Redone n. 1-2 anno 2009 - Parrocchia GOTTOLENGO
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Il <strong>Redone</strong><br />
PER NON DIMENTICARE IL PAESE CHE FU<br />
Giovedì 16 aprile alle ore 20,30, nel teatro Zanardelli del nostro paese commemoreremo i 50 anni<br />
dalla morte di DON PRIMO MAZZOLARI, profeta scomodo, ma illuminato che anche a Gottolengo ha<br />
predicato il Vangelo di Cristo illuminando epoche storiche difficili e in grande cambiamento.<br />
(Per questioni organizzative la data della commemorazione potrebbe essere spostata.<br />
Verrà comunque pubblicizzata)<br />
Cenni biografici di don Primo<br />
Don Primo Mazzolari è nato al Boschetto, frazione<br />
di Cremona, il 13 gennaio 1890 da genitori legati<br />
alla terra da motivi di lavoro e di atavico attaccamento.<br />
Ben presto, nel 1899, la famiglia, che si<br />
componeva di due figli, Primo e Peppino, e di tre<br />
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figlie, Colombina, Pierina e Giuseppina, si trasferì<br />
a Verolanuova. Qui Primo Mazzolari rimase ben<br />
poco: a dieci anni, seguendo la vocazione sacerdotale,<br />
entrò nel seminario di Cremona dove proseguì<br />
gli studi fino all’ordinazione che gli venne data<br />
da monsignor Giacinto Gaggia il 24 agosto 1912.<br />
Dopo pochi mesi fu inviato come vicario a Spinadesco,<br />
e subito dopo, richiamato in seminario a<br />
Cremona come insegnante di Lettere. Scoppiata<br />
la Prima guerra mondiale, vi partecipa con il fervore<br />
dei giovani in quel momento. Congedato nel<br />
1920 andò parroco a Bozzolo, provincia di Mantova,<br />
ma diocesi di Cremona, dove cominciò ad<br />
assumere posizioni di difesa dei diritti dei poveri.<br />
Nel 1922 venne nominato parroco di Cicognara,<br />
«il paese delle scope». Qui iniziò la sua opposizione<br />
al fascismo. Nel 1932 fu inviato nuovamente<br />
a Bozzolo e nel 1949 fondò e diresse il periodico<br />
«Adesso» la cui pubblicazione fu sospesa nel 1951.<br />
Nel 1957 predicò la Missione a Milano, chiamato<br />
dal cardinal Montini. Con l’elezione di Giovanni<br />
XXIII, entrò nella chiesa una ventata nuova e le<br />
idee di don Primo ebbero piena cittadinanza. Il 5<br />
febbraio 1959 venne ricevuto in udienza privata<br />
da papa Roncalli: l’accoglienza che egli ebbe dal<br />
Pontefice, come disse al ritorno a Bozzolo ad amici<br />
e parenti, lo ripagava di ogni amarezza sofferta.<br />
Morì il 12 aprile 1959 nella casa di cura San Camillo<br />
di Cremona. Ma le sue idee camminano ancora.<br />
Lettera ai vescovi della val padana sulla triste situazione dei braccianti agricoli<br />
apparsa il 1° marzo 1958 su “Adesso” il giornale gestito da don Primo<br />
La condizione dei salariati e dei braccianti della<br />
Val Pa dana, benché non sia neppur da confrontarsi<br />
con la condizione dei braccianti meridionali,<br />
è preoccupante sotto mol ti aspetti, non ultimo<br />
quello religio so. Il clero rurale, che ne condivide<br />
la dura vita e le molte tribolazioni, è in pena e in<br />
allarme da molti anni. Non è la prima volta che «<br />
Adesso » apprende dalla viva voce di codesti umili<br />
e mirabili testimoni del mondo contadino, la segreta<br />
sofferenza la quale misura giorno per giorno<br />
il ve nir meno in buone creature di quei sentimenti<br />
e di quella sanità morale e cristiana, che ne f<strong>anno</strong><br />
il sale della terra.<br />
Con opportuna misura e squisita ca rità, i sacerdoti<br />
rurali di cui pubbli chiamo l’appello o la preghiera<br />
ai Ve scovi della Val Padana, si limitano a denunciare<br />
la disuguaglianza di trat tamento tra il mondo<br />
operaio e il mondo contadino nel campo delle previdenze<br />
e delle assistenze sociali, do ve un po’ più<br />
di vigilanza e di equi tà da parte di chi ne ha il dovere<br />
e ne è il custode basterebbero a porvi rimedio,<br />
I problemi si ingrossano paurosa mente quando ci<br />
si dimentica di que sto rispetto dell’uomo, che è il<br />
fon damento della giustizia sociale.<br />
La voluta moderazione dell’appello, se ben s’addice<br />
alla carità dell’opera e della presenza sacerdotale,<br />
non ri duce la vastità del problema contadi no,<br />
di cui non propone una soluzione radicale, che va<br />
però cercata con ur gente e audace impegno dai<br />
cristiani che operano in campo sociale e po litico.<br />
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Il <strong>Redone</strong><br />
Per il momento, può alquanto pla care l’acerbità<br />
dell’umiliazione e del l’abbandono la certezza che i<br />
sacer doti contadini, vivono e soffrono con occhio e<br />
cuore aperto le loro tribolazioni e ne s<strong>anno</strong> parlare<br />
con chiara e ferma parola.<br />
E’ vero : sono profeti disarmati, co me i loro Vescovi,<br />
ma fra tante stolte accuse d’indebita ingerenza<br />
della Chie sa nelle cose temporali, il loro lamen to<br />
accorato e allarmato è la confer ma di una sollecitudine<br />
pastorale che abbraccia ogni pena dell’uomo,<br />
i suoi diritti umani, la sua cristiana dignità.<br />
Niente è fuori della carità sacerdo tale, che è la più<br />
completa delle giu stizie.<br />
« Adesso »<br />
La lettera ai Vescovi della Val Padana era firmata da<br />
vari sacerdoti oltre a don Primo Mazzolari, fra i quali<br />
anche l’allora curato di Gottolengo Don Gino Porta.<br />
DON PIERLUIGI MURGIONI<br />
Testimone del Vangelo<br />
Mi è stato chiesto un intervento nella <strong>Parrocchia</strong> di<br />
San Faustino in città per commemorare don Pierluigi<br />
Murgioni con il quale ho condiviso gli anni di Seminario,<br />
l’Ordinazione diaconale e sacerdotale, l’esperienza<br />
spagnola e soprattutto la Missione in Uruguay<br />
dove abbiamo sperimentato la prigionia, per me relativa,<br />
ma per lui durata 5 duri e lunghi anni. Sono<br />
passati più di 15 anni dalla sua morte, ma il ricordo<br />
della sua testimonianza rimane.<br />
La sera della Commemorazione ha introdotto il tema<br />
Mons. Domenico Sigalini, vescovo di Palestrina e nostro<br />
compagno di seminario, e dopo la mia relazione<br />
è intervenuto il fratello Pinuccio e Juan Baladan,<br />
compagno di carcere di Pierluigi e che come musicista<br />
ha composto una Santa Messa solenne interpretata<br />
dall’Orchestra del Festival Arturo Benedetti Michelangeli<br />
e dal coro Ars Nova nella chiesa Santa Maria<br />
del Carmine<br />
Come in quell’occasione mi è stato chiesto anche un<br />
articolo sul tema trattato, lo offro anche alla lettura<br />
dei miei parrocchiani così potr<strong>anno</strong> conoscere un<br />
pezzo di storia missionaria condivisa con un popolo<br />
in cerca di dignità e libertà.<br />
Don Saverio