge Regionale n. 1 del 25 gennaio,<br />
è stato autorizzato a fregiarsi del nome più prestigioso<br />
ricavato da quello ericino.<br />
È <strong>il</strong> più popolato fra i quattro comuni (oggi conta più<br />
di 11.000 abitanti), ed è anche quello che è più legato<br />
alla cultura ericina da cui è ancora influenzato. In questo<br />
mezzo secolo di autonomia ha avuto uno sv<strong>il</strong>uppo<br />
notevole. Ha subito, più degli altri centri dell’agro,<br />
l’influenza della vicina città di Trapani, sicché la sua<br />
comunità ha visto prevalere <strong>il</strong> ceto piccolo borghese del<br />
tipo cittadino, tendenza che ha imbarbarito la cultura<br />
locale nei suoi principali caratteri peculiari. Numerose<br />
34<br />
sono state le iniziative intraprese, ma tutte hanno<br />
avuto vita effimera, scomparendo dopo pochi anni, o<br />
limitandone l’importanza e la notorietà. Mi riferisco, ad<br />
esempio, alla:<br />
• mostra - mercato dell’artigianato sic<strong>il</strong>iano, scomparsa<br />
dopo 10 edizioni annuali che l’avevano portato ad<br />
esporre <strong>il</strong> migliore e più pregiato artigianato dell’isola;<br />
• sf<strong>il</strong>ata dei carri carnascialeschi che, dopo alcuni anni di<br />
progresso e buona affermazione, oggi ristagna in una<br />
netta fase di stanca e di regresso;<br />
• estate valdericina ricca di programmi e di spettacoli<br />
culturali e ricreativi, tenuti nel bel teatro S. Barnaba,<br />
rassegna che di anno in anno perde importanza e<br />
interesse artistico.<br />
Merita, invece, memoria e apprezzamento la bella<br />
e suggestiva manifestazione della “Bibbia nel parco”<br />
costituita da gruppi viventi disseminati in un rustico<br />
itinerario boschivo, riproducenti scene ed episodi<br />
del vecchio testamento. L’iniziativa attende di essere<br />
istituzionalizzata, adeguatamente pubblicizzata e<br />
ripetuta nell’alta stagione per renderla fruib<strong>il</strong>e ai più<br />
consistenti flussi turistici.<br />
Malgrado i limiti prima lamentati, anche Valderice è stata<br />
baciata da madre Natura che l’ha voluta ricca di verde,<br />
con giardini, v<strong>il</strong>le e scenari suggestivi e affascinanti dove<br />
si possono ammirare i più bei paesaggi scenografici:<br />
monti, mare, colline, prati fioriti, fornita anche di clima<br />
mite e aria tersa e profumata dalle essenze che vi<br />
crescono spontanee. Queste buone qualità ne hanno<br />
fatto un centro di v<strong>il</strong>leggiatura rinomato.<br />
Banca Don Rizzo
Il territorio: la nostra storia, le nostre città, i personaggi<br />
35<br />
LA TRADIZIONE E L’INNOVAZIONE<br />
La grotta,<br />
<strong>il</strong> fenomeno del carsismo,<br />
<strong>il</strong> presepe vivente ed i beni<br />
demo-etnoantropologici<br />
La grotta Mangiapane<br />
Custonaci, centro marmifero di livello internazionale,<br />
rappresenta uno dei principali poli nazionali di estrazione<br />
di materiali marmorei di pregio, con 136 cave in attività<br />
da cui si estrae <strong>il</strong> celebre marmo denominato “Perlato di<br />
Sic<strong>il</strong>ia”. Le pietre di Custonaci sono primariamente calcaree<br />
e, perciò, nelle ere geologiche, hanno dato avvio ai<br />
cosiddetti fenomeni carsici, dando origine a molteplici e<br />
bellissime grotte, antropizzate fin dal Paleolitico Superiore.<br />
Una delle più belle, ed in assoluto la più particolare, è la<br />
Grotta Mangiapane.<br />
Fu denominata così dal nome del nucleo fam<strong>il</strong>iare che vi<br />
abitò dal 1800 sino alla fine dell’ultima grande guerra.<br />
Alla sua formazione, oltre al carsismo ha influito l’azione<br />
del mare che ne ha ulteriormente sagomato ed ampliato<br />
le cavità.<br />
Fu scientificamente studiata per la prima volta dal<br />
paleontologo francese R. Vaufrey, direttore del museo di<br />
paleontologia umana dell’Università dì Parigi, che vi trovò<br />
tracce dell’uomo primitivo consistenti in ritrovamenti di<br />
N. 3 <strong>2011</strong><br />
ricerca a cura di Giuseppe Butera<br />
manufatti litici, selci lavorate, ossa e denti di animali e graffiti,<br />
molti dei quali si trovano ancora oggi conservati presso <strong>il</strong><br />
Museo Pepoli di Trapani ed <strong>il</strong> Museo Etno Antropologico<br />
di Parigi.<br />
Le suggestioni del borgo Scurati e della Grotta Mangiapane<br />
sono forti a tal punto da essere state spesso ut<strong>il</strong>izzate come<br />
location per importanti produzioni cinematografiche e<br />
televisive, tra le quali ricordiamo:<br />
• “Il Commissario Montalbano” (episodio della serie “<strong>il</strong><br />
Commissario Montalbano” in onda su Rai 1);<br />
• “Illadrodimerendine”(episodiodellaserie“<strong>il</strong>Commissario<br />
Montalbano” in onda su Rai 1);<br />
• “Cefalonia” (fiction storica in più atti prodotta e distribuita<br />
dalla Rai);<br />
• “Nuovo mondo” (produzione cinematografica del 2006);<br />
• “Viola di mare” (produzione cinematografica del 2009).<br />
Il Presepe Vivente e la valorizzazione dei mestieri e<br />
delle tradizioni popolari sic<strong>il</strong>iane<br />
Il Presepe Vivente di Custonaci è valutato, ad oggi, <strong>il</strong> più
grande evento di rivalutazione dei mestieri e delle tradizioni<br />
popolari sic<strong>il</strong>iane.<br />
Per tali logiche è stato, di recente, inserito nel Registro delle<br />
Eredità Immateriali, ed è tra i 100 beni non materiali della<br />
Regione Sic<strong>il</strong>iana. Alla realizzazione del presepe e alla sua<br />
ideazione lavorò <strong>il</strong> farmacista Battiata.<br />
Lo spettacolo, predisposto dall’Associazione culturale<br />
“Museo Vivente” di Custonaci, un plauso va al dottore<br />
Battiata, alla 30° edizione <strong>il</strong> prossimo dicembre, è conosciuto<br />
in tutta Italia grazie alla sorprendente suggestività delle<br />
rappresentazioni, oltre che all’originalità, alla contegno e<br />
al pathos interpretativo dei personaggi, e alle emozioni,<br />
spesso che diventano commozioni, che riesce a suscitare.<br />
Quello di Custonaci è un territorio di grande richiamo.<br />
Come lo è, d’altronde, lo spettacolo portano, annualmente<br />
in scena.<br />
Dalla prima edizione ad oggi hanno oltrepassato la<br />
soglia dei 400 m<strong>il</strong>a, i visitatori che vi hanno assistito con<br />
coinvolgimento emotivo non comune e partecipazione<br />
cristiana considerevole.<br />
Non passa edizione, inoltre, senza che <strong>il</strong> Presepe non sia<br />
36<br />
oggetto delle attenzioni dei più importanti media nazionali,<br />
sia televisivi (RAI, Mediaset, ecc.) che della carta stampata.<br />
Lo “spettacolo” ha luogo a borgo Scurati, una realtà di<br />
case rurali disseminate, come in un presepe, a ridosso di<br />
un contesto di grotte naturali che si aprono su alte pareti<br />
rocciose. Tra queste primeggia la Grotta Mangiapane:<br />
commovente e scenico spazio datato al Paleolitico<br />
superiore, la grotta rappresenta una vera rarità, provvista di<br />
una apertura molto alta, circa 80 metri, e profonda 70, alle<br />
cui pareti sono accostate, mantenutasi intatte nel tempo,<br />
delle deliziose piccole case, delle stalle e un forno per <strong>il</strong><br />
pane, edificate da una famiglia di pastori tra l’800 e la metà<br />
del ‘900. Alle spalle del borgo, le suggestioni del golfo di<br />
Erice, incastonato tra Pizzo Cofano e Pizzo lungo<br />
In questa magica location, ogni anno, da quasi 30 anni, un’intera<br />
comunità locale e gli ultimi artigiani-artisti sic<strong>il</strong>iani si riuniscono<br />
per dare scena ad uno spettacolo unico ed irripetib<strong>il</strong>e. Per 7<br />
o 8 giorni, i visitatori-spettatori attraversano i luoghi allestiti,<br />
tra attività e scene di vita, a stretto contatto con oltre 150<br />
personaggi che riproducono, fedelmente, l’esecuzione di<br />
antichi mestieri, scene e luoghi sempre più rari.<br />
“Non si finge di produrre, no, si produce per davvero: vasi,<br />
sedie impagliate, ferri ritorti, formaggi, olio d’oliva spremuto<br />
dal frantoio di pietra…” (Panorama, 2002).<br />
L’evento stesso rappresenta una modalità di gestione<br />
altamente innovativa di 2 beni culturali:<br />
•la preistorica Grotta Mangiapane che, senza <strong>il</strong> Presepe<br />
Vivente, non sarebbe mai stata sv<strong>il</strong>uppata;<br />
•<strong>il</strong> patrimonio culturale degli antichi mestieri e delle<br />
tradizioni sic<strong>il</strong>iane, che grazie al Presepe diventa “fruib<strong>il</strong>e” in<br />
una forma del tutto alternativa e nuova rispetto a freddi e<br />
statici musei etno-antropologici.<br />
Si ringrazia per info, foto e testi:<br />
Associazione culturale “Museo vivente”.<br />
Contrada Scurati - Grotta Mangiapane - 91015 Custonaci (TP).<br />
Tel: 0923 973553, 0923 971029, 335 5399471 (solo per i gruppi).<br />
E-ma<strong>il</strong>: info@presepeviventedicustonaci.it<br />
Banca Don Rizzo
1<br />
3<br />
entra nella nostra community<br />
SE HAI TRA I 18 E I 35 ANNI, DIVENTA SOCIO GIOVANE DELLA BANCA DON RIZZO<br />
Abbiamo ridotto <strong>il</strong> numero minimo<br />
di azioni acquistab<strong>il</strong>i e ti oriamo la<br />
possib<strong>il</strong>ità del pagamento rateale¹.<br />
Diventa anche tu Socio Giovane<br />
della Banca Don Rizzo 2 .<br />
1 Lo status di Socio sarà acquisito al pagamento integrale<br />
della quota.<br />
2 La quota minima di sottoscrizione per i Soci Giovani (età<br />
18-35) è di € 258 (50 azioni da € 5,16) e <strong>il</strong> sovrapprezzo da<br />
applicare alla sola prima azione è pari a € 55,60.<br />
Attribuiamo lo status di Socio Giovane 3<br />
anche ai figli dei nostri Soci, diplomati o<br />
laureati con <strong>il</strong> massimo dei voti. A questi è<br />
concessa la borsa di studio di:<br />
• € 100,00 per <strong>il</strong> diploma di scuola<br />
media superiore e la laurea specialistica;<br />
• € 200,00 per la laurea triennale;<br />
• € 400,00 per la laurea magistrale.<br />
Nel caso in cui tu sia già Socio, continuerai<br />
a godere delle borse di studio nelle misure<br />
originariamente stab<strong>il</strong>ite 4 .<br />
Abbiamo ideato per te un conto<br />
package che risponde al tuo st<strong>il</strong>e<br />
di vita e alle tue reali esigenze,<br />
che ti permetterà di usufruire di<br />
numerosi servizi inclusi, tra cui<br />
Carta PagoBancomat, Internet e<br />
Mob<strong>il</strong>e Banking. Scopr<strong>il</strong>o, rivolgendoti<br />
in f<strong>il</strong>iale.<br />
Messaggio pubblicitario con nalità promozionale.<br />
Per le condizioni contrattuali del prodotto è necessario<br />
fare riferimento ai fogli informativi a disposizione presso<br />
tutte le liali della banca e sul sito internet<br />
www.bancadonrizzo.it".<br />
I VANTAGGI PENSATI PER TE<br />
3 Il numero di azioni con le quali i premiati per le borse di studio<br />
diventano Soci Giovani è di 15 quote.<br />
4 Attualmente i riconoscimenti elargiti per le borse di studio consistono<br />
in € 200,00 per <strong>il</strong> diploma di scuola media superiore, € 300,00 per la<br />
laurea breve, a cui si aggiungono ulteriori € 200,00 se seguita da laurea<br />
specialistica e € 500,00 per la laurea magistrale.<br />
Iscriviti gratuitamente<br />
al nostro Comitato<br />
Giovani ideato per la<br />
promozione di attività<br />
formative, culturali,<br />
economico-sociali e<br />
sportive rivolte ai<br />
giovani associati.<br />
Comp<strong>il</strong>a <strong>il</strong> modello di<br />
adesione e diventa<br />
anche tu protagonista!<br />
2<br />
4
LA TRADIZIONE E L’INNOVAZIONE<br />
38<br />
Il territorio: la nostra storia, le nostre città, i personaggi<br />
Il Patrimonio<br />
carsico di Custonaci<br />
Una grande risorsa naturale<br />
di Rosario Ruggieri<br />
Il territorio di Custonaci ha un’importante particolarità: è<br />
un territorio carsico. “Carsico?” Si potrebbe allora chiedere<br />
qualche lettore. A beneficio di una migliore comprensione<br />
del significato di questo termine, spenderò, allora, qualche<br />
riga di premessa al fine di rendere più chiaro l’argomento<br />
di questo articolo incentrato sulla conoscenza e<br />
divulgazione delle bellezze carso - paesaggistiche della<br />
città di Custonaci oggi famosa per l’industria del marmo,<br />
domani auspicab<strong>il</strong>mente anche per ciò che diremo in<br />
questo articolo.<br />
Iniziamo, pertanto, col dire che “carso”, derivante da<br />
“Karra”, etimo slavo significante “pietra”, individua oggi<br />
un contesto geografico, fra <strong>il</strong> territorio triestino e quello<br />
sloveno, che si caratterizza, in generale, per le forme aspre<br />
del paesaggio (da cui “pietra”), ma più in particolare per<br />
la presenza di grandi cavità naturali, fra le quali le famose<br />
Grotte di Postumia, oggi in territorio sloveno. I processi<br />
che hanno modellato <strong>il</strong> r<strong>il</strong>ievo esterno e originato tali<br />
sistemi sotterranei, imputab<strong>il</strong>i all’azione corrosiva di acque<br />
acide (contenenti CO 2 ) su rocce solub<strong>il</strong>i, come le dolomie<br />
o meglio ancora i calcari, vengono definiti fenomeni<br />
carsici, mentre carsico o carsificab<strong>il</strong>e è qualunque territorio<br />
soggetto a tali eventi. Da ciò è derivato l’uso generale del<br />
termine in qualsiasi parte del mondo dove la presenza di<br />
rocce, per l’appunto solub<strong>il</strong>i, evidenziano tali particolari<br />
morfologie.<br />
Fatta questa, succinta, e spero chiara premessa, ora<br />
abbiamo gli elementi di base per poter comprendere<br />
perché <strong>il</strong> territorio di Custonaci è un’area carsica, fra le più<br />
importanti del contesto naturale sic<strong>il</strong>iano e non solo. Per<br />
cominciare, diamo uno sguardo alle sue forme del r<strong>il</strong>ievo e<br />
alla loro intrinseca natura fisica. Sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o orografico,<br />
quello di Custonaci è un territorio prevalentemente<br />
montuoso costituito da dorsali (Monte Sparagio con i<br />
suoi 1110 m la più alta cima dei Monti di Trapani, Monte<br />
Palatimone - San Giovanni), da imponenti r<strong>il</strong>ievi isolati<br />
(Monte Cofano), da intercalate piatte depressioni (Piana di<br />
Purgatorio) e da un’irregolare fascia costiera a occidente<br />
sul mare Tirreno. Questi r<strong>il</strong>ievi, trasportati e sollevati dalle<br />
acque del mare da immani forze geologiche (le stesse<br />
che fanno scontrare la placca africana contro quella<br />
euroasiatica), costituiscono oggi uno spettacolare e<br />
affascinante contesto paesaggistico, modellato dalle<br />
azioni erosive e carsico-corrosive delle acque nel corso di<br />
centinaia di migliaia di anni.<br />
È in questo contesto di rocce mesozoiche calcareodolomitiche<br />
solub<strong>il</strong>i che le acque meteoriche hanno<br />
generato lo scenario carsico naturale di Custonaci costituito<br />
da una variegata suggestiva serie di morfologie superficiali,<br />
che vanno sotto <strong>il</strong> nome di “Karren”, e da numerose cavità,<br />
chiamate localmente “Zubbie”, dall’arabo Zubya, vale a dire<br />
voragine, pozzo senza fine che inghiotte qualsiasi cosa. Fra<br />
i Karren, vere e proprie sculture naturali, si evidenziano le<br />
affascinanti morfologie della Foresta pietrificata di Piano<br />
delle Ferle, sulla dorsale del Monte Sparagio, costituita da<br />
alti pinnacoli e aspre guglie di roccia carsificata, emergenti<br />
come s<strong>il</strong>enti e benevoli guardiani giganti fra le odorose<br />
fragranze della macchia mediterranea.<br />
Un discorso particolare meritano, invece, le cavità naturali<br />
o, come anzidetto, Zubbie. Al riguardo, la conoscenza e<br />
lo studio del patrimonio carsico di Custonaci è alquanto<br />
recente. Se l’esplorazione delle prime importanti cavità<br />
inizia nel 1965, da parte di Anelli e Orofino, dell’Istituto<br />
Italiano di Speleologia, su incarico dell’Amministrazione<br />
Provinciale di Trapani, devono tuttavia passare ancora circa<br />
trent’anni perché prenda avvio, nel 1992, un sistematico<br />
Banca Don Rizzo
lavoro di ricerca e di esplorazione da parte del CIRS<br />
Ragusa (Centro Ibleo di Ricerche Speleo-Idrogeologiche)<br />
su iniziale incarico dell’amministrazione comunale di<br />
Custonaci. Il risultato di tali ricerche nell’arco di circa 20<br />
anni ha portato al r<strong>il</strong>evamento e alla documentazione di<br />
circa 80 cavità, la maggior parte delle quali ad andamento<br />
pressoché verticale. Fra queste alcune si evidenziano<br />
per la loro profondità come: l’Abisso delle Gole profondo<br />
120 m e l’Abisso del Purgatorio, profondo circa 200 m;<br />
altre emergono, in particolar modo, per la ricchezza di<br />
concrezioni calcitiche di varie forme e colori, come: la<br />
Grotta Maria SS. di Custonaci, la Grotta del Fantasma, la<br />
Grotta Cerriolo o Cufuni, e la Grotta della Clava, ubicate<br />
nell’areale Cerriolo - Piano Zubbia - Scaletta, e la Zubbia<br />
delle Meraviglie ubicata sul Monte Palatimone. Fra le su<br />
menzionate cavità val la pena di spendere ora qualche rigo<br />
sulla Grotta della Clava, per le potenzialità e implicazioni di<br />
carattere turistico e culturale legate a tale cavità.<br />
La Grotta della Clava, così chiamata per la presenza di<br />
alcune stalagmiti particolari a forma, per l’appunto, di<br />
Clava, viene occasionalmente scoperta negli anni sessanta<br />
a seguito dei lavori di coltivazione di una delle numerose<br />
cave che tappezzano, oggi dismesse, l’area di Piano Zubbia<br />
- Scaletta. Alla mercé di chi, in quel periodo, poté fac<strong>il</strong>mente<br />
accedere, nella sua parte superiore, la grotta subisce<br />
notevoli danni per la rottura e asportazione di concrezioni,<br />
anche di grandi dimensioni, a giudicare dai relitti (stalattiti<br />
e colonne spezzate) tristemente osservab<strong>il</strong>i in alcuni suoi<br />
ambienti. Fortunatamente, <strong>il</strong> provvidenziale occultamento<br />
dell’ingresso, dopo un qualche tempo dalla sua scoperta, la<br />
salva da una devastazione completa, tenendola per diversi<br />
anni nascosta e perciò fuori dalla portata sia di occasionali<br />
raccoglitori di souvenir di stalattiti che di ben più motivati<br />
razziatori. Riesumato l’ingresso, tempo dopo, viene quindi<br />
esplorata e documentata dal CIRS nel 1997. La cavità, estesa<br />
circa 800 m e con una profondità di 80 m, rappresenta<br />
una delle più interessanti morfologie carsiche ipogee<br />
del territorio di Custonaci in quanto a ricchezza, varietà e<br />
bellezza di formazioni calcitiche, originatesi nel corso di<br />
N. 3 <strong>2011</strong><br />
39<br />
migliaia e migliaia di anni. Queste suggestive morfologie<br />
sono osservab<strong>il</strong>i soprattutto nel settore superiore della<br />
cavità con tipologie, di forme e dimensioni varie, quali:<br />
gruppo di stalagmiti, grandi colonnati, depositi a canne<br />
d’organo e laminazioni, stalattiti tipo cannule e concrezioni<br />
eccentriche. In considerazione di siffatta ricchezza e<br />
bellezza, per la suddetta cavità fu prospettata, nell’ambito<br />
di un Congresso Regionale di Speleologia tenutosi a<br />
Custonaci nel 2002, la possib<strong>il</strong>ità di una tutela, valorizzazione<br />
e fruizione turistica, con interventi minimi ad impatto zero.<br />
Ma, purtroppo, ancor oggi a distanza di circa 10 anni, nulla<br />
è stato fatto di quanto auspicato, al di fuori dell’apposizione<br />
nell’ingresso della cavità di una, comunque, ut<strong>il</strong>e quanto<br />
relativamente efficace grata di protezione.<br />
La presenza di questo spettacolare patrimonio carsico,<br />
ancora poco conosciuto, nel sottosuolo di Custonaci<br />
costituisce una grande ricchezza per la comunità sia<br />
sotto l’aspetto naturalistico che per ciò che concerne<br />
la concreta possib<strong>il</strong>ità che lo stesso possa essere fruito<br />
turisticamente, così come è avvenuto, con grandi benefici<br />
economici e occupazionali, per numerose altre realtà in<br />
Italia come la Grotta di Castellana, le Grotte di Frasassi e la<br />
Grotta Gigante, solo per menzionare alcune, e nel mondo,<br />
come le Grotte di Postojna e di San Canziano in Slovenia,<br />
la Mammoth Cave negli USA e numerose altre. Tutto<br />
ciò implica da parte delle amministrazioni competenti<br />
(Provincia e Comune in primo luogo) una convinta e non<br />
più differib<strong>il</strong>e azione di tutela per <strong>il</strong> patrimonio carsico<br />
tutto, sia superficiale che sotterraneo, al fine, da un lato,<br />
di impedirne l’ulteriore degrado, e, dall’altro, di favorirne<br />
la valorizzazione e conservazione a beneficio delle future<br />
generazioni.
IL NOSTRO IMPEGNO<br />
Valderice e Cultura<br />
Un binomio indissolub<strong>il</strong>e<br />
rinsaldato dal valore estetico<br />
e storico del marmo<br />
La famiglia Oddo ed <strong>il</strong> decollo economico dell’agroericino<br />
Un itinerario attraverso i luoghi più significativi legati<br />
all’estrazione e alla lavorazione del marmo, un’attività<br />
economica che nell’agroericino ha una grande<br />
tradizione.<br />
Sfruttato fin da epoca antica, l´ut<strong>il</strong>izzo di questo<br />
materiale lega la sua storia all’area che va da Balata<br />
Di Baida a Valderice, passando per Custonaci, un’<br />
importante crocevia storico e culturale.<br />
Lo sfruttamento delle cave marmoree, nei secoli<br />
scorsi finalizzato prevalentemente alla realizzazione<br />
di opere artistiche e monumentali da inserire negli<br />
edifici dell’aristocrazia italiana e nei luoghi di culto<br />
sparsi in tutto <strong>il</strong> territorio nazionale, da qualche<br />
decennio, pur mantenendo la solida tradizione artistica<br />
delle maestranze, con l’ introduzione delle moderne<br />
tecnologie nella estrazione e nella lavorazione, è stato<br />
possib<strong>il</strong>e ridurre enormemente i costi di produzione,<br />
estendendo l’ ut<strong>il</strong>izzo di questo materiale di pregio<br />
nell’ ed<strong>il</strong>izia abitativa anche oltre i confini nazionale e<br />
comunitari. Ciò costituisce per l’intero territorio un<br />
p<strong>il</strong>astro fondamentale su cui poggia l’economia.<br />
Attraverso la storia dei membri di una delle più<br />
importanti famiglie sic<strong>il</strong>iane di imprenditori del marmo,<br />
l’articolo ricostruisce <strong>il</strong> processo di trasformazione di<br />
un’attività e segue le metamorfosi della città, da piccolo<br />
paese del mare, con attività prevalentemente agricola,<br />
pastorale e della pesca a capitale indiscussa del marmo.<br />
Il nostro speciale riordina un quadro complesso di<br />
relazioni e di microstorie, che restituisce con vivezza<br />
i caratteri di un mestiere che ha radici profonde nella<br />
storia della provincia quale Trapani.<br />
Il Novecento è un secolo di profonde trasformazioni<br />
in cui Valderice , da centro agricolo pastorale e della<br />
pesca, vive l’alternanza tra la tradizione e l’esperienza<br />
dell’industrializzazione, arrivata, come vedremo, molto<br />
lentamente, per ritrovarsi a metà del secolo a rafforzare<br />
la sua identità di centro e roccaforte dell’estrazione<br />
del marmo e poi, ancora, a reinventarsi come capitale<br />
moderna delle esportazione del marmo di una giovane<br />
40<br />
Storie d’aziende<br />
di Antonio Fundarò<br />
che ha difficoltà, ancora oggi, a conquistare i mercati<br />
esteri e quelli europei e che spesso subisce l’onta di non<br />
ritrovarsi capace a sdoganare la sua m<strong>il</strong>lenaria cultura e<br />
l’eccellenza dei suoi prodotti.<br />
Un po’ per rassegnazione, quella di chi, vuole arrendersi<br />
e preferisce lasciare questa terra, un po’ di chi, invece,<br />
preferisce un posto statale o regionale, pochi euro al<br />
mese, e la tranqu<strong>il</strong>lità di potere campare, male, ma di<br />
poterlo fare.<br />
Lo speciale intreccia e ricompone storie diverse attraverso<br />
<strong>il</strong> f<strong>il</strong>o ininterrotto dell’uso e <strong>il</strong> riuso delle pietre e dei marmi<br />
nei cantieri di Valderice, e non solo, attraverso l’innovazione<br />
e l’intraprendenza, l’intuito e la perseveranza, di un uomo,<br />
un’ icona, per la lavorazione del marmo.<br />
Banca Don Rizzo
Da un lato la ricostruzione delle vite professionali dei<br />
principali componenti di una delle più note famiglie di<br />
lavoratori del marmo, gli Oddo, due generazioni, la terza<br />
in crescita, di ingegno prestato al decollo dell’economia<br />
dell’agroericino; dall’altro, gli approfondimenti mirati<br />
alla comprensione del cantiere, delle lavorazioni,<br />
della gestione e della crescita economica e sociale<br />
delle imprese Oddo, protagoniste in molte delle<br />
trasformazioni in atto nel campo della tecnologia,<br />
dell’organizzazione del lavoro, del contesto politico e<br />
culturale della città di Valderice.<br />
La memoria della città come centro produttivo è un<br />
tema di particolare r<strong>il</strong>evanza per quanti credono nella<br />
possib<strong>il</strong>ità di crescita e di decollo economico della Terra<br />
di Sic<strong>il</strong>ia, consapevoli della centralità del rapporto tra<br />
lavoro e luogo urbano di cui la sua sede, i numerosi<br />
palazzi, i tanti monumenti storici, le tante chiese, le stesse<br />
colonne di San Pietro in Roma, ed oggi i tanti palazzi<br />
principeschi nell’estremo e nel medio Oriente e nell’area<br />
Araba, ne sono testimonianza prestigiosa e unica.<br />
Con questo speciale, Banca Don Rizzo, intende<br />
sottolineare ancora una volta <strong>il</strong> nesso indissolub<strong>il</strong>e<br />
tra Valderice, l’intero agroericino e la Cultura, valore<br />
la cui r<strong>il</strong>evanza socioeconomica è necessario che, le<br />
amministrazioni civiche, promuovano in tante loro<br />
attività, così come ha fatto, in questi decenni di duro<br />
lavoro la famiglia Oddo, in primis Rocco, 79 anni, 45<br />
anni di attività nel settore del marmo ed, oggi stimato,<br />
N. 3 <strong>2011</strong><br />
41<br />
Cava perlatino venatino e bianco in contrada Rizzuto, Valderice<br />
industriale del settore, e quello che, più e meglio,<br />
rappresenta all’estero <strong>il</strong> prodotto made in Italy per<br />
connotarne la qualità..<br />
Un’avventura, quella della passione per <strong>il</strong> marmo, nata<br />
per caso, forse per necessità che, però, ha determinato la<br />
svolta per <strong>il</strong> vertice aziendale; Rocco Oddo già a partire<br />
dal 1967 quando, come egli stesso afferma «incominciai<br />
a fare del segato di marmo» e ad affettare <strong>il</strong> mitico, ormai<br />
in disuso, Libeccio.<br />
Ma la vita di Rocco Oddo, lo ricorda lo stesso<br />
protagonista di questa entusiasmante avventura, è stata<br />
davvero ricolma di eventi fortuiti. A partire, proprio, da<br />
ciascuna delle scelte lavorative. Ci ricorda Rocco Oddo<br />
«avevo necessità di sopravvivere e sapevo di non avere<br />
raccomandazioni». E fu così che, ancora ventenne,<br />
dovette abbandonare <strong>il</strong> sogno di diventare un m<strong>il</strong>itare,<br />
stipendio fisso, e certezze per <strong>il</strong> domani. «Per la verità <strong>–</strong><br />
continua Oddo <strong>–</strong> durante <strong>il</strong> servizio di leva, mi resi, ben<br />
presto conto, che non ero fatto per le stellette. Nulla<br />
togliendo ai m<strong>il</strong>itari. Ero uno spirito libero, la voglia di<br />
fare, di creare e una incapacità ad essere subordinato<br />
a qualcuno. Non per i ruoli, evidentemente, ma perché<br />
conscio che spesso l’essere superiore era finalizzato,<br />
esclusivamente, a mortificare le intelligenze altrui. E<br />
ritornai a Valderice. La pressione della mancanza del<br />
lavoro, l’assenza di soldi da investire, ed una madre d’oro<br />
a cui dovetti presto rivolgermi».<br />
E Rocco Oddo, allora, rientrato nella sua città natale
incominciò a fare, come ironicamente afferma lui<br />
stesso «<strong>il</strong> commerciante dei prodotti della terra.<br />
E comprai un moto Ape. Anche quella con grande<br />
sacrifici».<br />
Ci racconta un aneddoto:<br />
«Non avevo i soldi per questo primo necessario,<br />
importante, acquisto. Mi rivolsi a mia madre. Ma, allora,<br />
firmare cambiali era qualcosa di brutto. Si avvertiva <strong>il</strong><br />
peso della pericolosità della cosa e mia madre fu come<br />
se scappasse dall’eventualità. Ma, siccome dovevo fare<br />
<strong>il</strong> commerciante dei prodotti della terra, la fortuna mi<br />
agevolò, un mio cugino aprì la rappresentanza della<br />
Piaggio a Valderice. Mi ci rivolsi e, solo allora, mia madre<br />
decise di fare da garante. Ed impegnò la quota della terra<br />
che io avrei ricevuto in eredità alla sua morte a garanzia<br />
del pagamento del prestito. Naturalmente fu quella la<br />
prima volta in cui acquistai qualcosa a rate. Devo dire,<br />
a distanza di decenni, che se non avessi avuto, sin da<br />
allora, questo coraggio, avrei fatto ben poca cosa. Non<br />
si poteva e non si può realizzare nulla senza un aiuto<br />
concreto della banche per gli investimenti. Le banche,<br />
a cui sono grato, da allora ad oggi, hanno sempre dato<br />
corpo ai miei sogni, alle mie intuizioni imprenditoriali,<br />
alle necessità che, di volta in volta, l’azienda necessita».<br />
E Rocco si lascia ad una battuta «è vero che le imprese<br />
riescono a crescere grazie alle banche ma è pur<br />
vero che, senza i nostri investimenti, le banche non<br />
avrebbero vita fac<strong>il</strong>e. Il loro compito non può essere<br />
solo quello di raccogliere risparmi. Quindi, con una<br />
battuta, gli imprenditori hanno bisogno della banca, e<br />
la banca ha bisogno di noi. La banca ericina prima, la<br />
Don Rizzo oggi, hanno, spesso, permesso che i sogni<br />
42<br />
imprenditoriali miei e dei miei figli si concretizzassero».<br />
Perché, come capita in ogni azienda che si rispetta,<br />
anche Rocco, amando così fortemente <strong>il</strong> suo lavoro, ha<br />
fatto si che anche i suoi figli se ne innamorassero.<br />
Un amore viscerale per <strong>il</strong> lavoro che si legge negli occhi<br />
di Andrea, Vito, Rosanna, Nicoletta e Giampaolo e si può<br />
desumere dalla storia di ognuno di essi.<br />
Un solo aneddoto per rappresentare tutto ciò c’è lo<br />
racconta Rocco.<br />
«Una volta lasciai a casa Andrea per recarmi alle cave.<br />
Distano da casa mia 15 ch<strong>il</strong>ometri. Non ricordo neppure<br />
<strong>il</strong> motivo della mia scelta ma dissi no al bambino. Dopo<br />
circa un’ora vidi Andrea entrare in cava e dall’ interesse<br />
che manifestava nel seguire le lavorazioni, mi resi<br />
conto immediatamente che in questo lavoro si sarebbe<br />
realizzato. Anche gli altri figli, compatib<strong>il</strong>mente con gli<br />
impegni scolastici sin da bambini riservavano parte<br />
del loro tempo libero alle attività aziendali maturando<br />
sin da allora importanti esperienze che continuano a<br />
r<strong>il</strong>evarsi di fondamentale importanza per l’ impresa, e se<br />
sono cresciuto così, lo devo proprio a loro».<br />
«Ritengo che, a distanza di anni, posso affermare con<br />
certezza che, nonostante la tenera età, avevo già da<br />
allora l’obiettivo di diventare un vero professionista<br />
del settore. Basti pensare che allora ero l’unico che<br />
sapeva usare, in cava, la pala meccanica. E lo facevo<br />
divertendomi come stessi ut<strong>il</strong>izzando un giocattolo.<br />
E nel frattempo aiutavo mio padre e gli altri operai»<br />
afferma Andrea, con soddisfazione, ricordando anni che<br />
sono lontani solo nel tempo, non certo nel ricordo.<br />
Ma la storia di Rocco passa attraverso un autocarro Fiat<br />
615 e dal Leoncino.<br />
Banca Don Rizzo
«Che pazzie feci pur di guadagnare qualcosa. Lavoravo<br />
notte e giorno e, anche lì, mi trasformai in imprenditore.<br />
Mi ricordo, una volta, che annusato l’affare, acquistai<br />
un intero carico di finocchi, misi <strong>il</strong> gasolio nel mezzo<br />
e partii, la notte, per Torino. Un viaggio fantastico che<br />
mi fece comprendere come c’era necessità che i nostri<br />
mercati, anche quelli ortofrutticoli, si aprissero a nuove<br />
realtà. Altrimenti prima o poi, l’economia agraria sarebbe<br />
crollata».<br />
In effetti lo strepitoso incremento delle vendite, Rocco<br />
Oddo e le sue imprese, lo deve alla scelta felice delle<br />
esportazioni intercontinentali. Lì dove si apprezza di più<br />
<strong>il</strong> nostro prodotto, lì dove ancora esiste una maggiore<br />
capacità finanziaria.<br />
E fu così che <strong>il</strong> Leoncino aprì la strada al marmo. Non fu<br />
un caso, infatti, che ad Oddo gli si presentò l’opportunità<br />
di trasportare, con <strong>il</strong> suo Leoncino, del segato di marmo<br />
al nord.<br />
E dal trasporto all’impresa, <strong>il</strong> passo fu davvero breve.<br />
Era <strong>il</strong> 1967 quando Oddo compra l’affetta sassi ed apre,<br />
piccolo <strong>il</strong> suo primo figlio, la sua prima attività nel<br />
settore.<br />
«Compresi immediatamente che <strong>il</strong> mio futuro era si <strong>il</strong><br />
lavoro ma che questo doveva, necessariamente, passare<br />
dall’innovazione tecnologica».<br />
Ciò in un paese in cui i metodi estrattivi e di lavorazione<br />
del marmo non potevano considerarsi all’avanguardia.<br />
Il passo verso l’industrializzazione della famiglia , fu<br />
davvero veloce.<br />
Nel giro di pochi anni, comparvero, per la prima volta<br />
nel settore, macchinari più moderni, (affetta lastre,<br />
taglia blocchi) finché nel 1980 Oddo arriva ad una<br />
scelta innovativa che si è r<strong>il</strong>evata ut<strong>il</strong>issima nel processo<br />
estrattivo e cioè <strong>il</strong> f<strong>il</strong>o diamantato per <strong>il</strong> taglio, e<br />
l’escavatore per la movimentazione dei materiali di cava.<br />
«Quando ancora nessuno ne conosceva l’esistenza e,<br />
naturalmente, quando ancora nessuno lo ut<strong>il</strong>izzava”.<br />
Il lavoro fu reso più veloce, ci fu più sicurezza nel cantiere<br />
ed <strong>il</strong> prodotto cominciava a raggiungere standard<br />
qualitativi davvero competitivi. Devo dire che, in questi<br />
decenni, <strong>il</strong> mio pallino, ed ora quello dei miei figli, è stata<br />
l’innovazione, basti pensare che sono stato tra i primi, in<br />
questo nuovo stab<strong>il</strong>imento, ad impiantare <strong>il</strong> fotovoltaico<br />
che mi produce quasi <strong>il</strong> 15% del fabbisogno giornaliero<br />
di energia. Un investimento oneroso che implementerò<br />
e che, alla lunga, mi darà soddisfazione».<br />
«Mio padre ha un grande intuito. Ancora oggi è davvero<br />
indispensab<strong>il</strong>e nella conduzione delle imprese del<br />
gruppo Oddo» afferma la figlia Nicoletta mentre, con un<br />
fare davvero signor<strong>il</strong>e, versa una profumatissima orzata<br />
nei bicchieri, mentre la famiglia intera è riunita attorno<br />
al tavolo del Consiglio di Amministrazione, al primo<br />
piano del complesso industriale, una magnifica vista sul<br />
golfo di Cornino, in una giornata uggiosa ed in cui tira<br />
vento, forte molto forte.<br />
N. 3 <strong>2011</strong><br />
43<br />
«E spesso questo intuito ci ha permesso di non sbagliare<br />
nelle scelte imprenditoriali ne, cosa davvero importante,<br />
non abbandonare mai <strong>il</strong> processo di innovazione,<br />
indispensab<strong>il</strong>e per fare di una impresa, una impresa<br />
competitiva e all’avanguardia» continua Nicoletta.<br />
L’intuito di Rocco si concretizza con l’acquisto di altre<br />
cave di marmo. «Come si può essere competitivi <strong>–</strong><br />
afferma Rocco Oddo - se non si controlla l’intera f<strong>il</strong>iera<br />
della produzione».<br />
Nel 1996 nasce Oro Marmi snc. I figli di Rocco Oddo<br />
entrano in società con <strong>il</strong> padre, garantendo, alla lunga,<br />
quel ricambio generazionale, indispensab<strong>il</strong>e per un<br />
futuro certo dell’industria Oddo. Ma, tiene a precisare,<br />
Rocco con tono orgoglioso «comando ancora io,<br />
seppure non più da solo ma assieme ai miei figli». E<br />
come non si potrebbe, con un intuito eccezionale come<br />
<strong>il</strong> suo, una famiglia unita e forte come la sua, una terza<br />
generazione in crescita pronta, lo si spera, a prendere<br />
<strong>il</strong> timone dell’azienda. L’azienda che si occupa, oggi,<br />
dei lavori di estrazione ed allestimenti interni è proprio<br />
la “Oro Marmi snc”. Nel 2004, nasce la Oddo Marmi srl<br />
e, nel 2005, viene definito lo stab<strong>il</strong>imento industriale<br />
più all’avanguardia del comprensorio. 15 m<strong>il</strong>a metri<br />
quadrati di estensione, 2 m<strong>il</strong>a metri quadrati impiegati<br />
per la lavorazione, quasi 40 tra operai, impiegati, quadri.<br />
Il grosso della produzione industriale viene trasferito<br />
ad Oddo Marmi srl con sede nella zona industriale di<br />
contrada Xiare a Valderice (Tp), tel. 0923 592768, e ma<strong>il</strong><br />
address info@oddomarmi.it.<br />
«Acquistai, qui, <strong>il</strong> terreno, quando ancora nessuno<br />
parlava di aree industriale» sottolinea Rocco Oddo,<br />
orgogliosamente soddisfatto dell’ennesima prova del<br />
suo buon intuito. «E credetti e scommisi in ogni forma<br />
di investimento e finanziamento. Dai Patti Territoriali ai<br />
finanziamenti per l’innovazione tecnologica. Quando<br />
gli altri avevano paura io gridavo che c’era bisogno di<br />
maggiore liquidità e mi rivolsi alle banche».<br />
«Ma ero forte. Avevo la famiglia alle spalle. I miei figli,<br />
mia moglie, <strong>il</strong> mio intuito, i tanti operai che credevano<br />
in me, ed un progetto ambizioso: dimostrare e non solo<br />
ai miei figli che si può fare impresa sana anche in Sic<strong>il</strong>ia<br />
senza avvalersi di connivenze politiche o complicità<br />
malavitose e che se alla propria impresa si dona con<br />
tenacia la propria dedizione essa ricambia offrendoci i<br />
mezzi con cui realizzare le nostre ambizioni.<br />
“Non potevo e non mi sono arreso mai in questa<br />
impresa, dapprima ardua, adesso accattivante”continua<br />
<strong>il</strong> Sig. Oddo.<br />
Non c’è impresa senza forza fam<strong>il</strong>iare. E Rocco Oddo ha<br />
la fortezza di una grande famiglia e, come dice la figlia<br />
Nicoletta «la vicinanza ed <strong>il</strong> coraggio di una grande<br />
madre». Ed <strong>il</strong> pensiero va alla mamma Anna che, in<br />
questi anni, ha accompagnato <strong>il</strong> viaggio del marito, con<br />
le parole opportune, gli incoraggiamenti necessari, la<br />
determinazione della donna sic<strong>il</strong>iana, spesso necessaria
per rendere più solide le basi di un castello.<br />
Quel castello che, ciascuno, ha contribuito ad edificare,<br />
dove nessuno si è mai tirato indietro, facendosi carico<br />
delle responsab<strong>il</strong>ità che attiene al solo fatto di far parte<br />
di questa grande, importante, famiglia.<br />
«Ho avvertito subito <strong>il</strong> peso della mia responsab<strong>il</strong>ità<br />
di figlio. Anche se nato per ultimo, forse un po’ più<br />
coccolato degli altri, per così dire, a 13 anni ero già in<br />
segheria, alternando scuola e lavoro. Me lo imponeva <strong>il</strong><br />
grande rispetto che avevo ed ho per i sacrifici di mio<br />
padre, dei miei fratelli, della mia famiglia, insomma»<br />
ribatte Gianpaolo, 37 anni, anche lui, fortemente e<br />
totalmente impegnato nella conduzione dell’impresa di<br />
famiglia.<br />
Oggi la ditta lavora, principalmente, <strong>il</strong> Perlato di Sic<strong>il</strong>ia<br />
e <strong>il</strong> Perlatino Venatino anche se, la famiglia, possiede,<br />
ancora, la cava di Libeccio antico, molto ut<strong>il</strong>izzato nel<br />
restauro delle chiese e, fiore all’occhiello, di una impresa<br />
che ha fatto e sta facendo la storia di questa terra.<br />
Romanticismo, passione e determinazione, dunque, per<br />
descrivere la storia di una azienda che nasce per amore<br />
44<br />
di una famiglia e che ha dato vita ad un progetto che<br />
si rinnova, ancor oggi, allo stesso modo, con la stessa<br />
energia, con una più accresciuta professionalità e<br />
competenza imprenditoriale.<br />
Una vera e propria civ<strong>il</strong>tà del marmo, quella, dunque,<br />
che si è sv<strong>il</strong>uppata e vive tra Valderice e Custonaci, grazie<br />
anche alla famiglia Oddo che lega <strong>il</strong> suo nome non solo<br />
alla tecnologia impiegata per l’estrazione ed <strong>il</strong> trasporto<br />
dei giganteschi blocchi, ma anche e soprattutto alla<br />
sua trasformazione, spesso artistica, che sta rendendo<br />
grande e conosciuta nel mondo la società che da<br />
decenni vive ed ha vissuto di questa preziosa risorsa.<br />
Il nostro percorso, ricco di richiami storico-culturali,<br />
unito alla bellezza del paesaggio dell’agroericino, ci<br />
ha portato a conoscere <strong>il</strong> lavoro ed i costumi popolari<br />
legati al marmo.<br />
E lo abbiamo potuto fare grazie ad una famiglia davvero<br />
unica, eccezionale, come quella di Rocco Oddo a cui, in<br />
molti, la nostra terra, devono parecchio.<br />
Un sogno che continua a camminare sulle gambe<br />
dell’intera famiglia con <strong>il</strong> suo fondatore in prima f<strong>il</strong>a.<br />
Banca Don Rizzo
Medaglie<br />
V<strong>il</strong>la Zina,<br />
connubio di tradizione<br />
ed innovazione<br />
45<br />
IL NOSTRO IMPEGNO<br />
Tra comfort, risorse paesaggistiche ed ambientali invidiab<strong>il</strong>i<br />
di Antonio Fundarò<br />
Percorrere la strada statale 187 che collega Castellammare<br />
del Golfo a Trapani, passando da Buseto Palizzolo e<br />
Custonaci, è una esperienza incantevole per chi ha<br />
voglia e desidera sentire, ancora, lo stridente, alto e<br />
continuo canto delle cicale, <strong>il</strong> gracchiare dei corvi, o<br />
ammirare, indisturbato dai fragori delle città, le distese<br />
di uliveti, di vigneti, e i campi coltivati a melone giallo o a<br />
purceddu, o immergersi nel blu del mare Tirreno che, qui,<br />
a Custonaci, diventa più azzurro e compatto, merlato,<br />
com’è, da costoni incantati di montagne, carsiche,<br />
spesso ricolme di una fitta vegetazione mediterranea.<br />
Percorrere questa strada, spesso accompagnata da<br />
contadini che, sul ciglio, propongono le meraviglie<br />
di questo fazzoletto di terra, su bancarelle colorate a<br />
festa, di giallo, di verde, di viola, di arancio, è ancora più<br />
interessante se la si attraversa certi di raggiungere <strong>il</strong><br />
coronamento di questo sogno sic<strong>il</strong>iano chiamato V<strong>il</strong>la<br />
Zina Park Hotel.<br />
Una struttura alberghiera le cui radici affondano nella<br />
tradizione storica ed architettonica del Baglio Messina,<br />
ad oggi accuratamente restaurato e riportato allo<br />
N. 3 <strong>2011</strong><br />
splendore di un tempo grazie all’idea e all’ingegno di<br />
due intraprendenti famiglie del territorio agro ericino, la<br />
Oddo e la Nolfo, a cui spesso si lega <strong>il</strong> destino di questa<br />
terra. Resta ancora, in V<strong>il</strong>la Zina, del passato, la casa<br />
padronale, <strong>il</strong> tetto con struttura in legno di castagno<br />
e copertura in coccio, l’originale finestra, la scala in<br />
marmo autoreggente con interessante passamano in<br />
ferro battuto senza saldatura, la cantina ed <strong>il</strong> palmento.<br />
Lì, come per incanto, quando vi si arriva, si odono, ancora,<br />
in ricordi ancestrali, le massaie, i contadini che cantano<br />
rientrando dal lavoro, o i bambini che si rincorrono<br />
magari accompagnati dal miagolio del gatto.<br />
Come per incanto, eccola, apparire, in tutta la sua unicità<br />
V<strong>il</strong>la Zina Park Hotel. Un abbaglio senza precedenti.<br />
Il rosso dei cocci sul tetto, le pietre della corte, l‘azzurro<br />
di una piscina immersa nel verde di questo pregiato<br />
territorio agroercino, e la sobrietà e l’eleganza degli<br />
interni, caldi e accoglienti, tendenti a preservare la<br />
riservatezza degli ospiti che vi arrivano, oggi sempre<br />
più numerosi, in tutte le stagioni dell’anno.
V<strong>il</strong>la Zina Park Hotel è la scommessa turistica di due<br />
famiglie, quella di Andrea Oddo e di Francesco Nolfo<br />
dedite all’attività ed<strong>il</strong>izia, che, volendo diversificare gli<br />
investimenti, con questa nuova attività, hanno inteso<br />
far scaturire una sorta di continuità del connubio<br />
tra tradizione e modernità, storia ed avanguardia<br />
tecnologica, comfort e calorosa accoglienza tipica del<br />
territorio sic<strong>il</strong>iano, nel solco della grande tradizione<br />
alberghiera di questa provincia di Trapani che, grazie<br />
a loro, ha, davvero, spiccato <strong>il</strong> volo. Solo per ricordare<br />
un dato: quando nel 1998 si costituì, anche per volontà<br />
di Andrea Oddo, <strong>il</strong> Consorzio degli albergatori della<br />
provincia di Trapani, nato proprio per implementare<br />
l’offerta turistica nel territorio provinciale di Trapani,<br />
i posti letto non superavano le poche migliaia. Oggi,<br />
dopo quasi 15 anni, i posti letto hanno moltiplicato<br />
per 6 <strong>il</strong> loro numero e la scommessa di Andrea Oddo,<br />
quella di impegnare più risorse nel settore turistico e di<br />
aumentare le presenze turistiche, specie di stranieri, è<br />
stata vinta alla grande.<br />
Lo ricorda, con orgoglio, Andrea Oddo, imprenditore<br />
ed<strong>il</strong>e, componente <strong>il</strong> Consiglio di Amministrazione di<br />
Banca Don rizzo, Presidente della Valderice Calcio, <strong>il</strong><br />
pallino per <strong>il</strong> suo territorio, per <strong>il</strong> suo sv<strong>il</strong>uppo, per <strong>il</strong><br />
suo futuro.<br />
«Ritengo che <strong>il</strong> nostro territorio abbia potenzialità<br />
infinite. Far finta di nulla è impossib<strong>il</strong>e. Per questa<br />
ragione abbiamo deciso di farci promotore di una nuova<br />
attenzione per la cultura, l’enogastronomia, la storia e la<br />
natura dell’agroericino, per questa ragione nasce V<strong>il</strong>la<br />
Zina. Preservare <strong>il</strong> passato e tracciare <strong>il</strong> futuro».<br />
V<strong>il</strong>la Zina Park Hotel, nata nel 2006, proprio per volontà<br />
di Andrea Oddo e di Francesco Nolfo, è <strong>il</strong> luogo ideale<br />
per <strong>il</strong> più confortevole soggiorno turistico o di affari nel<br />
cuore delle colline trapanesi, al centro di un importante<br />
crocevia storico (qui si incontrano culture m<strong>il</strong>lenarie<br />
che hanno fatto grande la nostra Europa), a due passi<br />
da alcuni importanti siti di interesse comunitario e di<br />
46<br />
alcune pregevolissime riserve orientate naturali, cuore<br />
e polmone della provincia più vitata d’Europa, capace<br />
di dare valore aggiunto al soggiorno di chi ha deciso di<br />
immergersi in un sogno chiamato V<strong>il</strong>a Zina.<br />
Dolci colline e panorami indimenticab<strong>il</strong>i, acque cristalline,<br />
quelle della vicina Cornino e dell’impareggiab<strong>il</strong>e San<br />
Vito Lo Capo, bagli, palazzi e dimore storiche, grandi<br />
vini, oli, vini, pesci, carni e sapori inconfondib<strong>il</strong>i.<br />
Scoprire questa terra, sostando nell’incantevole<br />
ed impagab<strong>il</strong>e V<strong>il</strong>la Zina Park Hotel, è un’avventura<br />
entusiasmante in ogni periodo dell’anno. Lo è nella<br />
soleggiata e calda estate, lo è nella sfav<strong>il</strong>lante primavera,<br />
quando V<strong>il</strong>la Zina pare immersa in un incantevole<br />
prato fiorito. Ma lo è anche in autunno quando<br />
V<strong>il</strong>la Zina prende i colori delle foglie degli alberi che<br />
sembrano in fiore, per via del giallo delle loro foglie,<br />
e delle viti diventate rosse; colori che invitano l’ospite<br />
a passeggiare nelle ultime tiepide giornate prima<br />
dell’arrivo dell’inverno. La luce della sera, definisce<br />
l’orizzonte tra montagna e cielo. Le ultime occasioni per<br />
un giro in mountain bike o una tranqu<strong>il</strong>la passeggiata<br />
in riva al mare per chi decide di raggiungere la vicina<br />
baia di Cornino o la bianchissima spiaggia di San Vito Lo<br />
Capo. Anche in inverno, a differenza di quanto si possa<br />
pensare, V<strong>il</strong>la Zina è centro vivo in cui si incontrano<br />
proposte culturali ed enogastronomiche, come quella,<br />
ad esempio, del venerdì o del sabato sera, quando è<br />
possib<strong>il</strong>e degustare, dietro prenotazione (tel. 0923<br />
973937), a prezzo contenuto (qualità e prezzo sono<br />
- per Andrea Oddo - le vere scommesse di V<strong>il</strong>la Zina),<br />
<strong>il</strong> meglio della cucina sic<strong>il</strong>iana con i prodotti migliori<br />
della terra e del mare (ricordiamo, solo per i più golosi,<br />
qualcuno dei piatti tipici: parmigiana di melanzane,<br />
busiate al pesto, cous cous di pesce del mar Titteno, fritto<br />
di calamari e gamberi rossi Dop (pescati in zona), insalata<br />
di polpo, funghi ripieni alla sic<strong>il</strong>iana, scoppiata di cozze<br />
all’ubriaca, salsiccia e pancetta alla brace, pomodori<br />
secchi, patate vastase, pesce azzurro alla brace, insalata<br />
Banca Don Rizzo
di mare variopinta, bocconcini di tonno in Carpione,<br />
pagnottine con m<strong>il</strong>za, Sarde all’inguate, fritto di<br />
Cicirello, affumicati di pesce). In inverno Custonaci si<br />
fa più vicina alla montagna, con la sua campagna, i<br />
suoi borghi e le proposte per <strong>il</strong> Natale. I mercatini sono<br />
l’incanto della stagione invernale, come lo sono anche,<br />
le tante iniziative culturali natalizie proposte da Erice,<br />
Buseto Palizzolo, Custonaci, Balata di Baida, Valderice e,<br />
perché no, la vicina Trapani e Castellammare del Golfo.<br />
È questa una terra di grandi tradizioni ma anche di<br />
grande cultura, con gli itinerari letterari e storici, talvolta<br />
mitologici come nel caso di Enea, i festival musicali e<br />
cinematografici, quelli enogastronomici, le mostre, le<br />
testimonianze del passato in borghi e paesi ricchi di<br />
fascino, le escursioni in grotte carsiche di ineguagliab<strong>il</strong>e<br />
bellezza, i presepi viventi (quelli di Custonaci e di Balata<br />
di Baida).<br />
V<strong>il</strong>la Zina, 90 camere, più di 200 posti letto, al centro<br />
di questo ineguagliab<strong>il</strong>e crocevia, nasce proprio per<br />
far smarrire piacevolmente l’ospite tra colline e vigneti<br />
candidati, coccolato dai servizi, davvero priv<strong>il</strong>egiati,<br />
offerti da questa magnifica struttura alberghiera. Solo<br />
per ricordarne alcuni la piscina, con una accogliente<br />
Swimming pool Bar, i campetti di calcetto, di tennis,<br />
di pallavolo e di bocce, <strong>il</strong> Pc point, liarea WiFi, la<br />
Sala Congressi (oggi V<strong>il</strong>la Zina può ritenersi l’area<br />
congressuale più all’avanguardia della provincia<br />
di Trapani), <strong>il</strong> Club del Mare nella strepitosa Baia di<br />
Cornino (ancora incontaminata, dove è possib<strong>il</strong>e<br />
ammirare le caratteristiche palme nane bagnate dal<br />
mare), i ristoranti, quello interno (più di 500 posti a<br />
sedere) e quello, in legno, esterno (con panorama<br />
mozzafiato, sulla piscina, anch’esso in grado di ospitare<br />
più di 500 invitati), un parco agreste con piante<br />
tipiche della macchia mediterranea dove è possib<strong>il</strong>e<br />
romanticamente lasciarsi coccolare da profumi davvero<br />
rari ed irripetib<strong>il</strong>i.<br />
N. 3 <strong>2011</strong><br />
47<br />
V<strong>il</strong>la Zina Park Hotel è anche e soprattutto benessere,<br />
essendo l’unica struttura ad offrire un’idea di wellness<br />
estesa su 400 metri quadri in cui sport, attività all’aria<br />
aperta, allenamento sportivo e trattamenti di Centro<br />
Benessere, sono coniugati all’interno di una stessa<br />
struttura. V<strong>il</strong>la Zina è, infatti, benessere dello spirito<br />
e del corpo. Il centro benessere offre la possib<strong>il</strong>ità di<br />
rigenerarsi attraverso trattamenti mirati. Dalla cura della<br />
pelle, del corpo e del viso, con funzione disintossicante,<br />
dimagrante e contro l’invecchiamento, fino ai massaggi,<br />
al make-up e a tutti i trattamenti di bellezza. Dispone<br />
di Sauna, Idromassaggio Iacuzzi, Docce Emozionali,<br />
Centro Benessere, Lettini Solarium, Massaggi, Bagno<br />
turco, Trattamenti, Doccia a torrente, Idromassaggio<br />
mirato, Idromassaggio con Cromoterapia, Trattamenti<br />
Viso e Corpo, Area Relax ed un’area fitness da vivere<br />
completa e competitiva per chi non vuol far perdere<br />
tono ai propri muscoli.<br />
Dicevamo, V<strong>il</strong>la Zina è, anche e soprattutto, storia dei<br />
nostri prodotti della terra e del mare. Lo Chef Daniele<br />
Aleo considerato, dai più, un fenomeno gastronomico,<br />
è capace di viziare gli ospiti dell’albergo o gli invitati<br />
ad un banchetto, con cibo eccellente prodotto con<br />
ingredienti freschi, solitamente coltivati localmente. I<br />
campi e i frutteti dell’agroericino producono frutta e<br />
verdure per le tavole di tutta Europa. Meloni, angurie,<br />
carciofi, melanzane, peperoni, fichi, pesche, pomodori,<br />
zucchine, aglio, cipolla, olive ed ovviamente uva sono<br />
solo alcune delle cose che vengono coltivate localmente.<br />
E, poi, i prodotti del mare, forniti direttamente dai<br />
pescatori, in tutta la loro freschezza ed <strong>il</strong> loro colore;<br />
quelli degli allevamenti, del maiale, del vitello e del<br />
pollame; ed i prodotti della trasformazione dell’uomo,<br />
come salumi e formaggi, profumatissimi e dal sapore<br />
prelibato. Tutto ciò rende unica la cucina di V<strong>il</strong>la Zina<br />
Park Hotel, spesso scelta per festeggiare <strong>il</strong> giorno più<br />
importante della loro vita, per incorniciare meeting,
congressi, comunioni ed eventi indimenticab<strong>il</strong>i,<br />
oltre che per particolari serate di gala organizzate<br />
da numerosi e qualificati clubs services. Non a caso,<br />
V<strong>il</strong>la Zina Park Hotel partecipa, con convinzione, a<br />
MiglioZero, l’iniziativa di alcuni ristoratori trapanesi<br />
finalizzata a promuovere le eccellenze del prodotto<br />
locale, dal pesce azzurro, al gambero rosso Dop,<br />
all’aglio rosso di Nubbia Dop, al Purceddu di Alcamo<br />
Dop. Eccellenze che la struttura alberghiera ut<strong>il</strong>izza e<br />
valorizza, con scrupolo e rispetto, sia del prodotto che<br />
del cliente.<br />
Ad Andrea Oddo piace ricordare, a proposito dei suoi<br />
clienti, che «la migliore soddisfazione che posso avere<br />
sono i ringraziamenti, numerosi, che mi regalano i miei<br />
ospiti, quando vanno via. Sono emozioni impareggiab<strong>il</strong>i<br />
che, spesso, toccano <strong>il</strong> cuore». Soddisfazione che si<br />
avverte anche in chi vi lavora in questa struttura, a<br />
partire proprio dai figli dei due proprietari, Vito Oddo<br />
e Gaspare Nolfo, a cui si deve, è innegab<strong>il</strong>e, <strong>il</strong> successo<br />
di V<strong>il</strong>la Zina, <strong>il</strong> fiore all’occhiello dell’accogleinza e della<br />
ristorazione trapanese.<br />
Completezza e raffinatezza dunque, per una struttura<br />
che, solo qualche settimana fa, ha davvero coronato <strong>il</strong><br />
suo sogno: <strong>il</strong> certificato di Eccellenza per l’Anno <strong>2011</strong>,<br />
ottenuto dopo una attenta valutazione da parte del<br />
presidente internazionale di Tripadvisor Christine<br />
Peterses. Un chicca che la dice lunga sull’affidab<strong>il</strong>ità di<br />
V<strong>il</strong>la Zina Park Hotel che, per chi può solo immaginare<br />
come potrà essere una vera ed indimenticab<strong>il</strong>e vacanza<br />
in Sic<strong>il</strong>ia, è possib<strong>il</strong>e visitare sul sito www.v<strong>il</strong>lazina.it.<br />
Una visita virtuale che vi consigliamo di viverla subito<br />
in tutta la sua scint<strong>il</strong>lante bellezza e comfort.<br />
48<br />
Banca Don Rizzo
Medaglie<br />
49<br />
IL NOSTRO IMPEGNO<br />
La famiglia Catalano<br />
e la Ceramica Ericina di Vincenzo Labruzzo<br />
La ceramica ad Erice<br />
I reperti archeologici, conservati nel Museo di Erice,<br />
danno già una inconfutab<strong>il</strong>e testimonianza che, sin dai<br />
secoli precedenti la venuta di Cristo, si producevano ad<br />
Erice ceramiche, che, pur conservando la destinazione<br />
di oggetti per l’uso quotidiano, raggiungevano un buon<br />
livello di qualità artistica. In Erice, le fornaci si trovavano<br />
fuori dalla cinta muraria, in luoghi prossimi ai terreni di<br />
natura arg<strong>il</strong>losa da dove gli artigiani traevano la materia<br />
prima. Recentemente sono state trovate le vestigia di<br />
una fornace di epoca romana, nella zona denominata<br />
“Runzi”.<br />
Le prime testimonianze storiche di artigianato appaiono<br />
attraverso i documenti del “Registro” notar<strong>il</strong>e di Giovanni<br />
Majorana che comprovano l’esistenza degli artigiani fin<br />
dagli ultimi anni del secolo XIII.<br />
Le Pandette di Trapani, datab<strong>il</strong>i prima del 1309,<br />
stab<strong>il</strong>iscono precise tassazioni per la produzione di de<br />
operìbus stagnatis che fanno i quartararì erìcini.<br />
In questa vetta, molto probab<strong>il</strong>mente, la produzione<br />
di ceramica maiolicata, (cioè ricoperta di uno smalto<br />
di colore bianco su cui vengono passati i colori, che in<br />
cottura fondono con lo smalto divenendo br<strong>il</strong>lanti ed un<br />
tutt’uno con esso), venne importata da una soldatesca<br />
N. 3 <strong>2011</strong><br />
di Carlo D’Angiò, superstite di una spedizione a Tunisi,<br />
che fu abbandonata nel 1270 nel territorio ericino.<br />
Probab<strong>il</strong>mente a Tunisi, soldati ericini della spedizione<br />
avevano appreso l’arte della maiolica, che poi avranno<br />
praticato in patria, primeggiando su tutta la Sic<strong>il</strong>ia.<br />
La produzione maiolicata era largamente praticata dalle<br />
fornaci ericine, che avevano una r<strong>il</strong>evante produzione, le<br />
cui testimonianze si trovano in alcuni oggetti custoditi<br />
in musei (Museo della Ceramica di Caltagirone) e<br />
collezioni private (Collezione Barresi di Trapani).<br />
Tale produzione fiorisce fino alla tremenda pest<strong>il</strong>enza del<br />
1347, che sterminò i ceti più poveri della popolazione<br />
ericina e trapanese. Viene ripresa soltanto quando, più<br />
di un secolo dopo, Cosimo dei Medici promuove uno<br />
scambio culturale tra i corallai trapanesi e i ceramisti<br />
fiorentini. I ceramisti ericini si spostano a valle nella<br />
vicina Trapani e si fondono con gli artigiani trapanesi.<br />
Questi raggiungono, sin dai primi del 1700, altissimi<br />
livelli artistici nella produzione di piastrelle maiolicate.<br />
Ne è esempio mirab<strong>il</strong>e quel pannello pavimentale che<br />
si trovava nella Chiesa di Santa Lucia e che si conserva<br />
nel Museo Pepoli, raffigurante una veduta panoramica<br />
della città di Trapani con una scena di pesca del corallo.
La ceramica e la famiglia Catalano<br />
Ad Erice, la lavorazione della ceramica viene ripresa,<br />
con rinnovato vigore ed impegno, negli anni sessanta,<br />
ad opera del Signor Nino Catalano, che, credendo nello<br />
sv<strong>il</strong>uppo turistico di Erice, vide nel settore della ceramica<br />
uno sbocco per l’economia locale. Inizia affermandosi<br />
prima nel campo della decorazione su porcellane e,<br />
in seguito, con la produzione artigianale di oggetti in<br />
ceramica destinati al mercato dei “souvenirs”.<br />
La Ceramica Ericina, col passare degli anni, attraverso<br />
lo studio delle forme e dei materiali e con la ricerca<br />
continua delle origini e l’affinamento delle tecniche<br />
artigianali, va sv<strong>il</strong>uppando una produzione che guarda<br />
sia alle ceramiche monocromatiche del 1200, sia a<br />
quelle policrome del Seicento e ai motivi del Settecento,<br />
con un occhio di riguardo ai classici mattoni della più<br />
eccelsa e genuina produzione trapanese.<br />
La Ceramica Ericina si pone oggi come un’azienda<br />
che, affondando le radici nel glorioso passato ericino,<br />
da questo trae nuova linfa per la produzione di opere<br />
in ceramica, che, pur distinguendosi dalla produzione<br />
artigianale di tutta la Sic<strong>il</strong>ia, si inseriscono tra le più<br />
prestigiose e qualificate dell’Isola.<br />
Le tecniche di produzione<br />
Le tecniche di produzione usate dalla ditta Ceramica<br />
Ericina sns, con sede legale e laboratorio in Contrada<br />
Fontanarosa, in Erice, telefoni 0923869040 e 0923522014,<br />
sono quelle più tradizionali e consuete, in cui l’elemento<br />
umano e la sua manualità giocano un ruolo di primaria<br />
importanza e r<strong>il</strong>evanza.<br />
La produzione della Ceramica Ericina Snc è incentrata,<br />
soprattutto in oggetti ceramici intesi come elementi di<br />
arredo, stoviglieria finemente decorata e piastrelle da<br />
rivestimento di foggiatura tradizionale, pressati, smaltati<br />
e decorati esclusivamente a mano.<br />
La materia prima da noi usata è l’arg<strong>il</strong>la, sia quella<br />
rossa in impasto umido, che quella bianca in impasto<br />
umido e secco. Poiché non esistono cave di arg<strong>il</strong>la nella<br />
nostra zona, siamo costretti a importarla dai distributori<br />
sic<strong>il</strong>iani.<br />
Le fonti energetiche di cui fa uso sono, soprattutto,<br />
l’energia elettrica, adoperata, oltre che per l’<strong>il</strong>luminazione,<br />
per motori elettrici e per la cottura dei forni e <strong>il</strong> gas GPL<br />
usato esclusivamente per l’alimentazione dei forni.<br />
I macchinari adoperati sono:<br />
• Tornio per la foggiatura di oggetti di forma c<strong>il</strong>indrica<br />
(anfore, albarelli, brocche, bottiglie ecc.)<br />
• Modene per la foggiatura di piatti, scodelle, ciotole<br />
ecc.<br />
• Presse sia idrauliche che manuali per lo stampaggio<br />
di oggetti di forma piatta (posa ceneri, vassoi ecc.)<br />
• Impianto di colaggio attraverso <strong>il</strong> quale l’arg<strong>il</strong>la<br />
allo stato liquido viene colata in forme in gesso che<br />
riproducono gli oggetti da eseguire, assicurandone,<br />
nella ripetitività, le dimensioni e <strong>il</strong> volume.<br />
50<br />
• Forno indispensab<strong>il</strong>e sia per la prima cottura (biscotto)<br />
che per la seconda (oggetti smaltati e decorati dopo<br />
essere stati dipinti).<br />
La decorazione è <strong>il</strong> punto di forza della produzione<br />
della Ceramica Ericina della Famiglia Catalano.<br />
Eseguita rigorosamente a mano, riprende sia nei colori<br />
che nei motivi, l’antica tradizione della ceramica scarna<br />
ed essenziale, quasi monocromatica del medioevo<br />
ericino, e quella ricca, policroma e dalle tinte pastello<br />
del seicento e settecento. Le piastrelle da rivestimento,<br />
pressate a mano dentro stampi di ferro, sono poi smaltate<br />
sempre a mano e infine decorate con le tecniche della<br />
nostra tradizione settecentesca, riprendendone i motivi<br />
e le colorazioni.<br />
«Studiamo le produzioni artigianali del paese e<br />
selezioniamo oggetti unici che rappresentano la storia<br />
della maiolica di Erice, riconosciuta in tutto <strong>il</strong> mondo per<br />
<strong>il</strong> suo valore artistico e culturale» ha commentato Franco<br />
Catalano nel suo tour in fabbrica e nei due importanti<br />
punti vendita, ad Erice vetta, dove, la famiglia continua<br />
la tradizione fam<strong>il</strong>iare sperimentando, da qualche mese,<br />
quel connubio meraviglioso che è ceramica e corallo.<br />
E continua Franco Catalano «Sempre legati alle vecchie<br />
tradizioni diamo alle nostre realizzazioni <strong>il</strong> nostro tono<br />
artistico che le rende così uniche ed inimitab<strong>il</strong>i, creando<br />
in esse un nuovo design».<br />
«La Maiolica Ericina, vuole essere <strong>il</strong> punto d’incontro di<br />
tutte queste espressioni artistico-culturali, una vetrina<br />
attraverso la quale conoscere, apprezzare ed anche far<br />
diventare unici questi oggetti di pregio e valore per<br />
viverli nel tempo all’interno dei propri luoghi più cari»<br />
ha sottolineato <strong>il</strong> maestro Franco Catalano se mai ci<br />
fosse stato bisogno di dire che Erice è quella che è grazie<br />
anche alla ceramica, davvero unica, che la famiglia<br />
Banca Don Rizzo
Catalano tramanda, nella sua fattura, ormai da diverse generazioni.<br />
La Ceramica Ericina, nasce, dunque, dall’esperienza e dall’unione di saggezza e tradizione.<br />
Rigorosamente lavorati a mano come vuole la tradizione, i prodotti della Ceramica Ericina rappresenta l’espressione<br />
dell’interazione tra forme e colori, immersi in una logica di tipo tradizionale.<br />
I prodotti della Ceramica Ericina snc sono realizzati attraverso un complesso processo di lavorazione, al fine di<br />
realizzare manufatti di estrema classe, destinati a divenire un domani tesori del passato.<br />
Le forme dei manufatti sono studiate e realizzate mediante tecniche di foggiatura tradizionali, come la tornitura o<br />
la modellatura a mano.<br />
Gli smalti, come anche i colori sono realizzati e celatamente composti elemento su elemento.<br />
Creati per esaltare le forme ed i decori tipici ed esclusivi di queste particolari ceramiche, offrendo un prodotto unico<br />
ed inimitab<strong>il</strong>e.<br />
Nati per resistere al tempo e per non tradire mai l’effetto che rimarrà inalterato nei secoli: questi gli elementi della<br />
Ceramica Ericina che la fanno davvero unica ed irripetib<strong>il</strong>e.<br />
N. 3 <strong>2011</strong><br />
51
IL NOSTRO IMPEGNO<br />
1903-<strong>2011</strong><br />
Un viaggio lungo 108 anni<br />
La famiglia M<strong>il</strong>ana con Banca Don Rizzo per scelta e per convinzione<br />
108 anni sono lunghi, eppure,<br />
la fedeltà della famiglia M<strong>il</strong>ana<br />
alla storia dell’istituto di credito<br />
che porta a Don Rizzo è la<br />
testimonianza, se mai ci fosse<br />
bisogno, che a regolare i rapporti<br />
tra cliente e banca sono sempre,<br />
anche se in temporalità diverse,<br />
la fiducia, la disponib<strong>il</strong>ità e la<br />
fam<strong>il</strong>iarità. Qualità e capacità che la BCC Don Rizzo possiede<br />
e che è riuscita ad integrare, perfettamente, alla tradizione,<br />
anch’essa prestigiosa e decennale della Cassa Rurale Ericina<br />
che, di recente, si è fusa con l’istituto di credito alcamese.<br />
«La nostra fedeltà alla banca, nasce nel 1903, quando mio<br />
nonno, diventa impiegato della Banca di Monte San Giuliano<br />
e, successivamente, era <strong>il</strong> 1937, Responsab<strong>il</strong>e della Cassa<br />
Rurale Ericina, sede di Valderice» ha commentato Francesco<br />
M<strong>il</strong>ana, visib<strong>il</strong>mente commosso nel raccontare la storia di<br />
una famiglia e, contemporaneamente, la storia del credito<br />
cooperativo nell’agroericino.<br />
«Siamo cresciuti a pane e banca. Siamo stati abituati<br />
all’onestà e al rispetto della parola data. Eravamo un tutt’uno<br />
con la banca. La sentivamo nostra. Ricordo, ed è ancora viva<br />
questa immagine, le tante volte in cui aiutavamo, piccoli,<br />
mio padre nella consegna degli avvisi ai clienti ed ai soci»<br />
continua M<strong>il</strong>ana.<br />
«Eravamo quasi ipnotizzati da questa lealtà agli altri e alla<br />
banca. Lo era mio nonno, lo era mio padre. Ho cercato, me<br />
lo auguro di cuore, di esserlo pure io, ogni giorno della mia<br />
vita» ha ribadito, commosso, Francesco M<strong>il</strong>ana, incontrato, in<br />
un pomeriggio d’estate al Bar Vespri di Valderice, assieme al<br />
direttore della testata Antonio Fundarò.<br />
Ciò che ha colpito maggiormente, in questo incontro, è stato<br />
l’amore con <strong>il</strong> quale Francesco M<strong>il</strong>ana, ha parlato dei suoi<br />
anni in banca ed adesso, da pensionato, della sua devozione<br />
alla BCC Don Rizzo.<br />
«Si rivolgono ancora a me, numerosi Valdericini, per sapere<br />
come ottenere un contributo, un mutuo, o semplicemente<br />
per avere informazioni sul come investire <strong>il</strong> proprio denaro.<br />
La mia risposta: Don Rizzo. Sovente io stesso li accompagno<br />
in banca, parlo con <strong>il</strong> preposto, attendo la risposta. Perché io<br />
rimango, fino in fondo, fedele a questa grande realtà che è <strong>il</strong><br />
credito cooperativo» aggiunge M<strong>il</strong>ana.<br />
«Certo, adesso è tutto cambiato. La banca, da dipendente,<br />
assorbe buona parte della tua giornata. È a lei che devi<br />
dedicare le tue energie, le tue forze. Prima, e parlo di mio<br />
nonno, ma anche di mio padre, non era tutto così. Mi<br />
ricordo che mio nonno, parallelamente svolgeva un’altra<br />
52<br />
La parola ai soci<br />
di F<strong>il</strong>ippo Nob<strong>il</strong>e<br />
professione artigianale, ad Erice, Faceva <strong>il</strong> calzolaio,<br />
accendeva le luci a gas, la sera, ed apriva due chiese<br />
delle quali possedeva le chiavi: la Sant’Orsola e quella di<br />
San Martino. Compito, quest’ultimo, che continuò mio<br />
padre, con serietà e responsab<strong>il</strong>ità, verso la chiesa e verso<br />
i fedeli. Mio padre, arrivato a Valderice, continuò a fare, nei<br />
ritagli di tempo, <strong>il</strong> falegname. Era un modo per rimanere<br />
legato al lavoro manuale e per continuare ad avvertirne le<br />
difficoltà e le necessità. Guai a non comprendere i clienti<br />
che ti si presentano davanti. L’impiegato di un istituto di<br />
credito cooperativo, non può e non deve essere uguale<br />
agli altri. Ha qualità morali e sensib<strong>il</strong>ità diverse. Se così non<br />
fosse non potrebbe stare in Don Rizzo come non avrebbe<br />
potuto rimanere nella Ericina» ha ribadito, con convinzione,<br />
Francesco M<strong>il</strong>ana, sorseggiando <strong>il</strong> suo caffè nero, caldo,<br />
con alle spalle un magnifico quadro riproducente la città<br />
di Valderice adagiata sull’azzurro del Mar Tirreno.<br />
«Come le mie sorelle ed i miei fratelli sono socio della<br />
Don Rizzo. Ho continuato ad esserlo dopo la fusione ed<br />
ho mantenuto lo stesso affetto che ho sempre nutrito<br />
per <strong>il</strong> precedente istituto del quale serbo un eccellente<br />
ricordo, vuoi anche perché ho sempre vissuto dentro la<br />
banca e perché spesso i miei ricordi fam<strong>il</strong>iari si intrecciano,<br />
indissolub<strong>il</strong>mente, con quelli della banca» afferma M<strong>il</strong>ana.<br />
«Ricordo, come se fosse ieri, perché lo ho vissuto in prima<br />
persona, da dipendente della f<strong>il</strong>iale, quando tra <strong>il</strong> 1965 ed<br />
<strong>il</strong> 1966 si è inaugurata la stagione del prestito artigiano.<br />
Consegnammo a quanti lo chiesero un prestito da un<br />
m<strong>il</strong>ione e 500 m<strong>il</strong>a lire. La città crebbe, la sua economia si<br />
consolidò e la banca non ebbe mai una cambiale protestata.<br />
Gli artigiani amavano <strong>il</strong> loro istituto di credito. La loro parola<br />
aveva un peso, forse oggi, diffic<strong>il</strong>mente comprendib<strong>il</strong>e».<br />
E poi Francesco M<strong>il</strong>ana, ritorna sul tema della differenza.<br />
Quella differenza che fa della Banca Don Rizzo una eccellenza<br />
tra gli istituti di credito cooperativo.<br />
E la sua parola si sofferma sul concetto di “diversità nei<br />
rapporti umani”.<br />
«Le Casse rurali prima e le BCC adesso, danno fiducia, spesso,<br />
a clienti, operai, artigiani, imprenditori, capaci di garantire<br />
solo con <strong>il</strong> loro lavoro, la loro onorab<strong>il</strong>ità, <strong>il</strong> loro elevato senso<br />
della parola. Certo c’è Bas<strong>il</strong>ia 1, e. Ci sono la Banca d’Italia<br />
e le tante normative a garanzia della stab<strong>il</strong>ità del sistema<br />
creditizio. Ma in Don Rizzo c’è passione, c’è attenzione, c’è<br />
rispetto per le persone, c’è, talvolta, anche la capacità di saper<br />
dire No, e di far sorridere <strong>il</strong> cliente. Perché c’è un rapporto tra<br />
pari e perché abbiamo cuore».<br />
«La Don Rizzo è cuore. Questa è la differenza» ha concluso<br />
Francesco M<strong>il</strong>ana augurando alla Sua banca i successi che merita.<br />
Banca Don Rizzo
Rio Nuccio<br />
Gli autori da leggere<br />
La favola e la realtà di Pietra De Blasi<br />
«Rio Nuccio» o <strong>il</strong> ricordo d’infanzia di Pietra De Blasi, edizioni L’Espresso,<br />
è un libro che s’inf<strong>il</strong>tra nel lettore, ne<br />
prende possesso e lo devasta. È un<br />
ordigno letterario dal meccanismo<br />
elementare e misterioso, un oggetto<br />
solido e impossib<strong>il</strong>e. Un ordigno «per<br />
conservare dentro di sé un angolo per<br />
i propri sogni». I sogni di una Sic<strong>il</strong>ia che<br />
tiene nel cuore, stretta, anche adesso<br />
che a Bergamo costruisce i suoi sentieri<br />
presenti, vicino a quel Rio Bo, che gli<br />
ricorda le storie di un passato che<br />
vive, profondamente ed intensamente, nel cuore. Come nel cuore,<br />
forte, tiene <strong>il</strong> ricordo della quotidianità delle storie stagionali, come<br />
la vendemmia. «Nella vendemmia, nello sgorgare del mosto c’era <strong>il</strong><br />
senso della vita di campagna: <strong>il</strong> tempo vissuto tra la fatica dell’innesto<br />
e la soddisfazione del raccolto».<br />
Pietra De Blasi racconta, dunque, due storie, per buona parte invisib<strong>il</strong>i<br />
o cancellate. Scrive la De Blasi «è la mia favola, la mia realtà. La realtà<br />
una poesia». Ma in realtà la storia è una: quella dei ricordi di Pietra<br />
bambina e poi ragazzina, e quella delle sue fantasie e dei suoi pensieri,<br />
da bambina e poi adulta.<br />
Tradizione popolare, cronaca, ragione e sentimento, paura, rabbia<br />
e quotidiano: tutto questo emerge dalle pagine di un libro che,<br />
attraverso l’affabulazione, ripercorre la matassa di un f<strong>il</strong>o che si<br />
ricongiunge addirittura alla Germania nazista. Ed è proprio in questo<br />
quadro, da “Alacamesi nel mondo” alla ricerca di sé stessi, che l’autrice<br />
attraversa un percorso a me caro, fatto di m<strong>il</strong>itanza in una terra che<br />
ormai da anni è per la scrittrice una specie di patria, sede di luoghi che<br />
sono stati teatro dei suoi primi successi e delle sue sconfitte. Perché le<br />
grandi maturazioni degli uomini, delle idee, avvengono nei momenti<br />
di maggiore difficoltà ed a seconda dell’ambiente in cui si verificano.<br />
Non vi è dubbio che l’ambiente è uno dei fattori fondanti dell’identità.<br />
L’interazione tra l’uomo ed <strong>il</strong> territorio in cui esso vive produce, nel<br />
tempo, una serie di reciproche modificazioni che finiscono per<br />
caratterizzare in maniera univoca entrambi. «Nella mia terra: le mie<br />
emozioni, i miei ricordi, le mie radici. Nella mia terra: i suoi odori e le<br />
sue contraddizioni».<br />
Gli uomini assumono una loro precisa connotazione culturale grazie<br />
all’ambiente che li circonda. Un ambiente che muta, che si adatta<br />
ai tempi ed alle esigenze degli uomini, ma che, allo stesso tempo,<br />
ci lascia, sempre, sognare; ed «intanto l’immaginazione stimolava la<br />
fantasia correva come un f<strong>il</strong>o magico attraverso <strong>il</strong> tempo e lo spazio, ci<br />
trasportava in un mondo di fate bellissime, castelli imponenti e austeri<br />
come la stessa batia».<br />
E così “Rio Nuccio” acquista qui un valore quasi esoterico, che al di<br />
là della sua connotazione oggettiva di maschera semi-parlante, ma<br />
N. 3 <strong>2011</strong><br />
53<br />
IL NOSTRO IMPEGNO<br />
di F<strong>il</strong>ippo Nob<strong>il</strong>e<br />
che diviene quasi un simbolo recondito e dimenticato della forza<br />
di un popolo di grandi tradizioni popolari e culturali, quale quello<br />
dell’altopiano, verdeggiante e lussureggiante, del vigneto alcamese.<br />
Ma è attraverso la cronaca degli anni quaranta e cinquanta, di quegli<br />
anni di piombo terrib<strong>il</strong>i e indimenticab<strong>il</strong>i, che l’autrice rivede una per<br />
una le facce dei parenti cari e degli amici: persone che, in molti casi, la<br />
hanno accompagnato per tutta la vita.<br />
Rammenta le cene, i momenti di intimità in cui la sua storia di fanciulla<br />
correva di pari passo con l’evoluzione di una comunità dai vincoli<br />
fortissimi.<br />
E insieme a loro gli amici, la vita di provincia, la violenza delle piazze e,<br />
soprattutto, la passione. Ché la passione è sempre sinonimo di libertà,<br />
qualunque sia la sua origine: sia essa politica, fisica, intellettuale.<br />
Guai all’uomo che non sa lasciarsi andare, che non sa sbagliare e,<br />
dunque, trovare nel fondo del proprio animo un palpito che meriti di<br />
essere vissuto.<br />
La protagonista del libro, Pietra, è sicuramente una ragazza come tante,<br />
ma con una storia particolare da raccontare, soprattutto un’esperienza<br />
da vivere che ci intriga pagina dopo pagina sino al lieto fine, sempre<br />
sospinta da un immenso amore per la libertà. L’amore del padre che<br />
«sapeva leggere nei colori del cielo, nelle forme e nella consistenza<br />
delle nuvole <strong>il</strong> manifestarsi del buono e del cattivo tempo, <strong>il</strong> vento<br />
fresco e lo scirocco».<br />
Proveniente da una famiglia cristiana, c’è qui tutto <strong>il</strong> tormento di una<br />
vita diffic<strong>il</strong>e, talvolta sofferta come le lacrime della nonna per i figli in<br />
guerra, passando alcune delusioni efficaci, perché attraverso queste<br />
ha trovato la propria strada, affrancandosi dalla rassegnazione tipica<br />
della Sic<strong>il</strong>ia e diventando adulta. E da adulta «ritrovare nel suono delle<br />
singole frasi d’amore, <strong>il</strong> sacrificio, la cura».<br />
E la sofferenza, quella vera e provata e solo quella racconta dal padre<br />
e dallo zio, a volte, può essere maestra di vita, magari attraverso<br />
<strong>il</strong> gioco di sintesi e teoremi che ci costringe a svolgere, magari<br />
inconsapevolmente. E sullo sfondo dell’azione letteraria, l’orgoglio<br />
della terra di Alcamo di essere<br />
latrice di messaggi di libertà,<br />
di voglia di crescere attraverso<br />
l’amicizia, <strong>il</strong> sacrificio, la vita.<br />
Ma regina incontrastata è lei,<br />
la protagonista, che è avvezza<br />
a scandire le ore. Quelle che<br />
passano inesorab<strong>il</strong>i. «Passano<br />
gli anni, gli st<strong>il</strong>i di vita e a poco<br />
a poco<strong>il</strong> rito del ritrovarci,<br />
cugini e zii, tutte le sere a<br />
casa dei nonni incomincia a<br />
cambiare».
LA BANCA, L’ECONOMIA, LA FINANZA<br />
L’Assessore Regionale<br />
all’Agricoltura Elio D’Antrassi<br />
incontra <strong>il</strong> CdA ed i vertici<br />
della Banca Don Rizzo di Antonio Fundarò<br />
Lo stato di crisi dell’agricoltura sic<strong>il</strong>iana, a fine secondo quadrimestre <strong>2011</strong>, fornisce numeri letteralmente spaventosi.<br />
Da soli danno l’idea di una situazione drammatica, che rende necessaria e non più rinviab<strong>il</strong>e una politica straordinaria,<br />
a tutti i livelli istituzionali, che sia in grado di fronteggiare una crisi che rischia di cancellare agricoltura e zootecnia<br />
sic<strong>il</strong>iana. Solo fino a qualche decennio fa <strong>il</strong> settore agricolo, da solo, faceva quasi <strong>il</strong> 60% dell’economia sic<strong>il</strong>iana.<br />
Il momento attuale vede circa 223 m<strong>il</strong>a imprese agricole di cui 108 m<strong>il</strong>a123 iscritte nei registri delle Camere di<br />
commercio delle province della Regione sic<strong>il</strong>iana. Si tratta di un tessuto produttivo che, senza considerare l’indotto,<br />
assicura ad oggi 15 m<strong>il</strong>ioni di giornate lavorative ad oltre 130 m<strong>il</strong>a braccianti, producendo oltre 4,4 m<strong>il</strong>iardi di euro<br />
di produzione lorda vendib<strong>il</strong>e.<br />
Una crisi che, se non contenuta e osteggiata con i giusti mezzi, porterà l’economia sic<strong>il</strong>iana ad un incontrollab<strong>il</strong>e calo.<br />
Ed oggi? Quali prospettive per gli agricoltori? E per gli operatori economici? Come aiutarli? Cosa possono fare le<br />
banche? Che aiuti fornire? E quali interventi possono essere posti in essere dalle istituzioni regionali per agevolare<br />
<strong>il</strong> sistema creditizio?<br />
Unica certezza, per gli operatori, è che i costi di produzione tra <strong>il</strong> 2000 ed <strong>il</strong> 2009 hanno subito un accrescimento del<br />
31,3% mentre i costi all’origine sono cresciuti di poco più del 15%.<br />
E, poi, l’aumento del 60% dei costi per i concimi e gli oneri previdenziali ha fatto <strong>il</strong> resto, innescando, se mai ci fosse<br />
stato bisogno, un incontrollab<strong>il</strong>e crollo dell’economia sic<strong>il</strong>iana.<br />
Conseguenze devastanti condizionati, tra l’altro, dalla inarrestab<strong>il</strong>e crisi internazionale che da due anni, almeno, si è<br />
abbattuta sul settore agricolo e zootecnico.<br />
I prezzi dei principali prodotti agricoli sic<strong>il</strong>iani hanno subito crolli inattesi: un -32% per <strong>il</strong> grano duro, un 35% per<br />
l’uva da vino, un -30% per la frutta, un -16% per gli ortaggi, ed un -15% per la carne.<br />
E sono solo alcuni dei settori che prendiamo in considerazione.<br />
Questo ed altro, dunque, al centro dell’incontro tra l’assessore regionale all’agricoltura on. Elio D’Antrassi ed <strong>il</strong><br />
Consiglio di Amministrazione ed i vertici di Banca Don Rizzo.<br />
54<br />
Banca Don Rizzo
Presenti, tra gli altri, <strong>il</strong> presidente Giuseppe Mistretta,<br />
<strong>il</strong> Direttore Generale Carmelo Guido, <strong>il</strong> vice presidente<br />
Enzo Nuzzo, i consiglieri di amministrazione Cam<strong>il</strong>lo<br />
Navarra, Antonio Spezia, Andrea Oddo, Vito Sanclente,<br />
<strong>il</strong> vice direttore generale Francesco Leone ed Enrico<br />
Stellino, responsab<strong>il</strong>e marketing, pianificazione e<br />
segreteria generale.<br />
Sul tavolo alcune richieste e numerose proposte.<br />
«Per <strong>il</strong> comparto agricolo, non solo sic<strong>il</strong>iano, la crisi<br />
ha generato una mancanza di liquidità ed un diffuso<br />
innalzamento delle esposizioni nei confronti del<br />
sistema creditizio, vuoi anche la mancata riscossione<br />
degli ingenti, talvolta, contributi che a vario titolo questi<br />
attendono dagli enti regionali, e, non solo, purtroppo»<br />
ha rappresentato, in premessa, <strong>il</strong> presidente Mistretta<br />
all’assessore regionale D’Antrassi.<br />
«La conseguenza più evidente - continua Mistretta -<br />
è quella di una reale difficoltà delle imprese agricole<br />
ad andare avanti, a far fronte alle diverse scadenze<br />
mens<strong>il</strong>i, sia fiscali e contributive che di personale,<br />
all’adeguamento, sempre in evoluzione, al sistema<br />
normativo, e, non in ultimo, ad ut<strong>il</strong>izzare le misure del<br />
programma comunitario, specialmente di quelle che<br />
mirano alla ristrutturazione e all’innovazione e con<br />
mancati redditi per un consistente numero di anni».<br />
Per uscire dall’angolo in cui sono state cacciate le aziende<br />
agricole, sia le piccole che le medie e grandi, le soluzioni<br />
sono, quindi, quelle di sospendere i lavori, licenziare <strong>il</strong><br />
personale, limitare la produzione, specie adesso che <strong>il</strong><br />
prezzo del prodotto crolla, o, per le più fortunate e cioè<br />
per quelle in grado di fornire le ultime garanzie rimaste,<br />
di chiedere una nuova apertura di credito. Una nuova<br />
sovraesposizione economica-finanziaria che, forse, non<br />
si otterrà con fac<strong>il</strong>ità, considerato anche la crisi che<br />
attanaglia <strong>il</strong> sistema creditizio e le naturali precauzioni<br />
poste in essere, o che sarà insufficiente o che peggio, a<br />
lungo termine, bloccherà nuovamente gli investimenti.<br />
Per l’assessore all’agricoltura «l’agricoltura in Sic<strong>il</strong>ia sta<br />
N. 3 <strong>2011</strong><br />
55<br />
subendo un grave gap tecnologico dovuto al fatto, che<br />
negli anni, la Regione sic<strong>il</strong>iana abbia investito parecchio<br />
cercando di sollecitare la domanda e dimenticandosi,<br />
invece, di puntare alla tecnologia e alla riconversione<br />
di alcune produzioni. È strano ma in agrumicoltura<br />
non abbiamo, ad esempio, piante madri. Tutto ciò ha<br />
determinato, negli ultimi decenni, un aumento delle<br />
importazioni di circa <strong>il</strong> 70% del fabbisogno interno.<br />
Non c’è innovazione ne di prodotto ne di f<strong>il</strong>iera. Le<br />
eccellenze diventano eccentriche rispetto al mercato e<br />
non decollano».<br />
E continua l’on. D’Antrassi «Noi stiamo lavorando<br />
ad un piano industriale serio e lo stiamo facendo<br />
incontrando, attorno ad un tavolo, i singoli agricoltori.<br />
Dobbiamo riconvertire le nostre produzioni e creare<br />
un circolo virtuoso anche avendo <strong>il</strong> coraggio di<br />
smob<strong>il</strong>izzare la finanza agevolata che se da un lato è di<br />
aiuto agli agricoltori, d’altro, non essendo compatib<strong>il</strong>e<br />
cronologicamente, di fatto paralizza chi ne ha usufruito<br />
o intende usufruire. Così non c’è business. C’è bisogno di<br />
contemporaneità tra risorse ed investimenti tecnologici<br />
ed industriali. Per queste ragioni credo che la finanza<br />
privata sia la vera alternativa per l’agricoltura sic<strong>il</strong>iana.<br />
Avendo rispetto per chi fa lo sforzo finanziario. A questo<br />
serve un piano industriale e per queste ragioni ho<br />
accettato di buon grado l’incontro con i vertici della BCC<br />
Don Rizzo».<br />
Cosa proporre e cosa chiedere dunque alle istituzioni?<br />
«Una delle soluzioni potrebbe essere quella, già<br />
sperimentata, tra l’altro, con <strong>il</strong> comune di Alcamo,<br />
della certificazione del credito e della possib<strong>il</strong>ità di<br />
cedere questo ad istituti di credito» ha rappresentato,<br />
all’assessore regionale <strong>il</strong> direttore generale Carmelo<br />
Guido.<br />
«Il Decreto MEF 19/05/2009 e successive modificazioni,<br />
ha previsto, infatti, che i titolari di crediti non prescritti,<br />
certi, liquidi ed esigib<strong>il</strong>i, maturati nei confronti delle<br />
regioni e degli enti locali per somministrazioni,
forniture ed appalti, possono presentare, entro <strong>il</strong> 31<br />
dicembre <strong>2011</strong>, all’amministrazione debitrice istanza<br />
di certificazione del credito, redatta ut<strong>il</strong>izzando <strong>il</strong><br />
modello “Allegato 1” al citato decreto, anche ai fini della<br />
cessione del medesimo credito a banche o intermediari<br />
finanziari autorizzati ai sensi del decreto legislativo 1°<br />
settembre 1993, n. 385 e successive modificazioni ed<br />
integrazioni. Tale intervento si configurerebbe, anche<br />
nel caso di una possib<strong>il</strong>e sperimentazione tra banca<br />
Don Rizzo e Regione Sic<strong>il</strong>iana, a sostegno dell’attuale<br />
crisi economica caratterizzata, tra l’altro, da vincoli di<br />
finanza pubblica (rispetto del patto di stab<strong>il</strong>ità) che<br />
richiede pertanto la necessità di individuare strumenti<br />
per assicurare comunque in tempi brevi la liquidità<br />
necessaria alle imprese che lavorano per la Regione<br />
Sic<strong>il</strong>iana o che attendono, da essa, la liquidazione, ad<br />
esempio, del biologico, o del 40% degli investimenti in<br />
conto capitale» ha continuato Carmelo Guido.<br />
«La banca Don Rizzo, potrebbe, nell’ambito di un<br />
eventuale accordo con l’assessorato regionale<br />
all’agricoltura, rendersi disponib<strong>il</strong>e a valutare la possib<strong>il</strong>ità<br />
di concedere finanziamenti a breve/medio termine, alle<br />
imprese titolari di appalti, di forniture, progettazioni,<br />
lavori, mediante anticipazione bancaria, dei crediti<br />
vantati dagli agricoltori nei confronti dell’assessorato<br />
regionale all’agricoltura e foreste, previa cessione a<br />
garanzia pro solvendo del credito anticipato in favore<br />
della Banca. L’assessorato, dovrebbe provvedere, però,<br />
al preventivo assenso alla cedib<strong>il</strong>ità dei crediti secondo<br />
le modalità che Banca Don Rizzo e assessorato regionale<br />
concorderebbero in futuro. Potrebbero essere esclusi<br />
56<br />
dalla convenzione i crediti che non siano nella esclusiva<br />
ed incondizionata titolarità del fornitore per qualsivoglia<br />
causa. Ritengo che questo sarebbe un modo, già<br />
sperimentato ad Alcamo, con <strong>il</strong> Comune, che darebbe<br />
sicurezza agli agricoltori, agli allevatori, ai pescatori. Ne<br />
trarrebbe beneficio l’economia stessa».<br />
« Ciò permetterebbe alle imprese titolari di crediti nei<br />
confronti dell’assessorato regionale all’agricoltura di<br />
richiedere alla BCC Don Rizzo, che si riserverà comunque<br />
la facoltà discrezionale di valutare <strong>il</strong> merito creditizio<br />
del richiedente, la concessione di una linea di credito<br />
finalizzata all’anticipazione del credito nei confronti<br />
della Regione Sic<strong>il</strong>iana».<br />
Una vera rivoluzione per un territorio la cui vocazione<br />
all’agricoltura, negli anni, vuoi anche la pressante crisi<br />
economica, s’è notevolmente ridotta.<br />
Tra gli interventi, oltre a quello del vice presidente<br />
Enzo Nuzzo, tendente a portare in evidenza le difficoltà<br />
del piccolo imprenditore agricolo, anche quello<br />
del consigliere Cam<strong>il</strong>lo Navarra, agronomo, da anni<br />
impegnato professionalmente nel settore.<br />
Ha sottolineato Navarra come « la situazione economica<br />
dei settori produttivi nel nostro Paese non è delle<br />
più belle, ma compito di chi regge le Istituzioni, a<br />
qualunque livello sia: politico, economico, sindacale,<br />
imprenditoriale è quello di creare strumenti che<br />
migliorino e/o attenuino la crisi in essere. Il comparto<br />
agricolo, così come tanti altri settori, è entrato in una<br />
Bufera commerciale non prevedib<strong>il</strong>e, nei settori tipici<br />
dell’Agricoltura della Sic<strong>il</strong>ia Occidentale: vigneto, cereali,<br />
olivicoltura, orto di pieno campo, melloni».<br />
Banca Don Rizzo
Il consigliere Cam<strong>il</strong>lo Navarra fatta questa premessa<br />
ha invitato l’assessore regionale a riflettere su alcune<br />
tematiche «1. Riduzione drastica dei costi e dei tempi della<br />
burocrazia imputab<strong>il</strong>e prevalentemente alla Ferruginosità<br />
delle norme applicative che d<strong>il</strong>atano sensib<strong>il</strong>mente i<br />
tempi di applicazione. Consentire maggiori competenze<br />
ai CAA, così come ha previsto la Regione Marche che ha<br />
ulteriormente ampliato le competenze ai CAA anche<br />
per:a. R<strong>il</strong>ascio Certificazione della qualifica di Imprenditore<br />
Agricolo professionale (IAP), b. R<strong>il</strong>ascio permesso per<br />
costruire in zone agricole, c. R<strong>il</strong>ascio dell’autorizzazione<br />
all’esercizio dell’attività agrituristica, d. R<strong>il</strong>ascio della<br />
Concessione di carburante agli Utenti di macchine<br />
agricole, e. Riduzione dei tempi per l’accoglimento delle<br />
istanze, non più 180 giorni con <strong>il</strong> s<strong>il</strong>enzio assenso ma<br />
appena 30 giorni, f. Disponib<strong>il</strong>ità degli Agricoltori Attivi<br />
affinché possano seguire le proprie pratiche nel sistema,<br />
usando apposita password e/o username. 2. Aiuto ai<br />
giovani imprenditori, affinché abbiano più fac<strong>il</strong>e accesso<br />
al credito: a. Corsia priv<strong>il</strong>egiata per fideiussioni ISMEA su<br />
tutte le operazioni di credito: investimenti, conduzione,<br />
ecc. ecc. 3. Ristrutturazione delle passivita’ delle Aziende<br />
Agricole che negli ultimi 10 anni hanno provveduto ad<br />
ampliare e/o ristrutturare la propria azienda agricola che<br />
a causa di: calamità, crisi di mercato, ecc., hanno visto<br />
eroso <strong>il</strong> capitale aziendale, consentendo e/o attivando<br />
un private equity, a costo ZERO che consenta all’azienda<br />
di superare <strong>il</strong> periodo critico, stipulando un’apposita<br />
convenzione con le BCC dell’Isola, consentendo alle Ditte<br />
un mutuo a 20 anni con 3 di preammortamento a costo<br />
zero per un importo pari all’annualità del prestito agrario,<br />
per coltura, con un tetto massimo di € 500.000,00 ad<br />
azienda. a. Consentire contratti agevolati per assicurare<br />
sia animali che piante e/o raccolti; b. Prevedere particolari<br />
Fondi Comuni di investimento per le imprese agricole<br />
che abbiano subito danni economici da epidemie e/o<br />
calamità; c. Strumenti per la stab<strong>il</strong>izzazione del reddito,<br />
quando <strong>il</strong> danno certificato, subìto, risulti superiore al<br />
30%. 4. Sostegno nella prossima programmazione alle<br />
N. 3 <strong>2011</strong><br />
57<br />
aziende agricole ad indirizzo eco-sostenib<strong>il</strong>e, erogando<br />
i premi per Ha coltura. Emanazione di un apposito<br />
fondo di rotazione per l’anticipazione dei premi PAC,<br />
come avviene in molte Regioni e per l’anticipo dei<br />
premi ambientali previsti dalla normativa vigente in<br />
materia agricola. 5. Proroga e ristrutturazione degli<br />
imboschimenti effettuati con <strong>il</strong> Regolamento CEE 2080<br />
e successivi, affinché tali superfici diventino risorse, con<br />
possib<strong>il</strong>e rinnovo a premio, opportunamente rivalutato<br />
per un altro ventennio, e ristrutturazione dell’esistente<br />
per una migliore fruizione e sv<strong>il</strong>uppo delle aziende<br />
agricole e attività connesse. 6. Prepensionamento.<br />
Consentire <strong>il</strong> ricambio generazionale e l’ampliamento<br />
della dimensione aziendale (cosa già verificatesi come<br />
si evince dall’ultimo censimento agricolo). 7. Consentire<br />
la ricomposizione finanziaria, consentendo ai giovani<br />
imprenditori di insediarsi ed occuparsi in aziende da<br />
condurre e/o acquistare, usufruendo di tassi agevolati<br />
(ex L.R. 13/86 Art. 33 - ex POR, Misura 121) anche con<br />
retroattività. 8. Prorogare la convenzione con l’agenzia<br />
delle entrate per la defiscalizzazione della Tassa di Registro<br />
nel Trasferimento di fondi agricoli».<br />
«Molte imprese agricole, come tante altre di altri settori,<br />
hanno serie difficoltà economiche per <strong>il</strong> proseguo<br />
aziendale, la qual cosa porterà ad una smisurata riduzione<br />
del carico del personale, ad una sensib<strong>il</strong>e riduzione<br />
e/o annullamento degli investimenti ecc., con gravi<br />
ripercussioni nel tessuto sociale».<br />
Con queste parole <strong>il</strong> consigliere Navarra ha invitato<br />
l’assessore regionale a continuare <strong>il</strong> suo impegno per la<br />
riqualificazione dell’agricoltura sic<strong>il</strong>iana.<br />
All’incontro seguirà, certamente, una successiva fase di<br />
approfondimento della proposta lanciata dal presidente<br />
del CdA e dal direttore generale che nel frattempo stanno<br />
per formalizzare all’assessorato regionale all’agricoltura<br />
della Regione Sic<strong>il</strong>iana la bozza di convenzione che<br />
potrebbe essere siglata e che rappresenterebbe <strong>il</strong> punto<br />
di partenza per un miglioramento delle condizioni<br />
dell’agricoltore e dell’imprenditore agricolo sic<strong>il</strong>iano.
LA BANCA, L’ECONOMIA, LA FINANZA<br />
VIII edizione del B<strong>il</strong>ancio<br />
Sociale e di Missione<br />
della Banca Don Rizzo di Salvo Cartuccio<br />
Anche per l’anno 2010, la Banca Don Rizzo ha voluto redigere <strong>il</strong> proprio B<strong>il</strong>ancio Sociale<br />
e di Missione, giunto ormai all’ottava edizione, ponendosi l’obiettivo di fornire un quadro<br />
complessivo delle proprie attività e performance, di verificare la coerenza rispetto agli scopi<br />
sociali e statutari, di comunicare <strong>il</strong> valore creato ai propri portatori di interesse.<br />
Nel B<strong>il</strong>ancio si evidenzia lo stretto legame che intercorre tra la mission della Banca e la Carta dei Valori<br />
del Credito Cooperativo, definita nel Dicembre del 1999 in occasione del XII convegno nazionale<br />
di Riva del Garda, anche con riguardo alla nuova Carta della Coesione del Credito Cooperativo,<br />
approvata durante <strong>il</strong> XIII convegno tenutosi a Parma nel Dicembre 2005. Sul documento sono, infatti,<br />
riep<strong>il</strong>ogati i valori e la relazione tra la Banca ed i principali portatori di interesse, coerentemente con<br />
l’identità di impresa cooperativa e nel rispetto dei requisiti mutualistici.<br />
Il B<strong>il</strong>ancio Sociale e di Missione, nelle sue 96 pagine complessive, è articolato in quattro macro<br />
sezioni: l’identità aziendale in cui si racconta <strong>il</strong> vissuto della Banca, si definiscono la mission,<br />
58<br />
Le comunicazioni istituzionali<br />
l’assetto istituzionale, la struttura organizzativa e si <strong>il</strong>lustrano i risultati economici degli ultimi due anni; la relazione con i<br />
portatori di interesse che espone i momenti e gli strumenti di relazione con i Soci, i Clienti, i Collaboratori, i Fornitori e la<br />
Comunità Locale; <strong>il</strong> sistema “a rete” del Credito Cooperativo, in cui si evidenziano i vantaggi di appartenenza della Banca al<br />
sistema a rete e di coesione del Credito Cooperativo; <strong>il</strong> valore economico generato dalla Banca, proposto con una r<strong>il</strong>ettura<br />
in chiave sociale della contab<strong>il</strong>ità economica, in modo da evidenziare <strong>il</strong> valore aggiunto generato dalla Banca sul territorio.<br />
Il b<strong>il</strong>ancio sarà distribuito a tutti i soci che ne faranno richiesta e che prenderanno parte alle assemblee o agli eventi<br />
organizzati dalla Banca, ed è presente, in tutte le sue edizioni, a partire dal 2003, nella sezione documenti sociali del sito<br />
aziendale www.bancadonrizzo.it.<br />
Luoghi come destini collettivi<br />
L’esperienza delle adozioni a distanza come motore di innovazione<br />
culturale lungimirante<br />
di Giada Cuticchio<br />
Ciò che siamo è anche frutto di ciò che ci circonda. Il luogo<br />
in cui si vive determina <strong>il</strong> nostro comportamento, rappresenta<br />
la nostra identità. E’ un contenitore di opportunità di vita<br />
ma anche di minacce. Determina un codice genetico che<br />
sfugge alle logiche della razionalità ma che può determinare<br />
prepotentemente <strong>il</strong> destino di una persona ed anche di<br />
un’intera comunità. Quando nasce un bambino, ad esempio,<br />
non è così scontato che possa essere libero di esserlo e quando<br />
questo è un destino “collettivo” allora bisogna “agire” sul luogo.<br />
Un recente viaggio nel Chiapas, Messico, mi ha lasciato<br />
dentro <strong>il</strong> ricordo dei bambini delle comunità locali. Occhi<br />
neri, capelli neri, guance bruciate dal sole che si affacciava<br />
dalle alture della Sierra Madre, abiti coloratissimi. Ma ciò che<br />
veramente mi ha colpito era la loro naturalezza nel vendere<br />
manufatti artigianali ai turisti in visita al loro v<strong>il</strong>laggio.<br />
Bambini ma già lavoratori, più fortunati di altri appartenenti<br />
alla stessa comunità perché non chiedevano l’elemosina<br />
ma lavoravano. La cultura del lavoro in bambini così piccoli<br />
fa rabbia perche gli è stata rubata una spensieratezza che<br />
non potranno mai più riavere. I luoghi, quindi, come “ladri<br />
di sogni” in Messico, in Ecuador, come in tante altre parti<br />
del mondo. Anche in Italia, solo qualche decennio fa,<br />
questa era la normalità.<br />
Come realizzare <strong>il</strong> cambiamento? Attraverso l’evoluzione<br />
delle economie locali e, nel frattempo che ciò accada,<br />
tutelando i bambini che rappresentano <strong>il</strong> futuro.<br />
Ormai da alcuni anni, la Banca Don Rizzo, attraverso <strong>il</strong><br />
sostegno alle Casse Rurali Ecuadoriane, ha contribuito alla<br />
creazione di un sistema di microcredito locale che si pone<br />
come obiettivo l’attivazione di meccanismi virtuosi di crescita.<br />
Da quest’anno, inoltre, <strong>il</strong> Consiglio di Amministrazione ha<br />
stanziato dei fondi per l’adozione a distanza di una comunità<br />
di bambini dell’Ecuador nella convinzione che, laddove <strong>il</strong><br />
“sistema” è impegnato nel risollevare le sorti economiche di un<br />
luogo, non bisogna dimenticarsi che i bambini e i loro sogni<br />
rappresentano <strong>il</strong> vero volano di crescita di qualunque Paese.<br />
Banca Don Rizzo
Finanza ed economia reale e finanziaria<br />
59<br />
LA BANCA, L’ECONOMIA, LA FINANZA<br />
Bisogna saper perdere… di Marcello Ingrassia<br />
Non si tratta di bon ton, chiariamolo subito! Si tratta,<br />
invece, del giusto atteggiamento di un investitore che<br />
mette i propri capitali a disposizione di un altro soggetto.<br />
Quando questo avviene direttamente, senza la mediazione<br />
del mercato, la cautela e la ricerca d’informazioni sulla<br />
controparte sembrano a tutti l’atteggiamento più<br />
naturale. Quando si effettua la stessa operazione tramite <strong>il</strong><br />
mercato, molti sembrano dimenticarsi di questa naturale<br />
inclinazione e non valutano adeguatamente la possib<strong>il</strong>ità<br />
di non rientrare in possesso dei mezzi investiti, salvo poi<br />
strapparsi le vesti nel momento di un default o di una<br />
congiuntura particolarmente sfavorevole.<br />
La profonda crisi di mezza estate che imperversa sui<br />
mercati mondiali deve insegnare molto al risparmiatore:<br />
in prima istanza a non considerare alcuno strumento<br />
finanziario come esente da rischio. Quindi, a valutare, con<br />
gli strumenti a disposizione (quello molto imperfetto ed<br />
in parte politico del rating, le tante notizie disponib<strong>il</strong>i),<br />
la solidità dell’emittente. Infine, a scremare della parte<br />
emotiva le decisioni relative all’investimento, soprattutto<br />
evitando vendite dettate dal panico.<br />
N. 3 <strong>2011</strong><br />
Per fare un esempio di formalizzazione di quest’ultimo<br />
precetto, basti citare la regola dello “stop loss”, posta a<br />
fondamento dell’attività di trading professionale: nel<br />
momento in cui si acquista - a scopo speculativo <strong>–</strong> uno<br />
strumento finanziario, si definisce una soglia (inferiore<br />
di una percentuale data al prezzo d’acquisto) che, se<br />
superata al ribasso dal mercato, impone lo smob<strong>il</strong>izzo<br />
dello strumento e, quindi, la monetizzazione della<br />
perdita. Fare trading significa accettare e quantificare <strong>il</strong><br />
rischio di perdita, allo scopo di limitarlo.<br />
Per <strong>il</strong> risparmiatore non trader l’ottica è diversa e con un<br />
respiro temporale più ampio. L’esempio serva a rendere<br />
evidente l’animus che deve essere proprio di chi opera<br />
sui mercati finanziari.<br />
La base di ogni decisione d’investimento dev’essere la<br />
ricerca di una giusta remunerazione del capitale, ma<br />
bisogna saper modulare le scelte sul proprio prof<strong>il</strong>o<br />
di rischio, prendendo nell’adeguata considerazione<br />
la possib<strong>il</strong>ità di non guadagnare quanto ipotizzato o,<br />
peggio, di perdere parte anche cospicua della somma<br />
investita.
LA BANCA, L’ECONOMIA, LA FINANZA<br />
60<br />
Monetica<br />
Intervista ad Antonio Galiano,<br />
responsab<strong>il</strong>e del Servizio<br />
E-Bank di Iccrea Banca<br />
Carta BCC, una carta al passo con i tempi<br />
di Salvo Cartuccio<br />
Incontriamo <strong>il</strong> dott. Antonio Galiano, sic<strong>il</strong>iano, originario di Caltanissetta, che, con un bagaglio di importanti esperienze in<br />
Unicredit, Capitalia e American Express, ha assunto la Responsab<strong>il</strong>ità del Servizio E-Bank in Iccrea Banca da un paio d’anni.<br />
Galiano è stato recentemente nominato Vice Presidente di EAPS, Euro Alliance of Payment Schemes, <strong>il</strong> nuovo consorzio<br />
fra circuiti domestici, che canalizzano più del 50% dei pagamenti con carta a livello europeo. Attualmente rappresenta <strong>il</strong><br />
nostro sistema in seno ai board di VISA Italia, Consorzio Bancomat e MasterCard.<br />
Dott. Galiano, ci aiuti a capire come <strong>il</strong> settore delle carte di pagamento possa considerarsi <strong>il</strong> prodotto bancario<br />
moderno per eccellenza, al passo con i tempi e in grado di creare una relazione profonda e durevole con <strong>il</strong><br />
cliente.<br />
«Attualmente, nonostante la crisi economica e la tendenza dei titolari a razionalizzare le proprie carte, i dati dimostrano<br />
che <strong>il</strong> mercato interno al mondo del Credito Cooperativo è cresciuto. I clienti BCC hanno incrementato l’ut<strong>il</strong>izzo dello<br />
strumento di pagamento in termini complessivi. Evidentemente i clienti trovano nella CartaBcc una valida risposta alle<br />
principali esigenze di sicurezza, innovazione, flessib<strong>il</strong>ità, multicanalità, affidab<strong>il</strong>ità ed economicità, che appaiono oggi<br />
le chiavi per la riuscita del rapporto con <strong>il</strong> cliente bancario. La CartaBcc vuole e può posizionarsi come prezioso strumento<br />
di relazione e fare di queste componenti di servizio i propri punti di forza».<br />
Concretamente, come si traducono in prodotti e servizi le esigenze del mercato?<br />
«Il primo asset che vuole essere un punto di eccellenza per CartaBcc è la sicurezza, che si esprime in prima battuta<br />
attraverso la protezione del 100% contro le frodi. In caso di frode sulla carta infatti, salvo colpa grave del titolare, vengono<br />
rimborsate al 100% le spese addebitate. La tecnologia sta facendo passi da gigante con l’obiettivo di contenere <strong>il</strong><br />
fenomeno e dal canto suo CartaBcc ha introdotto da tempo <strong>il</strong> servizio “Acquisti Sicuri” che attiva i sistemi di protezione<br />
legati ai circuiti MasterCard e VISA per gli acquisti web. A questi strumenti si aggiungono le protezioni furto e rapina* che<br />
coprono i prelievi di contante e i beni acquistati con la carta nelle prime 24 ore dall’acquisto.<br />
Sul versante bancomat, la sicurezza è garantita dall’innovativa tecnologia che opera esclusivamente con abbinamento di<br />
microchip e codice pin, per la CartaBcc V PAY. Su circuito Maestro, la CartaBcc - la più diffusa nel nostro mercato - è stata<br />
dotata di un sistema di controlli “intelligente” che reagisce ad ogni comportamento anomalo.<br />
In termini di innovazione la CartaBcc su circuito MasterCard si posiziona sul mercato con un’anteprima assoluta: la<br />
protezione Acquisto Fac<strong>il</strong>e*. Attraverso la formula “soddisfatti o rimborsati” che si applica a tutti i beni acquistati con la<br />
carta. Il titolare ha 30 giorni di tempo per restituire un bene acquistato di cui non è soddisfatto ed essere rimborsato al<br />
100% della spesa. Acquisto Fac<strong>il</strong>e inoltre estende a tre anni complessivi la garanzia biennale di legge sui beni acquistati.<br />
Quanto alla flessib<strong>il</strong>ità, ogni CartaBcc può modificare <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o da<br />
saldo a revolving e <strong>il</strong> plafond originariamente attribuito senza bisogno<br />
di cambiare la plastica. Basta passare in banca. Ancora maggiore<br />
flessib<strong>il</strong>ità per le carte su circuito MasterCard che estendono <strong>il</strong> periodo<br />
di spesa fino a 58 giorni invece dei tradizionali trentasette.<br />
La risposta all’esigenza di economicità la fornisce ancora una volta la<br />
linea CartaBcc su circuito MasterCard, che premia gli ut<strong>il</strong>izzatori frequenti<br />
introducendo la gratuità delle commissioni di rinnovo e annua a fronte<br />
di una soglia minima di spesa annuale: se si usa, non si paga.<br />
Nell’ambito della strategia commerciale, un posto di primaria<br />
importanza detiene la multicanalità, tesa ad ampliare strumenti e<br />
modalità di comunicazione per raggiungere <strong>il</strong> più ampio numero di<br />
clienti, migliorando sempre di più la qualità del contatto di marca.<br />
Al canale del contatto diretto gestito dalle BCC, tramite la rete di<br />
Banca Don Rizzo
sportelli sul territorio, si affiancano così <strong>il</strong> web e <strong>il</strong> telefono.<br />
Il nuovo sito dedicato ai titolari www.cartabcc.it è oggi<br />
ancora più ricco di servizi e di fac<strong>il</strong>e navigazione. Tramite <strong>il</strong><br />
sito è infatti possib<strong>il</strong>e ricaricare le prepagate, registrarsi alle<br />
piattaforme SecurCode (MasterCard) e Verified by VISA, che<br />
permettono acquisti sicuri su Internet, verificare <strong>il</strong> saldo e<br />
i movimenti, ma soprattutto restare aggiornati sul mondo<br />
dei vantaggi in continua evoluzione di CartaBcc. È infatti<br />
appena stato lanciato <strong>il</strong> nuovo ClubCartaBcc, <strong>il</strong> circuito dei<br />
vantaggi e degli sconti dedicato ai titolari della CartaBcc,<br />
a cui si accede tramite uno spazio dedicato sempre sul<br />
sito www.cartabcc.it. Il Club riunisce gli esercenti e le PMI<br />
clienti delle BCC e rappresenta così un network selezionato<br />
di esercizi locali che regala grande visib<strong>il</strong>ità commerciale<br />
sul mondo dei titolari CartaBcc che attualmente sono circa<br />
due m<strong>il</strong>ioni e mezzo. Alle realtà locali sono affiancati marchi<br />
di livello internazionale, come Best Western e SmartBox,<br />
ampliando e qualificando sempre di più la rete del Club.<br />
Ancora in termini di multicanalità, gli operatori telefonici<br />
del Servizio Clienti, operativo 7 giorni su 7, dalle 8:30 alle<br />
20:30, rappresentano un supporto concreto e costante<br />
per i titolari, che in ogni momento possono conoscere<br />
<strong>il</strong> credito disponib<strong>il</strong>e sulla propria carta, risolvere tutti i<br />
piccoli e grandi problemi che si possono presentare ed<br />
essere sempre aggiornati sui servizi offerti. Il servizio è<br />
stato recentemente riunificato sotto un unico numero<br />
verde e rappresenterà sempre di più un nodo centrale di<br />
riferimento per <strong>il</strong> mondo dei titolari delle carte. Saranno<br />
infatti implementati i servizi erogati via telefono, fra i quali<br />
<strong>il</strong> reset della password di accesso alla parte riservata del<br />
sito. I titolari saranno così molto fac<strong>il</strong>itati nell’ut<strong>il</strong>izzo dei<br />
numerosi servizi di cui possono godere via web: non sarà<br />
più necessario passare in banca per ricevere la nuova<br />
password, basterà una semplice telefonata.<br />
La multicanalità si esprime anche in forma più prettamente<br />
commerciale, attraverso la forza di vendita che una rosa di<br />
61<br />
banche - fra le quali la Don Rizzo - sta testando per promuovere<br />
sul territorio <strong>il</strong> ventaglio di prodotti della linea CartaBcc.<br />
Tanti servizi, tanti canali si affiancano all’affidab<strong>il</strong>ità<br />
strutturale del nostro sistema rendendo di maggiore<br />
qualità <strong>il</strong> servizio sempre più relazionale che oggi viene<br />
offerto a clienti e soci.<br />
Ut<strong>il</strong>izzare la CartaBcc in tutte le sue potenzialità come<br />
piattaforma di relazione con la clientela può contribuire<br />
sensib<strong>il</strong>mente a rafforzare <strong>il</strong> legame che la BCC ha con <strong>il</strong><br />
proprio territorio».<br />
Il territorio appunto, <strong>il</strong> radicamento, la forza<br />
endogena delle BCC, la chiave del successo del mondo<br />
cooperativo. Ci dia ancora qualche esempio concreto<br />
in cui la CartaBcc ha consolidato <strong>il</strong> legame fra Banca di<br />
Credito Cooperativo e contesto economico e sociale.<br />
«Penso immediatamente alla CartaBcc Ateneum, che si<br />
presta a concretizzare importanti iniziative che interessano<br />
le università locali, dall’accesso ai servizi quali mense<br />
e biblioteche, all’attribuzione di borse di studio e al<br />
coinvolgimento diretto degli studenti universitari, che<br />
rappresentano probab<strong>il</strong>mente uno dei migliori segmenti di<br />
clientela di domani. Diverse università, fra le quali Salerno,<br />
Partenope (Napoli), Sannio (Benevento) e Padova, si sono<br />
già dotate della CartaBcc Ateneum e hanno concretizzato<br />
br<strong>il</strong>lanti progetti, aprendosi alla creatività delle associazioni<br />
degli studenti e le realtà commerciali del territorio.<br />
Ancora servizi a forte impatto territoriale nell’ambito<br />
della piattaforma CartaBcc si concentrano nella carta del<br />
tifoso, che abbina le recenti norme di legge sulla sicurezza<br />
negli stadi alla passione per la propria squadra del cuore.<br />
Carte del tifoso sono già state realizzate per i club Cesena<br />
Calcio, Catania e Grosseto. Sono queste solo alcune delle<br />
declinazioni possib<strong>il</strong>i per la piattaforma CartaBcc, che<br />
si candida sempre di più quale strumento di relazione, <strong>il</strong><br />
biglietto da visita del sistema BCC».<br />
* Le Protezioni assicurative, gratuite per i titolari, sono offerte dalle polizze di assicurazione contratte da Iccrea Banca S.p.A. con BCC Assicurazioni SpA e ALA<br />
Assicurazioni S.p.A. - Gruppo Sara. Per termini, condizioni e modalità di reclamo, consulta <strong>il</strong> materiale informativo della carta reperib<strong>il</strong>e presso la tua f<strong>il</strong>iale o nel<br />
sito internet www.cartabcc.it nella sezione I servizi, Coperture Assicurative CarteBcc e Acquisto Fac<strong>il</strong>e.<br />
N. 3 <strong>2011</strong>
LA BANCA, L’ECONOMIA, LA FINANZA<br />
62<br />
Focus di approfondimento<br />
Trasparenza e credito<br />
ai consumatori<br />
La normativa relativa ai rapporti con i consumatori e,<br />
più in generale, con le famiglie in materia di servizi<br />
bancari, è stata profondamente modificata negli ultimi<br />
due anni (gli interventi normativi hanno interessato le<br />
disposizioni in materia di trasparenza, soluzione delle<br />
controversie, antiterrorismo e antiriciclaggio, usura, servizi<br />
di pagamento, prestiti contro cessione del quinto, carte di<br />
credito e, infine, di credito ai consumatori).<br />
Un passaggio normativo fondamentale è costituito<br />
dal recepimento della direttiva europea sul credito ai<br />
consumatori.<br />
La direttiva europea del 2008 (2008/48/CE) è dedicata<br />
alla regolamentazione dei contratti di credito ai<br />
consumatori e persegue la “piena armonizzazione” delle<br />
regole, per garantire un livello elevato ed equivalente di<br />
tutela dei consumatori dell’Unione Europea e favorire la<br />
libera circolazione delle offerte di credito “nelle migliori<br />
condizioni sia per gli operatori dell’offerta sia per i soggetti<br />
che rappresentano la domanda”.<br />
Essa prevede, innanzitutto, <strong>il</strong> rafforzamento e l’estensione<br />
dei poteri amministrativi inibitori e delle sanzioni per<br />
contrastare le violazioni delle disposizioni in materia di<br />
trasparenza, anche se concernenti rapporti diversi dal<br />
credito al consumo, al fine di assicurare un’adeguata<br />
reazione a fronte dei comportamenti scorretti a danno<br />
della clientela e migliorare la tutela dell’intera sfera<br />
dell’agire finanziario del consumatore.<br />
In particolare <strong>il</strong> D.Lgs. 41/2010 e successive modifiche ha<br />
introdotto novità specifiche sulla disciplina del credito ai<br />
consumatori.<br />
di Rosario Maltese<br />
Il contratto di credito è un contratto con cui un finanziatore<br />
concede o si impegna a concedere a un consumatore<br />
(persona fisica che agisce per scopi estranei all’attività<br />
imprenditoriale, commerciale, artigianale o professionale<br />
eventualmente svolta) un credito sotto forma di d<strong>il</strong>azione<br />
di pagamento, di prestito o di altra fac<strong>il</strong>itazione finanziaria<br />
per un importo compreso tra 200 e 75.000 euro.<br />
Tra le principali esclusioni dall’ambito di applicazione della<br />
normativa si trovano i finanziamenti garantiti da ipoteca<br />
su beni immob<strong>il</strong>i di durata superiore a 5 anni.<br />
Nella fase pre-contrattuale sono previsti specifici obblighi<br />
in capo al soggetto finanziatore in tema di:<br />
• Annunci pubblicitari;<br />
• Trasparenza;<br />
• Assistenza al consumatore;<br />
• Verifica del merito creditizio;<br />
Il finanziatore deve fornire al consumatore chiarimenti<br />
adeguati, in modo che questi possa valutare se <strong>il</strong> contratto<br />
di credito proposto sia adatto alle sue esigenze e alla<br />
sua situazione finanziaria, eventualmente <strong>il</strong>lustrando le<br />
informazioni precontrattuali, le caratteristiche essenziali<br />
dei prodotti proposti e gli effetti specifici che possono<br />
avere sul consumatore, incluse le conseguenze del<br />
mancato pagamento.<br />
Nella fase post-contrattuale le novità principali riguardano:<br />
• Diritto di recesso da parte del consumatore;<br />
• Rimborso totale o parziale del debito;<br />
• Modifica un<strong>il</strong>aterale da parte del finanziatore delle<br />
condizioni economiche;<br />
• Comunicazioni periodiche.<br />
La normativa in materia di trasparenza è in continua<br />
evoluzione con l’obiettivo esplicito costituito dal<br />
raggiungimento di un livello di tutela del consumatore<br />
adeguato e sufficiente ad assicurare la fiducia dei<br />
consumatori.<br />
La tutela del consumatore è <strong>il</strong> presupposto essenziale,<br />
sia per una condizione di equità verso i cittadini ma<br />
soprattutto per consolidare i meccanismi fiduciari che si<br />
pongono alla base del funzionamento di un mercato del<br />
credito al consumo integrato.<br />
Questa, rappresenta una condizione alla base della<br />
libera circolazione delle offerte di credito e delle migliori<br />
condizioni possib<strong>il</strong>i, sia per gli operatori dell’offerta che<br />
per i consumatori finali.<br />
Banca Don Rizzo
Focus di approfondimento<br />
63<br />
LA BANCA, L’ECONOMIA, LA FINANZA<br />
L’agenzia di Valderice<br />
nel “Territorio” di Nicola Quartana<br />
Se lo slogan “banca del territorio” è diventato, ormai da qualche tempo, sinonimo delle Banche di Credito Cooperativo<br />
perchè queste sostengono nel territorio non solo l’operatività ma anche <strong>il</strong> potere decisionale (piedi, testa e cuore), per<br />
l’agenzia di Valderice questa definizione assume in pieno tale significato dato che <strong>il</strong> suo “Territorio” ha una estensione<br />
decisamente considerevole.<br />
L’agenzia di Valderice opera, infatti, su un’area di circa 255 Kmq (ex Agro Ericino) con una popolazione residente di oltre<br />
24.000 abitanti. Il suo vasto territorio spazia fra la costa, comprendente zone a vocazione marina come Bonagia, Cornino<br />
e San Vito Lo Capo ed un entroterra a vocazione agricola come le zone di Crocci, Chiesanuova, Lenzi, Buseto Palizzolo<br />
per arrivare fino alle zone montuose come Erice vetta che per la sua posizione geografica ed <strong>il</strong> suo borgo medievale è<br />
meta turistica internazionale e come Custonaci famosa in tutto <strong>il</strong> mondo per <strong>il</strong> suo pregiato marmo.<br />
La presenza in Valderice della Banca Don Rizzo oggi e della BCC Ericina prima (questa esisteva fin dal 1903) e’ stata ed<br />
è di notevole importanza ed ha fortemente contribuito e contribuisce, tuttora, alla crescita economica e sociale del<br />
territorio favorendo gli investimenti delle famiglie e di quel tessuto di piccole e medie imprese che rappresentano le<br />
forze migliori dell’economia delle piccole comunità. Questo nostro<br />
modo di operare, in un periodo di grande crisi economica come<br />
quello che stiamo attraversando, ha portato i suoi frutti ed infatti i<br />
soci ed i clienti ci riconoscono che, a differenza delle altre banche<br />
che operano in zona, noi non abbiamo chiuso, indiscriminatamente,<br />
<strong>il</strong> rubinetto del credito non aggiungendo, in tal modo, ulteriori<br />
problemi a quelli già esistenti. Per <strong>il</strong> futuro, come agenzia di<br />
Valderice, vogliamo soprattutto impegnarci ad interpretare con<br />
ancora maggiore incisività <strong>il</strong> nostro ruolo di banca che persegue<br />
l’obiettivo di favorire <strong>il</strong> benessere (che è molto più dell’aumento<br />
della ricchezza) nell’ambito della nostra comunità.<br />
L’agenzia di Casa Santa<br />
nel territorio ericino di Michele Cottone<br />
L’agenzia di Casa Santa della Bcc Don Rizzo è sorta nel lontano 1975 ed ha sempre operato sul territorio ericino avendo, come<br />
clientela principale, le famiglie. Èuna realtà dove scarseggiano le aziende e dove sono presenti solo piccole attività commerciali.<br />
Dal 2000 ci si è posto l’obiettivo di allargare <strong>il</strong> bacino di utenza anche<br />
tenendo conto che la BCC Don Rizzo è una banca del territorio che ha<br />
rapporti diretti con la clientela così si è passati dai 3.5 m<strong>il</strong>ioni di euro degli<br />
impieghi ai 13 m<strong>il</strong>ioni attuali e dai 7 m<strong>il</strong>ioni dei depositi ai 13,5 attuali.<br />
L’incremento è stato dovuto al fatto che ancora i nostri sportelli<br />
operano con la clientela alla vecchia maniera cercando di dare risposte<br />
immediate ed adeguate alle esigenze della stessa. Si sono avvicinate<br />
diverse aziende che operano nei più svariati settori dell’ed<strong>il</strong>izia, della<br />
costruzione e della fornitura di accessori per piscine, della costruzione<br />
di materie plastiche e della costruzione e installazione di ascensori<br />
che, nonostante la non vicinanza con <strong>il</strong> nostro Istituto, ci hanno<br />
preferito per i rapporti che si riesce ad intrattenere.<br />
Si prevede un miglioramento per <strong>il</strong> futuro, nonostante la situazione<br />
economica attuale non sia delle più rosee.<br />
N. 3 <strong>2011</strong>
LA BANCA, L’ECONOMIA, LA FINANZA<br />
64<br />
BCC a confronto<br />
Il Credito Trevigiano,<br />
da oltre 100 anni una mano<br />
al territorio di Umberto Longo<br />
Il Credito Trevigiano opera attivamente sul territorio locale,<br />
dove raccoglie i risparmi e riversa gli affidamenti e gli<br />
interventi di socialità, creando valore economico, sociale e<br />
culturale a beneficio dei soci, dei clienti e delle collettività.<br />
Infatti, come afferma <strong>il</strong> Presidente della Banca, dott. Nicola<br />
Di Santo: “Se venisse a mancare <strong>il</strong> Credito Trevigiano, <strong>il</strong><br />
territorio non perderebbe solo una banca ma un poliedrico<br />
attore della società in cui opera”.<br />
Lo sv<strong>il</strong>uppo promosso dalla Banca è inteso nel suo significato<br />
più ampio al di là del dato economico. Tale sv<strong>il</strong>uppo si<br />
manifesta grazie ad un impegno su vari fronti, con punte<br />
di eccellenza che vanno dalla socialità alla formazione,<br />
dall’ambiente alla salute fino alla finanza etica.<br />
L’acquisto, nel 2005, di V<strong>il</strong>la Emo, opera palladiana divenuta<br />
sede della banca, è simbolo del suo impegno, volto a<br />
salvaguardare questa opera “patrimonio dell’umanità”,<br />
restituendola ad una nuova e più moderna funzione<br />
economica, culturale e socio-ambientale.<br />
Negli ultimi anni, attraverso l’intensa attività della Fondazione<br />
V<strong>il</strong>la Emo, <strong>il</strong> complesso è divenuto <strong>il</strong> palco dal quale valorizzare<br />
numerose iniziative culturali, spettacoli e concerti.<br />
Il Credito Trevigiano è inoltre la prima banca locale<br />
certificata EMAS ed ISO 14001, che fin dal 2004 affianca<br />
ad un impegno diretto per la salvaguardia ambientale, la<br />
diffusione e <strong>il</strong> sostegno finanziario dell’energia pulita.<br />
Numerose le iniziative in campo culturale, sociale e<br />
formativo: la banca sostiene con successo Scuola Per<br />
Genitori (percorso formativo per <strong>il</strong> rapporto genitori-figli,<br />
con la direzione scientifica del Prof. Crepet), tiene corsi<br />
per giovani imprenditori, promuove concorsi a tema per<br />
studenti e, <strong>il</strong> primo Master annuale postdiploma “Esperto di<br />
Credito Cooperativo”.<br />
Dall’impegno per la salute e <strong>il</strong> benessere nasce la Società<br />
di Mutuo Soccorso Vitapiù, che eroga servizi di assistenza<br />
sanitaria integrativa a Soci e Clienti del Credito Trevigiano.<br />
La finanza etica trova quotidiana attuazione attraverso<br />
finanziamenti agevolati a enti e associazioni no-profit,<br />
microcredito in favore di soggetti bisognosi segnalati da<br />
Caritas, Enti e cooperative sociali oltre a numerosissime<br />
erogazioni di beneficenza e solidarietà che contribuiscono<br />
a creare <strong>il</strong> tessuto sociale su cui si fonda una sana comunità.<br />
Credito Trevigiano<br />
La storia del Credito Trevigiano affonda le radici tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900, in un territorio contadino devastato dalla<br />
povertà. La lungimiranza di alcuni notab<strong>il</strong>i locali e l’attenta guida dei parroci diedero vita a quella particolare forma di mutua<br />
assistenza conosciuta col nome di Casse Rurali ed Artigiane. Caerano di San Marco 1896, Vedelago 1901, S.Andrea O.M. di<br />
Castelfranco Veneto 1902: queste le date di nascita di tre realtà che, in momenti e modi diversi, incrociarono e misero insieme<br />
<strong>il</strong> proprio destino. Il Credito Trevigiano assume l’attuale denominazione solo nel 1996, autentica Banca di Credito Cooperativo.<br />
Con i suoi 31 sportelli offre oggi una copertura cap<strong>il</strong>lare ad oltre 50 Comuni nel territorio compreso tra Vedelago, Castelfranco<br />
Veneto, Treviso, Bassano del Grappa e la pedemontana veneta. Continua ad operare ispirandosi ai principi cooperativi della<br />
mutualità senza fini di speculazione, promuovendo in vari modi la crescita sostenib<strong>il</strong>e della comunità.<br />
Banca Don Rizzo
65<br />
LA BANCA, L’ECONOMIA, LA FINANZA<br />
La Banca Don Rizzo:<br />
una storia di opportunità<br />
Ricordo come fosse oggi <strong>il</strong> mio primo incontro con la<br />
Banca Don Rizzo.<br />
Ero stata invitata a presentare un lavoro ad un importante<br />
congresso a San Francisco, ma i fondi del mio Dipartimento<br />
erano esauriti ed io, come dottoranda, non avrei potuto<br />
affrontare una spesa così importante da sola. Non sarei<br />
potuta andare. Sarebbe bastato questo a fermare <strong>il</strong> mio<br />
sogno. Non fu così. Non smisi di cercare una soluzione e un<br />
giorno, raccontando ad un amico di questo impedimento,<br />
mi disse: “Perché non presenti <strong>il</strong> tuo progetto alla Banca Don<br />
Rizzo? è una banca che investe sulle persone, potresti avere<br />
una chance”.<br />
Mi precipitai a casa a leggere in internet tutto ciò che<br />
poteva aiutarmi a capire meglio la f<strong>il</strong>osofia del “mondo<br />
Don Rizzo”, e mi piacque ciò che lessi. A quel punto mi<br />
toccava solo appurare se le parole corrispondevano ai fatti.<br />
Vestita della peggior faccia tosta che possedevo, chiesi<br />
un appuntamento con la Dirigenza, e dopo le prime<br />
presentazioni esordii dicendo: “…voi siete una banca che<br />
investe sul territorio, le persone e <strong>il</strong> futuro, quindi non potete non<br />
N. 3 <strong>2011</strong><br />
Il progetto giovani della Banca<br />
di Mariangela Grimaudo<br />
investire su di me!”. Ricordo ancora <strong>il</strong> sorriso che comparve<br />
sul loro volto, forse perché al di là della mia sfacciataggine<br />
avevano riconosciuto la mia determinazione e la mia<br />
caparbietà, o forse li avevo semplicemente divertiti.<br />
Fatto sta che <strong>il</strong> mio progetto fu esaminato e barattato con<br />
<strong>il</strong> primo lavoro che feci per loro.<br />
E San Francisco non fu mai così vicina. Quel giorno la<br />
Don Rizzo fu per me l’incoraggiante certezza che c’è una<br />
Sic<strong>il</strong>ia che crede nel futuro e che è disposta ad investire<br />
su chi crede in sé. Una Sic<strong>il</strong>ia come me. Ma quell’incontro<br />
fu molto di più, non solo mi rese capace di contare anche<br />
sulla mia terra, ma mi rese chiaro che prima o poi anche io<br />
avrei investito su di essa. Dopo anni trascorsi tra estero e<br />
Roma, oggi quel sogno di lavorare al futuro della mia amata<br />
Sic<strong>il</strong>ia è realtà. Realtà resa possib<strong>il</strong>e da quel sodalizio nato<br />
quel giorno. Oggi quel sogno è un progetto che conduco<br />
con la Banca Don Rizzo e con la Federazione delle Banche<br />
di Credito Cooperativo.Progetti che danno vita alla visione<br />
che tanto ci accomuna. Un futuro esiste anche in Sic<strong>il</strong>ia per<br />
chi decide di costruirlo.<br />
Banca Don Rizzo Stage formativo<br />
Mettere in campo le competenze acquisite durante <strong>il</strong><br />
percorso di studio rappresenta, da sempre, l’aspirazione<br />
massima dei giovani che, lasciati i testi scolastici e<br />
universitari, si affacciano nel “mondo del lavoro”. Oggi<br />
detto approccio avviene sempre più sovente per mezzo<br />
di uno stage, ovvero quella “fase” di formazione che<br />
consente ai giovani di sperimentare un primo approccio<br />
con <strong>il</strong> lavoro, circostanza che consente di avere una<br />
valutazione più realistica delle esigenze delle imprese,<br />
spesso caricate di attese durante gli anni universitari.<br />
Lo stage, in quest’ottica, si pone indubbiamente<br />
come <strong>il</strong> momento iniziale del percorso lavorativo e<br />
offre l’opportunità di avvicinarsi, gradualmente ed<br />
efficacemente al lavoro più corrispondente alle attese<br />
maturate con l’investimento formativo. Le imprese,<br />
alla luce delle suddette considerazioni, danno, ormai<br />
da anni, grande importanza allo stage formativo. In<br />
di Francesca Fundarò<br />
particolare la mia esperienza, maturata all’interno<br />
di un Istituto di credito, più precisamente la Banca<br />
di Credito Cooperativo Don Rizzo di Alcamo, mi<br />
ha consentito in primis di sv<strong>il</strong>uppare una profonda<br />
socializzazione alla vita lavorativa, aspetto al quale<br />
la Banca Don Rizzo è particolarmente sensib<strong>il</strong>e e, in<br />
secondo luogo, di misurarmi concretamente nel campo<br />
professionale mettendo in pratica ciò che ho imparato<br />
sui testi universitari. Questi momenti di socializzazione<br />
all’interno della Banca Don Rizzo avvengono soprattutto<br />
con <strong>il</strong> “gruppo giovani”. Un gruppo che si propone di<br />
far conoscere, anche al di fuori dell’Istituto stesso, le<br />
opportunità formative che la banca offre ai giovani<br />
laureati affinché possano più fac<strong>il</strong>mente inserirsi nel<br />
mondo del lavoro. Sta ora ai giovani prendere atto delle<br />
iniziative delle imprese. Iniziative che certamente vi<br />
permetteranno e ci permetteranno di fare quel lavoro<br />
per <strong>il</strong> quale abbiamo tanto studiato.
FILO DIRETTO<br />
66<br />
Con Noi<br />
Limitazioni all’uso del contante<br />
e dei titoli al portatore di Giancarlo Di Pasquale<br />
L’antiriciclaggio ha come finalità quella di impedire tutte<br />
le operazioni dirette ad attribuire un aspetto lecito a<br />
capitali, frutto, invece, di reato. Il Legislatore, a partire<br />
dagli anni Novanta, ha prestato sempre di più maggiore<br />
attenzione a tale fenomeno ponendo, tra l’altro, dei<br />
limiti stringenti alla circolazione del contante e dei<br />
titoli al portatore. Il contenimento di questi strumenti<br />
di pagamento, anonimi per antonomasia, costituisce<br />
uno dei cardini della lotta al riciclaggio. L’intendimento<br />
è quello, infatti, di spingere verso l’uso di strumenti<br />
di pagamento maggiormente rispondenti a criteri di<br />
tracciab<strong>il</strong>ità, come i bonifici, i Rid, gli assegni, le carte<br />
di credito e di debito. In questo modo le esigenze<br />
Qui di seguito si riportano sinteticamente le disposizioni di legge vigenti in materia.<br />
di trasparenza, che costituiscono un connotato<br />
essenziale per un mercato moderno ed impermeab<strong>il</strong>e<br />
alle distorsioni provenienti dalla criminalità, sono<br />
maggiormente tutelate.<br />
Il Legislatore, per favorire la tracciab<strong>il</strong>ità delle operazioni,<br />
ha posto dei limiti all’uso del contante, recentemente<br />
modificati con la cosiddetta “Manovra bis” varata dal<br />
Governo lo scorso 13 agosto, così come anche ha<br />
ridotto la possib<strong>il</strong>ità di emettere assegni bancari e<br />
postali, vincolandone la circolazione al rispetto di criteri<br />
determinati, ed ha definito, inoltre, <strong>il</strong> saldo massimo<br />
entro <strong>il</strong> quale è consentita l’esistenza di libretti di<br />
deposito a risparmio al portatore.<br />
Pagamenti in contanti<br />
È ammesso <strong>il</strong> trasferimento tra vivi di denaro contante, di titoli al portatore, effettuato a qualsiasi titolo tra soggetti<br />
diversi, quando <strong>il</strong> valore oggetto di trasferimento è complessivamente inferiore ad Euro 2.500. Il trasferimento di<br />
somme di importo superiore al limite citato può tuttavia essere eseguito per <strong>il</strong> tramite di banche, Poste Italiane<br />
S.p.A ed istituti di moneta elettronica. La Legge, al fine di impedire elusioni surrettizie del principio, ha previsto che <strong>il</strong><br />
trasferimento sia vietato anche nel caso in cui venissero effettuati più pagamenti inferiori alla soglia, artificiosamente<br />
frazionati in quanto collegati ad un’unica operazione.<br />
Assegni<br />
Gli assegni bancari e postali devono recare, oltre all’indicazione del beneficiario, la clausola di non trasferib<strong>il</strong>ità. E’<br />
ammessa l’emissione di assegni privi della clausola di intrasferib<strong>il</strong>ità se l’importo è inferiore ad Euro 2.500, ma i relativi<br />
moduli di assegno sono assoggettati ad un imposta di bollo di Euro 1,50 ciascuno. Il r<strong>il</strong>ascio di assegni circolari, vaglia<br />
postali e cambiari è sottoposto alle medesime regole.<br />
Libretti di deposito<br />
Il saldo dei libretti di deposito bancari o postali al portatore deve essere inferiore ad Euro 2.500.<br />
Il trasferimento tra vivi, a qualsiasi titolo, dei libretti di deposito bancari o postali, indipendentemente dall’importo<br />
del saldo, è condizionato alla comunicazione alla banca da parte del cedente e del cessionario,<br />
da effettuarsi entro trenta giorni dall’evento. La banca, a sua volta, provvederà ad<br />
annotare nei propri archivi i dati del nuovo possessore.<br />
Entro <strong>il</strong> prossimo 30 settembre i libretti di<br />
deposito a risparmio di importo<br />
pari o superiore ad Euro 2.500<br />
dovranno essere ridotti al di<br />
sotto della soglia citata o<br />
trasformati in nominativi.<br />
Banca Don Rizzo
Con Noi<br />
67<br />
FILO DIRETTO<br />
Il Centro Studi Don Rizzo<br />
Intervista al presidente Enzo Nuzzo<br />
Presidente Nuzzo può spiegare cos’è un Centro<br />
Studi di origine bancaria? Quello della Don Rizzo,<br />
nello specifico, naturalmente. Come funziona e di<br />
cosa si occupa?<br />
«Un Centro Studi di origine bancaria è una trovata<br />
straordinaria per separare l’attività bancaria da quella del<br />
no profit e del culturale,. Certo non si poteva immaginare<br />
che, come per le altre banche, anche per la BCC Don<br />
Rizzo, <strong>il</strong> centro studi potesse conquistare un ruolo così<br />
importante nel territorio. E per questo ringrazio chi mi<br />
ha preceduto alla guida dello stesso. Il Centro Studi Don<br />
Rizzo, oggi più di ieri, è chiamato a fornire risposte culturali<br />
e sociali a cui spesso altri enti e soggetti preposti, da soli,<br />
non riescono a soddisfare. Il Centro Studi invece progetta<br />
e organizza insieme alla Banca e ad altri Enti iniziative<br />
ut<strong>il</strong>i ad affrontare i nuovi bisogni culturali e sociali del<br />
territorio nel quale operiamo. Ne sono testimonianza le<br />
tante attività che negli anni si sono proposte al territorio<br />
e alle comunità che in esso si stanziano».<br />
Che legame esiste tra Centro Studi Don Rizzo e<br />
territorio?<br />
«La Don Rizzo aveva e ha un suo territorio di attività. La<br />
BCC è <strong>il</strong> frutto del risparmio degli operai, degli impiegati,<br />
dei lavoratori autonomi, delle imprese, delle famiglie del<br />
territorio. Esiste, quindi, una fortissima compenetrazione<br />
tra territorio, banca e centro studi. Il Centro Studi Don<br />
Rizzo si pone nel mezzo, è <strong>il</strong> soggetto chiamato a restituire<br />
i frutti del patrimonio al territorio che l’ha generato. Ecco<br />
perché diciamo di essere al servizio della comunità, non<br />
facciamo altro che restituire alla comunità alcuni dei<br />
N. 3 <strong>2011</strong><br />
di Antonio Fundarò<br />
proventi dell’economia e dei suoi risparmi sotto servizi<br />
culturali, sociali, identitari. In tempi di globalizzazione<br />
<strong>il</strong> Centro Studi Don Rizzo ha un duplice ruolo: deve<br />
rafforzare l’identità di un territorio e difendere <strong>il</strong> rapporto<br />
tra banca e tessuto imprenditoriale locale».<br />
Come nasce e qual è l’iter di un progetto tipo del<br />
Centro Studi?<br />
««Il Centro Studi, in collaborazione con le Istituzioni locali,<br />
con i privati cittadini, con la stessa Banca Don Rizzo,<br />
<strong>il</strong> Consiglio Direttivo del Centro Studi studia, valuta, e<br />
promuove le iniziative culturali, sociali ed economiche<br />
del territorio d’appartenenza priv<strong>il</strong>egiando le attività<br />
culturali nell’ambito giovan<strong>il</strong>e. Il Centro Studi si assume<br />
la responsab<strong>il</strong>ità, in prima persona, del buon esito<br />
dei progetti, facendosi carico anche degli insuccessi.<br />
Priv<strong>il</strong>egeremo, naturalmente come sempre si è fatto, la<br />
qualità dei progetti, sperimentando sistemi innovativi».<br />
Per concludere, quale aspetto peculiare del Centro<br />
Studi e delle sue attività vorrebbe fosse recepita<br />
dal territorio?<br />
«In questa direzione a differenza del privato, che<br />
nell’investimento cerca solo profitto, <strong>il</strong> Centro Studi Don<br />
Rizzo, si pone l’obiettivo della ricaduta sociale perché<br />
<strong>il</strong> nostro territorio ha essenzialmente bisogno di scelte<br />
culturali e sociali forti. La BCC Don Rizzo, con <strong>il</strong> suo Centro<br />
Studi, non vuole sottrarsi, ne può farlo per un impegno<br />
con <strong>il</strong> suo fondatore, a questa responsab<strong>il</strong>ità sociale. Io<br />
in questo senso e con questa responsab<strong>il</strong>ità guiderò <strong>il</strong><br />
Centro Studi Don Rizzo».
FILO DIRETTO<br />
68<br />
Le iniziative per la cultura e la solidarietà<br />
L’Avis in provincia di Trapani<br />
Una storia di solidarietà e di successo<br />
Venire incontro alle esigenze del prossimo è un<br />
pensiero condiviso da tanti, e tanti sono i volontari<br />
che, giornalmente, si danno da fare in tal senso. Trovare<br />
<strong>il</strong> modo, <strong>il</strong> tempo, le risorse per farlo, non sempre è<br />
così fac<strong>il</strong>e, e tanti sono, di contro, quelli che alla fine<br />
rinunciano a fare qualcosa che vorrebbero fare.<br />
Ci sono modi, però, che rendono semplice dimostrare<br />
e testimoniare <strong>il</strong> senso e la cultura della generosità<br />
umana: donare <strong>il</strong> sangue né è una chiara e lampante<br />
dimostrazione.<br />
Ed anche a questo si sarà sicuramente ispirato <strong>il</strong><br />
dott. Vittorio Formentano, che nel 1927, a M<strong>il</strong>ano,<br />
fondò l’Associazione Volontari Italiani del Sangue, poi<br />
ufficialmente costituita nel 1946 e riconosciuta nel 1950<br />
con una legge dello Stato Italiano, definendo, già nelle<br />
prime bozze dello statuto, i principi che ancora guidano<br />
l’associazione: venire incontro alla crescente domanda di<br />
sangue, avere donatori pronti e controllati nella tipologia<br />
del sangue e nello stato di salute, lottare per eliminare<br />
la compravendita del sangue, donare gratuitamente<br />
sangue a tutti, senza alcuna discriminazione.<br />
Oggi l’AVIS è un ente privato con personalità giuridica e<br />
finalità pubblica e concorre ai fini del Servizio Sanitario<br />
Nazionale in favore della collettività, fondando la<br />
sua attività istituzionale ed associativa sui principi<br />
costituzionali della democrazia, della partecipazione<br />
sociale e sul volontariato quale elemento centrale e<br />
strumento insostituib<strong>il</strong>e di solidarietà umana.<br />
In provincia di Trapani l’Avis opera attraverso una<br />
sezione Provinciale che, costituita nel dicembre del<br />
1977, ha oggi raggiunto significativi risultati che<br />
hanno permesso, tra l’altro, di rendere autosufficiente<br />
la provincia per <strong>il</strong> fabbisogno di sangue, nonché, come<br />
precisa <strong>il</strong> Presidente provinciale, Giuseppe Bivona, “di<br />
costituire una cassaforte di solidarietà anche per le zone<br />
carenti, regionali ed extra regionali”. Dalla relazione<br />
presentata alla scorsa Assemblea Avis Provinciale,<br />
tenutasi a Calatafimi-Segesta, appare evidente come<br />
negli anni sia stato pressoché costante l’incremento del<br />
numero dei soci e delle donazioni effettuate.<br />
Oggi l’AVIS, in provincia di Trapani, è presente in 15<br />
comuni (Calatafimi-Segesta, Campobello di Mazara,<br />
Castellamare del Golfo, Castelvetrano, Gibellina,<br />
Marsala, Mazara del Vallo, Paceco, Partanna, Petrosino,<br />
Salaparuta, Salemi, Santa Ninfa, Trapani e Valderice),<br />
dove, conta su 5.071 soci che hanno garantito, nel 2010,<br />
9.064 donazioni, ben più delle già ragguardevoli 8.604<br />
registrare nel 2009.<br />
di Nicola La Rocca<br />
“Siamo soddisfatti dei risultati che stiamo centrando<br />
- conferma <strong>il</strong> Presidente Bivona -, ma nostro obiettivo<br />
è far crescere <strong>il</strong> numero di soci, di nuovi donatori, e<br />
di raggiungere le due donazioni l’anno per singolo<br />
socio; è indispensab<strong>il</strong>e per far fronte alla crescente<br />
richiesta di sangue, dei suoi componenti e suoi derivati,<br />
che si registra sia in provincia che su tutto <strong>il</strong> territorio<br />
nazionale. Inoltre, vanno sensib<strong>il</strong>izzate maggiormente le<br />
donazioni per coprire i picchi di fabbisogno stagionali,<br />
particolarmente evidenti nella stagione estiva”.<br />
“Una particolare soddisfazione <strong>–</strong> prosegue <strong>il</strong> Presidente<br />
- l’abbiamo nel vedere sempre più giovani avvicinarsi<br />
all’AVIS, ed iniziare ad effettuare donazioni. E’ importante<br />
per noi proseguire nelle azioni di promozione<br />
coinvolgendo in primo luogo, proprio i giovani<br />
che spesso, e contrariamente a quanto si potrebbe<br />
pensare, si mostrano molto sensib<strong>il</strong>i alle tematiche del<br />
volontariato e della solidarietà sociale”.<br />
Nei suoi 34 anni di storia, l’AVIS in provincia di Trapani<br />
ha garantito a tutta la collettività l’indispensab<strong>il</strong>e e<br />
spesso vitale accesso ad una risorsa come <strong>il</strong> sangue che,<br />
non essendo riproducib<strong>il</strong>e in laboratorio, necessità della<br />
presenza costante di un buon numero di donatori. Ha<br />
dato dimostrazione di come la cultura della generosità<br />
umana genera una mutualità efficiente, non solo per gli<br />
associati, ma per l’intera collettività.<br />
“Donare <strong>il</strong> sangue non è un dovere - conclude <strong>il</strong><br />
Presidente Bivona - ma è <strong>il</strong> modo per garantire a tutti <strong>il</strong><br />
diritto alla vita”.<br />
Banca Don Rizzo
N. 3 <strong>2011</strong><br />
Le iniziative per la cultura e la solidarietà<br />
69<br />
FILO DIRETTO<br />
L’Aido una realtà anche trapanese<br />
Impegno sociale e di vita<br />
L’Aido nasce a Bergamo nel lontano 1971 per opera<br />
del compianto Cav. Giorgio Brumat e di un gruppo di<br />
donatori di sangue dell’AVIS, all’inizio si chiamava DOB<br />
(Donatori Organi Bergamo); nel 1973 si diffuse su tutto <strong>il</strong><br />
territorio nazionale e, nel 1982, nasce in Sic<strong>il</strong>ia.<br />
L’Aido Sic<strong>il</strong>ia si è sempre battuta, in questi anni, per<br />
diffondere la cultura del dono, fino a divulgarsi in tutte<br />
le 9 province sic<strong>il</strong>iane e a raggiungere quota 50.000<br />
iscritti.<br />
In provincia di Trapani nasce nel 1982 ad opera di<br />
Italia Auci. Il primo convegno regionale si fa proprio<br />
in provincia di Trapani ad opera del Presidente Aido<br />
provinciale dott. Tranchida.<br />
L’Aido nazionale ha avuto un importante riconoscimento<br />
da parte del Ministero della Salute, nel 1986, è stata<br />
insignita della “Medaglia d’oro al Merito” per le vite<br />
salvate. Nel 2010 ha ricevuto la medaglia del Presidente<br />
della Repubblica Giorgio Napolitano per l’impegno nella<br />
diffusione della cultura della donazione degli organi.<br />
L’Aido provinciale di Trapani per opera del Presidente<br />
Provinciale Giuseppe Giuseppe(oggi <strong>il</strong> più giovane<br />
presidente regionale d’Italia) <strong>il</strong> 23 settembre 2010<br />
ha realizzato, presso la scuola dedicata al donatore<br />
Alessandro Bonaventura, <strong>il</strong> 1° Monumento di Sic<strong>il</strong>ia<br />
dedicato ai donatori di organi, che ha ricevuto <strong>il</strong><br />
compiacimento del Presidente della Repubblica Giorgio<br />
Napolitano e dei Presidenti di Camera e Senato (On.<br />
Gianfranco Fini e Sen. Renato Schifani), che hanno voluto<br />
ricevere, per la prima volta, una delegazione dell’Aido<br />
di Federico Alesi<br />
Sic<strong>il</strong>ia guidata dal neo Presidente regionale Giuseppe<br />
Cammarata, per complimentarsi degli ottimi risultati<br />
raggiunti e per incentivare l’impegno nella diffusione<br />
della cultura della donazione da parte delle istituzioni.<br />
L’impegno dell’Aido Sic<strong>il</strong>ia si spende in tutte le 9<br />
province, dove è possib<strong>il</strong>e riscontrare un fermento<br />
di nuovi volontari che si spendono per gli altri senza<br />
chiedere nulla se non un sorriso. Un ottimo lavoro sta<br />
svolgendo l’Aido provinciale di Trapani ad opera del vice<br />
presidente vicario Benigno Martinez che di concerto con<br />
<strong>il</strong> Presidente reg.le Cammarata hanno fatto dedicare un<br />
quartiere a Favignana, <strong>il</strong> 19 luglio <strong>2011</strong>, ai fratelli Angelo<br />
e Mar<strong>il</strong>ena Tammaro ed <strong>il</strong> 28 agosto <strong>2011</strong> hanno fatto<br />
dedicare la piazza di Napola al donatore Alessandro<br />
Bonaventura, in occasione della manifestazione<br />
sportiva di r<strong>il</strong>ievo internazionale denominata: “La volata<br />
di Napola <strong>–</strong> Mokarta” .<br />
A Riposto (CT) si sta preparando un concerto con<br />
Battiato per <strong>il</strong> 22 settembre c.a. Ad Agrigento sono nati<br />
nuovi gruppi comunali e <strong>il</strong> 27 agosto si è svolta una<br />
manifestazione per ricordare <strong>il</strong> compianto Giuseppe<br />
Minolfo. A Trapani, Termini Imerese, Siracusa, Catania,<br />
Caltanissetta, Noto, si sono svolti convegni ed incontri<br />
nelle scuole.<br />
Ad Erice <strong>il</strong> 21 maggio <strong>2011</strong> è stato firmato <strong>il</strong> Patto<br />
d’amicizia tra Erice e Tremestieri Etneo per la diffusione<br />
della cultura del dono; ad Erice, grazie alla sensib<strong>il</strong>ità<br />
del Sindaco Tranchida e dell’opera di sensib<strong>il</strong>izzazione<br />
del Presidente reg.le Cammarata, è stata posta una<br />
targa all’ingresso del territorio comunale che recita:<br />
«Erice città della scienza e della Pace. Erice sostiene la<br />
donazione degli organi».<br />
Il Presidente Regionale Giuseppe Cammarata sta<br />
preparando un protocollo d’intesa che presto sarà<br />
firmato, per la diffusione della cultura della donazione<br />
e della legalità con l’ordine dei medici, l’Europol, <strong>il</strong> SIULP<br />
(sindacato italiano unitario lavoratori polizia) Lions,<br />
Rotary, Rotaract, Interact e altre associazioni, perché<br />
solo con l’unione e la collaborazione si potrà battere <strong>il</strong><br />
mostro dell’indifferenza!<br />
Come ha recentemente sostenuto <strong>il</strong> Comandante<br />
dell’Europol Ten. Salvatore Trovato «la vita è un dono,<br />
doniamola agli altri».<br />
E con questo nob<strong>il</strong>e auspicio, di un nob<strong>il</strong>e uomo, anche<br />
da questa testata lanciamo un appello alla donazione<br />
degli organi.
FILO DIRETTO<br />
70<br />
Banca Don Rizzo
N. 3 <strong>2011</strong><br />
Gli appuntamenti<br />
71<br />
FILO DIRETTO<br />
Strepitoso successo<br />
del concorso internazionale<br />
per cantanti lirici<br />
“Città di Alcamo” edizione <strong>2011</strong><br />
La Banca Don Rizzo tra gli sponsor dell’iniziativa<br />
Grande successo di pubblico (presente, tra gli altri, <strong>il</strong><br />
presidente della Regione Sic<strong>il</strong>iana Raffaele Lombardo, SER <strong>il</strong><br />
Vescovo di Trapani Mons. Francesco Miccichè, <strong>il</strong> Governatore<br />
del Rotary del Distretto 2110 Concetto Lombardo, <strong>il</strong> sindaco<br />
di Alcamo, Giacomo Scala, <strong>il</strong> direttore generale della banca<br />
Don Rizzo, <strong>il</strong> dott. Carmelo Guido) al Concerto di Gala della<br />
XIV edizione del Concorso Internazionale per Cantanti Lirici<br />
“Città di Alcamo”, che ha registrato l’iscrizione di ben 104<br />
cantanti di ben 27 nazioni diverse.<br />
Grande gioia e soddisfazione di tutti anche per l’elevata<br />
qualità delle voci, per la bravura dei cantanti e l’operato<br />
della giuria.<br />
Il Concorso nasce nell’ambito di un progetto pensato e<br />
realizzato da Francesco Bambina, past president del Rotary<br />
di Alcamo e Console Onorario, icona della cultura alcamese<br />
e simbolo di rinnovamento culturale, che si propone di<br />
produrre a partire da Alcamo una nuova cultura dell’opera,<br />
alla scoperta dei giovani talenti che altrimenti, senza<br />
questo concorso, rimarrebbero nell’ombra e vivrebbero<br />
queste loro qualità riservandole a pochi.<br />
Nelle edizioni precedenti hanno partecipato giovani, e<br />
non solo, cantanti lirici di ogni nazionalità ed appartenenti<br />
ad ogni registro vocale.<br />
di Antonio Fundarò<br />
Artisti provenienti da ogni parte del mondo (Italia, Corea,<br />
Giappone, Irlanda, Estonia, Stati Uniti, Colombia, Spagna,<br />
Serbia, Argentina, Cina) in questi anni si sono sottoposti<br />
al giudizio di Commissioni di grande prestigio, scelte da<br />
Francesco Bambina con grande oculatezza e circospezione.<br />
La formula del concorso prevede che ad ogni edizione<br />
si mettano in palio premi in denaro, scritture artistiche in<br />
prestigiosi teatri esteri e agenzie italiane e ruoli dell’opera<br />
lirica in concorso: in questo modo, Alcamo, può annoverare<br />
tra i suoi appellativi anche quello di “Città della Musica” la<br />
tradizione della lirica estiva a Pisa.<br />
Notevole è stato, nel corso di questi anni, <strong>il</strong> successo<br />
dell’iniziativa, che ha visto la partecipazione entusiastica di<br />
un numeroso pubblico a tutte le rappresentazioni<br />
Inoltre, l’intero progetto ha rappresentato un’occasione di<br />
assoluto valore per giovani artisti, che sono stati destinatari<br />
di una sicura opportunità di formazione professionale.<br />
Per molti di questi è stata una vera e propria chance di<br />
carriera, spesso decollata proprio a seguito della vincita o<br />
semplice partecipazione al concorso pisano.<br />
La XIV edizione del Concorso Internazionale per Cantanti<br />
Lirici “Città di Alcamo” era riservata ai cantanti nati tra <strong>il</strong> 1°<br />
gennaio 1975 ed <strong>il</strong> 1° settembre 1993.
Questa edizione è stata presieduta dal celebre baritono<br />
italiano S<strong>il</strong>vano Carroli, <strong>il</strong> suo debutto è stato nel 1963 poco<br />
più che ventenne nel ruolo di Marcello ne La Bohème di<br />
Puccini con la regia di Zeffirelli. Inizia una rapida scalata di<br />
successi che lo porteranno ad esibirsi nei più prestigiosi<br />
Teatri italiani, europei ed americani sotto la guida dei più<br />
famosi Direttori d’orchestra.<br />
Gli altri componenti della Giuria Tecnica internazionale<br />
sono stati: <strong>il</strong> mezzosoprano bulgaro Ekaterina Koltcheva,<br />
<strong>il</strong> suo repertorio si estende dalla musica antica a quella<br />
operistica classica e contemporanea ha svolto la sua intensa<br />
e br<strong>il</strong>lante attività teatrale e concertistica sostenendo ruoli<br />
primari nei principali teatri italiani e esteri; Luisa Longhi<br />
organizzatrice di eventi (Italia) si occupa della direzione<br />
artistica dell’organizzazione generale e dell’ufficio stampa<br />
di Serate Musicali, inoltre collabora con una importante<br />
azienda italiana curandone le attività culturali dalla musica<br />
all’arte figurativa organizzando concerti e mostre in Italia<br />
e all’estero; <strong>il</strong> soprano S<strong>il</strong>via Voinea (Romania) <strong>il</strong> vasto<br />
repertorio operistico, sinfonico, liederistico e di altri generi,<br />
gli ha dato l’opportunità di svolgere una carriera artistica<br />
di 34 anni raggiungendo <strong>il</strong> significativo numero di 1850<br />
recite; <strong>il</strong> Direttore dell’ Istituto Superiore di Studi Musicali<br />
“A. Toscanini” di Ribera Prof. Claudio Montesano (Italia), ha<br />
compiuto gli studi pianistici al Conservatorio di Palermo<br />
e si è perfezionato con i celebri pianisti Gyorgy Sandor e<br />
Laura De Fusco. Ha collaborato con numerosi musicisti,<br />
realizzando concerti in Italia e all’Estero. Importanti<br />
riconoscimenti per meriti artistici e professionali gli sono<br />
stati conferiti.<br />
La commissione internazionale, dopo un percorso di<br />
prove cominciato <strong>il</strong> 28 settembre, ha deciso, all’unanimità,<br />
l’assegnazione dei seguenti premi:<br />
• Il I premio, indivisib<strong>il</strong>e, di € 4.000,00, offerto dalla Banca<br />
Don Rizzo Credito Cooperativo della Sic<strong>il</strong>ia Occidentale,<br />
al soprano tedesco Werle Anna;<br />
• <strong>il</strong> II premio di € 2.000,00, offerto dalla ditta Comas s.r.l., è<br />
stato assegnato al soprano canadese Sovernigo Arianna;<br />
• Il III premio di € 1.000,00, offerto dalla ditta Messana<br />
Girolamo di Alcamo, è stato assegnato, ex-aequo, a Borch<br />
Ingeborg, soprano Danese, e a Purtseladze Tea, soprano<br />
Georgiano.<br />
La Borsa di studio del Rotary Club di Alcamo al soprano<br />
proveniente dalla Gran Bretagna Laura Abella, mentre le<br />
Borse di studio del Kiwanis Club di Alcamo e del Lions Club<br />
di Alcamo al mezzosoprano russo Smolego Zhanna.<br />
La Borsa di studio della F.I.D.A.P.A di Alcamo al giovanissimo<br />
tenore cinese Yuan Kai.<br />
Durante la serata sono stati assegnati i Premi Internazionali<br />
alla Cultura “Vissi d’Arte - Città di Alcamo” al celebre baritono<br />
italiano S<strong>il</strong>vano Carroli e al Presidente della Regione<br />
Sic<strong>il</strong>iana On. Raffaele Lombardo.<br />
Il Premio è stato attribuito al celebre Baritono M° S<strong>il</strong>vano<br />
Carroli per la carismatica ed emozionante presenza vocale<br />
e scenica dimostrata nell’arco della lunga carriera affrontata<br />
72<br />
dedicandosi al Teatro lirico con grande professionalità ed<br />
in modo completo. Attraverso lo studio serio, costante<br />
e profondo dei tanti personaggi della lirica portati sulle<br />
scene con puntuale fedeltà alle pagine musicali dei diversi<br />
Compositori di epoche dal Classicismo al Novecento,<br />
ha messo ben a frutto le naturali doti di non comune<br />
potenza, estensione e suadenza timbrica del proprio<br />
strumento vocale. Ha dotato ciascun ruolo di un’impronta<br />
interpretativa vivida, moderna ed emotivamente<br />
coinvolgente, grazie anche alla costante attenzione verso<br />
la “parola scenica”, ad un fraseggio musicale accorto, una<br />
dizione chiarissima ed eccezionali capacità attoriali.<br />
Il Premio è stato attribuito, infine, anche al Presidente<br />
della Regione Sic<strong>il</strong>iana On. Raffaele Lombardo per avere<br />
ripreso, sv<strong>il</strong>uppato, incrementato e consolidato anche in<br />
sede internazionale <strong>il</strong> valore dell’Autonomia Regionale<br />
rispetto a un carico autonomista che non sempre si è<br />
tradotto in efficacia ed efficienza e per avere richiesto<br />
con perseveranza <strong>il</strong> confronto costruttivo con <strong>il</strong> governo<br />
nazionale per l’affermazione completa come da Statuto,<br />
dei processi di sv<strong>il</strong>uppo produttivo, degli investimenti e del<br />
lavoro per i giovani oltre al recupero di risorse attraverso<br />
un’operazione strutturale di tagli ai costi della politica e<br />
dell’amministrazione.<br />
Il Premio Internazionale per la Cultura “Vissi d’Arte - Città<br />
di Alcamo” è stato istituito a partire dal 2001, quale<br />
riconoscimento a personalità della Cultura e dell’Arte<br />
mondiale che “in modo spesso disinteressato ma<br />
entusiastico, professionale, continuo e costante hanno<br />
svolto, svolgono e svolgeranno le loro attività in campi<br />
della conoscenza, della ricerca, della scienza e delle arti<br />
ove trovano conforto, stimolo, interesse e tanto altro tutti<br />
gli esseri umani”.<br />
Negli anni sono stati assegnati i seguenti premi: nel 2001<br />
a Anita Cerquetti (Soprano); nel 2002 a Diana Bracco<br />
(Imprenditrice) e a Renata Tebaldi (Soprano); nel 2003<br />
a Franco Corelli (Tenore); nel 2004 a Andrea Cam<strong>il</strong>leri<br />
(Scrittore); nel 2005 a Virginia Zeani (Soprano); nel 2006 a<br />
Helena Demakova (Ministro della Cultura della Lettonia),<br />
a Corrado Borruso (Generale C.A. dei Carabinieri) e ad<br />
Adelfio Elio Cardinale (Preside Facoltà di Medicina -<br />
Palermo); nel 2007 a Fabio Capello (Allenatore), a Joan<br />
Sutherland (Soprano) e a Alessandro Azzi (Presidente<br />
Nazionale Federcasse); nel 2008 a Giorgio Armani (St<strong>il</strong>ista),<br />
a Martins Perts (Ambasciatore della Repubblica di Lettonia<br />
in Spagna) e a Antonio Manganelli (Capo della Polizia<br />
di Stato); nel 2009 a Aldo Forbice (Giornalista), a Raina<br />
Kabaivanska (Soprano), a Guido Bertolaso (Capo del Dipart.<br />
della Protezione Civ<strong>il</strong>e Nazionale) e a Fedele Confalonieri<br />
(Manager); nel 2010, infine, a Gianni Letta (Sottosegretario<br />
di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri della<br />
Repubblica Italiana).<br />
Infine, è stato nominato Socio Onorario dell’Associazione<br />
“Amici della Musica” di Alcamo Giacomo Scala, Sindaco<br />
della Città di Alcamo.<br />
Banca Don Rizzo
N. 3 <strong>2011</strong><br />
Gli appuntamenti<br />
73<br />
FILO DIRETTO<br />
Banca Don Rizzo vince<br />
<strong>il</strong> Torneo Regionale<br />
di Calcio a 5 per BCC di Salvo Cartuccio<br />
La Banca Don Rizzo e la BCC del Belice, hanno vinto la XVI<br />
edizione del Torneo Regionale di Calcio a 5 per le Banche<br />
di Credito Cooperativo.<br />
La manifestazione è stata organizzata dalla Federazione<br />
Sic<strong>il</strong>iana in collaborazione con l’Associazione Regionale<br />
Arbitri Sic<strong>il</strong>ia - divisione calcio a 5 - e si è svolta dal 9 all’11<br />
settembre presso <strong>il</strong> Kastalia V<strong>il</strong>lage di Ragusa.<br />
Al torneo hanno partecipato le principali BCC e le<br />
principali società del movimento della Regione Sic<strong>il</strong>ia. Tra<br />
di esse la Riscossa di Regalbuto (campione in carica), la<br />
BCC di Altofonte e Caccamo, la BCC Pachino, <strong>il</strong> Credito<br />
Etneo, la BCC San Francesco di Canicattì, la BCC Petralia<br />
Sottana, <strong>il</strong> Credito Aretuseo, la BCC di Siracusa, la BCC<br />
Valle del Torto, la BCC Sambuca di Sic<strong>il</strong>ia, la BCC di Gangi<br />
e la Federazione Sic<strong>il</strong>iana Moscra/Iside che ha disputato<br />
con la Banca Don Rizzo una finale entusiasmante e ad<br />
altissimi livelli competitivi.<br />
Le partite di calcetto sono state animate dalla bravura e<br />
dalla passione dei partecipanti che si sono sfidati a viso<br />
aperto ma con molto fair play.<br />
La squadra, unione delle BCC di Alcamo e di Partanna,<br />
nello specifico è stata composta, per la Don Rizzo, dal<br />
Direttore Generale Carmelo Guido, dai due consiglieri<br />
Massim<strong>il</strong>iano Aleccia e Antonio Spezia, dal socio Roberto<br />
Bambina e dai dipendenti Salvatore Cartuccio, Daniele<br />
Rescio e Ignazio Cruciata, mentre, per la BCC del Belice,<br />
dal Presidente Nino Termini, dal consigliere Giuseppe<br />
Rotolo e dai dipendenti Nicola La Rocca, Giuseppe<br />
Taffari, Vito Catalano e Roberto Sanf<strong>il</strong>ippo. I giocatori<br />
hanno mostrato sin dalla prima partita l’intenzione di<br />
non volere mollare fac<strong>il</strong>mente. Grazie ad una grande<br />
determinazione, ad una buona dose di ambizione e ad<br />
una egregia professionalità sono riusciti a salire sul podio<br />
dei vincitori. Il campo ha dato loro ragione.<br />
La Banca Don Rizzo si afferma vincente anche al Torneo<br />
Regionale di Calcetto e riporta l’ambito trofeo ad Alcamo<br />
dopo due anni di assenza.
Oddo Marmi S.R.L.<br />
Via P. Fonte, 10 • 91019 Valderice (TP)<br />
Tel. +39 0923 592768 • Fax +39 0923 592847