addio a bill millin: le suono - Geacoopsociale.Eu
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Pointe du Hoc<br />
Infine, tra i punti di maggior interesse della memoria storica <strong>le</strong>gata allo sbarco, c’è Pointe du<br />
Hoc, ove i rangers americani furono protagonisti di un’impresa <strong>le</strong>ggendaria. Protetti da<br />
casematte di cemento incassate nel terreno, numerosi pezzi d’artiglieria pesante stavano a<br />
guardia di questa punta rocciosa, situata proprio sopra <strong>le</strong> spiagge dello sbarco. I cannoni non<br />
potevano essere distrutti dal cielo; dovevano essere neutralizzati dalla fanteria. Per la missione<br />
viene scelto il corpo d’assalto del 2° Ranger del colonnello Rudder. Gli uomini si portano ai piedi<br />
dello sperone roccioso, sotto il fuoco nemico, e scalano la parete con funi e sca<strong>le</strong> di corda<br />
munite di ancorette metalliche lanciate alla sommità della fa<strong>le</strong>sia. I tedeschi si difendono<br />
accanitamente. Usano anche molte bombe a mano, che scagliano contro gli americani con effetti<br />
devastanti. E’ una carneficina.<br />
Le perdite sono ingenti, ma i rangers, a costo di enormi sforzi e atti d’eroismo, conquistano<br />
infine la postazione. Per accorgersi però subito dopo che i tanto temuti pezzi d’artiglieria che<br />
avrebbero dovuto distruggere, sono spariti. Si verrà a sapere solo più tardi che erano stati<br />
trasportati, prima dello sbarco, nell’interno della costa dai tedeschi. Conquistata la posizione a<br />
carissimo prezzo, i due battaglioni di rangers dovettero fronteggiare un pesante contrattacco<br />
nemico, e alla fine solo 90 rangers, di cui molti feriti, erano rimasti in vita. Ma la postazione era<br />
stata tenuta.<br />
Un’impresa di coraggio e sacrificio, costata la vita di molti giovani, che si rivelò tuttavia<br />
sostanzialmente inuti<strong>le</strong>. Ma i soldati avevano portato a termine la loro missione, avevano<br />
conquistato la Pointe du Hoc, e il Ranger Memorial ricorda quest’impresa. Il Memoria<strong>le</strong> è lo<br />
stesso luogo della battaglia. Un bassorilievo in bronzo spiega in estrema sintesi, all’inizio del<br />
percorso, che cosa è successo in quel luogo il 6 giugno 1944. Al centro del pannello il simbolo<br />
dello storico corpo d’assalto, ai lati immagini incise dei soldati che scalano la parete della Pointe<br />
du Hoc, e l’illustrazione del loro equipaggiamento e del<strong>le</strong> corde e sca<strong>le</strong> con <strong>le</strong> quali salirono.<br />
Superato il pannello, è la storia stessa che parla attraverso il luogo, il qua<strong>le</strong> porta <strong>le</strong> inde<strong>le</strong>bili<br />
cicatrici della guerra. Nel terreno sono disseminate buche larghe e profonde diversi metri, segno<br />
dei bombardamenti al<strong>le</strong>ati. Le casematte sono in larga parte distrutte, tutta la zona è devastata<br />
e desolata. E’ ancora in piedi il filo spinato tra <strong>le</strong> fortificazioni e la scogliera, che doveva<br />
impedire al<strong>le</strong> truppe al<strong>le</strong>ate di invadere la zona. Quello stesso filo spinato che gli americani<br />
dovettero superare per portare a termine la missione aprendo un ulteriore varco nel<strong>le</strong> difese<br />
tedesche, secondo il motto di questi soldati americani: “Rangers <strong>le</strong>ad the way”, i rangers aprono<br />
la strada.<br />
Il Museo dei rangers di Grandcamp-Maisy ricorda questa battaglia, e alla Pointe du Hoc, tra i<br />
crateri provocati dal bombardamento al<strong>le</strong>ato e i resti dei bunker tedeschi, un cippo è stato<br />
innalzato alla memoria dei rangers caduti. Reca questa iscrizione: “Noi non dimenticheremo<br />
mai”.<br />
Corrado Mornese