Quaderno Borgoantico n° 13 - associazione Borgoantico
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42<br />
26 G. Giordani, “Cenni Storici su la Chiesa<br />
…”. Aggiunta (1877-1902), cit., pp. 83-84.<br />
In uno dei Registro dei Conti dell’archivio<br />
storico pertinente la Chiesa parrocchiale,<br />
che riporta entrata ed uscita relative ad un<br />
arco temporale compreso fra il 3 gennaio<br />
1903 e il 31 dicembre 1908 si legge: «Uscita»<br />
/ «1903 Agosto 20 Al Pittore Chiocchetti<br />
per ristauri -------Corone M. 48.--» (APD/<br />
Parrocchia di Villa Lagarina. Prima Nota,<br />
Chiesa Parrocchiale, n. X/A 6). Si tratta<br />
certamente di Giovanni Battista Chioc(c)<br />
hetti (Moena 1843 - Trento 1917), pittore<br />
ed abile ritrattista soprattutto dell’ambiente<br />
ecclesiastico, copista e restauratore - i<br />
suoi lavori seguono la tradizione neoclassica<br />
nella composizione delle forme, che<br />
manifestano talora sfumature realistiche, e<br />
nel cromatismo -, ma non è stato possibile<br />
identificare la specifica natura dei lavori che<br />
egli ha eseguito. Su di lui cfr. L. O[berziner],<br />
Chiochetti Giovanni Battista, in Thieme-<br />
Becker, VI, 1912, p. 508; [L. Felicetti],<br />
L’ospizio di S. Pellegrino presso Moena nel<br />
Trentino. Memorie storiche, Tabarelli, Cavalese<br />
1906, pp. 71-72; Tridentino, Un pittore<br />
trentino alla scuola veneziana del secolo<br />
scorso, in «Arte Cristiana» 10/9 (1922), pp.<br />
283-287; C. Dell’Antonio, Artisti ladini.<br />
1580-1939, Scuola d’Arte di Moena, Trento<br />
1951, pp. 11-12; Id., Il pittore Giovanni<br />
Battista Chiocchetti di Moena (1843-1917),<br />
in «Strenna Trentina» 54 (1975), pp. 67-69;<br />
A. M. Comanducci, Dizionario illustrato dei<br />
pittori, disegnatori e incisori italiani moderni<br />
e contemporanei, a cura di L. Pelandi, L.<br />
Servolini, I, Patuzzi, Milano 1962 3 , p. 440,<br />
s.v.; S. Weber, op. cit., pp. 93, 95-96; DAT,<br />
1998, pp. 142-147; A. P. Torresi, Primo<br />
dizionario biografico di pittori restauratori<br />
italiani dal 1750 al 1950, cit., p. 45; E.<br />
Bénézit, Dictionnaire critique et documentaire<br />
des Peintres, Sculpteurs, Dessinateurs<br />
et Graveurs, a cura di J. Busse, III, Gründ,<br />
Paris 1999 4 , p. 596; P. PEttEnElla, in L’Ottocento.<br />
Museo di Arte Moderna e Contemporanea<br />
di Trento e Rovereto. Catalogo<br />
ragionato delle collezioni del XIX secolo, a<br />
cura di G. Belli, N. Boschiero, P. Pettenella,<br />
Skira, Milano 1999, p. 194.<br />
27 Quest’ultima tela ottocentesca avrebbe<br />
coperto l’eventuale nicchia - della quale<br />
oggi non resta alcuna traccia, come attestato<br />
dall’espressa rimozione dell’attuale effettuata<br />
nei primi mesi del 2004, ma non si può escludere<br />
che essa «fosse stata tamponata in concomitanza<br />
con la realizzazione della tela più<br />
antica oppure nel corso dei lavori di restauro<br />
degli altari affidati nel 1892 alla ditta Gianoli<br />
di Vicenza» (D. Primerano, S. Castri, in Dalla<br />
chiesa al museo. Arredi liturgici della pieve<br />
di Santa Maria Assunta nella sezione di Villa<br />
Lagarina del Museo Diocesano Tridentino,<br />
cat. a cura di D. Primerano, Museo Diocesano<br />
Tridentino, Trento 2004, p. 58) -, contenente<br />
la statua dell’Immacolata scolpita nella<br />
seconda metà dell’Ottocento dall’intagliatore<br />
meranese Franz Pendl che, come ricorda<br />
Giordani, nel 1871 - essendo arciprete don<br />
Tommaso Torresani - riportò anche «alla sua<br />
forma primiera» «la miracolosissima Immagine<br />
[…] della Beatissima Vergine», collocata<br />
per secoli in una nicchia del vecchio<br />
altare maggiore ligneo e, quando quest’ultimo<br />
fu sostituito da quello in marmo eretto fra<br />
il 1696 ed il 1700 ad opera dei fratelli Cristoforo<br />
e Sebastiano Benedetti di Castione,<br />
trasportata in uno laterale e successivamente<br />
riposta in sacrestia, ove rimane tuttora: «[…]<br />
Provveduta la Chiesa di questo altare fu cura<br />
di Carlo Ferdinando di illustrarla d’avvantaggio.<br />
Perciò incisa in rame la miracolosissima<br />
Immagine, come dice, della Beatissima<br />
Vergine, che per tanti secoli si venerò in una<br />
nicchia dell’altar maggiore, e che solamente<br />
dopo l’erezione dell’altar nuovo si pose in<br />
uno laterale (ove sta anche adesso restaurata,<br />
e dallo scultore Francesco Pendl di Merano<br />
restituita alla sua forma primiera nell’anno<br />
1871) la fece diffondere per ogni dove. La<br />
qual cosa contribuì non poco ad introdurre<br />
la costumanza in tutti i paesi della Valle di<br />
designar col nome di Madonna di Villa la<br />
Festa titolare che si celebra ai 15 di Agosto.<br />
Aveva ordinato il pio Arciprete, che questa<br />
Immagine non venisse esposta alla pubblica<br />
venerazione se non da un sacerdote vestito di<br />
cotta e stola, e che allora vi ardessero innanzi<br />
almeno due candele. […]» - G. Giordani,<br />
Cenni storici su la Chiesa, cit., p. 22 -; la sta-<br />
Quaderni del <strong>Borgoantico</strong> <strong>13</strong><br />
tua è così menzionata anche da Weber «Nella<br />
decanale di Villa Lagarina vi è un’immagine<br />
di Maria V. restaurata da Francesco Pendl di<br />
Merano ed è quella che si porta in processione<br />
la festa del 15 agosto» - S. Weber, op. cit., p.<br />
273 -. In realtà l’immagine è stata successivamente<br />
sostituita dalla statua di Santa Maria<br />
Assunta, realizzata a Milano presso la ditta<br />
Martini nel 19<strong>13</strong> (come si legge nell’apposta<br />
iscrizione a pennello) in legno policromato<br />
e dorato, posta su un piedestallo circondato<br />
da angioletti, e portata per la prima volta in<br />
processione dal decano don Emilio Visintainer<br />
il 15 agosto del 19<strong>13</strong>; in deposito presso<br />
l’oratorio di San Giobbe, essa funge tuttora<br />
da statua processionale. Circa il menzionato<br />
artista meranese, importa segnalare che<br />
nell’Ottocento ben tre intagliatori del Tirolo<br />
tedesco di nome Franz Pendl operarono in<br />
patria ed in terra trentina: Franz il Vecchio,<br />
Franz Xaver e il Franz al quale è stato recentemente<br />
proposto di riferire l’operato - ma<br />
non si può escludere che si tratti del secondo<br />
(Merano 1817 - Untermais presso Merano<br />
1896) -. Cfr. A. Cont, Pitture e sculture,<br />
cit., pp. 51, 53, 54, 57, nota 9, 62, nota 33;<br />
sulle varie soluzioni identificative pertinenti<br />
la miracolosa immagine dell’altare maggiore<br />
si vedano i due contributi - in taluni aspetti tra<br />
loro discordanti - di D. Primerano, S. Castri,<br />
in Dalla chiesa al museo, cit., pp. 56-59, n. 1;<br />
Eaed., in E. Chini, D. Primerano, I Lodron a<br />
Villa Lagarina, Nicolodi, Rovereto 2003 («le<br />
terre», 11), pp. 62-63; sulla statua portata in<br />
processione si consideri la cronaca stesa da<br />
una testimone del tempo: Cenni di cronaca<br />
desunti da un manoscritto di Emilia Galvagni<br />
di Villa Lagarina, residente a Sant’Ilario.<br />
Breve descrizione degli avvenimenti accaduti<br />
a Villa il 15 agosto 1912, a cura della<br />
Biblioteca Comunale di Villa Lagarina, in «il<br />
Comunale. Periodico storico culturale della<br />
destra Adige» 18/35 (2002), pp. 27-35 (spec.<br />
pp. 29, 35). Per l’attività dei citati Pendl cfr.<br />
J. Weingartner, op. cit., I, pp. 408, 514, 564,<br />
592; II, pp. 270, 282, 283, 476, 559, 574, 592,<br />
624, 703, 786; Anonimo, Pendl Franz Xaver,<br />
in Thieme-Becker, XXVI, 1932, p. 377; E.<br />
Bénézit, op. cit., p. 716.<br />
28 Cfr. cat. 3, app. doc., 1.