Plectrum 3/2010 - Federazione Mandolinistica Italiana
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Four clockworks<br />
for mandolin & guitar<br />
Emanuele Cappellotto, mandolino - Gianluca Sabbadin, chitarra<br />
Dodicilune <strong>2010</strong> - ED 277<br />
La musica contemporanea ha sempre<br />
suscitato in noi un interesse vivido,<br />
un meccanismo innescatosi nei nostri<br />
processi cognitivi a nostra insaputa<br />
dalla frequentazione di autori viventi<br />
come Angelo Gilardino, Claudio<br />
Ambrosini, Primo Beraldo, Claudio<br />
Mandonico incontrati nei nostri studi<br />
e di cui non potevamo sapere il punto<br />
d’arrivo.<br />
Il nostro CD non è altro che il prodotto<br />
dell’inesorabile meccanismo (tradotto<br />
liberamente in clockwork) che dalle<br />
migliaia di giri di una piccola quanto<br />
inconsapevole ruota dentata ha portato<br />
al funzionamento di quattro più<br />
ampie, articolate, complesse forme.<br />
Il primo clockwork presentato è opera<br />
dell’autore austriaco Norbert Sprongl.<br />
Si tratta del pezzo più datato della<br />
nostra registrazione e presente nel nostro<br />
repertorio da sempre. E’ un brano<br />
spartiacque nel repertorio per duo a<br />
pizzico, infatti la vicinanza tematica<br />
al mondo magiaro o boemo non deve<br />
trarre in inganno l’ascoltatore: il fitto<br />
dialogo tra i due strumenti è giusto al<br />
limite della sovrapposizione e della<br />
deflagrazione preludendo ad un accavallamento<br />
tra le parti già presente<br />
nella storia della musica almeno da Le<br />
sacre du printemps di Stravinskij ma<br />
che nel repertorio per duo a pizzico ha<br />
fatto molta fatica a farsi strada.<br />
Il secondo clockwork, opera dell’autore<br />
italiano di origine ma latino – americano<br />
per formazione e carriera, Guido<br />
Santòrsola basa l’incedere del primo e<br />
del terzo movimento sull’imitazione,<br />
non solo compositiva ma anche tecnico-interpretativa.<br />
L’interprete al mandolino<br />
imitando la chitarra deve escogitare<br />
delle posizioni molto distanti da<br />
quelle che il repertorio d’arte di fine<br />
ottocento impongono frutto di una visione<br />
dello strumento più assimilabile<br />
al violino. Nel primo e nel terzo movimento,<br />
traendo spunto dalle soluzioni<br />
chitarristiche, il pezzo prende forma<br />
lasciando sempre alla chitarra l’onere<br />
Pag. 7<br />
di Emanuele Cappellotto<br />
di avviare un meccanismo<br />
di imitazione molto stretta<br />
e spesso accavallata che genera cluster<br />
politonali vedendo impegnati tutti<br />
i dieci ordini di corde del duo (quattro<br />
ordini doppi del mandolino e sei della<br />
chitarra). Nel secondo movimento, il<br />
librarsi del canto avviene su di un tappeto<br />
sonoro ondulatorio ampliato dalla<br />
sesta e quinta corda abbassate della<br />
chitarra intervallato da una tarantella<br />
farsesca.<br />
La Suite di Ernst Krenek rende il<br />
meccanismo del clockwork surreale<br />
trasformando la nostra cremagliera<br />
in uno degli orologi della “Persistenza<br />
della Memoria” di Salvador Dalì.<br />
Il linguaggio aforistico dell’opera di<br />
Krenek addensa in pochi gesti capitoli<br />
di storia della musica citando svariati<br />
generi. Più che trattarsi di un percorso<br />
con una partenza ed un arrivo certo, il<br />
meccanismo di Krenek, passando da<br />
un gesto all’altro con continue elissi,<br />
sospende il convenzionale procedere<br />
sonoro creando un impasto ritmico<br />
eterogeneo dove tutto è possibile.<br />
Paradossalmente il ricondursi ad<br />
un’idea di tempo kantiana intesa<br />
come percezione del soggetto è reso<br />
da Krenek con una rarefazione degli<br />
eventi sonori spesso distribuiti ad hoc<br />
tra i due strumenti ma inseriti in una<br />
fitta ed intricata trama poliritmica imprevedibile<br />
e di difficile lettura.<br />
La natura strettamente clockworking<br />
della Sonatina-Lied di Angelo Gilardino<br />
riporta ad un fluire regolare di<br />
immagini, ora di baccanale, ora di lirismo,<br />
ora di ricordi. Ogni immagine<br />
lascia il posto a quella successiva senza<br />
opporre resistenza a quella successiva<br />
e al trascorre del tempo. L’autore<br />
si concede tutto il primo movimento<br />
per la scaturigine delle immagini,<br />
mentre nel secondo movimento il