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Redone n. 1-2 anno 2009 - Parrocchia GOTTOLENGO

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Il <strong>Redone</strong><br />

Pierluigi è nato a Torino Il 15.02.1942<br />

Ordinato a Roma dal Papa Paolo VI il 03.07.1966<br />

Vicario cooperatore a Villaputzu, diocesi di Ogliastra, Sardegna dal 1966 al 1967<br />

A Madrid, Spagna, per un corso di Pastorale dal 1967 al 1968<br />

Missionario nella diocesi di Melo, Uruguay dal 1968 al 1977 Dall’8 Maggio del 1972 al 12<br />

ottobre 1977 nel carcere della dittatura militare in Uruguay.<br />

Vicario cooperatore a San Faustino, città, dal 1978 al 1982.<br />

Vicario cooperatore a Ghedi dal 1982 al 1989<br />

Parroco a Gaino e Cecina dal 1989.<br />

Morto a Gaino il 02.11.1993 .<br />

Funerato e sepolto a Gaino il 04 .04.1993<br />

Pierluigi nel ricordo di un amico<br />

e confratello nel sacerdozio e nella missione<br />

Sul ponte più alto della nave Giulio Cesare, in quell’ora dove quel giorno di fine agosto volgeva<br />

al tramonto, nel cuore dell’oceano atlantico, esprimevo a Pierluigi un sentimento di nostalgia<br />

che in quel momento aleggiava nel mio animo per il vissuto, per la patria e per le persone<br />

care che lasciavo alle spalle, e lui, suonando la sua chitarra, mi cantava un canto religioso<br />

spagnolo come per stimolarmi a guardare verso la meta che ci attendeva e che insieme<br />

avevamo sognato: la missione in Uruguay.<br />

Pierluigi era una persona dotata di tante capacità naturali rese più preziose dall’esercizio nei<br />

doni spirituali dei quali il Signore lo aveva arricchito.<br />

Dalla prima media, sono stato suo compagno di Seminario, con lui ho condiviso gli ultimi<br />

anni di teologia nel Seminario per l’America Latina in Verona ed erano quelli gli ultimi anni<br />

del Concilio Vaticano II° che h<strong>anno</strong> fortemente marcato la nostra preparazione al sacerdozio.<br />

Destinati, già prima di essere preti, alla diocesi di Melo in Uruguay, siamo stati ordinati<br />

diaconi a Lumezzane dal Vescovo di Melo Mons. Roberto Càceres, oggi ancora vivente. Siamo<br />

poi stati consacrati preti, i primi dopo il Concilio, in Roma dal Papa Paolo VI° il 3 luglio 1966.<br />

Con Pierluigi, nel secondo <strong>anno</strong> del nostro sacerdozio, dietro suggerimento del vescovo<br />

di Melo, avevo condiviso un corso di pastorale sociale in Madrid, e nell’agosto del 1968 ci<br />

eravamo imbarcati per l’Uruguay.<br />

Dei miei compagni di Seminario, posso dirlo senza offendere nessuno, Pierluigi nello studio<br />

delle varie discipline era quello che godeva di una intelligenza lucida, immediata e pratica<br />

al di sopra del livello comune, ma non c’era in lui la tendenza ad eccellere; era lontano<br />

dall’idea della carriera e la scelta di dare un orientamento missionario alla sua vita lo ha<br />

dimostrato. Coltivava i suoi “hobby”: era amante dello sport, appassionato alla musica e al<br />

ritorno dell’Uruguay si era appassionato anche dell’informatica. Se oggi io bazzico con il<br />

computer lo devo a lui e alla sua insistenza e pazienza.<br />

Mentre la nave ci portava verso la terra della nostra missione, i Vescovi dell’America Latina<br />

erano riuniti in conferenza episcopale a Medellin in Colombia per offrire, con l’approvazione di<br />

Paolo VI°, a tutte le loro diocesi quelle indicazioni pastorali che portassero in quel continente<br />

il rinnovamento conciliare.<br />

Appena giunti nella nostra diocesi di destinazione il Vescovo Mons. Roberto Càceres, che<br />

aveva partecipato all’Assemblea di Medellin, ci ha trasmesso subito quei documenti che<br />

ci indicavano le attese della Chiesa Latino-americana nei nostri confronti e che sarebbero<br />

diventate le linee maestre del nostro servizio pastorale in quelle terre. E, quei documenti,<br />

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Il <strong>Redone</strong><br />

noi li abbiamo presi sul serio cercando di vivere secondo quell’immagine di Chiesa che ci<br />

veniva proposta: incarnata nella vita del popolo e portatrice degli autentici valori del Vangelo<br />

soprattutto alla gente più semplice, umile e povera.<br />

Pierluigi ha prestato il suo servizio pastorale nella <strong>Parrocchia</strong> della Cattedrale di Melo<br />

scegliendo di vivere in una casupola nel cuore di un “barrio” (quartiere povero di periferia) e<br />

metà della giornata la dedicava al lavoro, prima come tassista, e, poi, come impiegato in un<br />

locale di vendita all’asta. In quei primi tempi era invalsa tra noi, preti più giovani, la scelta<br />

di guadagnarci il pane con il lavoro anche come segno di vicinanza alla vita concreta della<br />

gente più povera.<br />

Appena dopo la metà dell’<strong>anno</strong> 1969 Pierluigi è stato destinato come collaboratore alla città<br />

di “Treinta y Tres”.<br />

Io allora accompagnavo come coadiutore un prete spagnolo, padre Carlos Fernandez Ordoñez,<br />

in una parrocchia di periferia della città di Melo.<br />

Il tipo della nostra presenza sacerdotale, che si esprimeva nella vicinanza profetica alle realtà<br />

di povertà e nel giudizio critico verso le strutture che le generano, ha creato reazioni negli<br />

ambienti politici tradizionali già scossi dall’emergere di un nuovo partito, non tradizionale,<br />

di orientamento popolare (Il Frente Amplio) e dall’azione rivoluzionaria del clandestino<br />

movimento Tupamaro. Queste reazioni, politicamente comprensibili, dopo le elezioni del<br />

1971 sono sfociate nell’intervento militare che si ispirava dall’ideologia della “Sicurezza<br />

Nazionale”. Questa ideologia, sostenuta e promossa dalla politica nord-americana di quel<br />

tempo, ha dato vento in poppa alle varie dittature di quegli anni bui, che sono sorte e h<strong>anno</strong><br />

duramente imperato, negli stati più importanti del Sud America, includendo gli stati più<br />

piccoli del Paraguay e dell’Uruguay.<br />

Con il pretesto di attaccare la nascente coalizione di sinistra raggruppata nel “Frente amplio”<br />

e il movimento dei “Tupamaros”, allora attivo nel paese, la dittatura militare in Uruguay si<br />

è scagliata anche contro quel settore della Chiesa impegnata a portare avanti una pastorale<br />

di rinnovamento postconciliare, accusandola di favoritismo verso il “marxismo”, soprattutto<br />

quando questa Chiesa parlava di “Scelta preferenziale verso i poveri” e di “Comunità ecclesiali<br />

di base”, accusate, anch’esse ma ingiustamente, di essere cellule marxiste.<br />

Il colpo di stato si è realizzato attraverso tappe progressive, fino allo scioglimento del<br />

parlamento e di tutti i partiti politici il 27 giugno 1973.<br />

Pierluigi era ritenuto come prete destabilizzante, anche perché la sua predica profetica, le<br />

sue scelte pastorali operative e i suoi rapporti con le persone più aperte al cambiamento<br />

erano evidenti e da lui mai nascosti.<br />

Dalla fine del 1971 ai primi mesi del 1972 lui era in Italia, per il suo turno di riposo, proprio<br />

nei momenti in cui, in Uruguay, dopo le elezioni di Novembre del 71, si stava programmando<br />

il colpo di stato. E, in Italia, Pierluigi aveva parlato apertamente e senza mezzi termini, da<br />

sacerdote e profeta che era, su ciò che stava succedendo nel paese della sua missione, senza<br />

immaginare che le sue testimonianze e i suoi giudizi sulla realtà religiosa e socio-politica<br />

dell’Uruguay erano seguite e registrate da emissari dell’ambasciata uruguaiana.<br />

Al suo ritorno in Uruguay, dove ormai il colpo di stato era in atto, ogni sua mossa è stata<br />

seguita dalla polizia segreta fino a che, l’8 maggio 1972, mentre stava camminando per una<br />

delle vie della sua parrocchia di Treinta y Tres è stato imprigionato e portato nella caserma<br />

militare di quella città e torturato.<br />

Voglio mettere in luce, per averli anch’io vissuti, alcuni aspetti della tortura da lui subita e<br />

comune a tutti i detenuti politici soprattutto nei primi giorni della loro detenzione: si veniva<br />

incappucciati ancor prima di essere reclusi in caserma e in questa condizione si rimaneva<br />

vari giorni per tutto il periodo che si riteneva utile per gli interrogatori e per i confronti<br />

tra le deposizioni estorte ai vari reclusi. Normalmente si veniva condotti nel cortile della

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