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Bisogna risalire all'ottobre del 1883, per incontrare il dr. Pietro<br />
Romualdo Pirotta - già « romano» nel nome di battesimo (egli fu<br />
poi sempre chiamato con il secondo nome, essendogli questo stato<br />
imposto perché nato nel giorno di questo Santo, il 7 febbraio) _ che,<br />
arrivato fresco fresco da Modena, dove teneva cattedra di Botanica e<br />
ove dirigeva l'Istituto e l'Orto Botanici e la Stazione Agraria, si<br />
accinge ad eseguire il mandato affidatogli dal suo Ministro _ il romano<br />
Guido Baccelli. Il Pirotta era a Roma da pochi mesi: « con<br />
quella energia e con quella tenacia che l'amore della scienza soltanto<br />
può ispirare» (P. R. P., Prefazione all'opera « Flora romana », Roma<br />
1899) egli pensa di dare alle stampe un nuovo lavoro di complesso<br />
sulla flora romana, per aggiornare l'ultimo lavoro generale su questa<br />
flora, dovuto a Pietro Sanguinetti, e uscito dal 1852 al 1865. « Senza<br />
nascondermi le gravi difficoltà, alle quali cndavo incontro, io mi<br />
proposi di fare questo tentativo sin dal 1883, tracciandomi fin da<br />
allora un programma ben definito, al quale sempre mi attenni ».<br />
« ... io mi vi accinsi, mentre pur attendevo alla fondazione dell'Istituto<br />
Botanico e del nuovo Orto Botanico di Roma...». Ecco, il primo<br />
pensiero del giovanissimo cattedratico - aveva appena trenta anni _<br />
subito che giunse in Roma, fu quello di studiare, con ricerca biblio-<br />
grafica e archivistica e con la raccolta delle varie specie vegetali del<br />
territorio romano, questa dimenticata branca della sua scienza « che<br />
mi permise di poter dare un quadro storico quasi completo della<br />
botanica in Roma». .<br />
Negli scritti, nelle conversazioni, tutto quanto riguarda Roma, in<br />
sua funzione di Capitale, il prestigio di essa, è trattato con affetto di<br />
figlio: non altrimenti avrebbe fatto un romano di nascita, al quale<br />
poteva e doveva essere perdonato un forse esagerato amore per la<br />
sua città natale.<br />
Il Pirotta, fiero per natura e per necessità di vita _ che fu<br />
durissima negli anni giovanili, prima che, ventisettenne, vincesse la<br />
cattedra modenese - nelle amichevoli conversazioni che, negli anni<br />
della vecchiaia, ebbe con i figli, con antichi allievi, con amici, mai<br />
ebbe parole di compatimento, di presa in giro o di scherno per i<br />
difetti di quelli che erano divenuti suoi concittadini: rammentiamo<br />
che le sue ire _ tremende quandQ erano più che giuste - erano<br />
feroci contro chi, piccolo o grande, offendeva il tanto dimenticato e<br />
sfottuto meridione d'Italia: certe battute, certi battibecchi con cugini<br />
e congiunti milanesi - a volte troppo gonfi di gas - mandavano<br />
in visibilio noi ragazzi, sotto gli occhi imploranti e spaventati di<br />
nostra madre, lombarda anch'essa: in casa non si parlava mai in<br />
dialetto: Pirotta parlava, con suocera, moglie e figli, solo in italiano,<br />
e in purissimo italiano, anche se certe accentuazioni risentivano della<br />
sua nascita pavese.<br />
Ricordiamo la sua amicizia per don Ignazio Boncompagni, prin-<br />
cipe di Venosa. In una minuta di lettera, datata Roma 19 aprile indirizzata<br />
alla Principessa di Venosa che gli aveva inviato in dono il<br />
superbo volume « La Villa Venosa in Albano laziale », il Pirotta dice:<br />
« 0'0 Opera più degna non poteva essere consacrata alla memoria del<br />
Principe di Venosa, al quale fui legato da rispettosa amicizia fin dai<br />
primi anni della mia venuta in Roma e che imparai ad amare sempre<br />
più per la sua grande bontà verso di me, che incoraggiò affettuosamente<br />
quando ostacoli di ogni genere si opponevano alla esecuzione<br />
del nuovo Orto Botanico...». Ecco, a smentita solenne di quello che<br />
taluno ha scritto: un Principe Romano che stringe amicizia con un<br />
uomo di scienza, ecco un non romano usare parole fraterne verso<br />
un Romano. Era questo, come tanti altri, un felice incontro fra spi-<br />
riti eletti, ai quali non faceva ombra il luogo di nascita: ma erano<br />
incontri fra gentiluomini e fra galantuomini.<br />
L'azione del Pirotta, che fece sempre grande onore al suo nome...<br />
di fuoco, fu sempre improntata alla tutela degli interessi di Roma:<br />
quale Capitale, quale città, quale popolo o Forse Pirotta, che non si<br />
preoccupò mai di se stesso, avrà incontrato nelle sue ricerche negli<br />
Archivi di Roma nomi simili al suo, della gente Pirota o de -Pirotis<br />
e Pirotta nelle femmine, gente che era a Roma prima del 1500. Può<br />
essere della stessa stirpe: certo che alcuni aspetti del carattere, della<br />
azione, della mentalità e della visione delle cose che questo biologo<br />
ebbe, sono tipici della « gens romana»: soprattutto il sovrano di-<br />
sprezzo per le iniquità e per le ingiustizie. Così dice di lui il suo<br />
allievo e poi collega Biagio Longo, nella commemorazione tenuta<br />
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