Maggio - Giugno - Associazione Polesani nel Mondo
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<strong>Maggio</strong>-<strong>Giugno</strong><br />
2009<br />
Veneti <strong>nel</strong> mondo<br />
Veneti <strong>nel</strong> mondo<br />
8<br />
La tavola rotonda svoltasi a New York presso i<br />
locali dello LACE, ltalian American Committee<br />
on Education, ha visto la partecipazione di rappresentanti<br />
dei componenti dell’italianità <strong>nel</strong>lo<br />
Stato di New York: il professor Anthony<br />
Tamburri, preside del Calandra Institute, CUNY;<br />
Ilaria Costa, direttrice dello IACE, l’Italian<br />
American Committee on Education; Maria Serena<br />
Ciambellotti e la dottoressa Anto<strong>nel</strong>la Fongaro.<br />
Con loro erano presenti Silvana Mangione, vicesegretario<br />
generale del Cgie per i Paesi angiofobi<br />
extraeuropei, e padre Luciano Segafreddo.<br />
Anthony Tamburri<br />
Sono alla guida dell’istituto Calandra di New<br />
York, affiliato alla City University, da circa tre<br />
anni. La mia formazione è quella di docente d’italianistica,<br />
anche se da circa vent’anni mi occupo<br />
anche di letteratura e cultura italoamericana (o italofona).<br />
Spinto da curiosità intellettuale e da<br />
buoni profitti scolastici, decisi d’intraprendere la<br />
carriera accademica e, dopo vari incarichi, da due<br />
anni e mezzo sono alla guida dell’istituto<br />
Calandra. Oltre a organizzare almeno due conferenze<br />
all’anno (una appena conclusa sulla<br />
La Statua della Libertà<br />
“Canzone Napoletana Transnazionale”, e l’altra<br />
dal titolo “The land of our return”: l’istituto<br />
Calandra organizza mostre, rassegne culturali,<br />
pubblica studi sulla produzione culturale italoamericana,<br />
e svolge anche ricerche <strong>nel</strong> settore<br />
accademico su tematiche concernenti gli italoamericani<br />
(o sarebbe il caso di dire: italofoni).<br />
Ilaria Costa<br />
Ho lasciato l’italia e sono a New York da oltre<br />
dieci anni, dopo la laurea conseguita quando<br />
avevo 23 anni. Trovavo l’Italia un po’ statica, e<br />
quindi ho deciso di venire a New York e di<br />
abbracciare il suo dinamismo. Quello che cerco di<br />
fare quotidianamente, anche attraverso il mio<br />
lavoro, è di dare un immagine più attuale<br />
ITALIANITÀ<br />
dell’Italia e dell’italianità. Cerco di far conoscere<br />
il meglio dell’Italia attuale (le famose 3F: Food,<br />
Fashion and Ferrari. Lo IACE si occupa di promuovere<br />
la lingua e la cultura italiana negli Stati<br />
di New York, New Jersey e Connecticut.<br />
Organizziamo eventi in città anche per i ragazzi<br />
della periferia che hanno modo di venire a New<br />
York e di visitare musei e istituzioni italiane. A<br />
Roma ho partecipato alla Conferenza dei giovani<br />
italiani <strong>nel</strong> mondo, e <strong>nel</strong> nostro documento abbiamo<br />
sottolineato che: «Lingua è Cultura». La lingua<br />
italiana è il veicolo trainante per la promozione<br />
della cultura. Non c’è lingua se non c e cultura,<br />
e viceversa. Gli americani sono interessatissimi<br />
all’Italia. Tuttavia esistono delle difficoltà <strong>nel</strong><br />
mio lavoro soprattutto quando si tratta di far capire<br />
a Roma, al Ministero degli Affari Esteri, le logiche<br />
operative delle istituzioni americane, diverse<br />
da quelle italiane.<br />
Anto<strong>nel</strong>la Fongaro<br />
Sono venuta a New York dopo aver lavorato per<br />
anni in Italia come medico ospedaliero. Mi sono<br />
trasferita qui per la carriera di mio marito. Ma è<br />
stata anche una scelta di vita perché mi ha permesso<br />
di crearmi una famiglia, che non avevo in<br />
Italia, e oggi abbiamo due bambine gemelle, nate<br />
qui a New York. Le bambine, con le quali parliamo<br />
sempre in italiano. frequentano la Scuola<br />
d’Italia Guglielmo Marconi di New York, che ha<br />
un programma bilingue. Sono perfettamente bilingui,<br />
e sono a loro agio con le due lingue, e questo<br />
lo vedo sia quando andiamo in Italia sia quando<br />
siamo qui. Tuttavia qua c’è il loro mondo, qua trascorrono<br />
la gran parte del loro tempo, anche se i<br />
valori italiani e la conoscenza dell’Italia è ben<br />
radicata <strong>nel</strong>la loro vita. E le nostre intenzioni sono<br />
di rimanere negli Stati Uniti.<br />
Maria Serena Ciambellotti<br />
Sono da sei mesi a New York. Mi sono trasferita<br />
qui a seguito dell’attività professionale di mio<br />
marito. Abbiamo scelto per i nostri figli la Scuola<br />
d’Italia Guglielmo Marconi senza nemmeno guardare<br />
altrove. Non abbiamo difficoltà a mantenere<br />
viva la cultura e la lingua italiane anzi cerchiamo<br />
di fare assorbire ai ragazzi, e di assorbire noi stessi,<br />
quanto c’è di meglio <strong>nel</strong>la cultura americana.<br />
Io avevo già avuto un’esperienza d’insegnamento<br />
negli Stati Uniti, tra il 1990 e il 1992, in Florida.<br />
Ma qui a New York c’è un clima culturale totalmente<br />
diverso. L’interesse verso la lingua e la cultura<br />
italiane spinge a sentirsi orgogliosi dei nostro<br />
Paese. Il trasferimento qui a New York, per me<br />
non è stato molto traumatico, ma sento spesso le<br />
amiche lamentarsi per la mancanza di un corso<br />
d’inglese per italiani adulti. Questo è un aspetto<br />
che andrebbe considerato.