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Scarica il NUMERO 3 – Agosto 2011-Novembre 2011

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Anno I - N. 3 - <strong>Agosto</strong> <strong>2011</strong> - <strong>Novembre</strong> <strong>2011</strong> - Registrazione n. 336 del 20 Dicembre 2010. Distribuzione gratuita<br />

Quadrimestrale di Cultura, Finanza, Economia, Identità e Valori<br />

Federcasse,<br />

l’intervista a<br />

Claudia<br />

Benedetti<br />

L’Assessore<br />

Regionale<br />

all’Agricoltura<br />

incontra la Banca


Periodico QUAdriMeSTrALe<br />

di iNForMAZioNe deLLA<br />

BANcA doN riZZo<br />

Anno I, n. 3, <strong>Agosto</strong> <strong>2011</strong> - <strong>Novembre</strong> <strong>2011</strong><br />

DIRETTORE RESPONSABILE<br />

Antonio prof. Fundarò<br />

COMITATO DI DIREZIONE<br />

Giuseppe dott. Mistretta Presidente Banca don rizzo<br />

Carmelo dott. Guido direttore Generale Banca don rizzo<br />

Enzo dott. Nuzzo Vice Presidente Banca don rizzo<br />

Antonio prof. Fundarò direttore responsab<strong>il</strong>e<br />

Pasquale prof. Hamel responsab<strong>il</strong>e comitato Scientifico<br />

Salvatore dott. Cartuccio Ufficio marketing Banca don rizzo<br />

REDAZIONE<br />

Ufficio marketing e comunicazione<br />

Via Stefano Polizzi, 13, 91011 Alcamo (Tp)<br />

PROGETTO GRAFICO E REALIZZAZIONE EDITORIALE<br />

Stampa<br />

Stampato in Italia presso Arti Grafiche Campo S.r.l, Alcamo.<br />

Fotografie, testi e <strong>il</strong>lustrazioni<br />

La rivista pubblica solo gli articoli commissionati.<br />

Eventuali proposte di contributi vanno inoltrate al Comitato<br />

Editoriale alla seguente ema<strong>il</strong>: proposteecontributi@donrizzo.it<br />

Grafica ed impaginazione<br />

ADA Comunicazione, Antonio Fundarò, Salvatore Cartuccio.<br />

L’editore si dichiara disponib<strong>il</strong>e a regolare eventuali spettanze<br />

per quelle immagini di cui non sia stato possib<strong>il</strong>e reperire la<br />

fonte.<br />

I dati relativi ai destinatari della Rivista vengono ut<strong>il</strong>izzati<br />

esclusivamente per l’invio della pubblicazione e non vengono<br />

ceduti a terzi per nessun motivo.<br />

Resta ferma la possib<strong>il</strong>ità per l’interessato di esercitare i diritti di<br />

cui all’articolo 13 della legge 675/96.<br />

Pubblicazione quadrimestrale.


PEDoFILIA: TRA ALLARmE SoCIALE<br />

E NuoVA CoSCIENzA DEL FENomENo.<br />

INTERVISTA AL SoSTITuTo<br />

PRoCuRAToRE ALESSIA SINATRA<br />

LETTERA APERTA 4 LA RISoRSA TuRISTICA<br />

DEL PRESIDENTE A VALDERICE<br />

LETTERA APERTA<br />

DEL DIRETToRE gENERALE<br />

INTERVISTA A CLAuDIA BENEDETTI,<br />

RESPoNSABILE DEL SERVIzIo<br />

ComuNICAzIoNE E RESPoNSABILITà<br />

SoCIALE DI FEDERCASSE<br />

PEDoFILIA: TRA ALLARmE SoCIALE E<br />

NuoVA CoSCIENzA DEL FENomENo<br />

INTERVISTA AL SoSTITuTo<br />

PRoCuRAToRE ALESSIA SINATRA<br />

ESISTERE PER RICoRDARE,<br />

RICoRDARE PER RESISTERE…<br />

INTERVISTA A gIoVANNI ImPASTATo<br />

gREgoRy BoNgIoRNo,<br />

LA SuA ESPERIENzA D’ImPRESA,<br />

LA BANCA E Lo SVILuPPo<br />

DEL TERRIToRIo<br />

IL SALuTo DEL SINDACo<br />

DI CuToNACI<br />

IL SALuTo DEL SINDACo<br />

DI VALDERICE<br />

IL BAgLIo, LA SuA SToRIA,<br />

LA SuA STRuTTuRA ARChITETToNICA<br />

ED IL Suo uSo<br />

8 14<br />

20<br />

gREgoRy BoNgIoRNo, LA SuA<br />

ESPERIENzA D’ImPRESA, LA BANCA E<br />

Lo SVILuPPo DEL TERRIToRIo<br />

IL LINguAggIo uNIVERSALE<br />

DELLA gASTRoNomIA<br />

DELL’AgRoERICINo<br />

LA FAmIgLIA CATALANo<br />

E LA CERAmICA ERICINA<br />

24<br />

5 26<br />

6 29<br />

SAN VITo Lo CAPo,<br />

uN CoNTRIBuTo DAI TuRISTI<br />

8 32<br />

LE ComuNITà DELL’Ex<br />

AgRo ERICINo NELLA LoRo<br />

EVoLuzIoNE SoCIALE<br />

12 35<br />

LA gRoTTA,<br />

IL FENomENo DEL CARSISmo,<br />

IL PRESEPE VIVENTE ED I BENI<br />

DEmo-ETNoANTRoPoLogICI<br />

14 38<br />

IL PATRImoNIo<br />

CARSICo DI CuSToNACI.<br />

uNA gRANDE RISoRSA NATuRALE<br />

18 40<br />

VALDERICE E CuLTuRA<br />

uN BINomIo INDISSoLuBILE<br />

RINSALDATo DAL VALoRE<br />

ESTETICo E SToRICo DEL mARmo<br />

19 45<br />

VILLA zINA,<br />

CoNNuBIo DI TRADIzIoNE<br />

ED INNoVAzIoNE<br />

49


IL LINguAggIo uNIVERSALE DELLA<br />

gASTRoNomIA DELL’AgRoERICINo<br />

1903-<strong>2011</strong>, LA FAmIgLIA mILANA<br />

CoN BANCA DoN RIzzo PER<br />

SCELTA E PER CoNVINzIoNE<br />

RIo NuCCIo<br />

LA FAVoLA E LA REALTà DI<br />

PIETRA DE BLASI<br />

L’ASSESSoRE REgIoNALE<br />

ALL’AgRICoLTuRA ELIo D’ANTRASSI<br />

INCoNTRA IL CDA ED I VERTICI<br />

DELLA BANCA DoN RIzzo<br />

VIII EDIzIoNE DEL BILANCIo<br />

SoCIALE E DI mISSIoNE<br />

DELLA BANCA DoN RIzzo<br />

LuoghI ComE DESTINI<br />

CoLLETTIVI<br />

SOMMARIO<br />

52<br />

53<br />

L’AgENzIA DI VALDERICE 63 L’AgENzIA DI CASA SANTA<br />

IL CREDITo TREVIgIANo,<br />

DA oLTRE 100 ANNI uNA mANo<br />

AL TERRIToRIo<br />

LA BANCA DoN RIzzo:<br />

uNA SToRIA DI oPPoRTuNITà<br />

BANCA DoN RIzzo VINCE<br />

IL ToRNEo REgIoNALE<br />

DI CALCIo A 5 PER BCC<br />

64<br />

65<br />

54 BANCA DoN RIzzo 65<br />

STAgE FoRmATIVo<br />

58 66<br />

LImITAzIoNI ALL’uSo<br />

DEL CoNTANTE E DEI TIToLI<br />

AL PoRTAToRE<br />

58 67<br />

IL CENTRo STuDI DoN RIzzo<br />

INTERVISTA AL PRESIDENTE<br />

ENzo Nuzzo<br />

59 68<br />

BISogNA SAPER PERDERE… L’AVIS IN PRoVINCIA DI TRAPANI.<br />

uNA SToRIA DI SoLIDARIETà<br />

E DI SuCCESSo<br />

INTERVISTA AD ANToNIo gALIANo,<br />

RESPoNSABILE DEL SERVIzIo<br />

E-BANk DI ICCREA BANCA<br />

TRASPARENzA E CREDITo<br />

AI CoNSumAToRI<br />

26 67<br />

IL CENTRo STuDI DoN RIzzo.<br />

INTERVISTA AL PRESIDENTE ENzo Nuzzo<br />

60 69<br />

L’AIDo uNA REALTà<br />

ANChE TRAPANESE.<br />

ImPEgNo SoCIALE E DI VITA<br />

62 71<br />

STREPIToSo SuCCESSo<br />

DEL CoNCoRSo INTERNAzIoNALE<br />

PER CANTANTI LIRICI<br />

“CITTà DI ALCAmo” EDIzIoNE <strong>2011</strong><br />

73


Lettera aperta del<br />

Presidente<br />

Cari soci,<br />

con questo numero Vi presentiamo <strong>il</strong> territorio<br />

dell’agroericino nel quale la banca opera a seguito della<br />

fusione con la storica BCC Ericina.<br />

Questo territorio credo possa realmente definirsi tra i<br />

più belli della Sic<strong>il</strong>ia anche per <strong>il</strong> fatto che si è riusciti<br />

a salvaguardarlo da scempi che altrove sono stati<br />

commessi. È sufficiente citare i comuni che ne fanno<br />

parte Erice, Valderice, Buseto Palizzolo, Custonaci e San<br />

Vito Lo Capo, per capire di cosa stiamo parlando. Infatti,<br />

i comuni appena citati si commentano da soli.<br />

Ovviamente, stiamo parlando di località note in tutto <strong>il</strong><br />

mondo. Ma ciò che noi sosteniamo è che la visita del<br />

Giuseppe Mistretta<br />

territorio attraverso la BCC permette al turista di scoprire<br />

Presidente Banca Don Rizzo<br />

delle meraviglie non sempre visib<strong>il</strong>i ai più.<br />

Diamo, infatti, l’opportunità di far scoprire luoghi che i normali circuiti turistici non riescono a proporre anche grazie<br />

alla nostra capacità di nutrire le radici più profonde del nostro territorio.<br />

Ovviamente, la rivista mantiene alta l’attenzione sulle tematiche che ci siamo proposti di sv<strong>il</strong>uppare, ed abbiamo<br />

altresì mantenuto altissimo <strong>il</strong> livello delle personalità coinvolte.<br />

Personalmente, non affronto <strong>il</strong> tema della crisi che l’economia mondiale sta attraversando, ma ritengo opportuno<br />

evidenziare e ricordare come oggi sia particolarmente impegnativo e carico di responsab<strong>il</strong>ità svolgere <strong>il</strong> ruolo di<br />

cooperatori del credito. Infatti, svolgere <strong>il</strong> ruolo di banca locale non significa semplicemente finanziare tutte le<br />

istanze che arrivano dal territorio, ciò potrebbe essere fatto da qualunque banca.<br />

Ci distinguiamo, invece, per la capacità di individuare quelle iniziative, anche minori, che possano generare un<br />

valore aggiunto per <strong>il</strong> territorio. Ancora, alla BCC è dato <strong>il</strong> compito di gestire i risparmi dei nostri soci nel modo<br />

più prudente, certificando che gli stessi vengano investiti solamente in attività reali poste in essere nel territorio in<br />

oggetto. Significa, inoltre, fornire tutti i servizi bancari ut<strong>il</strong>i ai nostri soci ed alla clientela. Penso anche che <strong>il</strong> socio<br />

nell’ottica di contribuire alla crescita del territorio tramite la banca potrebbe farsi portavoce dei compiti a cui è<br />

chiamata ogni BCC.<br />

4<br />

Banca Don Rizzo


Lettera aperta del<br />

Direttore Generale<br />

Volge ormai al termine questa lunga estate <strong>2011</strong>.<br />

Un’estate calda e serena, ma carica di quelle grandi<br />

preoccupazioni che ci hanno costretto a vedere ciò<br />

che non volevamo vedere: una realtà nella quale<br />

abbiamo vissuto al di sopra dei nostri mezzi, in cui<br />

abbiamo consumato più di quanto producevamo,<br />

camminando lentamente verso una china sulla quale<br />

ci stavamo adagiando.<br />

Abbiamo dimenticato alcune virtù che avevano<br />

caratterizzato i decenni passati e che erano state alla<br />

base del miracolo economico italiano.<br />

Abbiamo acquisito alcuni vizi che, come tutti i vizi,<br />

Carmelo Guido<br />

procurano piacere, ma al tempo stesso creano danni<br />

Direttore Generale Banca Don Rizzo<br />

a volte irreparab<strong>il</strong>i.<br />

Abbiamo dimenticato di pensare agli altri.<br />

Il fatto più grave è che abbiamo dimenticato di pensare ai nostri figli.<br />

Siamo andati avanti nel piacere che si consuma giorno per giorno, dimenticando <strong>il</strong> sacrificio che occorre per<br />

costruire <strong>il</strong> domani.<br />

Per fortuna è risuonato forte <strong>il</strong> richiamo della massima autorità civ<strong>il</strong>e e morale che oggi l’Italia vanta: Giorgio<br />

Napolitano.<br />

Il nostro Presidente della Repubblica ci ha richiamati alla necessità di uno sforzo comune di coesione.<br />

Ci ha aiutati ad aprire gli occhi, facendoci intravedere la realtà nella quale stavamo precipitando ma, nel<br />

contempo, invitandoci a non avere paura di affrontare le difficoltà.<br />

Ci ha ricordato con chiarezza che non siamo più negli anni Settanta ed Ottanta, e che dovremmo rivedere<br />

radicalmente le abitudini e i costumi di vita che abbiamo adottato.<br />

Raccogliamo con um<strong>il</strong>tà e spirito di sacrificio questi richiami, confidando nelle forze che insieme sapremo<br />

raccogliere e guardando con fiducia al futuro.<br />

Un futuro sempre più incerto e diffic<strong>il</strong>e ma che sapremo affrontare con successo, uniti dai valori che professiamo<br />

e che stanno realmente alla base del nostro vivere quotidiano.<br />

N. 3 <strong>2011</strong><br />

5


LA TRADIZIONE E L’INNOVAZIONE<br />

La Il progetto galassia legalità del credito cooperativo<br />

Intervista a Claudia Benedetti,<br />

responsab<strong>il</strong>e del Servizio<br />

Comunicazione e Responsab<strong>il</strong>ità<br />

Sociale di Federcasse<br />

Le nuove sfide per le BCC nell’epoca della globalizzazione<br />

di Enrico Stellino<br />

Intervista<br />

Qual’è <strong>il</strong> ruolo e lo spazio delle Banche di Credito Cooperativo nell’epoca<br />

della globalizzazione?<br />

«L’eliminazione delle barriere e dei confini ha sicuramente accentuato la<br />

competizione all’interno del mercato del credito. Ha ridotto le distanze ed<br />

accentuato <strong>il</strong> rischio di omogeneizzazione, ma non ha annullato le differenze. In<br />

particolare, non ha eliminato la necessità del pluralismo. Anzi, proprio nel tempo<br />

della globalizzazione - e negli ultimi anni della crisi - è risultata evidente la necessità<br />

che nel mercato operino banche diverse, per forma giuridica, dimensione, obiettivo<br />

d’impresa. Le BCC, in particolare, hanno svolto - come è stato autorevolmente<br />

riconosciuto anche dal Governatore della Banca d’Italia - un importante ruolo<br />

anticiclico, continuando a sostenere l’economia reale, rimanendo concretamente<br />

vicine a famiglie ed imprese. Perché, come dice un f<strong>il</strong>osofo, “essere è esserci”. E le<br />

BCC “ci sono state”».<br />

Qual’è <strong>il</strong> valore dell’identità cooperativa?<br />

«Identità per le BCC è competitività. La “differenza” che le BCC enfatizzano in<br />

termini di comunicazione - ovvero <strong>il</strong> loro essere banche mutualistiche delle<br />

6<br />

Banca Don Rizzo


comunità locali, per eccellenza “banche di relazione”<br />

- non solo le distingue rispetto alle altre banche, ma<br />

ne caratterizza l’operatività e ne spiega <strong>il</strong> successo.<br />

Infatti la mutualità, non solo crea un legame forte tra<br />

la BCC ed i suoi soci, ma ne spiega “la libertà” rispetto<br />

al rischio di perseguire logiche di breve termine e di<br />

corto respiro. Non dovendo massimizzare <strong>il</strong> profitto<br />

per assicurare un determinato Roe agli azionisti (ma<br />

un vantaggio) non vi è incentivo a spingere sulla<br />

redditività ad ogni costo o sulla frontiera rischiosa<br />

della speculazione. Inoltre, <strong>il</strong> radicamento locale<br />

consente di beneficiare di una serie di informazioni<br />

preziose, che detiene soltanto chi condivide ed abita<br />

un territorio. Esistono, in sintesi, tutta una serie di<br />

benefici che la BCC ottiene proprio perché “è” e “fa” la<br />

BCC, la banca del territorio e della comunità, la banca<br />

“di casa”, nella quale ti puoi sentire a casa».<br />

Prossimità, territorialità, responsab<strong>il</strong>ità sociale<br />

sono parole sempre più diffuse all’interno del<br />

mondo bancario…<br />

«Questo è senz’altro positivo. Da un lato, conferma<br />

la vitalità ed attualità del nostro modello d’impresa<br />

(quello che prima della crisi sembrava démodé rispetto<br />

alla “turbofinanza”…), e che è divenuto sempre più<br />

spesso un paradigma di riferimento, dall’altro esprime<br />

la crescita della cultura orientata alla responsab<strong>il</strong>ità<br />

e alla sostenib<strong>il</strong>ità, sia dal lato dell’offerta (da parte,<br />

quindi, degli operatori dell’industria bancaria),<br />

sia dal lato della domanda (ovvero da parte dei<br />

clienti). C’è una quota crescente di cittadini che si<br />

interroga e vuole sapere “da chi acquista” e “cosa<br />

acquista”. Vale per tutti i prodotti, anche per <strong>il</strong><br />

denaro. I clienti chiedono alle banche trasparenza,<br />

chiarezza, qualità del servizio, convenienza, buone<br />

condizioni. Ma vogliono anche sapere come<br />

vengono investiti i loro soldi, se ad esempio restano<br />

vicini a casa e finanziano le imprese del territorio o<br />

vengono immessi in circuiti lontani della finanza».<br />

A proposito di prossimità, oggi si discute molto<br />

dei temi del federalismo e lo sv<strong>il</strong>uppo del<br />

Mezzogiorno è una questione di permanente<br />

attualità. In questo processo, quale può essere <strong>il</strong><br />

ruolo delle Banche di Credito Cooperativo?<br />

«Le Banche di Credito Cooperativo sono nate circa<br />

130 anni fa da una “scommessa” che sembrava<br />

impossib<strong>il</strong>e. La sommessa che avevano i poveri di<br />

allora (emarginati dai circuiti di accesso al credito)<br />

di unire le forze e le loro pochissime risorse per<br />

costruire, insieme, un presente ed un futuro migliori.<br />

Quella speranza, quella intuizione, hanno funzionato<br />

e hanno dato vita ad una realtà consolidata all’interno<br />

dell’industria bancaria nel nostro Paese e nel mondo.<br />

N. 3 <strong>2011</strong><br />

7<br />

Le idee vincenti sono state: puntare sul protagonismo<br />

delle persone, sull’intraprendere anziché attendere.<br />

Non fermarsi e non rassegnarsi al presente avendo<br />

la capacità di immaginare un progetto. Promuovere<br />

la coesione, la solidarietà e la sussidiarietà.<br />

Mi sembrano idee perfettamente attuali per<br />

favorire lo sv<strong>il</strong>uppo del nostro Paese, soprattutto<br />

del Mezzogiorno. Le BCC, che su questi principi si<br />

fondano, possono allora contribuire a r<strong>il</strong>anciare una<br />

“ripartenza” che valorizzi i (tanti) talenti e le risorse<br />

(poche o tante) che comunque esistono nei nostri<br />

territori. E non è un caso che moltissime BCC, tra le<br />

quali la “Don Rizzo”, stiano concentrando sforzi ed<br />

energie a favore dei giovani. Proprio loro esigono<br />

un investimento supplementare in progettualità,<br />

protagonismo, solidarietà. Una scommessa che le BCC<br />

vogliono certamente fare».<br />

Claudia Benedetti, nasce a Città di Castello<br />

(PG) <strong>il</strong> 3 Dicembre 1961. Consegue <strong>il</strong> diploma<br />

di maturità classica presso <strong>il</strong> Liceo Ginnasio<br />

Statale “Giulio Cesare” di Roma e <strong>il</strong> diploma<br />

di Laurea in Economia e Commercio presso<br />

l’Università “La Sapienza” di Roma. Dal 2009 ad<br />

oggi ricopre <strong>il</strong> ruolo di Dirigente Responsab<strong>il</strong>e<br />

del Servizio Comunicazione e Responsab<strong>il</strong>ità<br />

Sociale e di Responsab<strong>il</strong>e del Servizio Affari<br />

Generali presso la Federazione Italiana delle<br />

Banche di Credito Cooperativo.


LA TRADIZIONE E L’INNOVAZIONE<br />

Intervista<br />

8<br />

Il progetto legalità<br />

Pedof<strong>il</strong>ia: tra allarme sociale e<br />

nuova coscienza del fenomeno<br />

Intervista al sostituto<br />

procuratore Alessia Sinatra<br />

di Antonio Fundarò<br />

Ho letto qualche hanno fa, ed ho anche<br />

prefazionato, <strong>il</strong> volume di Valeria Riggi<br />

“Pedof<strong>il</strong>ia. Indagine su un grave fenomeno<br />

sociale”, edito per i tipi, di una delle più<br />

prestigiose case editrici italiane del mondo<br />

della scuola, la Girgenti Editore di M<strong>il</strong>ano.<br />

Allora, scrissi che quel volume e la sua<br />

autrice, una affermata psicologa del nostro<br />

comprensorio, aveva avuto <strong>il</strong> merito, anzi<br />

aveva avuto affidato <strong>il</strong> compito, di aprire<br />

le porte ad un problema sociale di così<br />

grande attualità.<br />

La definizione di infanzia come esperienza<br />

altra rispetto a quella dell’adulto, come<br />

categoria concettuale a sé stante, come<br />

problema sociale e fase della vita ben<br />

definita, nasce in tempi estremamente<br />

recenti. L’adozione di un comportamento<br />

specifico da parte dell’adulto nei confronti del bambino si ritrova solo a partire<br />

dall’età moderna, con lo sv<strong>il</strong>uppo della famiglia borghese. Del passato ci rimane<br />

la storia, spesso confusa, di un fanciullo che partecipa e vive la realtà della vita<br />

sociale quotidiana di tutti: una realtà spesso fatta di assassini, abbandoni, violenze<br />

fisiche, punizioni corporali, terrore e violenze sessuali.<br />

I bambini vivevano un’esistenza sospesa tra la vita e la morte: uniformarsi al<br />

modo di vivere degli adulti significava assumersi grossi oneri in special modo in<br />

ambito lavorativo, ma essere considerati alla stregua di merce. Merce tra l’altro<br />

a bassissimo costo poiché per ogni bambino sfinito o malato o ferito, ce ne era<br />

sempre pronto un altro che poteva essere iniziato al lavoro o al sesso perché<br />

magari abbandonato a se stesso dalla propria famiglia di origine.<br />

In quest’ultime decennio <strong>il</strong> problema si è acuito. Nonostante sia più forte la<br />

sensib<strong>il</strong>ità sociale al problema. Abbiamo voluto che fosse protagonista di questa<br />

rubrica la dottoressa Alessia Sinatra <strong>il</strong> cui nome è legato, indissolub<strong>il</strong>mente, alle<br />

più importanti inchieste giudiziarie sic<strong>il</strong>iane sul fenomeno “pedof<strong>il</strong>ia”.<br />

Dottoressa, esiste oggi un reale interesse, della nostra società, ai bambini ed ai<br />

giovani? Ed è reale ed allarmante, così come sostengono i media, <strong>il</strong> fenomeno<br />

della “pedof<strong>il</strong>ia” in Italia e nella nostra Sic<strong>il</strong>ia?<br />

«Il progressivo incremento formale delle notizie di reato ed al contempo<br />

Banca Don Rizzo


l’incremento sostanziale dei casi e delle tipologie<br />

di abuso sui minori è certamente legato ad una<br />

coscienza sociale sempre meno disposta a tollerare<br />

la vittimizzazione sessuale, a fronte di una maggiore<br />

consapevolezza dell’esistenza di un fenomeno, la cui<br />

dimensione ci impone di offrire sostegno, ascolto<br />

ed accoglienza al disagio e ai traumi dei minori. E<br />

l’esigenza è ancor più avvertita in un territorio come<br />

<strong>il</strong> nostro, ove spesso si incontrano bambini vissuti in<br />

ambienti di assoluta deprivazione affettiva, materiale<br />

e culturale, talvolta incapaci di esprimersi in lingua<br />

italiana, compromessi da reiterati episodi di abuso e<br />

maltrattamento, spesso intossicati ideologicamente<br />

dalla tipica cultura dell’omertà, in omaggio alla quale<br />

l’abuso è più infamante per chi lo subisce piuttosto<br />

che per coloro che lo pongono in essere. A fronte<br />

di realtà così dure e diffic<strong>il</strong>i da contrastare, ove sono<br />

irrimediab<strong>il</strong>mente vittime i minori che vi sono inseriti,<br />

è sempre più in crescita <strong>il</strong> preoccupante fenomeno<br />

dell’abuso all’interno di nuclei fam<strong>il</strong>iari di ceto elevato<br />

o di contesti apparentemente tutelanti, dove <strong>il</strong> minore<br />

è vittima di aggressori estremamente astuti, che<br />

con accortezza e tempismo straordinari, alternando<br />

spesso affettuosità ad iniziative perverse, adescando<br />

con promesse o ricompense gradite, li coinvolgono<br />

in pratiche sessuali inopportune ed invasive,<br />

soggiogandoli fisicamente e psicologicamente,<br />

provocando traumi e sofferenze altrettanto profonde».<br />

Allarme sociale dunque? Che ruolo hanno avuto<br />

ed hanno i media nell’amplificazione, se esiste, del<br />

fenomeno e quanto sono stati importanti tv, radio<br />

e giornali nella presa di coscienza del fenomeno<br />

sociale “pedof<strong>il</strong>ia”?<br />

«Credo che una corretta e seria informazione, priva di<br />

fac<strong>il</strong>i mistificazioni ed in grado di rappresentare la reale<br />

dimensione del fenomeno, sia di grande aus<strong>il</strong>io per<br />

orientare e supportare ogni intervento a tutela, anche<br />

giudiziario. Evitando spettacolarizzazioni, spesso<br />

proposte attraverso suggestive quanto inopportune<br />

analisi ed interpretazioni di casi eclatanti, occorre<br />

invero parlarne, sensib<strong>il</strong>izzare, spiegare ed offrire<br />

strumenti idonei per tutti noi e per quanti ancora<br />

sentono distante <strong>il</strong> fenomeno, finchè non ci coinvolge<br />

direttamente. Per intervenire, correggere e scuotere i<br />

pensieri e le coscienze di tutti noi; per maturare una<br />

nuova e più ampia consapevolezza della dimensione<br />

culturale sociale e politica del problema nel nostro<br />

paese, per prevenire inciv<strong>il</strong>tà e degrado, per costruire<br />

<strong>il</strong> rispetto delle diversità, per superare lo squ<strong>il</strong>ibrio<br />

relazionale tra l’adulto e i più piccoli e <strong>il</strong> pregiudizio che<br />

alimenta discriminazione intolleranza e prevaricazione<br />

fisica e psicologica nei confronti dei più deboli, per<br />

sv<strong>il</strong>uppare invero i valori della solidarietà e del rispetto<br />

per la persona umana».<br />

N. 3 <strong>2011</strong><br />

9<br />

Perché è così diffic<strong>il</strong>e, per moltissime persone,<br />

“vedere” la pedof<strong>il</strong>ia, riconoscerla come un<br />

problema da affrontare?<br />

«Perché questo è <strong>il</strong> crimine più orrendo, incomunicab<strong>il</strong>e<br />

e impensab<strong>il</strong>e per la nostra mente. L’essere umano<br />

rappresenta tra le creature viventi, la più complessa e<br />

indecifrab<strong>il</strong>e. Può amare, accudire, educare, proteggere<br />

i propri piccoli e al tempo stesso odiarli, um<strong>il</strong>iarli,<br />

maltrattarli, abusarne sessualmente fino ad ucciderli<br />

barbaramente, generando orrore e sgomento nella<br />

collettività. E nel tentativo inevitab<strong>il</strong>e di giustificare<br />

dinanzi a noi stessi la brutalità di questi orrori, cerchiamo<br />

affannosamente di definire i contorni e i prof<strong>il</strong>i di<br />

una figura criminale che la nostra mente rifiuta e non<br />

accetta, perchè sente la necessità di distanziarsi e non<br />

accetta <strong>il</strong> delitto efferato che lascia increduli e impotenti.<br />

Ci sforziamo di individuare patologie, devianze, vissuti<br />

pregressi o circuiti della violenza che possano giustificare<br />

l’efferatezza del crimine, ma lo facciamo spesso e<br />

unicamente perché trasportati dall’onda emotiva di<br />

quei fatti di cronaca che lasciano offesi e sgomenti per<br />

la brutalità di condotte contro le quali generalmente<br />

non vi è più riparo. L’incredulità e l’inquietudine ci porta<br />

a voler costruire delle categorie che si differenzino <strong>il</strong><br />

più possib<strong>il</strong>e da noi stessi, creando <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o di “un altro”,<br />

che non ci somiglia e in cui non possiamo in alcun<br />

modo riconoscerci o identificarci. Eppure, un qualsiasi<br />

individuo può essere un rispettab<strong>il</strong>e uomo d’affari ed in<br />

famiglia sadico perverso e maltrattante con i propri figli;<br />

può essere uno stimab<strong>il</strong>e insegnante, professionista o<br />

educatore, impegnato in iniziative br<strong>il</strong>lanti e socialmente<br />

ineccepib<strong>il</strong>i, per poi sfogare le sue frustrazioni e gli istinti<br />

più riprovevoli su alunni, allievi o sui piccoli affidati alle<br />

sue cure».<br />

Quanto la pedof<strong>il</strong>ia è diffusa in ambienti in cui è<br />

basso <strong>il</strong> grado di sv<strong>il</strong>uppo culturale? E quanto è<br />

diffic<strong>il</strong>e agire e intervenire in queste realtà?<br />

«Sono le storie di tanti bambini. Storie di dolore e<br />

sofferenza, spesso consumate all’interno della famiglia,<br />

ove rabbia, frustrazione e insoddisfazione si trasformano<br />

in violenza e prevaricazione, subite per anni dai bambini<br />

nell’oscurità e nel terrore. Storie che attraversano<br />

ogni classe sociale e differenti livelli di istruzione e<br />

orientamento culturale, unite inesorab<strong>il</strong>mente dall’orrore<br />

di un crimine che si consuma e si reitera, condonato nel<br />

s<strong>il</strong>enzio e nella passività di un sistema che non sempre,<br />

ancora, è in grado di rispondere adeguatamente. E ci<br />

si scontra sempre con la disattenzione, <strong>il</strong> s<strong>il</strong>enzio e<br />

l’indifferenza».<br />

Cosa prova un magistrato che si occupa delle<br />

indagini in questa tipologia di reato?<br />

«Ho ascoltato tante piccole vittime, avvinte dal trauma<br />

e dalla paura di svelare, attraverso un’esperienza che mi


ha consentito di sperimentare quelle emozioni uniche<br />

e indescrivib<strong>il</strong>i di chi entra in contatto con la sofferenza<br />

dei più piccoli e dei più deboli, che hanno patito l’orrore<br />

dell’abuso, agito nel s<strong>il</strong>enzio e nell’indifferenza degli<br />

adulti. Ho provato rabbia e sconforto, nella difficoltà<br />

di raggiungere quella prova oggettiva e inconfutab<strong>il</strong>e,<br />

per porre fine all’abuso inquietante e inaccettab<strong>il</strong>e<br />

e restituire speranza e dignità a chi, vittima indifesa e<br />

spesso inconsapevole, ha troppo a lungo ingiustamente<br />

patito. E ha vergogna e paura di svelare, schiacciata da<br />

un conflitto di emozioni che genera s<strong>il</strong>enzio e sovrasta<br />

inesorab<strong>il</strong>e, nella drammatica certezza di non avere<br />

identità e non meritare rispetto. Ma ho anche trovato<br />

<strong>il</strong> sorriso di tanti bambini e adolescenti, autentico<br />

e disarmante, che ripaga più di qualsiasi risultato<br />

investigativo e ricompone misteriosamente tutte le<br />

nostre più profonde emozioni. Il sorriso di quei bambini<br />

e adolescenti che, progressivamente hanno mostrato<br />

fiducia nelle istituzioni e in chi, magistrato, operatore<br />

di polizia, o psicologo ha offerto accoglienza e rispetto,<br />

dando voce alla sofferenza fino ad allora rimasta<br />

inespressa - spesso operando con pochi mezzi, lottando<br />

contro <strong>il</strong> pregiudizio di chi non accetta l’esistenza del<br />

crimine, contro l’indifferenza di interi quartieri che si<br />

schierano coi più forti e contro la disattenzione dei più<br />

e di chi non vuole, non ha tempo o semplicemente non<br />

sa ascoltare».<br />

Come fa un bambino a raccontare di aver patito un<br />

abuso sessuale?<br />

«Credo, al di là di stereotipi, ma in base ad un’esperienza<br />

diretta e complessa, che non ci sia violenza senza<br />

10<br />

negazione e che la vittima tenda a rimuovere più che a<br />

comunicare, perché <strong>il</strong> trauma dell’abuso è un’esperienza<br />

incomunicab<strong>il</strong>e e spesso resta inascoltata se l’orrore<br />

resta impensab<strong>il</strong>e per la nostra mente o non siamo<br />

disposti e preparati adeguatamente ad ascoltare.<br />

Non sempre ci si interroga su cosa può aiutare un<br />

bambino a sentirsi libero di esprimere la verità del<br />

proprio disagio, non si mette in discussione la fretta,<br />

l’indisponib<strong>il</strong>ità e le barriere di comunicazione che<br />

spesso si erigono tra l’adulto e i bambini. Raccontare<br />

per <strong>il</strong> minore abusato significa, invero, dare ordine al<br />

caos e guardare, sotto una luce diversa gli accadimenti,<br />

i loro autori, per definire gli eventi anche attraverso le<br />

emozioni e i sentimenti fino a quel momento negati<br />

e che finalmente assumono i connotati del trauma.<br />

Ed ascoltare genera inevitab<strong>il</strong>mente un groviglio di<br />

emozioni forti e contrastanti, che penetrano dentro,<br />

inducendo verso profonde ed inconfessab<strong>il</strong>i riflessioni,<br />

mettendo talora in discussione i nostri riferimenti<br />

apparentemente tanto solidi e indistruttib<strong>il</strong>i. Credo sia<br />

proprio questo che, lungi dall’ostacolare una lucida ed<br />

attenta analisi dei fatti, consenta invero di cogliere gli<br />

aspetti più profondi della sofferenza e del trauma e di<br />

canalizzare le nostre risorse di operatori verso un giusto<br />

intervento, rispettoso tanto della vittima, quanto delle<br />

esigenze investigative e processuali. E dare voce al<br />

minore è indispensab<strong>il</strong>e, non soltanto per ricostruire la<br />

scena del crimine, accertare la perpetrazione di un reato<br />

ed identificare un responsab<strong>il</strong>e. È doveroso per offrire,<br />

anche tramite un processo, una restituzione alla vittima,<br />

che, ha diritto di essere ascoltata, attesa, accompagnata<br />

e sostenuta dalle istituzioni».<br />

Banca Don Rizzo


Io non ho figli, ma mi auguro, davvero presto di<br />

averne. Il mio st<strong>il</strong>e di vita, la mia professione, potranno<br />

impormi di affidare i miei bambini a qualcuno, a un<br />

as<strong>il</strong>o nido, a una scuola materna. Come posso capire<br />

se ho affidato mio figlio alle persone giuste?<br />

«Lo capirà osservando e ascoltando i suoi figli.<br />

Mantenendo alta la soglia di attenzione, senza mai<br />

esasperare o enfatizzare comportamenti o parole.<br />

Cercando di cogliere e decodificare eventuali segnali di<br />

disagio, malesseri, variazioni di umore, cali improvvisi nel<br />

rendimento. Offrendo sempre uno spazio di ascolto che<br />

sia da contenitore di emozioni, pensieri ed aspettative.<br />

Rivolgendosi, ove necessario, ad esperti, competenti<br />

nell’analisi e nel sostegno del disagio minor<strong>il</strong>e. Ed è<br />

importante sapere che sono numerosi i riferimenti<br />

istituzionali, impegnati nella prevenzione primaria,<br />

per eliminare l’insorgenza di fattori di rischio, ed altresì<br />

nell’intervento a sostegno e nella gestione del trauma,<br />

attraverso la valorizzazione delle risorse interiori, per<br />

favorire l’elaborazione della sofferenza e dei vissuti posttraumatici<br />

che ne sono conseguenza inevitab<strong>il</strong>e».<br />

Come può intervenire e cosa può fare un istituto di<br />

credito come <strong>il</strong> nostro per contribuire ad un percorso<br />

di presa di coscienza del problema pedof<strong>il</strong>ia nella<br />

nostra terra di Sic<strong>il</strong>ia?<br />

«Penso che in qualsiasi settore si possa offrire un contributo<br />

serio e significativo per influenzare e correggere <strong>il</strong><br />

pensiero e la coscienza di tutti noi nella comprensione<br />

della reale dimensione di un fenomeno che non può, né<br />

deve essere mai trascurato. Ed avervi dedicato uno spazio<br />

di riflessione è un forte segnale, sintomo di sensib<strong>il</strong>ità<br />

ed attenzione, che mai sono mancate nell’opera e nelle<br />

iniziative del vostro istituto di credito. In rappresentanza<br />

di un’istituzione, che si impegna quotidianamente per<br />

offrire risposte adeguate alle legittime aspettative di chi<br />

attende l’accertamento della verità e all’affermazione<br />

della giustizia, vi ringrazio per aver destinato questo<br />

spazio ai più deboli ed indifesi, così restituendo dignità e<br />

valore alla loro sofferenza».<br />

alessia sinatra, laureata in data 21 apr<strong>il</strong>e<br />

1991 in Giurisprudenza presso l’Università<br />

degli Studi di Palermo (110/110 e lode), si<br />

ab<strong>il</strong>ita all’esercizio della professione forense<br />

nell’anno 1995. Magistrato (nominata con<br />

decreto Ministeriale del 25 febbraio 1997)<br />

con funzioni di Sostituto Procuratore della<br />

Repubblica presso <strong>il</strong> Tribunale di Palermo,<br />

impegnata prevalentemente e da diversi<br />

anni nella trattazione di procedimenti penali<br />

per reati di violenza sessuale in pregiudizio<br />

di minori ed in generale di soggetti deboli<br />

(nell’ambito di un pool specializzato di<br />

magistrati istituito all’interno dell’Ufficio di<br />

Procura), titolare di numerosi e complessi<br />

procedimenti, molti dei quali aventi ad<br />

oggetto fatti di pedof<strong>il</strong>ia e/o prostituzione<br />

minor<strong>il</strong>e relativi ad interi quartieri della<br />

città di Palermo (Albergheria, Borgo Vecchio,<br />

Brancaccio, Zen ad es.).<br />

Ha partecipato in qualità di relatore a<br />

numerosi convegni, seminari ed incontri di<br />

studio su temi relativi alla violenza sessuale in<br />

pregiudizio dei minori e dei soggetti deboli,<br />

intervenendo altresì in corsi di formazione<br />

per pediatri, ginecologi, per operatori psicosociali,<br />

scolastici, personale specializzato di<br />

Polizia Giudiziaria, in numerosi incontri con<br />

studenti di scuola media inferiore e superiore.<br />

Ha inoltre partecipato quale relatore nei corsi<br />

di formazione centrale del Consiglio Superiore<br />

della Magistratura in Roma, nonché nei<br />

corsi di formazione decentrata del Consiglio<br />

Superiore della Magistratura nei distretti di<br />

Corte d’Appello di Venezia, Salerno, Palermo<br />

e Caltanisetta.<br />

Ha, altresì, partecipato, sempre in qualità<br />

di relatore, a numerosi convegni, seminari<br />

e giornate di studio in materia di abuso<br />

sessuale su minori e violenza sulle donne<br />

(prima e successivamente l’entrata in vigore<br />

della recente normativa sul c.d. “stalking”<br />

- L. 38/2009). È componente della Giunta<br />

distrettuale di Palermo dell’ANM.


LA TRADIZIONE E L’INNOVAZIONE<br />

Esistere per ricordare,<br />

ricordare per resistere…<br />

intervista a Giovanni Impastato<br />

di Fabrizio Costanzo<br />

Intervista<br />

È una bellissima notte d’<strong>Agosto</strong> fra Cinisi e V<strong>il</strong>lagrazia<br />

di Carini, abbastanza calda a dire <strong>il</strong> vero. È domenica.<br />

Raggiungo Giovanni Impastato nei locali all’aperto della<br />

sua Pizzeria, è già pieno di gente, di amici, e fra tanto<br />

fragore di stoviglie e <strong>il</strong> continuo via vai dei camerieri,<br />

peraltro tutti molto affaccendati, su, da un palchetto<br />

in muratura, seduto su una sedia, un uomo intanto<br />

racconta una storia. Nonostante luogo e momento<br />

possano sembrare insoliti lo ascoltano tutti.<br />

È <strong>il</strong> capitano Francesco Perniciaro di Mazara del Vallo<br />

sequestrato nelle acque Libiche con tutto <strong>il</strong> suo equipaggio<br />

e <strong>il</strong> prezioso carico di pescato, frutto di un mese di lavoro, parla di questa esperienza e di<br />

come in quel Paese colpito dalla guerra non ci sia, in molte zone, nè controllo nè regole, e di<br />

come, i pescatori sic<strong>il</strong>iani, «e in questo caso non è proprio un modo di dire» non navighino<br />

affatto in «acque tranqu<strong>il</strong>le». Ascoltiamo <strong>il</strong> comandante fino in fondo, scambiamo qualche<br />

considerazione, e infine, scegliamo un piccolo tavolo di plastica sotto un vecchissimo<br />

ulivo saraceno proprio ai margini della sala, come una piccola isoletta immersa fra tantà<br />

umanità. Iniziamo a chiacchierare ne uscirà fuori questa breve intervista.<br />

Giovanni quando nasce Casa Memoria? che ruolo ha nel territorio?<br />

«Casa Memoria nasce, di fatto, subito dopo la morte di mio fratello Peppino, e nasce<br />

unicamente per volontà di mia madre Felicia, che materialmente “apre le porte” di quella<br />

che era ancora la sua abitazione, proprio li, nel corso principale di Cinisi a pochi metri dalla<br />

casa dell’assassino di suo figlio, <strong>il</strong> boss Tano Badalamenti. Felicia, apre i battenti della sua<br />

piccola dimora a tutti coloro i quali volevano incontrarla, a tutti coloro i quali volevano ridare<br />

dignità alla figura ma soprattutto al ruolo fortemente attivo di suo figlio Peppino, un uomo,<br />

di fatto ancora un ragazzo, barbaramente trucidato per aver contrastato a viso aperto e<br />

nel suo territorio, la mafia del boss di Cinisi, denunciandone con tutti gli strumenti allora<br />

immaginab<strong>il</strong>i ogni singolo affare, ogni n’trallazzo, ma soprattutto facendo i nomi e i cognomi<br />

di mafiosi e gregari. Sin da subito la sua casa diventa quindi punto di riferimento e simbolo<br />

per tutti coloro i quali volevano continuare l’azione coraggiosa di Peppino, fosse anche solo<br />

col supporto morale, con la sola presenza fisica, incoraggiando la famiglia Impastato, noi<br />

tutti, durante tutto <strong>il</strong> lungo arco del processo penale che vedeva come imputato principale<br />

Badalamenti, <strong>il</strong> boss che intanto era detenuto in un carcere americano incastrato dalla<br />

famosa operazione di polizia “Pizza Connection”, per <strong>il</strong> reato di traffico internazionale di<br />

stupefecenti. Casa Impastato diventava, così, luogo di incontro e di scambio, i cui protagonisti<br />

erano sicuramente gli amici e compagni di lotta di Peppino, quelli di Cinisi primi fra tutti, ma<br />

anche molta gente comune, certo giornalismo, certa politica schierata seriamente e in prima<br />

linea nella lotta al fenomeno mafioso, molti artisti. Un ruolo di prim’ordine, di catalizzatore<br />

direi, ebbe da subito <strong>il</strong> Centro di Documentazione Peppino Impastato col prof. Umberto<br />

Santino, praticamente, <strong>il</strong> testimone di quella lotta era ormai passato nelle mani di quella<br />

sana ed eterogenea parte della società che aveva eletto la casa di Felicia importante luogo<br />

di “memoria attiva”. Nascerà ufficialmente solo dopo la sua morte, nel 2005, Casa Memoria».<br />

12<br />

Il progetto legalità<br />

Banca Don Rizzo


Ad un certo punto l’incontro con <strong>il</strong> regista Marco Tullio<br />

Giordana e <strong>il</strong> f<strong>il</strong>m i “Cento Passi”, cosa successe?<br />

«A dire <strong>il</strong> vero erano state numerose nel tempo le richieste<br />

da parte di vari registi di trasporre la storia di Peppino<br />

su pellicola, ma Tullio Giordana fu l’unico capace di<br />

rendere coscienti tutti noi e convincerci, dell’importanza<br />

del linguaggio cinematografico, ebbe molto rispetto<br />

verso quella Storia e seppe raccontarla in maniera<br />

quasi documentaristica, ma riusci anche e soprattutto a<br />

raccontarla con un linguaggio semplice, accattivante,<br />

divertente e appassionato, paradossalmente gioioso<br />

direi… Il f<strong>il</strong>m ebbe l’effetto di una bomba, fece conoscere<br />

Peppino Impastato, in tutta la nazione ed all’estero;<br />

contribuì, certamente in maniera inequivocab<strong>il</strong>e, a fare<br />

uscire fuori quella storia della profonda provincia sic<strong>il</strong>iana, di<br />

un m<strong>il</strong>itante politico impegnato nel suo piccolo territorio<br />

nella diffic<strong>il</strong>e lotta alla mafia ed ad una certa politica<br />

corrotta e affaristica, consacrandola come la storia di un<br />

uomo giusto, impegnato nell’affermazione dei principi<br />

di democrazia e giustizia, nell’affermazione della legalità<br />

come condizione assolutamente necessaria e universale<br />

di libertà. Peppino era diventato un simbolo».<br />

Giovanni, oggi Casa Memoria raccoglie tutte le istanze<br />

di giustizia e legalità che provengono da quella larga<br />

parte del tessuto sociale che pretende “un”, anzi, “<strong>il</strong><br />

cambiamento”, la Mafia intanto ha cambiato volto,<br />

come reagiscono i giovani oggi? come pretendono di<br />

lottare? e con quali strumenti?<br />

«La mafia è vero ha radicalmente cambiato volto, ma non<br />

certamente natura. Non esiste, infatti, più la mafia riconoscib<strong>il</strong>e<br />

che fisicamente si incontrava prepotente e spavalda<br />

per strada, quella del boss al bar del paese per intenderci,<br />

quella mafia fatta di uomini di cui paradossalmente tutti<br />

conoscevano, anche se a grandi linee, le vite i referenti<br />

politici e gli affari, essa oggi vive molto più nascosta e<br />

sommersa nel grigio di quella fascia che già molto bene<br />

aveva, annunciato, descritto, analizzato Giovanni Falcone.<br />

La mafia oggi si serve di strumenti sociali diversi, addirittura<br />

trova terreno fert<strong>il</strong>issimo in quella condizione di assoluta<br />

precarietà in cui oggi sono “volutamente” mantenuti i<br />

giovani lavoratori del nostro paese, e la precarietà quando<br />

diventa sistema, è una condizione analoga a quella della<br />

non occupazione, non meno pericolosa del lavoro nero,<br />

tanto più perchè legalizzata. I giovani sono oggi, come e<br />

forse più di ieri, fac<strong>il</strong>mente ricattab<strong>il</strong>i e ricattati, sia nella vita<br />

sociale che nella vita politica, sono stati traditi. La loro lotta<br />

oggi può essere meno di un tempo lotta attiva e m<strong>il</strong>itante<br />

diretta nel territorio a condannare gli uomini e le azioni<br />

mafiose, oggi quella lotta è rinvenib<strong>il</strong>e nella loro lotta per<br />

<strong>il</strong> ripristino della legalità, è inevitab<strong>il</strong>mente la lotta per <strong>il</strong><br />

lavoro, per <strong>il</strong> lavoro sano. Io credo che l’unico vero antidoto<br />

contro <strong>il</strong> veleno mafioso sia l’affermarsi della cultura del<br />

lavoro, del rispetto della legalità, delle regole, dell’impresa<br />

sana, della cultura del lavoro cooperativo, dello sv<strong>il</strong>uppo di<br />

esso partendo principalmente dal territorio, dalle piccole<br />

N. 3 <strong>2011</strong><br />

13<br />

realtà, dai suoi piccoli bisogni. In questo siamo molto<br />

in ritardo nonostante tutti gli “Impastato”, i “Falcone” i<br />

“Borsellino”, i “Turiddu Carnevale”, i “Rizzotto” e i tanti uomini<br />

e le tante donne che hanno combattuto, ma i giovani<br />

questo lo sanno, sapranno fare le scelte giuste (aggrotta le<br />

sopracciglia)».<br />

Tu ad esempio sei un commerciante, come coniughi <strong>il</strong><br />

tuo lavoro all’impegno sociale?<br />

«Prima di tutto facendo una battaglia attiva contro <strong>il</strong><br />

“pizzo”. Sono stato subito dopo la morte di Libero Grassi tra<br />

i primi 25 esercenti sic<strong>il</strong>iani a iscrivermi al cartello di “Addio<br />

Pizzo”. Poi la mia pizzeria è spesso teatro di dibattiti su<br />

temi di impegno sociale, è <strong>il</strong> modo più diretto e semplice<br />

per coniugare <strong>il</strong> mio lavoro all’impegno sociale. Da noi è<br />

fac<strong>il</strong>e mangiare una pizza mentre si ascolta un dibattito<br />

su un tema scottante e attuale della vita del nostro paese,<br />

proprio come questa sera, oppure è possib<strong>il</strong>e incappare<br />

durante la proiezione di un f<strong>il</strong>m o la presentazione di un<br />

libro, tra cui anche <strong>il</strong> mio (sorride!) con la partecipazione<br />

tra gli altri di Roberto Saviano e <strong>il</strong> procuratore Grasso.<br />

C’è chi dice che l’Italia unita nacque dentro i “caffè” di<br />

Genova, Torino, M<strong>il</strong>ano, Napoli, dove i padri del nostro<br />

Risorgimento si riunivano per costruire un Paese Grande<br />

Unito e Democratico. Nel mio piccolo mi ispiro a loro.<br />

Ovviamente la mia è una provocazione. Ma chissà, (ride!)»<br />

Giovanni, Tano Badalamenti è ormai storia, morì in<br />

carcere, nel 2002 venne condannato all’ergastolo per<br />

l’uccisione di tuo fratello Peppino Impastato, la sua<br />

casa, li a pochi passi da quella di mamma Felicia, è oggi<br />

confiscata, e l’uso assegnato alla associazione Casa<br />

Memoria, tra le altre che sono impegnate a vario titolo<br />

nella lotta alle mafie nel territorio di Cinisi, cosa significa?<br />

«È la Giustizia, è la Speranza, è <strong>il</strong> successo di trent’anni di<br />

lotte per affermare la verità, ma è anche un onere una<br />

responsab<strong>il</strong>ità. La casa del boss ritorna alla collettività,<br />

“contrappasso sociale”. La casa del boss, che non per<br />

cultura della vendetta, ma per cultura democratica, per<br />

amore della legalità diventa bene comune, ad uso di chi,<br />

con <strong>il</strong> suo impegno, la vorrà fare rinascere attraverso l’Arte<br />

l’Impegno lo Studio e la Memoria».


LA TRADIZIONE E L’INNOVAZIONE<br />

Gregory Bongiorno,<br />

la sua esperienza d’impresa,<br />

la banca e lo sv<strong>il</strong>uppo<br />

del territorio<br />

di Antonio Fundarò<br />

Inizia con questo numero la rubrica dedicata al Consiglio<br />

di Amministrazione della Banca Don Rizzo, uno spazio,<br />

ampio a sufficienza, dove gli amministratori della Banca<br />

si presentano, si fanno conoscere e si confrontano<br />

sui temi dell’economia, della finanza, dell’etica, della<br />

solidarietà, dello sv<strong>il</strong>uppo e dell’identità.<br />

Un percorso piacevole che vuole avere la forza ed <strong>il</strong><br />

coraggio di eviscerare quelle che sono le tematiche più<br />

attuali, cercarvi di dare soluzioni e proporre interventi.<br />

Ma, anche, una bacheca ideale, dove progettare <strong>il</strong><br />

futuro della nostra Banca. Questo numero abbiamo<br />

voluto conoscere ed intervistare Gregory Bongiorno.<br />

Dottore Bongiorno è vero che l’attività bancaria<br />

richiede un modello di gestione diverso da quelli<br />

ut<strong>il</strong>izzati dagli altri settori dell’economia?<br />

«é vero solo in parte, infatti le imprese sia del settore<br />

bancario che di tutti gli altri settori, pur svolgendo attività differenti, oggi più che mai, devono comunque avere<br />

come denominatore comune modelli di gestione che prestino attenzione ad una incessante ricerca dell’efficienza<br />

aziendale oltre che una continua attenzione al mercato e alle sue dinamiche evolutive. Con questo voglio dire<br />

che non esistono più porti sicuri per nessuno, non esistono più sacche di rendite vitalizie ma che ogni impresa<br />

deve quotidianamente mettersi in gioco contro avversari che in un mondo economico sempre più globalizzato<br />

possono arrivare anche da molto lontano e mettere in discussione la propria fetta di mercato e anni di duro lavoro.<br />

Oggi <strong>il</strong> mondo economico e finanziario gira molto più velocemente rispetto a prima e, quindi, diventa sempre più<br />

importante <strong>il</strong> “time to market” ossia la velocità e la tempistica con cui ogni impresa gestisce i propri processi aziendali<br />

ed entra in nuovi mercati».<br />

Quanto la sua esperienza di imprenditore, la lunga m<strong>il</strong>itanza nell’associazione industriali, può aiutarla nel<br />

diffic<strong>il</strong>e compito di amministratore di questo Istituto di Credito?<br />

«Innanzitutto voglio testimoniare la mia immensa gioia nel far parte di questo Consiglio di Amministrazione della<br />

Banca Don Rizzo, un gruppo splendido, fatto di belle persone che sin da subito mi hanno accolto molto bene<br />

e messo a mio agio. Il nuovo Cda è molto eterogeneo, sia per esperienze professionali che di vita vissuta, credo<br />

che questo sia un elemento molto importante, infatti, le continue sfide e le innumerevoli variab<strong>il</strong>i competitive<br />

a cui è chiamata la nostra Banca, potranno essere affrontate e gestite meglio con una squadra composta da<br />

persone che hanno sk<strong>il</strong>ls e background molto differenti fra loro. Tornando a me, ho assunto <strong>il</strong> diffic<strong>il</strong>e compito di<br />

amministratore della banca, con grande senso di responsab<strong>il</strong>ità e mi auguro che la mia esperienza associativa e<br />

quindi la propensione a “fare squadra”, unita a quella di imprenditore possano aiutarmi a far bene e a dare <strong>il</strong> mio<br />

contributo. Inoltre, posso sicuramente affermare che nel mio nuovo ruolo metterò tutto <strong>il</strong> mio impegno e spenderò<br />

al meglio le mie energie nell’affrontare questo diffic<strong>il</strong>e compito, ritengo che questo, lo debba a tutti coloro che<br />

mi hanno dato fiducia e creduto in me e, soprattutto, che mi hanno dato la possib<strong>il</strong>ità di fare questa splendida ed<br />

importante esperienza professionale».<br />

14<br />

Rubrica: Conosciamo <strong>il</strong> CDA della Banca Don Rizzo<br />

Banca Don Rizzo


La BCC Don Rizzo mantiene <strong>il</strong> suo ruolo di propulsore<br />

nell’economia del territorio? Quanto è diverso, questo<br />

ruolo, da quello che aveva nei primi anni del ‘900 e<br />

quanto mantiene di caratterizzante di quel periodo<br />

della sua storia?<br />

«Credo che a distanza di molti anni e nonostante i normali<br />

cambiamenti che <strong>il</strong> passare del tempo ci impone, la Banca<br />

Don Rizzo se pur “naturalmente cambiata” sia sempre e,<br />

comunque, caratterizzata dai quei valori che hanno ispirato<br />

la sua nascita e che la hanno contraddistinta durante questi<br />

anni in cui la banca è cresciuta e si è sv<strong>il</strong>uppata. In particolare<br />

mi riferisco al fatto che, nonostante la sua importante e<br />

significativa crescita avvenuta negli ultimi anni, soprattutto<br />

dal punto di vista dimensionale, è rimasta, comunque, una<br />

Banca del Territorio, a cui si rivolge quotidianamente e a<br />

cui presta la giusta ed accurata attenzione. È una banca<br />

che pur avendo dei vincoli di b<strong>il</strong>ancio, come tutte le<br />

banche del resto, non ha come unico obiettivo <strong>il</strong> semplice<br />

profitto, bensì ha lo scopo di contribuire alla promozione<br />

e allo sv<strong>il</strong>uppo del territorio in cui opera. La Banca Don<br />

Rizzo, in più di cento anni, ha permesso a migliaia di<br />

persone e alle loro famiglie, agricoltori, artigiani, operai,<br />

ed imprenditori di ricevere fiducia e di ottenere credito<br />

e, quindi, di migliorare la propria situazione economica<br />

e sociale. Tale modo di operare ha contribuito a creare<br />

ricchezza e sv<strong>il</strong>uppo nel territorio, a creare posti di lavoro e<br />

a far crescere le comunità locali in cui la Banca ha operato<br />

in questi anni di attività, diventando per molti “la Banca di<br />

riferimento”. Credo che nei pensieri e nella mente di Don<br />

Rizzo che ha fondato la Banca ci fosse proprio questo, e<br />

ritengo che nonostante i dovuti cambiamenti dettati dai<br />

tempi moderni, la Banca non debba mai abbandonare<br />

questa Mission e questo modo di “Fare Banca”, che mi piace<br />

sottolineare, racchiude un forte senso di responsab<strong>il</strong>ità<br />

sociale. La Banca Don Rizzo, infatti, ha <strong>il</strong> merito di svolgere<br />

parallelamente sia la funzione creditizia che sociale. Tale<br />

funzione assume un significato particolare e distintivo<br />

rispetto agli altri istituti di credito».<br />

N. 3 <strong>2011</strong><br />

15<br />

È davvero in difficoltà l’economia sic<strong>il</strong>iana e cosa<br />

serve all’impresa per superare questo particolare<br />

momento di recessione?<br />

«Credo che l’enorme stato di crisi in cui oggi si trova<br />

la nostra economia sic<strong>il</strong>iana sia sotto gli occhi di tutti<br />

e la cosa ancor più grave che emerge dagli osservatori<br />

economici è che la nostra non è una crisi congiunturale<br />

ossia “del momento” ma, purtroppo, è una crisi strutturale<br />

e che non passerà in fretta. In pratica quando nel resto<br />

del mondo o comunque d’Italia, passata la crisi, la<br />

macchina dell’economia riprenderà a camminare anche<br />

se a diverse velocità ed in momenti differenti, da noi in<br />

Sic<strong>il</strong>ia probab<strong>il</strong>mente la macchina rimarrà ferma. Infatti,<br />

la nostra non può paragonarsi come una normale crisi<br />

di mercato, purtroppo da noi la cosa è molto più seria,<br />

la nostra crisi è strutturale e quindi ad essere minate<br />

sono state le fondamenta di quel poco di economia<br />

che “ai noi” era per buona parte finanziata dalla mano<br />

pubblica. Inoltre in una regione come la nostra, già<br />

di suo “perennemente” in crisi, dove in più la sanità<br />

non funziona, la pubblica amministrazione neanche,<br />

gli effetti negativi vengono enfatizzati e percepiti<br />

maggiormente. In questi momenti così diffic<strong>il</strong>i per<br />

poter uscire dal guado è importante e fondamentale <strong>il</strong><br />

gioco di squadra dove ognuno faccia la propria parte<br />

in base alle proprie responsab<strong>il</strong>ità. In particolare credo<br />

che un ruolo fondamentale lo debba avere la pubblica<br />

amministrazione e la politica che la amministra, infatti si<br />

deve prendere coscienza innanzitutto (anche nell’ottica<br />

del federalismo fiscale) che non si può più raschiare<br />

<strong>il</strong> fondo del bar<strong>il</strong>e e che vanno per forza eliminati gli<br />

sprechi e le inefficienze della pubblica amministrazione,<br />

va in qualche modo fermata l’emorragia. Inoltre, è<br />

fondamentale che la pubblica amministrazione diventi<br />

finalmente più efficiente diminuendo drasticamente<br />

gli effetti negativi e le lungaggini della burocrazia,<br />

che purtroppo da recenti studi sembra essere <strong>il</strong> reale<br />

freno dell’economia sic<strong>il</strong>iana. È inammissib<strong>il</strong>e che in


Sic<strong>il</strong>ia, dove serve la nascita di nuove imprese private<br />

per frenare l’esclalation dei livelli di disoccupazione<br />

giovan<strong>il</strong>e, si continui a far scappare gli imprenditori<br />

ed in alcuni casi multinazionali ormai stanche di<br />

aspettare le lungaggini burocratiche per l’avvio di nuovi<br />

investimenti. C’è bisogno di un Reinventing Government,<br />

ossia bisogna reinventarsi <strong>il</strong> modo di amministrare<br />

la cosa pubblica. Dal lato delle imprese che devono<br />

diventare <strong>il</strong> vero propulsore dell’economia, serve anche<br />

in questo caso, che per primo gli stessi imprenditori<br />

prendano consapevolezza che sono ormai finiti i tempi<br />

dell’assistenzialismo e dei finanziamenti a pioggia,<br />

non possiamo e non dobbiamo più essere considerati<br />

la palla al piede del Paese Italia. Bisogna anche in<br />

questo caso che le imprese private imparino a vivere e<br />

a sv<strong>il</strong>upparsi solo secondo logiche di mercato e siano<br />

ispirate ad una ricerca quasi “maniacale” dell’efficienza<br />

aziendale, ritengo che siano queste dal lato delle<br />

imprese le vere chiavi di volta. Serve salvaguardare <strong>il</strong><br />

nostro straordinario patrimonio culturale e naturalistico<br />

in modo da farlo diventare sempre di più una vera<br />

attrazione per m<strong>il</strong>ioni di visitatori e quindi accrescere<br />

le opportunità di un settore come quello del turismo<br />

che nei prossimo anni dovrà diventare uno dei fattori<br />

trainanti della nostra economia regionale. Infine, credo<br />

che per far ripartire realmente la crescita serva attrarre<br />

capitali da parte di investitori sia italiani che esteri,<br />

ma per fare questo ci vogliono cinque condizioni di<br />

base per lo sv<strong>il</strong>uppo economico e in particolare: più<br />

sicurezza, più infrastrutture, meno burocrazia, un fisco<br />

più favorevole e un mercato del lavoro più flessib<strong>il</strong>e».<br />

Cosa deve fare la Banca Don Rizzo e quali tempi si<br />

deve dare?<br />

«Innanzitutto mi sento di dover dire che sono rimasto<br />

piacevolmente colpito dalla persone che fanno parte<br />

16<br />

della struttura della Banca, ho trovato in particolare molti<br />

giovani attenti e preparati, ma soprattutto di qualità, e<br />

credo che questo sia una variab<strong>il</strong>e competitiva molto<br />

importante e di sicuro successo. Inoltre, credo che, senza<br />

tralasciare la sua mission originaria di banca del territorio,<br />

al fine di meglio competere in un mercato sempre più<br />

diffic<strong>il</strong>e come quello del credito, debba differenziarsi<br />

e distinguersi per forza dagli altri suoi competitors<br />

spesso molto grandi per dimensione ed importanza.<br />

Con questo intendo dire che la nostra banca oltre che<br />

curare maggiormente <strong>il</strong> processo del credito, ponendo la<br />

giusta attenzione al merito creditizio, dovrà puntare su<br />

prodotti e servizi sempre più innovativi per la clientela,<br />

su nuovi approcci commerciali con i clienti, nonché<br />

su tempi più veloci di risposta per <strong>il</strong> cliente. Inoltre<br />

credo che la nostra banca in una logica di differenziarsi<br />

rispetto alle altre, possa giocare un ruolo importante<br />

nell’affiancare la crescita dell’impresa e dell’imprenditore<br />

in una attività quasi “consulenziale”. Infatti, nel mondo<br />

bancario capita spesso che, nonostante una attenta<br />

valutazione del merito creditizio, la bontà del business<br />

sottostante degeneri, perché l’imprenditore non è stato<br />

adeguatamente affiancato nella crescita aziendale, non<br />

ha avuto la giusta consulenza finanziaria durante lo<br />

sv<strong>il</strong>uppo dell’investimento. In questa ottica una risposta<br />

concreta potrebbe arrivare dal sistema delle BCC,<br />

continuando <strong>il</strong> percorso già intrapreso con BCC Gestione<br />

Crediti, BCC Factoring etc, valorizzando, ancora una volta,<br />

<strong>il</strong> loro essere “differenti” attraverso la creazione all’interno<br />

del movimento di una struttura di supporto e consulenza<br />

alle imprese con figure altamente professionali. Infine,<br />

credo che anche in una ottica futura, la crescita e lo<br />

sv<strong>il</strong>uppo della banca debbano essere comunque e<br />

prima di ogni altra cosa, ispirati dal principio di una sana<br />

e prudente gestione in una ottica di salvaguardia del<br />

patrimonio della banca stessa».<br />

GreGory BonGiorno, 36 anni, laureato<br />

in Economia Aziendale, ha una pluriennale<br />

esperienza nella gestione della propria<br />

impresa, la AGESP SpA; azienda operante nel<br />

campo della raccolta e smaltimento dei rifiuti.<br />

Consigliere di Amministrazione del GAL “Golfo<br />

di Castellammare” oltre che Consigliere di<br />

Amministrazione del Confidi Trapani, consorzio di<br />

garanzia fidi di Confindustria Trapani. È stato, dal<br />

2003 al 2008, Presidente del Gruppo dei Giovani<br />

Imprenditori di Confindustria Trapani. Oggi è<br />

Vice Presidente Vicario di Confindustria Trapani e<br />

componente della Giunta di Confindustria Sic<strong>il</strong>ia.<br />

Nel maggio <strong>2011</strong>, è stato eletto componete del<br />

Consiglio di Amministrazione della Banca di<br />

Credito Cooperativo Don Rizzo.<br />

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LA TRADIZIONE E L’INNOVAZIONE<br />

Il saluto dei Sindaci<br />

Il Sindaco di Custonaci<br />

Raccolgo ben volentieri I’invito rivoltomi ed esprimo profonda riconoscenza ai Vertici<br />

dell’Istituto di Credito “Don Rizzo” per I’intendimento di dedicare <strong>il</strong> prossimo numero<br />

Comune di Custonaci della sua rivista quadrimestrale al territorio, alla storia, all’economia e alla gastronomia<br />

di Custonaci.<br />

Peftanto, ringrazio <strong>il</strong> Presidente dell’Istituto Dott. Giuseppe Mistretta e <strong>il</strong> suo Direttore<br />

Generale Dott. Carmelo Guido, per I’attenzione che è stata rivolta alla nostra cittadina,<br />

decidendo di scrivere delle sue varie culture.<br />

La richiesta del saluto del Sindaco costituisce <strong>il</strong> riconoscimento dell’esistenza di una<br />

serie di rapporti che, insieme, danno vita a momenti di forte ed intenso sv<strong>il</strong>uppo sociale,<br />

destinato a produrre azioni sempre più concrete nel lavoro, nella collaborazione e,<br />

perché no, nell’amicizia.<br />

Custonaci dei marmi: a seguire di un’attività quasi pionieristica, l’immediato<br />

dopoguerra e fino agli anni ottanta, finalmente impara a far conoscere <strong>il</strong> suo prodotto,<br />

affrancandolo dalla considerazione che tutti i marmi italiani provenissero dalla Città di Carrara. Giovani<br />

imprenditori, i figli dei pionieri, poftano i propri pezzi pregiati nel mondo, lavorati e in blocchi. Molti di questi<br />

sono stati ut<strong>il</strong>izzati per rivestire aeroporti, grattacieli, grandi alberghi, metropolitane, private abitazioni. In ltalia,<br />

come produzione e come esportazione, è seconda solo a Carrara ma è marmo, ed oggi universalmente noto, di<br />

Custonaci. Il primo per rivestimenti esterni.<br />

Custonaci del turismo: all’ombra del massiccio del Cofano, spiagge accoglienti e pulite ospitano turisti sempre<br />

più numerosi provenienti da ogni parte d’Italia; acque limpidissime e smeraldine tonificano i bagnanti che vi si<br />

immergono. Le nostre strutture recettive vi accoglieranno con grande professionalità e simpatia;<br />

Custonaci dell’arte un centro storico ordinato, impreziosito dalla monumentale Chiesa di Maria SS. di Custonaci,<br />

unica Città Mariana in Sic<strong>il</strong>ia; un museo all’interno del grande Santuario; un sagrato artistico bellissimo realizzato<br />

con ciottoli di mare; un pregevole basolato di marmo locale lavorato, che desta meraviglia e stupore in quanti<br />

hanno la possib<strong>il</strong>ità di calpestarlo;<br />

Custonaci degli svincoli una vecchia idea, finalmente realizzata con <strong>il</strong> contributo di tante imprese locali. Grandi<br />

zone a verdi, ben curate, dentro e fuori l’bitato, arricchite di marmi e di opere d’arte, sono diventate presto<br />

oggetto d’interesse da parte di tanti Comuni dell’Isola, che ci chiedono notizie sulla loro realizzazione;<br />

Custonaci della cultura non solo <strong>il</strong> Duomo, non solo <strong>il</strong> Museo ad esso annesso, ma tante iniziative culturali,<br />

presentazioni di libri, convegni. Ultima arrivata, ma non ultima per valore, la Rassegna di Teatro Dialettale<br />

“Quinte inPiazza”, che sicuramente sarà riproposta negli anni a venire;<br />

Custonaci della gastronomia le sfinge, pasta fritta spolverata con zucchero a velo misto a cannella, sono diventate <strong>il</strong><br />

fiore all’occhiello della nostra gastronomia, ma anche cannoli, cassatelle, e couscous e pasta di casa (le busiate);<br />

Custonaci del presepe vivente: all’interno della grotta preistorica di Scurati (Grotta Mangiapane) da più di un<br />

ventennio viene rappresentata la Natività. In questo luogo naturale, incastonato alle falde del Cofano, ogni<br />

anno viene raffigurata la nascita di Gesù, arricchita da figuranti che impersonano gli antichi mestieri;<br />

Custonaci della tradiziane contadina: i nostri contadini (i viddani), che ut<strong>il</strong>izzano oggi le attrezzature più<br />

moderne ed aggiornate e i nostri allevatori, che consentono la produzione di carne fresca, di formaggi e ricotta,<br />

rappresentano un tipico esempio di cultura agro-pastorale che vive nel progresso una immutata tradizione;<br />

Custonaci dell’ospitalità: tipica del mondo meridionale, e sic<strong>il</strong>iano in particolare, a Custonaci tocca una vetta<br />

sublime. Qui sarete coccolati e corteggiati come persone di famiglia. Tutti si faranno in quattro per venire<br />

incontro ad ogni vostra richiesta ed esigenza. E sarà un ricordo indimenticab<strong>il</strong>e.<br />

Mario Pellegrino<br />

18<br />

Gli enti istituzionali<br />

Banca Don Rizzo


Il progetto legalità<br />

Il Sindaco di Valderice<br />

Valderice ambisce ad essere qualcosa di più dell’ameno luogo di v<strong>il</strong>leggiatura che già<br />

è. Per questa ragione quest’anno i programmi rivolti al territorio hanno seguito una<br />

Comune di Valerice traccia precisa: incrementare <strong>il</strong> ruolo del comune, al centro dell’agro ericino, a poco<br />

lontano dal capoluogo, nell’ambito del confronto culturale. “Sulle rotte del Tonno Rosso”<br />

partendo dalle questioni legate alla pesca del tonno, che ha segnato culturalmente ed<br />

economicamente <strong>il</strong> nostro territorio, ha preso in esame lo stato di salute del nostro<br />

mare e le prospettive di una metodologia di pesca che è profondamente cambiata<br />

nel corso degli ultimi decenni dopo essere stata immutata per m<strong>il</strong>lenni. Esperti del<br />

settore della pesca, economisti, studiosi e ricercatori ne hanno discusso per dieci<br />

giorni nell’antico borgo di Bonagia e all’interno della Tonnara, impareggiab<strong>il</strong>i cornici<br />

di stimolanti kermesse gastronomiche di spettacolo. “Officine del Mediterraneo” ha<br />

invece concentrato la su attenzione sullo pressante domanda di multiculturalità ed<br />

insieme di identità che proviene dai 500 m<strong>il</strong>ioni di abitanti del bacino. Intellettuali,<br />

scrittori, giuristi, economisiti, artisti, come Giampiero Mughini, Moni Ovadia, Nino<br />

Buttitta, S<strong>il</strong>vio Mazzarese, Mons. Domenico Mogavero, Maurizio Lisciandra, Michelle Nouri hanno acceso i<br />

riflettori sulla domanda che s’è posto, già alcuni anni fa, lo storico francese Fernand Braudel: che cosa è questo<br />

Mediterraneo che assomma tanti interessi? «M<strong>il</strong>le cose alla volta - risponde lo storico in un suo scritto -, non<br />

un paesaggio, ma innumerevoli paesaggi. Non un mare, ma una successione di mari. Non una civ<strong>il</strong>tà, ma delle<br />

civ<strong>il</strong>tà messe una sopra l’altra. Viaggiare nel Mediterraneo, è trovare <strong>il</strong> mondo romano in Libano, la preistoria<br />

in Sardegna, le città greche in Sic<strong>il</strong>ia, la presenza araba in Spagna, l’islam turco in Iugoslavia. È tuffarsi nel più<br />

profondo dei secoli, fino alle costruzioni megalitiche di Malta, o fino alle piramide d’Egitto. È incontrare delle cose<br />

molto antiche ancore viventi accanto all’ultra moderno (…) è tutto alla volta immergersi nell’arcaismo dei mondi<br />

insulari e sorprendersi davanti all’estrema giovinezza di città molto vecchie, aperte a tutti i venti della cultura e<br />

del profitto». Oggi globalizzazione, migrazioni internazionali e culture politiche costituiscono la nuova trimurti<br />

della sociologia politica, in virtù anche delle strette relazioni che fra loro intercorrono e dei molteplici rapporti<br />

di ciascun elemento coi più r<strong>il</strong>evanti aspetti della struttura e della dinamica sociale. Da qui l’idea-necessita di<br />

“Officine Mediterranee”.<br />

L’Amministrazione Comunale ha intrapreso questo percorso, consapevoli come siamo, che è un progetto ambizioso<br />

ma pienamente calato nella contemporaneità e, direi nella perentorietà del momento, in quanto la relazione tra i<br />

popoli del Mediterraneo è, oltre a fatto sempre più di attualità, come la cronaca dimostra, principalmente per noi<br />

fatto di vita, di costruzione dei canali della pace, dello sv<strong>il</strong>uppo economico, dello scambio delle idee. Valderice,<br />

grazie anche al concorso di alcuni importanti sponsor privati, tra i quali la Banca Don Rizzo, intende dare <strong>il</strong> suo<br />

contributo al ruolo di centralità culturale nel Mediterraneo che naturalmente hanno la Provincia di Trapani e la<br />

Sic<strong>il</strong>ia. Non abbiamo velleità di prerogative o gelosie nei confronti di altre iniziative, vogliamo essere di supporto<br />

al processo culturale che deve presiedere, o meglio ancora anticipare, le dinamiche sociali per poterle meglio<br />

inquadrare in una via di corrette relazioni tra i popoli.<br />

Cam<strong>il</strong>lo Iovino<br />

N. 3 <strong>2011</strong><br />

19


LA TRADIZIONE E L’INNOVAZIONE<br />

Il baglio, la sua storia,<br />

la sua struttura architettonica<br />

ed <strong>il</strong> suo uso<br />

di F<strong>il</strong>ippo Nob<strong>il</strong>e<br />

Baglio deriva dall’arabo (Bahah), cort<strong>il</strong>e. Si tratta di un<br />

insediamento rurale, all’interno dei grandi feudi, che<br />

svolgeva una funzione di controllo dei lavori dei campi e<br />

di difesa del territorio con le sue fortificazioni. Era anche<br />

la dimora residenziale del feudatario.<br />

Anche se, l’etimologia della parola baglio appare incerta,<br />

tuttavia è possib<strong>il</strong>e considerare altre ipotesi, come, ad<br />

esempio, quella di derivazione dal tardo latino ballium<br />

(cort<strong>il</strong>e circondato da alti edifici o muri); o quella,<br />

altrettanto<br />

Il Sic<strong>il</strong>ia, comunque, ne è testimonianza la particolare<br />

ricerca storica compiuta dall’etnoantropologo e storico<br />

prof. Roberto Calia, <strong>il</strong> baglio (bagghiu, in lingua sic<strong>il</strong>iana)<br />

è una fattoria fortificata con ampio cort<strong>il</strong>e.<br />

Sta di fatto che, nella nostra terra del sole, la nascita<br />

del baglio accade contemporaneamente al fenomeno<br />

“colonizzatore” di vaste aree interne, abbandonate ed<br />

incolte, della Sic<strong>il</strong>ia, da parte dei nob<strong>il</strong>i locali (i “baroni”),<br />

tra <strong>il</strong> Cinquecento e <strong>il</strong> Settecento. La Spagna, infatti, che<br />

all’epoca dominava la Sic<strong>il</strong>ia, avendo bisogno di grandi<br />

quantità di cereali, aveva stab<strong>il</strong>ito la concessione di una<br />

20<br />

Il territorio: la nostra storia, le nostre città, i personaggi<br />

“licenza di ripopolamento” (la Licentia populandi), tramite<br />

la quale i nob<strong>il</strong>i sic<strong>il</strong>iani arrivarono a fondare persino<br />

dei veri e propri v<strong>il</strong>laggi nei dintorni della costruzione<br />

originaria (le cosiddette “città di fondazione”).<br />

Il baglio è l’espressione di un’organizzazione geoeconomica<br />

connessa al feudo o al latifondo, e, quindi,<br />

alla grande proprietà terriera che alimentava le rendite<br />

delle classi aristocratiche e della borghesia. Il baglio era<br />

una grande azienda agricola abitata, oltre che dagli stessi<br />

proprietari terrieri, anche dei contadini che vi lavoravano<br />

tutto l’anno o stagionalmente. Era quindi dotato di<br />

numerosi alloggi, ma anche di stalle e depositi per i<br />

raccolti.<br />

Ancor oggi nella Sic<strong>il</strong>ia, nelle zone di tradizionale uso<br />

agricolo, tra queste, naturalmente, l’agroericino, è<br />

possib<strong>il</strong>e incontrare tali costruzioni di notevole volume<br />

ed estensione alcune in abbandono ma in parecchi<br />

casi restaurate e riut<strong>il</strong>izzate come aziende agrituristiche<br />

o alberghi. L’agroericino è testimonianza di questa<br />

particolare attenzione al recupero dell’architettura agro<br />

rurale. Il baglio è denominato, in epoca più tarda, masseria.<br />

Banca Don Rizzo


La Masseria<br />

Le masserie costituiscono, nell’agroericino, come in<br />

ogni altro insediamento rurale, le strutture agrarie più<br />

importanti della storia delle campagne moderne.<br />

La masseria si pone probab<strong>il</strong>mente come terminale<br />

evolutivo a partire dalle massae, cioè quei complessi<br />

fondiari, che caratterizzavano la grande proprietà<br />

(pubblica ed ecclesiastica, in particolar modo) tardoantica<br />

ed alto-medievale.<br />

Con <strong>il</strong> termine di masseria si intende un centro di<br />

produzione ed organizzazione del lavoro agricolo<br />

(R. Licinio) inserita all’interno della grande proprietà<br />

fondiaria di Età Moderna (ed in parte medievale),<br />

dominata dal latifondo cerealicolo-pastorale.<br />

Il loro interesse storico è accresciuto dal fatto che esse<br />

costituiscono degli autentici crocevia multidisciplinari<br />

fra storia, economia, diritto, demografia, agronomia,<br />

antropologia culturale, ecologia, architettura ed<br />

urbanistica la comprensione del quale richiede lo<br />

sv<strong>il</strong>uppo di un approccio conoscitivo complesso.<br />

N. 3 <strong>2011</strong><br />

21


La masseria come emergenza paesaggistica<br />

La masseria come emergenza paesaggistica non sorge<br />

improvvisamente nel passaggio fra tardo Medioevo ed<br />

Età Moderna, ma costituisce <strong>il</strong> più delle volte l’evento<br />

terminale di un lungo processo evolutivo delle strutture<br />

agrarie succedutesi nell’arco di m<strong>il</strong>lenni. Essa stessa ha<br />

affrontato nel corso della sua plurisecolare vita notevoli<br />

mutamenti, sia ed<strong>il</strong>izi che organizzativi che gestionali.<br />

Il precedente più interessante della masseria è<br />

rappresentato certamente dalla v<strong>il</strong>la rustica romana,<br />

rispetto alla quale non mancano analogie, ma anche<br />

differenze essenziali.<br />

Le prime si basano sul fatto che molte masserie sorgono<br />

su siti occupati a suo tempo da v<strong>il</strong>lae, come testimoniato<br />

da riscontri archeologici e toponomastici, in primo<br />

luogo i prediali in -ano o le denominazioni contenenti<br />

V<strong>il</strong>la o Casa.<br />

Le differenze sono stigmatizzate invece dal diverso<br />

indirizzo colturale (la v<strong>il</strong>la priv<strong>il</strong>egiava infatti la coltura<br />

specializzata della vite e dell’ olivo) e dal ricorso alla<br />

mano d’opera schiav<strong>il</strong>e.<br />

Le prime strutture produttive denominate masserie di<br />

cui si ha notizia nell’alcamese nel corso del Medio Evo<br />

sono le masserie regie, aziende pubbliche deputate<br />

specificamente alla cerealicoltura, insistenti su territorio<br />

demaniale e gestite da un complesso e pletorico<br />

apparato burocratico statale.<br />

22<br />

Fu proprio la presenza di tali strutture ad impedire per<br />

lungo tempo la creazione di analoghe strutture gestite<br />

da imprenditori privati.<br />

Masserie e galantuomini<br />

L’Ottocento consacrò <strong>il</strong> predominio incontrastato della<br />

borghesia agraria nell’agroericino, personificata da una<br />

nuova figura di signore terriero, <strong>il</strong> galantuomo.<br />

Agevolati da una legislazione molto più permissiva<br />

i nuovi galantuomini intensificarono le tradizionali<br />

colture a danno dell’ ancora ampia superficie boschiva<br />

presente all’interno delle proprie terre, ma nel contempo<br />

prestarono una particolare cura anche alla facies<br />

architettonica degli edifici delle masserie, per renderle<br />

funzionali alle nuove funzioni di rappresentanza che<br />

queste erano chiamate a svolgere.<br />

La stagione postunitaria rappresenta <strong>il</strong> punto massimo<br />

di sv<strong>il</strong>uppo della masseria storica, che ha con radicali<br />

ristrutturazioni ed<strong>il</strong>izie profondamente trasformato in<br />

prestigiose dimore quelle che erano state per secoli<br />

semplici e spesso trascurate strutture di servizio.<br />

Il futuro dei bagli<br />

La moderna agricoltura non ha più bisogno di<br />

una struttura fisica di coordinamento territoriale<br />

storicamente rappresentata dalla masseria o dal baglio.<br />

Questa constatazione offre una buona chiave di lettura<br />

per comprendere l’attuale stato di salute delle masserie<br />

Banca Don Rizzo


dell’alcamese. Poche, troppo poche, costituiscono<br />

ancora quelle strutture vitali che la tradizione ci ha<br />

tramandato; alcune resistono (spesso stravolte) negli<br />

edifici, ma la loro funzione è completamente mutata,in<br />

senso residenziale o turistico-ricreativa. Molte,<br />

certamente troppe, giacciono in situazioni di staticità<br />

sempre più precaria sia per l’incuria del tempo sia per<br />

la deprecab<strong>il</strong>e attività di assassini della storia che le<br />

stanno letteralmente smantellando per rivenderne<br />

mattoni, p<strong>il</strong>e e chianche a complici amanti del rustico.<br />

I bagli a Valderice<br />

Valderice vanta una quantità davvero rappresentativa di<br />

questa caratteristica architettura agro rurale. Meritano<br />

di essere ricordati, ad esempio, baglio Battiata, baglio<br />

Licata, baglio Marini in contrada Xiare (splendido <strong>il</strong> suo<br />

poszzo), baglio Papuzzi, baglio Palazzo, baglio Carmine,<br />

baglio Santacroce, baglio Carminello, baglio Mazzara,<br />

baglio Torre Sciara, baglio Scuderi.<br />

Le v<strong>il</strong>le<br />

Particolare attenzione meritano, a Valderice, le<br />

ottocentesche V<strong>il</strong>le gent<strong>il</strong>izie, dette “Casine di delizia”,<br />

una mutazione degli antichi bagli che è avvenuta solo<br />

“in quella parte di territorio della attuale Valderice<br />

costituito dalle vecchie borgate di Paparella, di<br />

Misericordia, Sant’ Andrea e Bonagia”.<br />

Ne vogliamo ricordare qualcuna: V<strong>il</strong>la Adragna, V<strong>il</strong>la<br />

Elena, V<strong>il</strong>la Nazareth, V<strong>il</strong>la Betamia, V<strong>il</strong>la Bulgarella, V<strong>il</strong>la<br />

Maria Grazia, V<strong>il</strong>la Coppola.<br />

N. 3 <strong>2011</strong><br />

23


LA TRADIZIONE E L’INNOVAZIONE<br />

La risorsa turistica a Valderice<br />

di Giuseppe Basiricò<br />

Con queste parole iniziava la formula dell’atto notorio<br />

redatto negli uffici giudiziari delle vecchie Preture<br />

circondariali, documento idoneo a rendere testimonianza<br />

di una specifica attestazione per fini giudiziari. Magari<br />

in qualche Pretura erano sempre presenti un paio di<br />

testimoni di professione disposti a rendere nota qualsiasi<br />

verità dietro compenso delle cinquanta m<strong>il</strong>a lire.<br />

Mi sia perdonato <strong>il</strong> ricorso alla vecchia formula dell’atto<br />

notorio per affermare come sia, a tutti noto, che la prima<br />

risorsa economica in Sic<strong>il</strong>ia è quella turistica. Così come è<br />

noto, e viene affermato da tutti i pulpiti, che <strong>il</strong> turismo è<br />

cultura e l’isola di Sic<strong>il</strong>ia è ricca di cultura, oltre che di natura,<br />

di mare, di monti, di paesaggi esaltanti. L intera provincia<br />

di Trapani è una terra di cultura, ed anche di natura e<br />

paesaggi e seppure avviata verso la valorizzazione della<br />

risorsa, è ancora lontana da un suo ottimale sfruttamento<br />

ai fini economici ed occupazionali.<br />

Qualcosa è stato fatto dagli enti competenti in termini di<br />

ricettività alberghiera e offerta di servizi, tuttavia ancora<br />

insufficiente per poter fronteggiare la concorrenza di<br />

altre località nazionali ed estere, alcune di esse avviate da<br />

tempo verso razionali politiche turistiche.<br />

I Comuni hanno spesso attuato iniziative dirette a realizzare<br />

offerte locali che esauriscono gli effetti all’interno dei propri<br />

campan<strong>il</strong>i, mostrando scarsa sensib<strong>il</strong>ità ad armonizzare<br />

e coordinare le risorse del proprio orticello con quelli dei<br />

centri limitrofi,<br />

Nella nostra provincia, oso affermare, ci può essere<br />

turismo per tutti, tanta è la potenzialità. Accanto, infatti, ai<br />

parchi archeologici, paesaggistici, monumentali, balneari<br />

troviamo centri più modesti capaci di fiancheggiare luoghi<br />

più noti, ambiti dal turista, nell’offerta dei servizi di ricettività<br />

24<br />

Il territorio: la nostra storia, le nostre città, i personaggi<br />

e di soggiorno, magari a condizioni più vantaggiose.<br />

Un esempio: Erice è una splendida gemma che spesso<br />

viene evitata per un soggiorno confortevole perché ha<br />

scarsa ricettività alberghiera, pochi parcheggi e lontani dal<br />

centro storico, mancanza di iniziative di svago sia private<br />

che pubbliche. Servizi questi che possono meglio essere<br />

offerti dai centri a valle, magari a costi contenuti.<br />

L’auspicata sinergia però non potrà attuarsi se gli Enti<br />

non si associno in una programmazione unitaria che<br />

offra al turista un servizio di accoglienza dall’ingresso nel<br />

territorio per accompagnarlo e discretamente assisterlo<br />

fino all’uscita.<br />

Esigenze di sintesi impongono di porre fine alle<br />

considerazioni di premessa per affrontare la trattazione del<br />

tema specifico che riguarda <strong>il</strong> turismo a Valderice.<br />

Qualche notizia storica<br />

Avvertiamo <strong>il</strong> lettore che nel turismo valdericino, a nostro<br />

parere, è presente, da sempre, un turismo da v<strong>il</strong>leggiatura<br />

che rimane ancora la risorsa principale nel settore<br />

dell’ospitalità turistica.<br />

Degli scavi, invero abbastanza fortunosi, effettuati nell’800<br />

per ampliare la chiesetta di S. Andrea hanno fatto rinvenire<br />

due lapidi in lingua greca (una di esse è conservata presso<br />

<strong>il</strong> museo A. Cordici di Erice, l’altra è andata perduta), da<br />

cui gli studiosi hanno dedotto che in quel punto era<br />

insediata una v<strong>il</strong>la romana del terzo secolo dell’era cristiana<br />

appartenente ad un proconsole di Roma (Asinnio Nicomaco<br />

Giuliano) che testimonia <strong>il</strong> gradimento di località sic<strong>il</strong>iane<br />

per una dimora di piacere da parte di famiglie ricche della<br />

Roma imperiale (la più nota è la v<strong>il</strong>la del Casale di Piazza<br />

Armerina). Del resto pare che Virg<strong>il</strong>io, accingendosi a<br />

scrivere l’Eneide, abbia visitato personalmente i luoghi dei<br />

canti terzo e quinto del poema, ambientati nelle terre e<br />

nelle coste ericine, godendo probab<strong>il</strong>mente dell’ospitalità<br />

di qualche dovizioso concittadino.<br />

Prendendoci qualche licenza, mi sia perdonato l’azzardo,<br />

possiamo anche ricondurre ad una forma di turismo<br />

religioso <strong>il</strong> pellegrinaggio di mercanti e marinai fin sulla<br />

vetta ericina per venerare la dea, offrire preziosi doni e<br />

godere dell’amplesso sacro delle jerodule, in quello che fu<br />

l’antichissimo santuario di una dea mediterranea dell’età<br />

del bronzo, dopo ereditato da Afrodite greca, Astarte<br />

fenicia e Venere romana.<br />

Per mantenere vivo <strong>il</strong> culto dell’ericina Venus Roma,<br />

conquistata la Sic<strong>il</strong>ia con la prima guerra punica, impose<br />

a 17 città dell’isola di versare un tributo annuo al santuario<br />

della dea, con <strong>il</strong> quale,fra l’altro, venivano pagati 200 m<strong>il</strong>iti<br />

per la custodia del tempio e della fortezza che lo conteneva.<br />

Banca Don Rizzo


La v<strong>il</strong>leggiatura moderna, come oggi la si intende, ha<br />

iniziato a sv<strong>il</strong>upparsi nel 700 e, naturalmente, è stata<br />

appannaggio di una ristretta classe nob<strong>il</strong>iare e di qualche<br />

ricco borghese. Il pedemonte ericino (oggi territorio di<br />

Valderice) già nel 600, come testimonia Antonio Cordici<br />

storico, letterato e uomo pubblico di spicco dell’antica e<br />

prestigiosa città, territorio frazionato in fondi meno estesi<br />

che nel resto del vasto agro, risultava in gran parte avviato<br />

a colture intensive, e quindi ricco di verde arboreo. Tale<br />

prerogativa, associata ad altre spiccate buone qualità<br />

(vicinanza del capoluogo e della città di Trapani, una<br />

grande quantità di sorgenti d’acqua idonea tanto ad usi<br />

umani che ad irrigazione, un paesaggio collinare ricco di<br />

vedute e quadri scenici naturali, un clima mite, sovente<br />

vent<strong>il</strong>ato da una fresca brezza marina) ne fecero un luogo<br />

ideale per l’impianto di giardini, v<strong>il</strong>le e casine che, con<br />

riferimento all’uso cui furono destinate, vennero chiamate<br />

“Casine di delizia” mentre <strong>il</strong> luogo è ricordato come”<br />

“l’eldorato ericino”.<br />

Va, tuttavia, precisato che le v<strong>il</strong>le gent<strong>il</strong>izie di Valderice non<br />

furono ut<strong>il</strong>izzate solo per fini di “delizia”, specialmente nella<br />

prima fase esse costituirono supporti ai proprietari di vaste<br />

tenute, per curare meglio i loro interessi in loco. Le prime<br />

dimore, infatti, già avviate alla v<strong>il</strong>leggiatura nel ‘700, erano<br />

alquanto spartane, poiché derivavano dalla trasformazione<br />

dei bagli contadini che, proprio in quel tempo, andavano<br />

perdendo la specifica funzione di strutture a servizio<br />

dell’attività agraria. Solo dopo, nell’800 acquisirono la<br />

piena prerogativa di “casine di delizia”, sia dal punto di vista<br />

funzionale che estetico-architettonico.<br />

La v<strong>il</strong>leggiatura di massa<br />

Quello che per tutto l’ottocento e la prima metà del<br />

novecento è stato un priv<strong>il</strong>egio di pochi facoltosi, dopo<br />

<strong>il</strong> secondo conflitto mondiale, negli anni del miracolo<br />

economico italiano, divenne prerogativa popolare di<br />

massa. Chi dalla vicina città di Trapani ebbe la facoltà di<br />

acquistare una casetta (alcuni facoltosi professionisti<br />

costruirono delle vere e proprie v<strong>il</strong>le) o godeva di un<br />

reddito che consentisse loro di pagare un affitto, cercò un<br />

soggiorno ameno estivo fuori città, parte lungo la costa<br />

dove spuntarono veri e propri paesetti, parte nel moderato<br />

pendio del territorio collinare di Ragosia, Misericordia,<br />

S. Andrea. La popolazione dimorante nella stagione<br />

estiva, oggi raddoppia i cittadini residenti nella restante<br />

parte dell’anno e costituisce un fenomeno sociale ormai<br />

assorbito dalla comunità locale che ne ricava innegab<strong>il</strong>i<br />

vantaggi economici.<br />

Quale altro turismo<br />

C’è chi sostiene che <strong>il</strong> vero turismo, quello che incide<br />

nell’economia di una comunità, si misura con la disponib<strong>il</strong>ità<br />

di posti letto e con la capacità di tenere occupata la propria<br />

ricettività alberghiera per buona parte dell’anno.<br />

L’assunto è condivisib<strong>il</strong>e nel significato che l’obiettivo finale<br />

di un centro, a vocazione turistica, deve essere quello, non<br />

N. 3 <strong>2011</strong><br />

25<br />

solo di richiamare i flussi ma, soprattutto, di trattenerli <strong>il</strong> più<br />

a lungo possib<strong>il</strong>e, offrendo all’ospite quello che si aspetta<br />

dalla dimora in quel sito, con l’augurio magari di ritornare.<br />

Così, a colui che cerca la quiete della campagna, si offra dei<br />

buoni agriturismo; a chi vuole una dimora fam<strong>il</strong>iare, può<br />

star bene un B and B, da cui giornalmente raggiungere<br />

interessanti luoghi limitrofi; all’appassionato di mare, se<br />

questo non è direttamente fruib<strong>il</strong>e, si offra un comodo<br />

servizio giornaliero di trasporto verso una spiaggia<br />

attrezzata, assicurando anche una piscina all’interno delle<br />

struttura ricettiva; le grandi strutture alberghiere offrano<br />

attività di svago, vendita di prodotti tipici, edicole, luoghi di<br />

culto interni o nelle adiacenze; assicurino i servizi artigianali<br />

richiesti (parrucchieri, barbieri).<br />

Per finire<br />

Valderice, a parte la v<strong>il</strong>leggiatura che rimane la principale<br />

risorsa del territorio, oggi è impegnata a sv<strong>il</strong>uppare l’offerta<br />

turistica lungo la costa del mare, dove sono già presenti<br />

alcuni attrezzati complessi turistici. Non possedendo<br />

strutture monumentali e archeologiche, ma godendo di<br />

buone qualità per un confortevole soggiorno, negli ultimi<br />

tempi si è dotata di piccole strutture fam<strong>il</strong>iari nelle forme<br />

di Bed and Breakfast (ne sono in attività più di 15), strutture<br />

contadine, stanze in famiglia e sim<strong>il</strong>i.<br />

L’ut<strong>il</strong>izzazione della risorsa è, dunque, avviata. L’auspicio è<br />

che si continui nel rispetto degli equ<strong>il</strong>ibri naturali, evitando<br />

interventi che deturpino l’ambiente.<br />

Un ruolo importante svolgono gli enti pubblici, in<br />

particolare i Comuni, a cui è affidato <strong>il</strong> compito di fornire i<br />

principali servizi di civ<strong>il</strong>tà (acqua, pulizia dei luoghi, viab<strong>il</strong>ità<br />

ordinata, disponib<strong>il</strong>ità di parcheggi, igiene pubblica,<br />

uffici pubblici sgombri da inut<strong>il</strong>e burocrazia, competenti<br />

sportelli di assistenza turistica, ed infine iniziative di svago,<br />

anche culturali, che possano coinvolgere gli ospiti oltre<br />

l’aspetto meramente residenziale.


LA TRADIZIONE E L’INNOVAZIONE<br />

Il linguaggio universale<br />

della gastronomia<br />

dell’agroericino<br />

Scrive Jean-Claude Izzo «La gastronomia è un linguaggio<br />

universale. Il cibo oltre ad essere uno dei più grandi<br />

strumenti di conoscenza che abbiamo a disposizione, è la<br />

più grande forma esistente di diplomazia della pace» .<br />

E poi, continua Izzo, «La cucina è stata paragonata al<br />

linguaggio: come questo, essa possiede vocaboli (i<br />

prodotti, gli ingredienti) che si organizzano secondo regole<br />

di grammatica (le ricette, che danno senso agli ingredienti<br />

trasformandoli in vivande), sintassi (i menu, ossia l’ordine<br />

delle vivande) e di retorica (i comportamenti conviviali)».<br />

Ed è, così, che la cucina dell’agro ericino riscopre<br />

prepotente tutti i sapori del Mediterraneo, li fa suoi, li<br />

perfeziona e li modella, riscoprendo tutti i sapori e dando<br />

ad ogni ingrediente, <strong>il</strong> suo giusto valore.<br />

Così l’aglio, «che fa parte del gusto della vita e che insieme<br />

al vino spinge l’oltraggio fino al limite, là dove <strong>il</strong> palato non<br />

riesce a far fronte a così tante sollecitazioni e senza i quali<br />

continuare a vivere può essere davvero dura”.<br />

“O la menta, che apre le porte di quell’immaginario<br />

orientale dove tutto è lusso, calma e voluttà».<br />

Tutto questo diventa, nell’agroericino, sintesi, invito e<br />

quasi provocazione nei mercati caratteristici, anche quelli<br />

da vedere e da gustare, dove [….] «<strong>il</strong> più piccolo cetriolo<br />

assaporava già <strong>il</strong> piacere di essere preparato secondo <strong>il</strong><br />

gusto orientale o alla latina. Frutta e verdura, ma anche<br />

erbe o spezie. La varietà dei colori faceva a gara con la<br />

molteplicità degli odori. Mescolandosi alle grida, alle risate.<br />

Ho conosciuto lì, le meraviglie del mondo, e ce n’erano più<br />

di sette. Come le olive. Non ce ne sono una o due, nere<br />

o verdi, ma banconi interi di olive, di diversa provenienza,<br />

preparate e condite per tutte le rivoluzioni del palato».<br />

Quel lì di cui scrive Izzo è però soltanto <strong>il</strong> Mercato. Mercati<br />

in cui <strong>il</strong> miracolo dell’integrazione, del meticciamento,<br />

della contaminazione sembra essersi avverato sui banchi<br />

delle spezie e delle verdure, dove insieme ed accanto a<br />

“passoline e pinoli”, peperoncino, “chiappe di pomodoro”,<br />

“olive cunzate”, sempre più spesso si trova la curcuma, <strong>il</strong><br />

curry, o ancora lo zenzero. Spezie e verdure che diventano<br />

temi dominanti di molti piatti proposti dai ristoranti locali,<br />

a Custonaci come a Valderice, a San Vito come ad Erice e a<br />

Buseto Palizzolo. In questi luoghi, grazie allo scambio anche<br />

veloce, ma benevolo, curioso ed accogliente, tra avventori<br />

o tra clienti e venditori, possono nascere nuove ricette per<br />

palati, almeno quelli, disposti a provarsi in identità più ricche.<br />

26<br />

Il territorio: la nostra storia, le nostre città, i personaggi<br />

di Antonio Fundarò<br />

Stati d’animo di questo tipo spiegano e confermano quello<br />

che Ignazio De Francisci scrive nell’introduzione al libro<br />

Ricette di osterie e genti di Sic<strong>il</strong>ia a proposito dei piatti tipici<br />

sic<strong>il</strong>iani, come ad esempio la caponata [....] «Leggere queste<br />

ricette è come ascoltare una sinfonia, di quelle interpretate<br />

da una grande orchestra composta da decine e decine di<br />

strumenti. Ogni pagina mi rimanda a qualcosa d’altro, ogni<br />

ricetta mi ricorda qualcuno o qualcosa».<br />

Arricchire ulteriormente la sinfonia, creare nuove armonie<br />

con strumenti diversi e versat<strong>il</strong>i, rappresenta una delle<br />

speranze e uno dei messaggi fondamentali di Izzo, che<br />

affermava: «Come cittadino e come m<strong>il</strong>itante, non ho più<br />

grandi speranze. Ma conservo un bel po’ di speranza nei<br />

confronti dell’Uomo».<br />

Eccole qui le prelibatezze ed i simboli di un modo d’essere<br />

e di fare che non conosce età, che non conosce luogo<br />

fisico o mentale e che fa rivivere palati e sensazioni forse<br />

disabituati al buono, al fragrante, al genuino.<br />

Consci del fatto, che tramite l’atto del mangiare e<br />

dell’assorbire <strong>il</strong> cibo, noi diventiamo ciò che mangiamo,<br />

assumendo <strong>il</strong> cibo assim<strong>il</strong>iamo <strong>il</strong> mondo e, di conseguenza,<br />

incorporare gli alimenti significa farli diventare parte della<br />

nostra sostanza intima. Perciò l’alimentazione coinvolge <strong>il</strong><br />

campo del desiderio, dell’appetito, del piacere, ma anche <strong>il</strong><br />

campo della diffidenza, dell’incertezza e dell’ansietà.<br />

Tutti stati d’animo e sensazioni che proviamo quando ci<br />

troviamo, davanti, una prelibatezza dell’agroericino, con<br />

i suoi odori ed i suoi colori mediterranei, e gustandola<br />

veniamo travolti da emozioni irripetib<strong>il</strong>i e forti.<br />

Pasticcerie, bar, ristoranti, pizzerie, agriturismi e bagli,<br />

per non permettere che <strong>il</strong> ricordo di questo incantevole<br />

spicchio, dell’estremo lembo dell’Italia, possa andare<br />

dimenticato.<br />

Si potrebbe proprio cominciare cercando di suddividere,<br />

questo incantevole territorio, in fazzoletti di sapori<br />

coincidenti con le città di questo agro.<br />

A Valderice, i sapori di mare e di terra trovano un<br />

equ<strong>il</strong>ibrato connubio, sposandosi, meravigliosamente e<br />

regalando, anche al più esigente dei palati, raffinatezze<br />

davvero uniche.<br />

Potrete gustare raffinate prelibatezze all’Hotel Baglio<br />

Santacroce, in via SS 187 - Km 12, 300, telefono 0923<br />

891111, dove l’accoglienza e la discrezione della famiglia<br />

Cusenza renderanno <strong>il</strong> vostro soggiorno confortevole e<br />

Banca Don Rizzo


indimenticab<strong>il</strong>e, in un<br />

luogo ormai divenuto incontro<br />

tra la storia, l’arte,<br />

la cultura e la tradizione<br />

sic<strong>il</strong>iana. Scint<strong>il</strong>lante, gioiosa,<br />

rituale, fantasiosa. La<br />

cucina sic<strong>il</strong>iana è come la<br />

sua terra. Vive di sole, di<br />

mare, di amore. Di colori<br />

accesi, di odori intensi, di<br />

contrasti stridenti. Le caratteristiche<br />

primarie della cucina del Baglio Santacroce<br />

sono così la fantasia, <strong>il</strong> gusto elaborato nel presentare le<br />

pietanze, l’impiego di aromi, dei condimenti, la profusione<br />

di sapori. Tra i Primi piatti, le Busiate al pesto trapanese:<br />

treccine di pasta fresca condite con pesto di aglio, olio, bas<strong>il</strong>ico,<br />

mandorle e pomodorini; la Pasta con le sarde: bucatini<br />

con zafferano e conditi con salsa composta di cipolla,<br />

acciughe, prezzemolo, finocchietto selvatico, pinoli e sarde<br />

<strong>il</strong> tutto soffritto in olio, piatto tipicamente e originariamente<br />

palermitano; <strong>il</strong> Cous Cous: piatto di sicura origine<br />

araba. È una brodosa e saporita zuppa di pesce, con molte<br />

verdure, che viene versata su una base di semola opportunamente<br />

preparata. Tra i secondi a base di pesce: le Sarde<br />

a beccafico: le sarde tagliate in mezzo, sono riempite con<br />

pan grattato, zucchero, cannella, uva passa e pinoli. Cotti<br />

a coppia, in olio, sono insaporite da una foglia di alloro; <strong>il</strong><br />

Tonno con la cipollata: tonno infarinato e soffritto con la<br />

cipolla; gli Involtini di pesce spada: involtini di pesce spada<br />

ripieni di pan grattato, prezzemolo e formaggio. Sapori<br />

che si sposano felicemente con l’orgogliosa produzione<br />

vinicola trapanese.<br />

A Custonaci, ad esempio, potrete immergervi in una<br />

fantastica ed irripetib<strong>il</strong>e variegata cucina, recandovi in<br />

ristoranti che sanno di mare ma che non disdegnano<br />

portare in tavola, sapientemente cucinati, i sapori della terra.<br />

Ad Erice, è possib<strong>il</strong>e seguire un incantevole itinerario<br />

del gusto, direi pure del’olfatto, considerato che gli odori<br />

infinitamente piacevoli, vi accompagneranno, comunque<br />

sempre, lungo vie e viuzze, cort<strong>il</strong>i e piazze, seguendovi,<br />

anche, all’interno delle chiese, lungo in sentieri del<br />

Giardino di Venere, e poi, giù, fino al mare, e lungo i costoni<br />

dell’impareggiab<strong>il</strong>e Monte San Giuliano.<br />

Sapori e odori che riempiono le viuzze strette di<br />

ineguagliab<strong>il</strong>i sapori.<br />

Immergetevi nei sapori,<br />

davvero unici, del Caffè<br />

San Rocco sito in via<br />

Guarnotta, 23, tel. 0923<br />

869337. Il Ristorante offre<br />

un ambiente rustico e<br />

accogliente dove poter<br />

degustare piatti della<br />

cucina tipica locale<br />

(cous cous di pesce,<br />

N. 3 <strong>2011</strong><br />

27<br />

busiati al pesto trapanese, pasta con le sarde…). Il locale<br />

dispone di una vasta selezione di vini regionali e locali per<br />

soddisfare ogni richiesta e soprattutto per poter proporre<br />

l’abbinamento migliore con <strong>il</strong> cibo scelto. Una cucina tipica<br />

fam<strong>il</strong>iare che propone ogni giorno una vastissima varietà<br />

di piatti sia di carne che di pesce, senza dimenticare i dolci<br />

(cannoli, cassata sic<strong>il</strong>iana, parfet di mandorla), <strong>il</strong> modo<br />

migliore per concludere un pasto o una cena... in Sic<strong>il</strong>ia. Il<br />

Ristorante offre, inoltre, la possib<strong>il</strong>ità di mangiare all’aperto<br />

in un pittoresco quanto unico vicolo ericino. Il vero fiore<br />

all’occhiello della Città<br />

della Scienza.<br />

Sublima <strong>il</strong> palato la produzione<br />

dolciaria della<br />

Pasticceria Marceca,<br />

nata da soli tre mesi, in<br />

via Trapani, 48, a Valderice,<br />

telefono 0923 892151- vitomarceca@tiscali.it.<br />

La<br />

produzione dolciaria della<br />

pasticceria Marceca si contraddistingue per l’indiscussa<br />

qualità delle materie prime ut<strong>il</strong>izzate. Ogni ingrediente<br />

viene scelto e selezionato personalmente dalla famiglia Marceca<br />

che ne garantisce la genuinità e la bontà. Gli alimenti,<br />

le farine, i frutti... vengono poi elaborati secondo le tecniche<br />

tradizionali della pasticceria sic<strong>il</strong>iana, con le più moderne<br />

attrezzature ma, soprattutto, dalle mani esperte ed insostituib<strong>il</strong>i<br />

dei pasticceri e lavoranti che, sotto la guida e con le<br />

mani della famiglia Marceca, sfornano i dolci più impensab<strong>il</strong>i<br />

e sopraffini. Deliziosa, unica ed originale la produzione<br />

dolciaria della Pasticceria Marceca, nata dalla tradizione<br />

di due generazioni, tra innovazione e rimembranza. Variegata<br />

la tipologia di profumi, di sapori e di odori. Paste<br />

di mandorla, biscotti all’arancio (ripieni di confettura d’arancia<br />

valdericina), cucciddati (ripieni di un impasto a base<br />

di fichi secchi arricchiti di cioccolato, caffè, zucca candida,<br />

mandorla tostata uva sultanina), brutti e buoni (particolari<br />

meringhe con mandorla tostata e di forma irregolare), frollini<br />

da the, frolli all’uovo, alla nutella; e, poi, gli unici in Sic<strong>il</strong>ia<br />

baci d’Alassio (un particolare pasticcino al cacao e nocciola<br />

a forma di riccio). Da non trascurare i gelati, molti dai gusti<br />

particolari e singolari, come i gelati al bas<strong>il</strong>ico verde, ai gelsi<br />

rossi. Di pregio le cassate e le torte di ogni fattura, pasta di<br />

martorana a forma di frutta e verdura, compresi <strong>il</strong> panettone<br />

natalizio e le colombe pasquali con canditi sic<strong>il</strong>iani realizzati,<br />

nella stagione estiva, dalle sapienti anni della famiglia<br />

Marceca. Da quest’anno, anche in Sic<strong>il</strong>ia, sarà possib<strong>il</strong>e<br />

gustare le Uova di Pasqua artigianali artisticamente decorate<br />

e personalizzate. Una tappa che non può mancare nel<br />

viaggio del gusto e dei sapori di Sic<strong>il</strong>ia.<br />

A San Vito Lo Capo avrete la possib<strong>il</strong>ità di immergervi tra<br />

infinità di piatti a base di pesce.<br />

Buseto Palizzolo vi darà la possib<strong>il</strong>ità, invece, di definire<br />

questo percorso gastronomico tuffandovi tra squisitezze<br />

di prodotti di terra. Ottimi i tradizionali piatti tipici sic<strong>il</strong>iani,


specie di terra alla Trattoria<br />

da Peppe e Nino, in<br />

Via Giuseppe F<strong>il</strong>eccia, 14<br />

(raggiungib<strong>il</strong>e dalla SS 187<br />

che collega Castellammare<br />

a Valderice), telefono 0923<br />

855052, cell. 3492679425 e<br />

3498834111, e-ma<strong>il</strong> info@<br />

peppeenino.it. Il ristorante<br />

pizzeria si trova al centro di<br />

un percorso grazie al quale<br />

era inevitab<strong>il</strong>e che rimanessero invariati gli antichi sapori<br />

che, ancora oggi la cucina degli ab<strong>il</strong>i cuochi offre in questo<br />

strepitoso ed incantato paesaggio rurale. Il menù comprende<br />

stuzzicherie, antipasti (stigghiola, rustico, trippa), primi<br />

piatti (cassatelle in brodo di carne, busiate all’aglio, busiate<br />

al ragù, busiate allo stufato, pasta c’a ricotta, pasta con le<br />

sarde, pappardelle al cinghiale, spaccatelle in salsa di noci,<br />

busiate del casale, pasta<br />

alla norcina, strozzapreti<br />

alla norma). E poi, gli insuperab<strong>il</strong>i<br />

secondi, molti dei<br />

quali alla brace, arsi sulla<br />

carbonella realizzata dai<br />

tralci essiccati delle tanti viti<br />

che s’adagiano sulle colline<br />

dell’agroericino. Brace<br />

di vitello, maiale, salsiccia,<br />

agnello, cinghiale e, l’insuperab<strong>il</strong>e,<br />

stinco di maiale al forno con contorno di patate<br />

aromatizzate con erbe selvatiche raccolte in zona. Secondi<br />

di carni che hanno la tenerezza e la qualità di animali sapientemente<br />

allevati allo stato brado. Con i secondi carne, contorni<br />

di verdure grigliate, ed ortaggi direttamente raccolti,<br />

ogni mattina, negli orti della zona. E, per concludere questo<br />

trionfo del gusto, dove la fa da padrone la sic<strong>il</strong>ianità di odori,<br />

sapori e colori, frutta di stagione, e prelibati dolci, quali i cannoli,<br />

ripieni al momento che mantengono tutta la friab<strong>il</strong>ità<br />

della scorza, e la scafazzata di Peppe e Nino la cui originalità<br />

la lasciamo all’immaginazione del palato certi che, Peppe e<br />

Nino, meritano più di una visita.<br />

E, per concludere, un prelibato vino della Cantina<br />

Sociale Avanti di Fulgatore, telefono 0923.811122, ema<strong>il</strong><br />

cantinaavanti@tin.it. La Cantina Avanti nasce nel 1967<br />

dalla volontà di un gruppo di imprenditori viticoltori della<br />

provincia di Trapani che decidono di unire le proprie forze<br />

in una società cooperativa per una migliore lavorazione<br />

e commercializzazione delle proprie uve. Con ben 450<br />

soci, una capacità di lavorazione e stoccaggio di oltre<br />

150.000 ettolitri, dispone di un complesso impianto<br />

integrato di ricezione, pressatura soffice, vinificazione<br />

e termocondizionamento di elevata flessib<strong>il</strong>ità, per la<br />

lavorazione di molteplici tipi di uvaggi con un rigoroso<br />

controllo di ogni fase del processo.<br />

Localizzata in contrada Torretta, nei pressi dell’antico<br />

feudo di Regalbesi -da cui prende nome la prima linea di<br />

28<br />

vini- tra le colline sovrastate dal Monte Erice in un territorio<br />

storicamente vocato alla viticultura, è attorniata dai vigneti<br />

dei propri soci, i quali contano su oltre 700 ettari sull’agro<br />

Ericino. Oggi, dopo un lungo periodo in prevalenza<br />

quale produttore di grandi quantità di mosto e vino per<br />

industrie vinicole italiane, grazie al ritorno dei giovani nella<br />

gestione diretta, la cantina ha riacquistato nuove energie e<br />

nuovo slancio, proiettandosi con determinazione verso la<br />

produzione di vini di elevata qualità. Forte dell’esperienza<br />

dei soci e degli ambiziosi obiettivi, la nascita dei primi vini<br />

rossi e bianchi I.G.T. Sic<strong>il</strong>ia ha visto <strong>il</strong> riconoscimento dei<br />

propri sforzi già alla prima apparizione sul mercato e nei<br />

concorsi internazionali. La gamma di vini della Cantina<br />

Avanti rossi e bianchi sono rigorosamente I.G.T. Sic<strong>il</strong>ia. Tra<br />

questi: Cabernet Sauvignon Merlot, <strong>il</strong> Nero d’Avola, Il Nero<br />

d’Avola Gubajr e l’Inzolia Catarratto Gubajr.<br />

Nel maggio del 2010 su iniziativa di Legacoop e<br />

Confcooperative è nata CTR - Cantine Trapanesi Riunite -,<br />

la Cantina Avanti è stata tra le capof<strong>il</strong>a, credendo già da<br />

subito nel progetto innovativo, ne fanno parte 10 cantine<br />

della Sic<strong>il</strong>ia occidentale che sono oltre alla Cantina Avanti<br />

le cantine Alto Belice, Madonna del Piraino, Petrosino, San<br />

Francesco di Paola, Sant’Antonio, Uvam, Valle del Belice,<br />

San Francesco di Paola e Kaggera. L’obiettivo principale del<br />

progetto è quello di trasformare una serie di cantine sociali<br />

in una impresa unica, con un brand riconosciuto a livello<br />

nazionale e internazionale e riorganizzare le aziende in<br />

modo da sfruttare al massimo le economie di scala.<br />

Una sola grande azienda di produzione, con oltre 6.000<br />

soci, 15.000 ettari di vigneto, e una produzione di 1,5 m<strong>il</strong>ioni<br />

di quintali di uva ( quasi <strong>il</strong> 20% della produzione sic<strong>il</strong>iana),<br />

un fatturato di 40 m<strong>il</strong>ioni, sv<strong>il</strong>uppato in dieci stab<strong>il</strong>imenti di<br />

lavorazione e una capacità di imbottigliamento pari a 12<br />

m<strong>il</strong>a bottiglie all’ora.<br />

Ma <strong>il</strong> progetto è finalizzato non solo all’aumento<br />

dell’imbottigliamento e della commercializzazione del<br />

prodotto, ma anche a sv<strong>il</strong>uppare accordi commerciali con<br />

Coop Italia e con le centrali cooperative dell’Est Europa,<br />

con la prospettiva di concludere ulteriori contratti in Cina,<br />

Russia e Canada.<br />

I primi successi si sono concretizzati con la Repubblica<br />

Ceca, dove in oltre 3 m<strong>il</strong>a punti vendita, oggi si possono<br />

trovare allineati sugli scaffali dei supermercati i prodotti<br />

di grande successo di CTR, con quattro varietà autoctone<br />

rigorosamente made in Sic<strong>il</strong>y: <strong>il</strong> Catarratto, <strong>il</strong> Grecanico, <strong>il</strong><br />

Frappato e <strong>il</strong> Nero D’Avola. Altri paesi dell’est, quali Bulgaria,<br />

Ungheria, Slovacchia e Polonia si stanno accaparrando<br />

ulteriori contratti per la commercializzazione del Gr<strong>il</strong>lo,<br />

Nero d’Avola e Catarratto che si stanno imponendo,<br />

prepotentemente, sui mercati emergenti.<br />

Con l’auspicio che tutti i progetti che CTR sta portando<br />

avanti vadano in porto, ci auguriamo che l’economia<br />

agricola della Sic<strong>il</strong>ia Occidentale possa trasformarsi da<br />

situazione di profonda crisi in cui versa attualmente a punto<br />

di eccellenza del mercato vitivinicolo mondiale.<br />

Banca Don Rizzo


Il territorio: la nostra storia, le nostre città, i personaggi<br />

29<br />

LA TRADIZIONE E L’INNOVAZIONE<br />

San Vito Lo Capo,<br />

un contributo dai turisti di Ninni Ravazza<br />

Ascoltare i destinatari dei servizi turistici è un dovere di<br />

tutte le istituzioni e delle associazioni che operano nel<br />

settore. Sarebbe un grave errore di presunzione ritenere<br />

che l’offerta <strong>–</strong> ambiente, ricreazione, ospitalità, viab<strong>il</strong>ità<br />

e così via <strong>–</strong> sia in ogni caso <strong>il</strong> meglio possib<strong>il</strong>e. Un Paese<br />

che voglia programmare <strong>il</strong> proprio futuro all’insegna del<br />

turismo deve, comunque, tenere conto di osservazioni,<br />

suggerimenti, doglianze che provengono da chi lo ha<br />

scelto quale suo luogo di relax, fisico e mentale.<br />

Questo vale ancor di più oggi che l’economia turistica<br />

evidenzia preoccupanti segnali di crisi. E questo vale anche<br />

per San Vito lo Capo, che pure è in netta controtendenza<br />

rispetto al calo di turisti registrato da altre note località<br />

dell’isola. Anzi, vale ancor di più per San Vito, proprio<br />

perché l’eccellenza raggiunta deve essere non solo<br />

mantenuta, ma se possib<strong>il</strong>e ancora accresciuta.<br />

Nel 2010, a San Vito lo Capo le presenze turistiche sono<br />

cresciute del 13,8 per cento rispetto all’anno prima (497.843<br />

presenze ufficiali, cifra che va pressoché raddoppiata per<br />

ottenere <strong>il</strong> dato reale), e quest’anno <strong>il</strong> sondaggio del<br />

sito web internazionale Trip Advisor ha premiato la sua<br />

spiaggia quale la più bella d’Italia, e l’ottava in Europa; le 5<br />

Vele di Legambiente hanno confermato quanto di buono<br />

è stato fatto nel rispetto dell’ambiente, della natura, del<br />

mare, dell’urbanistica e dei servizi alla persona.<br />

Luci tante, ma anche qualche ombra, ed è normale che<br />

sia così.<br />

La Pro Loco da alcuni anni distribuisce ai turisti che si<br />

rivolgono all’info point turistico, gestito per conto del<br />

Comune, un questionario da comp<strong>il</strong>are in forma anonima<br />

che faccia emergere eccellenze e punti di debolezza, al<br />

fine di poter fare <strong>il</strong> punto sulla situazione e intervenire<br />

dov’è necessario.<br />

I risultati relativi alla stagione turistica 2010 sono stati<br />

elaborati dalla dottoressa Angela Altese, operatore<br />

di progetto presso la Pro Loco, e sono stati messi a<br />

disposizione del Comune e dell’Associazione Operatori<br />

Turistici Sanvitesi (AOTS). Il quadro che emerge dallo<br />

studio dei questionari e dalla comparazione con l’anno<br />

precedente è più che positivo, come appare chiaro dai<br />

dati che di seguito pubblichiamo.<br />

Questionario “Un contributo da turista” (idee, critiche e opinioni sulla vacanza a San Vito lo Capo)<br />

Domanda: “Qual è stata la Sua prima impressione<br />

all’arrivo?”<br />

Risposte: INSUFFICIENTE 6,5%<br />

SUFFICIENTE 6,5%<br />

BUONO 58%<br />

OTTIMO 29%<br />

60<br />

40<br />

20<br />

0<br />

N. 3 <strong>2011</strong><br />

6,5 6,5<br />

58<br />

29<br />

Insuff. Suffic. Buono Ottimo<br />

Note a margine del questionario:<br />

Il 20 % motiva <strong>il</strong> parere espresso: tra le motivazioni di<br />

un parere negativo: “troppe case e traffico caotico”;<br />

“divieti ingiustificati”; “strade dissestate e prati incolti”.<br />

Tra le motivazioni di un parere positivo: “ spiagge e<br />

mare meraviglioso, paesaggi splendidi”; “case basse<br />

per un ottimo panorama”; “paese pulito e ordinato e<br />

buona accoglienza”.


Voce: Accoglienza<br />

Risposte: INSUFFICIENTE 2,3%<br />

SUFFICIENTE 9%<br />

BUONO 45%<br />

OTTIMO 43%<br />

Voce: Pulizia del paese<br />

Risposte: INSUFFICIENTE 12%<br />

SUFFICIENTE 30%<br />

BUONO 38%<br />

OTTIMO 20%<br />

Voce: Pulizia della spiaggia<br />

Risposte: INSUFFICIENTE 18,8%<br />

SUFFICIENTE 16,6%<br />

BUONO 25%<br />

OTTIMO 39,6%<br />

Voce: Pulizia delle calette<br />

Risposte: INSUFFICIENTE 13,2%<br />

SUFFICIENTE 15,8%<br />

BUONO 36,8,8%<br />

OTTIMO 34,2%<br />

Voce: Viab<strong>il</strong>ità segnaletica<br />

Risposte: INSUFFICIENTE 24,4%<br />

SUFFICIENTE 46,7%<br />

BUONO 26,7%<br />

OTTIMO 2,2%<br />

UN GIUDIZIO SUI SERVIZI<br />

Voce: Parcheggio<br />

Risposte: INSUFFICIENTE 24,4%<br />

SUFFICIENTE 29,3%<br />

BUONO 41,5%<br />

OTTIMO 4,8%<br />

Voce: Bus navetta<br />

Risposte: INSUFFICIENTE 28,6%<br />

SUFFICIENTE 31,4%<br />

BUONO 22,8%<br />

OTTIMO 17,2%<br />

Voce: Intrattenimento<br />

Risposte: INSUFFICIENTE 19,5%<br />

SUFFICIENTE 30,5%<br />

BUONO 36,2%<br />

OTTIMO 13,8%<br />

Voce: Qualità della ristorazione *<br />

Risposte: INSUFFICIENTE 2,3%<br />

SUFFICIENTE 25,6%<br />

BUONO 44,2%<br />

OTTIMO 27,9%<br />

*Voce: Qualità della pasticceria<br />

Risposte: INSUFFICIENTE 4,8%<br />

SUFFICIENTE 12%<br />

BUONO 26,2%<br />

OTTIMO 57%<br />

30<br />

Voce: Qualità della gelateria<br />

Risposte: INSUFFICIENTE 0%<br />

SUFFICIENTE 9,1%<br />

BUONO 38,6%<br />

OTTIMO 52,3%<br />

Voce: Rapporto qualità/prezzo vacanza<br />

Risposte: INSUFFICIENTE 7,7%<br />

SUFFICIENTE 43,6%<br />

BUONO 38,5%<br />

OTTIMO 10,2%<br />

Domanda: “Nel complesso sei rimasto<br />

soddisfatto?”<br />

Risposte: Si 84,8%<br />

No 10,9%<br />

Ni 4,3%<br />

Domanda: “Pensi di ritornare?”<br />

Risposte: Si 6,2%<br />

No 13%<br />

Ni 10,8%<br />

Domanda:<br />

“La consiglierai ai tuoi amici?”<br />

Risposte: Si 87%<br />

No 8,7%<br />

Ni 4,3%<br />

I turisti che hanno comp<strong>il</strong>ato i questionari hanno soggiornato in: Camping 14%; Case Vacanza 32,6%; B&B 27,8%;<br />

Hotel 23,3%; V<strong>il</strong>laggio 2,3.<br />

Sono stati comparati i dati delle stagioni turistiche 2010 e 2009; anche qui i dati sono molto positivi.<br />

PRIMA IMPRESSIONE ALL’ARRIVO 2009 2010 VARIAZIONE<br />

INSUFFICENTE 11,6 6,5 - 5,1<br />

SUFFICIENTE 27,4 6,5 -20,9<br />

BUONO 20 58 +38<br />

OTTIMO 21 29 +8<br />

Commento: Il decremento del giudizio “sufficiente” è compensato<br />

dall’aumento del “buono”.<br />

ACCOGLIENZA 2009 2010 VARIAZIONE<br />

INSUFFICENTE 15 2,3 - 12,7<br />

SUFFICIENTE 18,7 9 -9,7<br />

BUONO 44,8 45 +0,2<br />

OTTIMO 21,5 43,2 +21,7<br />

Commento: L’incremento del giudizio “ottimo” è avvalorato<br />

ulteriormente dal decremento di quelli “insufficiente” e “sufficiente”.<br />

PULIZIA DEL PAESE 2009 2010 VARIAZIONE<br />

INSUFFICENTE 15,5 12 - 3,5<br />

SUFFICIENTE 24,8 30 +5,2<br />

BUONO 44,1 38 -6,1<br />

OTTIMO 15,5 20 +4,5<br />

Commento: Il decremento del giudizio “buono” è compensato<br />

dall’aumento di quelli “sufficiente” e “ottimo”.<br />

PULIZIA DELLE SPIAGGIA 2009 2010 VARIAZIONE<br />

INSUFFICIENTE 25,2 18,8 - 6,4<br />

SUFFICIENTE 23,4 16,6 - 6,8<br />

BUONO 39,4 25 - 14,4<br />

OTTIMO 12 39,6 + 27,6<br />

Commento: L’incremento del giudizio “ottimo” e <strong>il</strong> decremento dei giudizi<br />

“insufficiente” e “sufficiente” sono indice di un netto miglioramento.<br />

PULIZIA DELLE CALETTE 2009 2010 VARIAZIONE<br />

INSUFFICENTE 12,2 13,2 + 1<br />

SUFFICIENTE 39,8 15,8 - 24<br />

BUONO 35,8 36,8 + 1<br />

OTTIMO 12,2 34,2 + 22<br />

Commento: Il decremento del giudizio “sufficiente” è compensato<br />

dal notevole aumento del giudizio “ottimo”.<br />

VIABILITÀ SEGNALETICA 2009 2010 VARIAZIONE<br />

INSUFFICENTE 31,8 24,4 - 7,4<br />

SUFFICIENTE 33,6 46,7 + 13,1<br />

BUONO 29 26,7 - 2,3<br />

OTTIMO 5,6 2,2 - 3,4<br />

Commento: Rispetto all’anno 2009 c’è stato un lieve miglioramento<br />

che si evince dal giudizio “sufficiente”.<br />

Banca Don Rizzo


PARCHEGGIO 2009 2010 VARIAZIONE<br />

INSUFFICENTE 34,6 24,4 - 10,2<br />

SUFFICIENTE 26,2 29,3 + 3,1<br />

BUONO 24,2 41,5 + 17,3<br />

OTTIMO 15 4,8 - 10,2<br />

Commento: Sebbene ci sia stato un decremento del giudizio<br />

“ottimo”, si denota comunque un miglioramento dall’aumento del<br />

giudizio “buono”.<br />

BUS NAVETTA 2009 2010 VARIAZIONE<br />

INSUFFICENTE 19,6 28,6 + 9<br />

SUFFICIENTE 29,3 31,4 + 2,1<br />

BUONO 31,5 22,8 - 8,7<br />

OTTIMO 19,6 17,2 - 2,4<br />

Commento: L’incremento dei giudizi negativi e <strong>il</strong> decremento di quelli<br />

positivi rivelano un peggioramento rispetto all’anno 2009. In questo<br />

caso si deve però sottolineare che nel <strong>2011</strong> <strong>il</strong> servizio gratuito di bus<br />

navetta è stato raddoppiato, interessa tutto quanto <strong>il</strong> paese, ed è molto<br />

frequentato.<br />

INTRATTENIMENTO 2009 2010 VARIAZIONE<br />

INSUFFICIENTE 27,6 19,5 - 8,1<br />

SUFFICIENTE 32,4 30,5 - 1,9<br />

BUONO 28,6 36,2 + 7,6<br />

OTTIMO 11,4 13,8 + 2,4<br />

Commento: Il decremento dei giudizi “insufficiente” e “sufficiente”<br />

e l’incremento di quelli “buono” e “ottimo” mostrano un ulteriore<br />

risultato positivo rispetto all’anno 2009.<br />

QUALITÀ DELLA RISTORAZIONE 2009 2010 VARIAZIONE<br />

INSUFFICENTE 6,6 2,3 - 4,3<br />

SUFFICIENTE 28,3 25,6 - 2,7<br />

BUONO 38,7 44,2 + 5,5<br />

OTTIMO 26,4 27,9 + 1,5<br />

Commento: Il decremento dei giudizi “insufficiente” e “sufficiente”<br />

e l’incremento di quelli “buono” e “ottimo” mostrano un ulteriore<br />

risultato positivo rispetto all’anno 2009.<br />

QUALITÀ DELLA PASTICCERIA 2009 2010 VARIAZIONE<br />

INSUFFICENTE 4,9 4,8 - 0,1<br />

SUFFICIENTE 16,5 12 - 4,5<br />

BUONO 42,7 26,2 - 16,5<br />

OTTIMO 33,9 57 + 23,1<br />

Commento: Il decremento del giudizio “buono” è compensato<br />

dall’incremento del giudizio “ottimo”.<br />

QUALITÀ DELLA GELATERIA 2009 2010 VARIAZIONE<br />

INSUFFICENTE 3 0 - 3<br />

SUFFICIENTE 16,3 9,1 - 7,2<br />

BUONO 38,8 38,6 - 0,2<br />

OTTIMO 42 52,3 + 10,3<br />

Commento: L’incremento del giudizio “ottimo” è avvalorato dal<br />

decremento di quello “sufficiente”.<br />

N. 3 <strong>2011</strong><br />

31<br />

RAPPORTO QUALITÀ/PREZZO 2009 2010 VARIAZIONE<br />

DELLA VACANZA<br />

INSUFFICENTE 27,6 7,7 -19,9<br />

SUFFICIENTE 29,6 43,6 +14<br />

BUONO 34,6 38,5 +3,9<br />

OTTIMO 8,2 10,2 -2<br />

Commento: L’incremento del giudizio “sufficiente” è compensato dal<br />

decremento di quello “insufficiente”.<br />

“NEL COMPLESSO SEI<br />

RIMASTO SODDISFATTO?”<br />

2009 2010 VARIAZIONE<br />

SI 72,2 84,8 + 12,6<br />

NO 24,1 10,9 - 13,2<br />

NI 3,7 4,3 + 0,6<br />

Commento: Significativo è l’incremento della risposta “si”, avvalorato<br />

inoltre dal decremento della risposta “no”.<br />

“PENSI DI RITORNARE?” 2009 2010 VARIAZIONE<br />

SI 68,2 76,2 + 8<br />

NO 29 13 - 16<br />

NI 2,8 10,8 + 8<br />

Commento: Significativo è l’incremento della risposta “si”, avvalorato<br />

inoltre dal decremento della risposta “no”.<br />

“CONSIGLIERAI LA VACANZA<br />

AD AMICI?”<br />

2009 2010 VARIAZIONE<br />

SI 73 87 + 14<br />

NO 25 8,7 - 16,3<br />

NI 2 4,3 + 2,3<br />

Commento: Significativo è l’incremento della risposta “si”, avvalorato<br />

inoltre dal decremento della risposta “no”.<br />

I TURISTI INTERPELLATI HANNO 2009<br />

SOGGIORNATO IN:<br />

2010 VARIAZIONE<br />

CAMPING 7 14 + 7<br />

HOTEL 25 23,3 - 1,7<br />

B&B 24 27,8 + 3,8<br />

CASA VACANZA 44 32,6 - 11,4<br />

ALTRO 0 2,3 + 2,3<br />

Commento: L’ordine delle percentuali delle strutture ricettive dei<br />

turisti che hanno comp<strong>il</strong>ato i questionari nell’estate del 2010 si rivela<br />

essere uguale a quello del 2009 con al primo posto la Casa vacanza<br />

e all’ultimo <strong>il</strong> Camping.<br />

Elaborazione dati a cura della dott.ssa Angela Altese


LA TRADIZIONE E L’INNOVAZIONE<br />

Le comunità dell’ex<br />

Agro Ericino nella loro<br />

evoluzione sociale<br />

32<br />

Il territorio: la nostra storia, le nostre città, i personaggi<br />

di Giuseppe Basiricò<br />

Notizie storiche<br />

Con <strong>il</strong> ritorno della Nazione alla democrazia, dopo l’esperienza fascista conclusa con <strong>il</strong> devastante conflitto mondiale,<br />

vengono riattivate alcune vertenze sociali che, <strong>il</strong> regime prima e la guerra dopo, avevano messo a tacere, coperte da<br />

un oblio forzato. Fra queste gli attriti e le lotte di classe tra la ricca borghesia che aveva governato <strong>il</strong> comune di Monte S.<br />

Giuliano (prima che tornasse a chiamarsi Erice) e le comunità contadine che ormai popolavano <strong>il</strong> vasto agro ericino (uno<br />

dei comuni più estesi della Sic<strong>il</strong>ia).<br />

Intorno alla metà del XX secolo (dal 1948 al 1955) nascevano, a spese del territorio ericino, i nuovi comuni di Custonaci,<br />

Buseto Palizzolo, San Vito Lo Capo e Valderice. Lo strappo con la madre patria ericina (come amava definirla lo storico e<br />

letterato dell’800 Giuseppe Castronovo) è avvenuto con rancore e risentimento che hanno indotto i Montesi ad attribuire<br />

ai valligiani la responsab<strong>il</strong>ità del declino della prestigiosa e plurisecolare vetta. In effetti l’emorragia migratoria che svuotava<br />

la città a vantaggio delle campagne era stato un fenomeno iniziato molto tempo prima dell’erezione dei nuovi comuni, in<br />

quanto perdurava già da 150 anni ed era dovuto a processi ciclici a cui Erice era soggetta in rapporto al ruolo che la città <strong>–</strong><br />

fortezza ha assunto in epoche diverse.<br />

Già nella seconda metà del XIX secolo lo stesso Castronovo aveva costatato <strong>il</strong> fenomeno di svuotamento della città e<br />

ne aveva individuato le principali cause, fra cui in particolare due: lo sv<strong>il</strong>uppo a valle del commercio (la distribuzione<br />

commerciale procede solitamente appaiata con l’incremento demografico) e la collocazione periferica della città sul<br />

monte, distante da tutti i centri abitati e diffic<strong>il</strong>e da raggiungere.<br />

Propose allora lo spostamento del capoluogo comunale dalla vetta alla collina di Ragosia che presentava un ampio<br />

altopiano idoneo, a giudizio dello scrittore, alla costruzione di una novella Erice che avrebbe dovuto ereditare dalla vetta<br />

anche <strong>il</strong> prestigioso nome. Il progetto si rivelò presto alquanto utopistico ed ebbe molti oppositori che ne impedirono la<br />

realizzazione. Ma <strong>il</strong> principio non è stato abbandonato: San Marco, frazione guida delle vertenze del pedemonte, continuò<br />

a portare avanti l’istanza del trasferimento del capoluogo nel proprio centro abitato. Le altre frazioni hanno, invece, posto<br />

direttamente l’autonomia dal capoluogo con la formazione di nuovi comuni. Alla fine prevalse quest’ultima vertenza.<br />

I giovani comuni dell’agro crebbero in fretta, ciascuno cercando un proprio indirizzo coerente con le attitudini sociali,<br />

economiche, territoriali e paesaggistiche.<br />

Custonaci<br />

Dal territorio particolarmente povero, era una delle<br />

comunità più disagiate. Negli anni cinquanta del secolo<br />

XX la principale fonte di sostentamento era l’allevamento<br />

brado di animali che ut<strong>il</strong>izzava le aride pietraie<br />

improduttive e perciò lasciate a pascolo spontaneo. Il<br />

giovane comune seppe valorizzare quella peculiarità<br />

che per secoli era stata la prima responsab<strong>il</strong>e dello stato<br />

di povertà della piccola comunità: le vaste distese a xiare<br />

che consentirono l’estrazione di un marmo pregiato<br />

che trasformò l’economia del paese a garanzia di un<br />

benessere diffuso e generalizzato. Oggi Custonaci è<br />

sinonimo di marmo internazionale.<br />

La comunità civ<strong>il</strong>e, sostenuta da una classe politica<br />

attenta e interessata, seppe valorizzare costumi e<br />

tradizioni legati a quella vita dura e diffic<strong>il</strong>e, nel rispetto<br />

culturale dei valori che la sostenevano. Ma fece di più ,<br />

Banca Don Rizzo


con una intelligente intuizione sfruttò quelle tradizioni<br />

per pubblicizzare <strong>il</strong> centro e favorire l’incremento<br />

turistico: anziché far cadere nell’oblio un sistema di vita<br />

ormai scomparso, lo raccolse in tutte le sue componenti<br />

in un sito realistico, una grande grotta naturale divenuta<br />

col tempo <strong>il</strong> cuore di un baglio contadino abitato da<br />

famiglie allargate. Nacque così, oggi visitato da masse<br />

di turisti locali e forestieri, <strong>il</strong> “Presepe vivente” della grotta<br />

Mangiapane in cui vengono riprodotti fedelmente le<br />

professioni, <strong>il</strong> lavoro e le condizioni di vita della società<br />

rurale di un secolo prima.<br />

Il presepe, ormai pubblicizzato in tutto <strong>il</strong> territorio<br />

nazionale, è stato successivamente affiancato da un<br />

museo vivente con <strong>il</strong> quale viene riprodotto lo stesso<br />

sistema di vita nel periodo dell’alta stagione turistica.<br />

Così, mentre <strong>il</strong> marmo solleva l’economia del centro,<br />

mantenendo un deciso benessere, le tradizioni<br />

riproposte e spettacolarizzate mostrano dal vivo uno<br />

spaccato di vita che costituisce una pagina di storia di<br />

una comunità non più esistente.<br />

Buseto Palizzolo<br />

è stato quello che, fra i comuni dell’agro, ha mantenuto<br />

una linea di sv<strong>il</strong>uppo coerente e rispettosa delle<br />

tradizioni contadine. Priv<strong>il</strong>egiato da una comunità<br />

equ<strong>il</strong>ibrata, ha ritrovato nella stessa economia rurale<br />

un proprio moderato benessere, conservando usi e<br />

tradizioni insieme con i valori fondamentali di quella<br />

società, primo fra tutti la centralità della famiglia, istituto<br />

ancora sano che preserva da devianze e malesseri sociali.<br />

Il suo aspetto lindo e armonioso è ancora composto<br />

di piccoli agglomerati mantenuti in assonanza estetica<br />

con la tradizionale urbanistica rurale. Davanti ad<br />

ogni abitazione, spesso le casette basse mostrano un<br />

giardinetto fiorito per buona parte dell’anno, dove<br />

pergolati e rampicanti ombrosi ed essenze profumate<br />

danno all’insieme un tocco di sana armonia ed un<br />

riscontro di civ<strong>il</strong>tà che ha fatto affermare ad un noto<br />

scrittore, preside di una scuola media e manager<br />

culturale, <strong>il</strong> Prof. Rocco Fodale: «Noi la Svizzera l’abbiamo<br />

a Buseto Palizzolo».<br />

Degne di citazione perché danno merito alla comunità<br />

busetana sono due iniziative ormai affermate nel<br />

tempo. La prima è “la processione dei gruppi viventi<br />

N. 3 <strong>2011</strong><br />

33<br />

della domenica delle palme” che raffigura scene delle<br />

passione di Cristo. Il livello artistico e scenico raggiunto<br />

dalla sf<strong>il</strong>ata trova ormai così tanti estimatori che nel<br />

giorno della manifestazione le strade di accesso al paese<br />

sono occupate da interminab<strong>il</strong>i colonne di auto che<br />

vanno, prima, e tornano, dopo, verso i centri limitrofi.<br />

L’altra iniziativa riguarda l’istituzione di un Museo della<br />

Civ<strong>il</strong>tà Contadina, voluto e avviato dallo stesso Prof.<br />

Fodale, molto visitato in particolare da scolaresche di<br />

tutta la provincia. I visitatori, se concordato prima con la<br />

direzione del museo, possono assistere alla manifattura<br />

di oggetti dell’artigianato contadino, cosa che rende <strong>il</strong><br />

museo vivo e attuale.<br />

San Vito Lo Capo<br />

A San Vito la natura ha dato un dono inestimab<strong>il</strong>e. Una<br />

spiaggia di rena bianca e pulita con un mare limpido<br />

e cristallino, contenuta da una costa di bella scogliera<br />

ricca di baie, seni e calette nelle quali penetra un mare<br />

blu con fondali variegati e pieni di vita. C’è persino chi<br />

sostiene che la spiaggia di San Vito sia la più bella d’Italia.<br />

Per trasformare <strong>il</strong> luogo da un povero e semplice borgo<br />

di pescatori in un centro di turismo internazionale è<br />

bastato operare in modo intelligente per far conoscere<br />

quella gemma, pubblicizzandone le immagini e curando


come dovuto spiaggia e mare. Oggi San Vito oltre che un<br />

frequentato centro balneare, è un luogo che è riuscito a<br />

lanciare iniziative apprezzate che riempiono la cittadina<br />

di turisti per almeno quattro mesi l’anno.<br />

Iniziative gastronomiche come <strong>il</strong> “couscous fest”, la “festa<br />

degli aqu<strong>il</strong>oni” sollevati in cielo su quella splendida<br />

spiaggia e le tante altre manifestazioni culturali e<br />

ricreative organizzate dall’intera comunità cittadina,<br />

hanno ormai varcato i confini nazionali calamitando nel<br />

centro flussi turistici non indifferenti.<br />

Mi sia consentito un ammonimento finale. La comunità<br />

sanvitese vig<strong>il</strong>i per mantenere integro quel dono<br />

prezioso che la natura con tanta benevolenza ha dato.<br />

Valderice<br />

Lasciato per ultimo, volontariamente, perché è nato<br />

ultimo, nel 1955 con <strong>il</strong> nome banale di Paparella - S.<br />

Marco, toponimi delle due principali frazioni valligiane.<br />

Solo nel 1958, con Legge Regionale n. 1 del 25 gennaio,<br />

è stato autorizzato a fregiarsi del nome più prestigioso<br />

ricavato da quello ericino.<br />

È <strong>il</strong> più popolato fra i quattro comuni (oggi conta più<br />

di 11.000 abitanti), ed è anche quello che è più legato<br />

alla cultura ericina da cui è ancora influenzato. In questo<br />

mezzo secolo di autonomia ha avuto uno sv<strong>il</strong>uppo<br />

notevole. Ha subito, più degli altri centri dell’agro,<br />

l’influenza della vicina città di Trapani, sicché la sua<br />

comunità ha visto prevalere <strong>il</strong> ceto piccolo borghese del<br />

tipo cittadino, tendenza che ha imbarbarito la cultura<br />

locale nei suoi principali caratteri peculiari. Numerose<br />

34<br />

sono state le iniziative intraprese, ma tutte hanno<br />

avuto vita effimera, scomparendo dopo pochi anni, o<br />

limitandone l’importanza e la notorietà. Mi riferisco, ad<br />

esempio, alla:<br />

• mostra - mercato dell’artigianato sic<strong>il</strong>iano, scomparsa<br />

dopo 10 edizioni annuali che l’avevano portato ad<br />

esporre <strong>il</strong> migliore e più pregiato artigianato dell’isola;<br />

• sf<strong>il</strong>ata dei carri carnascialeschi che, dopo alcuni anni di<br />

progresso e buona affermazione, oggi ristagna in una<br />

netta fase di stanca e di regresso;<br />

• estate valdericina ricca di programmi e di spettacoli<br />

culturali e ricreativi, tenuti nel bel teatro S. Barnaba,<br />

rassegna che di anno in anno perde importanza e<br />

interesse artistico.<br />

Merita, invece, memoria e apprezzamento la bella<br />

e suggestiva manifestazione della “Bibbia nel parco”<br />

costituita da gruppi viventi disseminati in un rustico<br />

itinerario boschivo, riproducenti scene ed episodi<br />

del vecchio testamento. L’iniziativa attende di essere<br />

istituzionalizzata, adeguatamente pubblicizzata e<br />

ripetuta nell’alta stagione per renderla fruib<strong>il</strong>e ai più<br />

consistenti flussi turistici.<br />

Malgrado i limiti prima lamentati, anche Valderice è stata<br />

baciata da madre Natura che l’ha voluta ricca di verde,<br />

con giardini, v<strong>il</strong>le e scenari suggestivi e affascinanti dove<br />

si possono ammirare i più bei paesaggi scenografici:<br />

monti, mare, colline, prati fioriti, fornita anche di clima<br />

mite e aria tersa e profumata dalle essenze che vi<br />

crescono spontanee. Queste buone qualità ne hanno<br />

fatto un centro di v<strong>il</strong>leggiatura rinomato.<br />

Banca Don Rizzo


Il territorio: la nostra storia, le nostre città, i personaggi<br />

35<br />

LA TRADIZIONE E L’INNOVAZIONE<br />

La grotta,<br />

<strong>il</strong> fenomeno del carsismo,<br />

<strong>il</strong> presepe vivente ed i beni<br />

demo-etnoantropologici<br />

La grotta Mangiapane<br />

Custonaci, centro marmifero di livello internazionale,<br />

rappresenta uno dei principali poli nazionali di estrazione<br />

di materiali marmorei di pregio, con 136 cave in attività<br />

da cui si estrae <strong>il</strong> celebre marmo denominato “Perlato di<br />

Sic<strong>il</strong>ia”. Le pietre di Custonaci sono primariamente calcaree<br />

e, perciò, nelle ere geologiche, hanno dato avvio ai<br />

cosiddetti fenomeni carsici, dando origine a molteplici e<br />

bellissime grotte, antropizzate fin dal Paleolitico Superiore.<br />

Una delle più belle, ed in assoluto la più particolare, è la<br />

Grotta Mangiapane.<br />

Fu denominata così dal nome del nucleo fam<strong>il</strong>iare che vi<br />

abitò dal 1800 sino alla fine dell’ultima grande guerra.<br />

Alla sua formazione, oltre al carsismo ha influito l’azione<br />

del mare che ne ha ulteriormente sagomato ed ampliato<br />

le cavità.<br />

Fu scientificamente studiata per la prima volta dal<br />

paleontologo francese R. Vaufrey, direttore del museo di<br />

paleontologia umana dell’Università dì Parigi, che vi trovò<br />

tracce dell’uomo primitivo consistenti in ritrovamenti di<br />

N. 3 <strong>2011</strong><br />

ricerca a cura di Giuseppe Butera<br />

manufatti litici, selci lavorate, ossa e denti di animali e graffiti,<br />

molti dei quali si trovano ancora oggi conservati presso <strong>il</strong><br />

Museo Pepoli di Trapani ed <strong>il</strong> Museo Etno Antropologico<br />

di Parigi.<br />

Le suggestioni del borgo Scurati e della Grotta Mangiapane<br />

sono forti a tal punto da essere state spesso ut<strong>il</strong>izzate come<br />

location per importanti produzioni cinematografiche e<br />

televisive, tra le quali ricordiamo:<br />

• “Il Commissario Montalbano” (episodio della serie “<strong>il</strong><br />

Commissario Montalbano” in onda su Rai 1);<br />

• “Illadrodimerendine”(episodiodellaserie“<strong>il</strong>Commissario<br />

Montalbano” in onda su Rai 1);<br />

• “Cefalonia” (fiction storica in più atti prodotta e distribuita<br />

dalla Rai);<br />

• “Nuovo mondo” (produzione cinematografica del 2006);<br />

• “Viola di mare” (produzione cinematografica del 2009).<br />

Il Presepe Vivente e la valorizzazione dei mestieri e<br />

delle tradizioni popolari sic<strong>il</strong>iane<br />

Il Presepe Vivente di Custonaci è valutato, ad oggi, <strong>il</strong> più


grande evento di rivalutazione dei mestieri e delle tradizioni<br />

popolari sic<strong>il</strong>iane.<br />

Per tali logiche è stato, di recente, inserito nel Registro delle<br />

Eredità Immateriali, ed è tra i 100 beni non materiali della<br />

Regione Sic<strong>il</strong>iana. Alla realizzazione del presepe e alla sua<br />

ideazione lavorò <strong>il</strong> farmacista Battiata.<br />

Lo spettacolo, predisposto dall’Associazione culturale<br />

“Museo Vivente” di Custonaci, un plauso va al dottore<br />

Battiata, alla 30° edizione <strong>il</strong> prossimo dicembre, è conosciuto<br />

in tutta Italia grazie alla sorprendente suggestività delle<br />

rappresentazioni, oltre che all’originalità, alla contegno e<br />

al pathos interpretativo dei personaggi, e alle emozioni,<br />

spesso che diventano commozioni, che riesce a suscitare.<br />

Quello di Custonaci è un territorio di grande richiamo.<br />

Come lo è, d’altronde, lo spettacolo portano, annualmente<br />

in scena.<br />

Dalla prima edizione ad oggi hanno oltrepassato la<br />

soglia dei 400 m<strong>il</strong>a, i visitatori che vi hanno assistito con<br />

coinvolgimento emotivo non comune e partecipazione<br />

cristiana considerevole.<br />

Non passa edizione, inoltre, senza che <strong>il</strong> Presepe non sia<br />

36<br />

oggetto delle attenzioni dei più importanti media nazionali,<br />

sia televisivi (RAI, Mediaset, ecc.) che della carta stampata.<br />

Lo “spettacolo” ha luogo a borgo Scurati, una realtà di<br />

case rurali disseminate, come in un presepe, a ridosso di<br />

un contesto di grotte naturali che si aprono su alte pareti<br />

rocciose. Tra queste primeggia la Grotta Mangiapane:<br />

commovente e scenico spazio datato al Paleolitico<br />

superiore, la grotta rappresenta una vera rarità, provvista di<br />

una apertura molto alta, circa 80 metri, e profonda 70, alle<br />

cui pareti sono accostate, mantenutasi intatte nel tempo,<br />

delle deliziose piccole case, delle stalle e un forno per <strong>il</strong><br />

pane, edificate da una famiglia di pastori tra l’800 e la metà<br />

del ‘900. Alle spalle del borgo, le suggestioni del golfo di<br />

Erice, incastonato tra Pizzo Cofano e Pizzo lungo<br />

In questa magica location, ogni anno, da quasi 30 anni, un’intera<br />

comunità locale e gli ultimi artigiani-artisti sic<strong>il</strong>iani si riuniscono<br />

per dare scena ad uno spettacolo unico ed irripetib<strong>il</strong>e. Per 7<br />

o 8 giorni, i visitatori-spettatori attraversano i luoghi allestiti,<br />

tra attività e scene di vita, a stretto contatto con oltre 150<br />

personaggi che riproducono, fedelmente, l’esecuzione di<br />

antichi mestieri, scene e luoghi sempre più rari.<br />

“Non si finge di produrre, no, si produce per davvero: vasi,<br />

sedie impagliate, ferri ritorti, formaggi, olio d’oliva spremuto<br />

dal frantoio di pietra…” (Panorama, 2002).<br />

L’evento stesso rappresenta una modalità di gestione<br />

altamente innovativa di 2 beni culturali:<br />

•la preistorica Grotta Mangiapane che, senza <strong>il</strong> Presepe<br />

Vivente, non sarebbe mai stata sv<strong>il</strong>uppata;<br />

•<strong>il</strong> patrimonio culturale degli antichi mestieri e delle<br />

tradizioni sic<strong>il</strong>iane, che grazie al Presepe diventa “fruib<strong>il</strong>e” in<br />

una forma del tutto alternativa e nuova rispetto a freddi e<br />

statici musei etno-antropologici.<br />

Si ringrazia per info, foto e testi:<br />

Associazione culturale “Museo vivente”.<br />

Contrada Scurati - Grotta Mangiapane - 91015 Custonaci (TP).<br />

Tel: 0923 973553, 0923 971029, 335 5399471 (solo per i gruppi).<br />

E-ma<strong>il</strong>: info@presepeviventedicustonaci.it<br />

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LA TRADIZIONE E L’INNOVAZIONE<br />

38<br />

Il territorio: la nostra storia, le nostre città, i personaggi<br />

Il Patrimonio<br />

carsico di Custonaci<br />

Una grande risorsa naturale<br />

di Rosario Ruggieri<br />

Il territorio di Custonaci ha un’importante particolarità: è<br />

un territorio carsico. “Carsico?” Si potrebbe allora chiedere<br />

qualche lettore. A beneficio di una migliore comprensione<br />

del significato di questo termine, spenderò, allora, qualche<br />

riga di premessa al fine di rendere più chiaro l’argomento<br />

di questo articolo incentrato sulla conoscenza e<br />

divulgazione delle bellezze carso - paesaggistiche della<br />

città di Custonaci oggi famosa per l’industria del marmo,<br />

domani auspicab<strong>il</strong>mente anche per ciò che diremo in<br />

questo articolo.<br />

Iniziamo, pertanto, col dire che “carso”, derivante da<br />

“Karra”, etimo slavo significante “pietra”, individua oggi<br />

un contesto geografico, fra <strong>il</strong> territorio triestino e quello<br />

sloveno, che si caratterizza, in generale, per le forme aspre<br />

del paesaggio (da cui “pietra”), ma più in particolare per<br />

la presenza di grandi cavità naturali, fra le quali le famose<br />

Grotte di Postumia, oggi in territorio sloveno. I processi<br />

che hanno modellato <strong>il</strong> r<strong>il</strong>ievo esterno e originato tali<br />

sistemi sotterranei, imputab<strong>il</strong>i all’azione corrosiva di acque<br />

acide (contenenti CO 2 ) su rocce solub<strong>il</strong>i, come le dolomie<br />

o meglio ancora i calcari, vengono definiti fenomeni<br />

carsici, mentre carsico o carsificab<strong>il</strong>e è qualunque territorio<br />

soggetto a tali eventi. Da ciò è derivato l’uso generale del<br />

termine in qualsiasi parte del mondo dove la presenza di<br />

rocce, per l’appunto solub<strong>il</strong>i, evidenziano tali particolari<br />

morfologie.<br />

Fatta questa, succinta, e spero chiara premessa, ora<br />

abbiamo gli elementi di base per poter comprendere<br />

perché <strong>il</strong> territorio di Custonaci è un’area carsica, fra le più<br />

importanti del contesto naturale sic<strong>il</strong>iano e non solo. Per<br />

cominciare, diamo uno sguardo alle sue forme del r<strong>il</strong>ievo e<br />

alla loro intrinseca natura fisica. Sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o orografico,<br />

quello di Custonaci è un territorio prevalentemente<br />

montuoso costituito da dorsali (Monte Sparagio con i<br />

suoi 1110 m la più alta cima dei Monti di Trapani, Monte<br />

Palatimone - San Giovanni), da imponenti r<strong>il</strong>ievi isolati<br />

(Monte Cofano), da intercalate piatte depressioni (Piana di<br />

Purgatorio) e da un’irregolare fascia costiera a occidente<br />

sul mare Tirreno. Questi r<strong>il</strong>ievi, trasportati e sollevati dalle<br />

acque del mare da immani forze geologiche (le stesse<br />

che fanno scontrare la placca africana contro quella<br />

euroasiatica), costituiscono oggi uno spettacolare e<br />

affascinante contesto paesaggistico, modellato dalle<br />

azioni erosive e carsico-corrosive delle acque nel corso di<br />

centinaia di migliaia di anni.<br />

È in questo contesto di rocce mesozoiche calcareodolomitiche<br />

solub<strong>il</strong>i che le acque meteoriche hanno<br />

generato lo scenario carsico naturale di Custonaci costituito<br />

da una variegata suggestiva serie di morfologie superficiali,<br />

che vanno sotto <strong>il</strong> nome di “Karren”, e da numerose cavità,<br />

chiamate localmente “Zubbie”, dall’arabo Zubya, vale a dire<br />

voragine, pozzo senza fine che inghiotte qualsiasi cosa. Fra<br />

i Karren, vere e proprie sculture naturali, si evidenziano le<br />

affascinanti morfologie della Foresta pietrificata di Piano<br />

delle Ferle, sulla dorsale del Monte Sparagio, costituita da<br />

alti pinnacoli e aspre guglie di roccia carsificata, emergenti<br />

come s<strong>il</strong>enti e benevoli guardiani giganti fra le odorose<br />

fragranze della macchia mediterranea.<br />

Un discorso particolare meritano, invece, le cavità naturali<br />

o, come anzidetto, Zubbie. Al riguardo, la conoscenza e<br />

lo studio del patrimonio carsico di Custonaci è alquanto<br />

recente. Se l’esplorazione delle prime importanti cavità<br />

inizia nel 1965, da parte di Anelli e Orofino, dell’Istituto<br />

Italiano di Speleologia, su incarico dell’Amministrazione<br />

Provinciale di Trapani, devono tuttavia passare ancora circa<br />

trent’anni perché prenda avvio, nel 1992, un sistematico<br />

Banca Don Rizzo


lavoro di ricerca e di esplorazione da parte del CIRS<br />

Ragusa (Centro Ibleo di Ricerche Speleo-Idrogeologiche)<br />

su iniziale incarico dell’amministrazione comunale di<br />

Custonaci. Il risultato di tali ricerche nell’arco di circa 20<br />

anni ha portato al r<strong>il</strong>evamento e alla documentazione di<br />

circa 80 cavità, la maggior parte delle quali ad andamento<br />

pressoché verticale. Fra queste alcune si evidenziano<br />

per la loro profondità come: l’Abisso delle Gole profondo<br />

120 m e l’Abisso del Purgatorio, profondo circa 200 m;<br />

altre emergono, in particolar modo, per la ricchezza di<br />

concrezioni calcitiche di varie forme e colori, come: la<br />

Grotta Maria SS. di Custonaci, la Grotta del Fantasma, la<br />

Grotta Cerriolo o Cufuni, e la Grotta della Clava, ubicate<br />

nell’areale Cerriolo - Piano Zubbia - Scaletta, e la Zubbia<br />

delle Meraviglie ubicata sul Monte Palatimone. Fra le su<br />

menzionate cavità val la pena di spendere ora qualche rigo<br />

sulla Grotta della Clava, per le potenzialità e implicazioni di<br />

carattere turistico e culturale legate a tale cavità.<br />

La Grotta della Clava, così chiamata per la presenza di<br />

alcune stalagmiti particolari a forma, per l’appunto, di<br />

Clava, viene occasionalmente scoperta negli anni sessanta<br />

a seguito dei lavori di coltivazione di una delle numerose<br />

cave che tappezzano, oggi dismesse, l’area di Piano Zubbia<br />

- Scaletta. Alla mercé di chi, in quel periodo, poté fac<strong>il</strong>mente<br />

accedere, nella sua parte superiore, la grotta subisce<br />

notevoli danni per la rottura e asportazione di concrezioni,<br />

anche di grandi dimensioni, a giudicare dai relitti (stalattiti<br />

e colonne spezzate) tristemente osservab<strong>il</strong>i in alcuni suoi<br />

ambienti. Fortunatamente, <strong>il</strong> provvidenziale occultamento<br />

dell’ingresso, dopo un qualche tempo dalla sua scoperta, la<br />

salva da una devastazione completa, tenendola per diversi<br />

anni nascosta e perciò fuori dalla portata sia di occasionali<br />

raccoglitori di souvenir di stalattiti che di ben più motivati<br />

razziatori. Riesumato l’ingresso, tempo dopo, viene quindi<br />

esplorata e documentata dal CIRS nel 1997. La cavità, estesa<br />

circa 800 m e con una profondità di 80 m, rappresenta<br />

una delle più interessanti morfologie carsiche ipogee<br />

del territorio di Custonaci in quanto a ricchezza, varietà e<br />

bellezza di formazioni calcitiche, originatesi nel corso di<br />

N. 3 <strong>2011</strong><br />

39<br />

migliaia e migliaia di anni. Queste suggestive morfologie<br />

sono osservab<strong>il</strong>i soprattutto nel settore superiore della<br />

cavità con tipologie, di forme e dimensioni varie, quali:<br />

gruppo di stalagmiti, grandi colonnati, depositi a canne<br />

d’organo e laminazioni, stalattiti tipo cannule e concrezioni<br />

eccentriche. In considerazione di siffatta ricchezza e<br />

bellezza, per la suddetta cavità fu prospettata, nell’ambito<br />

di un Congresso Regionale di Speleologia tenutosi a<br />

Custonaci nel 2002, la possib<strong>il</strong>ità di una tutela, valorizzazione<br />

e fruizione turistica, con interventi minimi ad impatto zero.<br />

Ma, purtroppo, ancor oggi a distanza di circa 10 anni, nulla<br />

è stato fatto di quanto auspicato, al di fuori dell’apposizione<br />

nell’ingresso della cavità di una, comunque, ut<strong>il</strong>e quanto<br />

relativamente efficace grata di protezione.<br />

La presenza di questo spettacolare patrimonio carsico,<br />

ancora poco conosciuto, nel sottosuolo di Custonaci<br />

costituisce una grande ricchezza per la comunità sia<br />

sotto l’aspetto naturalistico che per ciò che concerne<br />

la concreta possib<strong>il</strong>ità che lo stesso possa essere fruito<br />

turisticamente, così come è avvenuto, con grandi benefici<br />

economici e occupazionali, per numerose altre realtà in<br />

Italia come la Grotta di Castellana, le Grotte di Frasassi e la<br />

Grotta Gigante, solo per menzionare alcune, e nel mondo,<br />

come le Grotte di Postojna e di San Canziano in Slovenia,<br />

la Mammoth Cave negli USA e numerose altre. Tutto<br />

ciò implica da parte delle amministrazioni competenti<br />

(Provincia e Comune in primo luogo) una convinta e non<br />

più differib<strong>il</strong>e azione di tutela per <strong>il</strong> patrimonio carsico<br />

tutto, sia superficiale che sotterraneo, al fine, da un lato,<br />

di impedirne l’ulteriore degrado, e, dall’altro, di favorirne<br />

la valorizzazione e conservazione a beneficio delle future<br />

generazioni.


IL NOSTRO IMPEGNO<br />

Valderice e Cultura<br />

Un binomio indissolub<strong>il</strong>e<br />

rinsaldato dal valore estetico<br />

e storico del marmo<br />

La famiglia Oddo ed <strong>il</strong> decollo economico dell’agroericino<br />

Un itinerario attraverso i luoghi più significativi legati<br />

all’estrazione e alla lavorazione del marmo, un’attività<br />

economica che nell’agroericino ha una grande<br />

tradizione.<br />

Sfruttato fin da epoca antica, l´ut<strong>il</strong>izzo di questo<br />

materiale lega la sua storia all’area che va da Balata<br />

Di Baida a Valderice, passando per Custonaci, un’<br />

importante crocevia storico e culturale.<br />

Lo sfruttamento delle cave marmoree, nei secoli<br />

scorsi finalizzato prevalentemente alla realizzazione<br />

di opere artistiche e monumentali da inserire negli<br />

edifici dell’aristocrazia italiana e nei luoghi di culto<br />

sparsi in tutto <strong>il</strong> territorio nazionale, da qualche<br />

decennio, pur mantenendo la solida tradizione artistica<br />

delle maestranze, con l’ introduzione delle moderne<br />

tecnologie nella estrazione e nella lavorazione, è stato<br />

possib<strong>il</strong>e ridurre enormemente i costi di produzione,<br />

estendendo l’ ut<strong>il</strong>izzo di questo materiale di pregio<br />

nell’ ed<strong>il</strong>izia abitativa anche oltre i confini nazionale e<br />

comunitari. Ciò costituisce per l’intero territorio un<br />

p<strong>il</strong>astro fondamentale su cui poggia l’economia.<br />

Attraverso la storia dei membri di una delle più<br />

importanti famiglie sic<strong>il</strong>iane di imprenditori del marmo,<br />

l’articolo ricostruisce <strong>il</strong> processo di trasformazione di<br />

un’attività e segue le metamorfosi della città, da piccolo<br />

paese del mare, con attività prevalentemente agricola,<br />

pastorale e della pesca a capitale indiscussa del marmo.<br />

Il nostro speciale riordina un quadro complesso di<br />

relazioni e di microstorie, che restituisce con vivezza<br />

i caratteri di un mestiere che ha radici profonde nella<br />

storia della provincia quale Trapani.<br />

Il Novecento è un secolo di profonde trasformazioni<br />

in cui Valderice , da centro agricolo pastorale e della<br />

pesca, vive l’alternanza tra la tradizione e l’esperienza<br />

dell’industrializzazione, arrivata, come vedremo, molto<br />

lentamente, per ritrovarsi a metà del secolo a rafforzare<br />

la sua identità di centro e roccaforte dell’estrazione<br />

del marmo e poi, ancora, a reinventarsi come capitale<br />

moderna delle esportazione del marmo di una giovane<br />

40<br />

Storie d’aziende<br />

di Antonio Fundarò<br />

che ha difficoltà, ancora oggi, a conquistare i mercati<br />

esteri e quelli europei e che spesso subisce l’onta di non<br />

ritrovarsi capace a sdoganare la sua m<strong>il</strong>lenaria cultura e<br />

l’eccellenza dei suoi prodotti.<br />

Un po’ per rassegnazione, quella di chi, vuole arrendersi<br />

e preferisce lasciare questa terra, un po’ di chi, invece,<br />

preferisce un posto statale o regionale, pochi euro al<br />

mese, e la tranqu<strong>il</strong>lità di potere campare, male, ma di<br />

poterlo fare.<br />

Lo speciale intreccia e ricompone storie diverse attraverso<br />

<strong>il</strong> f<strong>il</strong>o ininterrotto dell’uso e <strong>il</strong> riuso delle pietre e dei marmi<br />

nei cantieri di Valderice, e non solo, attraverso l’innovazione<br />

e l’intraprendenza, l’intuito e la perseveranza, di un uomo,<br />

un’ icona, per la lavorazione del marmo.<br />

Banca Don Rizzo


Da un lato la ricostruzione delle vite professionali dei<br />

principali componenti di una delle più note famiglie di<br />

lavoratori del marmo, gli Oddo, due generazioni, la terza<br />

in crescita, di ingegno prestato al decollo dell’economia<br />

dell’agroericino; dall’altro, gli approfondimenti mirati<br />

alla comprensione del cantiere, delle lavorazioni,<br />

della gestione e della crescita economica e sociale<br />

delle imprese Oddo, protagoniste in molte delle<br />

trasformazioni in atto nel campo della tecnologia,<br />

dell’organizzazione del lavoro, del contesto politico e<br />

culturale della città di Valderice.<br />

La memoria della città come centro produttivo è un<br />

tema di particolare r<strong>il</strong>evanza per quanti credono nella<br />

possib<strong>il</strong>ità di crescita e di decollo economico della Terra<br />

di Sic<strong>il</strong>ia, consapevoli della centralità del rapporto tra<br />

lavoro e luogo urbano di cui la sua sede, i numerosi<br />

palazzi, i tanti monumenti storici, le tante chiese, le stesse<br />

colonne di San Pietro in Roma, ed oggi i tanti palazzi<br />

principeschi nell’estremo e nel medio Oriente e nell’area<br />

Araba, ne sono testimonianza prestigiosa e unica.<br />

Con questo speciale, Banca Don Rizzo, intende<br />

sottolineare ancora una volta <strong>il</strong> nesso indissolub<strong>il</strong>e<br />

tra Valderice, l’intero agroericino e la Cultura, valore<br />

la cui r<strong>il</strong>evanza socioeconomica è necessario che, le<br />

amministrazioni civiche, promuovano in tante loro<br />

attività, così come ha fatto, in questi decenni di duro<br />

lavoro la famiglia Oddo, in primis Rocco, 79 anni, 45<br />

anni di attività nel settore del marmo ed, oggi stimato,<br />

N. 3 <strong>2011</strong><br />

41<br />

Cava perlatino venatino e bianco in contrada Rizzuto, Valderice<br />

industriale del settore, e quello che, più e meglio,<br />

rappresenta all’estero <strong>il</strong> prodotto made in Italy per<br />

connotarne la qualità..<br />

Un’avventura, quella della passione per <strong>il</strong> marmo, nata<br />

per caso, forse per necessità che, però, ha determinato la<br />

svolta per <strong>il</strong> vertice aziendale; Rocco Oddo già a partire<br />

dal 1967 quando, come egli stesso afferma «incominciai<br />

a fare del segato di marmo» e ad affettare <strong>il</strong> mitico, ormai<br />

in disuso, Libeccio.<br />

Ma la vita di Rocco Oddo, lo ricorda lo stesso<br />

protagonista di questa entusiasmante avventura, è stata<br />

davvero ricolma di eventi fortuiti. A partire, proprio, da<br />

ciascuna delle scelte lavorative. Ci ricorda Rocco Oddo<br />

«avevo necessità di sopravvivere e sapevo di non avere<br />

raccomandazioni». E fu così che, ancora ventenne,<br />

dovette abbandonare <strong>il</strong> sogno di diventare un m<strong>il</strong>itare,<br />

stipendio fisso, e certezze per <strong>il</strong> domani. «Per la verità <strong>–</strong><br />

continua Oddo <strong>–</strong> durante <strong>il</strong> servizio di leva, mi resi, ben<br />

presto conto, che non ero fatto per le stellette. Nulla<br />

togliendo ai m<strong>il</strong>itari. Ero uno spirito libero, la voglia di<br />

fare, di creare e una incapacità ad essere subordinato<br />

a qualcuno. Non per i ruoli, evidentemente, ma perché<br />

conscio che spesso l’essere superiore era finalizzato,<br />

esclusivamente, a mortificare le intelligenze altrui. E<br />

ritornai a Valderice. La pressione della mancanza del<br />

lavoro, l’assenza di soldi da investire, ed una madre d’oro<br />

a cui dovetti presto rivolgermi».<br />

E Rocco Oddo, allora, rientrato nella sua città natale


incominciò a fare, come ironicamente afferma lui<br />

stesso «<strong>il</strong> commerciante dei prodotti della terra.<br />

E comprai un moto Ape. Anche quella con grande<br />

sacrifici».<br />

Ci racconta un aneddoto:<br />

«Non avevo i soldi per questo primo necessario,<br />

importante, acquisto. Mi rivolsi a mia madre. Ma, allora,<br />

firmare cambiali era qualcosa di brutto. Si avvertiva <strong>il</strong><br />

peso della pericolosità della cosa e mia madre fu come<br />

se scappasse dall’eventualità. Ma, siccome dovevo fare<br />

<strong>il</strong> commerciante dei prodotti della terra, la fortuna mi<br />

agevolò, un mio cugino aprì la rappresentanza della<br />

Piaggio a Valderice. Mi ci rivolsi e, solo allora, mia madre<br />

decise di fare da garante. Ed impegnò la quota della terra<br />

che io avrei ricevuto in eredità alla sua morte a garanzia<br />

del pagamento del prestito. Naturalmente fu quella la<br />

prima volta in cui acquistai qualcosa a rate. Devo dire,<br />

a distanza di decenni, che se non avessi avuto, sin da<br />

allora, questo coraggio, avrei fatto ben poca cosa. Non<br />

si poteva e non si può realizzare nulla senza un aiuto<br />

concreto della banche per gli investimenti. Le banche,<br />

a cui sono grato, da allora ad oggi, hanno sempre dato<br />

corpo ai miei sogni, alle mie intuizioni imprenditoriali,<br />

alle necessità che, di volta in volta, l’azienda necessita».<br />

E Rocco si lascia ad una battuta «è vero che le imprese<br />

riescono a crescere grazie alle banche ma è pur<br />

vero che, senza i nostri investimenti, le banche non<br />

avrebbero vita fac<strong>il</strong>e. Il loro compito non può essere<br />

solo quello di raccogliere risparmi. Quindi, con una<br />

battuta, gli imprenditori hanno bisogno della banca, e<br />

la banca ha bisogno di noi. La banca ericina prima, la<br />

Don Rizzo oggi, hanno, spesso, permesso che i sogni<br />

42<br />

imprenditoriali miei e dei miei figli si concretizzassero».<br />

Perché, come capita in ogni azienda che si rispetta,<br />

anche Rocco, amando così fortemente <strong>il</strong> suo lavoro, ha<br />

fatto si che anche i suoi figli se ne innamorassero.<br />

Un amore viscerale per <strong>il</strong> lavoro che si legge negli occhi<br />

di Andrea, Vito, Rosanna, Nicoletta e Giampaolo e si può<br />

desumere dalla storia di ognuno di essi.<br />

Un solo aneddoto per rappresentare tutto ciò c’è lo<br />

racconta Rocco.<br />

«Una volta lasciai a casa Andrea per recarmi alle cave.<br />

Distano da casa mia 15 ch<strong>il</strong>ometri. Non ricordo neppure<br />

<strong>il</strong> motivo della mia scelta ma dissi no al bambino. Dopo<br />

circa un’ora vidi Andrea entrare in cava e dall’ interesse<br />

che manifestava nel seguire le lavorazioni, mi resi<br />

conto immediatamente che in questo lavoro si sarebbe<br />

realizzato. Anche gli altri figli, compatib<strong>il</strong>mente con gli<br />

impegni scolastici sin da bambini riservavano parte<br />

del loro tempo libero alle attività aziendali maturando<br />

sin da allora importanti esperienze che continuano a<br />

r<strong>il</strong>evarsi di fondamentale importanza per l’ impresa, e se<br />

sono cresciuto così, lo devo proprio a loro».<br />

«Ritengo che, a distanza di anni, posso affermare con<br />

certezza che, nonostante la tenera età, avevo già da<br />

allora l’obiettivo di diventare un vero professionista<br />

del settore. Basti pensare che allora ero l’unico che<br />

sapeva usare, in cava, la pala meccanica. E lo facevo<br />

divertendomi come stessi ut<strong>il</strong>izzando un giocattolo.<br />

E nel frattempo aiutavo mio padre e gli altri operai»<br />

afferma Andrea, con soddisfazione, ricordando anni che<br />

sono lontani solo nel tempo, non certo nel ricordo.<br />

Ma la storia di Rocco passa attraverso un autocarro Fiat<br />

615 e dal Leoncino.<br />

Banca Don Rizzo


«Che pazzie feci pur di guadagnare qualcosa. Lavoravo<br />

notte e giorno e, anche lì, mi trasformai in imprenditore.<br />

Mi ricordo, una volta, che annusato l’affare, acquistai<br />

un intero carico di finocchi, misi <strong>il</strong> gasolio nel mezzo<br />

e partii, la notte, per Torino. Un viaggio fantastico che<br />

mi fece comprendere come c’era necessità che i nostri<br />

mercati, anche quelli ortofrutticoli, si aprissero a nuove<br />

realtà. Altrimenti prima o poi, l’economia agraria sarebbe<br />

crollata».<br />

In effetti lo strepitoso incremento delle vendite, Rocco<br />

Oddo e le sue imprese, lo deve alla scelta felice delle<br />

esportazioni intercontinentali. Lì dove si apprezza di più<br />

<strong>il</strong> nostro prodotto, lì dove ancora esiste una maggiore<br />

capacità finanziaria.<br />

E fu così che <strong>il</strong> Leoncino aprì la strada al marmo. Non fu<br />

un caso, infatti, che ad Oddo gli si presentò l’opportunità<br />

di trasportare, con <strong>il</strong> suo Leoncino, del segato di marmo<br />

al nord.<br />

E dal trasporto all’impresa, <strong>il</strong> passo fu davvero breve.<br />

Era <strong>il</strong> 1967 quando Oddo compra l’affetta sassi ed apre,<br />

piccolo <strong>il</strong> suo primo figlio, la sua prima attività nel<br />

settore.<br />

«Compresi immediatamente che <strong>il</strong> mio futuro era si <strong>il</strong><br />

lavoro ma che questo doveva, necessariamente, passare<br />

dall’innovazione tecnologica».<br />

Ciò in un paese in cui i metodi estrattivi e di lavorazione<br />

del marmo non potevano considerarsi all’avanguardia.<br />

Il passo verso l’industrializzazione della famiglia , fu<br />

davvero veloce.<br />

Nel giro di pochi anni, comparvero, per la prima volta<br />

nel settore, macchinari più moderni, (affetta lastre,<br />

taglia blocchi) finché nel 1980 Oddo arriva ad una<br />

scelta innovativa che si è r<strong>il</strong>evata ut<strong>il</strong>issima nel processo<br />

estrattivo e cioè <strong>il</strong> f<strong>il</strong>o diamantato per <strong>il</strong> taglio, e<br />

l’escavatore per la movimentazione dei materiali di cava.<br />

«Quando ancora nessuno ne conosceva l’esistenza e,<br />

naturalmente, quando ancora nessuno lo ut<strong>il</strong>izzava”.<br />

Il lavoro fu reso più veloce, ci fu più sicurezza nel cantiere<br />

ed <strong>il</strong> prodotto cominciava a raggiungere standard<br />

qualitativi davvero competitivi. Devo dire che, in questi<br />

decenni, <strong>il</strong> mio pallino, ed ora quello dei miei figli, è stata<br />

l’innovazione, basti pensare che sono stato tra i primi, in<br />

questo nuovo stab<strong>il</strong>imento, ad impiantare <strong>il</strong> fotovoltaico<br />

che mi produce quasi <strong>il</strong> 15% del fabbisogno giornaliero<br />

di energia. Un investimento oneroso che implementerò<br />

e che, alla lunga, mi darà soddisfazione».<br />

«Mio padre ha un grande intuito. Ancora oggi è davvero<br />

indispensab<strong>il</strong>e nella conduzione delle imprese del<br />

gruppo Oddo» afferma la figlia Nicoletta mentre, con un<br />

fare davvero signor<strong>il</strong>e, versa una profumatissima orzata<br />

nei bicchieri, mentre la famiglia intera è riunita attorno<br />

al tavolo del Consiglio di Amministrazione, al primo<br />

piano del complesso industriale, una magnifica vista sul<br />

golfo di Cornino, in una giornata uggiosa ed in cui tira<br />

vento, forte molto forte.<br />

N. 3 <strong>2011</strong><br />

43<br />

«E spesso questo intuito ci ha permesso di non sbagliare<br />

nelle scelte imprenditoriali ne, cosa davvero importante,<br />

non abbandonare mai <strong>il</strong> processo di innovazione,<br />

indispensab<strong>il</strong>e per fare di una impresa, una impresa<br />

competitiva e all’avanguardia» continua Nicoletta.<br />

L’intuito di Rocco si concretizza con l’acquisto di altre<br />

cave di marmo. «Come si può essere competitivi <strong>–</strong><br />

afferma Rocco Oddo - se non si controlla l’intera f<strong>il</strong>iera<br />

della produzione».<br />

Nel 1996 nasce Oro Marmi snc. I figli di Rocco Oddo<br />

entrano in società con <strong>il</strong> padre, garantendo, alla lunga,<br />

quel ricambio generazionale, indispensab<strong>il</strong>e per un<br />

futuro certo dell’industria Oddo. Ma, tiene a precisare,<br />

Rocco con tono orgoglioso «comando ancora io,<br />

seppure non più da solo ma assieme ai miei figli». E<br />

come non si potrebbe, con un intuito eccezionale come<br />

<strong>il</strong> suo, una famiglia unita e forte come la sua, una terza<br />

generazione in crescita pronta, lo si spera, a prendere<br />

<strong>il</strong> timone dell’azienda. L’azienda che si occupa, oggi,<br />

dei lavori di estrazione ed allestimenti interni è proprio<br />

la “Oro Marmi snc”. Nel 2004, nasce la Oddo Marmi srl<br />

e, nel 2005, viene definito lo stab<strong>il</strong>imento industriale<br />

più all’avanguardia del comprensorio. 15 m<strong>il</strong>a metri<br />

quadrati di estensione, 2 m<strong>il</strong>a metri quadrati impiegati<br />

per la lavorazione, quasi 40 tra operai, impiegati, quadri.<br />

Il grosso della produzione industriale viene trasferito<br />

ad Oddo Marmi srl con sede nella zona industriale di<br />

contrada Xiare a Valderice (Tp), tel. 0923 592768, e ma<strong>il</strong><br />

address info@oddomarmi.it.<br />

«Acquistai, qui, <strong>il</strong> terreno, quando ancora nessuno<br />

parlava di aree industriale» sottolinea Rocco Oddo,<br />

orgogliosamente soddisfatto dell’ennesima prova del<br />

suo buon intuito. «E credetti e scommisi in ogni forma<br />

di investimento e finanziamento. Dai Patti Territoriali ai<br />

finanziamenti per l’innovazione tecnologica. Quando<br />

gli altri avevano paura io gridavo che c’era bisogno di<br />

maggiore liquidità e mi rivolsi alle banche».<br />

«Ma ero forte. Avevo la famiglia alle spalle. I miei figli,<br />

mia moglie, <strong>il</strong> mio intuito, i tanti operai che credevano<br />

in me, ed un progetto ambizioso: dimostrare e non solo<br />

ai miei figli che si può fare impresa sana anche in Sic<strong>il</strong>ia<br />

senza avvalersi di connivenze politiche o complicità<br />

malavitose e che se alla propria impresa si dona con<br />

tenacia la propria dedizione essa ricambia offrendoci i<br />

mezzi con cui realizzare le nostre ambizioni.<br />

“Non potevo e non mi sono arreso mai in questa<br />

impresa, dapprima ardua, adesso accattivante”continua<br />

<strong>il</strong> Sig. Oddo.<br />

Non c’è impresa senza forza fam<strong>il</strong>iare. E Rocco Oddo ha<br />

la fortezza di una grande famiglia e, come dice la figlia<br />

Nicoletta «la vicinanza ed <strong>il</strong> coraggio di una grande<br />

madre». Ed <strong>il</strong> pensiero va alla mamma Anna che, in<br />

questi anni, ha accompagnato <strong>il</strong> viaggio del marito, con<br />

le parole opportune, gli incoraggiamenti necessari, la<br />

determinazione della donna sic<strong>il</strong>iana, spesso necessaria


per rendere più solide le basi di un castello.<br />

Quel castello che, ciascuno, ha contribuito ad edificare,<br />

dove nessuno si è mai tirato indietro, facendosi carico<br />

delle responsab<strong>il</strong>ità che attiene al solo fatto di far parte<br />

di questa grande, importante, famiglia.<br />

«Ho avvertito subito <strong>il</strong> peso della mia responsab<strong>il</strong>ità<br />

di figlio. Anche se nato per ultimo, forse un po’ più<br />

coccolato degli altri, per così dire, a 13 anni ero già in<br />

segheria, alternando scuola e lavoro. Me lo imponeva <strong>il</strong><br />

grande rispetto che avevo ed ho per i sacrifici di mio<br />

padre, dei miei fratelli, della mia famiglia, insomma»<br />

ribatte Gianpaolo, 37 anni, anche lui, fortemente e<br />

totalmente impegnato nella conduzione dell’impresa di<br />

famiglia.<br />

Oggi la ditta lavora, principalmente, <strong>il</strong> Perlato di Sic<strong>il</strong>ia<br />

e <strong>il</strong> Perlatino Venatino anche se, la famiglia, possiede,<br />

ancora, la cava di Libeccio antico, molto ut<strong>il</strong>izzato nel<br />

restauro delle chiese e, fiore all’occhiello, di una impresa<br />

che ha fatto e sta facendo la storia di questa terra.<br />

Romanticismo, passione e determinazione, dunque, per<br />

descrivere la storia di una azienda che nasce per amore<br />

44<br />

di una famiglia e che ha dato vita ad un progetto che<br />

si rinnova, ancor oggi, allo stesso modo, con la stessa<br />

energia, con una più accresciuta professionalità e<br />

competenza imprenditoriale.<br />

Una vera e propria civ<strong>il</strong>tà del marmo, quella, dunque,<br />

che si è sv<strong>il</strong>uppata e vive tra Valderice e Custonaci, grazie<br />

anche alla famiglia Oddo che lega <strong>il</strong> suo nome non solo<br />

alla tecnologia impiegata per l’estrazione ed <strong>il</strong> trasporto<br />

dei giganteschi blocchi, ma anche e soprattutto alla<br />

sua trasformazione, spesso artistica, che sta rendendo<br />

grande e conosciuta nel mondo la società che da<br />

decenni vive ed ha vissuto di questa preziosa risorsa.<br />

Il nostro percorso, ricco di richiami storico-culturali,<br />

unito alla bellezza del paesaggio dell’agroericino, ci<br />

ha portato a conoscere <strong>il</strong> lavoro ed i costumi popolari<br />

legati al marmo.<br />

E lo abbiamo potuto fare grazie ad una famiglia davvero<br />

unica, eccezionale, come quella di Rocco Oddo a cui, in<br />

molti, la nostra terra, devono parecchio.<br />

Un sogno che continua a camminare sulle gambe<br />

dell’intera famiglia con <strong>il</strong> suo fondatore in prima f<strong>il</strong>a.<br />

Banca Don Rizzo


Medaglie<br />

V<strong>il</strong>la Zina,<br />

connubio di tradizione<br />

ed innovazione<br />

45<br />

IL NOSTRO IMPEGNO<br />

Tra comfort, risorse paesaggistiche ed ambientali invidiab<strong>il</strong>i<br />

di Antonio Fundarò<br />

Percorrere la strada statale 187 che collega Castellammare<br />

del Golfo a Trapani, passando da Buseto Palizzolo e<br />

Custonaci, è una esperienza incantevole per chi ha<br />

voglia e desidera sentire, ancora, lo stridente, alto e<br />

continuo canto delle cicale, <strong>il</strong> gracchiare dei corvi, o<br />

ammirare, indisturbato dai fragori delle città, le distese<br />

di uliveti, di vigneti, e i campi coltivati a melone giallo o a<br />

purceddu, o immergersi nel blu del mare Tirreno che, qui,<br />

a Custonaci, diventa più azzurro e compatto, merlato,<br />

com’è, da costoni incantati di montagne, carsiche,<br />

spesso ricolme di una fitta vegetazione mediterranea.<br />

Percorrere questa strada, spesso accompagnata da<br />

contadini che, sul ciglio, propongono le meraviglie<br />

di questo fazzoletto di terra, su bancarelle colorate a<br />

festa, di giallo, di verde, di viola, di arancio, è ancora più<br />

interessante se la si attraversa certi di raggiungere <strong>il</strong><br />

coronamento di questo sogno sic<strong>il</strong>iano chiamato V<strong>il</strong>la<br />

Zina Park Hotel.<br />

Una struttura alberghiera le cui radici affondano nella<br />

tradizione storica ed architettonica del Baglio Messina,<br />

ad oggi accuratamente restaurato e riportato allo<br />

N. 3 <strong>2011</strong><br />

splendore di un tempo grazie all’idea e all’ingegno di<br />

due intraprendenti famiglie del territorio agro ericino, la<br />

Oddo e la Nolfo, a cui spesso si lega <strong>il</strong> destino di questa<br />

terra. Resta ancora, in V<strong>il</strong>la Zina, del passato, la casa<br />

padronale, <strong>il</strong> tetto con struttura in legno di castagno<br />

e copertura in coccio, l’originale finestra, la scala in<br />

marmo autoreggente con interessante passamano in<br />

ferro battuto senza saldatura, la cantina ed <strong>il</strong> palmento.<br />

Lì, come per incanto, quando vi si arriva, si odono, ancora,<br />

in ricordi ancestrali, le massaie, i contadini che cantano<br />

rientrando dal lavoro, o i bambini che si rincorrono<br />

magari accompagnati dal miagolio del gatto.<br />

Come per incanto, eccola, apparire, in tutta la sua unicità<br />

V<strong>il</strong>la Zina Park Hotel. Un abbaglio senza precedenti.<br />

Il rosso dei cocci sul tetto, le pietre della corte, l‘azzurro<br />

di una piscina immersa nel verde di questo pregiato<br />

territorio agroercino, e la sobrietà e l’eleganza degli<br />

interni, caldi e accoglienti, tendenti a preservare la<br />

riservatezza degli ospiti che vi arrivano, oggi sempre<br />

più numerosi, in tutte le stagioni dell’anno.


V<strong>il</strong>la Zina Park Hotel è la scommessa turistica di due<br />

famiglie, quella di Andrea Oddo e di Francesco Nolfo<br />

dedite all’attività ed<strong>il</strong>izia, che, volendo diversificare gli<br />

investimenti, con questa nuova attività, hanno inteso<br />

far scaturire una sorta di continuità del connubio<br />

tra tradizione e modernità, storia ed avanguardia<br />

tecnologica, comfort e calorosa accoglienza tipica del<br />

territorio sic<strong>il</strong>iano, nel solco della grande tradizione<br />

alberghiera di questa provincia di Trapani che, grazie<br />

a loro, ha, davvero, spiccato <strong>il</strong> volo. Solo per ricordare<br />

un dato: quando nel 1998 si costituì, anche per volontà<br />

di Andrea Oddo, <strong>il</strong> Consorzio degli albergatori della<br />

provincia di Trapani, nato proprio per implementare<br />

l’offerta turistica nel territorio provinciale di Trapani,<br />

i posti letto non superavano le poche migliaia. Oggi,<br />

dopo quasi 15 anni, i posti letto hanno moltiplicato<br />

per 6 <strong>il</strong> loro numero e la scommessa di Andrea Oddo,<br />

quella di impegnare più risorse nel settore turistico e di<br />

aumentare le presenze turistiche, specie di stranieri, è<br />

stata vinta alla grande.<br />

Lo ricorda, con orgoglio, Andrea Oddo, imprenditore<br />

ed<strong>il</strong>e, componente <strong>il</strong> Consiglio di Amministrazione di<br />

Banca Don rizzo, Presidente della Valderice Calcio, <strong>il</strong><br />

pallino per <strong>il</strong> suo territorio, per <strong>il</strong> suo sv<strong>il</strong>uppo, per <strong>il</strong><br />

suo futuro.<br />

«Ritengo che <strong>il</strong> nostro territorio abbia potenzialità<br />

infinite. Far finta di nulla è impossib<strong>il</strong>e. Per questa<br />

ragione abbiamo deciso di farci promotore di una nuova<br />

attenzione per la cultura, l’enogastronomia, la storia e la<br />

natura dell’agroericino, per questa ragione nasce V<strong>il</strong>la<br />

Zina. Preservare <strong>il</strong> passato e tracciare <strong>il</strong> futuro».<br />

V<strong>il</strong>la Zina Park Hotel, nata nel 2006, proprio per volontà<br />

di Andrea Oddo e di Francesco Nolfo, è <strong>il</strong> luogo ideale<br />

per <strong>il</strong> più confortevole soggiorno turistico o di affari nel<br />

cuore delle colline trapanesi, al centro di un importante<br />

crocevia storico (qui si incontrano culture m<strong>il</strong>lenarie<br />

che hanno fatto grande la nostra Europa), a due passi<br />

da alcuni importanti siti di interesse comunitario e di<br />

46<br />

alcune pregevolissime riserve orientate naturali, cuore<br />

e polmone della provincia più vitata d’Europa, capace<br />

di dare valore aggiunto al soggiorno di chi ha deciso di<br />

immergersi in un sogno chiamato V<strong>il</strong>a Zina.<br />

Dolci colline e panorami indimenticab<strong>il</strong>i, acque cristalline,<br />

quelle della vicina Cornino e dell’impareggiab<strong>il</strong>e San<br />

Vito Lo Capo, bagli, palazzi e dimore storiche, grandi<br />

vini, oli, vini, pesci, carni e sapori inconfondib<strong>il</strong>i.<br />

Scoprire questa terra, sostando nell’incantevole<br />

ed impagab<strong>il</strong>e V<strong>il</strong>la Zina Park Hotel, è un’avventura<br />

entusiasmante in ogni periodo dell’anno. Lo è nella<br />

soleggiata e calda estate, lo è nella sfav<strong>il</strong>lante primavera,<br />

quando V<strong>il</strong>la Zina pare immersa in un incantevole<br />

prato fiorito. Ma lo è anche in autunno quando<br />

V<strong>il</strong>la Zina prende i colori delle foglie degli alberi che<br />

sembrano in fiore, per via del giallo delle loro foglie,<br />

e delle viti diventate rosse; colori che invitano l’ospite<br />

a passeggiare nelle ultime tiepide giornate prima<br />

dell’arrivo dell’inverno. La luce della sera, definisce<br />

l’orizzonte tra montagna e cielo. Le ultime occasioni per<br />

un giro in mountain bike o una tranqu<strong>il</strong>la passeggiata<br />

in riva al mare per chi decide di raggiungere la vicina<br />

baia di Cornino o la bianchissima spiaggia di San Vito Lo<br />

Capo. Anche in inverno, a differenza di quanto si possa<br />

pensare, V<strong>il</strong>la Zina è centro vivo in cui si incontrano<br />

proposte culturali ed enogastronomiche, come quella,<br />

ad esempio, del venerdì o del sabato sera, quando è<br />

possib<strong>il</strong>e degustare, dietro prenotazione (tel. 0923<br />

973937), a prezzo contenuto (qualità e prezzo sono<br />

- per Andrea Oddo - le vere scommesse di V<strong>il</strong>la Zina),<br />

<strong>il</strong> meglio della cucina sic<strong>il</strong>iana con i prodotti migliori<br />

della terra e del mare (ricordiamo, solo per i più golosi,<br />

qualcuno dei piatti tipici: parmigiana di melanzane,<br />

busiate al pesto, cous cous di pesce del mar Titteno, fritto<br />

di calamari e gamberi rossi Dop (pescati in zona), insalata<br />

di polpo, funghi ripieni alla sic<strong>il</strong>iana, scoppiata di cozze<br />

all’ubriaca, salsiccia e pancetta alla brace, pomodori<br />

secchi, patate vastase, pesce azzurro alla brace, insalata<br />

Banca Don Rizzo


di mare variopinta, bocconcini di tonno in Carpione,<br />

pagnottine con m<strong>il</strong>za, Sarde all’inguate, fritto di<br />

Cicirello, affumicati di pesce). In inverno Custonaci si<br />

fa più vicina alla montagna, con la sua campagna, i<br />

suoi borghi e le proposte per <strong>il</strong> Natale. I mercatini sono<br />

l’incanto della stagione invernale, come lo sono anche,<br />

le tante iniziative culturali natalizie proposte da Erice,<br />

Buseto Palizzolo, Custonaci, Balata di Baida, Valderice e,<br />

perché no, la vicina Trapani e Castellammare del Golfo.<br />

È questa una terra di grandi tradizioni ma anche di<br />

grande cultura, con gli itinerari letterari e storici, talvolta<br />

mitologici come nel caso di Enea, i festival musicali e<br />

cinematografici, quelli enogastronomici, le mostre, le<br />

testimonianze del passato in borghi e paesi ricchi di<br />

fascino, le escursioni in grotte carsiche di ineguagliab<strong>il</strong>e<br />

bellezza, i presepi viventi (quelli di Custonaci e di Balata<br />

di Baida).<br />

V<strong>il</strong>la Zina, 90 camere, più di 200 posti letto, al centro<br />

di questo ineguagliab<strong>il</strong>e crocevia, nasce proprio per<br />

far smarrire piacevolmente l’ospite tra colline e vigneti<br />

candidati, coccolato dai servizi, davvero priv<strong>il</strong>egiati,<br />

offerti da questa magnifica struttura alberghiera. Solo<br />

per ricordarne alcuni la piscina, con una accogliente<br />

Swimming pool Bar, i campetti di calcetto, di tennis,<br />

di pallavolo e di bocce, <strong>il</strong> Pc point, liarea WiFi, la<br />

Sala Congressi (oggi V<strong>il</strong>la Zina può ritenersi l’area<br />

congressuale più all’avanguardia della provincia<br />

di Trapani), <strong>il</strong> Club del Mare nella strepitosa Baia di<br />

Cornino (ancora incontaminata, dove è possib<strong>il</strong>e<br />

ammirare le caratteristiche palme nane bagnate dal<br />

mare), i ristoranti, quello interno (più di 500 posti a<br />

sedere) e quello, in legno, esterno (con panorama<br />

mozzafiato, sulla piscina, anch’esso in grado di ospitare<br />

più di 500 invitati), un parco agreste con piante<br />

tipiche della macchia mediterranea dove è possib<strong>il</strong>e<br />

romanticamente lasciarsi coccolare da profumi davvero<br />

rari ed irripetib<strong>il</strong>i.<br />

N. 3 <strong>2011</strong><br />

47<br />

V<strong>il</strong>la Zina Park Hotel è anche e soprattutto benessere,<br />

essendo l’unica struttura ad offrire un’idea di wellness<br />

estesa su 400 metri quadri in cui sport, attività all’aria<br />

aperta, allenamento sportivo e trattamenti di Centro<br />

Benessere, sono coniugati all’interno di una stessa<br />

struttura. V<strong>il</strong>la Zina è, infatti, benessere dello spirito<br />

e del corpo. Il centro benessere offre la possib<strong>il</strong>ità di<br />

rigenerarsi attraverso trattamenti mirati. Dalla cura della<br />

pelle, del corpo e del viso, con funzione disintossicante,<br />

dimagrante e contro l’invecchiamento, fino ai massaggi,<br />

al make-up e a tutti i trattamenti di bellezza. Dispone<br />

di Sauna, Idromassaggio Iacuzzi, Docce Emozionali,<br />

Centro Benessere, Lettini Solarium, Massaggi, Bagno<br />

turco, Trattamenti, Doccia a torrente, Idromassaggio<br />

mirato, Idromassaggio con Cromoterapia, Trattamenti<br />

Viso e Corpo, Area Relax ed un’area fitness da vivere<br />

completa e competitiva per chi non vuol far perdere<br />

tono ai propri muscoli.<br />

Dicevamo, V<strong>il</strong>la Zina è, anche e soprattutto, storia dei<br />

nostri prodotti della terra e del mare. Lo Chef Daniele<br />

Aleo considerato, dai più, un fenomeno gastronomico,<br />

è capace di viziare gli ospiti dell’albergo o gli invitati<br />

ad un banchetto, con cibo eccellente prodotto con<br />

ingredienti freschi, solitamente coltivati localmente. I<br />

campi e i frutteti dell’agroericino producono frutta e<br />

verdure per le tavole di tutta Europa. Meloni, angurie,<br />

carciofi, melanzane, peperoni, fichi, pesche, pomodori,<br />

zucchine, aglio, cipolla, olive ed ovviamente uva sono<br />

solo alcune delle cose che vengono coltivate localmente.<br />

E, poi, i prodotti del mare, forniti direttamente dai<br />

pescatori, in tutta la loro freschezza ed <strong>il</strong> loro colore;<br />

quelli degli allevamenti, del maiale, del vitello e del<br />

pollame; ed i prodotti della trasformazione dell’uomo,<br />

come salumi e formaggi, profumatissimi e dal sapore<br />

prelibato. Tutto ciò rende unica la cucina di V<strong>il</strong>la Zina<br />

Park Hotel, spesso scelta per festeggiare <strong>il</strong> giorno più<br />

importante della loro vita, per incorniciare meeting,


congressi, comunioni ed eventi indimenticab<strong>il</strong>i,<br />

oltre che per particolari serate di gala organizzate<br />

da numerosi e qualificati clubs services. Non a caso,<br />

V<strong>il</strong>la Zina Park Hotel partecipa, con convinzione, a<br />

MiglioZero, l’iniziativa di alcuni ristoratori trapanesi<br />

finalizzata a promuovere le eccellenze del prodotto<br />

locale, dal pesce azzurro, al gambero rosso Dop,<br />

all’aglio rosso di Nubbia Dop, al Purceddu di Alcamo<br />

Dop. Eccellenze che la struttura alberghiera ut<strong>il</strong>izza e<br />

valorizza, con scrupolo e rispetto, sia del prodotto che<br />

del cliente.<br />

Ad Andrea Oddo piace ricordare, a proposito dei suoi<br />

clienti, che «la migliore soddisfazione che posso avere<br />

sono i ringraziamenti, numerosi, che mi regalano i miei<br />

ospiti, quando vanno via. Sono emozioni impareggiab<strong>il</strong>i<br />

che, spesso, toccano <strong>il</strong> cuore». Soddisfazione che si<br />

avverte anche in chi vi lavora in questa struttura, a<br />

partire proprio dai figli dei due proprietari, Vito Oddo<br />

e Gaspare Nolfo, a cui si deve, è innegab<strong>il</strong>e, <strong>il</strong> successo<br />

di V<strong>il</strong>la Zina, <strong>il</strong> fiore all’occhiello dell’accogleinza e della<br />

ristorazione trapanese.<br />

Completezza e raffinatezza dunque, per una struttura<br />

che, solo qualche settimana fa, ha davvero coronato <strong>il</strong><br />

suo sogno: <strong>il</strong> certificato di Eccellenza per l’Anno <strong>2011</strong>,<br />

ottenuto dopo una attenta valutazione da parte del<br />

presidente internazionale di Tripadvisor Christine<br />

Peterses. Un chicca che la dice lunga sull’affidab<strong>il</strong>ità di<br />

V<strong>il</strong>la Zina Park Hotel che, per chi può solo immaginare<br />

come potrà essere una vera ed indimenticab<strong>il</strong>e vacanza<br />

in Sic<strong>il</strong>ia, è possib<strong>il</strong>e visitare sul sito www.v<strong>il</strong>lazina.it.<br />

Una visita virtuale che vi consigliamo di viverla subito<br />

in tutta la sua scint<strong>il</strong>lante bellezza e comfort.<br />

48<br />

Banca Don Rizzo


Medaglie<br />

49<br />

IL NOSTRO IMPEGNO<br />

La famiglia Catalano<br />

e la Ceramica Ericina di Vincenzo Labruzzo<br />

La ceramica ad Erice<br />

I reperti archeologici, conservati nel Museo di Erice,<br />

danno già una inconfutab<strong>il</strong>e testimonianza che, sin dai<br />

secoli precedenti la venuta di Cristo, si producevano ad<br />

Erice ceramiche, che, pur conservando la destinazione<br />

di oggetti per l’uso quotidiano, raggiungevano un buon<br />

livello di qualità artistica. In Erice, le fornaci si trovavano<br />

fuori dalla cinta muraria, in luoghi prossimi ai terreni di<br />

natura arg<strong>il</strong>losa da dove gli artigiani traevano la materia<br />

prima. Recentemente sono state trovate le vestigia di<br />

una fornace di epoca romana, nella zona denominata<br />

“Runzi”.<br />

Le prime testimonianze storiche di artigianato appaiono<br />

attraverso i documenti del “Registro” notar<strong>il</strong>e di Giovanni<br />

Majorana che comprovano l’esistenza degli artigiani fin<br />

dagli ultimi anni del secolo XIII.<br />

Le Pandette di Trapani, datab<strong>il</strong>i prima del 1309,<br />

stab<strong>il</strong>iscono precise tassazioni per la produzione di de<br />

operìbus stagnatis che fanno i quartararì erìcini.<br />

In questa vetta, molto probab<strong>il</strong>mente, la produzione<br />

di ceramica maiolicata, (cioè ricoperta di uno smalto<br />

di colore bianco su cui vengono passati i colori, che in<br />

cottura fondono con lo smalto divenendo br<strong>il</strong>lanti ed un<br />

tutt’uno con esso), venne importata da una soldatesca<br />

N. 3 <strong>2011</strong><br />

di Carlo D’Angiò, superstite di una spedizione a Tunisi,<br />

che fu abbandonata nel 1270 nel territorio ericino.<br />

Probab<strong>il</strong>mente a Tunisi, soldati ericini della spedizione<br />

avevano appreso l’arte della maiolica, che poi avranno<br />

praticato in patria, primeggiando su tutta la Sic<strong>il</strong>ia.<br />

La produzione maiolicata era largamente praticata dalle<br />

fornaci ericine, che avevano una r<strong>il</strong>evante produzione, le<br />

cui testimonianze si trovano in alcuni oggetti custoditi<br />

in musei (Museo della Ceramica di Caltagirone) e<br />

collezioni private (Collezione Barresi di Trapani).<br />

Tale produzione fiorisce fino alla tremenda pest<strong>il</strong>enza del<br />

1347, che sterminò i ceti più poveri della popolazione<br />

ericina e trapanese. Viene ripresa soltanto quando, più<br />

di un secolo dopo, Cosimo dei Medici promuove uno<br />

scambio culturale tra i corallai trapanesi e i ceramisti<br />

fiorentini. I ceramisti ericini si spostano a valle nella<br />

vicina Trapani e si fondono con gli artigiani trapanesi.<br />

Questi raggiungono, sin dai primi del 1700, altissimi<br />

livelli artistici nella produzione di piastrelle maiolicate.<br />

Ne è esempio mirab<strong>il</strong>e quel pannello pavimentale che<br />

si trovava nella Chiesa di Santa Lucia e che si conserva<br />

nel Museo Pepoli, raffigurante una veduta panoramica<br />

della città di Trapani con una scena di pesca del corallo.


La ceramica e la famiglia Catalano<br />

Ad Erice, la lavorazione della ceramica viene ripresa,<br />

con rinnovato vigore ed impegno, negli anni sessanta,<br />

ad opera del Signor Nino Catalano, che, credendo nello<br />

sv<strong>il</strong>uppo turistico di Erice, vide nel settore della ceramica<br />

uno sbocco per l’economia locale. Inizia affermandosi<br />

prima nel campo della decorazione su porcellane e,<br />

in seguito, con la produzione artigianale di oggetti in<br />

ceramica destinati al mercato dei “souvenirs”.<br />

La Ceramica Ericina, col passare degli anni, attraverso<br />

lo studio delle forme e dei materiali e con la ricerca<br />

continua delle origini e l’affinamento delle tecniche<br />

artigianali, va sv<strong>il</strong>uppando una produzione che guarda<br />

sia alle ceramiche monocromatiche del 1200, sia a<br />

quelle policrome del Seicento e ai motivi del Settecento,<br />

con un occhio di riguardo ai classici mattoni della più<br />

eccelsa e genuina produzione trapanese.<br />

La Ceramica Ericina si pone oggi come un’azienda<br />

che, affondando le radici nel glorioso passato ericino,<br />

da questo trae nuova linfa per la produzione di opere<br />

in ceramica, che, pur distinguendosi dalla produzione<br />

artigianale di tutta la Sic<strong>il</strong>ia, si inseriscono tra le più<br />

prestigiose e qualificate dell’Isola.<br />

Le tecniche di produzione<br />

Le tecniche di produzione usate dalla ditta Ceramica<br />

Ericina sns, con sede legale e laboratorio in Contrada<br />

Fontanarosa, in Erice, telefoni 0923869040 e 0923522014,<br />

sono quelle più tradizionali e consuete, in cui l’elemento<br />

umano e la sua manualità giocano un ruolo di primaria<br />

importanza e r<strong>il</strong>evanza.<br />

La produzione della Ceramica Ericina Snc è incentrata,<br />

soprattutto in oggetti ceramici intesi come elementi di<br />

arredo, stoviglieria finemente decorata e piastrelle da<br />

rivestimento di foggiatura tradizionale, pressati, smaltati<br />

e decorati esclusivamente a mano.<br />

La materia prima da noi usata è l’arg<strong>il</strong>la, sia quella<br />

rossa in impasto umido, che quella bianca in impasto<br />

umido e secco. Poiché non esistono cave di arg<strong>il</strong>la nella<br />

nostra zona, siamo costretti a importarla dai distributori<br />

sic<strong>il</strong>iani.<br />

Le fonti energetiche di cui fa uso sono, soprattutto,<br />

l’energia elettrica, adoperata, oltre che per l’<strong>il</strong>luminazione,<br />

per motori elettrici e per la cottura dei forni e <strong>il</strong> gas GPL<br />

usato esclusivamente per l’alimentazione dei forni.<br />

I macchinari adoperati sono:<br />

• Tornio per la foggiatura di oggetti di forma c<strong>il</strong>indrica<br />

(anfore, albarelli, brocche, bottiglie ecc.)<br />

• Modene per la foggiatura di piatti, scodelle, ciotole<br />

ecc.<br />

• Presse sia idrauliche che manuali per lo stampaggio<br />

di oggetti di forma piatta (posa ceneri, vassoi ecc.)<br />

• Impianto di colaggio attraverso <strong>il</strong> quale l’arg<strong>il</strong>la<br />

allo stato liquido viene colata in forme in gesso che<br />

riproducono gli oggetti da eseguire, assicurandone,<br />

nella ripetitività, le dimensioni e <strong>il</strong> volume.<br />

50<br />

• Forno indispensab<strong>il</strong>e sia per la prima cottura (biscotto)<br />

che per la seconda (oggetti smaltati e decorati dopo<br />

essere stati dipinti).<br />

La decorazione è <strong>il</strong> punto di forza della produzione<br />

della Ceramica Ericina della Famiglia Catalano.<br />

Eseguita rigorosamente a mano, riprende sia nei colori<br />

che nei motivi, l’antica tradizione della ceramica scarna<br />

ed essenziale, quasi monocromatica del medioevo<br />

ericino, e quella ricca, policroma e dalle tinte pastello<br />

del seicento e settecento. Le piastrelle da rivestimento,<br />

pressate a mano dentro stampi di ferro, sono poi smaltate<br />

sempre a mano e infine decorate con le tecniche della<br />

nostra tradizione settecentesca, riprendendone i motivi<br />

e le colorazioni.<br />

«Studiamo le produzioni artigianali del paese e<br />

selezioniamo oggetti unici che rappresentano la storia<br />

della maiolica di Erice, riconosciuta in tutto <strong>il</strong> mondo per<br />

<strong>il</strong> suo valore artistico e culturale» ha commentato Franco<br />

Catalano nel suo tour in fabbrica e nei due importanti<br />

punti vendita, ad Erice vetta, dove, la famiglia continua<br />

la tradizione fam<strong>il</strong>iare sperimentando, da qualche mese,<br />

quel connubio meraviglioso che è ceramica e corallo.<br />

E continua Franco Catalano «Sempre legati alle vecchie<br />

tradizioni diamo alle nostre realizzazioni <strong>il</strong> nostro tono<br />

artistico che le rende così uniche ed inimitab<strong>il</strong>i, creando<br />

in esse un nuovo design».<br />

«La Maiolica Ericina, vuole essere <strong>il</strong> punto d’incontro di<br />

tutte queste espressioni artistico-culturali, una vetrina<br />

attraverso la quale conoscere, apprezzare ed anche far<br />

diventare unici questi oggetti di pregio e valore per<br />

viverli nel tempo all’interno dei propri luoghi più cari»<br />

ha sottolineato <strong>il</strong> maestro Franco Catalano se mai ci<br />

fosse stato bisogno di dire che Erice è quella che è grazie<br />

anche alla ceramica, davvero unica, che la famiglia<br />

Banca Don Rizzo


Catalano tramanda, nella sua fattura, ormai da diverse generazioni.<br />

La Ceramica Ericina, nasce, dunque, dall’esperienza e dall’unione di saggezza e tradizione.<br />

Rigorosamente lavorati a mano come vuole la tradizione, i prodotti della Ceramica Ericina rappresenta l’espressione<br />

dell’interazione tra forme e colori, immersi in una logica di tipo tradizionale.<br />

I prodotti della Ceramica Ericina snc sono realizzati attraverso un complesso processo di lavorazione, al fine di<br />

realizzare manufatti di estrema classe, destinati a divenire un domani tesori del passato.<br />

Le forme dei manufatti sono studiate e realizzate mediante tecniche di foggiatura tradizionali, come la tornitura o<br />

la modellatura a mano.<br />

Gli smalti, come anche i colori sono realizzati e celatamente composti elemento su elemento.<br />

Creati per esaltare le forme ed i decori tipici ed esclusivi di queste particolari ceramiche, offrendo un prodotto unico<br />

ed inimitab<strong>il</strong>e.<br />

Nati per resistere al tempo e per non tradire mai l’effetto che rimarrà inalterato nei secoli: questi gli elementi della<br />

Ceramica Ericina che la fanno davvero unica ed irripetib<strong>il</strong>e.<br />

N. 3 <strong>2011</strong><br />

51


IL NOSTRO IMPEGNO<br />

1903-<strong>2011</strong><br />

Un viaggio lungo 108 anni<br />

La famiglia M<strong>il</strong>ana con Banca Don Rizzo per scelta e per convinzione<br />

108 anni sono lunghi, eppure,<br />

la fedeltà della famiglia M<strong>il</strong>ana<br />

alla storia dell’istituto di credito<br />

che porta a Don Rizzo è la<br />

testimonianza, se mai ci fosse<br />

bisogno, che a regolare i rapporti<br />

tra cliente e banca sono sempre,<br />

anche se in temporalità diverse,<br />

la fiducia, la disponib<strong>il</strong>ità e la<br />

fam<strong>il</strong>iarità. Qualità e capacità che la BCC Don Rizzo possiede<br />

e che è riuscita ad integrare, perfettamente, alla tradizione,<br />

anch’essa prestigiosa e decennale della Cassa Rurale Ericina<br />

che, di recente, si è fusa con l’istituto di credito alcamese.<br />

«La nostra fedeltà alla banca, nasce nel 1903, quando mio<br />

nonno, diventa impiegato della Banca di Monte San Giuliano<br />

e, successivamente, era <strong>il</strong> 1937, Responsab<strong>il</strong>e della Cassa<br />

Rurale Ericina, sede di Valderice» ha commentato Francesco<br />

M<strong>il</strong>ana, visib<strong>il</strong>mente commosso nel raccontare la storia di<br />

una famiglia e, contemporaneamente, la storia del credito<br />

cooperativo nell’agroericino.<br />

«Siamo cresciuti a pane e banca. Siamo stati abituati<br />

all’onestà e al rispetto della parola data. Eravamo un tutt’uno<br />

con la banca. La sentivamo nostra. Ricordo, ed è ancora viva<br />

questa immagine, le tante volte in cui aiutavamo, piccoli,<br />

mio padre nella consegna degli avvisi ai clienti ed ai soci»<br />

continua M<strong>il</strong>ana.<br />

«Eravamo quasi ipnotizzati da questa lealtà agli altri e alla<br />

banca. Lo era mio nonno, lo era mio padre. Ho cercato, me<br />

lo auguro di cuore, di esserlo pure io, ogni giorno della mia<br />

vita» ha ribadito, commosso, Francesco M<strong>il</strong>ana, incontrato, in<br />

un pomeriggio d’estate al Bar Vespri di Valderice, assieme al<br />

direttore della testata Antonio Fundarò.<br />

Ciò che ha colpito maggiormente, in questo incontro, è stato<br />

l’amore con <strong>il</strong> quale Francesco M<strong>il</strong>ana, ha parlato dei suoi<br />

anni in banca ed adesso, da pensionato, della sua devozione<br />

alla BCC Don Rizzo.<br />

«Si rivolgono ancora a me, numerosi Valdericini, per sapere<br />

come ottenere un contributo, un mutuo, o semplicemente<br />

per avere informazioni sul come investire <strong>il</strong> proprio denaro.<br />

La mia risposta: Don Rizzo. Sovente io stesso li accompagno<br />

in banca, parlo con <strong>il</strong> preposto, attendo la risposta. Perché io<br />

rimango, fino in fondo, fedele a questa grande realtà che è <strong>il</strong><br />

credito cooperativo» aggiunge M<strong>il</strong>ana.<br />

«Certo, adesso è tutto cambiato. La banca, da dipendente,<br />

assorbe buona parte della tua giornata. È a lei che devi<br />

dedicare le tue energie, le tue forze. Prima, e parlo di mio<br />

nonno, ma anche di mio padre, non era tutto così. Mi<br />

ricordo che mio nonno, parallelamente svolgeva un’altra<br />

52<br />

La parola ai soci<br />

di F<strong>il</strong>ippo Nob<strong>il</strong>e<br />

professione artigianale, ad Erice, Faceva <strong>il</strong> calzolaio,<br />

accendeva le luci a gas, la sera, ed apriva due chiese<br />

delle quali possedeva le chiavi: la Sant’Orsola e quella di<br />

San Martino. Compito, quest’ultimo, che continuò mio<br />

padre, con serietà e responsab<strong>il</strong>ità, verso la chiesa e verso<br />

i fedeli. Mio padre, arrivato a Valderice, continuò a fare, nei<br />

ritagli di tempo, <strong>il</strong> falegname. Era un modo per rimanere<br />

legato al lavoro manuale e per continuare ad avvertirne le<br />

difficoltà e le necessità. Guai a non comprendere i clienti<br />

che ti si presentano davanti. L’impiegato di un istituto di<br />

credito cooperativo, non può e non deve essere uguale<br />

agli altri. Ha qualità morali e sensib<strong>il</strong>ità diverse. Se così non<br />

fosse non potrebbe stare in Don Rizzo come non avrebbe<br />

potuto rimanere nella Ericina» ha ribadito, con convinzione,<br />

Francesco M<strong>il</strong>ana, sorseggiando <strong>il</strong> suo caffè nero, caldo,<br />

con alle spalle un magnifico quadro riproducente la città<br />

di Valderice adagiata sull’azzurro del Mar Tirreno.<br />

«Come le mie sorelle ed i miei fratelli sono socio della<br />

Don Rizzo. Ho continuato ad esserlo dopo la fusione ed<br />

ho mantenuto lo stesso affetto che ho sempre nutrito<br />

per <strong>il</strong> precedente istituto del quale serbo un eccellente<br />

ricordo, vuoi anche perché ho sempre vissuto dentro la<br />

banca e perché spesso i miei ricordi fam<strong>il</strong>iari si intrecciano,<br />

indissolub<strong>il</strong>mente, con quelli della banca» afferma M<strong>il</strong>ana.<br />

«Ricordo, come se fosse ieri, perché lo ho vissuto in prima<br />

persona, da dipendente della f<strong>il</strong>iale, quando tra <strong>il</strong> 1965 ed<br />

<strong>il</strong> 1966 si è inaugurata la stagione del prestito artigiano.<br />

Consegnammo a quanti lo chiesero un prestito da un<br />

m<strong>il</strong>ione e 500 m<strong>il</strong>a lire. La città crebbe, la sua economia si<br />

consolidò e la banca non ebbe mai una cambiale protestata.<br />

Gli artigiani amavano <strong>il</strong> loro istituto di credito. La loro parola<br />

aveva un peso, forse oggi, diffic<strong>il</strong>mente comprendib<strong>il</strong>e».<br />

E poi Francesco M<strong>il</strong>ana, ritorna sul tema della differenza.<br />

Quella differenza che fa della Banca Don Rizzo una eccellenza<br />

tra gli istituti di credito cooperativo.<br />

E la sua parola si sofferma sul concetto di “diversità nei<br />

rapporti umani”.<br />

«Le Casse rurali prima e le BCC adesso, danno fiducia, spesso,<br />

a clienti, operai, artigiani, imprenditori, capaci di garantire<br />

solo con <strong>il</strong> loro lavoro, la loro onorab<strong>il</strong>ità, <strong>il</strong> loro elevato senso<br />

della parola. Certo c’è Bas<strong>il</strong>ia 1, e. Ci sono la Banca d’Italia<br />

e le tante normative a garanzia della stab<strong>il</strong>ità del sistema<br />

creditizio. Ma in Don Rizzo c’è passione, c’è attenzione, c’è<br />

rispetto per le persone, c’è, talvolta, anche la capacità di saper<br />

dire No, e di far sorridere <strong>il</strong> cliente. Perché c’è un rapporto tra<br />

pari e perché abbiamo cuore».<br />

«La Don Rizzo è cuore. Questa è la differenza» ha concluso<br />

Francesco M<strong>il</strong>ana augurando alla Sua banca i successi che merita.<br />

Banca Don Rizzo


Rio Nuccio<br />

Gli autori da leggere<br />

La favola e la realtà di Pietra De Blasi<br />

«Rio Nuccio» o <strong>il</strong> ricordo d’infanzia di Pietra De Blasi, edizioni L’Espresso,<br />

è un libro che s’inf<strong>il</strong>tra nel lettore, ne<br />

prende possesso e lo devasta. È un<br />

ordigno letterario dal meccanismo<br />

elementare e misterioso, un oggetto<br />

solido e impossib<strong>il</strong>e. Un ordigno «per<br />

conservare dentro di sé un angolo per<br />

i propri sogni». I sogni di una Sic<strong>il</strong>ia che<br />

tiene nel cuore, stretta, anche adesso<br />

che a Bergamo costruisce i suoi sentieri<br />

presenti, vicino a quel Rio Bo, che gli<br />

ricorda le storie di un passato che<br />

vive, profondamente ed intensamente, nel cuore. Come nel cuore,<br />

forte, tiene <strong>il</strong> ricordo della quotidianità delle storie stagionali, come<br />

la vendemmia. «Nella vendemmia, nello sgorgare del mosto c’era <strong>il</strong><br />

senso della vita di campagna: <strong>il</strong> tempo vissuto tra la fatica dell’innesto<br />

e la soddisfazione del raccolto».<br />

Pietra De Blasi racconta, dunque, due storie, per buona parte invisib<strong>il</strong>i<br />

o cancellate. Scrive la De Blasi «è la mia favola, la mia realtà. La realtà<br />

una poesia». Ma in realtà la storia è una: quella dei ricordi di Pietra<br />

bambina e poi ragazzina, e quella delle sue fantasie e dei suoi pensieri,<br />

da bambina e poi adulta.<br />

Tradizione popolare, cronaca, ragione e sentimento, paura, rabbia<br />

e quotidiano: tutto questo emerge dalle pagine di un libro che,<br />

attraverso l’affabulazione, ripercorre la matassa di un f<strong>il</strong>o che si<br />

ricongiunge addirittura alla Germania nazista. Ed è proprio in questo<br />

quadro, da “Alacamesi nel mondo” alla ricerca di sé stessi, che l’autrice<br />

attraversa un percorso a me caro, fatto di m<strong>il</strong>itanza in una terra che<br />

ormai da anni è per la scrittrice una specie di patria, sede di luoghi che<br />

sono stati teatro dei suoi primi successi e delle sue sconfitte. Perché le<br />

grandi maturazioni degli uomini, delle idee, avvengono nei momenti<br />

di maggiore difficoltà ed a seconda dell’ambiente in cui si verificano.<br />

Non vi è dubbio che l’ambiente è uno dei fattori fondanti dell’identità.<br />

L’interazione tra l’uomo ed <strong>il</strong> territorio in cui esso vive produce, nel<br />

tempo, una serie di reciproche modificazioni che finiscono per<br />

caratterizzare in maniera univoca entrambi. «Nella mia terra: le mie<br />

emozioni, i miei ricordi, le mie radici. Nella mia terra: i suoi odori e le<br />

sue contraddizioni».<br />

Gli uomini assumono una loro precisa connotazione culturale grazie<br />

all’ambiente che li circonda. Un ambiente che muta, che si adatta<br />

ai tempi ed alle esigenze degli uomini, ma che, allo stesso tempo,<br />

ci lascia, sempre, sognare; ed «intanto l’immaginazione stimolava la<br />

fantasia correva come un f<strong>il</strong>o magico attraverso <strong>il</strong> tempo e lo spazio, ci<br />

trasportava in un mondo di fate bellissime, castelli imponenti e austeri<br />

come la stessa batia».<br />

E così “Rio Nuccio” acquista qui un valore quasi esoterico, che al di<br />

là della sua connotazione oggettiva di maschera semi-parlante, ma<br />

N. 3 <strong>2011</strong><br />

53<br />

IL NOSTRO IMPEGNO<br />

di F<strong>il</strong>ippo Nob<strong>il</strong>e<br />

che diviene quasi un simbolo recondito e dimenticato della forza<br />

di un popolo di grandi tradizioni popolari e culturali, quale quello<br />

dell’altopiano, verdeggiante e lussureggiante, del vigneto alcamese.<br />

Ma è attraverso la cronaca degli anni quaranta e cinquanta, di quegli<br />

anni di piombo terrib<strong>il</strong>i e indimenticab<strong>il</strong>i, che l’autrice rivede una per<br />

una le facce dei parenti cari e degli amici: persone che, in molti casi, la<br />

hanno accompagnato per tutta la vita.<br />

Rammenta le cene, i momenti di intimità in cui la sua storia di fanciulla<br />

correva di pari passo con l’evoluzione di una comunità dai vincoli<br />

fortissimi.<br />

E insieme a loro gli amici, la vita di provincia, la violenza delle piazze e,<br />

soprattutto, la passione. Ché la passione è sempre sinonimo di libertà,<br />

qualunque sia la sua origine: sia essa politica, fisica, intellettuale.<br />

Guai all’uomo che non sa lasciarsi andare, che non sa sbagliare e,<br />

dunque, trovare nel fondo del proprio animo un palpito che meriti di<br />

essere vissuto.<br />

La protagonista del libro, Pietra, è sicuramente una ragazza come tante,<br />

ma con una storia particolare da raccontare, soprattutto un’esperienza<br />

da vivere che ci intriga pagina dopo pagina sino al lieto fine, sempre<br />

sospinta da un immenso amore per la libertà. L’amore del padre che<br />

«sapeva leggere nei colori del cielo, nelle forme e nella consistenza<br />

delle nuvole <strong>il</strong> manifestarsi del buono e del cattivo tempo, <strong>il</strong> vento<br />

fresco e lo scirocco».<br />

Proveniente da una famiglia cristiana, c’è qui tutto <strong>il</strong> tormento di una<br />

vita diffic<strong>il</strong>e, talvolta sofferta come le lacrime della nonna per i figli in<br />

guerra, passando alcune delusioni efficaci, perché attraverso queste<br />

ha trovato la propria strada, affrancandosi dalla rassegnazione tipica<br />

della Sic<strong>il</strong>ia e diventando adulta. E da adulta «ritrovare nel suono delle<br />

singole frasi d’amore, <strong>il</strong> sacrificio, la cura».<br />

E la sofferenza, quella vera e provata e solo quella racconta dal padre<br />

e dallo zio, a volte, può essere maestra di vita, magari attraverso<br />

<strong>il</strong> gioco di sintesi e teoremi che ci costringe a svolgere, magari<br />

inconsapevolmente. E sullo sfondo dell’azione letteraria, l’orgoglio<br />

della terra di Alcamo di essere<br />

latrice di messaggi di libertà,<br />

di voglia di crescere attraverso<br />

l’amicizia, <strong>il</strong> sacrificio, la vita.<br />

Ma regina incontrastata è lei,<br />

la protagonista, che è avvezza<br />

a scandire le ore. Quelle che<br />

passano inesorab<strong>il</strong>i. «Passano<br />

gli anni, gli st<strong>il</strong>i di vita e a poco<br />

a poco<strong>il</strong> rito del ritrovarci,<br />

cugini e zii, tutte le sere a<br />

casa dei nonni incomincia a<br />

cambiare».


LA BANCA, L’ECONOMIA, LA FINANZA<br />

L’Assessore Regionale<br />

all’Agricoltura Elio D’Antrassi<br />

incontra <strong>il</strong> CdA ed i vertici<br />

della Banca Don Rizzo di Antonio Fundarò<br />

Lo stato di crisi dell’agricoltura sic<strong>il</strong>iana, a fine secondo quadrimestre <strong>2011</strong>, fornisce numeri letteralmente spaventosi.<br />

Da soli danno l’idea di una situazione drammatica, che rende necessaria e non più rinviab<strong>il</strong>e una politica straordinaria,<br />

a tutti i livelli istituzionali, che sia in grado di fronteggiare una crisi che rischia di cancellare agricoltura e zootecnia<br />

sic<strong>il</strong>iana. Solo fino a qualche decennio fa <strong>il</strong> settore agricolo, da solo, faceva quasi <strong>il</strong> 60% dell’economia sic<strong>il</strong>iana.<br />

Il momento attuale vede circa 223 m<strong>il</strong>a imprese agricole di cui 108 m<strong>il</strong>a123 iscritte nei registri delle Camere di<br />

commercio delle province della Regione sic<strong>il</strong>iana. Si tratta di un tessuto produttivo che, senza considerare l’indotto,<br />

assicura ad oggi 15 m<strong>il</strong>ioni di giornate lavorative ad oltre 130 m<strong>il</strong>a braccianti, producendo oltre 4,4 m<strong>il</strong>iardi di euro<br />

di produzione lorda vendib<strong>il</strong>e.<br />

Una crisi che, se non contenuta e osteggiata con i giusti mezzi, porterà l’economia sic<strong>il</strong>iana ad un incontrollab<strong>il</strong>e calo.<br />

Ed oggi? Quali prospettive per gli agricoltori? E per gli operatori economici? Come aiutarli? Cosa possono fare le<br />

banche? Che aiuti fornire? E quali interventi possono essere posti in essere dalle istituzioni regionali per agevolare<br />

<strong>il</strong> sistema creditizio?<br />

Unica certezza, per gli operatori, è che i costi di produzione tra <strong>il</strong> 2000 ed <strong>il</strong> 2009 hanno subito un accrescimento del<br />

31,3% mentre i costi all’origine sono cresciuti di poco più del 15%.<br />

E, poi, l’aumento del 60% dei costi per i concimi e gli oneri previdenziali ha fatto <strong>il</strong> resto, innescando, se mai ci fosse<br />

stato bisogno, un incontrollab<strong>il</strong>e crollo dell’economia sic<strong>il</strong>iana.<br />

Conseguenze devastanti condizionati, tra l’altro, dalla inarrestab<strong>il</strong>e crisi internazionale che da due anni, almeno, si è<br />

abbattuta sul settore agricolo e zootecnico.<br />

I prezzi dei principali prodotti agricoli sic<strong>il</strong>iani hanno subito crolli inattesi: un -32% per <strong>il</strong> grano duro, un 35% per<br />

l’uva da vino, un -30% per la frutta, un -16% per gli ortaggi, ed un -15% per la carne.<br />

E sono solo alcuni dei settori che prendiamo in considerazione.<br />

Questo ed altro, dunque, al centro dell’incontro tra l’assessore regionale all’agricoltura on. Elio D’Antrassi ed <strong>il</strong><br />

Consiglio di Amministrazione ed i vertici di Banca Don Rizzo.<br />

54<br />

Banca Don Rizzo


Presenti, tra gli altri, <strong>il</strong> presidente Giuseppe Mistretta,<br />

<strong>il</strong> Direttore Generale Carmelo Guido, <strong>il</strong> vice presidente<br />

Enzo Nuzzo, i consiglieri di amministrazione Cam<strong>il</strong>lo<br />

Navarra, Antonio Spezia, Andrea Oddo, Vito Sanclente,<br />

<strong>il</strong> vice direttore generale Francesco Leone ed Enrico<br />

Stellino, responsab<strong>il</strong>e marketing, pianificazione e<br />

segreteria generale.<br />

Sul tavolo alcune richieste e numerose proposte.<br />

«Per <strong>il</strong> comparto agricolo, non solo sic<strong>il</strong>iano, la crisi<br />

ha generato una mancanza di liquidità ed un diffuso<br />

innalzamento delle esposizioni nei confronti del<br />

sistema creditizio, vuoi anche la mancata riscossione<br />

degli ingenti, talvolta, contributi che a vario titolo questi<br />

attendono dagli enti regionali, e, non solo, purtroppo»<br />

ha rappresentato, in premessa, <strong>il</strong> presidente Mistretta<br />

all’assessore regionale D’Antrassi.<br />

«La conseguenza più evidente - continua Mistretta -<br />

è quella di una reale difficoltà delle imprese agricole<br />

ad andare avanti, a far fronte alle diverse scadenze<br />

mens<strong>il</strong>i, sia fiscali e contributive che di personale,<br />

all’adeguamento, sempre in evoluzione, al sistema<br />

normativo, e, non in ultimo, ad ut<strong>il</strong>izzare le misure del<br />

programma comunitario, specialmente di quelle che<br />

mirano alla ristrutturazione e all’innovazione e con<br />

mancati redditi per un consistente numero di anni».<br />

Per uscire dall’angolo in cui sono state cacciate le aziende<br />

agricole, sia le piccole che le medie e grandi, le soluzioni<br />

sono, quindi, quelle di sospendere i lavori, licenziare <strong>il</strong><br />

personale, limitare la produzione, specie adesso che <strong>il</strong><br />

prezzo del prodotto crolla, o, per le più fortunate e cioè<br />

per quelle in grado di fornire le ultime garanzie rimaste,<br />

di chiedere una nuova apertura di credito. Una nuova<br />

sovraesposizione economica-finanziaria che, forse, non<br />

si otterrà con fac<strong>il</strong>ità, considerato anche la crisi che<br />

attanaglia <strong>il</strong> sistema creditizio e le naturali precauzioni<br />

poste in essere, o che sarà insufficiente o che peggio, a<br />

lungo termine, bloccherà nuovamente gli investimenti.<br />

Per l’assessore all’agricoltura «l’agricoltura in Sic<strong>il</strong>ia sta<br />

N. 3 <strong>2011</strong><br />

55<br />

subendo un grave gap tecnologico dovuto al fatto, che<br />

negli anni, la Regione sic<strong>il</strong>iana abbia investito parecchio<br />

cercando di sollecitare la domanda e dimenticandosi,<br />

invece, di puntare alla tecnologia e alla riconversione<br />

di alcune produzioni. È strano ma in agrumicoltura<br />

non abbiamo, ad esempio, piante madri. Tutto ciò ha<br />

determinato, negli ultimi decenni, un aumento delle<br />

importazioni di circa <strong>il</strong> 70% del fabbisogno interno.<br />

Non c’è innovazione ne di prodotto ne di f<strong>il</strong>iera. Le<br />

eccellenze diventano eccentriche rispetto al mercato e<br />

non decollano».<br />

E continua l’on. D’Antrassi «Noi stiamo lavorando<br />

ad un piano industriale serio e lo stiamo facendo<br />

incontrando, attorno ad un tavolo, i singoli agricoltori.<br />

Dobbiamo riconvertire le nostre produzioni e creare<br />

un circolo virtuoso anche avendo <strong>il</strong> coraggio di<br />

smob<strong>il</strong>izzare la finanza agevolata che se da un lato è di<br />

aiuto agli agricoltori, d’altro, non essendo compatib<strong>il</strong>e<br />

cronologicamente, di fatto paralizza chi ne ha usufruito<br />

o intende usufruire. Così non c’è business. C’è bisogno di<br />

contemporaneità tra risorse ed investimenti tecnologici<br />

ed industriali. Per queste ragioni credo che la finanza<br />

privata sia la vera alternativa per l’agricoltura sic<strong>il</strong>iana.<br />

Avendo rispetto per chi fa lo sforzo finanziario. A questo<br />

serve un piano industriale e per queste ragioni ho<br />

accettato di buon grado l’incontro con i vertici della BCC<br />

Don Rizzo».<br />

Cosa proporre e cosa chiedere dunque alle istituzioni?<br />

«Una delle soluzioni potrebbe essere quella, già<br />

sperimentata, tra l’altro, con <strong>il</strong> comune di Alcamo,<br />

della certificazione del credito e della possib<strong>il</strong>ità di<br />

cedere questo ad istituti di credito» ha rappresentato,<br />

all’assessore regionale <strong>il</strong> direttore generale Carmelo<br />

Guido.<br />

«Il Decreto MEF 19/05/2009 e successive modificazioni,<br />

ha previsto, infatti, che i titolari di crediti non prescritti,<br />

certi, liquidi ed esigib<strong>il</strong>i, maturati nei confronti delle<br />

regioni e degli enti locali per somministrazioni,


forniture ed appalti, possono presentare, entro <strong>il</strong> 31<br />

dicembre <strong>2011</strong>, all’amministrazione debitrice istanza<br />

di certificazione del credito, redatta ut<strong>il</strong>izzando <strong>il</strong><br />

modello “Allegato 1” al citato decreto, anche ai fini della<br />

cessione del medesimo credito a banche o intermediari<br />

finanziari autorizzati ai sensi del decreto legislativo 1°<br />

settembre 1993, n. 385 e successive modificazioni ed<br />

integrazioni. Tale intervento si configurerebbe, anche<br />

nel caso di una possib<strong>il</strong>e sperimentazione tra banca<br />

Don Rizzo e Regione Sic<strong>il</strong>iana, a sostegno dell’attuale<br />

crisi economica caratterizzata, tra l’altro, da vincoli di<br />

finanza pubblica (rispetto del patto di stab<strong>il</strong>ità) che<br />

richiede pertanto la necessità di individuare strumenti<br />

per assicurare comunque in tempi brevi la liquidità<br />

necessaria alle imprese che lavorano per la Regione<br />

Sic<strong>il</strong>iana o che attendono, da essa, la liquidazione, ad<br />

esempio, del biologico, o del 40% degli investimenti in<br />

conto capitale» ha continuato Carmelo Guido.<br />

«La banca Don Rizzo, potrebbe, nell’ambito di un<br />

eventuale accordo con l’assessorato regionale<br />

all’agricoltura, rendersi disponib<strong>il</strong>e a valutare la possib<strong>il</strong>ità<br />

di concedere finanziamenti a breve/medio termine, alle<br />

imprese titolari di appalti, di forniture, progettazioni,<br />

lavori, mediante anticipazione bancaria, dei crediti<br />

vantati dagli agricoltori nei confronti dell’assessorato<br />

regionale all’agricoltura e foreste, previa cessione a<br />

garanzia pro solvendo del credito anticipato in favore<br />

della Banca. L’assessorato, dovrebbe provvedere, però,<br />

al preventivo assenso alla cedib<strong>il</strong>ità dei crediti secondo<br />

le modalità che Banca Don Rizzo e assessorato regionale<br />

concorderebbero in futuro. Potrebbero essere esclusi<br />

56<br />

dalla convenzione i crediti che non siano nella esclusiva<br />

ed incondizionata titolarità del fornitore per qualsivoglia<br />

causa. Ritengo che questo sarebbe un modo, già<br />

sperimentato ad Alcamo, con <strong>il</strong> Comune, che darebbe<br />

sicurezza agli agricoltori, agli allevatori, ai pescatori. Ne<br />

trarrebbe beneficio l’economia stessa».<br />

« Ciò permetterebbe alle imprese titolari di crediti nei<br />

confronti dell’assessorato regionale all’agricoltura di<br />

richiedere alla BCC Don Rizzo, che si riserverà comunque<br />

la facoltà discrezionale di valutare <strong>il</strong> merito creditizio<br />

del richiedente, la concessione di una linea di credito<br />

finalizzata all’anticipazione del credito nei confronti<br />

della Regione Sic<strong>il</strong>iana».<br />

Una vera rivoluzione per un territorio la cui vocazione<br />

all’agricoltura, negli anni, vuoi anche la pressante crisi<br />

economica, s’è notevolmente ridotta.<br />

Tra gli interventi, oltre a quello del vice presidente<br />

Enzo Nuzzo, tendente a portare in evidenza le difficoltà<br />

del piccolo imprenditore agricolo, anche quello<br />

del consigliere Cam<strong>il</strong>lo Navarra, agronomo, da anni<br />

impegnato professionalmente nel settore.<br />

Ha sottolineato Navarra come « la situazione economica<br />

dei settori produttivi nel nostro Paese non è delle<br />

più belle, ma compito di chi regge le Istituzioni, a<br />

qualunque livello sia: politico, economico, sindacale,<br />

imprenditoriale è quello di creare strumenti che<br />

migliorino e/o attenuino la crisi in essere. Il comparto<br />

agricolo, così come tanti altri settori, è entrato in una<br />

Bufera commerciale non prevedib<strong>il</strong>e, nei settori tipici<br />

dell’Agricoltura della Sic<strong>il</strong>ia Occidentale: vigneto, cereali,<br />

olivicoltura, orto di pieno campo, melloni».<br />

Banca Don Rizzo


Il consigliere Cam<strong>il</strong>lo Navarra fatta questa premessa<br />

ha invitato l’assessore regionale a riflettere su alcune<br />

tematiche «1. Riduzione drastica dei costi e dei tempi della<br />

burocrazia imputab<strong>il</strong>e prevalentemente alla Ferruginosità<br />

delle norme applicative che d<strong>il</strong>atano sensib<strong>il</strong>mente i<br />

tempi di applicazione. Consentire maggiori competenze<br />

ai CAA, così come ha previsto la Regione Marche che ha<br />

ulteriormente ampliato le competenze ai CAA anche<br />

per:a. R<strong>il</strong>ascio Certificazione della qualifica di Imprenditore<br />

Agricolo professionale (IAP), b. R<strong>il</strong>ascio permesso per<br />

costruire in zone agricole, c. R<strong>il</strong>ascio dell’autorizzazione<br />

all’esercizio dell’attività agrituristica, d. R<strong>il</strong>ascio della<br />

Concessione di carburante agli Utenti di macchine<br />

agricole, e. Riduzione dei tempi per l’accoglimento delle<br />

istanze, non più 180 giorni con <strong>il</strong> s<strong>il</strong>enzio assenso ma<br />

appena 30 giorni, f. Disponib<strong>il</strong>ità degli Agricoltori Attivi<br />

affinché possano seguire le proprie pratiche nel sistema,<br />

usando apposita password e/o username. 2. Aiuto ai<br />

giovani imprenditori, affinché abbiano più fac<strong>il</strong>e accesso<br />

al credito: a. Corsia priv<strong>il</strong>egiata per fideiussioni ISMEA su<br />

tutte le operazioni di credito: investimenti, conduzione,<br />

ecc. ecc. 3. Ristrutturazione delle passivita’ delle Aziende<br />

Agricole che negli ultimi 10 anni hanno provveduto ad<br />

ampliare e/o ristrutturare la propria azienda agricola che<br />

a causa di: calamità, crisi di mercato, ecc., hanno visto<br />

eroso <strong>il</strong> capitale aziendale, consentendo e/o attivando<br />

un private equity, a costo ZERO che consenta all’azienda<br />

di superare <strong>il</strong> periodo critico, stipulando un’apposita<br />

convenzione con le BCC dell’Isola, consentendo alle Ditte<br />

un mutuo a 20 anni con 3 di preammortamento a costo<br />

zero per un importo pari all’annualità del prestito agrario,<br />

per coltura, con un tetto massimo di € 500.000,00 ad<br />

azienda. a. Consentire contratti agevolati per assicurare<br />

sia animali che piante e/o raccolti; b. Prevedere particolari<br />

Fondi Comuni di investimento per le imprese agricole<br />

che abbiano subito danni economici da epidemie e/o<br />

calamità; c. Strumenti per la stab<strong>il</strong>izzazione del reddito,<br />

quando <strong>il</strong> danno certificato, subìto, risulti superiore al<br />

30%. 4. Sostegno nella prossima programmazione alle<br />

N. 3 <strong>2011</strong><br />

57<br />

aziende agricole ad indirizzo eco-sostenib<strong>il</strong>e, erogando<br />

i premi per Ha coltura. Emanazione di un apposito<br />

fondo di rotazione per l’anticipazione dei premi PAC,<br />

come avviene in molte Regioni e per l’anticipo dei<br />

premi ambientali previsti dalla normativa vigente in<br />

materia agricola. 5. Proroga e ristrutturazione degli<br />

imboschimenti effettuati con <strong>il</strong> Regolamento CEE 2080<br />

e successivi, affinché tali superfici diventino risorse, con<br />

possib<strong>il</strong>e rinnovo a premio, opportunamente rivalutato<br />

per un altro ventennio, e ristrutturazione dell’esistente<br />

per una migliore fruizione e sv<strong>il</strong>uppo delle aziende<br />

agricole e attività connesse. 6. Prepensionamento.<br />

Consentire <strong>il</strong> ricambio generazionale e l’ampliamento<br />

della dimensione aziendale (cosa già verificatesi come<br />

si evince dall’ultimo censimento agricolo). 7. Consentire<br />

la ricomposizione finanziaria, consentendo ai giovani<br />

imprenditori di insediarsi ed occuparsi in aziende da<br />

condurre e/o acquistare, usufruendo di tassi agevolati<br />

(ex L.R. 13/86 Art. 33 - ex POR, Misura 121) anche con<br />

retroattività. 8. Prorogare la convenzione con l’agenzia<br />

delle entrate per la defiscalizzazione della Tassa di Registro<br />

nel Trasferimento di fondi agricoli».<br />

«Molte imprese agricole, come tante altre di altri settori,<br />

hanno serie difficoltà economiche per <strong>il</strong> proseguo<br />

aziendale, la qual cosa porterà ad una smisurata riduzione<br />

del carico del personale, ad una sensib<strong>il</strong>e riduzione<br />

e/o annullamento degli investimenti ecc., con gravi<br />

ripercussioni nel tessuto sociale».<br />

Con queste parole <strong>il</strong> consigliere Navarra ha invitato<br />

l’assessore regionale a continuare <strong>il</strong> suo impegno per la<br />

riqualificazione dell’agricoltura sic<strong>il</strong>iana.<br />

All’incontro seguirà, certamente, una successiva fase di<br />

approfondimento della proposta lanciata dal presidente<br />

del CdA e dal direttore generale che nel frattempo stanno<br />

per formalizzare all’assessorato regionale all’agricoltura<br />

della Regione Sic<strong>il</strong>iana la bozza di convenzione che<br />

potrebbe essere siglata e che rappresenterebbe <strong>il</strong> punto<br />

di partenza per un miglioramento delle condizioni<br />

dell’agricoltore e dell’imprenditore agricolo sic<strong>il</strong>iano.


LA BANCA, L’ECONOMIA, LA FINANZA<br />

VIII edizione del B<strong>il</strong>ancio<br />

Sociale e di Missione<br />

della Banca Don Rizzo di Salvo Cartuccio<br />

Anche per l’anno 2010, la Banca Don Rizzo ha voluto redigere <strong>il</strong> proprio B<strong>il</strong>ancio Sociale<br />

e di Missione, giunto ormai all’ottava edizione, ponendosi l’obiettivo di fornire un quadro<br />

complessivo delle proprie attività e performance, di verificare la coerenza rispetto agli scopi<br />

sociali e statutari, di comunicare <strong>il</strong> valore creato ai propri portatori di interesse.<br />

Nel B<strong>il</strong>ancio si evidenzia lo stretto legame che intercorre tra la mission della Banca e la Carta dei Valori<br />

del Credito Cooperativo, definita nel Dicembre del 1999 in occasione del XII convegno nazionale<br />

di Riva del Garda, anche con riguardo alla nuova Carta della Coesione del Credito Cooperativo,<br />

approvata durante <strong>il</strong> XIII convegno tenutosi a Parma nel Dicembre 2005. Sul documento sono, infatti,<br />

riep<strong>il</strong>ogati i valori e la relazione tra la Banca ed i principali portatori di interesse, coerentemente con<br />

l’identità di impresa cooperativa e nel rispetto dei requisiti mutualistici.<br />

Il B<strong>il</strong>ancio Sociale e di Missione, nelle sue 96 pagine complessive, è articolato in quattro macro<br />

sezioni: l’identità aziendale in cui si racconta <strong>il</strong> vissuto della Banca, si definiscono la mission,<br />

58<br />

Le comunicazioni istituzionali<br />

l’assetto istituzionale, la struttura organizzativa e si <strong>il</strong>lustrano i risultati economici degli ultimi due anni; la relazione con i<br />

portatori di interesse che espone i momenti e gli strumenti di relazione con i Soci, i Clienti, i Collaboratori, i Fornitori e la<br />

Comunità Locale; <strong>il</strong> sistema “a rete” del Credito Cooperativo, in cui si evidenziano i vantaggi di appartenenza della Banca al<br />

sistema a rete e di coesione del Credito Cooperativo; <strong>il</strong> valore economico generato dalla Banca, proposto con una r<strong>il</strong>ettura<br />

in chiave sociale della contab<strong>il</strong>ità economica, in modo da evidenziare <strong>il</strong> valore aggiunto generato dalla Banca sul territorio.<br />

Il b<strong>il</strong>ancio sarà distribuito a tutti i soci che ne faranno richiesta e che prenderanno parte alle assemblee o agli eventi<br />

organizzati dalla Banca, ed è presente, in tutte le sue edizioni, a partire dal 2003, nella sezione documenti sociali del sito<br />

aziendale www.bancadonrizzo.it.<br />

Luoghi come destini collettivi<br />

L’esperienza delle adozioni a distanza come motore di innovazione<br />

culturale lungimirante<br />

di Giada Cuticchio<br />

Ciò che siamo è anche frutto di ciò che ci circonda. Il luogo<br />

in cui si vive determina <strong>il</strong> nostro comportamento, rappresenta<br />

la nostra identità. E’ un contenitore di opportunità di vita<br />

ma anche di minacce. Determina un codice genetico che<br />

sfugge alle logiche della razionalità ma che può determinare<br />

prepotentemente <strong>il</strong> destino di una persona ed anche di<br />

un’intera comunità. Quando nasce un bambino, ad esempio,<br />

non è così scontato che possa essere libero di esserlo e quando<br />

questo è un destino “collettivo” allora bisogna “agire” sul luogo.<br />

Un recente viaggio nel Chiapas, Messico, mi ha lasciato<br />

dentro <strong>il</strong> ricordo dei bambini delle comunità locali. Occhi<br />

neri, capelli neri, guance bruciate dal sole che si affacciava<br />

dalle alture della Sierra Madre, abiti coloratissimi. Ma ciò che<br />

veramente mi ha colpito era la loro naturalezza nel vendere<br />

manufatti artigianali ai turisti in visita al loro v<strong>il</strong>laggio.<br />

Bambini ma già lavoratori, più fortunati di altri appartenenti<br />

alla stessa comunità perché non chiedevano l’elemosina<br />

ma lavoravano. La cultura del lavoro in bambini così piccoli<br />

fa rabbia perche gli è stata rubata una spensieratezza che<br />

non potranno mai più riavere. I luoghi, quindi, come “ladri<br />

di sogni” in Messico, in Ecuador, come in tante altre parti<br />

del mondo. Anche in Italia, solo qualche decennio fa,<br />

questa era la normalità.<br />

Come realizzare <strong>il</strong> cambiamento? Attraverso l’evoluzione<br />

delle economie locali e, nel frattempo che ciò accada,<br />

tutelando i bambini che rappresentano <strong>il</strong> futuro.<br />

Ormai da alcuni anni, la Banca Don Rizzo, attraverso <strong>il</strong><br />

sostegno alle Casse Rurali Ecuadoriane, ha contribuito alla<br />

creazione di un sistema di microcredito locale che si pone<br />

come obiettivo l’attivazione di meccanismi virtuosi di crescita.<br />

Da quest’anno, inoltre, <strong>il</strong> Consiglio di Amministrazione ha<br />

stanziato dei fondi per l’adozione a distanza di una comunità<br />

di bambini dell’Ecuador nella convinzione che, laddove <strong>il</strong><br />

“sistema” è impegnato nel risollevare le sorti economiche di un<br />

luogo, non bisogna dimenticarsi che i bambini e i loro sogni<br />

rappresentano <strong>il</strong> vero volano di crescita di qualunque Paese.<br />

Banca Don Rizzo


Finanza ed economia reale e finanziaria<br />

59<br />

LA BANCA, L’ECONOMIA, LA FINANZA<br />

Bisogna saper perdere… di Marcello Ingrassia<br />

Non si tratta di bon ton, chiariamolo subito! Si tratta,<br />

invece, del giusto atteggiamento di un investitore che<br />

mette i propri capitali a disposizione di un altro soggetto.<br />

Quando questo avviene direttamente, senza la mediazione<br />

del mercato, la cautela e la ricerca d’informazioni sulla<br />

controparte sembrano a tutti l’atteggiamento più<br />

naturale. Quando si effettua la stessa operazione tramite <strong>il</strong><br />

mercato, molti sembrano dimenticarsi di questa naturale<br />

inclinazione e non valutano adeguatamente la possib<strong>il</strong>ità<br />

di non rientrare in possesso dei mezzi investiti, salvo poi<br />

strapparsi le vesti nel momento di un default o di una<br />

congiuntura particolarmente sfavorevole.<br />

La profonda crisi di mezza estate che imperversa sui<br />

mercati mondiali deve insegnare molto al risparmiatore:<br />

in prima istanza a non considerare alcuno strumento<br />

finanziario come esente da rischio. Quindi, a valutare, con<br />

gli strumenti a disposizione (quello molto imperfetto ed<br />

in parte politico del rating, le tante notizie disponib<strong>il</strong>i),<br />

la solidità dell’emittente. Infine, a scremare della parte<br />

emotiva le decisioni relative all’investimento, soprattutto<br />

evitando vendite dettate dal panico.<br />

N. 3 <strong>2011</strong><br />

Per fare un esempio di formalizzazione di quest’ultimo<br />

precetto, basti citare la regola dello “stop loss”, posta a<br />

fondamento dell’attività di trading professionale: nel<br />

momento in cui si acquista - a scopo speculativo <strong>–</strong> uno<br />

strumento finanziario, si definisce una soglia (inferiore<br />

di una percentuale data al prezzo d’acquisto) che, se<br />

superata al ribasso dal mercato, impone lo smob<strong>il</strong>izzo<br />

dello strumento e, quindi, la monetizzazione della<br />

perdita. Fare trading significa accettare e quantificare <strong>il</strong><br />

rischio di perdita, allo scopo di limitarlo.<br />

Per <strong>il</strong> risparmiatore non trader l’ottica è diversa e con un<br />

respiro temporale più ampio. L’esempio serva a rendere<br />

evidente l’animus che deve essere proprio di chi opera<br />

sui mercati finanziari.<br />

La base di ogni decisione d’investimento dev’essere la<br />

ricerca di una giusta remunerazione del capitale, ma<br />

bisogna saper modulare le scelte sul proprio prof<strong>il</strong>o<br />

di rischio, prendendo nell’adeguata considerazione<br />

la possib<strong>il</strong>ità di non guadagnare quanto ipotizzato o,<br />

peggio, di perdere parte anche cospicua della somma<br />

investita.


LA BANCA, L’ECONOMIA, LA FINANZA<br />

60<br />

Monetica<br />

Intervista ad Antonio Galiano,<br />

responsab<strong>il</strong>e del Servizio<br />

E-Bank di Iccrea Banca<br />

Carta BCC, una carta al passo con i tempi<br />

di Salvo Cartuccio<br />

Incontriamo <strong>il</strong> dott. Antonio Galiano, sic<strong>il</strong>iano, originario di Caltanissetta, che, con un bagaglio di importanti esperienze in<br />

Unicredit, Capitalia e American Express, ha assunto la Responsab<strong>il</strong>ità del Servizio E-Bank in Iccrea Banca da un paio d’anni.<br />

Galiano è stato recentemente nominato Vice Presidente di EAPS, Euro Alliance of Payment Schemes, <strong>il</strong> nuovo consorzio<br />

fra circuiti domestici, che canalizzano più del 50% dei pagamenti con carta a livello europeo. Attualmente rappresenta <strong>il</strong><br />

nostro sistema in seno ai board di VISA Italia, Consorzio Bancomat e MasterCard.<br />

Dott. Galiano, ci aiuti a capire come <strong>il</strong> settore delle carte di pagamento possa considerarsi <strong>il</strong> prodotto bancario<br />

moderno per eccellenza, al passo con i tempi e in grado di creare una relazione profonda e durevole con <strong>il</strong><br />

cliente.<br />

«Attualmente, nonostante la crisi economica e la tendenza dei titolari a razionalizzare le proprie carte, i dati dimostrano<br />

che <strong>il</strong> mercato interno al mondo del Credito Cooperativo è cresciuto. I clienti BCC hanno incrementato l’ut<strong>il</strong>izzo dello<br />

strumento di pagamento in termini complessivi. Evidentemente i clienti trovano nella CartaBcc una valida risposta alle<br />

principali esigenze di sicurezza, innovazione, flessib<strong>il</strong>ità, multicanalità, affidab<strong>il</strong>ità ed economicità, che appaiono oggi<br />

le chiavi per la riuscita del rapporto con <strong>il</strong> cliente bancario. La CartaBcc vuole e può posizionarsi come prezioso strumento<br />

di relazione e fare di queste componenti di servizio i propri punti di forza».<br />

Concretamente, come si traducono in prodotti e servizi le esigenze del mercato?<br />

«Il primo asset che vuole essere un punto di eccellenza per CartaBcc è la sicurezza, che si esprime in prima battuta<br />

attraverso la protezione del 100% contro le frodi. In caso di frode sulla carta infatti, salvo colpa grave del titolare, vengono<br />

rimborsate al 100% le spese addebitate. La tecnologia sta facendo passi da gigante con l’obiettivo di contenere <strong>il</strong><br />

fenomeno e dal canto suo CartaBcc ha introdotto da tempo <strong>il</strong> servizio “Acquisti Sicuri” che attiva i sistemi di protezione<br />

legati ai circuiti MasterCard e VISA per gli acquisti web. A questi strumenti si aggiungono le protezioni furto e rapina* che<br />

coprono i prelievi di contante e i beni acquistati con la carta nelle prime 24 ore dall’acquisto.<br />

Sul versante bancomat, la sicurezza è garantita dall’innovativa tecnologia che opera esclusivamente con abbinamento di<br />

microchip e codice pin, per la CartaBcc V PAY. Su circuito Maestro, la CartaBcc - la più diffusa nel nostro mercato - è stata<br />

dotata di un sistema di controlli “intelligente” che reagisce ad ogni comportamento anomalo.<br />

In termini di innovazione la CartaBcc su circuito MasterCard si posiziona sul mercato con un’anteprima assoluta: la<br />

protezione Acquisto Fac<strong>il</strong>e*. Attraverso la formula “soddisfatti o rimborsati” che si applica a tutti i beni acquistati con la<br />

carta. Il titolare ha 30 giorni di tempo per restituire un bene acquistato di cui non è soddisfatto ed essere rimborsato al<br />

100% della spesa. Acquisto Fac<strong>il</strong>e inoltre estende a tre anni complessivi la garanzia biennale di legge sui beni acquistati.<br />

Quanto alla flessib<strong>il</strong>ità, ogni CartaBcc può modificare <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o da<br />

saldo a revolving e <strong>il</strong> plafond originariamente attribuito senza bisogno<br />

di cambiare la plastica. Basta passare in banca. Ancora maggiore<br />

flessib<strong>il</strong>ità per le carte su circuito MasterCard che estendono <strong>il</strong> periodo<br />

di spesa fino a 58 giorni invece dei tradizionali trentasette.<br />

La risposta all’esigenza di economicità la fornisce ancora una volta la<br />

linea CartaBcc su circuito MasterCard, che premia gli ut<strong>il</strong>izzatori frequenti<br />

introducendo la gratuità delle commissioni di rinnovo e annua a fronte<br />

di una soglia minima di spesa annuale: se si usa, non si paga.<br />

Nell’ambito della strategia commerciale, un posto di primaria<br />

importanza detiene la multicanalità, tesa ad ampliare strumenti e<br />

modalità di comunicazione per raggiungere <strong>il</strong> più ampio numero di<br />

clienti, migliorando sempre di più la qualità del contatto di marca.<br />

Al canale del contatto diretto gestito dalle BCC, tramite la rete di<br />

Banca Don Rizzo


sportelli sul territorio, si affiancano così <strong>il</strong> web e <strong>il</strong> telefono.<br />

Il nuovo sito dedicato ai titolari www.cartabcc.it è oggi<br />

ancora più ricco di servizi e di fac<strong>il</strong>e navigazione. Tramite <strong>il</strong><br />

sito è infatti possib<strong>il</strong>e ricaricare le prepagate, registrarsi alle<br />

piattaforme SecurCode (MasterCard) e Verified by VISA, che<br />

permettono acquisti sicuri su Internet, verificare <strong>il</strong> saldo e<br />

i movimenti, ma soprattutto restare aggiornati sul mondo<br />

dei vantaggi in continua evoluzione di CartaBcc. È infatti<br />

appena stato lanciato <strong>il</strong> nuovo ClubCartaBcc, <strong>il</strong> circuito dei<br />

vantaggi e degli sconti dedicato ai titolari della CartaBcc,<br />

a cui si accede tramite uno spazio dedicato sempre sul<br />

sito www.cartabcc.it. Il Club riunisce gli esercenti e le PMI<br />

clienti delle BCC e rappresenta così un network selezionato<br />

di esercizi locali che regala grande visib<strong>il</strong>ità commerciale<br />

sul mondo dei titolari CartaBcc che attualmente sono circa<br />

due m<strong>il</strong>ioni e mezzo. Alle realtà locali sono affiancati marchi<br />

di livello internazionale, come Best Western e SmartBox,<br />

ampliando e qualificando sempre di più la rete del Club.<br />

Ancora in termini di multicanalità, gli operatori telefonici<br />

del Servizio Clienti, operativo 7 giorni su 7, dalle 8:30 alle<br />

20:30, rappresentano un supporto concreto e costante<br />

per i titolari, che in ogni momento possono conoscere<br />

<strong>il</strong> credito disponib<strong>il</strong>e sulla propria carta, risolvere tutti i<br />

piccoli e grandi problemi che si possono presentare ed<br />

essere sempre aggiornati sui servizi offerti. Il servizio è<br />

stato recentemente riunificato sotto un unico numero<br />

verde e rappresenterà sempre di più un nodo centrale di<br />

riferimento per <strong>il</strong> mondo dei titolari delle carte. Saranno<br />

infatti implementati i servizi erogati via telefono, fra i quali<br />

<strong>il</strong> reset della password di accesso alla parte riservata del<br />

sito. I titolari saranno così molto fac<strong>il</strong>itati nell’ut<strong>il</strong>izzo dei<br />

numerosi servizi di cui possono godere via web: non sarà<br />

più necessario passare in banca per ricevere la nuova<br />

password, basterà una semplice telefonata.<br />

La multicanalità si esprime anche in forma più prettamente<br />

commerciale, attraverso la forza di vendita che una rosa di<br />

61<br />

banche - fra le quali la Don Rizzo - sta testando per promuovere<br />

sul territorio <strong>il</strong> ventaglio di prodotti della linea CartaBcc.<br />

Tanti servizi, tanti canali si affiancano all’affidab<strong>il</strong>ità<br />

strutturale del nostro sistema rendendo di maggiore<br />

qualità <strong>il</strong> servizio sempre più relazionale che oggi viene<br />

offerto a clienti e soci.<br />

Ut<strong>il</strong>izzare la CartaBcc in tutte le sue potenzialità come<br />

piattaforma di relazione con la clientela può contribuire<br />

sensib<strong>il</strong>mente a rafforzare <strong>il</strong> legame che la BCC ha con <strong>il</strong><br />

proprio territorio».<br />

Il territorio appunto, <strong>il</strong> radicamento, la forza<br />

endogena delle BCC, la chiave del successo del mondo<br />

cooperativo. Ci dia ancora qualche esempio concreto<br />

in cui la CartaBcc ha consolidato <strong>il</strong> legame fra Banca di<br />

Credito Cooperativo e contesto economico e sociale.<br />

«Penso immediatamente alla CartaBcc Ateneum, che si<br />

presta a concretizzare importanti iniziative che interessano<br />

le università locali, dall’accesso ai servizi quali mense<br />

e biblioteche, all’attribuzione di borse di studio e al<br />

coinvolgimento diretto degli studenti universitari, che<br />

rappresentano probab<strong>il</strong>mente uno dei migliori segmenti di<br />

clientela di domani. Diverse università, fra le quali Salerno,<br />

Partenope (Napoli), Sannio (Benevento) e Padova, si sono<br />

già dotate della CartaBcc Ateneum e hanno concretizzato<br />

br<strong>il</strong>lanti progetti, aprendosi alla creatività delle associazioni<br />

degli studenti e le realtà commerciali del territorio.<br />

Ancora servizi a forte impatto territoriale nell’ambito<br />

della piattaforma CartaBcc si concentrano nella carta del<br />

tifoso, che abbina le recenti norme di legge sulla sicurezza<br />

negli stadi alla passione per la propria squadra del cuore.<br />

Carte del tifoso sono già state realizzate per i club Cesena<br />

Calcio, Catania e Grosseto. Sono queste solo alcune delle<br />

declinazioni possib<strong>il</strong>i per la piattaforma CartaBcc, che<br />

si candida sempre di più quale strumento di relazione, <strong>il</strong><br />

biglietto da visita del sistema BCC».<br />

* Le Protezioni assicurative, gratuite per i titolari, sono offerte dalle polizze di assicurazione contratte da Iccrea Banca S.p.A. con BCC Assicurazioni SpA e ALA<br />

Assicurazioni S.p.A. - Gruppo Sara. Per termini, condizioni e modalità di reclamo, consulta <strong>il</strong> materiale informativo della carta reperib<strong>il</strong>e presso la tua f<strong>il</strong>iale o nel<br />

sito internet www.cartabcc.it nella sezione I servizi, Coperture Assicurative CarteBcc e Acquisto Fac<strong>il</strong>e.<br />

N. 3 <strong>2011</strong>


LA BANCA, L’ECONOMIA, LA FINANZA<br />

62<br />

Focus di approfondimento<br />

Trasparenza e credito<br />

ai consumatori<br />

La normativa relativa ai rapporti con i consumatori e,<br />

più in generale, con le famiglie in materia di servizi<br />

bancari, è stata profondamente modificata negli ultimi<br />

due anni (gli interventi normativi hanno interessato le<br />

disposizioni in materia di trasparenza, soluzione delle<br />

controversie, antiterrorismo e antiriciclaggio, usura, servizi<br />

di pagamento, prestiti contro cessione del quinto, carte di<br />

credito e, infine, di credito ai consumatori).<br />

Un passaggio normativo fondamentale è costituito<br />

dal recepimento della direttiva europea sul credito ai<br />

consumatori.<br />

La direttiva europea del 2008 (2008/48/CE) è dedicata<br />

alla regolamentazione dei contratti di credito ai<br />

consumatori e persegue la “piena armonizzazione” delle<br />

regole, per garantire un livello elevato ed equivalente di<br />

tutela dei consumatori dell’Unione Europea e favorire la<br />

libera circolazione delle offerte di credito “nelle migliori<br />

condizioni sia per gli operatori dell’offerta sia per i soggetti<br />

che rappresentano la domanda”.<br />

Essa prevede, innanzitutto, <strong>il</strong> rafforzamento e l’estensione<br />

dei poteri amministrativi inibitori e delle sanzioni per<br />

contrastare le violazioni delle disposizioni in materia di<br />

trasparenza, anche se concernenti rapporti diversi dal<br />

credito al consumo, al fine di assicurare un’adeguata<br />

reazione a fronte dei comportamenti scorretti a danno<br />

della clientela e migliorare la tutela dell’intera sfera<br />

dell’agire finanziario del consumatore.<br />

In particolare <strong>il</strong> D.Lgs. 41/2010 e successive modifiche ha<br />

introdotto novità specifiche sulla disciplina del credito ai<br />

consumatori.<br />

di Rosario Maltese<br />

Il contratto di credito è un contratto con cui un finanziatore<br />

concede o si impegna a concedere a un consumatore<br />

(persona fisica che agisce per scopi estranei all’attività<br />

imprenditoriale, commerciale, artigianale o professionale<br />

eventualmente svolta) un credito sotto forma di d<strong>il</strong>azione<br />

di pagamento, di prestito o di altra fac<strong>il</strong>itazione finanziaria<br />

per un importo compreso tra 200 e 75.000 euro.<br />

Tra le principali esclusioni dall’ambito di applicazione della<br />

normativa si trovano i finanziamenti garantiti da ipoteca<br />

su beni immob<strong>il</strong>i di durata superiore a 5 anni.<br />

Nella fase pre-contrattuale sono previsti specifici obblighi<br />

in capo al soggetto finanziatore in tema di:<br />

• Annunci pubblicitari;<br />

• Trasparenza;<br />

• Assistenza al consumatore;<br />

• Verifica del merito creditizio;<br />

Il finanziatore deve fornire al consumatore chiarimenti<br />

adeguati, in modo che questi possa valutare se <strong>il</strong> contratto<br />

di credito proposto sia adatto alle sue esigenze e alla<br />

sua situazione finanziaria, eventualmente <strong>il</strong>lustrando le<br />

informazioni precontrattuali, le caratteristiche essenziali<br />

dei prodotti proposti e gli effetti specifici che possono<br />

avere sul consumatore, incluse le conseguenze del<br />

mancato pagamento.<br />

Nella fase post-contrattuale le novità principali riguardano:<br />

• Diritto di recesso da parte del consumatore;<br />

• Rimborso totale o parziale del debito;<br />

• Modifica un<strong>il</strong>aterale da parte del finanziatore delle<br />

condizioni economiche;<br />

• Comunicazioni periodiche.<br />

La normativa in materia di trasparenza è in continua<br />

evoluzione con l’obiettivo esplicito costituito dal<br />

raggiungimento di un livello di tutela del consumatore<br />

adeguato e sufficiente ad assicurare la fiducia dei<br />

consumatori.<br />

La tutela del consumatore è <strong>il</strong> presupposto essenziale,<br />

sia per una condizione di equità verso i cittadini ma<br />

soprattutto per consolidare i meccanismi fiduciari che si<br />

pongono alla base del funzionamento di un mercato del<br />

credito al consumo integrato.<br />

Questa, rappresenta una condizione alla base della<br />

libera circolazione delle offerte di credito e delle migliori<br />

condizioni possib<strong>il</strong>i, sia per gli operatori dell’offerta che<br />

per i consumatori finali.<br />

Banca Don Rizzo


Focus di approfondimento<br />

63<br />

LA BANCA, L’ECONOMIA, LA FINANZA<br />

L’agenzia di Valderice<br />

nel “Territorio” di Nicola Quartana<br />

Se lo slogan “banca del territorio” è diventato, ormai da qualche tempo, sinonimo delle Banche di Credito Cooperativo<br />

perchè queste sostengono nel territorio non solo l’operatività ma anche <strong>il</strong> potere decisionale (piedi, testa e cuore), per<br />

l’agenzia di Valderice questa definizione assume in pieno tale significato dato che <strong>il</strong> suo “Territorio” ha una estensione<br />

decisamente considerevole.<br />

L’agenzia di Valderice opera, infatti, su un’area di circa 255 Kmq (ex Agro Ericino) con una popolazione residente di oltre<br />

24.000 abitanti. Il suo vasto territorio spazia fra la costa, comprendente zone a vocazione marina come Bonagia, Cornino<br />

e San Vito Lo Capo ed un entroterra a vocazione agricola come le zone di Crocci, Chiesanuova, Lenzi, Buseto Palizzolo<br />

per arrivare fino alle zone montuose come Erice vetta che per la sua posizione geografica ed <strong>il</strong> suo borgo medievale è<br />

meta turistica internazionale e come Custonaci famosa in tutto <strong>il</strong> mondo per <strong>il</strong> suo pregiato marmo.<br />

La presenza in Valderice della Banca Don Rizzo oggi e della BCC Ericina prima (questa esisteva fin dal 1903) e’ stata ed<br />

è di notevole importanza ed ha fortemente contribuito e contribuisce, tuttora, alla crescita economica e sociale del<br />

territorio favorendo gli investimenti delle famiglie e di quel tessuto di piccole e medie imprese che rappresentano le<br />

forze migliori dell’economia delle piccole comunità. Questo nostro<br />

modo di operare, in un periodo di grande crisi economica come<br />

quello che stiamo attraversando, ha portato i suoi frutti ed infatti i<br />

soci ed i clienti ci riconoscono che, a differenza delle altre banche<br />

che operano in zona, noi non abbiamo chiuso, indiscriminatamente,<br />

<strong>il</strong> rubinetto del credito non aggiungendo, in tal modo, ulteriori<br />

problemi a quelli già esistenti. Per <strong>il</strong> futuro, come agenzia di<br />

Valderice, vogliamo soprattutto impegnarci ad interpretare con<br />

ancora maggiore incisività <strong>il</strong> nostro ruolo di banca che persegue<br />

l’obiettivo di favorire <strong>il</strong> benessere (che è molto più dell’aumento<br />

della ricchezza) nell’ambito della nostra comunità.<br />

L’agenzia di Casa Santa<br />

nel territorio ericino di Michele Cottone<br />

L’agenzia di Casa Santa della Bcc Don Rizzo è sorta nel lontano 1975 ed ha sempre operato sul territorio ericino avendo, come<br />

clientela principale, le famiglie. Èuna realtà dove scarseggiano le aziende e dove sono presenti solo piccole attività commerciali.<br />

Dal 2000 ci si è posto l’obiettivo di allargare <strong>il</strong> bacino di utenza anche<br />

tenendo conto che la BCC Don Rizzo è una banca del territorio che ha<br />

rapporti diretti con la clientela così si è passati dai 3.5 m<strong>il</strong>ioni di euro degli<br />

impieghi ai 13 m<strong>il</strong>ioni attuali e dai 7 m<strong>il</strong>ioni dei depositi ai 13,5 attuali.<br />

L’incremento è stato dovuto al fatto che ancora i nostri sportelli<br />

operano con la clientela alla vecchia maniera cercando di dare risposte<br />

immediate ed adeguate alle esigenze della stessa. Si sono avvicinate<br />

diverse aziende che operano nei più svariati settori dell’ed<strong>il</strong>izia, della<br />

costruzione e della fornitura di accessori per piscine, della costruzione<br />

di materie plastiche e della costruzione e installazione di ascensori<br />

che, nonostante la non vicinanza con <strong>il</strong> nostro Istituto, ci hanno<br />

preferito per i rapporti che si riesce ad intrattenere.<br />

Si prevede un miglioramento per <strong>il</strong> futuro, nonostante la situazione<br />

economica attuale non sia delle più rosee.<br />

N. 3 <strong>2011</strong>


LA BANCA, L’ECONOMIA, LA FINANZA<br />

64<br />

BCC a confronto<br />

Il Credito Trevigiano,<br />

da oltre 100 anni una mano<br />

al territorio di Umberto Longo<br />

Il Credito Trevigiano opera attivamente sul territorio locale,<br />

dove raccoglie i risparmi e riversa gli affidamenti e gli<br />

interventi di socialità, creando valore economico, sociale e<br />

culturale a beneficio dei soci, dei clienti e delle collettività.<br />

Infatti, come afferma <strong>il</strong> Presidente della Banca, dott. Nicola<br />

Di Santo: “Se venisse a mancare <strong>il</strong> Credito Trevigiano, <strong>il</strong><br />

territorio non perderebbe solo una banca ma un poliedrico<br />

attore della società in cui opera”.<br />

Lo sv<strong>il</strong>uppo promosso dalla Banca è inteso nel suo significato<br />

più ampio al di là del dato economico. Tale sv<strong>il</strong>uppo si<br />

manifesta grazie ad un impegno su vari fronti, con punte<br />

di eccellenza che vanno dalla socialità alla formazione,<br />

dall’ambiente alla salute fino alla finanza etica.<br />

L’acquisto, nel 2005, di V<strong>il</strong>la Emo, opera palladiana divenuta<br />

sede della banca, è simbolo del suo impegno, volto a<br />

salvaguardare questa opera “patrimonio dell’umanità”,<br />

restituendola ad una nuova e più moderna funzione<br />

economica, culturale e socio-ambientale.<br />

Negli ultimi anni, attraverso l’intensa attività della Fondazione<br />

V<strong>il</strong>la Emo, <strong>il</strong> complesso è divenuto <strong>il</strong> palco dal quale valorizzare<br />

numerose iniziative culturali, spettacoli e concerti.<br />

Il Credito Trevigiano è inoltre la prima banca locale<br />

certificata EMAS ed ISO 14001, che fin dal 2004 affianca<br />

ad un impegno diretto per la salvaguardia ambientale, la<br />

diffusione e <strong>il</strong> sostegno finanziario dell’energia pulita.<br />

Numerose le iniziative in campo culturale, sociale e<br />

formativo: la banca sostiene con successo Scuola Per<br />

Genitori (percorso formativo per <strong>il</strong> rapporto genitori-figli,<br />

con la direzione scientifica del Prof. Crepet), tiene corsi<br />

per giovani imprenditori, promuove concorsi a tema per<br />

studenti e, <strong>il</strong> primo Master annuale postdiploma “Esperto di<br />

Credito Cooperativo”.<br />

Dall’impegno per la salute e <strong>il</strong> benessere nasce la Società<br />

di Mutuo Soccorso Vitapiù, che eroga servizi di assistenza<br />

sanitaria integrativa a Soci e Clienti del Credito Trevigiano.<br />

La finanza etica trova quotidiana attuazione attraverso<br />

finanziamenti agevolati a enti e associazioni no-profit,<br />

microcredito in favore di soggetti bisognosi segnalati da<br />

Caritas, Enti e cooperative sociali oltre a numerosissime<br />

erogazioni di beneficenza e solidarietà che contribuiscono<br />

a creare <strong>il</strong> tessuto sociale su cui si fonda una sana comunità.<br />

Credito Trevigiano<br />

La storia del Credito Trevigiano affonda le radici tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900, in un territorio contadino devastato dalla<br />

povertà. La lungimiranza di alcuni notab<strong>il</strong>i locali e l’attenta guida dei parroci diedero vita a quella particolare forma di mutua<br />

assistenza conosciuta col nome di Casse Rurali ed Artigiane. Caerano di San Marco 1896, Vedelago 1901, S.Andrea O.M. di<br />

Castelfranco Veneto 1902: queste le date di nascita di tre realtà che, in momenti e modi diversi, incrociarono e misero insieme<br />

<strong>il</strong> proprio destino. Il Credito Trevigiano assume l’attuale denominazione solo nel 1996, autentica Banca di Credito Cooperativo.<br />

Con i suoi 31 sportelli offre oggi una copertura cap<strong>il</strong>lare ad oltre 50 Comuni nel territorio compreso tra Vedelago, Castelfranco<br />

Veneto, Treviso, Bassano del Grappa e la pedemontana veneta. Continua ad operare ispirandosi ai principi cooperativi della<br />

mutualità senza fini di speculazione, promuovendo in vari modi la crescita sostenib<strong>il</strong>e della comunità.<br />

Banca Don Rizzo


65<br />

LA BANCA, L’ECONOMIA, LA FINANZA<br />

La Banca Don Rizzo:<br />

una storia di opportunità<br />

Ricordo come fosse oggi <strong>il</strong> mio primo incontro con la<br />

Banca Don Rizzo.<br />

Ero stata invitata a presentare un lavoro ad un importante<br />

congresso a San Francisco, ma i fondi del mio Dipartimento<br />

erano esauriti ed io, come dottoranda, non avrei potuto<br />

affrontare una spesa così importante da sola. Non sarei<br />

potuta andare. Sarebbe bastato questo a fermare <strong>il</strong> mio<br />

sogno. Non fu così. Non smisi di cercare una soluzione e un<br />

giorno, raccontando ad un amico di questo impedimento,<br />

mi disse: “Perché non presenti <strong>il</strong> tuo progetto alla Banca Don<br />

Rizzo? è una banca che investe sulle persone, potresti avere<br />

una chance”.<br />

Mi precipitai a casa a leggere in internet tutto ciò che<br />

poteva aiutarmi a capire meglio la f<strong>il</strong>osofia del “mondo<br />

Don Rizzo”, e mi piacque ciò che lessi. A quel punto mi<br />

toccava solo appurare se le parole corrispondevano ai fatti.<br />

Vestita della peggior faccia tosta che possedevo, chiesi<br />

un appuntamento con la Dirigenza, e dopo le prime<br />

presentazioni esordii dicendo: “…voi siete una banca che<br />

investe sul territorio, le persone e <strong>il</strong> futuro, quindi non potete non<br />

N. 3 <strong>2011</strong><br />

Il progetto giovani della Banca<br />

di Mariangela Grimaudo<br />

investire su di me!”. Ricordo ancora <strong>il</strong> sorriso che comparve<br />

sul loro volto, forse perché al di là della mia sfacciataggine<br />

avevano riconosciuto la mia determinazione e la mia<br />

caparbietà, o forse li avevo semplicemente divertiti.<br />

Fatto sta che <strong>il</strong> mio progetto fu esaminato e barattato con<br />

<strong>il</strong> primo lavoro che feci per loro.<br />

E San Francisco non fu mai così vicina. Quel giorno la<br />

Don Rizzo fu per me l’incoraggiante certezza che c’è una<br />

Sic<strong>il</strong>ia che crede nel futuro e che è disposta ad investire<br />

su chi crede in sé. Una Sic<strong>il</strong>ia come me. Ma quell’incontro<br />

fu molto di più, non solo mi rese capace di contare anche<br />

sulla mia terra, ma mi rese chiaro che prima o poi anche io<br />

avrei investito su di essa. Dopo anni trascorsi tra estero e<br />

Roma, oggi quel sogno di lavorare al futuro della mia amata<br />

Sic<strong>il</strong>ia è realtà. Realtà resa possib<strong>il</strong>e da quel sodalizio nato<br />

quel giorno. Oggi quel sogno è un progetto che conduco<br />

con la Banca Don Rizzo e con la Federazione delle Banche<br />

di Credito Cooperativo.Progetti che danno vita alla visione<br />

che tanto ci accomuna. Un futuro esiste anche in Sic<strong>il</strong>ia per<br />

chi decide di costruirlo.<br />

Banca Don Rizzo Stage formativo<br />

Mettere in campo le competenze acquisite durante <strong>il</strong><br />

percorso di studio rappresenta, da sempre, l’aspirazione<br />

massima dei giovani che, lasciati i testi scolastici e<br />

universitari, si affacciano nel “mondo del lavoro”. Oggi<br />

detto approccio avviene sempre più sovente per mezzo<br />

di uno stage, ovvero quella “fase” di formazione che<br />

consente ai giovani di sperimentare un primo approccio<br />

con <strong>il</strong> lavoro, circostanza che consente di avere una<br />

valutazione più realistica delle esigenze delle imprese,<br />

spesso caricate di attese durante gli anni universitari.<br />

Lo stage, in quest’ottica, si pone indubbiamente<br />

come <strong>il</strong> momento iniziale del percorso lavorativo e<br />

offre l’opportunità di avvicinarsi, gradualmente ed<br />

efficacemente al lavoro più corrispondente alle attese<br />

maturate con l’investimento formativo. Le imprese,<br />

alla luce delle suddette considerazioni, danno, ormai<br />

da anni, grande importanza allo stage formativo. In<br />

di Francesca Fundarò<br />

particolare la mia esperienza, maturata all’interno<br />

di un Istituto di credito, più precisamente la Banca<br />

di Credito Cooperativo Don Rizzo di Alcamo, mi<br />

ha consentito in primis di sv<strong>il</strong>uppare una profonda<br />

socializzazione alla vita lavorativa, aspetto al quale<br />

la Banca Don Rizzo è particolarmente sensib<strong>il</strong>e e, in<br />

secondo luogo, di misurarmi concretamente nel campo<br />

professionale mettendo in pratica ciò che ho imparato<br />

sui testi universitari. Questi momenti di socializzazione<br />

all’interno della Banca Don Rizzo avvengono soprattutto<br />

con <strong>il</strong> “gruppo giovani”. Un gruppo che si propone di<br />

far conoscere, anche al di fuori dell’Istituto stesso, le<br />

opportunità formative che la banca offre ai giovani<br />

laureati affinché possano più fac<strong>il</strong>mente inserirsi nel<br />

mondo del lavoro. Sta ora ai giovani prendere atto delle<br />

iniziative delle imprese. Iniziative che certamente vi<br />

permetteranno e ci permetteranno di fare quel lavoro<br />

per <strong>il</strong> quale abbiamo tanto studiato.


FILO DIRETTO<br />

66<br />

Con Noi<br />

Limitazioni all’uso del contante<br />

e dei titoli al portatore di Giancarlo Di Pasquale<br />

L’antiriciclaggio ha come finalità quella di impedire tutte<br />

le operazioni dirette ad attribuire un aspetto lecito a<br />

capitali, frutto, invece, di reato. Il Legislatore, a partire<br />

dagli anni Novanta, ha prestato sempre di più maggiore<br />

attenzione a tale fenomeno ponendo, tra l’altro, dei<br />

limiti stringenti alla circolazione del contante e dei<br />

titoli al portatore. Il contenimento di questi strumenti<br />

di pagamento, anonimi per antonomasia, costituisce<br />

uno dei cardini della lotta al riciclaggio. L’intendimento<br />

è quello, infatti, di spingere verso l’uso di strumenti<br />

di pagamento maggiormente rispondenti a criteri di<br />

tracciab<strong>il</strong>ità, come i bonifici, i Rid, gli assegni, le carte<br />

di credito e di debito. In questo modo le esigenze<br />

Qui di seguito si riportano sinteticamente le disposizioni di legge vigenti in materia.<br />

di trasparenza, che costituiscono un connotato<br />

essenziale per un mercato moderno ed impermeab<strong>il</strong>e<br />

alle distorsioni provenienti dalla criminalità, sono<br />

maggiormente tutelate.<br />

Il Legislatore, per favorire la tracciab<strong>il</strong>ità delle operazioni,<br />

ha posto dei limiti all’uso del contante, recentemente<br />

modificati con la cosiddetta “Manovra bis” varata dal<br />

Governo lo scorso 13 agosto, così come anche ha<br />

ridotto la possib<strong>il</strong>ità di emettere assegni bancari e<br />

postali, vincolandone la circolazione al rispetto di criteri<br />

determinati, ed ha definito, inoltre, <strong>il</strong> saldo massimo<br />

entro <strong>il</strong> quale è consentita l’esistenza di libretti di<br />

deposito a risparmio al portatore.<br />

Pagamenti in contanti<br />

È ammesso <strong>il</strong> trasferimento tra vivi di denaro contante, di titoli al portatore, effettuato a qualsiasi titolo tra soggetti<br />

diversi, quando <strong>il</strong> valore oggetto di trasferimento è complessivamente inferiore ad Euro 2.500. Il trasferimento di<br />

somme di importo superiore al limite citato può tuttavia essere eseguito per <strong>il</strong> tramite di banche, Poste Italiane<br />

S.p.A ed istituti di moneta elettronica. La Legge, al fine di impedire elusioni surrettizie del principio, ha previsto che <strong>il</strong><br />

trasferimento sia vietato anche nel caso in cui venissero effettuati più pagamenti inferiori alla soglia, artificiosamente<br />

frazionati in quanto collegati ad un’unica operazione.<br />

Assegni<br />

Gli assegni bancari e postali devono recare, oltre all’indicazione del beneficiario, la clausola di non trasferib<strong>il</strong>ità. E’<br />

ammessa l’emissione di assegni privi della clausola di intrasferib<strong>il</strong>ità se l’importo è inferiore ad Euro 2.500, ma i relativi<br />

moduli di assegno sono assoggettati ad un imposta di bollo di Euro 1,50 ciascuno. Il r<strong>il</strong>ascio di assegni circolari, vaglia<br />

postali e cambiari è sottoposto alle medesime regole.<br />

Libretti di deposito<br />

Il saldo dei libretti di deposito bancari o postali al portatore deve essere inferiore ad Euro 2.500.<br />

Il trasferimento tra vivi, a qualsiasi titolo, dei libretti di deposito bancari o postali, indipendentemente dall’importo<br />

del saldo, è condizionato alla comunicazione alla banca da parte del cedente e del cessionario,<br />

da effettuarsi entro trenta giorni dall’evento. La banca, a sua volta, provvederà ad<br />

annotare nei propri archivi i dati del nuovo possessore.<br />

Entro <strong>il</strong> prossimo 30 settembre i libretti di<br />

deposito a risparmio di importo<br />

pari o superiore ad Euro 2.500<br />

dovranno essere ridotti al di<br />

sotto della soglia citata o<br />

trasformati in nominativi.<br />

Banca Don Rizzo


Con Noi<br />

67<br />

FILO DIRETTO<br />

Il Centro Studi Don Rizzo<br />

Intervista al presidente Enzo Nuzzo<br />

Presidente Nuzzo può spiegare cos’è un Centro<br />

Studi di origine bancaria? Quello della Don Rizzo,<br />

nello specifico, naturalmente. Come funziona e di<br />

cosa si occupa?<br />

«Un Centro Studi di origine bancaria è una trovata<br />

straordinaria per separare l’attività bancaria da quella del<br />

no profit e del culturale,. Certo non si poteva immaginare<br />

che, come per le altre banche, anche per la BCC Don<br />

Rizzo, <strong>il</strong> centro studi potesse conquistare un ruolo così<br />

importante nel territorio. E per questo ringrazio chi mi<br />

ha preceduto alla guida dello stesso. Il Centro Studi Don<br />

Rizzo, oggi più di ieri, è chiamato a fornire risposte culturali<br />

e sociali a cui spesso altri enti e soggetti preposti, da soli,<br />

non riescono a soddisfare. Il Centro Studi invece progetta<br />

e organizza insieme alla Banca e ad altri Enti iniziative<br />

ut<strong>il</strong>i ad affrontare i nuovi bisogni culturali e sociali del<br />

territorio nel quale operiamo. Ne sono testimonianza le<br />

tante attività che negli anni si sono proposte al territorio<br />

e alle comunità che in esso si stanziano».<br />

Che legame esiste tra Centro Studi Don Rizzo e<br />

territorio?<br />

«La Don Rizzo aveva e ha un suo territorio di attività. La<br />

BCC è <strong>il</strong> frutto del risparmio degli operai, degli impiegati,<br />

dei lavoratori autonomi, delle imprese, delle famiglie del<br />

territorio. Esiste, quindi, una fortissima compenetrazione<br />

tra territorio, banca e centro studi. Il Centro Studi Don<br />

Rizzo si pone nel mezzo, è <strong>il</strong> soggetto chiamato a restituire<br />

i frutti del patrimonio al territorio che l’ha generato. Ecco<br />

perché diciamo di essere al servizio della comunità, non<br />

facciamo altro che restituire alla comunità alcuni dei<br />

N. 3 <strong>2011</strong><br />

di Antonio Fundarò<br />

proventi dell’economia e dei suoi risparmi sotto servizi<br />

culturali, sociali, identitari. In tempi di globalizzazione<br />

<strong>il</strong> Centro Studi Don Rizzo ha un duplice ruolo: deve<br />

rafforzare l’identità di un territorio e difendere <strong>il</strong> rapporto<br />

tra banca e tessuto imprenditoriale locale».<br />

Come nasce e qual è l’iter di un progetto tipo del<br />

Centro Studi?<br />

««Il Centro Studi, in collaborazione con le Istituzioni locali,<br />

con i privati cittadini, con la stessa Banca Don Rizzo,<br />

<strong>il</strong> Consiglio Direttivo del Centro Studi studia, valuta, e<br />

promuove le iniziative culturali, sociali ed economiche<br />

del territorio d’appartenenza priv<strong>il</strong>egiando le attività<br />

culturali nell’ambito giovan<strong>il</strong>e. Il Centro Studi si assume<br />

la responsab<strong>il</strong>ità, in prima persona, del buon esito<br />

dei progetti, facendosi carico anche degli insuccessi.<br />

Priv<strong>il</strong>egeremo, naturalmente come sempre si è fatto, la<br />

qualità dei progetti, sperimentando sistemi innovativi».<br />

Per concludere, quale aspetto peculiare del Centro<br />

Studi e delle sue attività vorrebbe fosse recepita<br />

dal territorio?<br />

«In questa direzione a differenza del privato, che<br />

nell’investimento cerca solo profitto, <strong>il</strong> Centro Studi Don<br />

Rizzo, si pone l’obiettivo della ricaduta sociale perché<br />

<strong>il</strong> nostro territorio ha essenzialmente bisogno di scelte<br />

culturali e sociali forti. La BCC Don Rizzo, con <strong>il</strong> suo Centro<br />

Studi, non vuole sottrarsi, ne può farlo per un impegno<br />

con <strong>il</strong> suo fondatore, a questa responsab<strong>il</strong>ità sociale. Io<br />

in questo senso e con questa responsab<strong>il</strong>ità guiderò <strong>il</strong><br />

Centro Studi Don Rizzo».


FILO DIRETTO<br />

68<br />

Le iniziative per la cultura e la solidarietà<br />

L’Avis in provincia di Trapani<br />

Una storia di solidarietà e di successo<br />

Venire incontro alle esigenze del prossimo è un<br />

pensiero condiviso da tanti, e tanti sono i volontari<br />

che, giornalmente, si danno da fare in tal senso. Trovare<br />

<strong>il</strong> modo, <strong>il</strong> tempo, le risorse per farlo, non sempre è<br />

così fac<strong>il</strong>e, e tanti sono, di contro, quelli che alla fine<br />

rinunciano a fare qualcosa che vorrebbero fare.<br />

Ci sono modi, però, che rendono semplice dimostrare<br />

e testimoniare <strong>il</strong> senso e la cultura della generosità<br />

umana: donare <strong>il</strong> sangue né è una chiara e lampante<br />

dimostrazione.<br />

Ed anche a questo si sarà sicuramente ispirato <strong>il</strong><br />

dott. Vittorio Formentano, che nel 1927, a M<strong>il</strong>ano,<br />

fondò l’Associazione Volontari Italiani del Sangue, poi<br />

ufficialmente costituita nel 1946 e riconosciuta nel 1950<br />

con una legge dello Stato Italiano, definendo, già nelle<br />

prime bozze dello statuto, i principi che ancora guidano<br />

l’associazione: venire incontro alla crescente domanda di<br />

sangue, avere donatori pronti e controllati nella tipologia<br />

del sangue e nello stato di salute, lottare per eliminare<br />

la compravendita del sangue, donare gratuitamente<br />

sangue a tutti, senza alcuna discriminazione.<br />

Oggi l’AVIS è un ente privato con personalità giuridica e<br />

finalità pubblica e concorre ai fini del Servizio Sanitario<br />

Nazionale in favore della collettività, fondando la<br />

sua attività istituzionale ed associativa sui principi<br />

costituzionali della democrazia, della partecipazione<br />

sociale e sul volontariato quale elemento centrale e<br />

strumento insostituib<strong>il</strong>e di solidarietà umana.<br />

In provincia di Trapani l’Avis opera attraverso una<br />

sezione Provinciale che, costituita nel dicembre del<br />

1977, ha oggi raggiunto significativi risultati che<br />

hanno permesso, tra l’altro, di rendere autosufficiente<br />

la provincia per <strong>il</strong> fabbisogno di sangue, nonché, come<br />

precisa <strong>il</strong> Presidente provinciale, Giuseppe Bivona, “di<br />

costituire una cassaforte di solidarietà anche per le zone<br />

carenti, regionali ed extra regionali”. Dalla relazione<br />

presentata alla scorsa Assemblea Avis Provinciale,<br />

tenutasi a Calatafimi-Segesta, appare evidente come<br />

negli anni sia stato pressoché costante l’incremento del<br />

numero dei soci e delle donazioni effettuate.<br />

Oggi l’AVIS, in provincia di Trapani, è presente in 15<br />

comuni (Calatafimi-Segesta, Campobello di Mazara,<br />

Castellamare del Golfo, Castelvetrano, Gibellina,<br />

Marsala, Mazara del Vallo, Paceco, Partanna, Petrosino,<br />

Salaparuta, Salemi, Santa Ninfa, Trapani e Valderice),<br />

dove, conta su 5.071 soci che hanno garantito, nel 2010,<br />

9.064 donazioni, ben più delle già ragguardevoli 8.604<br />

registrare nel 2009.<br />

di Nicola La Rocca<br />

“Siamo soddisfatti dei risultati che stiamo centrando<br />

- conferma <strong>il</strong> Presidente Bivona -, ma nostro obiettivo<br />

è far crescere <strong>il</strong> numero di soci, di nuovi donatori, e<br />

di raggiungere le due donazioni l’anno per singolo<br />

socio; è indispensab<strong>il</strong>e per far fronte alla crescente<br />

richiesta di sangue, dei suoi componenti e suoi derivati,<br />

che si registra sia in provincia che su tutto <strong>il</strong> territorio<br />

nazionale. Inoltre, vanno sensib<strong>il</strong>izzate maggiormente le<br />

donazioni per coprire i picchi di fabbisogno stagionali,<br />

particolarmente evidenti nella stagione estiva”.<br />

“Una particolare soddisfazione <strong>–</strong> prosegue <strong>il</strong> Presidente<br />

- l’abbiamo nel vedere sempre più giovani avvicinarsi<br />

all’AVIS, ed iniziare ad effettuare donazioni. E’ importante<br />

per noi proseguire nelle azioni di promozione<br />

coinvolgendo in primo luogo, proprio i giovani<br />

che spesso, e contrariamente a quanto si potrebbe<br />

pensare, si mostrano molto sensib<strong>il</strong>i alle tematiche del<br />

volontariato e della solidarietà sociale”.<br />

Nei suoi 34 anni di storia, l’AVIS in provincia di Trapani<br />

ha garantito a tutta la collettività l’indispensab<strong>il</strong>e e<br />

spesso vitale accesso ad una risorsa come <strong>il</strong> sangue che,<br />

non essendo riproducib<strong>il</strong>e in laboratorio, necessità della<br />

presenza costante di un buon numero di donatori. Ha<br />

dato dimostrazione di come la cultura della generosità<br />

umana genera una mutualità efficiente, non solo per gli<br />

associati, ma per l’intera collettività.<br />

“Donare <strong>il</strong> sangue non è un dovere - conclude <strong>il</strong><br />

Presidente Bivona - ma è <strong>il</strong> modo per garantire a tutti <strong>il</strong><br />

diritto alla vita”.<br />

Banca Don Rizzo


N. 3 <strong>2011</strong><br />

Le iniziative per la cultura e la solidarietà<br />

69<br />

FILO DIRETTO<br />

L’Aido una realtà anche trapanese<br />

Impegno sociale e di vita<br />

L’Aido nasce a Bergamo nel lontano 1971 per opera<br />

del compianto Cav. Giorgio Brumat e di un gruppo di<br />

donatori di sangue dell’AVIS, all’inizio si chiamava DOB<br />

(Donatori Organi Bergamo); nel 1973 si diffuse su tutto <strong>il</strong><br />

territorio nazionale e, nel 1982, nasce in Sic<strong>il</strong>ia.<br />

L’Aido Sic<strong>il</strong>ia si è sempre battuta, in questi anni, per<br />

diffondere la cultura del dono, fino a divulgarsi in tutte<br />

le 9 province sic<strong>il</strong>iane e a raggiungere quota 50.000<br />

iscritti.<br />

In provincia di Trapani nasce nel 1982 ad opera di<br />

Italia Auci. Il primo convegno regionale si fa proprio<br />

in provincia di Trapani ad opera del Presidente Aido<br />

provinciale dott. Tranchida.<br />

L’Aido nazionale ha avuto un importante riconoscimento<br />

da parte del Ministero della Salute, nel 1986, è stata<br />

insignita della “Medaglia d’oro al Merito” per le vite<br />

salvate. Nel 2010 ha ricevuto la medaglia del Presidente<br />

della Repubblica Giorgio Napolitano per l’impegno nella<br />

diffusione della cultura della donazione degli organi.<br />

L’Aido provinciale di Trapani per opera del Presidente<br />

Provinciale Giuseppe Giuseppe(oggi <strong>il</strong> più giovane<br />

presidente regionale d’Italia) <strong>il</strong> 23 settembre 2010<br />

ha realizzato, presso la scuola dedicata al donatore<br />

Alessandro Bonaventura, <strong>il</strong> 1° Monumento di Sic<strong>il</strong>ia<br />

dedicato ai donatori di organi, che ha ricevuto <strong>il</strong><br />

compiacimento del Presidente della Repubblica Giorgio<br />

Napolitano e dei Presidenti di Camera e Senato (On.<br />

Gianfranco Fini e Sen. Renato Schifani), che hanno voluto<br />

ricevere, per la prima volta, una delegazione dell’Aido<br />

di Federico Alesi<br />

Sic<strong>il</strong>ia guidata dal neo Presidente regionale Giuseppe<br />

Cammarata, per complimentarsi degli ottimi risultati<br />

raggiunti e per incentivare l’impegno nella diffusione<br />

della cultura della donazione da parte delle istituzioni.<br />

L’impegno dell’Aido Sic<strong>il</strong>ia si spende in tutte le 9<br />

province, dove è possib<strong>il</strong>e riscontrare un fermento<br />

di nuovi volontari che si spendono per gli altri senza<br />

chiedere nulla se non un sorriso. Un ottimo lavoro sta<br />

svolgendo l’Aido provinciale di Trapani ad opera del vice<br />

presidente vicario Benigno Martinez che di concerto con<br />

<strong>il</strong> Presidente reg.le Cammarata hanno fatto dedicare un<br />

quartiere a Favignana, <strong>il</strong> 19 luglio <strong>2011</strong>, ai fratelli Angelo<br />

e Mar<strong>il</strong>ena Tammaro ed <strong>il</strong> 28 agosto <strong>2011</strong> hanno fatto<br />

dedicare la piazza di Napola al donatore Alessandro<br />

Bonaventura, in occasione della manifestazione<br />

sportiva di r<strong>il</strong>ievo internazionale denominata: “La volata<br />

di Napola <strong>–</strong> Mokarta” .<br />

A Riposto (CT) si sta preparando un concerto con<br />

Battiato per <strong>il</strong> 22 settembre c.a. Ad Agrigento sono nati<br />

nuovi gruppi comunali e <strong>il</strong> 27 agosto si è svolta una<br />

manifestazione per ricordare <strong>il</strong> compianto Giuseppe<br />

Minolfo. A Trapani, Termini Imerese, Siracusa, Catania,<br />

Caltanissetta, Noto, si sono svolti convegni ed incontri<br />

nelle scuole.<br />

Ad Erice <strong>il</strong> 21 maggio <strong>2011</strong> è stato firmato <strong>il</strong> Patto<br />

d’amicizia tra Erice e Tremestieri Etneo per la diffusione<br />

della cultura del dono; ad Erice, grazie alla sensib<strong>il</strong>ità<br />

del Sindaco Tranchida e dell’opera di sensib<strong>il</strong>izzazione<br />

del Presidente reg.le Cammarata, è stata posta una<br />

targa all’ingresso del territorio comunale che recita:<br />

«Erice città della scienza e della Pace. Erice sostiene la<br />

donazione degli organi».<br />

Il Presidente Regionale Giuseppe Cammarata sta<br />

preparando un protocollo d’intesa che presto sarà<br />

firmato, per la diffusione della cultura della donazione<br />

e della legalità con l’ordine dei medici, l’Europol, <strong>il</strong> SIULP<br />

(sindacato italiano unitario lavoratori polizia) Lions,<br />

Rotary, Rotaract, Interact e altre associazioni, perché<br />

solo con l’unione e la collaborazione si potrà battere <strong>il</strong><br />

mostro dell’indifferenza!<br />

Come ha recentemente sostenuto <strong>il</strong> Comandante<br />

dell’Europol Ten. Salvatore Trovato «la vita è un dono,<br />

doniamola agli altri».<br />

E con questo nob<strong>il</strong>e auspicio, di un nob<strong>il</strong>e uomo, anche<br />

da questa testata lanciamo un appello alla donazione<br />

degli organi.


FILO DIRETTO<br />

70<br />

Banca Don Rizzo


N. 3 <strong>2011</strong><br />

Gli appuntamenti<br />

71<br />

FILO DIRETTO<br />

Strepitoso successo<br />

del concorso internazionale<br />

per cantanti lirici<br />

“Città di Alcamo” edizione <strong>2011</strong><br />

La Banca Don Rizzo tra gli sponsor dell’iniziativa<br />

Grande successo di pubblico (presente, tra gli altri, <strong>il</strong><br />

presidente della Regione Sic<strong>il</strong>iana Raffaele Lombardo, SER <strong>il</strong><br />

Vescovo di Trapani Mons. Francesco Miccichè, <strong>il</strong> Governatore<br />

del Rotary del Distretto 2110 Concetto Lombardo, <strong>il</strong> sindaco<br />

di Alcamo, Giacomo Scala, <strong>il</strong> direttore generale della banca<br />

Don Rizzo, <strong>il</strong> dott. Carmelo Guido) al Concerto di Gala della<br />

XIV edizione del Concorso Internazionale per Cantanti Lirici<br />

“Città di Alcamo”, che ha registrato l’iscrizione di ben 104<br />

cantanti di ben 27 nazioni diverse.<br />

Grande gioia e soddisfazione di tutti anche per l’elevata<br />

qualità delle voci, per la bravura dei cantanti e l’operato<br />

della giuria.<br />

Il Concorso nasce nell’ambito di un progetto pensato e<br />

realizzato da Francesco Bambina, past president del Rotary<br />

di Alcamo e Console Onorario, icona della cultura alcamese<br />

e simbolo di rinnovamento culturale, che si propone di<br />

produrre a partire da Alcamo una nuova cultura dell’opera,<br />

alla scoperta dei giovani talenti che altrimenti, senza<br />

questo concorso, rimarrebbero nell’ombra e vivrebbero<br />

queste loro qualità riservandole a pochi.<br />

Nelle edizioni precedenti hanno partecipato giovani, e<br />

non solo, cantanti lirici di ogni nazionalità ed appartenenti<br />

ad ogni registro vocale.<br />

di Antonio Fundarò<br />

Artisti provenienti da ogni parte del mondo (Italia, Corea,<br />

Giappone, Irlanda, Estonia, Stati Uniti, Colombia, Spagna,<br />

Serbia, Argentina, Cina) in questi anni si sono sottoposti<br />

al giudizio di Commissioni di grande prestigio, scelte da<br />

Francesco Bambina con grande oculatezza e circospezione.<br />

La formula del concorso prevede che ad ogni edizione<br />

si mettano in palio premi in denaro, scritture artistiche in<br />

prestigiosi teatri esteri e agenzie italiane e ruoli dell’opera<br />

lirica in concorso: in questo modo, Alcamo, può annoverare<br />

tra i suoi appellativi anche quello di “Città della Musica” la<br />

tradizione della lirica estiva a Pisa.<br />

Notevole è stato, nel corso di questi anni, <strong>il</strong> successo<br />

dell’iniziativa, che ha visto la partecipazione entusiastica di<br />

un numeroso pubblico a tutte le rappresentazioni<br />

Inoltre, l’intero progetto ha rappresentato un’occasione di<br />

assoluto valore per giovani artisti, che sono stati destinatari<br />

di una sicura opportunità di formazione professionale.<br />

Per molti di questi è stata una vera e propria chance di<br />

carriera, spesso decollata proprio a seguito della vincita o<br />

semplice partecipazione al concorso pisano.<br />

La XIV edizione del Concorso Internazionale per Cantanti<br />

Lirici “Città di Alcamo” era riservata ai cantanti nati tra <strong>il</strong> 1°<br />

gennaio 1975 ed <strong>il</strong> 1° settembre 1993.


Questa edizione è stata presieduta dal celebre baritono<br />

italiano S<strong>il</strong>vano Carroli, <strong>il</strong> suo debutto è stato nel 1963 poco<br />

più che ventenne nel ruolo di Marcello ne La Bohème di<br />

Puccini con la regia di Zeffirelli. Inizia una rapida scalata di<br />

successi che lo porteranno ad esibirsi nei più prestigiosi<br />

Teatri italiani, europei ed americani sotto la guida dei più<br />

famosi Direttori d’orchestra.<br />

Gli altri componenti della Giuria Tecnica internazionale<br />

sono stati: <strong>il</strong> mezzosoprano bulgaro Ekaterina Koltcheva,<br />

<strong>il</strong> suo repertorio si estende dalla musica antica a quella<br />

operistica classica e contemporanea ha svolto la sua intensa<br />

e br<strong>il</strong>lante attività teatrale e concertistica sostenendo ruoli<br />

primari nei principali teatri italiani e esteri; Luisa Longhi<br />

organizzatrice di eventi (Italia) si occupa della direzione<br />

artistica dell’organizzazione generale e dell’ufficio stampa<br />

di Serate Musicali, inoltre collabora con una importante<br />

azienda italiana curandone le attività culturali dalla musica<br />

all’arte figurativa organizzando concerti e mostre in Italia<br />

e all’estero; <strong>il</strong> soprano S<strong>il</strong>via Voinea (Romania) <strong>il</strong> vasto<br />

repertorio operistico, sinfonico, liederistico e di altri generi,<br />

gli ha dato l’opportunità di svolgere una carriera artistica<br />

di 34 anni raggiungendo <strong>il</strong> significativo numero di 1850<br />

recite; <strong>il</strong> Direttore dell’ Istituto Superiore di Studi Musicali<br />

“A. Toscanini” di Ribera Prof. Claudio Montesano (Italia), ha<br />

compiuto gli studi pianistici al Conservatorio di Palermo<br />

e si è perfezionato con i celebri pianisti Gyorgy Sandor e<br />

Laura De Fusco. Ha collaborato con numerosi musicisti,<br />

realizzando concerti in Italia e all’Estero. Importanti<br />

riconoscimenti per meriti artistici e professionali gli sono<br />

stati conferiti.<br />

La commissione internazionale, dopo un percorso di<br />

prove cominciato <strong>il</strong> 28 settembre, ha deciso, all’unanimità,<br />

l’assegnazione dei seguenti premi:<br />

• Il I premio, indivisib<strong>il</strong>e, di € 4.000,00, offerto dalla Banca<br />

Don Rizzo Credito Cooperativo della Sic<strong>il</strong>ia Occidentale,<br />

al soprano tedesco Werle Anna;<br />

• <strong>il</strong> II premio di € 2.000,00, offerto dalla ditta Comas s.r.l., è<br />

stato assegnato al soprano canadese Sovernigo Arianna;<br />

• Il III premio di € 1.000,00, offerto dalla ditta Messana<br />

Girolamo di Alcamo, è stato assegnato, ex-aequo, a Borch<br />

Ingeborg, soprano Danese, e a Purtseladze Tea, soprano<br />

Georgiano.<br />

La Borsa di studio del Rotary Club di Alcamo al soprano<br />

proveniente dalla Gran Bretagna Laura Abella, mentre le<br />

Borse di studio del Kiwanis Club di Alcamo e del Lions Club<br />

di Alcamo al mezzosoprano russo Smolego Zhanna.<br />

La Borsa di studio della F.I.D.A.P.A di Alcamo al giovanissimo<br />

tenore cinese Yuan Kai.<br />

Durante la serata sono stati assegnati i Premi Internazionali<br />

alla Cultura “Vissi d’Arte - Città di Alcamo” al celebre baritono<br />

italiano S<strong>il</strong>vano Carroli e al Presidente della Regione<br />

Sic<strong>il</strong>iana On. Raffaele Lombardo.<br />

Il Premio è stato attribuito al celebre Baritono M° S<strong>il</strong>vano<br />

Carroli per la carismatica ed emozionante presenza vocale<br />

e scenica dimostrata nell’arco della lunga carriera affrontata<br />

72<br />

dedicandosi al Teatro lirico con grande professionalità ed<br />

in modo completo. Attraverso lo studio serio, costante<br />

e profondo dei tanti personaggi della lirica portati sulle<br />

scene con puntuale fedeltà alle pagine musicali dei diversi<br />

Compositori di epoche dal Classicismo al Novecento,<br />

ha messo ben a frutto le naturali doti di non comune<br />

potenza, estensione e suadenza timbrica del proprio<br />

strumento vocale. Ha dotato ciascun ruolo di un’impronta<br />

interpretativa vivida, moderna ed emotivamente<br />

coinvolgente, grazie anche alla costante attenzione verso<br />

la “parola scenica”, ad un fraseggio musicale accorto, una<br />

dizione chiarissima ed eccezionali capacità attoriali.<br />

Il Premio è stato attribuito, infine, anche al Presidente<br />

della Regione Sic<strong>il</strong>iana On. Raffaele Lombardo per avere<br />

ripreso, sv<strong>il</strong>uppato, incrementato e consolidato anche in<br />

sede internazionale <strong>il</strong> valore dell’Autonomia Regionale<br />

rispetto a un carico autonomista che non sempre si è<br />

tradotto in efficacia ed efficienza e per avere richiesto<br />

con perseveranza <strong>il</strong> confronto costruttivo con <strong>il</strong> governo<br />

nazionale per l’affermazione completa come da Statuto,<br />

dei processi di sv<strong>il</strong>uppo produttivo, degli investimenti e del<br />

lavoro per i giovani oltre al recupero di risorse attraverso<br />

un’operazione strutturale di tagli ai costi della politica e<br />

dell’amministrazione.<br />

Il Premio Internazionale per la Cultura “Vissi d’Arte - Città<br />

di Alcamo” è stato istituito a partire dal 2001, quale<br />

riconoscimento a personalità della Cultura e dell’Arte<br />

mondiale che “in modo spesso disinteressato ma<br />

entusiastico, professionale, continuo e costante hanno<br />

svolto, svolgono e svolgeranno le loro attività in campi<br />

della conoscenza, della ricerca, della scienza e delle arti<br />

ove trovano conforto, stimolo, interesse e tanto altro tutti<br />

gli esseri umani”.<br />

Negli anni sono stati assegnati i seguenti premi: nel 2001<br />

a Anita Cerquetti (Soprano); nel 2002 a Diana Bracco<br />

(Imprenditrice) e a Renata Tebaldi (Soprano); nel 2003<br />

a Franco Corelli (Tenore); nel 2004 a Andrea Cam<strong>il</strong>leri<br />

(Scrittore); nel 2005 a Virginia Zeani (Soprano); nel 2006 a<br />

Helena Demakova (Ministro della Cultura della Lettonia),<br />

a Corrado Borruso (Generale C.A. dei Carabinieri) e ad<br />

Adelfio Elio Cardinale (Preside Facoltà di Medicina -<br />

Palermo); nel 2007 a Fabio Capello (Allenatore), a Joan<br />

Sutherland (Soprano) e a Alessandro Azzi (Presidente<br />

Nazionale Federcasse); nel 2008 a Giorgio Armani (St<strong>il</strong>ista),<br />

a Martins Perts (Ambasciatore della Repubblica di Lettonia<br />

in Spagna) e a Antonio Manganelli (Capo della Polizia<br />

di Stato); nel 2009 a Aldo Forbice (Giornalista), a Raina<br />

Kabaivanska (Soprano), a Guido Bertolaso (Capo del Dipart.<br />

della Protezione Civ<strong>il</strong>e Nazionale) e a Fedele Confalonieri<br />

(Manager); nel 2010, infine, a Gianni Letta (Sottosegretario<br />

di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri della<br />

Repubblica Italiana).<br />

Infine, è stato nominato Socio Onorario dell’Associazione<br />

“Amici della Musica” di Alcamo Giacomo Scala, Sindaco<br />

della Città di Alcamo.<br />

Banca Don Rizzo


N. 3 <strong>2011</strong><br />

Gli appuntamenti<br />

73<br />

FILO DIRETTO<br />

Banca Don Rizzo vince<br />

<strong>il</strong> Torneo Regionale<br />

di Calcio a 5 per BCC di Salvo Cartuccio<br />

La Banca Don Rizzo e la BCC del Belice, hanno vinto la XVI<br />

edizione del Torneo Regionale di Calcio a 5 per le Banche<br />

di Credito Cooperativo.<br />

La manifestazione è stata organizzata dalla Federazione<br />

Sic<strong>il</strong>iana in collaborazione con l’Associazione Regionale<br />

Arbitri Sic<strong>il</strong>ia - divisione calcio a 5 - e si è svolta dal 9 all’11<br />

settembre presso <strong>il</strong> Kastalia V<strong>il</strong>lage di Ragusa.<br />

Al torneo hanno partecipato le principali BCC e le<br />

principali società del movimento della Regione Sic<strong>il</strong>ia. Tra<br />

di esse la Riscossa di Regalbuto (campione in carica), la<br />

BCC di Altofonte e Caccamo, la BCC Pachino, <strong>il</strong> Credito<br />

Etneo, la BCC San Francesco di Canicattì, la BCC Petralia<br />

Sottana, <strong>il</strong> Credito Aretuseo, la BCC di Siracusa, la BCC<br />

Valle del Torto, la BCC Sambuca di Sic<strong>il</strong>ia, la BCC di Gangi<br />

e la Federazione Sic<strong>il</strong>iana Moscra/Iside che ha disputato<br />

con la Banca Don Rizzo una finale entusiasmante e ad<br />

altissimi livelli competitivi.<br />

Le partite di calcetto sono state animate dalla bravura e<br />

dalla passione dei partecipanti che si sono sfidati a viso<br />

aperto ma con molto fair play.<br />

La squadra, unione delle BCC di Alcamo e di Partanna,<br />

nello specifico è stata composta, per la Don Rizzo, dal<br />

Direttore Generale Carmelo Guido, dai due consiglieri<br />

Massim<strong>il</strong>iano Aleccia e Antonio Spezia, dal socio Roberto<br />

Bambina e dai dipendenti Salvatore Cartuccio, Daniele<br />

Rescio e Ignazio Cruciata, mentre, per la BCC del Belice,<br />

dal Presidente Nino Termini, dal consigliere Giuseppe<br />

Rotolo e dai dipendenti Nicola La Rocca, Giuseppe<br />

Taffari, Vito Catalano e Roberto Sanf<strong>il</strong>ippo. I giocatori<br />

hanno mostrato sin dalla prima partita l’intenzione di<br />

non volere mollare fac<strong>il</strong>mente. Grazie ad una grande<br />

determinazione, ad una buona dose di ambizione e ad<br />

una egregia professionalità sono riusciti a salire sul podio<br />

dei vincitori. Il campo ha dato loro ragione.<br />

La Banca Don Rizzo si afferma vincente anche al Torneo<br />

Regionale di Calcetto e riporta l’ambito trofeo ad Alcamo<br />

dopo due anni di assenza.


Oddo Marmi S.R.L.<br />

Via P. Fonte, 10 • 91019 Valderice (TP)<br />

Tel. +39 0923 592768 • Fax +39 0923 592847

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