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Plectrum 3/2010 - Federazione Mandolinistica Italiana

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L’eredità musicale di<br />

mio nonno e il jazz<br />

La figura di mio nonno Arrigo Cappelletti,<br />

compositore, pianista, organista,<br />

direttore d’orchestra è sempre stata<br />

centrale nella mia vita. Quando ero<br />

bambino mio padre Fulvio, architetto,<br />

mi parlava spesso di lui con amore, e,<br />

da allora, pur non avendolo conosciuto,<br />

ho collezionato una quantità di elementi<br />

sul suo carattere, sulla sua vita,<br />

ricavandone l’idea di un temperamento<br />

passionale, impulsivo, anticonvenzionale:<br />

la passione per le camminate<br />

e la montagna (il Legnone e le Grigne<br />

in particolare), il legame viscerale<br />

con la sua città, Como, la passione per<br />

Arrigo Cappelletti in casa al pianoforte<br />

Wagner e lo scarso amore per Verdi,<br />

l’amore intenso per la nonna, siciliana<br />

come la mia prima moglie Vivien, la<br />

testardaggine unita alla curiosità per<br />

il moderno in musica, un certo spirito<br />

anti-clericale di stampo carducciano,<br />

l’anticonformismo nel rapporto con i<br />

figli una volta rimasto solo, l’anticarrierismo<br />

ma anche la consapevolezza<br />

del proprio valore, l’ironia e una non<br />

comune capacità di scrittura per un<br />

uomo sostanzialmente illetterato, gli<br />

scatti di orgoglio ferito nei confronti<br />

dei notabili della Como fascista, sorta<br />

di leghisti ante litteram da cui si sen-<br />

Pag. 5<br />

di Arrigo Cappelletti Jr<br />

tiva snobbato o addirittura<br />

disprezzato in quanto musicista....<br />

Mio papà mi ha dato il nome del nonno<br />

nella speranza che diventassi musicista<br />

come lui, possibilmente direttore<br />

d’orchestra come il suo grande amico<br />

(ed ex allievo del nonno) Argeo<br />

Quadri, direttore dell’orchestra dello<br />

Staatsoper di Vienna, e per questo,<br />

all’età di 6-7 anni, ha voluto che incominciassi<br />

a studiare il pianoforte.<br />

Ma non aveva fatto i conti con il mio<br />

temperamento ribelle alla disciplina,<br />

riflesso forse dello spirito libertario<br />

del nonno.<br />

Dopo aver studiato piano per qualche<br />

anno con la cara professoressa Maria<br />

Gamba (anche lei ex allieva del nonno)<br />

ho lasciato gli studi regolari e continuato<br />

come autodidatta sfrucugliando<br />

finchè potevo fra la montagna di<br />

spartiti lasciati in eredità dal nonno e<br />

sviluppando una tecnica assolutamente<br />

personale (forse dovrei parlare di<br />

una non tecnica) e una buona capacità<br />

di lettura a prima vista.<br />

Per tutta l’adolescenza e buona parte<br />

della vita ho in realtà “odiato” il<br />

nonno, l’ho considerato un nemico<br />

da abbattere. In lui vedevo incarnata<br />

l’Accademia (ah, quanto poco lo conoscevo!).<br />

Per questo probabilmente,<br />

nonostante la passione per la musica<br />

non mi abbia mai abbandonato, ho<br />

scelto alla fine degli anni di Liceo di<br />

iscrivermi alla facoltà di filosofia e poi<br />

ho abbracciato il jazz. Erano gli anni<br />

della contestazione (a cavallo dei famigerati<br />

anni Settanta) e avevo la necessità<br />

di liberarmi di una educazione<br />

piuttosto tradizionalista e borghese.<br />

Del jazz mi affascinava il lato anarchico<br />

e libertario, anche sul piano esistenziale,<br />

e mi accorgevo che un’educazione<br />

musicale da autodidatta, che<br />

rappresentava per certi versi un limite,<br />

per altri rappresentava un valore

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