Scarica il catalogo della mostra (pdf 3.006,32Kb) - Regione Lazio
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ante i lavori di sbancamento eseguiti dall’Italcable<br />
senza alcun controllo archeologico,<br />
e di esse non si hanno notizie precise.<br />
Gli unici dati noti, e peraltro assai<br />
scarni, si riferiscono genericamente al rinvenimento<br />
di corredi tombali poi recuperati<br />
dalla Soprintendenza. A seguito<br />
<strong>della</strong> segnalazione del ritrovamento, <strong>il</strong> 12<br />
gennaio 1925 fu effettuato un sopralluogo<br />
da Edoardo Gatti che nella relazione<br />
al Soprintendente agli scavi e Musei<br />
<strong>della</strong> Provincia di Roma riferisce:<br />
“Circa la scoperta di tombe avvenuta negli<br />
sterri per la costruzione del nuovo fabbricato<br />
<strong>della</strong> Compagnia italiana per i cavi telegrafici<br />
sottomarini, nella località Fornaci<br />
Vecchie, ho potuto riscontrare che <strong>il</strong> sepolcreto<br />
si estende sopra una larga superficie tra<br />
<strong>il</strong> mare e la strada provinciale, a nord dell’antica<br />
città volsca, che con molta approssimazione,<br />
era compresa nell’attuale v<strong>il</strong>la<br />
Aldobrandini. Nell’assenza dell’Ing. Lorenzo<br />
Mariotti, direttore di quei lavori, ho<br />
parlato con l’assistente, al quale consegnai la<br />
lettera <strong>della</strong> S. V. Illustrissima relativa alla<br />
consegna <strong>della</strong> suppellett<strong>il</strong>e rinvenuta consistente<br />
in vasi fitt<strong>il</strong>i, e parecchi oggetti di<br />
bronzo appartenenti a corredo funebre di<br />
uomo e di donna…”.<br />
Accertata l’importanza del ritrovamento,<br />
Enrico Stefani, Soprintendente per <strong>il</strong> Museo<br />
Nazionale Romano e Scavi di Ostia,<br />
allora territorialmente competente per la<br />
tutela archeologica, decise di esercitare i diritti<br />
di controllo sugli scavi e di far eseguire<br />
ricerche archeologiche. Lo scavo fu affidato<br />
ad Ugo Antonielli, all’epoca reggente<br />
<strong>della</strong> Direzione del Museo Preistorico Etnografico<br />
di Roma, allo scopo di “accertare<br />
la forma dei sepolcri e la disposizione degli<br />
oggetti rispetto al cadavere, nonché l’estensione<br />
e l’importanza <strong>della</strong> necropoli”.<br />
La necropoli fu indagata in due distinte<br />
campagne di scavo: la prima condotta nel<br />
maggio 1925 e la seconda nel successivo<br />
settembre. Dei ritrovamenti furono pubblicate<br />
solo notizie preliminari dall’autore<br />
degli scavi, morto prematuramente,<br />
ed in seguito dal Barocelli.<br />
Negli anni Sessanta del Novecento, P.G.<br />
Gierow studiò i materiali, non tenuti distinti<br />
per corredo dopo lo scavo, ed<br />
44<br />
Anzio e Nerone.<br />
Tesori dal British Museum e dai Musei Capitolini<br />
avendo a disposizione solo pochi appunti<br />
redatti dall’Antonielli, e relativi alla seconda<br />
campagna di scavi (settembre<br />
1925), conservati presso <strong>il</strong> Museo Nazionale<br />
Preistorico Etnografico “Luigi Pigorini”.<br />
Il Gierow riuscì a ricostruire con<br />
certezza solamente <strong>il</strong> corredo di una sepoltura,<br />
la tomba XIV, e da allora i materiali<br />
sono rimasti per decenni chiusi nei<br />
depositi del Pigorini. Solo di recente ne è<br />
stato concesso lo studio e se ne attende<br />
ora la pubblicazione integrale.<br />
Nuovi elementi per meglio comprendere<br />
la portata del ritrovamento emergono ora<br />
dall’archivio <strong>della</strong> Soprintendenza per i<br />
Beni Archeologici del <strong>Lazio</strong>, dove sono<br />
conservati alcuni documenti, del tutto<br />
inediti, relativi soprattutto alla prima<br />
campagna di scavo, con schizzi del posizionamento<br />
delle sepolture e notizie ut<strong>il</strong>i<br />
almeno a ricostruire la topografia <strong>della</strong><br />
necropoli. Si tratta di lettere scritte dall’Antonielli<br />
a Roberto Paribeni mentre le<br />
indagini erano in corso, in cui sono brevemente<br />
descritti i risultati degli scavi.<br />
Avviato lo scavo, le ricerche dettero immediatamente<br />
i risultati sperati, tanto che<br />
<strong>il</strong> 14 maggio l’Antonielli, così scriveva<br />
entusiasticamente: “Chiarissimo Paribeni,<br />
altro che elmo di Coriolano! Se c’è un santo<br />
protettore degli scavi, io sono certamente e<br />
bene sotto la sua protezione. 1 a trincea di<br />
scavo 4 tombe (1 vuota?). D’età repubblicana<br />
con 4 vasetti etr[usco]-camp[ani].<br />
Una alla cappuccina che non mi sono ancora<br />
curato di esplorare. Due tombe a cremazione,<br />
di cui una autentico e tipico pozzetto:<br />
olla-ossuario, 4 vasi di corredo, grandi<br />
blocchi sopra. Un vaso scoperto nella 1 a<br />
t.[omba] a incin., più piccolo dell’altro, è a<br />
reticolato o a maglia [schizzo del vaso, fig.<br />
3]: Prisci Latini – Terramaricoli. Ecco l’importanza<br />
di quello che viene fuori. Altro che<br />
Volsci! Vedremo. le fosse, quando le incontrerò.<br />
Mi pare che per ora possiamo contentarci<br />
e come! Nulla si sapeva che fino ad Anzio<br />
ecc. ecc. ecc. [che cioè l’Anzio primitiva<br />
fosse latina]”.<br />
In una successiva missiva datata 17 maggio<br />
l’Antonielli scriveva: “Chiarissimo Paribeni,<br />
volevo oggi, domenica, venire a<br />
Roma, ma è tanta la stanchezza dopo una