Plectrum 3/2010 - Federazione Mandolinistica Italiana
Plectrum 3/2010 - Federazione Mandolinistica Italiana
Plectrum 3/2010 - Federazione Mandolinistica Italiana
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
L’eredità musicale di<br />
mio nonno e il jazz<br />
La figura di mio nonno Arrigo Cappelletti,<br />
compositore, pianista, organista,<br />
direttore d’orchestra è sempre stata<br />
centrale nella mia vita. Quando ero<br />
bambino mio padre Fulvio, architetto,<br />
mi parlava spesso di lui con amore, e,<br />
da allora, pur non avendolo conosciuto,<br />
ho collezionato una quantità di elementi<br />
sul suo carattere, sulla sua vita,<br />
ricavandone l’idea di un temperamento<br />
passionale, impulsivo, anticonvenzionale:<br />
la passione per le camminate<br />
e la montagna (il Legnone e le Grigne<br />
in particolare), il legame viscerale<br />
con la sua città, Como, la passione per<br />
Arrigo Cappelletti in casa al pianoforte<br />
Wagner e lo scarso amore per Verdi,<br />
l’amore intenso per la nonna, siciliana<br />
come la mia prima moglie Vivien, la<br />
testardaggine unita alla curiosità per<br />
il moderno in musica, un certo spirito<br />
anti-clericale di stampo carducciano,<br />
l’anticonformismo nel rapporto con i<br />
figli una volta rimasto solo, l’anticarrierismo<br />
ma anche la consapevolezza<br />
del proprio valore, l’ironia e una non<br />
comune capacità di scrittura per un<br />
uomo sostanzialmente illetterato, gli<br />
scatti di orgoglio ferito nei confronti<br />
dei notabili della Como fascista, sorta<br />
di leghisti ante litteram da cui si sen-<br />
Pag. 5<br />
di Arrigo Cappelletti Jr<br />
tiva snobbato o addirittura<br />
disprezzato in quanto musicista....<br />
Mio papà mi ha dato il nome del nonno<br />
nella speranza che diventassi musicista<br />
come lui, possibilmente direttore<br />
d’orchestra come il suo grande amico<br />
(ed ex allievo del nonno) Argeo<br />
Quadri, direttore dell’orchestra dello<br />
Staatsoper di Vienna, e per questo,<br />
all’età di 6-7 anni, ha voluto che incominciassi<br />
a studiare il pianoforte.<br />
Ma non aveva fatto i conti con il mio<br />
temperamento ribelle alla disciplina,<br />
riflesso forse dello spirito libertario<br />
del nonno.<br />
Dopo aver studiato piano per qualche<br />
anno con la cara professoressa Maria<br />
Gamba (anche lei ex allieva del nonno)<br />
ho lasciato gli studi regolari e continuato<br />
come autodidatta sfrucugliando<br />
finchè potevo fra la montagna di<br />
spartiti lasciati in eredità dal nonno e<br />
sviluppando una tecnica assolutamente<br />
personale (forse dovrei parlare di<br />
una non tecnica) e una buona capacità<br />
di lettura a prima vista.<br />
Per tutta l’adolescenza e buona parte<br />
della vita ho in realtà “odiato” il<br />
nonno, l’ho considerato un nemico<br />
da abbattere. In lui vedevo incarnata<br />
l’Accademia (ah, quanto poco lo conoscevo!).<br />
Per questo probabilmente,<br />
nonostante la passione per la musica<br />
non mi abbia mai abbandonato, ho<br />
scelto alla fine degli anni di Liceo di<br />
iscrivermi alla facoltà di filosofia e poi<br />
ho abbracciato il jazz. Erano gli anni<br />
della contestazione (a cavallo dei famigerati<br />
anni Settanta) e avevo la necessità<br />
di liberarmi di una educazione<br />
piuttosto tradizionalista e borghese.<br />
Del jazz mi affascinava il lato anarchico<br />
e libertario, anche sul piano esistenziale,<br />
e mi accorgevo che un’educazione<br />
musicale da autodidatta, che<br />
rappresentava per certi versi un limite,<br />
per altri rappresentava un valore