Scarica il catalogo della mostra (pdf 3.006,32Kb) - Regione Lazio
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Fig. 2. Reperti vari provenienti<br />
da Anzio, Incisione. F. Bianchini,<br />
De Lapide…, 1698, tav. I.<br />
v<strong>il</strong>egio di essere cardinal nepote di papa<br />
Paolo V (1605-1621) e nel 1609 inviò<br />
uno “scultore et cavatore” a Nettuno.<br />
Appena due anni dopo, nello studio,<br />
presso Santa Maria Maggiore, di un restauratore,<br />
forse <strong>il</strong> lorenese Nicolas Cordier<br />
allora nell’entourage dei Borghese,<br />
era in corso la ricomposizione, da più di<br />
quattordici pezzi antichi, <strong>della</strong> statua di<br />
un Gladiatore “cosa rara, trovata in Nettuno”<br />
(fig. 2). Esposto nel 1613 nel Palazzo<br />
Borghese in Campo Marzio, nel<br />
1620 fu trasferito nella v<strong>il</strong>la sul Pincio,<br />
dove rimase per quasi due secoli fino al<br />
passaggio nel Musée Napoléon. Esso costituisce<br />
oggi uno dei principali capolavori<br />
di arte antica del Museo del Louvre<br />
(Ma 527). Sopra <strong>il</strong> tronco d’albero, Agasia<br />
di Efeso, figlio di Dositeo, lasciò la<br />
propria firma. L’artista, appartenente a<br />
una famiglia di scultori operanti a Delo,<br />
fu attivo tra la fine del II secolo a.C. e la<br />
prima metà del I secolo a.C. Il cosiddetto<br />
Gladiatore Borghese, la cui esatta identificazione<br />
è quella di un Guerriero combattente,<br />
è stato considerato sia come<br />
Anzio e Nerone.<br />
Tesori dal British Museum e dai Musei Capitolini<br />
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