La formazione in America Latina - Suore Domenicane di Santa ...

More documents

Recommendations

Info

8 pella stile, modi e contenuti formativi. Siamo cresciute nella ricerca fino a capire che la vocazione non è mai un processo lineare, ma che si scopre e si vive nei cicli vitali dell’esistenza e che la fedeltà porta la persona ad attualizzare, nei differenti momenti della sua vita, la risposta totale alla domanda sulla propria vocazione, per interpretare meglio la verità e integrarla nel proprio essere. L’esperienza formativa latinoamericana si iscrive nella ricerca continua e congiunta che dà priorità all’inculturazione, all’inserimento, all’accoglienza e all’incontro fra culture affini, ma differenti. In un certo senso è un’esperienza di missione. Nel tentativo dell’inculturazione, non è facile distinguere tra il carisma iniziale e la cultura in cui si esprime. Abbiamo compreso che un carisma non si può traslocare tale quale da un continente all’altro. Negli incontri viceprovinciali (dell’allora ex-Roma) cercavamo di esprimere, le une alle altre, le sfide che presuppone la testimonianza ri-creatrice del nostro carisma, in luoghi diversi. Anche attualmente la nostra nuova Congregazione non cerca l’uniformità, bensì l’unità, e prova di questo è il grande evento “dell’unione della nostra Famiglia”, delle figlie di Madre Gérine. Sentiamo molto forte il desiderio di rivitalizzare la dimensione mistica e profetica della vita religiosa. E nella formazione significa cominciare da un processo di umanizzazione, di spiritualità incarnata per una nuova comunione nella diversità, impegnate con una rinnovata opzione per i poveri a partire dalla giustizia e dalla pace, qui e ora. Quando ho assunto la delicata missione della formazione, le prime giovani che si sono avvicinate orientate a un cammino di consacrazione religiosa, sono state: una giovane adulta proveniente dalla Bolivia, con una esperienza religiosa in un’altra Congregazione; sei giovani di Mendoza, una di Buenos Aires e due del Brasile. Hanno cominciato il cammino di crescita nella formazione iniziale in Mendoza. L’età delle giovani oscillava trai22ei40anni, erano in generale giovani adulte, alcune anche con una preparazione professionale. Delle nove che hanno iniziato oggi cinque, rimangono in Congregazione una di loro già con i voti perpetui. La conoscenza e l’accettazione di sé sono essenziali nella crescita della persona nella sua più autentica identità. La comunicazione diventava così un dare e un ricevere, un emettere e un captare. Condividere era una forma di consegna, di mettersi nelle mani di chi accompagna la vita, gesto che esprimiamo nella professione religiosa proprio attraverso le mani aperte. Per potersi dare, però, qualcuno deve essere disposto a riceverci e a fare esperienza di misericordia insieme. Un notevole impulso dello Spirito, che si è manifestato nel dare la vita per gli altri nell’apostolato e nel rispondere ai bisogni più urgenti dell’ oggi, si è avuto quando abbiamo patito momenti di dolore molto profondo davanti alla morte, quasi simultanea, di Madre Pia Quochi e Sr. Monica Loyarte. Sono molte le testimonianze di sorelle che vivono in pienezza la loro vocazione e lottano giorno dopo giorno perché il loro consegnarsi sia, ogni volta, più autentico e generoso. Sorelle che si appoggiano alla preghiera personale, come una delle cose più importanti che bisogna fare giorno dopo giorno. Queste testimonianze, nel cammino formativo, ci hanno aiutato a comprendere che la preghiera deve essere trasformatrice, deve toccare la vita, aiutare a confrontarsi con il Vangelo, catturare l’affettività profonda dell’essere, fino a portarla all’integrazione di tutte le dimensioni. E che oltre alla preghiera nella solitudine, c’è la preghiera nella vita, l’incontro con Dio in tutte le cose e persone, “l’essere contemplative nelle nostre azioni”. Questo suppone una continuità affettiva, propria di chi vive in uno stato d’amore. Dall’esempio delle sorelle abbiamo compreso l’importanza di una relazione affettiva con Dio e abbiamo imparato come tutti gli eventi si convertono in “religiosi”, perchè si “ri-legano” con Dio. Il passo indispensabile è la
La condivisione della Parola nell’allora “comunità di noviziato”. pulizia del cuore, cioè, avere una sola intenzione: cercare esclusivamente il Regno di Dio, richiamarsi sempre alle “motivazioni profonde”. La vita comune è uno degli ambiti dove si sono avuti maggiori cambiamenti dopo il Concilio Vaticano II e perciò dove ancora si trova maggiore difficoltà. La defezione di alcune religiose giovani molte volte ha origine nella solitudine che trovano in una vita religiosa che non soddisfa le loro aspirazioni legittime d’amore fraterno. Questo richiamo non ha lasciato di interrogarci in vista alla formazione. Abbiamo desiderato passare da uno stile di comunità uniforme, basato sull’osservanza regolare, ad un altro più basato sulle relazioni personali di amicizia con il Signore, orientate verso la missione e la vicinanza con la gente. La sfida era passare da una “vita in comune” ad una “comunità di vita”. Questo implica, nella formazione, il dover cercare la comunicazione in profondità, nella e dalla fede: conoscere le persone dal di dentro. La difficoltà è emersa al momento di osservare gli orari e vivere la disciplina. Se manca la fi- ducia, le relazioni sono superficiali e l’amore fra le sorelle è fragile. Le ultime Costituzioni hanno collocato l’accento sulla vita fraterna, dando forza ai capitoli comunitari. La porta di accesso per questo stile di vita comunitaria è la comunicazione personale. Non è raccontare fatti, ma comunicare le esperienze personali fino ad arrivare a condividere ciò che costituisce il tessuto più profondo della nostra vita: la relazione con Dio e con gli altri. Questo esige di rivedere le nostre strutture di vita comune e trovare i mezzi necessari per entrare in un nuovo modo di relazionarsi fraternamente. La vita religiosa latinoamericana è molto attenta alla realtà che vive la gente per rispondere, a partire dal Vangelo, con creatività e audacia. La nostra Famiglia religiosa ci offre modelli di incarnazioni storiche concrete. Guardiamo a Caterina e Madre Gérine, che furono donne di Chiesa al servizio del Regno, non lesinarono audacia e passione nella “tensione” che sorge tra il vivere la libertà carismatica e l’obbedienza ecclesiale. Una grande sfida viviamo in questi tempi: la tentazione di fermarsi e volgere lo sguardo indietro, al ritmo dell’involuzione nella quale è entrata una parte della Chiesa. La tentazione di pensare che già tutto è compiuto in relazione con ciò che si doveva fare per i poveri, di considerare le sfide come una moda, di credere che la preghiera deve mantenere la consistenza derivante dalla struttura: tutto questo, nella formazione, non smette di essere un rischio. Oggi sentiamo che si richiede molto tatto e grande fedeltà allo Spirito per mantenere l’integrità del carisma nella sua dimensione mistico-profetica e per incarnarlo lì dove Dio ci vuole. Che l’interesse della comunità sia la missione è chiaramente evangelico, ma in se stesso insufficiente se non c’è una comunità di mutuo appoggio, a livello umano e spirituale, di discernimento apostolico che “risvegli il dono di Dio che c’è in te” come diceva Paolo a Timoteo. È un modo di compiere il processo formativo, che richiede la trasfigurazione delle persone, perché riflettano con maggiore trasparenza la presenza viva di Gesù nella storia. Sr. María del Rosario Peña o.p. Sr. Maria del Rosario Peña o.p. 9
Page 1: La formazione in America Latina Nel

La formazione in America Latina - Suore Domenicane di Santa ...

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

Delete template?

Save as template?