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racconti vincitori - Horror Channel

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«Avevo già anticipato i tuoi pensieri e avevo già rivestito con nuovo strato di malta sia gli interstizi tra le matto-<br />

nelle che le crepe del battiscopa. No amico mio, non si tratta di semplici larve migrate dalle fognature, ho paura<br />

che l’affare sia più grottesco di quanto possiamo immaginare. E le cose strane non sono ancora terminate…<br />

Purtroppo.»<br />

«Cos’altro c’è? Parla, va’ avanti, questa discussione mi sta davvero infervorando!»<br />

«Conosci il mio cane Rigor, giusto?»<br />

«Certo, mi sorprende anche che me lo chieda, il suo fiuto per i tartufi non ha eguali in tutta la regione, un po’<br />

come il fiuto del padrone per le rarità! Non ricordi quante volte siamo andati a caccia di questi sotterranei funghi<br />

insieme?»<br />

«Naturalmente, volevo solo sentirlo pronunciare dalla tua bocca. Rigor non è più in questa casa adesso. Non<br />

dirmi che non te ne sei reso conto quando sei entrato.»<br />

«Effettivamente hai ragione, non l’ho visto. Che fine ha fatto il buon vecchio Rigor?»<br />

«Ah tranquillo! Niente di preoccupante, l’ho semplicemente portato in campagna dai miei figli. In casa aveva<br />

un comportamento paranoico, restava ore ed ore a fissare questo bel dipinto senza mai staccare gli occhi<br />

da quelle labbra, un po’ come noi due adesso. Il poverino si stava morendo di consunzione, ogni giorno più<br />

debole ogni giorno più magro, non mangiava né dormiva, sembrava ossessionato da qualcosa che noi forse<br />

non riusciamo a percepire. Sai le antiche leggende dicono che i cani siano molto abili a percepire le presenze<br />

paranormali, naturalmente sono solo storie popolari ma questa cosa mi ha inquiet…»<br />

D’un tratto la voce del ricco mecenate sempre così melodiosa e squillante si ruppe in un sibilo serpentino e<br />

soffocato, le labbra si tinsero di nuvole, le palpebre si gonfiarono livide come il ventre di un cadavere, il viso<br />

sbiancò come un bianco sudario, e infine cadde seduto, stremato e immobile, quasi paralizzato. L’amico si<br />

fece bianco di riflesso preso dalla preoccupazione; temette per la sua vita, essendo medico sospettò subito<br />

che si trattasse di un malore dovuto a qualche affaticamento cardiaco o peggio un arresto. Si precipitò verso<br />

di lui, gli sbottonò la camicia per favorire la respirazione e prontamente ascoltò il battito cardiaco: tutto era<br />

insolitamente normale, sia la pressione che il battito erano nella norma. Sbalordito osservò che al di là dello<br />

svenimento tutte le facoltà vitali erano perfette. Cercò allora di farlo rinvenire, ma niente da fare, sembrava tutto<br />

inutile poiché il soggetto non reagiva a nessuna stimolazione. Decise allora di chiedere aiuto, si diresse verso<br />

la porta, tentò di aprirla ma inutilmente, la porta sembrava fissata, anzi, cementificata alla parete. Un brivido<br />

corse come un demone forsennato lungo la sua schiena e gli si impiantò sulla base del cervello. Egli ricordava<br />

perfettamente che la serratura della porta non era chiusa, anzi lo poteva anche dimostrare: quella porta non<br />

aveva serratura e dunque non poteva essere chiusa a chiave. Tornò dall’amico riverso sulla sedia con il sudore<br />

che gli imperlava la fronte come gocce di nettare su un fiore esotico; le sue condizioni erano stabili come pri-<br />

ma, l’unica cosa che notò fu una leggera bradicardia. Pensieroso iniziò a vagare lungo la stanza, disegnando<br />

un percorso fatto da ripetuti cerchi concentrici, aveva le mani tra i capelli e non sapeva cosa fare. Iniziarono<br />

a balenare nella sua mente idee paranoiche, credeva che qualcuno avesse voluto ucciderli, che la moglie o<br />

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