Prodromo della flora dei Monti della Laga (Appennino centrale ... - Cnr
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Premessa<br />
Nel 1981 non avremmo mai immaginato, iniziando ad occuparci delle nostre Tesi di Laurea in<br />
Scienze Naturali sui <strong>Monti</strong> <strong>della</strong> <strong>Laga</strong>, che 15 anni dopo ci saremmo trovati nella necessità di<br />
scrivere queste righe.<br />
La nostra attenzione era allora rivolta ad argomenti più specifici, nel frattempo però non<br />
perdevamo occasione di percorrere in lungo e in largo la zona apprezzandone la bellezza e<br />
scoprendone anche l’estremo interesse dal punto di vista naturalistico.<br />
In quegli anni di <strong>Monti</strong> <strong>della</strong> <strong>Laga</strong> se ne parlava ben poco o non se ne parlava affatto. Di rado ci<br />
capitava di incontrare, sui sentieri, qualcuno che non fosse un pastore, un taglialegna o un<br />
cercatore di funghi. Con il passare del tempo fu naturale annotare i risultati delle nostre<br />
osservazioni che sono successivamente diventate pubblicazioni scientifiche su vari argomenti<br />
(ornitologia, ecologia vegetale, floristica, idrologia).<br />
Nel frattempo, a seguito di incontri, proiezioni, convegni, corsi e dopo l’introduzione <strong>dei</strong> <strong>Monti</strong><br />
<strong>della</strong> <strong>Laga</strong> nell’elenco delle aree candidate a divenire parco nazionale, grazie anche alla<br />
attività del Comitato promotore parco nazionale <strong>Monti</strong> <strong>della</strong> <strong>Laga</strong>, l’interesse nei confronti di questo gruppo montuoso<br />
cominciò ad aumentare tanto da arrivare, nel 1989, alla realizzazione <strong>della</strong> «Zona di Importanza Naturalistica Nazionale ed<br />
Internazionale denominata “Pizzo di Sevo”», individuata dal Ministero dell'Ambiente, alla cui perimetrazione abbiamo<br />
collaborato.<br />
Alla fine degli anni ‘80 ci rendemmo conto che i dati raccolti relativi alle specie vegetali del comprensorio avrebbe meritato<br />
qualcosa di più di uno spazio su un taccuino di campagna e cominciammo ad archiviare questi dati in un computer.<br />
L’istituzione del Parco Nazionale del Gran Sasso e <strong>Monti</strong> <strong>della</strong> <strong>Laga</strong> ci diede un forte impulso a proseguire in questa ricerca,<br />
incoraggiati anche dalla mancanza di pubblicazioni scientifiche recenti sull’argomento. Nel 1994 ci sembrò che fosse arrivato<br />
il momento di pubblicare i dati relativi al versante laziale, in attesa di completare la stesura <strong>della</strong> <strong>flora</strong> generale attualmente in<br />
fase avanzata di elaborazione. Dopo un anno di lavoro, intervallato da aggiornamenti e periodiche revisioni, il testo definitivo<br />
era pronto. Le sue dimensioni erano però tali da renderne impossibile la pubblicazione su una rivista scientifica a causa <strong>dei</strong><br />
costi altissimi e <strong>dei</strong> lunghi tempi di pubblicazione.<br />
Abbiamo quindi avviato una serie di contatti formali ed informali con alcuni enti locali competenti per territorio e con alcune<br />
tra le principali associazioni ambientaliste per ottenere uno spazio adeguato e/o un contributo alle spese, non ingenti ma<br />
neanche trascurabili, che avremmo dovuto altrimenti sostenere personalmente. Dopo una serie di rifiuti o di rinvii a tempi<br />
indefiniti abbiamo trovato una encomiabile disponibilità da parte degli amici responsabili di ACLI ANNI VERDI che si sono<br />
immediatamente dimostrati interessati e disponibili a sostenere in parte i costi di questa operazione.<br />
Il presente lavoro ne è il risultato. Per quanto possibile nell’ambito di un lavoro scientifico ci siamo sforzati di pubblicare il<br />
materiale in un formato che fosse consultabile anche da chi botanico di professione non è. Ci auguriamo infatti che tra gli<br />
utenti ci siano anche amministratori, pianificatori, ambientalisti e tutti coloro che, interessati alla tutela dell’ambiente, siano<br />
convinti che per proteggere è necessario conoscere.<br />
Gli Autori