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Elia ZOCCARATO - Fotocineclub

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La memoria del tempo...<br />

... il tempo della memoria


Il progetto dell’Università della Terza Età di Lignano<br />

È soprattutto nei luoghi che si condensa la storia di una comunità, ma<br />

i luoghi mutano, talvolta in modo talmente rapido da creare spazi e ambienti<br />

vitali diversi, modi di vita in perenne cambiamento.<br />

Coloro che sono nati a Lignano, o vi sono arrivati da piccoli, ne sono<br />

coinvolti maggiormente e tutti seguono il filo del loro raccontare attraverso<br />

testimonianze e luoghi che si ripropongono con una nuova bellezza fatta non<br />

sempre di armonie.<br />

La loro storia diventa fondamentale per la capacità di aggiungere alla<br />

memoria collettiva un frammento di esistenza individuale.<br />

Ricordare è recuperare qualcosa che non si vuole vada perduto.<br />

Il progetto “Memoria del tempo… tempo della memoria” è nato con<br />

l’obiettivo di recuperare la memoria di una città sorta poco più di cento anni<br />

fa, grazie all’interazione tra Università della Terza Età e FotoCineClub e il<br />

coinvolgimento dell’Amministrazione Comunale.<br />

Un gruppo di lavoro si è costituito, operando su quattro aree di intervento:<br />

• Ricerca delle testimonianze<br />

• Documentazione dei materiali raccolti<br />

• Realizzazione e concretizzazione dell’intervista<br />

• Incontro con gli intervistati per la stesura definitiva.<br />

I senior che hanno accettato di testimoniare la loro esperienza di vita<br />

sono stati intervistati da Nelly Del Forno Todisco, Wally Gigante Wandell, Maria<br />

Longo Coccetti e Mariella Piutti Fabris, le quali hanno operato sul campo,<br />

raccogliendo e registrando i racconti su appositi supporti digitali.<br />

Il lavoro sulle testimonianze è stato poi sviluppato, deregistrando<br />

le tracce audio e procedendo alla ricomposizione scritta di un testo da<br />

sottoporre all’approvazione dell’intervistato per la definizione finale. Solo in<br />

un’ultima fase si è proceduto alla stesura definitiva.<br />

Sono emerse informazioni interessanti sull’ambiente, sul paesaggio,<br />

sui lavori, sulle storie personali e sulle condizioni di vita nella Lignano dei<br />

primordi.<br />

Con una simile iniziativa, la storia della comunità si è arricchita di<br />

appassionate testimonianze. tenendo viva la cultura del territorio<br />

La raccolta di testimonianze è stata curata da Nelly Del Forno Todisco.<br />

Si sa che in un lavoro, basato sulla memoria individuale, ci potranno<br />

essere errori, carenze, lacune, dimenticanze, imprecisioni, ma sono i rischi di<br />

chi si avventura sul terreno dei ricordi.<br />

5


“La vita non è quella che si è vissuta,<br />

ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla.”<br />

6<br />

Gabriel Garcia Màrquez<br />

Ho amato e amo Lignano di un amore intenso, qui ho trascorso gli<br />

anni più belli della mia giovinezza, e ho incontrato l’amore della mia vita.<br />

Ho goduto dell’azzurro del cielo, dell’oro del sole e della calda distesa<br />

marina.<br />

Una sola fila di ombrelloni, in fondo le cabine e, più in là, le dune<br />

dove andavamo a rifugiarci lontano dagli sguardi indiscreti.<br />

Un posto, già allora, “d’altri tempi“.<br />

Vi sono, poi, approdata in veste professionale e una nuova e diversa<br />

Lignano si è presentata ai miei occhi: ho conosciuto persone nuove, ripercorso<br />

luoghi, situazioni, eventi e, nel succedersi degli anni, la storia di Lignano si è<br />

dipanata davanti ai miei occhi tra luci e ombre.<br />

Penso sia stato così anche per i molti intervistati che, con inediti<br />

particolari, gustosi aneddoti e precisi ricordi, sono riusciti a portarci indietro<br />

nel tempo, alla nascita di Lignano il cui volto è stato, via via, modificato dal<br />

turismo che ha inciso sul tessuto sociale e ha contribuito alla sua crescita<br />

come maggiore località balneare della Regione.<br />

Le memorie degli intervistati, vero e proprio patrimonio di ricordi,<br />

ci mostrano una Lignano inedita e, per certi versi, sconosciuta, una Lignano<br />

da non dimenticare se vogliamo arricchirci, partecipando del passato, per<br />

migliorare il presente.<br />

A tutti gli intervistati che hanno collaborato a questa operazione<br />

editoriale va un sentito e caloroso ringraziamento, alle intervistatrici un<br />

meritato elogio per il paziente e accurato lavoro di revisione.<br />

Un grazie particolare al Presidente del <strong>Fotocineclub</strong>, Doriano Moro,<br />

per i consigli offerti nella realizzazione del progetto e per l’elaborazione delle<br />

foto che arricchiscono il testo.<br />

Un sentito ringraziamento al Sindaco dottor Silvano Delzotto,<br />

all’Assessore alla Cultura e all’Istruzione avvocato Lanfranco Sette, a tutta<br />

la Giunta Comunale per aver sostenuto l’iniziativa, anche dal punto di vista<br />

finanziario.<br />

L’intreccio fra queste forze e lo spirito di collaborazione hanno dato<br />

vita a questa pubblicazione che siamo lieti di offrire non solo all’UTE, ma a<br />

tutta la comunità e a quanti amano Lignano.<br />

prof. Nelly Del Forno Todisco


È con immenso entusiasmo che ringrazio i miei concittadini che<br />

hanno preso parte alla realizzazione del progetto “Memoria del tempo…<br />

tempo della memoria”, chi avrà il piacere di leggerlo non potrà che lasciarsi<br />

andare ai ricordi, alle suggestioni, e ritrovare angoli e nomi dimenticati dalla<br />

memoria, ma ben presenti nel cuore.<br />

La realtà di Lignano si è materializzata all’inizio del Novecento con la<br />

costruzione di un primo albergo, ma le sue radici storiche, culturali e religiose<br />

affondano nel suo lontano passato e si ritrovano nella vasta pineta, nella<br />

laguna e nella campagna allora poco fertile e redditizia.<br />

Con l’avvento del turismo la città si è strutturata guardando al mare,<br />

alla spiaggia fino a perdere quasi la memoria del passato legato al retroterra<br />

fatto di campi, pinete, laguna e acque.<br />

La pubblicazione vuole recuperare la memoria di quel passato<br />

attraverso i racconti degli intervistati: ognuno ha una sua storia da raccontare<br />

e dei percorsi privilegiati sui quali ama indugiare.<br />

È un ritorno alle origini, un salto nel passato, faticoso e affascinante,<br />

particolareggiato ed emozionante, che trova il suo trampolino di lancio in<br />

questo libro che siamo lieti di offrire a tutta la popolazione lignanese, perché<br />

nulla venga dimenticato e tutto ci aiuti ad apprezzare il presente e a vivere<br />

meglio il nostro domani.<br />

7<br />

dott. Silvano Delzotto


Questo prezioso libretto contiene una raccolta a più voci di racconti,<br />

i quali, attingendo al vissuto personale, illustrano con schietta freschezza il<br />

formarsi, il crescere della comunità di Lignano durante il Novecento.<br />

Gli intervistati compongono un esauriente quadro in cui poter riconoscere<br />

nella città di oggi la persistenza del passato e soprattutto nel quale, attraverso<br />

i vari piani prospettici, poter seguire i passaggi sociali, economici, urbanistici,<br />

che hanno radicalmente mutato una selvaggia distesa di boscaglie e valli<br />

acquitrinose, in una località balneare, elegante, moderna, che tuttavia sa<br />

offrire ancora angoli incontaminati.<br />

Dalla voce degli stessi protagonisti si dipana una vera e propria epica<br />

comunitaria orgogliosa nel registrare i tanti attraversamenti, impegnativi,<br />

dolorosi, carichi di promesse, imposti da una avventura che ha fatto evolvere<br />

a centro di richiamo internazionale quello che era un borgo di braccianti e di<br />

barcaioli, in lotta quotidiana con la miseria.<br />

Pagina dopo pagina si intrecciano le peripezie di patriarcali famiglie<br />

di braccianti chini su terreni di scarsa resa o di recente e sudata bonifica,<br />

ancora infestati dalla malaria. Si rivelano impensabili scorci di polverose<br />

strade bianche, protette nella calura da annosi pioppi, pazienti nel compito<br />

di orientare verso settentrione i piccoli venditori di pesce o i contadini diretti<br />

verso i mercati settimanali nei centri della Bassa. Scorrono gli appuntamenti<br />

di feste senza pretese, rallegrate dal suono della fisarmonica, mentre a dare<br />

colori più intensi alle memorie si recuperano piccole leggende locali, come<br />

quella riguardante gli scheletri di alcuni uomini colossali, forse pirati, rinvenuti<br />

sotto un paio di querce secolari, non più esistenti.<br />

Il decennio compreso tra il 1930 e il 1940 appare nella sua funzione<br />

di spartiacque tra l’arcaico e il moderno, allorché predisponendosi il primo<br />

piano regolatore vi trovò posto il progetto di un ampio lungomare di tre<br />

chilometri, subito realizzato nel 1936, adibito a pista per aerei, ma destinato<br />

ad assumere il ruolo di coordinata primaria per ogni successivo sviluppo,<br />

assieme allo scavo della darsena.<br />

Passò la guerra, vennero gli anni della ripresa e del benessere.<br />

Lignano lottò per conquistare l’autonomia comunale, ottenuta nel 1959,<br />

svincolandosi da Latisana.<br />

L’occhio di alcuni narratori, mentre perlustra le vie e i viali di oggi o<br />

indugia sulle piazze o misura gli alti edifici, sa distinguere ancora i contorni<br />

e la fisionomia della originaria selvatica penisola, disposta tra Tagliamento e<br />

laguna, e continua a vedere, come in controluce, qui una vigna, là un orto,<br />

più oltre una macchia di rovi, e più in là infine una pineta, dimora di volpi e<br />

di serpenti.<br />

Le escursioni memoriali qui raccolte non sono viziate da sterili<br />

rimpianti, né si incrinano di fragili nostalgie: sono soprattutto un atto di amore<br />

per tutti i concittadini, di ieri e di oggi, e assumono anche il carattere di un<br />

8


atto premuroso di cura per quanto è trascorso via, eppure resta come solido<br />

fondamento, sul quale poggiano fiduciosi i piedi degli attori attualmente<br />

impegnati sulla scena del mondo ai bordi dell’Adriatico d’opale tra Venezia e<br />

Trieste.<br />

Queste note sono dunque un dono che passa tra le generazioni,<br />

rafforzando il dialogo e l’intesa; sono un catalizzatore adatto a favorire la<br />

fusione di energie civili e collaborative nella comunità di Lignano. Nella<br />

loro semplicità consegnano inoltre agli storici del Friuli, e in generale agli<br />

storici della società italiana del secolo scorso, tanti piccoli, ma importanti<br />

contributi, utili per censire e nel dettaglio comprendere le dinamiche dei<br />

cambiamenti che in parte abbiamo prodotto, in parte subito, e che, un po’<br />

grossolanamente, siamo soliti riassumere con la parola progresso.<br />

L’arco lungo di questo cammino si può ripercorrere in un baleno,<br />

riflettendo sulla toponomastica. Il termine Lignano pare derivi da lupignanum,<br />

ossia posto abitato dai lupi, quindi anticamente inospitale e pericoloso. Nel<br />

1935 l’enfasi giornalistica accostò all’originario toponimo l’apposizione<br />

Sabbia d’oro, di calco si direbbe futurista: la pennellata era senza dubbio<br />

felice. L’invenzione verbale ebbe fortuna a tal punto che, da trovata<br />

pubblicitaria che era stata, si ufficializzò a esprimere con alta pertinenza la<br />

scoperta di una precisa vocazione turistica. Espandendosi quindi la città, a<br />

indicare i nuovi quartieri comparvero Lignano City, Lignano Pineta, Lignano<br />

Riviera, diciture che inducono quasi a immaginare una città lanciata verso<br />

mete avveniristiche di mondanità e di ricchezza.<br />

Lignano possiede certamente questa dimensione, o aspirazione, ma<br />

sa che sarebbe un errore porre in oblio la propria storia, con il conseguente<br />

rischio di snaturarsi. Per essere positivamente proiettati verso il domani e nello<br />

stesso momento per restare fedeli al vissuto stratificato che viene da lontano,<br />

occorre frequentare con assiduità i ricordi, e questo libro ne custodisce una<br />

cospicua messe. Con il loro aiuto si potrà costruire nella mente e nel cuore<br />

quella mappa che sola permette di oltrepassare l’affascinante fantasmagoria<br />

del presente.<br />

Si sarà così in grado di varcare le barriere della superficialità e di<br />

orientarsi in un tempo plurale, in uno spazio multiplo, pervenendo in tal<br />

modo alla conquista di una piena e illuminata cittadinanza lignanese.<br />

9<br />

prof. Gianfranco Scialino<br />

critico letterario


30 marzo 2005<br />

Emilio ZATTI<br />

Intervistatrice: Nelly Del Forno Todisco<br />

Suono il campanello all’ora prestabilita anzi qualche minuto dopo, il<br />

dottor Zatti mi sta aspettando in entrata seduto accanto al telefono.<br />

Elegante in uno spezzato, pantaloni grigi e giacca di un bel verde alla moda,<br />

con gilet e papillon in tinta.<br />

Si alza, mi saluta con deferenza e mi introduce nel salotto. Ci adagiamo in<br />

comode poltrone: lui nella sua abituale davanti al caminetto, per la stagione<br />

spento, e io in una al suo fianco.<br />

Il dottor Emilio Zatti, nato a Tramonti di Sopra il 12 febbraio del 1920, è<br />

oggi sofferente di una cataratta bilaterale “ingrata“, come la definisce, che<br />

gli impedisce di vedere nitidamente le cose e soprattutto di leggere, ma per<br />

questo non vuole sottrarsi al piacere di raccontare, ponendosi una domanda,<br />

senza attendere la mia, e rispondendo subito.<br />

Che cosa era Lignano nel 1947, anno in cui io vi arrivai per la prima volta<br />

mandato dalla Prefettura di Udine per la condotta di Latisana?<br />

Era un territorio che arrivava fino al mare, senza una strada vera e propria. La<br />

strada era sterrata e polverosa, di difficile viabilità, anche perché il Comune<br />

di Latisana non sapeva se Lignano doveva essere considerata marittima o<br />

terrestre, in verità accoppiandola a Marano avrebbe dovuto essere un paese<br />

11


marittimo e peschereccio, ma Latisana la<br />

considerò solo ed esclusivamente come<br />

una semplice frazione.<br />

E dire che uno scrittore francese, direttore<br />

di Le Monde, aveva parlato di Lignano<br />

in termini meravigliosi, definendola una<br />

località sorta “là dove nasce l’Adriatico“.<br />

Ed è proprio la confluenza di più fiumi e<br />

degli affluenti del Tagliamento a creare le<br />

condizioni di benessere climatico della<br />

nostra zona.<br />

Se lei osserva, piove in altre parti e qui no,<br />

nevica in altre parti e qui no, e lo si è visto<br />

quest’inverno, fa freddo e qui no, perché<br />

si sono formate delle correnti ventose<br />

preminenti in contrasto con quelle della<br />

bora che proviene dai Balcani.<br />

Il vento e i fiumi hanno una grande importanza<br />

e ci sono cose che si contraddistinguono<br />

rispetto ad altre. L’ubicazione stessa<br />

di Lignano, la caratteristica condizione<br />

climatica la portano ad uno sviluppo<br />

particolare, facendone una zona interessante sotto il profilo turistico.<br />

Dottor Emilio Zatti con le infermiere<br />

Riprendiamo il discorso dal suo arrivo a Lignano nel 1947<br />

Nel 1947 sono arrivato dall’ospedale di San Vito al Tagliamento dove avevo<br />

lavorato con il professore Gabrielli, ebreo veneziano e ottimo chirurgo.<br />

Pensi che, due giorni dopo il mio arrivo, sono stato invitato da aristocratici<br />

triestini e udinesi a un ritrovo ippico per la caccia alla volpe nella zona<br />

limitrofa al punto della POA.<br />

All’epoca la penisola era il dominio delle volpi in quanto non c’era<br />

disboscamento.<br />

La zona era ricca di boschi di latifoglie e si prestava benissimo alla caccia alla<br />

volpe alla quale partecipavano numerose donne, abilissime amazzoni.<br />

Mai vista una cosa più bella e tanto interessante. Tutto era entusiasmante:<br />

c’erano più di cento cani e la selvaggina era abbondante, non mancavano<br />

fagiani e lepri.<br />

C’è un momento di silenzio…<br />

Il dott. Zatti si lascia cullare dai ricordi, guarda davanti a sé verso il caminetto<br />

12


dove sono esposte foto in bianco<br />

e nero, sorride di un sorriso<br />

dolce e ironico allo stesso<br />

tempo, il viso arrossato nello<br />

sforzo del dire, del raccontare<br />

senza nulla dimenticare.<br />

Emilio Zatti ha una memoria<br />

pronta, snocciola nomi, riporta<br />

alla luce fatti con una lucidità<br />

che è difficile riscontrare in una<br />

persona della sua età.<br />

Mi guarda…<br />

Possiamo riprendere il discorso, parlando della Lignano dei suoi ricordi?<br />

Lignano, allora, era solo Sabbiadoro e finiva alla Capanna d’Oro.<br />

Oltre all’Albergo Italia, c’erano due altri alberghi rinomati: l’Albergo Marin e<br />

l’Hotel Spiaggia.<br />

La famiglia Marin, il cui capostipite Angelo era stato sindaco di Marano,<br />

Lagunare, era una delle famiglie più influenti a Lignano, assieme alla famiglia<br />

Andretta, proprietaria di grandi appezzamenti di terreno.<br />

I Signori avevano scoperto questa zona per la corsa dei cavalli.<br />

Facevano delle feste, dei festival, poi se ne andavano pronti a ritornare per<br />

una battuta di caccia alla volpe o per qualche particolare ricorrenza.<br />

Gli altri erano persone in cerca di soluzioni di fortuna, strani tipi; altri ancora<br />

erano mezzadri al servizio di famiglie di grande prestigio che avevano<br />

comperato per pochi soldi terreni paludosi, come i signori Gaggia.<br />

Allora un terreno costava 100 lire al metro quadro quando il mio stipendio<br />

base era di 35.000 lire mensili.<br />

A Lignano, landa deserta, i terreni non costavano praticamente niente!<br />

Ma vivendo in un luogo si finisce con l’ancorare la propria vita a tutta la gente<br />

che ci sta intorno.<br />

Oltre agli alberghi che Lei ha nominato c’erano altre costruzioni?<br />

Gli Alberghi Marin e Spiaggia erano tutti sul lungomare, primo impatto<br />

del turista con la spiaggia e il mare Adriatico, il lungomare aveva una sua<br />

fisionomia e un interesse particolare per chi vi arrivava.<br />

Lignano, landa deserta, aveva questo splendido rettilineo di 1800 metri,<br />

misura ideale per una pista di aerei, programmato con una tecnica tale da<br />

poter sopportare anche l’urto degli aerei pesanti di oggi, fatto costruire dal<br />

13<br />

Colonia Costanzo Ciano


Prefetto Testa intorno agli anni Trenta in previsione di uno sbarco.<br />

Di bello a Lignano c’era anche la darsena pensata per le motosiluranti che,<br />

allora, erano militarmente gestite da Ante Pavelič, governatore della Croazia;<br />

la Terrazza a Mare, palafitta di legno, simbolo della Lignano dell’epoca e<br />

l’Azienda di Soggiorno, struttura territoriale di grande utilità per i turisti.<br />

Mi racconti di come Lignano diventò Comune autonomo?<br />

Un giorno alcuni lignanesi hanno indetto un’assemblea dove sono stato eletto<br />

senza avervi partecipato. Subito mi sono dato da fare perché venisse eletto<br />

presidente di quell’Assemblea il vecchio cavalier Marin.<br />

Latisana non ha capito che<br />

Lignano cominciava a essere<br />

conosciuta nell’ambito<br />

turistico europeo, che stava<br />

diventando una stazione<br />

balneare con esigenze<br />

proprie e che aveva già in<br />

sé tutti i presupposti per<br />

diventare un grande centro<br />

turistico.<br />

Cicuttin, il sindaco di allora,<br />

ha curato poco la frazione<br />

che stava crescendo con<br />

esigenze ben diverse da<br />

quelle del capoluogo.<br />

Ponte girevole da Coin, luogo della rivolta del 1958<br />

Noi Lignanesi ci siamo<br />

dati da fare per una forma<br />

conciliativa, ma nonostante la nostra buona volontà non siamo riusciti in<br />

nulla.<br />

La società venutasi a formare aveva delle finalità ben precise, ma poca gente<br />

vi aveva aderito per paura delle repressioni del centro che potevano arrivare<br />

sotto forma di tasse.<br />

Personalmente sono stato aiutato, in definitiva, dall’ex sindaco di Latisana<br />

Casasola, un socialdemocratico.<br />

Casasola e Cicuttin si combattevano politicamente, quest’ultimo era anche<br />

amico dell’onorevole Tessitori il quale riteneva che c’erano delle cose<br />

ineluttabili e che l’autonomia era una di queste. E poi, mi dica Lei, da un<br />

comune che perde la filanda, la cantina sociale e va scemando d’importanza,<br />

che cosa ci si poteva aspettare?<br />

Sono andato a Roma con il cavaliere Marin, abbiamo incontrato gente che ci<br />

ha promesso un aiuto. Le cose però stavano andando per le lunghe.<br />

14


Ho fatto altri viaggi nella capitale, anche con Monsignor Freschi che aveva a<br />

cuore lo sviluppo di Lignano.<br />

Ho incontrato perfino un socialista, Marangoni, che ci diede quasi un assenso,<br />

un assenso significativo per le richieste della popolazione.<br />

Quali erano le richieste della popolazione?<br />

La popolazione aveva un solo desiderio: sviluppare il centro turistico. Ma si<br />

trovava isolata e addirittura ostacolata perfino sulla richiesta di viabilità. La<br />

strada era rimasta sterrata e polverosa e così rimase fino alla costituzione<br />

del Comune autonomo.<br />

Lignano aveva bisogno di istituzioni pubbliche senza le quali il paese non<br />

poteva svilupparsi, ma Latisana rimase insensibile alle richieste.<br />

La battaglia fu lunga e logorante.<br />

Dovevamo proseguire il nostro colloquio, ma nonostante fosse ben<br />

riuscita l’operazione alla cataratta, le sue condizioni di salute si aggravarono,<br />

finché la morte lo colse il mattino del 14 novembre 2006.<br />

In me rimane il ricordo di un uomo estremamente affabile.<br />

È stato piacevole ascoltarlo riportare alla luce fatti ed eventi, snocciolare nomi<br />

con una memoria lucida, anche se con un tono di voce piuttosto basso.<br />

04 gennaio 2008<br />

Che cosa l’ha portata a Lignano?<br />

La Signora Susanna ZATTI si è dimostrata<br />

disponibile a riprendere il dialogo interrotto e a<br />

raccontare altri fatti lignanesi e personali.<br />

Un tempo andavamo al mare al Lido di Venezia.<br />

Un giorno sono passata con la mia amica Lisi nell’Agenzia Capri in Piazza<br />

Santo Stefano a Vienna, chiedendo un posto di villeggiatura abbastanza<br />

vicino, ci offrirono una spiaggia che stava sorgendo: Lignano.<br />

15


Era la fine del mese di<br />

agosto: al nostro arrivo<br />

pioggia battente e spiaggia<br />

deserta. L’Albergo Spiaggia,<br />

dove siamo scese, dava<br />

direttamente sul mare.<br />

L’indomani la giornata si<br />

presentò splendida, il mare<br />

brillava sotto i raggi del sole,<br />

in spiaggia non c’era anima<br />

viva, se non il geometra<br />

Gino Bertinazzi che aveva la<br />

cabina accanto alla nostra<br />

ed era sceso alla pensione<br />

Villa Moretti.<br />

Un giorno ci invitò alla foce<br />

del Tagliamento: la serata<br />

era splendida e al ritorno ci siamo fermati alla Capanna d’Oro, oggi uguale<br />

ad allora, ci siamo seduti all’aperto a chiacchierare, subito dopo arrivò il<br />

dottor Zatti, amico del geometra.<br />

L’incontro fu fatale, ci sposammo a gennaio dell’anno dopo: era il 1953. Mia<br />

figlia Marina è nata il 20 dicembre del 1954.<br />

Da allora abbiamo sempre vissuto a Lignano, e mai me ne vorrei andare.<br />

Albergo Capanna d’Oro -1945<br />

Lei era l’unica viennese a Lignano?<br />

No. C’era già una viennese che aveva sposato il Signor Pittoni, proprietario<br />

terriero. In casa sua, come in tutte le abitazioni del luogo, non c’era la luce<br />

elettrica e le corriere viaggiavano solo durante il periodo maggio-ottobre e la<br />

posta veniva portata da Latisana in bicicletta da un certo Raffaello.<br />

Un’altra era tedesca, Marianna, bambinaia presso una famiglia inglese di<br />

stanza a Lignano che sposò Nino De Filippis, gestore di una pensione sul<br />

viale Venezia.<br />

Da novelli sposi, dove siete andati ad abitare?<br />

Avremmo potuto comperare Villa Bignami, offertaci per cinque milioni dal<br />

cavalier Bignami, ma mio marito rifiutò.<br />

L’anno dopo il cavaliere ebbe un ictus e si trasferì definitivamente nella villa<br />

resa abitabile per l’inverno, assistito da maggiordomo, cuoco e cameriera,<br />

dove rimase fino alla morte. Mio marito lo ha seguito nel decorso della sua<br />

16


malattia. Per testamento, ha lasciato la villa alla contessa Kechler, sua grande<br />

e cara amica.<br />

Subito dopo abbiamo acquistato per tre milioni di lire solo un piccolo<br />

appartamento qui vicino, eravamo gli unici ad abitare la zona, si vedevano<br />

le montagne cariche di neve e la laguna. Non c’era altro, fino alla chiesa il<br />

vuoto, il deserto.<br />

Abbiamo poi acquistato un vasto terreno per pochi soldi dall’avvocato<br />

Pantarotto per costruire l’ambulatorio e la casa dove ora abitiamo. E abbiamo<br />

ceduto, senza nulla guadagnare, il terreno al dottor Bruno Romanelli di Roma<br />

che ha aperto la farmacia, tuttora esistente.<br />

Una sera, rientrando da una cena con amici, abbiamo visto davanti alla<br />

farmacia un grande rospo, il dottor Romanelli disse: “Ecco, il mio unico<br />

cliente!“.<br />

In via Udine c’era l’Hotel Scarpa, dove mio marito andava a giocare a carte<br />

con don Mario Lucis, e il negozio di generi alimentari Ridolfo.<br />

17<br />

Emilo Zatti - Bruno Scarpa - Elio De Minicis in via Udine - 1948


Mi parli di suo marito.<br />

Mio marito in qualità di medico, di amministratore e di sindaco di Lignano ha<br />

lavorato tanto ed è stato sempre molto disponibile verso tutti.<br />

Nei primi tempi a Lignano non c’erano né medici né pronto soccorso e,<br />

perciò, veniva chiamato giorno e notte al capezzale degli ammalati dell’intero<br />

territorio. Nel suo ambulatorio tutti i giorni, domenica compresa, c’era una<br />

gran fila di persone che attendevano di essere visitate e da lui curate.<br />

Mio marito è stato un grande diagnostico, solo guardando una persona<br />

sapeva diagnosticarne la malattia. Paziente ed attento alle sofferenze degli<br />

altri, ha dimostrato grande sensibilità umana ed è stato apprezzato non solo<br />

dai suoi pazienti, ma anche dai colleghi e dall’intera cittadinanza. Medico di<br />

base a tempo pieno, dunque, e dal 1960 ufficiale sanitario e responsabile<br />

dell’igiene di tutti i locali del territorio, compresa la scuola.<br />

La sua vita è stata contraddistinta dalla dedizione alla sua professione e dal<br />

suo impegno politico in qualità di segretario della DC locale.<br />

Seguace dell’onorevole Giulio Andreotti, ne ha condiviso idee e programmi,<br />

impegnandosi a livello territoriale. Eletto sindaco di Lignano nel 1975, ha<br />

realizzato molte opere pubbliche quali il nuovo municipio, il ponte di Bevazzana<br />

che collega Lignano all’entroterra, lo stadio comunale, la palestra, la scuola<br />

materna di Pineta, le scuole elementari e medie, l’istituto tecnico per il turismo,<br />

l’arena Alpe Adria.<br />

Aveva altri progetti da sviluppare, ma il suo mandato terminò.<br />

Continuò a fare politica, sedendo sia nei banchi della minoranza prima sia in<br />

quelli della maggioranza poi, e questo fino al 2002, anno in cui si ritirò dalla<br />

vita politica attiva.<br />

18


10 novembre 2006<br />

Rino MORO<br />

Intervistatrice: Maria Longo Coccetti<br />

Il Signor Rino Moro mi accoglie nel salotto di casa. È disponibile,<br />

quasi contento che qualcuno si interessi alla sua vita passata.<br />

Magro, capelli brizzolati, un po’ stempiato, parla con un marcato accento<br />

veneto, sembra più giovane dei suoi 82 anni; è nato nel 1926, il 5 febbraio,<br />

a Meduna di Livenza in provincia di Treviso.<br />

Ora ha quasi 82 anni,<br />

quanti anni aveva quando è<br />

arrivato a Lignano?<br />

Avevo nove anni.<br />

La mia famiglia era una<br />

grande famiglia patriarcale,<br />

pensi che eravamo in 83<br />

persone. Con la morte del<br />

nonno la famiglia si è divisa.<br />

Il nostro nucleo era formato<br />

da 16 persone e si sistemò,<br />

con l’aiuto di un mediatore,<br />

nella zona ovest di Lignano<br />

19<br />

Famiglia Davide Moro - Lignano 1935


(all’epoca la zona della chiesa<br />

era considerata periferia) di<br />

proprietà del conte Gasparini<br />

di Bassano del Grappa al<br />

quale interessava in modo<br />

particolare il numero dei<br />

componenti la famiglia: più<br />

braccia, più lavoro!<br />

In seguito alla stipula<br />

dell’accordo di mezzadria<br />

avvenuto nel mese di aprile<br />

del 1935, mio padre con una<br />

parte della nostra famiglia<br />

prese possesso della terra,<br />

come allora era d’uso, il<br />

giorno di San Pietro, il 29 giugno; mia madre, invece, rimase a Meduna con<br />

gli altri fratelli.<br />

Assieme a noi arrivarono anche le famiglie Zanata e Bonci che si sistemarono<br />

qui. La prima vicino alla Caserma della Finanza a Punta Faro e l’altra in<br />

Pineta, ora via Mezzasacca. Il terreno, a noi affidato, era adibito in parte a<br />

coltivazione e in parte a pascolo (io, infatti, fui subito mandato al pascolo con<br />

le mucche), e si estendeva dall’attuale chiesa di Lignano Sabbiadoro, dove<br />

noi abitavamo, fino all’attuale via Mezzasacca dove c’era - e fortunatamente<br />

c’è ancora - la chiesetta di San Zaccaria risalente al XV secolo, oltre c’erano<br />

solo dune di sabbia, sterpaglie, e l’attuale via Tarvisio era una strada bianca<br />

tra boschi di pini dove non c’era proprio niente.<br />

La casa colonica, dove noi abitavamo, sorgeva a fianco della quercia secolare<br />

- le racconterò poi una storia<br />

interessante sulla quercia -<br />

e per arrivarci bisognava<br />

passare da via Latisana fra<br />

due grandi pioppi, il cui<br />

diametro era di oltre due<br />

metri, e attraversare un vero<br />

e proprio tunnel di rovi.<br />

L’attuale via Verona segnava<br />

il confine del nostro cortile,<br />

dove c’era l’orto adesso si<br />

trova il condominio Verona:<br />

da lì fin quasi alla laguna<br />

c’erano i nostri vigneti di uva<br />

Merlot.<br />

Chiesa parrocchiale - 1941<br />

Quercus Petraea nel luogo della casa colonica della famiglia Moro<br />

20


Le piaceva stare a Lignano?<br />

A quei tempi sicuramente no!<br />

Qui non c’era nulla, non un dottore, non un punto di ritrovo per i bambini.<br />

Per partorire bisognava andare a Latisana e spesso non c’era il tempo per<br />

arrivarci!<br />

Si poteva frequentare la scuola solo fino alla terza elementare. Io avevo già<br />

fatto la terza a Meduna e, quindi, non avevo contatti con altri bambini.<br />

I miei coetanei della famiglia Bidin, famiglia che era qui dai primi del<br />

Novecento, parlavano solo il friulano, mentre io parlavo solo il veneto, e<br />

capirsi era quasi un problema.<br />

Poi, le dirò qualcosa della scuola. Ero disperato. avrei voluto andarmene<br />

al più presto. Fortunatamente in estate arrivarono alcuni turisti in barca da<br />

Marano, altri da Udine e ci furono persino alcuni tedeschi e austriaci.<br />

In piazza Fontana c’era una baracca di legno e un prete venuto da fuori<br />

celebrava la Santa Messa.<br />

Passata l’estate si ripiombava nella desolazione, l’unico pensiero che avevo<br />

era quello di scappare da quel posto, aspettavo solo l’occasione propizia.<br />

Ogni quindici giorni, mio padre e mio fratello maggiore andavano a Meduna<br />

di Livenza a prendere la farina per la polenta. Un volta li convinsi a portarmi<br />

con loro: era questa l’occasione che aspettavo da tempo! L’indomani, per il<br />

viaggio di rientro, non mi feci trovare. Uscii dal mio nascondiglio un’ora dopo<br />

la loro partenza, ma mia madre e mia cognata mi convinsero, per evitare guai,<br />

a prendere la bicicletta e a raggiungerli, dicendomi: “La strada per Latisana è<br />

tutta dritta, di sicuro saranno al mercato e tu riconoscerai le loro biciclette“.<br />

Arrivato a Latisana vidi le bici, ma non ebbi il coraggio di farmi vedere da mio<br />

padre e mi nascosi nella zona di Sabbionera.<br />

Quando li vidi passare sulla strada di ritorno per Lignano, li seguii a distanza<br />

fino a Pertegada: non dimentichi che avevo solo nove anni! Faceva buio,<br />

bisognava attraversare tutta la pineta e io avevo tanta paura, nel bosco<br />

c’erano volpi e serpenti… Arrivato a casa, per mia fortuna, sono entrato<br />

senza che nessuno mi dicesse niente.<br />

Con San Martino arrivò finalmente il resto della famiglia.<br />

Fortuna volle che la mamma arrivasse di notte, altrimenti avrebbe tentato di<br />

scappare anche lei!<br />

Che cosa voleva dirmi della scuola?<br />

Come le accennavo prima, qui la scuola si poteva frequentare solo fino alla<br />

terza elementare.<br />

Nel 1935 si trovava in via Aquileia a fianco dell’attuale Villa Mucci.<br />

21


La maestra era siciliana e parlava in modo davvero incomprensibile per noi,<br />

ragazzi veneti.<br />

Per frequentare la scuola occorrevano soldi, bisognava acquistare la tessera<br />

del “Piccolo Balilla“ del costo di 5 centesimi. Mio padre ci disse: “Quando<br />

incassiamo i soldi della vendita del latte dal Signor Tami, allora si potrà<br />

andare a scuola“. Tami abitava dove adesso c’è l’Hotel Miramare ed era il<br />

direttore dell’Ente Turistico.<br />

Il ricavato della vendita del latte delle nostre mucche per metà andava al<br />

padrone e per metà a noi, così i miei fratellini poterono finalmente andare<br />

a scuola.<br />

Nel 1936, per alcuni mesi, ho frequentato la scuola serale tenuta dalla stessa<br />

maestra.<br />

Ha particolari ricordi piacevoli?<br />

Sì, la festa di San Zaccaria, la quarta domenica<br />

di ottobre.<br />

Ci si riuniva per ascoltare la Santa Messa, noi<br />

bambini tentavamo di arrampicarci sull’albero<br />

della cuccagna e poi c’erano le corse con i sacchi,<br />

il gioco dei quattro cantoni e le pignatte di<br />

terracotta con dentro cenere, acqua, sabbia e, a<br />

volte, anche galline vive!<br />

Com’era veramente Lignano nel 1935?<br />

C’era la Terrazza a Mare in legno e una<br />

piccolissima fontana alimentata da un pozzo<br />

artesiano che dava acqua anche agli alberghi<br />

vicini. Dove oggi c’è la posta c’era l’orto della<br />

famiglia Gruer e accanto - dove adesso c’è il<br />

bar Plaza - la Villa Moretti, quelli della birra. Era<br />

una bella villa, veramente molto originale, ed è<br />

Festa del Perdon - Pineda 15 ottobre 1950<br />

un peccato che sia stata abbattuta negli anni<br />

Sessanta per fare spazio a nuove costruzioni,<br />

più grandi, ma, per conto mio, decisamente meno belle.<br />

Sul lungomare c’erano gli Alberghi Riuniti, una bella costruzione formata<br />

dall’unione dell’Albergo Rizzani con l’Albergo Bagni.<br />

In via Udine, all’angolo con via Friuli, c’era l’Albergo Stella, un negozio di generi<br />

alimentari e una sala da ballo che il signor Bruni, l’allora proprietario dello<br />

“Stella”, metteva talvolta a disposizione di noi Lignanesi per qualche festino:<br />

22


in quelle occasioni solitamente uno<br />

dei Fanotto suonava la fisarmonica<br />

e ci si divertiva con poco.<br />

Sempre in via Udine c’erano il<br />

negozio di barbiere, la macelleria,<br />

l’impresa edile della famiglia Sandri<br />

che costruì l’Albergo Centrale,<br />

e le baracche degli operai. In<br />

fondo alla via c’erano l’Albergo<br />

Italia, costruito da poco, e il forno<br />

Comisso.<br />

Di fronte all’Albergo Italia c’erano<br />

le Case Paolini, composte da una<br />

ventina di appartamenti abitati<br />

per lo più da operai; in precedenza<br />

queste ospitavano l’Albergo<br />

Centrale, il Dopolavoro di Milano, il<br />

Miramare e il primo Albergo Italia.<br />

Proseguendo in quella direzione,<br />

in fondo a via Carso, si trovava<br />

solamente la Caserma della<br />

Finanza e a fianco la casa della<br />

famiglia Zanata.<br />

Sul lungomare c’erano quattro o<br />

cinque ville di privati, la darsena<br />

vecchia non era ancora stata<br />

scavata, infatti il progetto è del<br />

1933 e i lavori sono stati ultimati<br />

nel 1937, e al suo posto c’erano i<br />

casoni dei pescatori.<br />

Dove oggi c’è lo Sbarco dei<br />

Pirati c’era un pontile di legno<br />

per lo sbarco di persone e lo<br />

scarico di merci che provenivano<br />

principalmente da Precenicco e<br />

Marano.<br />

La gente veniva portata in centro<br />

da carri trainati da cavalli, mentre<br />

il materiale da costruzione era<br />

sistemato su vagoncini scorrevoli<br />

su rotaie che percorrevano tutto il<br />

lungomare.<br />

23<br />

Seconda Terrazza a Mare - 1923<br />

Ville Paolini sul viale Italia - ciclone del 1940<br />

Pontile di sbarco in laguna 1927 - viale Italia


La vostra situazione familiare è poi cambiata?<br />

Sì, e sicuramente in meglio, quando al conte Gasparini è subentrato il signor<br />

Mario Andretta.<br />

Ricordo come adesso che un giorno di marzo, mentre gli uomini erano a<br />

tavola, qualcuno bussò alla porta e io andai ad aprire. Si presentarono quattro<br />

uomini, uno dei quali, tutto vestito di bianco, con uno strano accento disse:<br />

“Ma qui siete tutti uomini?“.<br />

Mio padre rispose che nell’altra stanza c’erano anche le donne e che in<br />

famiglia eravamo in diciassette.<br />

“Vivete bene?” chiese l’uomo. “No, male, qui è difficile vivere, abbiamo<br />

l’intenzione di andarcene verso Piancada o Precenicco, perché anche<br />

lavorando molto siamo pieni di debiti”.<br />

“Rimanete! Sono io il nuovo padrone delle terre. Adesso devo rientrare a<br />

Monaco, ma presto sarò di nuovo qui. Non preoccupatevi per i vostri debiti”.<br />

E rivolgendosi all’Amministratore gli ordinò di farci avere tutto ciò di cui<br />

avevamo bisogno.<br />

Così rimanemmo e la situazione pian piano migliorò.<br />

In seguito fu scavata la darsena e con la terra furono coperti gli acquitrini,<br />

colmati i canali, bonificati i terreni, costruite nuove case coloniche, letamai e<br />

silos in cemento.<br />

Vicino a noi fu costruita una nuova chiesa, inaugurata nel luglio del 1938.<br />

All’epoca tutti siamo stati colpiti dalla malaria, per curarci il medico<br />

sanitario di Latisana ci dava sacchetti di chinino e, nonostante la febbre, noi<br />

continuavamo a lavorare.<br />

E così arriviamo agli anni della seconda guerra mondiale?<br />

Eh sì! Con l’inizio della guerra inizia anche la crisi. La zona sud di Lignano,<br />

a partire dalla chiesa di Sabbiadoro fino a via Carso, fu venduta al signor<br />

Pantarotto di Udine. La parte Nord fino alla chiesa rimase al signor Andretta<br />

che in seguito comperò i terreni fino a via Miramare e poi fino a via Mezzasacca,<br />

costruendo la casa colonica “La Pergola”, vicino all’odierno Gambero Rosso,<br />

sviluppando così l’agricoltura anche in quella zona.<br />

Nel 1940 si insediò lì la famiglia Valeri, arrivata anch’essa dal Veneto, che<br />

sviluppò anche l’attività di autotrasporti.<br />

Nel 1942 la famiglia Andretta costruì vicino alla darsena, in fondo all’attuale<br />

via dei Platani, un’altra casa colonica, abitata in seguito dalla famiglia Fanotto.<br />

Con la guerra, nel 1943 arrivò anche l’esercito tedesco che inizia l’opera<br />

di difesa e di fortificazione della costa, costruendo nell’autunno del 1944 i<br />

bunker a Punta Faro e che, per il timore di uno sbarco alleato, allagò con le<br />

idrovore tutto il territorio che va da via Lovato fino alla strada per Latisana.<br />

24


Mario Andretta è rimasto a Lignano durante tutta la guerra ed è morto<br />

d’infarto proprio dopo il terribile bombardamento americano del 1944 su<br />

Latisana, aveva circa sessant’anni. Egli aveva donato una parte della sua<br />

pineta alla Curia di Udine per dare spazio alla Colonia marina intitolata a<br />

Costanzo Ciano, oggi gestita dalla GE.TUR, e, dopo la sua morte, non abbiamo<br />

potuto più andare a fare legna in quella zona.<br />

Mario Andretta ha fatto tanto sia per la nostra famiglia sia per Lignano, è<br />

stato un personaggio dalla grande umanità e per me resterà indimenticabile.<br />

La figlia, per onorarne la memoria, ha donato alla Parrocchia il terreno a<br />

fianco della Chiesa per la costruzione della scuola materna che oggi porta il<br />

suo nome.<br />

Pantarotto ha offerto il terreno per la costruzione della Chiesa di<br />

Sabbiadoro.<br />

Ma come ha vissuto durante la guerra?<br />

Nel 1944 a Lignano c’era la TODT, un’organizzazione paramilitare tedesca che<br />

faceva lavorare i civili - anch’io vi ho lavorato, avevo allora 18 anni - per costruire<br />

dei bunker, un paio di questi rimasti ancora oggi vicino al Faro rosso.<br />

A volte di notte arrivava un aereo americano del tipo cicogna, da noi<br />

soprannominato Pippo, che mitragliava un po’ dove capitava! Gli aerei alleati<br />

sorvolavano spesso Lignano, perché prendevano come punto di riferimento<br />

la foce del fiume Tagliamento per seguire la rotta per la Germania.<br />

Possiamo dire che, tutto sommato, durante la guerra la situazione a Lignano<br />

è rimasta abbastanza tranquilla.<br />

Dopo che i Tedeschi avevano lasciato Lignano, un giorno dal mare arrivò una<br />

piccola flotta di imbarcazioni, composta da una decina fra mezzi da sbarco e<br />

cacciatorpediniere che cercavano di risalire un tratto del Tagliamento - i mezzi<br />

da sbarco potevano farlo perché pescano circa 80 cm, pochissimo - con a<br />

bordo un ottomila uomini: erano soldati tedeschi in ritirata che tentavano di<br />

mettersi in salvo, raggiungendo a piedi la vicina Austria. Vista la situazione,<br />

un partigiano, un certo Aldo Sandri, sapendo che sulla strada per Trieste<br />

stava transitando una colonna di mezzi corazzati neozelandesi, andò con un<br />

suo compagno in motocicletta fino a Palazzolo e avvertì i soldati alleati di<br />

quanto stava accadendo, convincendoli a dirottare parte della colonna verso<br />

la costa. Questi arrivarono in men che non si dica alla foce del Tagliamento e<br />

accerchiarono i Tedeschi.<br />

Senza sparare un colpo, i Tedeschi si arresero e furono portati nella zona<br />

delle Colonie e da lì allontanati un po’ per volta.<br />

Di questo episodio, dopo decenni di ricerche, sono stati trovati i verbali<br />

ufficiali dell’esercito neozelandese e il fotografo che scattò alcune immagini<br />

è morto tre anni or sono.<br />

25


E dopo la guerra?<br />

La vita prima della guerra era quella di qualsiasi<br />

paese agricolo: lavorare i campi, tagliare l’erba per<br />

le bestie, fare legna per riscaldarsi.<br />

Finita la guerra, guai andare via da Lignano, perché<br />

qui si trovava di tutto.<br />

La mamma diceva “Fioi, andé a tor il pesce“ e<br />

noi andavamo in marina a pescarlo, per noi la<br />

marina era la laguna, lì a fianco della darsena<br />

c’erano i casoni dei pescatori. Con la bassa marea<br />

in laguna si prendevano le passere, i bisati, le<br />

anguille, le vongole e le cape lunghe. A quei tempi<br />

si potevano veramente pescare cape a quintali e<br />

talvolta si andava a venderle a Latisana, anche se<br />

si guadagnava poco.<br />

Negli anni 1946/1947 parecchia gente ha<br />

cominciato ad acquistare terreni per fabbricare.<br />

Le “nostre” terre da coltivare diventavano sempre<br />

più esigue tant’è che ogni figlio, quando si sposava,<br />

si dedicava ad altre attività.<br />

Il primo a cambiar lavoro fui io e ognuno di noi, facendo anche il muratore, si<br />

costruì la propria casetta. Praticamente così è iniziato lo sviluppo di Lignano.<br />

Anno dopo anno ho visto crescere Lignano e ne sono molto affezionato,<br />

adesso mi si stringe il cuore nel vedere come viene stravolta da tutti questi<br />

condomini alti e stretti che hanno preso il posto di casette di due, tre piani:<br />

ho paura che questa situazione allontani i turisti dalla nostra città, invece che<br />

richiamarne di nuovi.<br />

Rino Moro e Giuseppina Prataviera - 1945<br />

via Gorizia, sullo sfondo gli uffici postali<br />

Non doveva raccontarmi una storia sulla quercia?<br />

Ah sì, brava. Deve sapere che a Lignano c’erano tre querce centenarie, anche<br />

se adesso ne è rimasta purtroppo una sola, ossia quella che era vicino a casa<br />

nostra, appena dietro la chiesa. Delle altre due, una si trovava all’inizio di via<br />

Verona, l’altra in via Carso vicino alla Caserma della Finanza.<br />

Nel 1942, quando hanno iniziato i lavori per spianare le dune, le hanno<br />

dovute sradicare e hanno trovato tre scheletri sotto la quercia di via Verona<br />

e due sotto l’altra. Erano i resti di uomini alti più di due metri e qualcuno ha<br />

pensato che fossero dei pirati sepolti in tempi lontani in casse di rovere il cui<br />

legno, germogliando, ha fatto crescere le querce.<br />

Non si sa che fine abbiano fatto le ossa, ma i teschi, si dice, siano stati<br />

utilizzati per ricavarne due lanterne!<br />

26


10 gennaio 2007<br />

Angela SUMMO<br />

Intervistatrice: Maria Longo Coccetti<br />

Angela Summo è nata il 12 maggio 1914, ha quasi 93 anni. Vive<br />

in viale Venezia, angolo via Padana, assieme alla figlia Irene e al figlio<br />

Giampaolo.<br />

È una signora magra, piccola, dall’aspetto curato, gentile e molto ospitale.<br />

Mi accoglie nel salone di casa, ricco di suppellettili e di memorie.<br />

Messa a proprio agio, incomincia a raccontare:<br />

Sono vissuta a Pola fino al 1947 poi, per le questioni politiche che tutti<br />

conoscono, da sfollata sono venuta a Lignano al seguito di un mio fratello<br />

che qui aveva la fidanzata.<br />

Mio marito era barbiere. Abbiamo trovato casa sul lungomare in una proprietà<br />

della famiglia Andretta.<br />

La casa era talmente isolata che incontravo gente soltanto la domenica,<br />

quando andavo a messa, e spesso imprecavo contro Tito che mi aveva tolto<br />

tutto, tranne la bora.<br />

Nell’appartamento c’erano quattro stanze e durante l’estate ne affittavamo<br />

tre e tutti noi dormivamo in un’unica stanza. I guadagni erano davvero<br />

scarsi.<br />

27


Lignano calcio - 1962<br />

Quanto tempo è rimasta in quella casa?<br />

Fino al 1956, poi siamo andati in affitto da Gigi Moro.<br />

Ricordo che non c’erano strade asfaltate e si camminava in mezzo ai boschi.<br />

C’era solo la casa della famiglia Zen, la canonica, la chiesa, punto di<br />

aggregazione della comunità, e qualche albergo sul lungomare.<br />

Si faceva la spesa da “Bruni” in via Udine dove c’era anche una macelleria e<br />

una drogheria.<br />

Per l’abbigliamento si andava a Latisana con la corriera dove il mercoledì<br />

c’era il mercato.<br />

Quando a Lignano si cominciò a costruire abbiamo comperato un terreno,<br />

prendendo in prestito dei soldi dalla Banca e una signora, conoscendo la<br />

nostra onestà, ci ha<br />

fatto da garante. La<br />

casa è stata costruita<br />

in tre momenti diversi,<br />

risparmiando e facendo<br />

grandi sacrifici.<br />

Mio marito aveva<br />

formato una squadra<br />

di calcio di ragazzini,<br />

andavano a giocare dalle<br />

parti della darsena.<br />

A Pineta si andava solo<br />

a fare legna, non c’era<br />

altro.<br />

Un po’ alla volta Lignano<br />

cominciò a ingrandirsi<br />

e noi siamo riusciti ad<br />

aprire un altro salone.<br />

Il lavoro non mancava davvero!<br />

Interviene la figlia Irene:<br />

“Posso?”<br />

Sì, perché no? Ha qualcosa da raccontare?<br />

Avevo dieci anni quando sono arrivata a Lignano e subito sono andata a<br />

scuola.<br />

La classe era una pluriclasse: quarta e quinta elementare assieme. Io<br />

frequentavo la quinta. La scuola era sul lungomare, dopo l’Hotel Vittoria, una<br />

specie di colonia.<br />

28


La maestra era la Signora Zen della stessa età di mia mamma, è morta da<br />

poco.<br />

Le medie le ho frequentate a Latisana, partivo con la corriera alle sei del<br />

mattino e tornavo a casa solo la sera, pranzando presso una signora. La<br />

corriera era di linea, non riservata agli studenti. I libri, per noi profughi, erano<br />

gratuiti, ma non il biglietto del pullman, così mio papà ha smesso di fumare<br />

per pagarmi l’abbonamento alla corriera!<br />

La scuola è stata poi costruita<br />

dove oggi c’è l’Unicredit in<br />

via Gorizia, lì ci andarono i<br />

miei fratelli.<br />

Quali erano i vostri<br />

divertimenti?<br />

I divertimenti erano quelli<br />

di tutti i ragazzi del posto:<br />

passeggiate nei boschi,<br />

corse sulle dune, qualche<br />

festino, qualche film.<br />

I ragazzi della classe II^ elementare con al centro la maestra Zen - 1955<br />

Viale Gorizia: scuole, uffici postali, stazione dei Carabinieri, ... - 1939<br />

29


Cinema Diana<br />

C’era una sola sala<br />

cinematografica, il Diana,<br />

vicino al negozio di generi<br />

alimentari Ridolfo, di<br />

proprietà della famiglia<br />

Bruni, ma il biglietto costava<br />

e non avevamo soldi. C’era<br />

anche la Terrazza a Mare,<br />

una bella sala da ballo,<br />

ma bisognava avere vestiti<br />

eleganti per potervi andare!<br />

Mio papà lavorava, ma<br />

la gente diceva: “Ti pago<br />

in stagione, segna!“, così<br />

facevano anche negli altri<br />

negozi.<br />

Negli anni Sessanta, con il boom economico, Lignano è cambiata, si è<br />

trasformata.<br />

Che cosa faceva a Lignano, dove lavorava?<br />

Ho iniziato a lavorare nell’impresa edile Sandri e vi sono rimasta per ben<br />

diciassette anni. Erano gli anni del boom edilizio.<br />

Da lì sono passata nello studio Fanton, la contabilità mi piaceva, ma spinta<br />

dalla famiglia ho aperto con mia cognata un negozio di abbigliamento e<br />

biancheria sotto casa, ora ci lavorano i nipoti.<br />

Quali sono gli avvenimenti importanti della vita lignanese che ricorda?<br />

Il “giro d’Italia”. I ciclisti sono passati sul lungomare e hanno fatto tappa a<br />

Lignano, ripartendo il giorno dopo.<br />

I “Giochi senza frontiere” che si sono svolti nel campo sportivo, dove non era<br />

ancora stata costruita la palestra.<br />

Era bello guardare la gente chic, le signore in abito lungo che prendevano<br />

l’aperitivo al Derby, al San Carlo.<br />

Affittavamo appartamenti e i clienti venivano da Trieste con grandi bauli, da<br />

Milano con le domestiche. La gente di giorno andava in spiaggia, la sera nei<br />

locali notturni quali la Terrazza a Mare, La Fontanella, Il Fungo a Pineta, o<br />

rimanevano in albergo a giocare a canasta.<br />

Una volta potevamo lasciare porte e portoni di casa aperti, ora tutto è<br />

cambiato: la familiarità di un tempo è svanita nel nulla.<br />

30


30 gennaio 2007<br />

<strong>Elia</strong> <strong>ZOCCARATO</strong><br />

Intervistatrice: Maria Longo Coccetti<br />

<strong>Elia</strong> Zoccarato è nato il giorno di Natale del 1933 in un angolo di<br />

campagna vicino a Campodarsego, in provincia di Padova.<br />

Ha un fisico atletico, pratica diversi sport e con ottimi risultati, le molte coppe<br />

esposte in soggiorno, dove gentilmente mi riceve, lo testimoniano.<br />

Quando è arrivato a Lignano?<br />

Verso la fine del 1940,<br />

all’età di sette anni con la<br />

mia famiglia.<br />

Mio padre era falegname e<br />

già dal 1937 svolgeva varie<br />

mansioni, in Lignano, come<br />

uomo di fiducia dei gestori<br />

degli Alberghi Riuniti, uno<br />

dei primi grandi alberghi di<br />

Lignano che ospitò, tra gli<br />

altri, il Principe Umberto<br />

e Mussolini. Il nome<br />

dell’albergo mutò poi nel<br />

31<br />

Alberghi Riuniti: Bagni e Rizzani


più noto Grande Albergo Spiaggia in concomitanza con la ristrutturazione<br />

resasi necessaria per i gravi danni causati da un forte ciclone.<br />

32<br />

Mi parli di suo padre<br />

Luigi era il suo nome, detto Moré,<br />

dal soprannome di una delle molte<br />

famiglie Zoccarato residenti nel<br />

Comune di Campodarsego.<br />

Amava il lavoro sopra ogni cosa.<br />

Instancabile e versatile, intagliava<br />

cornici e specchiere di stile<br />

barocco con dorature a foglie d’oro<br />

zecchino, restaurava mobili antichi,<br />

realizzava serramenti, costruiva<br />

mobili per la casa e armadifrigorifero<br />

di grande capienza in<br />

rovere di Slavonia per alberghi e<br />

negozi alimentari. Sapeva trasformare auto del tempo post bellico in comodi<br />

furgoncini con cassoni di legno, particolarmente ricercati.<br />

Costruiva barche, battelle da pesca e mosconi con relativi remi, il tutto<br />

rigorosamente a mano. Realizzava impianti idraulici, elettrici e opere di<br />

muratura; rivestiva pavimenti e pareti.<br />

Era anche un abile cacciatore sia di bosco che di palude. Andava solitamente<br />

a caccia con l’amico Guido Burgato, caricavano i cani sulle rispettive<br />

Lambrette, erano detti i “cacciatori in lambretta”.<br />

Negli anni Sessanta - io lavoravo con mio padre - ci attrezzammo con<br />

macchinari moderni per realizzare i mosconi a pedale, una nostra invenzione<br />

allora molto richiesta.<br />

Morì nel 1989, a 82 anni d’età, e la sua è stata un’intensa e felice vita di lavoro.<br />

Luigi Zoccarato, detto Morè<br />

Aerea dell’Albergo Spiaggia<br />

Com’era l’Albergo Spiaggia?<br />

Occupava tutta l’area tra via Friuli e via<br />

Gorizia, tra il lungomare e via Udine,<br />

aveva un grande parco, il campo da<br />

tennis, la dépendance dove alloggiava il<br />

personale, e i garages.<br />

All’inizio abitavamo in albergo, solo in<br />

un secondo momento siamo vissuti in<br />

un appartamento della dépendance.


Durante la guerra, la RAS di Trieste, a causa dei bombardamenti sulla città,<br />

acquistò l’Albergo Spiaggia per trasferirvi i propri uffici e tutto il personale,<br />

apportando delle trasformazioni e innovazioni, quali il riscaldamento<br />

centralizzato.<br />

Dopo la guerra questa struttura fu acquistata dalla famiglia De Minicis che la<br />

riconvertì in albergo in cui soggiornarono molti ospiti illustri e celebrità del<br />

mondo del calcio.<br />

Chi c’era a Lignano in quel periodo?<br />

Durante la guerra, nella stagione invernale, vi abitavano trecentocinquanta,<br />

quattrocento persone, con l’arrivo dei dipendenti della RAS il numero<br />

aumentò fino ad arrivare a settecento, ottocento persone.<br />

Ricordo che dopo l’8 settembre del 1943 arrivarono anche i Tedeschi,<br />

piazzarono una mitragliatrice in piazza Fontana, rivolta verso via Udine, e una<br />

camionetta. Tutti si spaventarono. Insediarono il loro comando nella Terrazza<br />

a Mare, allora di<br />

legno, e nella<br />

Villa Moretti<br />

dove funzionava<br />

u n ’ i n f e r m e r i a<br />

con un medico<br />

che visitava anche<br />

la popolazione.<br />

A Lignano non<br />

c’era il medico,<br />

veniva da<br />

Latisana e solo<br />

ogni tanto.<br />

C’era anche<br />

un sacerdote<br />

tedesco, a<br />

Lignano non<br />

c’era un prete<br />

fisso e veniva<br />

Processione del Corpus Domini - 1951<br />

solo la domenica<br />

per celebrare la messa.<br />

Le processioni erano molto frequentate e tutti partecipavano ai canti<br />

religiosi.<br />

Per seppellire i morti bisognava andare a Pertegada, la salma veniva trasporta<br />

con un camion e noi chierichetti - io ho sempre fatto il chierichetto - ci<br />

sistemavamo sul cassone del mezzo di trasporto.<br />

33


Uffici, stazione delle corriere e seconda fontana - 1940<br />

Cinema Diana all’aperto - 1956<br />

Viale Gorizia - 1932<br />

34<br />

Come ricorda la Lignano di<br />

allora?<br />

C’era la piazza Fontana con<br />

la stazione delle corriere,<br />

il pianoterra dell’attuale<br />

condominio Friuli ospitava<br />

la posta, la latteria,<br />

l’ambulatorio e la scuola con<br />

un’unica aula per tutti.<br />

Sulla strada principale c’era<br />

un panificio con il forno, un<br />

negozio di generi alimentari<br />

e il cinema Diana all’aperto.<br />

D’estate noi ragazzi per<br />

assistere agli spettacoli<br />

scavalcavamo il muro, esiste<br />

ancora in vicolo Marano sul<br />

retro del negozio di generi<br />

alimentari Ridolfo.<br />

Da piazza Fontana si<br />

diramavano le strade non<br />

asfaltate verso viale Italia,<br />

verso la Terrazza a Mare,<br />

verso il piazzale della Chiesa,<br />

il tutto collegato alla via<br />

Latisana che terminava alla<br />

Caserma della Finanza.<br />

L’unica strada asfaltata<br />

era il lungomare con pochi<br />

alberghi e alcune ville, tutto<br />

intorno campi, orti e la vasta<br />

pineta. Durante la guerra<br />

ricordo le incursioni aeree<br />

notturne e i mitragliamenti<br />

ai barconi del sale che<br />

percorrevano la via del Sale<br />

e che sostavano in darsena<br />

dove trovavano posto anche<br />

le barche dei pescatori.<br />

Un ricordo vivo è il<br />

mitragliamento alla Chiesa,<br />

durante una funzione


eligiosa.<br />

Un solo proiettile vi penetrò, attraverso un finestrone, senza ferire nessuno.<br />

Per anni l’ho conservato, come cimelio! Dobbiamo la vita a chi, con saggezza,<br />

ci trattenne allora all’interno della chiesa.<br />

Il lungomare era stato costruito come pista di atterraggio. Parecchie volte,<br />

addirittura sul bagnasciuga, ho visto atterrare i Pipers inglesi.<br />

Nel periodo del fascismo le colonie, tutte recintate, erano quelle della GIL,<br />

E dopo la guerra?<br />

Mio padre, che era<br />

stato richiamato sotto<br />

le armi, è ritornato nel<br />

1945.<br />

Con lui sono andato<br />

spesso in campagna a<br />

caccia di lepri, pernici,<br />

fagiani, e in laguna di<br />

anatre selvatiche. La<br />

selvaggina era tanta,<br />

così la nostra dispensa<br />

era sempre ben<br />

fornita<br />

Lignano è diventata<br />

parrocchia e don Gino<br />

Zaina è stato il primo<br />

parroco.<br />

Io, chierichetto, ho imparato più cose da lui che in tutti gli anni di scuola. È<br />

stato lui a indirizzarmi verso la scuola di musica di Cesarolo dove mi recavo<br />

due volte la settimana in bicicletta. Suonavo l’armonium, ma il calcio mi<br />

piaceva di più, era l’unica attività sportiva lignanese.<br />

A quattordici anni mi occupavo del campo da tennis dell’Albergo Spiaggia e<br />

guadagnavo qualche soldino.<br />

Ma in fondo com’è cambiata Lignano?<br />

È cambiata molto soprattutto da quando Lignano è diventata Comune<br />

autonomo.<br />

La sua vocazione turistica ha dato impulso allo sviluppo edilizio, commerciale,<br />

artigianale e demografico, così che da piccolo paese è diventata una città<br />

vera e propria.<br />

35<br />

Un cacciatore esibisce 41 prede - 1927


5 marzo 2007<br />

Pierino COMISSO<br />

Intervistatrici: Nelly Del Forno Todisco e Maria Longo Coccetti<br />

Il Signor Comisso è venuto all’UTE, accolto nella segreteria/direzione<br />

dell’Università, si è tranquillamente seduto in poltrona e ha chiacchierato<br />

amabilmente, raccontando la sua vita lignanese.<br />

L’intervista è stata piacevole e ricca di particolari.<br />

Cominci pure da dove vuole, prego!<br />

Sono nato a Precenicco il 22<br />

dicembre 1937 e, ancora<br />

in fasce, sono arrivato a<br />

Lignano, dove i miei genitori<br />

risiedevano.<br />

Mio papà era fornaio.<br />

Il primo panificio di Lignano,<br />

in fondo a via Udine sotto<br />

l’Albergo Italia, fu gestito<br />

dalla mia famiglia e, durante<br />

l’estate, mio papà lavorava<br />

oltre che in panificio anche<br />

in albergo.<br />

Anch’io ho fatto il fornaio e<br />

37<br />

Albergo Italia, via Italia angolo via Udine - 1933


con me lavorava Elio De Filippis, un boxeur romano, che insegnò a tutti noi<br />

la boxe, ci allenavamo nel retrobottega con i sacchi di farina. Bei tempi!<br />

L’albergo apparteneva alla famiglia De Minicis che gestiva anche l’Albergo<br />

Spiaggia.<br />

Il signor Giovanni De Minicis era un tipo singolare, possedeva un’automobile<br />

e, quando doveva recarsi a Udine o semplicemente fuori Lignano, faceva il<br />

giro del paese con la speranza di trovare qualcuno che gli facesse compagnia:<br />

non amava per niente viaggiare da solo!<br />

Ai suoi tempi dove si trovava la scuola?<br />

Colonia piccola - sede della scuola elementare - ex Albergo Friuli<br />

Ha altri ricordi della sua infanzia a Lignano?<br />

38<br />

La scuola elementare,<br />

dapprima, si trovava sul<br />

lungomare Trieste in una<br />

specie di colonia, la Casa<br />

al Mare, poi in via Gorizia,<br />

vicino alla posta.<br />

La mia maestra è stata la<br />

Signora Zen. D’inverno ci<br />

faceva portare un po’ di<br />

legna per accendere la stufa,<br />

così stavamo al calduccio.<br />

Per proseguire gli studi si<br />

doveva andare a Latisana.<br />

Ci si alzava presto al mattino<br />

per prendere la corriera<br />

che percorreva una strada<br />

bianca lungo l’argine del<br />

Tagliamento e si rientrava a<br />

casa verso le due e mezza<br />

del pomeriggio.<br />

Non ricordo se fosse la primavera oppure l’autunno del 1944.<br />

Mentre stavo andando a scuola, sono stato fermato da alcuni passanti che<br />

mi incitarono a tornarmene a casa, perché sulla spiaggia, proprio di fronte<br />

alla scuola, si era arenata una bomba di profondità.<br />

Gli artificieri la fecero brillare, provocando seri danni all’edificio scolastico<br />

che rimase chiuso per quindici giorni, con grande gioia di noi scolari.<br />

Sempre in quell’anno, per la prima volta, ho visto un idrovolante.


Lignano era spesso sorvolata da caccia inglesi, gli Spitfire, che mitragliavano<br />

barche trasportanti mine. Al largo erano disseminate mine sommerse per<br />

impedire eventuali sbarchi, poi avvenuti.<br />

Una mattina, un caccia è stato colpito e il pilota è riuscito a catapultarsi<br />

fuori al largo prima di cadere a terra. I suoi compagni non lo hanno mai<br />

abbandonato, hanno continuato a sorvolare la zona finché un idrovolante non<br />

lo ha tratto in salvo, nonostante fossero appostate sul lungomare numerose<br />

mitragliatrici tedesche.<br />

Nessun colpo è stato sparato: i Tedeschi, da un lato, avevano paura di<br />

rappresaglie e, dall’altro, volevano salvaguardare la popolazione.<br />

Lignano, allora, era estesa?<br />

Non molto. Via Udine, fino a piazza Fontana, era il cuore pulsante di Lignano e<br />

lì si svolgeva tutta la vita, ci conoscevamo tutti ed eravamo come una grande<br />

famiglia, legata da rispetto reciproco e da tanto affetto.<br />

La strada principale terminava alla chiesa.<br />

Dove ora c’è l’Hotel Corallo c’erano alcune casette tra cui quella del signor<br />

Martin, ex sindaco di Lignano. Suo figlio Renato ha gestito il Parco zoo.<br />

Sul lungomare c’era la Villa Toniatti, demolita nel 2006, e la Capanna d’Oro<br />

era il limitare di Lignano, oltre non c’era niente.<br />

D’inverno non si poteva andare sul lungomare, la Terrazza a Mare era il<br />

limite, perché le dune, spazzate dal vento, raggiungevano due, tre metri e<br />

invadevano la strada, penetrando addirittura nelle ville.<br />

All’inizio degli anni Cinquanta Lignano cominciò a svilupparsi, arrivarono<br />

molti lavoratori dell’edilizia e il paese si ingrandì.<br />

Cosa facevate voi giovani ragazzi?<br />

Nel periodo estivo svolgevamo qualche piccola attività, per guadagnare un<br />

po’ di soldi, portavamo le valigie ai clienti degli alberghi.<br />

A me è capitata un’esperienza davvero negativa: stavo portando una valigia<br />

molto pesante quando il manico si è rotto, mandando in mille pezzi il fragile<br />

contenuto.<br />

Ho dovuto lavorare gratis per ripagare il danno causato!<br />

Oltre al lavoro c’era anche il divertimento: le rincorse tra amici, le corse negli<br />

orti e nei frutteti. Gli orti erano al limitare di piazza Fontana, dove attualmente<br />

c’è l’Hotel San Carlo c’era l’orto della famiglia Gruer, ricco di frutta e di<br />

verdure, accanto alla bellissima Villa Moretti, ora purtroppo demolita, ce<br />

n’era un altro grande e ben curato.<br />

Gli anni 1954/1955 sono stati anni felici per Lignano: vennero organizzati<br />

39


Villa Moretti in piazza Fontana - 1958<br />

40<br />

divertenti spettacoli teatrali<br />

con attori lignanesi quali Bruno<br />

Canova, Elio, Mario e Gianna De<br />

Minicis che hanno richiamato<br />

parecchia gente da fuori.<br />

Il nostro luogo di incontro era il<br />

Ristorante Scarpa, il proprietario<br />

Virgilio era molto disponibile e<br />

tutte le cene e i pranzi di nozze si<br />

facevano nel suo locale.<br />

Ma lei giocava a calcio, mi sembra?<br />

Ho iniziato presto a giocare a calcio, avevo<br />

quindici anni.<br />

Dapprima ho giocato con il “Latisana”,<br />

poi con il “Torviscosa” e da lì ho iniziato la<br />

carriera calcistica, giocando nella “Triestina”<br />

in seria A, quindi nel “Como” in serie B e<br />

nell’”Aquila” in serie C.<br />

Nel 1965/66 ho portato il “Lignano” in serie<br />

D, raggiungendo grandi livelli.<br />

Quando ho smesso di giocare mi sono<br />

dedicato, e mi dedico ancora, ad allenare<br />

i giovani. Tempo fa una sociologa dello<br />

sport ha rilevato che Lignano è un caso<br />

unico in Europa: da una popolazione di<br />

duemilacinquecento abitanti sono usciti ben<br />

undici calciatori professionisti. È davvero un<br />

record!<br />

Io penso che ciò sia dovuto al fatto che<br />

Lignano calcio. Gigi Pizzali, Iginio Rossi,<br />

Pierino Comisso, Giorgio Rumignani<br />

qui gli spazi sono enormi e i campi sportivi<br />

sorgono ovunque.<br />

Pensate che subito dopo la guerra gli Inglesi, con i loro mezzi, spianavano a<br />

noi ragazzi il terreno per crearci nuovi campi da gioco.<br />

D’estate facevamo dei tornei con i turisti e, quando noi del luogo eravamo<br />

impegnati con il lavoro, venivamo sostituiti nella squadra del “Lignano” da<br />

giocatori di serie A quali Lorenzo Buffon.


Amava vivere a Lignano?<br />

Sì, io ero e sono tuttora innamoratissimo di Lignano anche se tutto è cambiato,<br />

soprattutto nei rapporti sociali, una volta c’erano bellissime tradizioni.<br />

Per la Festa del Perdon celebrata in San Zaccaria, in ottobre, molti erano i<br />

giochi ai quali partecipavamo: corsa delle carriole con le rane dentro, corsa<br />

dei sacchi, albero della cuccagna… tutti giochi organizzati da don Gino, un<br />

parroco molto vicino a noi ragazzi e noi eravamo tutti i suoi chierichetti.<br />

Dopo di lui venne don Mario Lucis. Ricordo un episodio particolare: per<br />

cantare, in chiesa, bisognava raggiungere l’organo posto sopra l’ingresso<br />

attraverso una scala a pioli.<br />

A me non piaceva cantare e disturbavo tutti, fui invitato logicamente ad<br />

andarmene. Per dispetto bloccai la porta della chiesa con un paletto di<br />

traverso e andai a casa a pranzo. Tutti rimasero chiusi dentro per un paio<br />

d’ore, finché non arrivarono i soccorsi.<br />

Per l’Epifania facevamo la foghera, poi tutti nella stalla della famiglia Moro,<br />

vicino alla chiesa, a mangiare la pinza. Tutti erano molto ospitali, ma anche<br />

noi eravamo ben educati e rispettosi. A Natale e Pasqua si litigava per fare i<br />

chierichetti, perché c’era sempre un dolcetto per regalo.<br />

41<br />

Messa del Corpus Domini sul lungomare - 1946


Insomma grandi spazi e tanta possibilità di vita in comune!<br />

E sì, si viveva davvero bene e poi il cibo non mancava mai, avevamo la grande ricchezza<br />

del mare: cape, vongole, anguille, passere…<br />

Anche la caccia era molto ricca - le cartucce costavano abbastanza care - qualche<br />

lepre si arrivava a prenderla con un bastone e qualche anatra veniva catturata con un<br />

po’ d’ingegno.<br />

Dietro l’attuale piazza 1° Maggio, in viale Europa, c’era la villa degli Orgnani.<br />

I signori arrivavano a Lignano per la stagione venatoria, nel loro parco c’erano degli<br />

splendidi pavoni che noi andavamo ad ammirare.<br />

Sempre nella stessa zona, un po’ più giù, c’era il frutteto della famiglia Scarpa<br />

che produceva delle pesche meravigliose su terra di bonifica. Da non credere! Era<br />

un’impresa arrivare fino laggiù scalzi o con gli zoccoli ai piedi!<br />

42


9 maggio 2007<br />

Giacomo DE FILIPPIS<br />

Intervistatrici: Nelly Del Forno Todisco e Maria Longo Coccetti<br />

Il Signor Giacomo De Filippis si è sistemato in una poltrona della<br />

segreteria/direzione della nostra Università e ha cominciato a parlare della<br />

Lignano di cui è innamorato.<br />

Simpatico, sorridente, entusiasta, è stato un attento narratore degli anni<br />

Cinquanta.<br />

Nato nel 1933 da padre milanese e madre friulana, Maria Ines Magrini,<br />

figlia di ristoratori udinesi, passava da sempre le vacanze estive a Lignano<br />

presso la zia Emilia, sorella della mamma, che aveva sposato un De Minicis,<br />

proprietario e gestore dell’Albergo Italia.<br />

Quando si stabilì definitivamente a Lignano?<br />

Dopo l’8 settembre del 1943, morto mio padre, mi trasferii da Roma, dove<br />

abitavo con la mia famiglia, a Lignano, raggiungendo il Nord solo grazie a una<br />

corriera del Vaticano che ci portò fino a Portogruaro, arrivare poi a Lignano<br />

fu facile. I primi tempi furono duri.<br />

Lignano, se paragonata a Roma, era un paradiso dove si poteva mangiare a<br />

sazietà.<br />

43


Albergo Italia - 1935<br />

Come vivevate?<br />

Mio fratello, ex pugile, lavorava presso l’Albergo come fornaio e io con lo<br />

zio portavo il pane a Latisana Mare - allora si chiamava Sant’Andrea - e da<br />

Chiaruttini, proprietario di un negozio di generi alimentari nelle vicinanze del<br />

ponte di barche.<br />

C’era la guerra ed era facile prendersi qualche mitragliata!<br />

Ha qualche ricordo particolare della guerra?<br />

Sì, mi ricordo due<br />

episodi: il grande<br />

sbarco dei Tedeschi,<br />

arresisi poi ai<br />

Neozelandesi, e<br />

l’arrivo in Darsena,<br />

una sera, di quattro<br />

MAS con a bordo<br />

soldati croati.<br />

Questi vennero<br />

all’Albergo Italia<br />

e bevvero tanto<br />

da ubriacarsi. Lì<br />

c’erano pure dei<br />

soldati tedeschi,<br />

scoppiò una lite e vi<br />

fu pure un morto.<br />

Il giorno seguente, smaltita la sbornia, i due comandanti decisero che era<br />

preferibile tacitare il tutto. I croati ripartirono senza danni.<br />

Alla fine della guerra gli sfollati dovevano rientrare, per legge, nel loro paese<br />

d’origine. Per non tornare a Roma, mia mamma e mia sorella si rifugiarono<br />

a Udine, noi ragazzi rimanemmo a Lignano. Ben presto tutto tornò alla<br />

normalità.<br />

Terminata la guerra, come si svolgeva la vita a Lignano?<br />

La vita si svolgeva tra viale Italia e via Udine, al di là c’era solo la campagna.<br />

La chiesa sorgeva in mezzo al verde.<br />

Dove oggi c’è l’Albergo Doimo, c’era la “Casa del bosco” e poi una vasta<br />

estensione di solo bosco. Mia madre, aiutata da mia sorella maggiore, prese<br />

in affitto la “Casa del bosco” e la trasformò nell’Albergo Ines, il primo ad<br />

44


avere le camere con la doccia.<br />

In albergo scesero anche Lorenzo Buffon, il portiere del Milan, e sua moglie<br />

Edy Campagnoli, la valletta di Mike Bongiorno.<br />

Spesso l’architetto Marcello D’Olivo veniva da noi, pipa in bocca e cappello<br />

bianco in testa.<br />

L’Ente Turismo di Udine, ma non Lignano, ha assegnato più volte dei premi a<br />

mia madre per la sua attività.<br />

Ci dica qualcosa di lei<br />

Dal 1952 al 1958 ho gestito con la mia famiglia il Ristorante Agosti, il primo<br />

ad offrire il menù turistico.<br />

Nel 1958 mi sono sposato e ho gestito con Edda, mia moglie, lo stesso<br />

locale fino al 1969. Tra i frequentatori c’erano cantanti e artisti e lo scrittore<br />

Giorgio Scerbanenco.<br />

In quell’anno ho acquistato il Bar Central Park e l’ho dato in affitto.<br />

Dal 1978 al 1983 ho diretto il Parco Zoo di Punta Verde, addetto all’acquisto<br />

degli animali di cui sono sempre stato molto appassionato, mia moglie gestiva<br />

il ristorante del Parco.<br />

Dal 1983 gestiamo il “Central Park”, però ora se ne occupano i figli e noi<br />

siamo andati in pensione.<br />

Se sono riuscito a creare la mia attività, lo devo a mia moglie Edda<br />

- quest’anno festeggiamo i 50 anni di matrimonio - e ai miei quattro<br />

figli: Andrea, Antonella, Daniele e Diego.<br />

Ha altri ricordi di cui vorrebbe parlare?<br />

Ricordo un episodio legato a Bepi Della Maria, personaggio simpaticissimo.<br />

Una mattina la mamma sentì una gran confusione e vide sul lungomare una<br />

corriera trainata da due asini.<br />

Il singolare personaggio, che era alla guida del mezzo di trasporto, si sistemò<br />

vicino all’Hotel Nettuno e, per paura di essere costretto ad andarsene, tolse<br />

le ruote e… aprì un chiosco, chiamato “Bar Alpino”.<br />

Un altro episodio è legato alla famiglia Scarpa che possedeva un grande<br />

frutteto.<br />

Per entrarvi e mangiare la frutta, al massimo tre chili, bisognava pagare<br />

cinquanta centesimi!<br />

Mi piace oggi ricordare gli amici della mia fanciullezza, molti dei quali<br />

purtroppo sono morti, eravamo sempre assieme come fratelli.<br />

Ringrazio questa iniziativa che mi ha dato la possibilità di ricordare momenti<br />

duri ma, per me, per tutti noi, meravigliosi.<br />

45


Squadra di calcio 1947-48 - Giacomo De Filippis è il secondo da sinistra in ginocchio<br />

46


27 maggio 2007<br />

Cesare, Pietro e Maria FANOTTO<br />

Intervistatrice: Nelly Del Forno Todisco<br />

Il nonno Pietro Fanotto, nato nel 1864 a San Michele al Tagliamento<br />

e morto a Lignano nel 1930, è arrivato in questa località nel 1911.<br />

Dal matrimonio con Luigia Casasola ha avuto sette figli: Annibale, Luigi,<br />

Angelo, Giuseppe, Giovanni, Mario e Anna, nata a Lignano nel 1912.<br />

La maggior parte dei nipoti abita a Lignano e Cesare, figlio di Mario, è uno<br />

di questi.<br />

Il Signor Cesare Fanotto ha voluto invitarmi, per l’intervista, nella taverna<br />

della sua casa di campagna di Pertegada.<br />

Oltre alla Signora Graziana, moglie di Cesare e ottima cuoca, c’erano i cugini<br />

Pietro, figlio di Angelo, Maria, figlia di Giuseppe, accompagnata dal figlio,<br />

Rosanna Bivi, figlia di Anna, e Sergio, nipote di Annibale, con sua moglie.<br />

Un delizioso pranzo, a base di pesce e di verdure dell’orto, accompagnato da<br />

vini genuini, ha tenuto gli invitati intorno al desco fino a tardi, conversando<br />

della Lignano di un tempo in cui c’era solo miseria.<br />

Inizia a parlare il Signor Pietro, classe 1924:<br />

Tanta miseria, ma pesca abbondante. Una sera abbiamo preso molto pesce:<br />

passere, gamberetti, gufs, macarons quelli rossi, e un bisatto di tre chili da<br />

tirar fuori con le mani da sotto le pietre.<br />

47


Interviene la Signora Maria, classe 1923:<br />

C’erano anche tanti moscerini e che dire poi della malaria!<br />

Riprende il Signor Pietro:<br />

Noi non abbiamo avuto né la malaria né altre malattie. Non ci sono state<br />

bonifiche, la bonifica è stata fatta a Bevazzana già nel 1915/1918, mia<br />

mamma stava là.<br />

Allora c’era solo acqua, non c’era nemmeno il ponte e mia madre faceva il<br />

servizio del pass cioè del traghetto. Dove c’era il ponte girevole c’era un’ansa,<br />

di qua il ponte e di là entrava il traghetto.<br />

Io sono nato lì dove c’era l’Adriatica Veneta e sono venuto via a due anni per<br />

andare in campagna.<br />

Bar Alpino sul lungomare<br />

Com’era allora il centro di Lignano?<br />

Villa Agosto, lungomare Trieste - 1934<br />

48<br />

Il lungomare è stato costruito da<br />

Visentin di Latisana e arrivava fino<br />

a villa Toniatti.<br />

Partendo dall’Albergo Marin, si<br />

trovava la baracca di un veneziano<br />

che si occupava di ristorazione e<br />

affittava camere ai turisti, aveva<br />

anche barche. lo chiamavano il<br />

“fighetto“.<br />

Nelle vicinanze c’era Villa Agosto,<br />

il Nettuno e nella zona della<br />

Terrazza a Mare si noleggiavano<br />

barche, sandalin, barche a vela<br />

che si tiravano a riva con rulli di<br />

legno, non con ruote di gomma<br />

come oggi.<br />

Proseguendo c’era la Villa Ferrari<br />

sede della nostra scuola, vi<br />

insegnava il maestro Francesco<br />

Piantadose, napoletano, la cui<br />

moglie insegnava a Bevazzana, e<br />

quindi la villa del dottor Dell’Acqua,<br />

poi il deserto.<br />

Dalla Terrazza a Mare si poteva


scorgere Villa d’Aronco,<br />

Villa Armellini, Morassi<br />

- Villa Mucci non c’era<br />

ancora - quindi la Villa Del<br />

Moro di Portogruaro e poi<br />

nient’altro.<br />

A sinistra della Terrazza a<br />

Mare, guardando la distesa<br />

marina, c’era la Colonia Friuli,<br />

l’Albergo Vittoria, l’Albergo<br />

Marin, Casa Fabris, le Case<br />

Paolini, l’attuale Albergo<br />

Italia non c’era ancora.<br />

In via Udine c’era l’Albergo<br />

Da Piero, non c’era ancora<br />

il cinema. C’era l’Albergo Spiaggia con il recinto, Bruni, la bellissima Villa<br />

Moretti lavorata in pietra a faccia vista, ora demolita, e poi niente.<br />

In fondo, molto in fondo, c’era la pineta.<br />

Quali erano le famiglie dei contadini?<br />

Le famiglie contadine erano Fanotto, Bivi, Del Sal, Meotto, Galasso, Bidin,<br />

Moro, Meneghin nella zona di Casabianca.<br />

Prima di noi nella stessa casa c’era la famiglia Urban, si andava al pascolo nel<br />

loro orto e si trovavano anche ossa umane che si mettevano lungo i filari dei<br />

gelsi.<br />

Dove oggi c’è la via Annia c’erano tre grandi pioppi e lì non si sono trovate<br />

ossa.<br />

La bonifica è stata fatta<br />

partendo da lì: c’era un<br />

canale che andava dal<br />

condominio Punta dell’Est<br />

in via Timavo, in fondo<br />

l’argine girava e arrivava<br />

fino allo Sbarco dei Pirati in<br />

darsena, dietro l’argine c’era<br />

un canale che arrivava a una<br />

chiusa, non c’era l’idrovora,<br />

quando c’era la bassa marea<br />

si alzava la saracinesca e<br />

l’acqua interna dei fossi e<br />

dei canali andava in laguna,<br />

49<br />

Villa Moretti, piazza Fontana - 1955<br />

Darsena di Lignano - 1950


se c’era scirocco l’acqua stagnava nei campi.<br />

La nuova darsena, nel 1930, è stata pianificata dove il terreno rimaneva<br />

sott’acqua.<br />

In via dei Platani c’era una duna che tirava dritto sino alla casa dei roveri,<br />

spianata più tardi dalla famiglia Andretta.<br />

Noi avevamo l’orto dove oggi c’è via Annia e a venti metri c’era la laguna. Giù<br />

dall’argine c’erano dei sentieri che portavano ai casoni dei Maranesi dove,<br />

durante la bassa marea, si camminava dentro la laguna in secca.<br />

Al Faro rosso, costruito nel 1938, c’erano tre o quattro metri di acqua, acqua<br />

estremamente pescosa.<br />

E la Lignano di durante la guerra?<br />

Durante la guerra ho lavorato con la TODT, poi sono sbarcati i Tedeschi e si sono<br />

sistemati nella Colonia<br />

e nella Caserma della<br />

Finanza situata alla<br />

foce del Tagliamento,<br />

mentre il comando<br />

si era insediato nella<br />

Villa Moretti in piazza<br />

Fontana.<br />

Non hanno creato<br />

alcun problema e la<br />

popolazione è vissuta<br />

tranquilla.<br />

Abbiamo visto anche<br />

il principe Umberto<br />

di Savoia e il Duca<br />

Amedeo d’Aosta ospiti<br />

di Villa Bignami, sita<br />

sulla destra dell’attuale Pronto Soccorso. In quello stesso periodo c’erano<br />

anche i partigiani.<br />

Poi sono venuti gli Anglo-Americani e si sono sistemati in tende di trenta letti<br />

ciascuna nella zona della Colonia.<br />

Tendopoli inglese sul lungomare - 1946<br />

Lei prima ha accennato a un ciclone abbattutosi su Lignano negli anni<br />

quaranta. Può raccontarci qualcosa in merito?<br />

Nel mese di luglio del 1940 all’una e mezza circa del pomeriggio si è abbattuto<br />

un ciclone di tale potenza da spazzare via tutte le cabine che si trovavano in<br />

spiaggia, e non solo.<br />

50


L’Albergo Spiaggia è stato<br />

fortemente danneggiato, la<br />

torretta di Villa Zuzzi, dove<br />

nel 1959 si era insediato il<br />

primo Comune autonomo,<br />

è caduta, la Terrazza a Mare<br />

è stata scoperchiata e molti<br />

comignoli sono volati via: un<br />

vero disastro, e io ne sono<br />

stato un diretto testimone.<br />

Della vecchia Lignano è rimasto ancora qualcosa?<br />

Una sola zona è rimasta come settanta anni fa: le Colonie, un’estensione di<br />

verde che arriva fino alle prime costruzioni di Lignano Pineta, stesse dune,<br />

stesso fabbricato grande centrale con le due ali laterali e il sentiero in mezzo<br />

che porta in spiaggia.<br />

Ho lavorato anche in colonia, con la forestale, per potenziare il pino marittimo<br />

duro, elemento preminente della pineta.<br />

Ho un solo rimpianto: diventare vecchio.<br />

Peccato!<br />

Mi congratulo con il Signor Pietro per i suoi 83 anni portati splendidamente.<br />

La conversazione, ricca di particolari e di emozionante partecipazione,<br />

termina qui.<br />

E lei, Signora Maria che ha partecipato emotivamente al racconto di suo<br />

cugino, ha qualche ricordo particolare della Lignano della sua gioventù?<br />

Io ho 86 anni e a sedici anni ho lasciato Lignano per Pertegada e poi sono<br />

andata ad abitare a Udine.<br />

Ho un particolare ricordo del freddo intenso del 1929, anno in cui la laguna<br />

si è gelata.<br />

Il Signor Cesare - classe 1941 - ha partecipato felicemente alla conversazione,<br />

ricordando con i cugini Pietro e Maria fatti ed eventi della Lignano di un<br />

tempo lontano.<br />

51<br />

Alberghi Riuniti, ciclone del 1940


Il principe Umberto di Savoia - Ciclone del 1940<br />

52


12 luglio 2007<br />

Nunzia MONANNI SCERBANENCO<br />

Intervistatrice: Nelly Del Forno Todisco<br />

La Signora Nunzia Monanni è una donna serena e vitale, mi accoglie<br />

con gli occhi ridenti e un radioso sorriso.<br />

Abita a Milano, ma ha casa anche a Lignano in un palazzo al City che<br />

definisce rumoroso, ma che non lo era quando le figlie Cecilia e Germana<br />

erano piccole e quando suo marito Giorgio Scerbanenco lo aveva scelto nei<br />

primi anni Sessanta.<br />

Da quanto tempo siete a Lignano?<br />

Abbiamo conosciuto Lignano negli anni Cinquanta, erano le prime fughe.<br />

Giorgio amava molto il delta del Po dove ha scritto vari romanzi.<br />

Un giorno abbiamo deciso di salire al Nord, di lasciare le Valli di Comacchio,<br />

e, passato il Lido del Cavallino, siamo arrivati qua fuori stagione, non sapendo<br />

neanche cosa fosse.<br />

Una terra incantata, deserta e magica si presentò ai nostri occhi: dune<br />

fino alla battigia, pini quasi fino all’acqua, non case, ovunque si ponesse lo<br />

sguardo si vedeva il mare, la laguna, il Tagliamento, e la pineta, la pineta de<br />

“La Sacca”, per intenderci.<br />

Sembrava di essere fuori dal mondo, a differenza della riviera romagnola<br />

gremita di gente.<br />

53


Tutta la spiaggia era libera, a lui piacevano il mare, le passeggiate, il sole e<br />

anche la nebbia che velava la laguna ghiacciata d’inverno.<br />

Ci racconti il suo arrivo a Lignano.<br />

Era una fredda primavera del 1958 pioveva, diluviava.<br />

Un ometto, uscendo da una specie di gabbiotto sulla spiaggia, ci guardò<br />

scendere da una macchina targata Milano, dicendo: “Cosa siete venuti a<br />

fare? Siete matti, con sto’ tempo!“. Giorgio gli rispose che cercavamo un<br />

albergo, una casa, un posto perché volevamo fermarci qualche giorno.<br />

L’ometto convinse la signora dell’albergo di fronte a scaldarci una stanza.<br />

Il gabbiotto non era ancora il Gabbiano di Checco Gigante.<br />

Vi siete fermati, dunque?<br />

Sì, Giorgio è rimasto incantato di questo posto, ha addirittura preso<br />

la residenza a Lignano, e, più tardi, ha lasciato il lavoro fisso a Milano e<br />

l’incarico di Direttore alla Rizzoli per essere più libero e scrivere i suoi romanzi<br />

polizieschi sulla spiaggia dorata di Lignano. Estate e inverno, insensibile al<br />

caldo e al freddo, lavorava al Gabbiano - vi lasciava addirittura una delle sue<br />

molte macchine da scrivere - e lì sono nati i suoi famosi gialli.<br />

Qui ha scritto diversi romanzi ambientati a Lignano e in Friuli quali La sabbia<br />

non ricorda, Al mare con la ragazza, Dove il sole non sorge mai, Al servizio di<br />

chi mi vuole, Né sempre né mai.<br />

Lignano gli ha dato lo spunto per bellissimi racconti e anche per I Milanesi<br />

ammazzano al sabato dove due personaggi sono tratteggiati con le<br />

caratteristiche di una ragazza del luogo molto bella, dalle limitate capacità<br />

intellettive e dalla salute piuttosto cagionevole.<br />

Checco ce l’aveva portata a Milano assieme a suo padre, come bambinaia.<br />

Ma abbiamo subito dovuto riportarla al padre, perché era ninfomane e il<br />

padre piangeva disperato.<br />

Il padre gli ha ispirato il personaggio indimenticabile di Amanzio Berzaghi,<br />

impersonato dall’attore Raf Vallone nel film omonimo.<br />

Poi gli è balenata l’idea di una serie di scritti il cui protagonista sarebbe<br />

dovuto essere un parà friulano.<br />

A Mario Spagnol, della Longanesi, era piaciuta moltissimo l’idea che,<br />

purtroppo, Giorgio non ha fatto in tempo a sviluppare.<br />

È nato solo il primo romanzo della serie Al servizio di chi mi vuole, ora<br />

ristampato da Garzanti.<br />

54


Quando è morto Giorgio Scerbanenco?<br />

Il 27 ottobre del 1969.<br />

Com’era la Lignano di quando abitavate al City?<br />

C’era la splendida Terrazza a Mare e c’erano i<br />

militari americani di stanza ad Aviano, Military<br />

Police, e tanti neri con le loro famiglie che davano<br />

una nota di colore e un clima internazionale alla<br />

cittadina, facevano esercitazioni sul Tagliamento<br />

con i loro mezzi anfibi.<br />

Ricordo bene l’Albergo Marin, la bella villa dove<br />

allora c’era il Comune, il Ristorante Al camin -<br />

non so se esiste ancora - circondato da una vasta<br />

pineta, dove Giorgio amava scrivere all’aperto.<br />

Lignano era una località che stava nascendo, e<br />

questo lo affascinava.<br />

I palazzoni del City stavano sorgendo e la torre<br />

Zanier, di fronte al Gabbiano, veniva su a vista<br />

d’occhio.<br />

C’erano altre costruzioni allora nella zona del City?<br />

No, il nostro condominio era l’unico, insieme al Palazzo Rosato, frequentato<br />

e riscaldato anche d’inverno, vicino c’era la casetta della nonna dei Fanotto<br />

e dietro tutto prato dove<br />

venivano le giostre, il circo e<br />

si teneva il mercato, verso il<br />

mare si estendeva la pineta.<br />

Era l’unico centro abitato<br />

anche d’inverno, oltre a via<br />

Udine e la darsena dove<br />

c’era un piccolo ristorante<br />

e lì andavamo a mangiare<br />

pesce fresco e cape lunghe.<br />

C’erano diversi negozi;<br />

il Capitan Morgan, un<br />

bar sempre aperto; il<br />

supermercato Croda; la<br />

latteria gestita dalla sorella<br />

Luna park della zona City<br />

55<br />

Condominio Torre Zanier - 1960


Chiesa e giostre - 1985<br />

della signora Paramatti; il<br />

negozietto di Nadalini.<br />

In via Udine il negozio di<br />

generi alimentari Ridolfo,<br />

tuttora in attività.<br />

Qui abbiamo conosciuto<br />

molte persone: i Paramatti,<br />

il dottor Peschieri le cui figlie<br />

hanno l’età delle nostre,<br />

Scarpa dove passavamo il<br />

capodanno a ballare con<br />

amici che venivano da<br />

Milano anche se c’era la<br />

nebbia, il dottor Anastasia.<br />

Giorgio si divertiva ed era<br />

molto più socievole di quanto non lo fosse in città.<br />

Quando avete preso la residenza a Lignano?<br />

Nel 1962/63, pur essendo io contraria. Nel 1964 è nata Cecilia, sorellina<br />

della piccola Germana più grande di un anno.<br />

Giorgio amava andare in darsena - dove oggi c’è lo Sbarco dei Pirati c’era<br />

una spiaggia di conchiglie - e comperare conchiglie con le quali faceva delle<br />

collane alle figlie.<br />

Amava anche portarle in giostra e con loro si divertiva.<br />

A Lignano si trovava a suo agio, si sentiva rinvigorito, ringiovanito.<br />

Vi spostavate da Lignano?<br />

Da Lignano era bello partire e poi tornare. Da qui siamo andati a Parigi<br />

per il suo lavoro e per il mio, il traforo del Monte Bianco era stato appena<br />

aperto. A Parigi, che amava molto, ha ricevuto, unico italiano, il “Grand Prix<br />

International de la Littérature Policière“.<br />

Siamo poi andati a Firenze con Cecilia piccolissima perché io dovevo seguire<br />

per lavoro le sfilate di moda, a Venezia con amici olandesi.<br />

Giorgio era entusiasta di muoversi, sempre in macchina logicamente, proprio<br />

partendo da Lignano.<br />

Arrivare a Lignano da Milano era un’impresa: non c’era ancora l’autostrada<br />

e l’attraversamento di paesi e città richiedeva tempo e pazienza, ma era<br />

divertente.<br />

Percorrevamo la bassa padana: Milano, Lodi Crema, Cremona, Monselice,<br />

56


Este, Padova, Mestre tutta da attraversare.<br />

Che differenza tra la Lignano degli anni Cinquanta e la Lignano di oggi?<br />

Prima di tutto il<br />

rumore, allora era<br />

silenziosissima.<br />

Poche le macchine<br />

in circolazione,<br />

niente moto, niente<br />

discoteche e quelle<br />

poche che c’erano<br />

non disturbavano la<br />

quiete, il Fungo poi<br />

era in mezzo alla<br />

pineta.<br />

Il rumore che c’è oggi<br />

è pazzesco.<br />

E il verde era ovunque.<br />

Tutto era verde, tutto<br />

era acqua, mare,<br />

Dancing “Il Fungo” - 1959<br />

laguna, fiume: era un<br />

sogno quasi polinesiano.<br />

Ora c’è solo cemento, io posso allungare il braccio e tocco il muro della<br />

casa di fronte. Avremmo potuto comperare una casa in via Giardini, dove<br />

abitava il Checco, ma qui al City c’era il riscaldamento e nessun problema di<br />

gestione.<br />

Una volta si stava veramente bene, ma adesso non si riesce più a resistere:<br />

c’è il noleggio delle moto, la musica in piazza, la discoteca che chiude alle<br />

sette del mattino, il bar alle tre.<br />

Siamo alla follia del rumore.<br />

Le figlie mi dicono: ”Perché non vendi?“, ma io non me la sento di cambiare,<br />

sono troppo affezionata, troppo legata a questa casa. Quando non ci sarò<br />

più, le figlie faranno ciò che vorranno.<br />

Cecilia si è sposata e vive qui, ci veniva spesso già prima di incontrare Luigi,<br />

suo marito, e questo è davvero strano: la storia, questa storia, ha avuto un<br />

seguito con la figlia e con il nipote.<br />

Il cerchio si chiude: dal nonno Giorgio al nipotino Vittorio Giorgio.<br />

57


5 agosto 2007<br />

Luigi DE MINICIS<br />

Intervistatrice: Wally Gigante Waddell<br />

Ho incontrato Luigi De Minicis - Gigi per gli amici - in una soleggiata<br />

domenica di agosto, mentre la città era tutto un fervore di gente e la spiaggia<br />

era affollata.<br />

Al Ristorante Bidin, dove De Minicis mi ha dato<br />

appuntamento, c’era, invece, pace e frescura.<br />

Seduti nella veranda ombreggiata da una<br />

cascata di verde si stava davvero bene.<br />

Avevo preparato delle domande da fargli,<br />

ma prima ancora che iniziassi, mi precede,<br />

dicendomi: “Tutto quello che mi si vuol chiedere<br />

è scritto in questa miniguida su Lignano che ha<br />

visto ben quattro tirature. Lì c’è proprio tutto!“.<br />

Ripongo il registratore e faccio comunque<br />

qualche domanda, visto che Luigi De Minicis è<br />

una persona disponibile e gentile.<br />

Quando è arrivato a Lignano?<br />

Sono arrivato qui a quattro anni, nel 1933, per<br />

conoscere il nonno Gaetano e gli zii Giovanni<br />

59<br />

Famiglia De Minicis


Albergo Italia, autorità<br />

La vecchia chiesa in prossima demolizione - 1989<br />

Ponte girevole “da Marchetto”<br />

60<br />

ed Emilia gestori dell’Hotel<br />

Italia.<br />

Mi sono stabilito definitivamente<br />

soltanto nel 1946,<br />

dopo le vicissitudini della<br />

guerra.<br />

Com’era la Lignano di quegli<br />

anni?<br />

Lignano era immersa nel<br />

verde: pini neri, molti pini,<br />

ma anche tigli, betulle,<br />

platani, ippocastani e querce<br />

di notevoli dimensioni.<br />

Dopo la bonifica della Bassa<br />

Friulana nel 1925 e l’apertura di<br />

una strada nell’anno successivo, la<br />

gente ha cominciato a frequentare<br />

sempre di più la località balneare.<br />

Nel 1938, con la costruzione della<br />

chiesa dedicata a San Giovanni<br />

Bosco, ad opera dell’architetto<br />

Cesare Miani, Lignano è diventata<br />

parrocchia.<br />

Nel 1953, su progetto dell’architetto<br />

Marcello D’Olivo, Lignano si<br />

è arricchita della località Pineta<br />

e, successivamente, su progetto<br />

dell’architetto Picconato, anche<br />

della zona Riviera.<br />

Lignano era collegata all’entroterra<br />

grazie al ponte girevole sul canale<br />

di Bevazzana.<br />

Divenne Comune autonomo il 21<br />

luglio 1959.<br />

Quali erano i primi alberghi di<br />

Lignano?<br />

A Sabbiadoro ha avuto inizio lo sviluppo turistico di Lignano nei primi anni<br />

del secolo.


Alcuni alberghi quali il Friuli, il<br />

Centrale, il Vittoria, il Pineta,<br />

il Marin, lo Stella, il Bagni, il<br />

Rizzani; una dozzina di ville, un<br />

ospizio marino, un panificio e<br />

una macelleria costituivano,<br />

con lo stabilimento balneare, la<br />

residenzialità turistica allo scoppio<br />

della prima guerra mondiale.<br />

Quali erano le famiglie che vi<br />

abitavano?<br />

I pionieri dello sviluppo di Lignano furono: nel settore alberghiero le famiglie<br />

Marin, De Minicis, Driussi, Bruni; in agricoltura la famiglia Andretta con i loro<br />

coloni (Bidin, Fanotto, Moro, Valeri, Zanata) e la famiglia Scarpa con il loro<br />

bel frutteto; nell’edilizia la famiglia Sandri.<br />

Tutti nomi che con le famiglie Caoduro, De Filippis, Fraulin, Ligustri, Luvisutti,<br />

Meotto, Nadalini, Tami, Venaruzzo, Venturini, Zen e tanti altri ancora sono<br />

tuttora presenti nel nucleo più radicato della comunità lignanese.<br />

Ha qualche ricordo particolare del periodo della guerra?<br />

Di quelle estati mi sono rimasti impressi due episodi terribili.<br />

Nel 1941 sono stato morso a una gamba e a un braccio da un cane lupo.<br />

Quando sono stato soccorso, ero in un mare di sangue. Il proprietario del cane<br />

è fuggito in bicicletta, seguito dall’animale. Mio fratello Mario e i carabinieri<br />

li hanno inseguiti e raggiunti a Bevazzana. Sono stato portato a Bologna e<br />

curato con quindici iniezioni, perché il cane era idrofobo.<br />

L’estate precedente c’era stata, in pieno giorno, una devastante tromba d’aria<br />

accompagnata da una tromba marina: un vero disastro. Furono divelte cabine,<br />

demolita una parte della balaustra della Terrazza a Mare, scoperchiata villa<br />

Pittoni. La furia del vento aveva spazzato via anche la torretta di Villa Zuzzi,<br />

futura sede del Municipio. Noi eravamo all’Albergo Nettuno riparati dietro il<br />

bancone. Ricordo i vetri in frantumi e, particolare curioso, il ritratto del Re<br />

caduto, mentre quello di Mussolini rimasto al suo posto. Sarebbe avvenuto<br />

il contrario di lì a poco.<br />

Non creda che abbia solo ricordi catastrofici, ne conservo di belli e solari. Nel<br />

dopoguerra avevo diciassette anni, e a Lignano venivano straniere bellissime<br />

e molto disponibili per vacanze di tre, quattro settimane. Gli approcci erano<br />

spontanei e spensierati, ci si divertiva un mondo.<br />

61<br />

Albergo Friuli 1908


Caccia in botte<br />

Pesca eccezionale<br />

Frequentava anche lei la Terrazza a Mare, quella in legno avvolta nelle reti<br />

da pesca, così bella e così romantica?<br />

Certo, era un punto di riferimento. La Terrazza a Mare in legno era destinata<br />

al Danubio e poi è arrivata a Lignano come risarcimento dei danni di guerra<br />

del primo conflitto mondiale.<br />

Ora abbiamo l’imponente Terrazza a Mare dell’architetto Bernardis.<br />

Ma c’erano altri punti di ritrovo quali La Fontanella, Il Fungo, i roof garden<br />

degli Hotels Riviera e Pineta Palace.<br />

D’inverno si frequentava il “Nettuno” e d’estate l’”Happy Garden” con<br />

seminaristi un po’ pazzi, con reduci di guerra, partigiani, militari inglesi e<br />

americani. Il tutto finiva con risse alla western.<br />

A Lignano una volta si facevano delle vere battute di caccia, si ricorda?<br />

Sì, anche negli anni dopo la guerra si sono fatte le ultime battute di caccia<br />

alla volpe, precisamente nella zona<br />

dove oggi sorge Lignano Riviera,<br />

territorio ricco anche di quaglie,<br />

fagiani e lepri. In laguna, zona<br />

salmastra protetta di particolare<br />

interesse ambientale - conosciuta<br />

anche da Heming-way - si svolgeva<br />

e si svolge ancora la caccia, in botte<br />

o su imbarcazioni mimetizzate tra<br />

i canneti, a uccelli di passo quali<br />

anatre selvatiche, folaghe, alzavole,<br />

marzaiole…<br />

Gli Striuli, Barba Vito, Toni Scala,<br />

Bepi Siane, Milio, i Rossetti, i<br />

Formentin, gli Scarpa erano abili<br />

pescatori e il mare offriva loro una<br />

grande quantità di pesce.<br />

Il mare, oggi, è ancora generoso e i<br />

professionisti maranesi e lignanesi<br />

pescano seppie, sardine, cefali,<br />

branzini, rombi.<br />

Flottiglie di pescatori “arano“ il<br />

fondo sabbioso con le turbosoffianti<br />

- inventate dai signori Serafin,<br />

Venturini, Turcato - per pescare<br />

peverasse e cape lunghe.<br />

62


18 settembre 2007<br />

Walter BIDIN<br />

Intervistatrice: Nelly Del Forno Todisco<br />

Walter Bidin - classe 1941 - alto, magro, dal fisico asciutto e dai<br />

capelli ancora neri non dimostra la sua età.<br />

Disponibile, cordiale, aperto al dialogo, ricorda<br />

la sua infanzia serena in piena libertà tra laguna,<br />

spiaggia e un’immensa pineta.<br />

Da quanto tempo la famiglia Bidin è sul territorio<br />

lignanese?<br />

Mio nonno Marco Bidin, originario di Cesarolo, ha<br />

sposato Regina Ius di Pertegada e, nel 1897, era<br />

guardiano della valle situata dietro Gulliverlandia.<br />

Arrivava in bicicletta da Pertegada.<br />

Nel 1901 si è stabilito a Lignano e da allora non si<br />

è più mosso. Dal matrimonio sono nati sette figli<br />

maschi: il primo nel 1895, mio padre nel 1899 e<br />

l’ultimo nel 1917. La loro prima abitazione è stata<br />

la casa dove era Migliorini, sotto l’argine, poi in via<br />

Casabianca e quindi in via Carso.<br />

Quando mio nonno è arrivato a Lignano c’erano<br />

63<br />

Anny Andretta e Marco Bidin


Albergo Stella con tram a cavalli<br />

64<br />

solo le famiglie<br />

Guantes, Fadi che<br />

hanno gestito l’Hotel<br />

Stella in via Udine e<br />

Meotto, famiglia di<br />

mia mamma.<br />

La famiglia Meotto era<br />

presente in Lignano<br />

dal 1864, si è poi<br />

trasferita a Cesarolo,<br />

per ritornare nel<br />

1910.<br />

Si ricorda il tram a<br />

cavalli?<br />

Mio padre mi raccontava che c’era un canale naturale dove oggi c’è la vecchia<br />

darsena, lì sbarcavano i primi turisti provenienti da Marano e il tram a cavalli<br />

li portava all’Albergo Marin.<br />

Mio zio, il fratello più anziano di mio padre, è stato il primo a guidare il tram<br />

a cavalli, e mio zio Alceste il primo bagnino di Lignano.<br />

È vero che suo nonno, Marco Bidin, era un famoso cacciatore di lepri?<br />

Marco Bidin con lepri, davanti all’Albergo Marin<br />

Mio nonno era un gran<br />

cacciatore, abilissimo<br />

nello scovare la preda,<br />

conosciuto nella<br />

provincia intera.<br />

Allora lungo la<br />

striscia litoranea fra<br />

Tagliamento e laguna,<br />

e nella pineta, c’erano<br />

molte lepri.<br />

Il terreno era un<br />

ondeggiare di dune e<br />

la vegetazione era folta<br />

di pini, arbusti, ginepri<br />

e nelle radure una gran<br />

quantità di erbacce,<br />

ma lui conosceva ogni


angolo remoto e ogni segreto della pineta e sapeva cacciare le lepri.<br />

Mio nonno faceva da guida ai cacciatori provenienti da fuori, li accompagnava<br />

a caccia e con i suoi cani, addestrati alla lepre, faceva sfigurare qualsiasi cane<br />

di razza.<br />

Che cosa ricorda della Lignano della sua infanzia?<br />

Lignano era una penisola che al momento delle alluvioni del Tagliamento<br />

diventava un’isola vera e propria, separata dall’entroterra. Mia mamma<br />

diceva sempre che a Lignano c’erano solo volpi e serpenti.<br />

Ricordo che gli Inglesi hanno mitragliato la chiesa e i bossoli cadevano<br />

ovunque, hanno affondato anche una barca di sale nella zona dello Sbarco<br />

dei Pirati.<br />

Durante la guerra abitavamo dove oggi c’è la Pensione Zen, allora era una<br />

costruzione formata da due ali con un cortile centrale.<br />

Vi abitavano tre famiglie. Davanti all’edificio non c’era niente, tutto era libero<br />

fino al lungomare dove a destra c’era la Villa Bignami abitata dalla famiglia<br />

Alcide Luvisutti, e a sinistra c’erano due ville: una della famiglia Tami e l’altra<br />

della famiglia Piccoli.<br />

Dove abitava la famiglia Moro c’era una grande quercia e lì avevano scavato<br />

un rifugio antiaereo.<br />

Ricordo il lancio dei bengala e mia sorella, di dieci anni più vecchia di me,<br />

uscire ad osservarli in camicia bianca; mia mamma la obbligava a rientrare<br />

immediatamente in casa.<br />

Siamo poi andati ad abitare nelle Case Paolini di fronte all’Albergo Italia.<br />

Finita la guerra un russo, che abitava vicino a noi, ha buttato via la sua pistola<br />

con il carrello rotto e io l’ho trovata. Il fodero era di cuoio rigido, a fatica sono<br />

riuscito a estrarre la pistola.<br />

Quando il signor De Minicis è uscito dall’albergo gli ho intimato: “Mani in<br />

alto!“.<br />

Spaventato si è messo contro il muro e a gran voce ha chiamato mio padre<br />

che, vedendomi, si è messo a ridere.<br />

Durante la guerra i Tedeschi avevano il comando nella Villa Moretti in piazza<br />

Fontana. Il loro medico visitava noi bambini affetti da vermi, dovuti a scarsa<br />

alimentazione, e ci dava il vermifugo.<br />

Dopo i Tedeschi sono arrivati gli Inglesi con kepi coloniali, tra di loro c’erano<br />

anche truppe indiane.<br />

Ricordo un indiano con il turbante e con una pistola da sei pollici, aveva<br />

l’abitudine di mettere la canna tra le labbra.<br />

Gli Inglesi avevano il loro distaccamento negli Alberghi Marin e Spiaggia, e<br />

in Colonia.<br />

Le donne venivano assunte per i lavori di cucina e per la pulizia dei locali.<br />

65


Diventato più grande e finita la guerra come si svolgeva la sua vita in quel<br />

di Lignano?<br />

Ho un ricordo molto nitido degli anni della scuola elementare.<br />

Ho frequentato la prima elementare in via Gorizia, dove oggi c’è l’Unicredit,<br />

vicino c’era l’ambulatorio del dottor Zatti, prima di lui ogni tanto arrivava da<br />

Latisana in motoretta il dottor Faruffini.<br />

La levatrice abitava a Pertegada ed era la mamma della maestra Zen.<br />

I ragazzi della mia età e coloro che avevano alcuni anni di più hanno vissuto<br />

un’infanzia bella e spensierata fatta di giochi, la più bella che un bambino<br />

possa sognare: poche costruzioni, grandi spazi liberi, vasti campi, l’ampia<br />

campagna della famiglia Teghil - dove oggi c’è il Centro Civico - tutta per noi.<br />

Scorazzavamo per campi, pineta e spiaggia, ci arrampicavamo sugli alberi a<br />

mo’ di tarzan, partivamo la mattina per rientrare a casa per pranzo e via di<br />

nuovo fino all’ora di cena…<br />

A quattordici anni ho cominciato a lavorare nel cantiere di Gregoratti, situato<br />

dove oggi c’è l’Hotel Bologna e i primi turisti che ho visto sono stati una<br />

coppia di sposi su una moto Puck.<br />

Nei primi anni Cinquanta la famiglia Andretta ha aperto un campeggio, il<br />

primo campeggio lignanese; mio zio Albino ne è stato il guardiano.<br />

Dove oggi c’è la via Centrale c’era un canale che collegava l’idrovora di via<br />

Tagliamento con l’idrovora di via dello Stadio.<br />

La strada per Latisana era bianca, piena di buche.<br />

L’unica strada per entrare a Lignano era via Latisana, la più alta, tracciata<br />

sulle dune.<br />

Ricordo che via del Bosco è stata tracciata nel 1956 da Biasin di Latisana<br />

con il suo aiutante, allora ventinovenne, geometra Giovanni Samassa.<br />

Due anni prima aveva tracciato le strade laterali di via Carso.<br />

Dov’essere stata bella la Lignano di allora, tutta verde!<br />

Eh sì, c’era una pineta da perdersi, immensa, partiva dalla foce del Tagliamento<br />

e arrivava fino al Pronto Soccorso.<br />

Le valli sono state tutte bonificate prima della guerra. È rimasta solo la valle<br />

Marin, oggi di proprietà della famiglia Altan<br />

Valli e laguna erano ricche di pesce: passere, cefali, branzini, orate,<br />

anguille…<br />

Anche il mare era molto ricco.<br />

Quando c’erano le mareggiate, con il vento di scirocco, lungo la battigia si<br />

raccoglievano le cape, i carusoli, i cannolicchi…<br />

Tutti pescavano. Si viveva di pesca, di caccia e dei prodotti dell’orto.<br />

In luglio e agosto c’era un po’ di carestia: il pollame piccolo, il maiale da<br />

66


ingrassare, rimaneva l’orto e la frutta.<br />

Man mano che il turismo si è sviluppato, il terreno è diventato edificabile.<br />

Che ne pensa della Lignano di oggi?<br />

Le racconto un fatto: quest’estate abbiamo avuto ospiti dei rappresentanti di<br />

una delegazione I.P.A. della Sardegna.<br />

Dopo il pranzo, consumato “Alla Fattoria ai Gelsi”, risalendo la penisola<br />

abbiamo visto la zona Tagliamento, il polmone verde della città balneare, il<br />

Kursaal, la spiaggia, Lignano Pineta, la piscina GE.TUR, la splendida pineta…<br />

Tutti dicevano: “Che bello, come da noi!“<br />

Arrivati a Sabbiadoro, non si trattennero dal dire: “Ma qui avete rovinato<br />

tutto!“. Eh sì, abbiamo rovinato tutto con una selvaggia speculazione edilizia.<br />

Mi piacerebbe davvero che a Lignano non si costruisse più e si conservasse<br />

il verde che ci è rimasto.<br />

Lei è Presidente dell’I.P.A. Ci spieghi che cos’è?<br />

I.P.A. - International Police Association - il cui motto, espresso in esperanto,<br />

è “Servo per Amikeco“ ossia “Servire attraverso l’amicizia“.<br />

È un’associazione di polizia nata nel 1949 per iniziativa di un ufficiale inglese<br />

con l’intento di mantenere contatti con le polizie del mondo.<br />

Vi fanno parte carabinieri, polizia municipale, polizia penitenziaria, guardia<br />

forestale, polizia di stato, guardia di finanza e, da alcuni anni, anche guardia<br />

costiera.<br />

67


25 settembre 2007<br />

Ferdinando SCUDIERO<br />

Intervistatrice: Maria Longo Coccetti<br />

Ferdinando Scudiero, da tutti conosciuto come Nando, è nato in<br />

provincia di Padova, esattamente a Cittadella, il 1° settembre del 1931.<br />

Il Signor Nando è una persona disponibile, sorridente, amante dello sport e<br />

della vita.<br />

Com’ è arrivato a Lignano?<br />

Dopo aver prestato servizio militare a Latisana, nel 1953 mi sono recato<br />

presso uno zio che lavorava per la famiglia Andretta a Lignano.<br />

Con mio cugino in viale Venezia abbiamo aperto un magazzino di bibite<br />

all’ingrosso, e questa è stata la mia attività lavorativa fino al 1980.<br />

I primi anni della mia permanenza mi sono diviso tra Cittadella e Lignano.<br />

Lei a Lignano è conosciuto come una persona sportiva che ha seguito da<br />

vicino i giovani. Ci vuole parlare dello sport lignanese?<br />

Da giovane a Padova praticavo il ciclismo, ma amo ogni tipo di sport e do<br />

volentieri il mio contributo affinché tutti i ragazzi possano riempire il loro<br />

tempo libero con un’attività sportiva. Nel 1971 abbiamo dato vita, io e una<br />

69


decina di altre persone,<br />

alla Polisportiva Lignanese,<br />

società che si occupava<br />

prevalentemente di sport<br />

giovanile con quasi duecento<br />

ragazzi iscritti.<br />

Gli sport praticati erano<br />

calcio, basket, pallavolo,<br />

atletica leggera e bocce.<br />

Ci si riuniva al Bar Gambero<br />

Rossonero, il campo<br />

Bar ristrorante “Gambero Rossonero” - 1967<br />

sportivo si trovava vicino alla<br />

vecchia darsena - la palestra<br />

comunale non esisteva<br />

ancora - e d’inverno gli<br />

allenamenti e alcune partite<br />

si disputavano all’interno del mio deposito di bibite.<br />

Seguire i ragazzi nelle molteplici attività e<br />

accompagnarli nelle varie trasferte richiedeva,<br />

a me e ai miei collaboratori, non pochi sacrifici,<br />

fortunatamente<br />

soddisfacenti.<br />

ripagati dai risultati più che<br />

Claudio Sclosa e Edy Bivi<br />

Nel calcio, fra gli altri, si sono distinti Claudio Sclosa,<br />

Edy Bivi e a livello nazionale Gianluca Pessotto; nel<br />

basket Christian Femminini e altri ancora a livello<br />

provinciale e regionale.<br />

Nel campo dell’atletica leggera sono state organizzate<br />

diverse manifestazioni a livello nazionale culminate con<br />

la presenza di Pietro Mennea, e questo anche grazie<br />

alla società SNIA Viscosa e all’Atletica Latisanese.<br />

Sono stato Presidente della Polisportiva Lignanese<br />

per trent’anni e, pur avendo da qualche anno lasciato<br />

l’incarico, continuo a collaborare.<br />

Per diversi anni, assieme ad alcuni genitori, ho<br />

accompagnato i ragazzi del basket a Vienna per farli<br />

partecipare al torneo internazionale.<br />

Questo mese, settembre 2007, li abbiamo accompagnati per una settimana<br />

nella casa parrocchiale di Fusine per un ritiro di preparazione sportiva.<br />

Sono convinto che lo sport sia per i ragazzi un sano momento di aggregazione<br />

e che noi adulti abbiamo l’obbligo morale di favorirlo.<br />

Lignano in questi anni ha visto altre notevoli manifestazioni sportive, la più<br />

importante di tutte l’EYOF (Olimpiadi Europee Giovanili). In questa occasione<br />

ho prestato la mia opera volontaristica.<br />

70


Christian Femminini Vanni e Gianluca Pessotto<br />

Lignano calcio - 1965<br />

I suoi interessi sono esclusivamente sportivi?<br />

No, ho anche altri interessi.<br />

Nel 1986, con Vinicio Viola e altre persone volontarie, abbiamo dato vita alla<br />

“Lignano in fiore”, un’associazione che, con il contributo di tantissimi cittadini<br />

lignanesi, sostiene l’AGMEN FVG (Associazione Genitori Malati Emopatici<br />

Neoplastici) e altre associazioni che si occupano dell’infanzia.<br />

71


9 novembre 2007<br />

Dino SANDRI<br />

Intervistatrice: Wally Gigante Waddell<br />

Il dott. Dino Sandri è nato a Porpetto il 10 marzo 1939.<br />

Sensibile, disponibile, collaborativo; ha parlato di sé e della sua famiglia,<br />

riportando alla luce fatti ed eventi lontani nel tempo.<br />

Com’era Lignano quando lei l’ha vista per la prima volta?<br />

Avevo solo due anni quando<br />

sono arrivato a Lignano. Noi<br />

siamo originari di Porpetto.<br />

Posso dire, però, come mio<br />

nonno Romano Sandri ha<br />

visto Lignano e come ha<br />

contribuito a farla nascere.<br />

Uomo di iniziativa, di<br />

esperienza per aver lavorato<br />

all’estero, e lungimirante,<br />

aveva compreso le possibilità<br />

di sviluppo di Lignano come<br />

centro balneare e città<br />

turistica.<br />

73<br />

Famiglia Dino Sandri a Porpetto


Infatti fu tra i primi coraggiosi a impegnarsi economicamente e nel 1910<br />

completò la costruzione di un albergo, Il Centrale, in viale Italia, dove oggi si<br />

trova il complesso Paolini e che gestì fino alla vendita allo stesso Paolini. Nel<br />

1911 fu aperto il Grande Albergo Italia che ancor oggi esiste di proprietà di uno<br />

zio di mio nonno, tale Faddi, in società con un certo Bragagnini. A quel tempo<br />

era sorto anche l’attuale Albergo Marin, ma che allora si chiamava Albergo<br />

Lignano. Lo zio di mio nonno, Faddi, aveva sposato una tedesca di Monaco e<br />

tra i loro clienti d’albergo c’erano tedeschi e ungheresi.<br />

Con l’avvento della guerra tutto venne ridimensionato.<br />

Finito il conflitto, l’interesse turistico per la nostra località riprese e mio nonno<br />

continuò qui la sua attività in veste di imprenditore edile.<br />

Si ricorda qualcosa del periodo della guerra?<br />

Malgrado la mia giovane età mi sono rimasti, di quei tempi, parecchi ricordi,<br />

come ad esempio il ritrovamento sulla spiaggia antistante la nostra scuola (ex<br />

G.I.L.), sita sull’attuale lungomare Marin, di una mina e l’impressione che ha<br />

fatto a tutti noi scolari la voragine che si era formata dopo il brillamento della<br />

stessa.<br />

Al momento dello scoppio mi trovavo con altri amici, tra cui Guido Bonafè, nei<br />

pressi della vecchia Terrazza a Mare. Subito dopo l’esplosione ci siamo diretti,<br />

correndo, verso il luogo dove si trovava la mina e nel tragitto “piovevano“<br />

intorno a noi schegge sottili.<br />

Altro episodio che mi è rimasto impresso è stato quando, con mia sorella,<br />

nel 1944, andavamo dalla maestra Fabiola di Latisana che abitava sopra la<br />

stazione delle autocorriere, allora SGEA, in via Gorizia.<br />

Mentre ci stava insegnando a leggere e a scrivere, sentimmo un trambusto,<br />

delle voci concitate e qualche sparo. Dalle finestre vedemmo in via Udine<br />

dei militari tedeschi che davano la caccia a qualcuno che presumo fosse un<br />

partigiano. Altri correvano agitati lungo la vigna che si trovava di fronte alla<br />

SGEA. Il comandante del presidio tedesco che si trovava nella bellissima<br />

Villa Moretti, situata allora vicino alla fontana, era stato ucciso. La maestra,<br />

impaurita, ci prese per mano e ci siamo nascosti nello scantinato retrostante.<br />

Altro ricordo ben vivo è stato il sopraggiungere di un caccia alleato mentre mi<br />

trovavo nell’attuale via Pordenone, dietro casa, con l’amico Pierino Comisso.<br />

L’aereo è arrivato a bassa quota dalla Terrazza a Mare in direzione della<br />

darsena, mitragliando una barca di trasporto che si trovava all’esterno della<br />

darsena. Il frastuono, del motore e della mitragliatrice, era davvero assordante.<br />

Un episodio, che potrei definire comico, riguarda uno spezzone di proiettile<br />

d’aereo rimasto inesploso, si era conficcato nel terreno di fianco alla Villa<br />

Pilutti sita in via Udine, dove abitava la famiglia Comisso.<br />

Una guardia di finanza, mi pare si chiamasse Maurin, dopo circa un’ora è<br />

74


arrivata, ha caricato il proiettile sul portapacchi della bicicletta e si è allontanato.<br />

La scena fu oggetto di commenti molto divertenti.<br />

L’episodio più eclatante è stato verso la fine della guerra. I Tedeschi, in<br />

gran numero, provenienti dall’Istria e dalla Dalmazia con mezzi da sbarco,<br />

intendevano risalire il fiume Tagliamento per fare ritorno nella loro patria,<br />

ma furono intercettati alla foce del fiume dagli aerei alleati. I Tedeschi si<br />

difendevano con le armi contraeree. Il risultato era, in quella bella giornata di<br />

sole, di vedere il cielo azzurro quasi oscurato dal fumo dei proiettili contraerei<br />

che scoppiavano.<br />

Noi Lignanesi, impauriti, correvamo verso la pineta per nasconderci.<br />

Stavamo andando, ignari,<br />

proprio verso la zona di<br />

combattimento finché<br />

qualcuno ci ha avvertiti del<br />

pericolo, convincendoci a<br />

tornare alle nostre case.<br />

Nei giorni seguenti,<br />

percorrendo la spiaggia, ci si<br />

imbatteva su corpi di soldati<br />

portati a riva dalle onde del<br />

mare, carcasse di mezzi da<br />

sbarco e mezzi di trasporto<br />

con a bordo camion e auto<br />

militari.<br />

Chi, secondo lei, ha contribuito maggiormente allo sviluppo di Lignano?<br />

È ovvio che tutti i Lignanesi, nel loro modo, ambito e limite, date le ristrettezze<br />

di quei tempi, con il lavoro e il coraggio imprenditoriale di ognuno, abbiano<br />

contribuito alla crescita di Lignano.<br />

Se poi si desidera evidenziare l’impegno istituzionale meritorio di alcuni, mi<br />

vengono in mente i nomi dei due sindaci più rappresentativi e cioè il ragionier<br />

Guido Teghil e il dottor Emilio Zatti.<br />

Quali erano le famiglie che abitavano a Lignano quando la sua famiglia si<br />

è stabilita qui?<br />

Tra le famiglie che si trovavano a Lignano nell’intervallo tra le due guerre, mio<br />

padre Romolo rimarcava la presenza della famiglia Chiaruttini che gestiva<br />

l’Albergo Alla Pineta, situato in darsena, e successivamente trasferitasi a<br />

75<br />

Nave da guerra tedesca alla foce del Tagliamento


Lignano Pineta.<br />

Altre famiglie sono: Bidin, Bivi, Fanotto, Ferro, famiglie di coltivatori. I fratelli Zen<br />

che, negli anni Trenta, mi pare, bonificarono la zona paludosa e naturalmente<br />

la famiglia Sandri, nella persona di mio nonno Romano.<br />

Vanno ricordate, altresì, le famiglie Moro e Zanata, agricoltori.<br />

Ci racconti le sue esperienze di vita a Lignano?<br />

Ciò che mi è rimasto soprattutto nel cuore è stata la giornata in cui i<br />

Lignanesi, con un colpo di mano, hanno aperto il ponte girevole di Bevazzana,<br />

rivendicando la propria autonomia dal Comune di Latisana. Fu un momento<br />

storico per tutti noi.<br />

Io dovevo rientrare a Udine per motivi scolastici, ma, desideroso di essere<br />

partecipe di questi avvenimenti, pregai mio padre affinché mi facesse<br />

restare, perché intendevo essere presente a questa rivendicazione lignanese,<br />

ne ottenni l’approvazione. Si trattò di una giornata unica nel suo significato,<br />

convulsa, ma ben orchestrata, che portò alla proclamazione dell’autonomia<br />

di Lignano da Latisana.<br />

Per lo svago che possibilità c’erano?<br />

Ai miei tempi era molto frequentata la vecchia Terrazza a Mare, quella in<br />

legno, ambiente accogliente, elegante ritrovo di turisti e lignanesi.<br />

In via Udine andava per la maggiore La Fontanella, gestita dall’ottimo Paride<br />

Lucchini.<br />

A Lignano Pineta erano<br />

successivamente, sorti<br />

Il Fungo, il Nautilus,<br />

entrambi molto<br />

gradevoli per lo svago<br />

ed il relax.<br />

Non va dimenticato<br />

però nell’immediato<br />

dopoguerra, seppur<br />

in tono minore, il bar<br />

Nettuno, sul lungomare<br />

Trieste dove si ballava<br />

nel giardino retrostante.<br />

A quei tempi non era<br />

ancora albergo.<br />

Discoteca Nautilus sul “treno” di Pineta<br />

76


14 novembre 2007<br />

Pia BERQUER ANDRETTA<br />

Intervistatrici: Nelly Del Forno Todisco e Mariella Piutti Fabris<br />

L’intervista al dottor Mario Andretta - classe 1916 - era stata<br />

programmata da tempo, ma egli,<br />

il 24 settembre 2007, lasciò<br />

per sempre la riva del suo mare<br />

per andare su altri luminosi lidi<br />

a cavalcare, senza sella e senza<br />

staffe, il suo bianco cavallo,<br />

come nella foto mostrataci dalla<br />

consorte.<br />

La Signora Pia, sorridente e<br />

disponibile, ci ha accolte con<br />

simpatia e si è lasciata cullare<br />

dai ricordi, parlandoci della sua<br />

famiglia e della Lignano di un<br />

tempo lontano.<br />

Quando conobbe suo marito?<br />

Nel 1943 a Lignano. Confidandomi con la mamma, le ho detto: “Ho conosciuto<br />

un friulano che parla con l’accento tedesco“.<br />

77<br />

Mario Andretta a cavallo


Non era né friulano né<br />

tedesco!<br />

Abitavamo nell’Hotel Marin<br />

e Mario Andretta, amico<br />

della figlia, veniva spesso da<br />

quelle parti. Un pomeriggio,<br />

sentendo che io e gli<br />

impiegati avevamo deciso<br />

di andare a rubare l’uva in<br />

un vigneto, molto sicuro,<br />

ci ha detto: “Non andate,<br />

ho vendemmiato questa<br />

mattina!“.<br />

Avrei voluto sprofondare<br />

sotto terra, ma da allora mi<br />

portava sempre un cestino<br />

di uva. Due anni dopo ci siamo sposati. Il matrimonio è stato celebrato a<br />

Lignano per condividere con i nostri contadini quel giorno di gioia e di festa.<br />

Il pranzo nuziale a base di salame, clinton, cacao e tante torte fatte con il<br />

burro ricavato dal latte delle nostre mucche è stato preparato nella Villa<br />

Andretta. Quando siamo partiti, mia cognata ha chiamato tutti i bambini di<br />

Lignano e ha dato loro la cioccolata calda. Qualcuno se lo ricorda ancora.<br />

Allora c’era miseria e fame.<br />

Dapprima abbiamo vissuto a Bolzano per riprendere dopo la guerra l’attività<br />

commerciale di prodotti ortofrutticoli.<br />

Dal 1949, aperte le frontiere, ci recavamo saltuariamente a Monaco di<br />

Baviera per seguire la ditta madre di importazione di ortofrutta.<br />

Monaco era allora distrutta e, non potendo trovare un alloggio adeguato,<br />

abbiamo vissuto con le nostre tre figlie nella casa di nostra proprietà che era<br />

affittata a una signora a cui abbiamo dovuto pagare la pigione.<br />

Da allora abbiamo vissuto tra Bolzano e Monaco e dal 1953 tra Lignano e<br />

Monaco, secondo le necessità aziendali.<br />

Matrimonio di Mario Andretta e Pia Berquer (a destra Davide Moro, Angelo<br />

Valeri e dietro Massimo Scudiero)<br />

Dalla vostra unione quanti figli sono nati?<br />

Cinque: quattro femmine e un maschio.<br />

Tutti hanno studiato sia in Italia che in Germania. Noi ci siamo sempre<br />

interessati affinché i bambini lignanesi, e ce n’erano molti nati subito dopo<br />

la guerra (i figli dei De Minicis, dei Bruni, dei Canova), potessero frequentare<br />

una buona scuola.<br />

Io, in qualità di rappresentante dei genitori, volevo valorizzare il lavoro della<br />

maestra, ho trovato sempre un gran entusiasmo da parte delle famiglie.<br />

78


Ha dei ricordi particolari della Lignano di un tempo?<br />

Si andava a Latisana a fare la spesa per più giorni, perché se capitava una<br />

bufera di neve, e questo anche dopo la guerra, si restava senza luce e senza<br />

riscaldamento.<br />

Un anno, tornando in macchina da Latisana, non ricordo esattamente che<br />

anno fosse, non si riusciva a girare dalla via Sabbiadoro sul lungomare, siamo<br />

andati a sbattere contro il muretto. Tornati indietro, abbiamo imboccato il<br />

nostro portone e ci siamo insabbiati tra gli alberi. Il nostro fattore è venuto<br />

ad aiutarci.<br />

In macchina c’erano tre gradi sotto zero e tutti mi dicevano di scendere e di<br />

andare a bere qualcosa di caldo, altrimenti mi sarei congelata. A Lignano<br />

abbiamo avuto anche 17 gradi sotto zero, l’anno in cui la laguna si è ghiacciata<br />

e la schiuma del mare sulla battigia si gelava, tanto il freddo era siberiano.<br />

Ma la Lignano “naturale“ com’era?<br />

C’erano tante dune e i tamerici che impedivano alla sabbia di occupare la<br />

strada.<br />

Dalla Terrazza a Mare all’Hotel Marin tutto era coperto di sabbia, in quanto<br />

quella zona di spiaggia era stata livellata e i tamerici sradicati.<br />

Come si viveva a Lignano durante la guerra?<br />

Durante la guerra avevamo i Tedeschi in casa, avevano requisito i nostri<br />

appartamenti che, comunque, tenevano con cura, anche se prendevano la<br />

legna senza mai pagarla.<br />

A guerra finita, tutto era<br />

meraviglioso: non più l’incubo<br />

dei bombardamenti, dei<br />

sequestri, un sogno!<br />

Allora a Lignano vivevano<br />

circa trecento persone. Finita<br />

la guerra, a volte gli Americani<br />

arrivavano, atterrando sulla<br />

pista del lungomare, e venivano<br />

a trovarci e noi offrivamo loro<br />

da bere un whisky.<br />

Anche la dottoressa Anny<br />

Andretta, mia cognata, ha fatto<br />

un giro su un loro aereo.<br />

79<br />

Aereo sul lungomare


Lignano è stata allagata?<br />

Si credeva che lo sbarco alleato potesse avvenire in questa zona, l’Adriatisches<br />

Küstenland, allora i terreni da Bevazzana a Pertegada erano stati allagati.<br />

È stata mia cognata, che studiava a Padova, che conosceva bene il tedesco<br />

e rientrava spesso in famiglia, a salvare la città dall’acqua, facendo capire ai<br />

comandanti tedeschi che non valeva la pena mettere a repentaglio i terreni<br />

di Lignano: avrebbero potuto farlo all’ultimo momento, se necessario, senza<br />

danneggiare i contadini che non avrebbero saputo come vivere.<br />

Infatti ci sarebbero voluti due anni per prosciugare i campi dall’acqua salata<br />

e renderli produttivi. Cosa che accadde tra Bevazzana e Pertegada.<br />

I Tedeschi di stanza a Lignano non si sono comportati male e il loro comandante<br />

era una persona estremamente intelligente che veniva da noi per parlare<br />

tedesco e sentire Radio Londra, comprendeva benissimo che ormai la guerra<br />

era persa.<br />

Com’è arrivata a Lignano da Trieste?<br />

Non avevo mai sentito nominare Lignano, son dovuta andare a cercarla sulla<br />

carta geografica dove ho trovato il nome scritto in piccolo.<br />

Quando la RAS nel 1943, a causa della guerra, ha trasferito tutti gli uffici<br />

da Trieste a Lignano, mio padre in qualità di impiegato ha portato tutta la<br />

famiglia a Lignano dove siamo rimasti dall’aprile 1943 all’ottobre del 1944.<br />

Noi abbiamo trovato alloggio presso l’Albergo Marin affittato dalla RAS per<br />

le famiglie dei dipendenti, altri impiegati presso l’Hotel Italia e altri ancora<br />

sono stati sistemati in alcune ville vicine.<br />

Molte di queste persone, in seguito, hanno continuato a venire in villeggiatura<br />

a Lignano che era per loro<br />

un’alternativa a Grado, più<br />

vicina e più conosciuta dai<br />

triestini.<br />

Fabriceri e 25° di don Fabbro - 25 agosto 1946<br />

80<br />

La famiglia Andretta<br />

quando è arrivata a<br />

Lignano?<br />

Negli anni Trenta.<br />

La villa dove tuttora abitiamo<br />

è stata costruita nel 1938.<br />

Allora non c’era né chiesa<br />

né prete. Mio suocero si è


adoperato per far venire un<br />

prete a Lignano che, finché<br />

non era stata costruita la<br />

canonica, viveva da noi. Don<br />

Fabbro, così si chiamava,<br />

quando ci ha sposati ci ha<br />

detto “Voletevi bene e date<br />

più soldi che potete alla<br />

Chiesa“.<br />

Il suo successore, don Gino,<br />

non osava chiedere nulla a<br />

nessuno, tanto da rischiare<br />

di morire di fame.<br />

Poi è arrivato don Mario<br />

Lucis, il don Camillo del<br />

luogo.<br />

C’erano turisti?<br />

Pochi, perché c’era poca ricettività. Cominciarono a venire dapprima gli<br />

Udinesi e, fra gli stranieri, gli Austriaci, ma tutti avevano pochi soldi.<br />

La stagione finiva il 15 di agosto e poi cominciava la stagione della caccia,<br />

almeno per noi.<br />

La caccia alla volpe avveniva due volte all’anno, i cacciatori arrivavano da<br />

fuori.<br />

Conosceva altre famiglie?<br />

I De Minicis, erano tanti,<br />

gestivano l’Albergo Spiaggia<br />

e l’Albergo Italia, i Marin,<br />

i Driussi avevano l’Albergo<br />

Vittoria, i Piccoli avevano<br />

una tenuta.<br />

Ci si trovava, senza darci<br />

appuntamento, alla Terrazza<br />

a Mare, bellissima costruzione<br />

in legno di proprietà<br />

dell’Azienda di Soggiorno.<br />

Ogni giovedì c’era la festa<br />

dei bambini. Le mamme<br />

Don Mario Lucis, don Giovanni Copolutti e al centro don Gino - 1995<br />

81<br />

Inaugurazione nuova Terrazza a Mare - 1928


erano sedute in cerchio con i loro bimbi vicino.<br />

Ricordo un episodio: Cristina, mia figlia, era accanto a me e di fronte c’era un<br />

maschietto dai capelli fulvi di circa cinque anni, la sua mamma lo spingeva<br />

ad attraversare la sala e invitare Cristina a ballare. Ubbidiente, attraversò la<br />

sala per sentirsi dire: “No“, e lui: “Proprio no?“. Credo che da allora egli abbia<br />

odiato le donne.<br />

E la sera c’erano concerti per giovani e meno giovani.<br />

Ci si divertiva tutti assieme.<br />

Come si svolgeva la sua vita a Lignano?<br />

Accompagnavo i bambini a scuola, poi andavo a prendere un caffè al bar<br />

Scarpa e lì leggevo il giornale. Era il 1953, ed era uno scandalo: una donna<br />

sola in bar.<br />

Io ho continuato secondo il mio stile triestino. Poi piano piano altre donne<br />

hanno cominciato a seguire il mio esempio. Una volta abbiamo fatto la festa<br />

della donna, ma c’erano dei mariti che non permettevano alle proprie mogli<br />

di uscire di casa.<br />

In Germania si usava tabaccare, io avevo una grande tabacchiera che passavo<br />

a tutte e ridevamo… Ma gli uomini fuori ci controllavano per vedere che cosa<br />

stavamo facendo.<br />

Il signor Virgilio Scarpa era un uomo meraviglioso, metteva a disposizione<br />

la sua macchina per qualsiasi necessità, dato che allora poche persone ne<br />

possedevano una.<br />

A quel tempo, c’era anche chi lasciava la chiave inserita nella propria auto e,<br />

se qualcuno aveva necessità di adoperarla, la prendeva e, poi, la riportava.<br />

Altri tempi! Vivevamo senza<br />

chiudere la porta di casa a<br />

chiave.<br />

Una volta, però, abbiamo<br />

messo ad asciugare in giardino<br />

la stoffa dei materassi<br />

e ce l’hanno rubata.<br />

Siamo allora andati dai<br />

carabinieri e loro sapevano<br />

già chi poteva aver commesso<br />

il fatto. L’indomani di<br />

nuovo tutto era al suo posto.<br />

Questa era la Lignano di<br />

sessant’anni fa.<br />

Anny Andretta con la “Topolino” sul lungomare<br />

82


19 novembre 2007<br />

Giorgio TURCATO<br />

Intervistatrice: Maria Longo Coccetti<br />

Nato a San Giorgio di Nogaro il 5 settembre 1925, il Signor Giorgio<br />

Turcato, Amedeo all’anagrafe, è una persona molto attiva, sempre in<br />

movimento, piena di idee ed entusiasta della vita.<br />

Da dove proviene la sua famiglia?<br />

Da San Giorgio di Nogaro, ma, pur abitando là, dal 1938 venivo spesso a<br />

Lignano con mio padre che, con il barcone, trasportava materiali edili. Il legame<br />

con Lignano risale, però, al nonno il quale, arrivato da Chioggia, trasportava<br />

con la sua barca le pietre d’Istria per la costruzione degli Alberghi Marin e<br />

Italia, e il cemento per la realizzazione del lungomare Trieste.<br />

Sia il nonno che il papà approdavano nella darsena vecchia scavata nel 1935<br />

e realizzata come idroscalo.<br />

La mia famiglia, sempre a San Giorgio, possedeva un cantiere navale dove,<br />

durante l’occupazione, venivano riparate le barche dei Tedeschi.<br />

Avevo quasi vent’anni quando, il primo maggio del 1945, i Tedeschi,<br />

provenienti da Pola, Trieste e Venezia, sbarcarono alla foce del Tagliamento per<br />

impossessarsi di qualsiasi mezzo e fuggire verso il Brennero. Lasciarono andare<br />

alla deriva 45 unità: la nave passeggeri “Il Fasana“, una petroliera, pescherecci<br />

e motozattere. La famiglia Torresi arrivò a casa nostra, da Cesenatico, con un<br />

83


attello per recuperare due pescherecci requisiti, e ora alla deriva. Altre ditte<br />

ottennero il permesso di recuperare le altre imbarcazioni.<br />

Durante quell’operazione, abbiamo visto, e quindi seppellito nella sabbia,<br />

parecchi cadaveri, dopo aver tolto loro le mostrine.<br />

Dopo la guerra si è fermato a Lignano?<br />

Nel 1948 sono andato in Argentina dove sono rimasto quattro anni.<br />

La mia famiglia, intanto, aveva comperato a Lignano un terreno che costeggiava<br />

la darsena: 1.100 m. al costo di 350 lire al mq.; sul lungomare il terreno costava<br />

mille lire al metro quadro.<br />

Quando nel 1950 fu costruita la casa, esistente tuttora, c’erano solamente la<br />

villa Anita, recentemente ristrutturata, il Belvedere, ora abitazione privata, e la<br />

Pensione Alla Pineta, abbattuta poco tempo fa.<br />

Nel 1954 abbiamo costruito un altro piano con appartamentini che, d’estate,<br />

affittavamo a italiani e austriaci.<br />

Nel 1958, a fianco, è stato costruito un albergo. All’inizio l’albergo è stato<br />

chiamato “Margaret”, dal nome della principessa d’Inghilterra, dato che la<br />

maggior parte dei clienti erano inglesi che arrivavano attraverso l’Agenzia italoinglese<br />

“Intertour” operante in Lignano. Parecchi erano anche i clienti tedeschi<br />

che sistemavamo in<br />

tavoli non vicini per non<br />

far scoppiare delle risse<br />

(i ricordi di guerra non<br />

erano ancora spenti).<br />

Dopo gli anni Sessanta<br />

si rafforzò la clientela<br />

italiana e, quindi,<br />

italianizzammo il nome in<br />

“Margherita”.<br />

Io lavoravo, allora, per la<br />

Costa Crociere in qualità<br />

di macchinista e rientravo<br />

a Lignano ogni quattro<br />

mesi.<br />

Darsena con la casa della famiglia Turcato<br />

Chi rimaneva allora a Lignano?<br />

Mio fratello Pietro che si occupava del recupero di navi, aerei, MAS,<br />

sommergibili. Andava al largo con un peschereccio e quando le reti si<br />

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impigliavano scendevano i palombari, recuperavano i relitti, li trasportavano<br />

in darsena, li tagliavano a pezzi e li trasportavano con dei camion in una<br />

fonderia bresciana.<br />

Dopo otto anni di Costa Crociere ha poi deciso di fermarsi a Lignano?<br />

Nel 1960 sono rientrato definitivamente a Lignano.<br />

Ho recuperato, con mio fratello, un peschereccio affondato, lo abbiamo rimesso<br />

a nuovo e siamo andati a pesca di cannolicchi che vendevamo ai mercati di<br />

Venezia e di Rimini. La pesca era abbondante e si facevano affari d’oro. Il<br />

pescato in eccedenza lo lasciavamo nel peschereccio, in darsena, a disposizione<br />

dei Lignanesi che, la domenica,<br />

potevano servirsene.<br />

Siamo stati noi, nel 1964/1965,<br />

a dare inizio alla Festa delle cape,<br />

offrendo a tutti il prodotto pescato:<br />

cannolicchi, vongole, sardelle,<br />

calamari… La festa si svolgeva<br />

alla fine del mese di marzo sulla<br />

banchina della vecchia darsena di<br />

Sabbiadoro, prima della chiusura<br />

della pesca.<br />

Ancor oggi la manifestazione si<br />

svolge nello stesso periodo, ma è<br />

stata spostata in piazza Marcello D’Olivo a Pineta, essendoci maggior spazio sia<br />

per le strutture sia per i parcheggi.<br />

Abbiamo poi comperato il “Glentor“, lo yacht di Greta Garbo, a Loreo (Rovigo) e<br />

lo abbiamo trasformato in nave passeggeri per il trasporto dei turisti sulla rotta<br />

Lignano - Trieste - Venezia.<br />

Com’era la vita a Lignano?<br />

Grandi erano gli investimenti in<br />

quegli anni, alberghi e appartamenti<br />

sorgevano come funghi.<br />

Noi, da maggio a settembre, gestivamo<br />

il nostro albergo e ci<br />

occupavamo del trasporto passeggeri;<br />

d’inverno ci dedicavamo alla<br />

pesca e alla manutenzione. Il nostro<br />

albergo, a conduzione familiare,<br />

85<br />

Motonave “Glentor”<br />

Motonave “Fulgidus”


aveva quarantadue camere, bar e ristorante<br />

con cucina genuina e di buona qualità, un hotel<br />

economico.<br />

Facevamo la pubblicità al locale, distribuendo<br />

volantini alle auto ferme al passaggio a livello<br />

di Latisana Crosere: facevamo ottimi affari.<br />

Nel 1976 abbiamo trasformato l’albergo in<br />

appartamentini che affittavamo, acquistando<br />

così più tempo libero per altre attività.<br />

Nel 1972 mi sono recato in Inghilterra per<br />

acquistare un dragamine da trasformare in loco<br />

in nave passeggeri, il “Fulgidus“, splendente di<br />

nome e di fatto.<br />

Era un 32 metri, poteva trasportare duecento<br />

persone e i viaggi si facevano anche in Jugoslavia.<br />

Per incrementare gli affari, andavamo in tutti gli<br />

alberghi, lasciavamo i dépliants ai portieri che,<br />

in cambio delle loro prestazioni, ricevevano da<br />

noi una percentuale. Il “Fulgidus“ è rimasto in<br />

funzione fino al 1981, fu venduto alla morte di<br />

mio fratello che ne era il capitano.<br />

Motonave “Fulgidus” al varo<br />

E dopo la morte di suo fratello, cosa ha fatto?<br />

Ho aperto, con mio figlio Maurizio, un’officina meccanica per la riparazione<br />

delle barche da diporto.<br />

Nel 1990 l’officina si è trasferita a Marina Punta Faro nella cosiddetta zona<br />

tecnica con capannoni, occupati via via da artigiani. Accanto è sorta la zona<br />

marina con posti barca, allora vi erano due gestioni diverse. Ora la zona<br />

Punta Faro è gestita da un’unica società, l’Adriatica Turistica.<br />

E ora è in pensione?<br />

Giunta ormai l’età della pensione ho lasciato l’attività a mio figlio.<br />

Eccomi qua a correre per Lignano in motorino o in macchina, sempre per<br />

aiutare mio figlio e le sue barche.<br />

86


6 dicembre 2007<br />

Armando FERRO<br />

Intervistatrice: Wally Gigante Waddell<br />

È una chiara mattina dicembrina, il freddo è pungente. Ho<br />

appuntamento con il Signor Armando Ferro al Bar Tip Tap di Lignano<br />

Riviera.<br />

Signor Ferro, lei è nato a Lignano?<br />

Sono nato alla Foce del Tagliamento nel<br />

1941. Allora c’erano quattro casoni abitati<br />

da quattro famiglie: i Caifo, gli Striuli, una<br />

famiglia proveniente da Caorle e noi.<br />

La mamma metteva un piattino con del latte<br />

davanti alla porta di casa per impedire alle<br />

vipere di entrare.<br />

Eravamo tutte famiglie che vivevamo di poco.<br />

Non avevamo la luce elettrica, ma un faro a<br />

petrolio per illuminare la casa.<br />

Neanche un pettine per pettinarci. Ricordo<br />

che il mio vicino di casa faceva i pettini con<br />

le spine del pesce rombo bollite nell’acqua e<br />

aceto. Casoni alla foce del Tagliamento. Al centro Armando Ferro<br />

87


Io avevo dei bei riccioli biondi da piccolo, ma a causa dei pidocchi mi avevano<br />

rapato a zero.<br />

La mamma andava a vendere il pesce pescato. Si pescava allora anche con<br />

le bombe e i pesci galleggiavano pancia all’aria.<br />

Litoranea Veneta. Inaugurazione Ponte di Bevazzana - 1922<br />

Caserma della Guardia di Finanza - 1914<br />

Baracche di lamiera in via Latisana angolo via Pozzuolo - 1953<br />

Ferruccio Bivi in bici<br />

88<br />

Da dove proveniva la famiglia<br />

Ferro?<br />

La famiglia Ferro, originaria di<br />

Pocenia, giunse a Lignano nel<br />

1925.<br />

Mia zia aveva allora dieci anni.<br />

Vicino casa nostra c’era la Litoranea<br />

Veneta detta canale di Bevazzana.<br />

Le imbarcazioni, provenienti dalle<br />

isole di Venezia, vi arrivavano<br />

trasportando materiali diversi -<br />

anche pietre - per la costruzione<br />

delle prime case.<br />

Nel 1945 occupammo uno dei<br />

quattro bunker costruiti, uno è<br />

ancora visibile nelle vicinanze<br />

della Caserma della Finanza. In<br />

quel buncker vi abitavano due<br />

famiglie: noi e la famiglia Fanotto.<br />

Questi occuparono il bunker la<br />

notte, trasportando le povere cose<br />

su un carro trainato da cavalli. Vi<br />

rimanemmo per un anno e mezzo.<br />

Nelle forti burrasche l’acqua<br />

entrava dalla finestra e ci allagava.<br />

Cucinavamo con legna che il mare<br />

gettava sulla battigia. Il fumo ci<br />

faceva piangere.<br />

Poi ci trasferimmo a Sabbiadoro,<br />

nelle baracche di lamiera in via<br />

Latisana. C’erano tre baracche,<br />

sembravano i vagoni del treno,<br />

erano le nostre dacie! I gabinetti<br />

si trovavano a cinquanta metri<br />

dalle baracche. Per le emergenze<br />

utilizzavamo dei bidoni. Le


pantegane, i ratti, scorazzavano come nelle gare automobilistiche di Monza.<br />

Ogni baracca aveva in dotazione un piccolo orto, in un angolo del quale c’era<br />

il porcile.<br />

Si allevavano maiali, dunque?<br />

Sì e del maiale si utilizzava tutto. Si vendevano le ossa e il pelo a Berto<br />

Pessotar che acquistava anche i sacchi di cemento vuoti che raccoglievamo<br />

nei cantieri delle imprese. Era una vita primitiva la nostra, ma quanto affiatati<br />

eravamo!<br />

Assieme a noi, abitanti delle baracche, c’erano le famiglie Cualon, Bidin,<br />

Pizzolitto Angelo e Alceste, Gruer, Trivillin, Buttò, Caramaschi, Meneghin,<br />

c’era pure un profugo della ex Jugoslavia, un certo Sturlese.<br />

Eravate dediti anche alla pesca?<br />

Si pescavano cannolicchi, vongole, britui ossia telline.<br />

Quando la marea superava i cumuli di sabbia, gli scani, le cape venivano<br />

gettate a riva, e la pesca, allora, era abbondante per tutti.<br />

Per pescare il go, al posto del cesto, facevamo un attrezzo, el spet, ossia un<br />

ferro dalla punta aguzza e ben appuntita prodotta strofinandola sull’asfalto.<br />

Si andava anche a rane nei canali.<br />

Solo nel 1962 siamo andati ad abitare in una casa di mattoni.<br />

La prima radio è entrata a casa mia nel 1960.<br />

Quali sono state le sue attività, quale la sua vita lavorativa?<br />

Ho iniziato a lavorare nel 1958,<br />

in qualità di idraulico, nella<br />

ditta I.C.E.L dei signori Sandri<br />

dove rimasi fino nel 1961. Poi<br />

ho lavorato, come installatore<br />

idraulico, nella ditta D’Antoni<br />

di Monfalcone che costruiva a<br />

Lignano, lì ho imparato bene il mio<br />

mestiere.<br />

Nel 1965 sono passato alle<br />

dipendenze del Comune di<br />

Lignano e ho lavorato con il<br />

C.A.F.C. - Consorzio Acquedotto<br />

89<br />

Incontro di calcio - 2 Luglio 1962


Friuli Centrale - fino nel 1998.<br />

Inoltre, per un anno, ho fatto il calciatore professionale con la squadra del<br />

Pordenone, oltre ad aver giocato con il Lignano.<br />

Ho allenato la prima squadra, prima categoria, di Lignano, poi mi sono<br />

interessato al settore giovanile.<br />

Lignano è stato un fertile terreno calcistico. I Lignanesi che si sono messi<br />

in evidenza sono: Pierino Comisso che ha giocato con la Triestina, Gianni<br />

Fanotto con il Vittorio Veneto, Gianni Zen con il Pordenone, Gianluca Pessotto<br />

e suo fratello Vanni, e ancora Claudio Sclosa, Edy Bivi e Renato Gregoratti.<br />

Spero di non aver tralasciato nessuno.<br />

Ho imparato a giocare a pallone con la vescica del maiale riempita d’aria, ma<br />

poco durevole, e con carta raggomitolata e legata con lo spago.<br />

Le è rimasto impresso qualche episodio particolare?<br />

Nell’ultima guerra molte imbarcazioni, attrezzate da officina, furono lasciate<br />

alla foce del Tagliamento e la famiglia Zen contrattò con gli occupanti tedeschi<br />

per prenderne il materiale.<br />

Ricordo che nel 1947/1948,<br />

quando andavo a scuola in Colonia,<br />

il vento di levante soffiava tanto<br />

forte e a lungo da durare un mese<br />

intero. Sul lungomare Trieste non si<br />

poteva passare: c’erano solo dune<br />

di sabbia. Noi ragazzi affrontavamo<br />

il vento, camminando di schiena. Per<br />

non arrivare a scuola con i capelli<br />

arruffati, mentre i figli dei benestanti<br />

si mettevano la brillantina Palmolive,<br />

io e il mio amico Ivo Venaruzzo ci<br />

mettevamo sui capelli bagnati del<br />

sapone Sole, ma con il vento che ci<br />

spruzzava di sabbia, arrivavamo a<br />

scuola con una specie di elmetto in testa!<br />

Nave da guerra tedesca alla foce del Tagliamento<br />

Quali persone o famiglie hanno, secondo lei, contribuito alla crescita di<br />

Lignano?<br />

Le famiglie De Minicis e Bruni, a parer mio, hanno contribuito alla crescita di<br />

Lignano per le quali molti operai hanno lavorato.<br />

90


13 dicembre 2007<br />

Giampaolo ZEN<br />

Intervistatrice: Mariella Piutti Fabris<br />

Giampaolo Zen, da tutti chiamato semplicemente Paolo, appartiene<br />

ad una vecchia famiglia lignanese ed è uno dei pochi nati a Lignano - dicembre<br />

1937 - anche se censito a Latisana in quanto allora Lignano era frazione di<br />

quel Comune.<br />

Ci racconti la storia della sua famiglia.<br />

Che attività svolgevano i suoi genitori?<br />

La mia famiglia era composta da cinque persone:<br />

mamma, papà, due fratelli e una sorella. Mia madre<br />

Anna Tagliavini era un’insegnante elementare, per<br />

questo alla nostra famiglia era stato assegnato<br />

un decoroso appartamento al terzo piano sopra<br />

la scuola elementare che si trovava allora in via<br />

Casabianca, angolo via Alzaia, dove attualmente si<br />

trova il Ristorante “da Marchetto”.<br />

Al piano rialzato c’era una attività commerciale<br />

che comprendeva un bar, un negozio di generi<br />

alimentari e mercerie, come un tempo usavano i<br />

negozi di paese.<br />

91<br />

Maestra Zen


Scuola elementare “da Marchetto”<br />

Quanti anni avete abitato in quell’appartamento?<br />

Distributore di benzina in via Venezia<br />

annesso un distributore di benzina.<br />

Quanto tempo siete rimasti lì?<br />

92<br />

Al primo piano c’era<br />

la scuola elementare<br />

frequentata da pochi<br />

bambini tanto che<br />

la maestra li riuniva<br />

in una sola stanza<br />

e impartiva loro le<br />

lezioni a seconda<br />

dell’età.<br />

Quando avevo poco più di<br />

sei anni la famiglia si trasferì<br />

a Sabbiadoro dove mio papà<br />

Bruno e i suoi due fratelli<br />

Ugo e Pietro acquistarono<br />

un appezzamento di terra tra<br />

l’attuale parco San Giovanni<br />

Bosco e via Ampezzo.<br />

Su tale area c’era una<br />

vecchia costruzione che<br />

fungeva da birreria, gestita<br />

dalla famiglia Bruni.<br />

Successivamente mio padre<br />

e i due zii realizzarono,<br />

accanto alla birreria,<br />

un’officina meccanica con<br />

So che alcuni anni dopo i tre fratelli si sono divisi: la birreria rimase a mio<br />

padre, il distributore e l’officina allo zio Pietro, mentre lo zio Ugo venne<br />

liquidato e acquistò un’area in via Miramare.


Come ricorda la Lignano di quei tempi?<br />

Le strade in terra battuta<br />

si fermavano alla fine del<br />

piazzale della chiesa, poi<br />

era tutta pineta allo stato<br />

brado.<br />

Verso la fine del lungomare<br />

Trieste c’era la villa Andretta<br />

e la POA, una colonia che<br />

d’estate accoglieva i bambini<br />

bisognosi di cure marine.<br />

Nella pineta si trovavano<br />

molte volpi, lepri e altri<br />

animali selvatici.<br />

Qual è il suo ricordo più importante legato alla storia di Lignano?<br />

Ricordo molto bene la battaglia fatta per staccarsi dal Comune di Latisana.<br />

Per ottenere tale autonomia la notte tra il 4 e il 5 novembre del 1958<br />

alcuni Lignanesi aprirono i due ponti mobili sulla Litoranea Veneta, meglio<br />

conosciuta come canale di Bevazzana, impedendo così ogni collegamento<br />

dentro e fuori la penisola.<br />

La sera precedente un apposito comitato mise a punto i dettagli della<br />

manifestazione che da tempo era stata programmata.<br />

La mattina successiva alle prime luci dell’alba una vecchia autovettura, con<br />

alcuni altoparlanti sul tetto, circolava per le strade, invitando tutti i Lignanesi<br />

a portarsi sulla sponda del canale per una grande dimostrazione di protesta.<br />

Quando sono arrivato sul posto i due ponti erano già stati aperti, i rivoltosi<br />

avevano tagliato con delle cesoie le catene che legavano i comandi per<br />

l’apertura dei ponti girevoli e, quindi, interrotta ogni possibilità di accesso e<br />

di uscita.<br />

Erano state predisposte, in caso di necessità, alcune autovetture su una sponda<br />

del canale e dall’altra, delle piccole imbarcazioni per traghettare le persone<br />

che ne avessero avuto particolari urgenze.<br />

Come andò a finire tale protesta?<br />

Ben presto sul posto si portarono carabinieri e polizia e c’è stato pure qualche<br />

momentaneo fermo dei più facinorosi, ma subito dopo vennero rilasciati.<br />

93<br />

La ruspa di Zen spiana la spiaggia - 1962


Verso mezzogiorno,<br />

quando i responsabili<br />

del comitato promotore<br />

sono stati ricevuti dalle<br />

autorità preposte e<br />

hanno ottenuto delle<br />

garanzie, la protesta<br />

cessò.<br />

L’anno successivo, e<br />

precisamente il 21<br />

luglio del 1959, Lignano<br />

divenne finalmente<br />

Comune autonomo.<br />

Alla notizia il parroco<br />

di allora, don Mario<br />

Lucis, fece suonare le<br />

campane a festa per annunciare alla popolazione che la lunga battaglia per<br />

l’autonomia aveva dato i suoi frutti e Lignano era Comune autonomo.<br />

Canale di Bevazzana - ponte girevole<br />

Attualmente com’è composta la sua famiglia?<br />

Nel 1965 mi sono sposato con Carla Giorgine, ora titolare della Fioreria Carla<br />

di via Tolmezzo a Sabbiadoro.<br />

Abbiamo due figli: Michele e Luca. Michele è subentrato alla mia attività di<br />

consulente del lavoro, mentre Luca gestisce un albergo in via Padana.<br />

94


15 dicembre 2007<br />

Giuseppe BURGATO<br />

Intervistatrice: Maria Longo Coccetti<br />

Il signor Giuseppe Burgato, Beppino per gli amici, è nato a Lignano<br />

il 10 marzo del 1929. Il nonno lavorava nel Consorzio Bonifica di San<br />

Michele al Tagliamento già dal 1913. Il padre, che lavorava nelle draghe<br />

dei canali navigabili nel 1925, a soli ventitré anni, vinse il concorso e fu<br />

assegnato all’idrovora di Lignano, allora in costruzione, il cui nome era<br />

Biancure III da cui dipendono<br />

tuttora Biancure II (zona<br />

Campilunghi, lungolaguna<br />

Trento) e Biancure I (punta<br />

Tagliamento). Nel 1928 il<br />

papà Giulio si sposò e dal<br />

matrimonio nacquero tre<br />

figli. La levatrice Zen li fece<br />

nascere tutti, arrivando, in<br />

bicicletta direttamente da<br />

Pertegada. Casa Burgato si<br />

trovava accanto all’idrovora<br />

in Val Lovato - nella zona<br />

Pantanel - dove il signor<br />

Beppino è vissuto fino a<br />

pochi anni fa.<br />

Idrovora Biancure III bacino<br />

95


Dove ha frequentato la scuola?<br />

Andavo a scuola dove ora c’è il Ristorante “da Marchetto”, allora “Gleriano”.<br />

Sotto c’era l’osteria e al primo piano una pluriclasse frequentata da una<br />

ventina di bambini, la maestra era siciliana. La scuola distava tre chilometri<br />

da casa mia, li percorrevo a piedi anche con la bora e con il gelo.<br />

All’angolo di via Lovato, verso il cimitero, c’era la casa della famiglia Scarpa<br />

con terreni e frutteto.<br />

Il mio miglior amico era Piero Scarpa, mio coetaneo. Al mattino veniva a<br />

prendermi e assieme andavamo a scuola. Egli doveva percorre cinque<br />

chilometri per arrivare a scuola, due più di me. Mio papà è riuscito a<br />

costruirmi, con materiale di recupero, una biciclettina con la quale potevo<br />

muovermi più velocemente.<br />

Ho proseguito, quindi, i miei studi a Latisana e poi a Udine presso l’Istituto<br />

Tecnico Statale Malignani.<br />

Ha altri ricordi della sua infanzia?<br />

Ricordo che andavamo a<br />

messa nella chiesetta che si<br />

trovava all’incirca dove oggi<br />

è stato costruito il ponte che<br />

porta a Bibione.<br />

Quando veniva l’acqua alta,<br />

la montana, chiesa e attiguo<br />

convento venivano sommersi<br />

dall’acqua e dal fango.<br />

La chiesetta è stata spostata<br />

sul terreno della Colonia<br />

con il contributo delle Belle<br />

Arti e dell’Azienda Coin,<br />

trovandosi la costruzione nel<br />

loro territorio, Il convento<br />

Il Tagliamento, sullo sfondo chiesetta e convento<br />

è stato adibito a casa, ora<br />

di proprietà della famiglia<br />

Martinello, nel giardino c’è ancora il pozzo con i segni della corda del secchio<br />

con cui i frati attingevano l’acqua.<br />

Ricordo anche la barca della famiglia Turcato che, attraverso i canali, arrivava<br />

all’idrovora carica di pietre d’Istria atte a rivestire i canali di bonifica, gli stessi<br />

di oggi.<br />

96


Ha dei ricordi particolari<br />

del tempo di guerra?<br />

Ricordo che durante la<br />

guerra i soldati tedeschi<br />

avevano occupato le case dei<br />

contadini. Il maresciallo aveva<br />

requisito il nostro soggiorno<br />

e nell’officina attigua aveva<br />

fatto costruire le docce per<br />

i soldati. Tra costoro c’era<br />

il soldato Heinz Hochsculz<br />

che riceveva pacchi dalla<br />

Germania e divideva con noi<br />

la cioccolata.<br />

Ogni anno, dalla fine della<br />

guerra, il signor Heinz<br />

torna a Lignano, scende<br />

all’Albergo Vittoria e così la<br />

nostra amicizia è continuata<br />

fino a oggi.<br />

Anche lei andava a caccia?<br />

Fin da bambino seguivo mio<br />

papà a caccia e qualche volta<br />

mi lasciava anche sparare.<br />

A diciotto anni ho preso la<br />

licenza di caccia.<br />

Si cacciava senza regole, si<br />

faceva la posta a lepri e pernici, si spiavano le tane delle volpi. La domenica<br />

si usciva in gruppo, alcuni contadini scavavano e, quando la volpe usciva, mio<br />

papà sparava.<br />

Egli utilizzava anche un altro sistema nella caccia alla volpe: legava una gallina<br />

su di un palo collegato mediante un filo a un campanellino posto in casa,<br />

quando suonava, mio padre si affacciava alla finestra e sparava.<br />

Dove ha lavorato?<br />

Dapprima ho lavorato nell’Azienda agricola Coin.<br />

Ho sempre usato come mezzo di trasporto la bicicletta sia per andare in centro<br />

97<br />

Idrovora Pantanel 1945 - A sinistra seduto Heinz Hochsculz<br />

Betolina “Paola” mitragliata da aerei inglesi sul canale - 1945


e, d’estate, in spiaggia sia per andare a giocare a<br />

calcio nei numerosi campetti di Lignano.<br />

In seguito ho comperato un camion per<br />

trasportare, in proprio, materiale per l’edilizia e<br />

pannelli prefabbricati che arrivavano da Buia.<br />

Ho lavorato con la ditta Ursella che allora<br />

costruiva i palazzi di Lignano City e di Lignano<br />

Pineta caratteristici per i particolari di stile<br />

americano.<br />

A 32 anni, presa la patente per caldaie a vapore,<br />

ho sostenuto a Trieste il concorso all’Ente di<br />

Bonifica e ho preso il posto di mio padre. Il<br />

Consorzio di Bonifica è un ente parastatale che,<br />

per le opere dipende dal genio civile di Venezia.<br />

Una volta si adoperavano le pompe centrifughe,<br />

la motrice era a vapore e si usava la legna, poi<br />

il diesel. Oggi tutto è automatico: i computers<br />

controllano ogni cosa.<br />

In caso di pioggia bisognava essere disponibili<br />

ventiquattro ore su ventiquattro. Oggi, oltre ai<br />

tre impianti iniziali, se ne controllano dodici, su<br />

un territorio che si estende fino a Ronchis, e questo è compito di mio figlio<br />

Adriano, perito elettrotecnico, che è subentrato mediante concorso al mio<br />

posto, essendo io andato in pensione all’età di sessant’anni.<br />

Giuseppe Burgato - Biancure III bacino<br />

Giuseppe Burgato vicino al motore dell’idrovora<br />

98<br />

Dall’entusiasmo con il quale il<br />

signor Beppino parla delle quattro<br />

generazioni susseguitesi nello<br />

stesso lavoro, si sente che è<br />

orgoglioso e soprattutto felice di<br />

aver trascorso la propria vita a<br />

Lignano, adoperandosi per il suo<br />

sviluppo.


18 dicembre 2007<br />

Luigia FANOTTO e Walter LIGUSTRI<br />

Intervistatrice: Mariella Piutti Fabris<br />

La signora Luigia Fanotto, che per moltissimi Lignanesi è semplicemente<br />

Gigetta, mi accoglie con molta cordialità nella villetta a schiera in via Tarvisio<br />

dove vive con il marito Walter Ligustri. È nata il 3 gennaio 1927 a Latisana,<br />

Lignano allora apparteneva a quel Comune.<br />

La sua famiglia era composta dai genitori e dai loro cinque figli: Giovanni,<br />

Mario, Luigi, Angelo e Giuseppe, con rispettive mogli e figli, per un totale di<br />

trenta persone.<br />

Dov’era situata la vostra casa?<br />

La casa colonica e la terra che coltivavamo si trovava nei pressi dell’attuale<br />

caserma della Guardia di Finanza di Sabbiadoro ed era di proprietà della<br />

famiglia Gasparini.<br />

Non ricordo come fossero stati gli accordi economici tra il proprietario e<br />

la mia famiglia, certamente, com’era consuetudine a quei tempi, erano in<br />

grandissima misura più vantaggiosi per il proprietario che al momento dei<br />

raccolti veniva a controllare la suddivisione.<br />

Al lavoro dei campi contribuivano, oltre agli uomini, anche le donne con<br />

grande fatica. I mezzi non erano quelli di oggi e la giornata lavorativa era<br />

molto lunga dall’alba al tramonto, come si suol dire.<br />

99


Il raccolto veniva trasportato a spalla nel granaio, deposito di generi alimentari,<br />

e suddiviso per tutti i mesi dell’anno.<br />

Come si svolgeva la vita in famiglia con tanta gente?<br />

Quando nasceva un bambino la nonna preparava alla puerpera la sope, una<br />

zuppa di brodo e pane raffermo, cibo allora ricercato.<br />

La polenta era il cibo quotidiano. La neo mamma, appena ripresa dal parto,<br />

si dava subito da fare e, se necessario, portava nei campi il bimbo che<br />

doveva allattare, tenendolo in una cesta, l’aval, e mentre il piccolo dormiva<br />

lei lavorava assieme ai familiari. A casa rimaneva solo la nonna a preparare<br />

il pranzo.<br />

La mia famiglia, rispetto ai contadini di allora, era abbastanza fortunata.<br />

Gli uomini pescavano nella vicina laguna dove il pesce era in abbondanza e<br />

cacciavano nella pineta animali selvatici come lepri e fagiani.<br />

Nel cortile, poi, non mancavano galline, anatre e oche, e si allevava il maiale.<br />

Il cibo non era abbondante, perché parecchie erano le bocche da sfamare<br />

I bocconi migliori andavano agli uomini. I bambini mangiavano per primi per<br />

lasciare poi il posto a tavola al resto della famiglia.<br />

Ricordo che lo zio Mario, appena terminata la frugale cena, ordinava a tutti i<br />

bambini di andare a dormire. I letti erano alti e cadere poteva rappresentare<br />

un vero pericolo. I materassi erano riempiti di scuss, di foglie di pannocchie di<br />

granoturco, e quando le persone si rigiravano, si sentiva un bel “concertino”.<br />

Spesso nel letto di una persona dormivano due bambini, uno da un lato e<br />

l’altro dall’altro.<br />

In quegli anni l’inverno era tanto rigido da ghiacciare la laguna, la neve<br />

cadeva in abbondanza, e le coperte di cui disponevamo non emanavano<br />

un gran calore. Le donne<br />

confezionavano, allora,<br />

degli appositi piumini con<br />

le piume degli animali da<br />

cortile uccisi.<br />

L’abbigliamento non era<br />

adatto a sopportare i<br />

freddi di quegli inverni,<br />

per cui bambini e donne si<br />

rifugiavano nelle stalle dove<br />

il calore dei buoi rendeva<br />

l’ambiente più confortevole.<br />

Le gelide temperature procuravano<br />

fastidiosi geloni a<br />

mani e piedi. L’alimentazione<br />

Casone di pescatori in laguna 1960<br />

100


dei bambini, poco varia e poco abbondante, era integrata dall’olio di fegato<br />

di merluzzo che, per disposizione del regime fascista, veniva distribuito nelle<br />

scuole. Conservo ancora un disgustoso ricordo di quell’olio.<br />

Questo era il nostro piccolo mondo spartano, scandito dal lavoro, dalla fatica,<br />

dalle preghiere e dal rispetto per le persone anziane.<br />

Tutto questo poteva essere sconvolto dalla consuetudine di San Martino, l’11<br />

di novembre, quando alle famiglie dei mezzadri arrivava lo sfratto e in men<br />

che non si dica erano costrette a traslocare in un’altra località.<br />

Questo drammatico evento colpì anche la nostra famiglia. Ricordo la disperazione<br />

di tutti, soprattutto della mamma. Raccolta la poca roba, siamo<br />

partiti su di un carro in direzione di Pertegada dove vivevano dei parenti e ci<br />

siamo sistemati in due baracche, regalate loro dal Comune di Latisana, e là<br />

abbiamo vissuto per diverso tempo e con molti disagi.<br />

Poi lei si è fatta un’avvenente ragazza, come può testimoniare l’aspetto<br />

odierno.<br />

Eh sì. il tempo passava, mi<br />

sono fidanzata con Walter<br />

Ligustri e mi sono sposata il<br />

20 maggio del 1945.<br />

Siamo andati ad abitare a<br />

Lignano dai genitori di mio<br />

marito, Abramo e Albertina,<br />

custodi della Colonia<br />

intitolata a Costanzo Ciano.<br />

Mi parli della Colonia.<br />

Concluso il secondo conflitto bellico, in alcuni locali della Colonia ebbero il<br />

loro quartier generale un reparto di truppe inglesi.<br />

Abbiamo fatto diverse amicizie, con uno di loro abbiamo avuto per tanti anni<br />

una regolare corrispondenza. Intanto la famiglia cresceva, sono nati prima<br />

Eleonora, poi Alberto e alcuni anni dopo Ronnie.<br />

Lignano, agli albori del boom turistico, non sembrava dare tanti sbocchi<br />

per il futuro e così Walter provò anche l’esperienza dell’emigrante, andò in<br />

Canada.<br />

Rientrato, dopo alcuni anni, abbiamo aperto prima una latteria e poi un negozio<br />

101<br />

Colonia “Costanzo Ciano” - 1940


Negozio e casa Ligustri in via Venezia<br />

Interviene il marito.<br />

102<br />

di generi alimentari.<br />

Intanto Lignano si ingrandiva<br />

e diventava quella realtà<br />

importante che oggi tutti<br />

conoscono.<br />

Ora ci siamo ritirati dal<br />

commercio, siamo circondati<br />

dall’affetto dei figli e delle<br />

nipoti e abbiamo sempre<br />

un grande attaccamento a<br />

Lignano, anche se sentiamo<br />

tanta nostalgia per la<br />

Lignano di un tempo con<br />

le sue dune e il suo vivere<br />

semplice.<br />

Il signor Walter Ligustri è nato il 20 novembre 1923. Suo padre Abramo,<br />

proveniente da Padova, è arrivato a Lignano nel 1936 assieme alla moglie<br />

Albertina nativa di Busseto, paese di Giuseppe Verdi.<br />

Lavorava alla G.I.L., l’attuale Colonia, come fuochista alle caldaie e uomo<br />

tutto fare.<br />

Come si viveva a Lignano in quel tempo?<br />

La località mi sembrava molto isolata e un po’ triste, ma io ero un ragazzino<br />

e ben presto ho fatto amicizia con i ragazzi della mia età e mi sono sentito<br />

subito bene.<br />

Cosa ricorda della Lignano di un tempo?<br />

Mi ricordo che era bellissima con le sue dune, la sua pineta folta e vasta.<br />

Vi viveva poca gente, tutti erano cordiali e le amicizie duravano per lunghissimi<br />

anni.<br />

Come conobbe sua moglie?<br />

La vidi un giorno nell’Albergo Spiaggia dove lavorava: era proprio una


ellissima ragazza dal carattere gioioso e dolce.<br />

Era anche un po’ sbarazzina: andava in spiaggia, indossando il bikini che<br />

all’epoca faceva davvero scalpore. L’ho corteggiata e poi ci siamo sposati.<br />

Ora siamo nonni di tre nipoti: Paola, Laura e Irene che vengono spesso a<br />

trovarci.<br />

Che attività svolgeva?<br />

Dapprima ho lavorato in Comune e poi all’Azienda di Soggiorno. Voglio<br />

precisare che negli uffici allora il personale era limitato, non c’erano mai più<br />

di quattro persone.<br />

Come si viveva a Lignano durante il conflitto bellico?<br />

Non ho dei ricordi particolarmente brutti di quel periodo. Il cibo era a<br />

sufficienza, la terra lavorata dava i suoi prodotti, il bosco era ricco di selvaggina<br />

e il pesce abbondante.<br />

È stato costruito un bunker vicino alla Caserma della Finanza come rifugio<br />

antiaereo, ma credo che non sia mai stato usato.<br />

E cosa mi dice del dopoguerra?<br />

Nella Colonia, dove abitavamo, c’era un distaccamento di truppe inglesi e<br />

con loro stavamo benissimo. Abbiamo fatto amicizia con uno di loro con il<br />

quale abbiamo mantenuto una corrispondenza per diversi anni.<br />

Terminata la guerra, i turisti hanno cominciato a frequentare Lignano,<br />

dapprima solo italiani e poi anche stranieri, soprattutto di lingua germanica.<br />

Via via le presenze sono aumentate fino agli anni del boom economico, per<br />

poi stabilizzarsi. I primi turisti erano persone molto semplici: andavano in<br />

spiaggia con gli ombrelli e si prendevano delle terribili scottature, non usando<br />

naturalmente le creme solari.<br />

Per molti era la prima volta che vedevano il mare e rimanevano colpiti e<br />

ammirati davanti all’immensa distesa marina.<br />

Ora tutto è cambiato e i turisti sanno godere del sole e del mare.<br />

103


13 gennaio 2008<br />

Enea FABRIS<br />

Intervistatrice: Nelly Del Forno Todisco<br />

Il ragionier Enea Fabris, noto corrispondente giornalistico, ha<br />

lavorato per varie testate giornalistiche quali Ansa, Rai, Occhio, Il Sole 24<br />

ore, Il Corriere dello Sport, Il Piccolo, Il Gazzettino, Il Messaggero Veneto,<br />

riportando gli avvenimenti della nostra località<br />

Da anni ha ristretto il cerchio a Il Gazzettino e all’ANSA - Agenzia Nazionale<br />

Stampa Associata - e saltuariamente ad altre testate.<br />

Da oltre vent’anni dirige Stralignano, periodico locale.<br />

Signor Fabris, racconti come la sua famiglia ha deciso di investire a Lignano?<br />

Noi eravamo cinque fratelli: tre maschi e due femmine. Ferruccio, il maggiore,<br />

negli anni Cinquanta aveva già una sua attività e una sorella era sposata,<br />

mentre la seconda era ancora molto giovane.<br />

I miei genitori volevano sistemare anche me e mio fratello Carlo, così<br />

pensarono di acquistare nel 1950, l’Anno Santo, un appezzamento di terreno<br />

a Lignano che era stato offerto loro dal compianto Tullio Gregoratti.<br />

105


Dove si trovava tale terreno?<br />

Non è facile descrivere dove si trovava.<br />

Ricordo che la strada finiva all’incirca all’attuale piazzale San Giovanni Bosco,<br />

poi fino a Pineta era una landa deserta e selvaggia.<br />

Il terreno acquistato era un grande invaso che per portare a un certo livello<br />

sono stati necessari decine e decine di cubi di materiale da riporto.<br />

Quando iniziarono le costruzioni in quella zona?<br />

Qualche anno dopo l’acquisto mio padre, sollecitato anche dai tre figli maschi,<br />

diede inizio alla costruzione di una modesta villetta Villa Germana, dal nome<br />

della sorella minore, con quattro appartamenti da affittare stagionalmente.<br />

Allora era l’unica costruzione in mezzo a una vasta area selvaggia, ma pochi<br />

anni dopo ne sono sorte parecchie.<br />

Contemporaneamente il Comune di Latisana, da cui Lignano dipendeva,<br />

realizzò l’arteria che prese il nome di viale Venezia e che successivamente<br />

diventò l’asse commerciale più importante di Sabbiadoro.<br />

Quali turisti frequentavano la Lignano degli anni Cinquanta/Sessanta?<br />

Il vero boom turistico è dell’inizio degli anni Sessanta, prima di allora c’era<br />

un certo movimento di villeggianti dai paesi vicini, si cominciava soltanto a<br />

intravedere una certa presenza di turisti d’Oltralpe. Per parecchi di loro era<br />

la prima volta che vedevano il mare e tutti erano entusiasti di trascorrere un<br />

periodo di vacanza nella nostra località.<br />

Negozio Fabris in viale Venezia<br />

106<br />

Come continuò la vostra<br />

attività?<br />

Una decina di anni dopo e<br />

precisamente agli inizi del<br />

1960 di fronte a noi sorse<br />

l’Albergo Tritone, opera di un<br />

imprenditore triestino, ma poi<br />

gestito per molti anni dalla<br />

famiglia Alzetta di Montereale<br />

Valcellina.<br />

Nel contempo anche noi fratelli<br />

abbiamo preso coscienza dello


sviluppo della località e ci siamo avventurati nella costruzione di due negozi<br />

con sovrastanti due appartamenti.<br />

Uno dei due negozi venne subito gestito da mio fratello Carlo con la moglie<br />

Adriana, mentre io venivo saltuariamente ad aiutarli. L’altro negozio invece era<br />

stato affittato a un commerciante di Gorizia che aprì un negozio di pelletterie.<br />

Cosa ricorda degli anni Cinquanta?<br />

Per noi ragazzi<br />

era molto facile<br />

fare amicizia<br />

con le turiste<br />

straniere molto più<br />

emancipate delle<br />

nostre ragazze.<br />

Il sabato sera si<br />

andava a ballare a<br />

La Fontanella di via<br />

Udine, gestita da<br />

Paride Lucchini, alla<br />

vecchia Terrazza<br />

a Mare e in una<br />

birreria con balera<br />

Dancing la Fontanella in via Udine<br />

sorta in via Vicenza.<br />

Negli anni successivi sono sorti altri locali da ballo: Il Fungo a Pineta,<br />

Il Rendez-vous, prima ancora si poteva ballare sulle terrazze degli Hotel Gran<br />

Park e Riviera con juke-box e saltuariamente con orchestra, alla “Sacca” e in<br />

altri ritrovi ancora.<br />

Negli anni successivi è nato il Circolo dei Forestieri, ora Kursaal. Nel salone<br />

delle feste si tenevano manifestazioni di grande prestigio promosse dal<br />

compianto Riccardo Riva.<br />

Ebbe modo di vedere o conoscere qualche personaggio famoso?<br />

A quel tempo ero un appassionato di fotografia e collaboravo con Stralignano,<br />

appena nato, e con Il Messaggero Veneto, frequentavo pertanto i locali e mi<br />

ricordo di aver incontrato e fotografato parecchi personaggi famosi: l’attrice<br />

Virna Lisi in vacanza con il figlio e la governante, i cantanti Fausto Leali, Fred<br />

Buongusto, il grande Charles Aznavour, la cantante Iva Zanicchi, e tanti altri.<br />

107


Lignano era frequentata anche da famosi sportivi?<br />

Sì, ho incontrato vari sportivi: Manuel Fangio, Clay Ragazzoni, il famoso<br />

calciatore Mariolino Corso, Bettega, il campione di boxe Mario Vecchiatto<br />

che veniva a Lignano con la famiglia, e altri ancora.<br />

Ricorda qualche altro personaggio famoso?<br />

Alla fine degli anni Cinquanta frequentavano Lignano la figlia di Winston<br />

Churchill, lo scrittore Giorgio Scerbanenco, l’attore Alberto Sordi, senza<br />

dimenticare le brevi apparizioni dello scrittore americano Ernest Hemingway<br />

che io non ebbi la fortuna d’incontrare.<br />

Anche molti rampolli di ricche famiglie giravano con macchine di lusso<br />

accompagnati da elegantissime signore.<br />

A quei tempi c’erano manifestazioni culturali di un certo livello?<br />

Direi proprio di sì.<br />

Ricordo che per parecchi anni, grazie all’impegno dell’Azienda di Soggiorno,<br />

sotto la presidenza dell’onorevole Zanfagnini, si sono tenute le stagioni<br />

liriche con tenori famosi quali Mario Del Monaco, le stagioni concertistiche, i<br />

concorsi ippici a livello internazionale con la presenza d’Inzeo, i grandi incontri<br />

pugilistici con in palio il titolo mondiale ed europeo, le serate dedicate al jazz<br />

con la presenza del famoso sassofonista Jerry Mulligan.<br />

Ora ci sono molte più strutture, ma alle volte mancano le idee per attuare<br />

eventi di grande risonanza.<br />

Cos’è cambiato, dunque?<br />

Gli anni Cinquanta si possono considerare gli anni del dopoguerra. Era in atto<br />

la ricostruzione, quindi si viveva in un clima di grande austerità. La televisione<br />

muoveva i suoi primi passi. Possedere un frigorifero era considerato un lusso<br />

e la gente si accontentava del necessario per vivere. Le vacanze erano, quindi,<br />

all’ultimo posto nelle priorità della vita quotidiana.<br />

I pochi turisti che giungevano a Lignano non avevano grandi esigenze, erano<br />

felici di abbronzarsi al sole e di vivere momenti di grande spensieratezza,<br />

accontentandosi di molto poco.<br />

Man mano che il tempo passava, e arriviamo ai giorni nostri, i turisti si<br />

sono fatti sempre più esigenti e ora si aspettano di trovare nei luoghi di<br />

villeggiatura, sia in alberghi sia in case private, tutti i confort.<br />

108


16 gennaio 2008<br />

Eno PETRACCO<br />

Intervistatrici: Nelly Del Forno Todisco e Mariella Piutti Fabris<br />

Il signor Eno<br />

Petracco, accompagnato<br />

dalla moglie Nella Gini, si<br />

presenta a casa di Mariella<br />

per l’intervista all’ora<br />

prestabilita.<br />

È nato a Rivignano il giorno<br />

di San Valentino del 1928,<br />

l’anno prima del grande<br />

freddo. È quasi sempre<br />

vissuto a Lignano dove ha<br />

gestito Il Fungo, punto di<br />

ritrovo della Lignano bene.<br />

I suoi 80 anni li porta in<br />

maniera splendida: “Gente<br />

di razza“, dice la moglie.<br />

il Fungo - 1957<br />

Passa il suo tempo coltivando l’orto, allevando galline e altri animali da<br />

cortile.<br />

Il suo narrare è pacato, tranquillo e ci riporta indietro nel tempo. Ogni tanto<br />

sorride e il viso dalle folte sopracciglia nere gli si illumina: torna giovane,<br />

nonostante i capelli brizzolati “più sale che pepe“, come suol dire.<br />

109


Pensione “Alla Pineta” via Latisana - 1950<br />

Albergo Capanna d’Oro - 1952<br />

casette in costruzione.<br />

Ci parli de “Il Fungo“.<br />

110<br />

Signor Petracco, potrebbe<br />

dirci quando è arrivato per<br />

la prima volta a Lignano?<br />

Erano gli anni Cinquanta.<br />

Nel 1951 venivo in vespa,<br />

nel 1952 in macchina per<br />

trasportare dei villeggianti<br />

che scendevano alla<br />

Pensione Alla Pineta sita in<br />

via Latisana, un po’ prima di<br />

viale Italia.<br />

La sera noi giovani andavamo<br />

a ballare Alla Fontanella, in<br />

via Udine.<br />

Alla fine del 1953 i<br />

signori Anzil di Rivignano,<br />

ma originari di Romans,<br />

promotori della Lignano<br />

Pineta, mi incitarono a<br />

costruire un ambiente su<br />

progetto dell’architetto<br />

D’Olivo, quello che poi<br />

sarebbe diventato Il Fungo.<br />

Io, allora, trasportavo<br />

serramenti vari per conto<br />

della ditta Anzil nei<br />

bungalow del Kinderheim,<br />

alla Capanna d’Oro e in altre<br />

I lavori di costruzione sono iniziati ai primi di febbraio del 1954.<br />

Venivamo a Lignano con un camioncino, trasportando quattro/cinque operai.<br />

Portavamo con noi il pranzo e l’acqua da bere; per fare il bitume prendevamo<br />

l’acqua nel canale di bonifica, ora passeggiata in mezzo al viale dei Fiori.<br />

La prima volta, per entrare nel terreno i bulldozer della società Lignano Pineta<br />

ci hanno aperto la strada, ma gli operai hanno dovuto stendere, man mano


che avanzavamo, dei rami di pino per impedire al mezzo di insabbiarsi.<br />

Portato a termine il piano terra, rimanevano da fare 340 mq di terrazza.<br />

Non avendo né attrezzature né mezzi ci siamo rivolti alla ditta Ursella, ditta<br />

che successivamente ha costruito il complesso della Lignano City.<br />

Considerato l’ambiente immerso nella pineta e il sito piacevolmente<br />

romantico, a me è venuta l’idea di fare un dancing che ho gestito fino al<br />

1965, anno in cui ho preso moglie.<br />

Ho deciso allora di venderlo, anche perché cominciava a essere passivo, ma<br />

con una certa difficoltà: venduto tre anni prima,<br />

ho addirittura pagato tre anni di affitto.<br />

La nuova acquirente, una signora triestina, ha<br />

conservato il dancing per un paio di anni.<br />

Il signor Sergio Rodeano, nuovo proprietario,<br />

lo ha trasformato in ristorante-pizzeria senza<br />

trovare un’adeguata gestione. Quindi è passato<br />

di proprietà a un’impresa edile che lo ha demolito<br />

per costruire un brutto piccolo condominio.<br />

Dopo tanti passaggi, a perenne ricordo dei bei<br />

tempi passati, è rimasta solo la scritta ben visibile<br />

dalla strada.<br />

Chi ha avuto l’idea di chiamare la nuova<br />

costruzione “Il Fungo“?<br />

Io, pensando alla struttura circolare del locale. Il<br />

Fungo era una piccola costruzione che riproponeva<br />

il movimento ruotante tipico in linea con il neoespressionismo<br />

dell’architetto D’Olivo.<br />

Nel centro c’era una colonna di cemento armato<br />

vuota all’interno dove scorreva un piccolo ascensore a mano per portare<br />

le ordinazioni in terrazza, al di sopra c’era una specie di copertura che<br />

rassomigliava a un fungo, successivamente illuminato.<br />

Quali persone frequentavano il dancing?<br />

Il meglio del meglio: da Alberto Sordi a Mariolino Corso, da Lorenzo Buffon,<br />

portiere del Milan, accompagnato dalla moglie Edy Campagnoli a Camillo<br />

Della Noce, marito di Maria, attrice americana, e amico della famiglia Bruschi<br />

di Milano che ha ancora la villa qui.<br />

Cantanti come Achille Togliani, con il suo seguito di belle donne, Fred<br />

Bongusto e tanti altri.<br />

111<br />

Da sinistra: Eno Presacco, il presidente dei<br />

prestigiatori italiani Kung King Fu,<br />

il colonnello Della Noce, il cameriere Gastone<br />

e dietro Giovanni Mongolo


E ancora, la signora Marzotto, il Signor Cristoph, l’ingegnere Usnich di Zurigo,<br />

habitué di Lignano e de Il Fungo, con il quale è nato un grande rapporto di<br />

fiducia. È rimasto storico un incontro tra noi due a Como per trattare di un<br />

terreno sito all’angolo della chiesa.<br />

Avevo con me anche tutta la planimetria di Lignano Pineta.<br />

L’ingegnere mi chiese: “Secondo te è un affare da fare oppure no?“, risposi:<br />

“Sì, senza alcun dubbio“.<br />

Senza chiedere altro mi consegnò l’assegno per la caparra, e io ripresi la via<br />

del ritorno.<br />

Che musica si suonava?<br />

La musica della cantante Maria Morales e della sua orchestra. Il signor Teghil,<br />

gestore della Terrazza a Mare, avrebbe voluto ingaggiarla, ma lei fedele a Eno<br />

Petracco diceva che sarebbe andata via da Il Fungo solo per andare oltre<br />

confine.<br />

Cantava, infatti, solo da me e alla Kellertaverne di Karlsruhe in Germania.<br />

Bravissima, meravigliosa, era un’attrazione continua, tanto è che l’avvocato<br />

Petiziol e Giovanni Mondolo, gestore della “Bella Venezia” di Latisana, avevano<br />

il tavolo di sinistra, guardando l’orchestra, fisso per tutta la stagione.<br />

Tra gli ultimi clienti c’era Somaglino, il concessionario dell’Alfa Romeo di<br />

Udine, che pasteggiava a caviale e champagne.<br />

I clienti in genere consumavano whisky, coca cola, negroni.<br />

Qual era l’orario di apertura?<br />

Dalle sei del mattino alle due del mattino successivo, il locale chiudeva per<br />

quattro ore soltanto.<br />

Io arrivavo puntuale alle nove del mattino e rimanevo fino alla chiusura.<br />

In tredici anni di gestione mi sono assentato due ore per andare a Mossa,<br />

in provincia di Gorizia, con il dottor Domenico Toniatti per l’acquisto di un<br />

terreno.<br />

Nelle serate di maltempo ero l’ultimo a scendere, come il capitano dalla sua<br />

nave.<br />

La pioggia sconvolgeva il locale, la furia del vento riusciva perfino ad<br />

abbattere il parapetto della terrazza con grave danno per il pianoforte, che<br />

veniva fortunatamente trattenuto da un pino.<br />

Visti i danni subiti e considerato che la stagione estiva - siamo nel 1960 - era<br />

stata particolarmente piovosa, abbiamo deciso di coprire la struttura con un<br />

tetto.<br />

Lo ricordo bene, era l’anno in cui ho fatto rapare a zero i miei tre camerieri,<br />

112


i miei “tre pali e un franco“: Mario, già sessantenne; Piero, suo coetaneo, da<br />

Udine e l’abruzzese Cesidio detto Gastone, salito al Nord come mascotte<br />

degli Americani, prima cameriere da Scarpa e poi approdato a Il Fungo.<br />

Questi tornava a Sulmona ogni anno e, per farsi vedere ricco, entrava in città<br />

in una carrozza trainata da cavalli.<br />

Una stagione estiva l’ho pagato con una lambretta e lui è partito su quel<br />

mezzo di trasporto.<br />

Io, intanto, avevo venduto la mia vecchia auto e acquistato una Millecento<br />

con cambio al volante dal signore dell’ex deposito di tabacchi di Teor.<br />

Per quei tempi era una gran bella macchina, poi sono passato alle Alfa<br />

Romeo.<br />

Si vede che gli affari andavano bene, che ne dice?<br />

Devo ringraziare i signori Anzil di avermi avviato alla compravendita di terreni.<br />

Se fosse stato per Il Fungo avrei fatto la fame.<br />

La gestione di quel locale mi ha dato, però, la possibilità di conoscere tanta<br />

gente, di sapere ciò che gli altri forse non sapevano.<br />

Pensate che per un quarto della Lignano Sud, ora Lignano Riviera, io avevo<br />

carta bianca e stabilivo i prezzi.<br />

Ogni mercoledì andavo a Latisana, alla “Bella Venezia”, per l’incontro con il<br />

dottor Veritti, delegato alle vendite, portavo i preliminari già fatti, consegnavo<br />

la caparra, lui mi dava le provvigioni e io rientravo a Lignano.<br />

Lei era dunque un mediatore?<br />

Sì, il primo mediatore della provincia di Udine iscritto alla Camera di<br />

Commercio. Ho sostenuto l’esame assieme all’avvocato Ermanno Rossetti.<br />

Promossi ambedue, abbiamo festeggiato l’evento a base di filetto di vitello<br />

da Titta a Zompitta.<br />

Da allora sono passati cinquant’anni!<br />

A chi appartenevano i terreni della Lignano Pineta?<br />

A una società che ha venduto prima della lottizzazione.<br />

Gli appezzamenti di terreno sono stati comperati dalle famiglie Sabatini,<br />

Gregoratti, Kechler, Bruseschi, Raschio della Rinascente di Milano e da altri<br />

personaggi.<br />

Andavamo a vedere il terreno da acquistare lungo il canale di bonifica.<br />

Non c’era niente, proprio niente!<br />

113


Villa di Alberto Sordi<br />

Il progetto de Il Fungo è dell’architetto D’Olivo?<br />

Sì, come il “treno“; la villa di<br />

Sordi è, invece, dell’architetto<br />

Bernardis. Il Fungo era un<br />

ambiente unico, il Comune<br />

avrebbe dovuto conservarlo<br />

come un’opera d’arte<br />

architettonica che ripeteva<br />

nel suo essere la spirale di<br />

Lignano Pineta.<br />

D’Olivo aveva stabilito la<br />

costruzione di ville in mezzo<br />

al verde di due piani visibili<br />

solo dall’aereo, gli alberghi<br />

potevano essere di tre<br />

piani.<br />

Quando ha visto la costruzione delle torri, inorridito si è rifiutato di tornare a<br />

Lignano e ha mantenuto la promessa.<br />

Com’era Lignano quando lei è arrivato?<br />

Era irriconoscibile. Da Pertegada a Lignano c’era campagna, la strada era<br />

un tracciato di difficile percorrenza, tanto è vero che, con il mio camioncino<br />

carico, dovevo correre a cavallo dei due sentieri per non arenarmi.<br />

Il ponte era quasi sempre<br />

aperto per il passaggio<br />

delle barche, lo chiudevano<br />

solo per permettere alle<br />

macchine di transitare.<br />

L’entrata di via Latisana era<br />

una specie di casba: le case<br />

erano terrazzate a un piano,<br />

poche le stanze all’interno.<br />

So che vi abitavano le<br />

famiglie Landello e Bivi<br />

e il signor Bivi era capo<br />

muratore da noi e, in seguito,<br />

addetto alla cambusa.<br />

Tutto intorno c’erano grandi<br />

estensioni di cannelle,<br />

Albergo Santa Cruz - 1950<br />

114


sembrava di trovarsi in laguna. Sul lungomare c’era solo Il Gabbiano di<br />

Checco Gigante.<br />

Io trasportavo da Rivignano pendolari giornalieri tra i quali c’era anche un<br />

abruzzese, il calzolaio Sabatini, che si portava appresso un bottiglione di vino<br />

rosso. Per mantenerlo fresco scavava una buca nella sabbia e, disteso al sole,<br />

attingeva felicemente il suo nettare con una cannula.<br />

Risalendo il lungomare c’era la vecchia Terrazza a Mare di legno e al di là<br />

della strada, a sinistra dell’Albergo Nettuno, c’era il Bar Alpino, una specie<br />

di baita, gestita da Giuseppe Della Maria - detto Bepi o Nino - che poi ha<br />

aperto l’Albergo Santa Cruz a Pineta.<br />

Il primo bar sorto a Lignano Pineta è stato Il Fungo e non il Santa Cruz,<br />

come contendeva Bepi Della Maria, poi sono sorti Il Ragno, il Giarabub sulla<br />

spiaggia.<br />

Ho acquistato il terreno per la costruzione de Il Fungo a 800 lire al mq,<br />

firmando il preliminare nel 1953 e il contratto nel gennaio del 1954. Nello<br />

stesso periodo Bepi Della Maria ha acquistato il terreno per il Santa Cruz a<br />

500 lire al mq con la clausola di iniziare subito la costruzione.<br />

L’evoluzione ha portato il terreno da 500 a 2.000 lire al mq e da 800 a<br />

20.000 lire al mq.<br />

Sono sempre stato convinto che gli alberghi devono essere costruiti sul mare<br />

e le case ovunque, il Santa Cruz era proprio in prima linea, essendo la pineta<br />

sulla fascia demaniale.<br />

Dov’era il Giarabub?<br />

A un centinaio di metri<br />

andando dalla piazza<br />

del Sole di Lignano<br />

Pineta verso le Terme<br />

c’era una specie di<br />

chiosco di paglia,<br />

una specie di casone<br />

circolare. All’esterno<br />

c’erano delle plote sulle<br />

quali erano sistemati<br />

dei tavolini rotondi e<br />

delle sedie di metallo<br />

e nel centro una<br />

piccola pista da ballo.<br />

Ricordo che si ballava<br />

anche scalzi con i piedi<br />

sanguinanti, ma chi ci<br />

115<br />

Bar Giarabub a Lignano Pineta


adava! Una signora, non più giovane, suonava la fisarmonica spostandosi<br />

tra i ballerini e qualcuno la prendeva di dietro e ballava con lei che continuava<br />

a suonare. Una sagoma!<br />

Si incontrava spesso Camillo Della Noce, gran bevitore di whisky e amico<br />

delle famiglie Bruseschi e Marzotto.<br />

Amava essere splendido e, come pagamento, esibiva il libretto della pensione<br />

che era passivo non da mesi, ma da anni. Frequentava anche il mio locale,<br />

comportandosi allo stesso modo. Una sera ero sul punto di buttarlo fuori, ma<br />

si fece perdonare regalandomi un fazzoletto di seta che aveva trovato.<br />

La gente di Latisana ha investito a Lignano?<br />

Ha investito soprattutto la gente di San Stino, Torre di Mosto e dintorni,<br />

anche se i Latisanesi indirettamente hanno sostenuto il sorgere di Lignano<br />

con i loro tanti soldi depositati in banca.<br />

Un giorno il direttore della Cassa di Risparmio di Latisana è passato a Il<br />

Fungo, chiedendomi come mai non frequentassi il suo istituto bancario.<br />

Un giorno ci sono andato e senza chiedere niente mi ha concesso un prestito<br />

di mezzo milione di lire!<br />

Nonostante la mia giovane età - avevo allora 25 anni - ho trovato davvero<br />

molto sostegno nelle persone della Società Pineta,<br />

Dove vive ora?<br />

Sono ritornato a Lignano dopo aver vissuto a Rivignano e Bibione dove<br />

avevamo aperto un negozio di articoli per bimbi.<br />

Una volta alla settimana ritorno nel mio paese dove ho una stalla ristrutturata,<br />

un piccolo orto e alcuni animali da cortile.<br />

Coltivo anche un orticello qui a Lignano sul terreno di Argelio Scarpa e, come<br />

vedete, sono sempre in movimento.<br />

Non riesco proprio a stare fermo!<br />

116


23 gennaio 2008<br />

Vincenzo GIGANTE<br />

Intervistatrice: Mariella Piutti Fabris<br />

Vincenzo Gigante, chiamato da tutti Checco, ha raggiunto quasi<br />

l’invidiabile traguardo dei 91 anni, essendo nato il 2 marzo del 1917, e<br />

ciò non gli impedisce di gironzolare ancora per Lignano per le più diverse<br />

incombenze alla guida della sua Ape a tre ruote.<br />

Come ha iniziato la sua attività lavorativa?<br />

Da ragazzo lavoravo a Latisana come fornaio, ancora giovane sono partito<br />

per il servizio militare come Guardia di Frontiera, ma tale servizio, a causa<br />

della guerra, è durato ben sette anni.<br />

Al ritorno ho ripreso il lavoro di fornaio, mi sono sposato con Fanny Minutello<br />

che mi ha dato due figli, Patrizia e Giancarlo, che a loro volta si sono sposati<br />

e hanno figli grandi, tanto che ora sono diventato bisnonno.<br />

Quando è arrivato a Lignano?<br />

Approdai a Lignano nel 1951, aprendo sulla spiaggia di Sabbiadoro un chiosco<br />

che, in effetti, era un residuato di guerra in legno e che chiamai “Ausonia”. Sul<br />

lato opposto c’era soltanto un piccolo bar, la Capanna d’Oro, tutto il resto<br />

117


Terrazza dell’Albergo Capanna d’Oro sul lungomare - 1949<br />

118<br />

era pineta e dune di sabbia<br />

solcate dal lungomare<br />

Trieste realizzato come pista<br />

per aerei leggeri.<br />

L’arenile era una landa<br />

deserta e i pochi bagnanti<br />

si portavano l’ombrellone al<br />

seguito e il pranzo al sacco,<br />

poi consumavano qualche<br />

bibita al bar.<br />

È rimasto all’Ausonia per<br />

parecchio tempo?<br />

Qualche anno soltanto.<br />

Poi mi trasferii in un’altra<br />

area demaniale nei pressi della colonia EFA ODA.<br />

Feci domanda al Demanio marittimo per ottenere in concessione un pezzo di<br />

arenile per trovare una sistemazione definitiva.<br />

Il Gabbiano - 1966


È stata una prassi facile?<br />

Non tanto. Feci diversi ricorsi, diversi viaggi a Roma e finalmente negli anni<br />

Sessanta ho inaugurato lo stabilimento balneare chiamato “Gabbiano” che<br />

continua tuttora, ma gestito da mio figlio Giancarlo.<br />

Si dice che abbia conosciuto lo scrittore Scerbanenco.<br />

Si, lo conobbi nel 1957 e diventammo subito amici.<br />

Lo scrittore veniva a trovarmi al Gabbiano, portando con sé la sua Olivetti<br />

Lettera 22 e qui scriveva i famosi gialli Mondadori, nonostante la grande<br />

confusione e la musica del juke-box che non lo infastidivano, anzi diceva che<br />

lo aiutavano a ispirarsi per i suoi romanzi.<br />

Dove si stabilì a Lignano?<br />

Acquistai un terreno a Pineta, era un’area incolta dove regnavano volpi,<br />

vipere, carboni, fagiani e lepri.<br />

A quel tempo non c’era né luce né acqua e neanche fognature. La casa che<br />

feci costruire fu la prima in quella zona, poi ne seguirono molte altre.<br />

Lei potrebbe essere definito un pioniere di Lignano?<br />

Certamente, per me è un bel complimento.<br />

119


24 gennaio 2008<br />

Argelio SCARPA<br />

Intervistatrice: Wally Gigante Waddell<br />

Mentre mi recavo a Sabbiadoro per l’intervista al signor Argelio<br />

Scarpa, osservavo le cime delle montagne, nitide, incappucciate di bianco.<br />

Dopo giorni di pioggia, il sole abbagliante inondava la città, conchiglia aperta<br />

sul mare, con luminose note musicali.<br />

Il signor Scarpa, con la sua consueta gentilezza, mi ricevette nella sua bella<br />

casa nel centro di Lignano Sabbiadoro.<br />

Lei è nato a Lignano?<br />

Sono nato a Lignano, a Casa Scarpa, nel 1938.<br />

La levatrice arrivava in bicicletta da Pertegada, ma mia nonna era esperta,<br />

aveva avuto sei figli, e io sono nato prima che la levatrice arrivasse.<br />

I miei nonni, assieme a mio padre e agli zii, sono arrivati a Lignano da Cavallino,<br />

provincia di Venezia, nel 1929, l’anno del grande freddo. Si racconta che si<br />

poteva attraversare la laguna sul ghiaccio fino a Marano. All’inizio della loro<br />

permanenza a Lignano percorrevano la Lignano - Cavallino in bicicletta.<br />

Ricordo che avevano ricavato un frutteto da 18 ettari di palude. È stato il<br />

primo frutteto del Friuli. Si estendeva a ovest del cimitero, attualmente una<br />

parte è occupata dal depuratore.<br />

121


Mi racconti qualche episodio che più l’ha impressionata.<br />

Durante il periodo dell’ultima guerra, i Tedeschi che avevano occupato<br />

Lignano usavano allagare i terreni nella zona adiacente il canale Litoranea<br />

Veneta per impedire il passaggio a nemici che potevano sbarcare da quella<br />

zona, e così rendere l’accesso difficile.<br />

Il frutteto era già produttivo in quegli anni e la mia famiglia, aiutata dal signor<br />

Gastone Venturini, un amico di<br />

grande grinta, erano impegnati<br />

giorno e notte per impedire che<br />

il terreno si allagasse. Una sera,<br />

l’acqua stava superando gli argini,<br />

la mia famiglia e l’amico Gastone<br />

lavorarono con tenacia tutta la notte,<br />

tappando i buchi e salvando così<br />

il frutteto. L’economia di Lignano<br />

era allora prettamente agricola,<br />

ma il terreno necessitava di essere<br />

irrigato. Si vedono ancora, in via<br />

San Giuliano, pezzi di canalette di<br />

irrigazione in cemento costruite dal<br />

Consorzio di Bonifica.<br />

Chiuse sulla Litoranea Veneta a Bevazzana<br />

122<br />

Dov’era la vostra prima<br />

abitazione a Lignano?<br />

Abitavamo a Casa Scarpa in<br />

via Lovato, oggi trasformata nel<br />

Ristorante La Stalla. Venivamo a<br />

messa con il calesse trainato da<br />

un cavallo.<br />

Una domenica degli aerei nemici ci<br />

mitragliarono e noi ci riparammo<br />

nella stalla dove abitava una delle<br />

famiglie Bidin.<br />

Il cimitero era a Pertegada. Non<br />

Alberghi Stella e Bruni in via Udine- 1954<br />

c’era molta gente a Lignano e<br />

c’erano pochi decessi, ma quando<br />

moriva una persona i ragazzi di Lignano erano felici perché, assieme al feretro,<br />

salivano anche loro sul camion e si facevano scorazzare fino a Pertegada.<br />

Il camion della famiglia Scarpa veniva sempre utilizzato per il trasporto delle<br />

salme. Per andare in ospedale si usava la macchina sempre della famiglia


Scarpa che si prestava in simili occasioni. A parte la chiesa, le abitazioni<br />

erano poche. Ricordo l’Albergo Stella della famiglia Bruni.<br />

Ricorda qualche altro episodio che le è rimasto vivo nella mente?<br />

Ricordo i rastrellamenti che facevano i Tedeschi.<br />

Un giorno mia sorella ed io, avrò avuto cinque o sei anni, stavamo giocando<br />

sul retro della casa quando in compagnia di mio padre arrivò un tedesco<br />

armato.Questi ci prese e ci portò dalla mamma, ma prima di entrare in casa<br />

vidi una ventina di tedeschi che avevano circondato l’abitazione. Una volta<br />

entrati frugarono in tutti gli angoli: cercavano armi, radio ricetrasmittenti,<br />

partigiani nascosti. Eravamo spaventati, io poi ero sempre attaccato alle<br />

gonne della nonna.<br />

Dove ha iniziato i suoi studi?<br />

Ho frequentato la scuola elementare<br />

nella Colonia Vecchia, ex<br />

Albergo Friuli, situata vicino alla<br />

punta della penisola e vicino alla<br />

caserma della Guardia di Finanza,<br />

poi mio padre mi ha mandato a<br />

scuola di agronomia. Nel 1955<br />

mio papà, vedendo un futuro nel<br />

settore alberghiero, mi iscrisse<br />

alla scuola alberghiera di Merano<br />

dove ho studiato e conosciuto<br />

mia moglie che frequentava la mia<br />

stessa scuola.<br />

Mia moglie è di Rovereto, ha<br />

frequentato degli stages in Inghilterra, Svizzera e Austria, parla quattro lingue.<br />

Ha lavorato due anni a nord di Bolzano nell’albergo del nostro insegnante. Poi<br />

nel 1958 mi ha contattato per sapere se c’erano delle possibilità lavorative<br />

a Lignano come segretaria d’albergo. Io avevo già l’Albergo Scarpa, avevo<br />

bisogno di una segretaria e così venne a lavorare da me. Galeotto fu il lavoro<br />

in comune: nel 1959 ci siamo fidanzati e nel 1961 ci siamo sposati<br />

In che periodo avete costruito il vostro albergo?<br />

Il papà e gli zii, vedendo che i turisti sempre più numerosi cominciavano a<br />

123<br />

Hotel Friuli - Colonia marina friulana con bambini - 1930


frequentare Lignano, nel 1946<br />

costruirono l’albergo rosticceria<br />

“Alla Lanterna Verde”, in seguito<br />

ampliato diventò l’Albergo Scarpa.<br />

Ricordo che il notaio Cipolla aveva<br />

un suo recapito da noi e veniva<br />

una o due volte la settimana a<br />

stipulare contratti.<br />

Mia moglie è stata una collaboratrice<br />

ineguagliabile; con il suo aiuto,<br />

la sua spinta, le sue capacità<br />

abbiamo progredito, curando<br />

la qualità della ristorazione e il<br />

trattamento degli ospiti. Abbiamo<br />

collaborato nel lavoro e nella<br />

famiglia. Voglio includerla nella fotografia come l’ho inclusa nella mia vita.<br />

Albergo Scarpa in via Udine - 1952<br />

Argelio Scarpa e Signora<br />

Quando è stato chiuso l’Albergo Scarpa?<br />

Chi, secondo lei, ha contribuito maggiormente<br />

allo sviluppo di Lignano?<br />

Vi hanno contribuito l’impresario costruttore Tullio<br />

Gregoratti e l’impresa edile Sandri che ha fatto le<br />

prime costruzioni, più tardi l’impresa Ursella con<br />

le costruzioni di Lignano City e non solo quelle, i<br />

signori Guido Teghil e Giuseppe Piccoli che hanno<br />

lottizzato e venduto terreni edificabili.<br />

Il dottor Emilio Zatti, figura di risalto a Lignano, è<br />

stato prima di tutto un bravo dottore.<br />

Ero in fin di vita per una grave infezione intestinale,<br />

avrò avuto dieci anni, egli mi ha salvato, facendo<br />

arrivare la penicillina allora introvabile e dormendo<br />

a casa nostra perché necessitavo di frequenti<br />

iniezioni.<br />

L’Albergo Scarpa è stato chiuso nel 1976, l’anno del terremoto. Fino al 1975<br />

è stato gestito da mio padre e da mio fratello, mentre noi gestivamo dal<br />

1973 l’Hotel Atlantic dei signori Andretta.<br />

Mio padre ha aperto il Bar Scarpa di vicolo Marano, ancora funzionante<br />

come ristorante tipico friulano.<br />

124


27 gennaio 2008<br />

Marco MARIN<br />

Intervistatrice: Nelly Del Forno Todisco<br />

Marco Marin, classe 1951,<br />

è il più giovane degli intervistati,<br />

ma porta un nome pionieristico.<br />

Suo nonno Angelo, proprietario di<br />

terreni e di valli di pesca, è stato<br />

sindaco di Marano Lagunare per<br />

una decina d’anni, mentre il fratello<br />

Antonio era giudice nella stessa<br />

località.<br />

Il nonno Angelo è stato<br />

lungimirante, ha creduto subito<br />

nello sviluppo di Lignano come<br />

centro balneare e nel 1903 ha<br />

fatto costruire l’Albergo Lignano diventato alcuni anni dopo Hotel Marin,<br />

tuttora uno dei più prestigiosi e rinomati alberghi della località.<br />

Parliamo del nonno pioniere<br />

Sì, davvero pioniere. L’idea di costruire un albergo a Lignano nel 1903 è<br />

stata un’idea azzardata, se così si può dire, in quanto non c’era nulla, ma<br />

125<br />

Grand Hotel Lignano di Angelo Marin - 1930


il nonno ci ha creduto fino<br />

in fondo. Nato a Marano<br />

nel 1879, il nonno ha<br />

realizzato l’albergo, a soli<br />

25 anni d’età, fra difficoltà<br />

non comuni e con una<br />

antiveggenza che gli è stata<br />

riconosciuta in seguito. Le<br />

pietre per questa massiccia<br />

costruzione giungevano<br />

dall’Istria, a mezzo barconi,<br />

fra dune di sabbia e spiaggia<br />

selvaggia.<br />

Il nonno è stato uno dei<br />

promotori e assertore<br />

convinto dell’autonomia di<br />

Lignano, con il distacco da Latisana, impresa che egli vide coronata, così<br />

come egli riuscì a vedere il grandisoso sviluppo assunto dalla spiaggia alla<br />

quale aveva affidato, in anni lontani, il meglio della sua attività e delle sue<br />

fortune.<br />

Il nonno è stato seguito da mio padre, nato anche lui a Marano nel 1909, e nel<br />

1968 l’albergo è stato rifatto, ampliato, e ora siamo alla terza generazione.<br />

Angelo Marin con moglie figlio e nuora<br />

Al tempo del nonno Angelo c’erano turisti?<br />

La memoria storica mi dice che erano clienti ungheresi e rumeni per lo più<br />

nobili, una fascia di clientela d’élite, infatti solo una clientela di questo livello<br />

poteva venire a trascorrere lunghi periodi di ferie nella tranquilla e assolata<br />

Lignano. L’albergo era piccolo: due i piani, trentacinque le camere, le cucine<br />

erano nel seminterrato.<br />

Me lo ricordo bene, perché l’albergo è stato ristrutturato dopo.<br />

Una volta i due piani diventati<br />

realtà, l’arrivo a Lignano dei<br />

turisti non si presentava meno<br />

macchinoso. Questi arrivavano,<br />

in treno, fino a Cervignano e da lì<br />

venivano accompagnati a Marano<br />

da dove, in barca, giungevano a<br />

Lignano in quella che è la darsena<br />

odierna.<br />

La fatica, comunque, era ben<br />

ripagata dalla fedeltà dei primi<br />

Pontile da sbarco - 1913<br />

126


ospiti, signori bene della Mitteleuropa che ritornavano anche gli anni<br />

successivi, facendo, nel contempo, buona pubblicità alla struttura. L’Hotel<br />

ha sempre avuto una bella clientela, sia ai tempi della Belle Epoque sia oggi,<br />

annoverando professionisti prestigiosi, ma anche letterati di valore come<br />

Carlo Sgorlon.<br />

Ricordo che le signore scendevano a cena in abito da sera, avevano un fascino<br />

particolare e un modo di vivere diverso.<br />

Ai tempi dei miei genitori le ferie erano vissute in maniera diversa, tutto era<br />

più tranquillo, la clientela si fermava in albergo un mese, anche un mese<br />

e mezzo. Ora la clientela può essere considerata medio alta e si ferma in<br />

albergo una settimana, anche talvolta un solo week-end.<br />

È cambiato, insomma, il modo di fare ferie.<br />

Che cosa ricorda della Lignano degli anni Sessanta?<br />

La mia infanzia è stata meravigliosa. Uscivo e avevo la spiaggia davanti<br />

all’albergo. Di sera toglievano gli ombrelloni e li rimettevano la mattina.<br />

Andando verso il faro, c’era una colonia marina e poi la palude con fiori<br />

palustri dagli splendidi colori rosa e viola, poi non c’era più nulla.<br />

Dove oggi c’è “Terra-Mare” c’erano vigneti e un campo di calcio con cabine<br />

che fungevano da spogliatoi. C’era qualche costruzione dopo la chiesa, City<br />

non esisteva ancora e a Pineta c’era solo il centro.<br />

Fino agli anni Sessanta Lignano era una meraviglia dal punto di vista<br />

paesaggistico e naturalistico, la natura era incontaminata: un sogno.<br />

Ora ci sarebbe da mantenere il livello turistico acquisito negli anni, io conosco<br />

molto bene la costiera adriatica e posso dire che Lignano è curata, signorile,<br />

molto più bella di altre località.<br />

Cercherei di mantenerne il prestigio, di conservarne la spiaggia e di valorizzare<br />

la città che è, per nascita, turistica nel vero senso della parola.<br />

Io sono innamorato di Lignano e perciò non posso parlarne che bene.<br />

Ha particolari ricordi legati alla sua infanzia?<br />

Ricordo mio nonno: un uomo grande, imponente, dava suggestione, mentre<br />

mia nonna era piccola, formavano uno strano articolo “il“.<br />

Quando io ero ragazzino c’era già mio papà che si occupava dell’albergo<br />

assieme a mia mamma, romagnola e di professione maestra, che ha lasciato<br />

l’insegnamento per dedicarsi alla gestione dell’albergo.<br />

Ricordo il grande senso di libertà: libertà di correre sulla spiaggia, libertà di<br />

non avere timori perché tutto era più tranquillo, libertà di prendere la bici e<br />

di correre fino alla Val Pantani senza pericoli, libertà di giocare…<br />

127


Cacciatore in barena -1927<br />

Ama la caccia e la pesca?<br />

Noi avevamo una riserva di caccia, la Val Pantani,<br />

e da piccolo andavo a caccia di una grande<br />

varietà di anatre selvatiche con mio padre.<br />

Risento il tonfo dei remi del barcaiolo, non<br />

rumore di motore, rivedo gli stampi delle anatre<br />

depositati sullo specchio d’acqua, tutto intorno<br />

silenzio, solo silenzio.<br />

In valle c’era una casetta di caccia e lì ci riunivamo,<br />

tutto era meraviglioso e la mia infanzia è stata<br />

davvero felice.<br />

Tra Aprilia Marittima e Lignano c’era la riserva<br />

di pesca, si seminavano gli avannotti e poi si<br />

pescavano: era insomma una pesca naturale. Il<br />

pesce era ottimo, il sapore del pesce è dovuto a<br />

ciò che il pesce mangia, al fondale.<br />

Era un modo di vivere all’aperto, libero, senza<br />

alcun problema, a contatto con la natura. E dopo<br />

tutti al focolare a mangiare il pesce pescato.<br />

Vado ancora a caccia e a pesca, ma ora tutto è cambiato, l’atmosfera non<br />

è più la stessa, Il rapporto uomo/natura dovrebbe rimanere inalterato nel<br />

tempo, ma l’uomo ha un atteggiamento poco rispettoso verso di essa, non sa<br />

amarla, non sa godere delle sue bellezze, né sa cogliere, nella giusta maniera,<br />

quello che essa dà.<br />

Che rapporti ha Lignano con la natura?<br />

Ha senz’altro buoni rapporti.<br />

D’estate c’è la possibilità di fare lunghe passeggiate sia a piedi che in bicicletta<br />

in mezzo al verde, lungo la laguna, sul lungomare e nei percorsi ciclabili che<br />

incentivano a vivere in simbiosi con le meraviglie che la natura offre.<br />

È un piacere assistere al calar del sole sulla laguna, come pure ripararsi<br />

dalla calura sotto i rami rigogliosi dei numerosi alberi, anche secolari, che<br />

caratterizzano la nostra località.<br />

D’inverno le passeggiate sulla spiaggia sono splendide, nelle belle giornate<br />

l’aria è talmente limpida che si vede Grado e perfino il golfo di Trieste, si gode<br />

del Tagliamento, della pineta, della laguna.<br />

Lignano ha una posizione splendida e una spiaggia d’oro, non per niente è<br />

detta Sabbiadoro.<br />

128


2 febbraio 2008<br />

Renato CHIARUTTINI<br />

Intervistatrice: Wally Gigante Waddell<br />

Mentre intervistavo il signor Armando Ferro, egli continuava a dirmi<br />

che il suo amico Renato Chiaruttini aveva una memoria formidabile e che<br />

mi avrebbe senz’altro raccontato molti episodi<br />

della storia di Lignano. Lo presi in parola e mi<br />

feci accompagnare da lui al numero civico 95 di<br />

via Casabianca.<br />

Il signor Renato Chiaruttini, persona<br />

gentile e molto attiva, è stato contento di parlare<br />

della sua Lignano.<br />

Per non dimenticare nulla ha fatto scrivere a<br />

suo nipote i nomi di tutte le famiglie presenti sul<br />

territorio lignanese negli anni 1935-1940.<br />

Da dove proviene la sua famiglia?<br />

I miei nonni arrivarono a Lignano nei primi anni<br />

del 1900 da San Giorgio di Nogaro. Arrivarono<br />

con la barca, partendo da Marano.<br />

Qui iniziarono costruendo una baracca di legno.<br />

129<br />

Pietro Chiaruttini con figlia e nuora


Albergo Alla Pineta - 1910<br />

Portale “Alla Pineta”<br />

Strada per Lignano - 1911<br />

130<br />

Oltre ad abitazione, la baracca<br />

serviva da ristorante per gli operai<br />

che stavano bonificando Lignano.<br />

Dopo pochi anni iniziarono la<br />

costruzione dell’Albergo Alla Pineta<br />

in via Latisana, all’incrocio con viale<br />

Italia. Ora non esiste più, è stato<br />

demolito nell’ottobre del 2005.<br />

Da dove proveniva il materiale<br />

per la costruzione?<br />

Gran parte dei materiali e delle persone stesse<br />

venivano trasportati via laguna, da Precenicco o da<br />

Marano.<br />

Le prime strade, bianche, di Lignano sono state viale<br />

Italia, via Latisana e via Casabianca tutta pietre e<br />

sassi.<br />

Di quante persone era composta la famiglia dei<br />

suoi nonni?<br />

C’era il nonno Pietro, la nonna Angela e cinque figli<br />

tra i quali mio papà Guido detto Ciro.<br />

L’Albergo Alla Pineta aveva un piccolo bar con la<br />

licenza di Sali e Tabacchi, la prima licenza in Lignano.<br />

Mio padre andava in bicicletta a Latisana a rifornirsi.<br />

Egli sposò Elisabetta Lepore. Nel 1924 è nato mio<br />

fratello Giacomo, nel 1929 nacqui<br />

io e nel 1933 mio fratello Pietro.<br />

La nonna Angela morì nel 1935 e<br />

nonno Pietro nel 1937. Poi morì<br />

mia madre nel 1939.<br />

Nel 1940 mio padre si trovò in<br />

difficoltà finanziaria e vendette<br />

l’Albergo Alla Pineta. Ci trasferimmo<br />

in via Udine dove aprì un bar,<br />

trasferendovi la licenza di Sali e<br />

Tabacchi. Per le sue idee politiche<br />

gli fu revocata la licenza per darla<br />

a uno iscritto al Partito fascista.


Successivamente ci trasferimmo nell’Albergo<br />

Alberini, ma nel luglio seguente una tromba<br />

d’aria distrusse tutto.<br />

Mio padre si risposò con la signora Candida,<br />

una brava cuoca dei nostri alberghi. In una gara<br />

di cucina vinse il primo premio. Candida aveva<br />

promesso a mia madre che avrebbe badato a<br />

noi, lo fece fino all’età di ottantaquattro anni,<br />

anno della sua morte.<br />

Conservo tanti ricordi di lei. Un giorno, correndo<br />

verso casa scalzo, un chiodo mi si conficcò<br />

nel piede sinistro. A casa, Candida, visto che<br />

non riusciva a toglierlo con le mani perché era<br />

penetrato troppo a fondo, me lo tolse con i<br />

denti e mi disinfettò con acqua e aceto. Andò<br />

un momento in cucina e quando uscì io stavo già<br />

correndo sulla spiaggia. Ero una vera peste!<br />

Com’era la scuola ai suoi tempi?<br />

Era molto più severa di oggi. C’erano pochi scolari e in una sola classe c’erano<br />

bambini di diverse età. Se ti comportavi male, arrivavano le bacchettate o si<br />

andava dietro la lavagna inginocchiati sui sassi.<br />

Un giorno, con i miei compagni, siamo rimasti chiusi<br />

per punizione nell’aula per più di un’ora, mentre gli<br />

altri andavano a casa.<br />

Mentre il maestro stava portando fuori il cane, noi<br />

abbiamo aperto la finestra e siamo scesi lungo la<br />

grondaia.<br />

Durante il periodo mussoliniano, per crescere<br />

sani e forti, bisognava fare ginnastica e a seconda<br />

dell’età si era “Figli della Lupa“, “Balilla“...<br />

Per quindici giorni all’anno ci facevano prendere<br />

l’olio di merluzzo.<br />

Io ho frequentato solo le classi elementari.<br />

D’estate i miei compagni e io giocavamo ai “banditi“,<br />

a calcio con palloni di pezza, nuotavamo, avevamo<br />

imparato da soli a nuotare! In laguna costruivamo<br />

degli scivoli con la melma, scivolando a volte ci<br />

tagliavamo con le conchiglie.<br />

D’inverno andavamo a pescare, a raccogliere legna<br />

per il fuoco e ci arrampicavamo sulla grande quercia<br />

131<br />

Guido Chiaruttini con la moglie Elisabetta Lepore<br />

Piccoli Balilla presso il Ristorante “da Marchetto”


Cippo in via Latisana<br />

di via Verona, simbolo di Lignano, ora stretta tra<br />

le case.<br />

Degno di nota è anche il cippo di viale Italia - pietra<br />

miliare statale - posato sulla strada statale 354<br />

che dalle Crosere arrivava fino in fondo a via<br />

Latisana.<br />

Nel 1973, con Decreto Ministeriale, la strada da<br />

statale è diventata comunale.<br />

Chi erano i suoi amici?<br />

I miei amici preferiti erano Felice Fanotto, Giovanni<br />

Bonafè, Gianni Pittoni, Sergio e Ugo Bidin, Angelo<br />

Fraulin, Cesare De Minicis, Giuliano Chiarparin e<br />

Roberto Venaruzzo.<br />

Noi bambini abbiamo aiutato gli operai nella<br />

costruzione della Chiesa S. Giovanni Bosco.<br />

Per la Prima Comunione indossavo un vestito<br />

fatto dalla Candida con la stoffa di un vestito di<br />

mia mamma, pantaloncini corti e scarpe da ginnastica.<br />

Ricorda un episodio in particolare?<br />

Per l’inaugurazione del lungomare Trieste e della Colonia Marina, negli anni<br />

1935/1940, è venuto a Lignano il principe Umberto di Savoia che si presentò<br />

alla gente dal balcone di Villa Bignami, sul lungomare. Aveva preso alloggio a<br />

Villa Moretti.<br />

Anche il Podestà arrivò in<br />

visita da Latisana a cavallo,<br />

con consiglieri e familiari<br />

e seguito da diversi cani<br />

levrieri.<br />

A quei tempi c’era solo<br />

la Guardia di Finanza<br />

che controllava il traffico<br />

marittimo, in particolare.<br />

I Carabinieri venivano a<br />

Lignano una volta alla<br />

settimana e noi bambini, se<br />

li vedevamo, andavamo a<br />

nasconderci.<br />

Carabinieri sul lungomare<br />

132


20 febbraio 2008<br />

Olindo VALERI<br />

Intervistatrice: Maria Longo Coccetti<br />

La nostra chiacchierata avviene al Centro Civico dove il signor<br />

Olindo arriva in bicicletta. Prende il suo bastone ed entra. È un signore alto,<br />

imponente, ma pacato, tranquillo e disponibile.<br />

È nato a Cessalto il 21 gennaio 1924, secondo di otto figli.<br />

Signor Valeri, quando è arrivato a Lignano?<br />

Nel 1942 mio padre Angelo<br />

lavorava all’ANAS a San Michele al<br />

Tagliamento, quando un ragioniere<br />

gli propose di sistemarsi con la<br />

famiglia a Lignano, come mezzadro<br />

dei signori Andretta.<br />

La casa “La Pergola” in cui ci<br />

trasferimmo era nuova e grande,<br />

tuttora esistente vicino al Gambero<br />

Rossonero, ma convertita, credo in<br />

mini appartamenti. Io allora avevo<br />

diciotto anni, mio fratello Romeo<br />

venti. Mario Andretta con Angelo Valeri - 1942<br />

133


Lavoravamo tutti in famiglia, coltivando granoturco,<br />

patate, viti, alberi da frutta. Il sessanta per cento del<br />

prodotto era nostro e il quaranta per cento andava<br />

al padrone.<br />

C’era molta selvaggina in giro, ma a liberarcene ci<br />

pensavano le volpi, visto che nel nostro fondo la<br />

caccia era proibita.<br />

Intorno a noi c’era solo bosco, l’unica strada di<br />

collegamento era via Latisana.<br />

Quali erano i suoi divertimenti di allora?<br />

Si passava il tempo libero in osteria a giocare a carte.<br />

I posti di ritrovo erano tre: l’Albergo Stella, il Bar<br />

Moretti e, giù verso la darsena, il locale Alla Pineta.<br />

In ottobre a San Zaccaria si celebrava la festa della<br />

Madonute e vi si svolgevano varie gare: la corsa<br />

nei sacchi, la mangiata di pastasciutta con le mani<br />

legate dietro la schiena, l’albero della cuccagna, il<br />

mio preferito perché riuscivo a prendere qualche<br />

bottiglia di vino o un salame.<br />

Marcello Valeri e Rino Moro. Aratura via Verona<br />

Com’era Lignano nel dopoguerra?<br />

Nel dopoguerra si cominciò a costruire, mio fratello e io ci dedicammo<br />

all’edilizia prima come manovali, poi come muratori. Mio fratello, dapprima,<br />

prese in gestione un albergo in centro, poi se ne costruì uno che tuttora porta<br />

il suo nome “Romeo“.<br />

Io, intanto, mi costruii una casa verso il centro in via Tarcento, angolo via dei<br />

Platani, e nel 1961 aprii con la mia famiglia un’attività di bar-ristorante, il bar<br />

Laguna che affittava anche camere. Mia moglie e i figli gestivano il bar, io mi<br />

dedicavo all’edilizia.<br />

Ho costruito diverse case e ville, ma dopo il 1960 ho lavorato soprattutto a<br />

Lignano Pineta con la ditta Ursella.<br />

Ho continuato questo lavoro con mio figlio Angelo, mentre mio figlio Armando<br />

ha gestito il bar-ristorante fino allo scorso anno quando è stato demolito.<br />

Per me era piacevole stare nel mio locale, perché era frequentato da tanta<br />

gente: italiani, austriaci, tedeschi. Si parlava, si stringevano amicizie e gli<br />

ospiti tornavano ogni anno.<br />

Finché il mio locale è rimasto aperto, io passavo lì le mie giornate.<br />

Il periodo migliore per Lignano è durato fino agli anni Ottanta.<br />

134


17 marzo 2008<br />

Rita NORO<br />

Intervistatrice: Mariella Piutti Fabris<br />

La Signora Rita Noro è da tutti conosciuta, stimata e apprezzata<br />

come la levatrice Rita.<br />

Originaria di Tarcento dove è nata nel 1928, si è diplomata ostetrica<br />

nel 1950 dopo aver frequentato la scuola presso l’ospedale di Udine.<br />

Per alcuni anni ha esercitato la sua professione nella propria cittadina.<br />

Signora Rita, quando è arrivata a Lignano?<br />

Sono arrivata il primo maggio del 1957. Allora nella splendida penisola<br />

friulana vivevano circa duemila persone e la località non era altro che una<br />

frazione del Comune di Latisana.<br />

Si è, quindi, sposata a Lignano?<br />

Sì, e tuttora vivo qui con mio marito Tarcisio. Dalla nostra unione è nato<br />

Sergio che attualmente vive a Milano con la propria famiglia, per ragioni di<br />

lavoro.<br />

135


Come è stato il suo primo periodo di vita in questa località?<br />

È stato un periodo di intenso lavoro. I bambini lignanesi venivano alla luce tutti<br />

in casa, quindi assistevo ai vari parti, ma non solo, davo pure assistenza alle<br />

puerpere a domicilio, spostandomi da una abitazione all’altra in bicicletta.<br />

Qual era il suo orario di lavoro?<br />

Non c’erano né orari né festività da rispettare.<br />

Ero sempre pronta ad accorrere con tutti i tempi dove la mia presenza era<br />

necessaria.<br />

Quanti bambini ha fatto nascere a Lignano?<br />

Oltre 160 sono i bambini che ho aiutato a venire al mondo dal 1957 al<br />

1973, anno in cui ho raggiunto il limite d’età pensionabile.<br />

Negli ultimi anni però le nascite sono avvenute in ospedale, ora non ci sono più<br />

bambini che nascono in casa, tutti si rivolgono alle strutture ospedaliere.<br />

Nel corso della sua professione si è mai sentita un po’ psicologa?<br />

Diverse volte, la gente aveva bisogno di assistenza psicologica nelle varie<br />

difficoltà della vita.<br />

A volte era più necessaria una buona parola, una parola di conforto che cure<br />

mediche.<br />

C’è un momento particolare della sua vita professionale che ricorda<br />

maggiormente?<br />

L’inverno 1976/77 quando a Lignano sono giunti moltissimi terremotati<br />

dall’Alto Friuli.<br />

Dopo la seconda terribile scossa di terremoto del mese di settembre, molti<br />

friulani hanno dovuto abbandonare le proprie case per paura di altre scosse<br />

sismiche e di ulteriori assestamenti del terreno.<br />

Lignano è stato uno dei comuni che ha ospitato il maggior numero di sfollati,<br />

diverse migliaia.<br />

In quei mesi ho collaborato con le assistenti sociali per aiutare le famiglie in<br />

difficoltà, soprattutto mamme e bambini .<br />

136


Ha incontrato molte persone nel corso della sua vita professionale?<br />

Sì, ce ne sono state parecchie, ma in particolar modo voglio ricordare con<br />

stima e rispetto il nostro medico condotto per moltissimi anni, il dottor<br />

Emilio Zatti, anche lui arrivato a Lignano giovanissimo e che ora, purtroppo,<br />

è venuto a mancare.<br />

Cosa augura ai Lignanesi di oggi?<br />

Auguro che a Lignano possa crearsi una maggior vita sociale, com’era un<br />

tempo quando eravamo meno benestanti, ma più sereni e ci sentivamo tutti<br />

una grande famiglia.<br />

137<br />

Rita Noro con il dottor Zatti - colonia 1957


31 marzo 2008<br />

Maria Grazia e Pietro BELLETTI<br />

Intervistatrice: Mariella Piutti Fabris<br />

Da molti anni conosco la signora Maria Grazia Belletti, nata a Parenzo<br />

il 22 marzo 1941, e il fratello Pietro, nato pure lui a Parenzo il 9 agosto del 1943.<br />

Sono due persone molto gentili e disponibili a raccontare la loro storia.<br />

Da dove proviene la vostra famiglia?<br />

I nostri genitori Giuseppe e<br />

Giuseppina erano tutti due<br />

nati e residenti a Parenzo,<br />

città della ex Iugoslavia,<br />

erano grossi proprietari<br />

terrieri e negozianti.<br />

La famiglia Belletti era<br />

una delle più facoltose di<br />

Parenzo ed erano proprietari<br />

della prima autovettura<br />

della nostra città e nostro<br />

padre aveva assunto un<br />

autista in quanto non aveva<br />

la patente.<br />

139<br />

Famiglia Belletti - 1953


In che anno e per quali ragioni siete arrivati a Lignano?<br />

Siamo arrivati a Lignano nel 1953 a causa delle tristi e dolorose vicende<br />

dell’esodo istriano.<br />

La nostra partenza risale al giugno del 1949, in quanto era oramai impossibile<br />

vivere a Parenzo a causa dell’occupazione da parte di Tito.<br />

In un primo tempo siamo stati ospiti a Trieste dal fratello di mio padre, poi<br />

abbiamo abitato a Lugugnana per circa sei mesi, poi a Paludo di Latisana e<br />

infine abbiamo raggiunto Lignano.<br />

Con quale attività avete iniziato una nuova vita a Lignano?<br />

La mamma, a Parenzo, gestiva una rivendita di tabacchi, perciò le fu concesso<br />

di aprire la stessa attività a Lignano<br />

All’inizio la rivendita era situata in via Aquileia, dopo alcuni anni fu trasferita<br />

in via Tolmezzo dove esiste tuttora con un’altra gestione.<br />

Com’era la Lignano di allora?<br />

A quel tempo il turismo cominciava a muovere i primi passi, gli abitanti non<br />

erano numerosi, noi ci siamo ambientati subito, anche perché la nostra città<br />

di origine era un posto di mare simile a Lignano<br />

Come siete stati accolti dai Lignanesi?<br />

Possiamo dire di essere stati accolti benevolmente, anche se qualcuno,<br />

prevenuto nei nostri confronti, ci chiamava “slavi“ e pensava che avessimo<br />

molte agevolazioni.<br />

Avete avuto difficoltà ad inserirvi nel tessuto sociale di Lignano?<br />

No, come abbiamo detto siamo stati accolti bene, abbiamo trovato molta<br />

disponibilità negli ambienti locali come pure nella scuola.<br />

Chi di voi ha sofferto maggiormente per l’esodo?<br />

Naturalmente i nostri genitori, ma cominciarono con grande coraggio questa<br />

loro nuova vita. Noi, invece, eravamo ancora piccoli per renderci conto degli<br />

avvenimenti che ci avevano coinvolti.<br />

140


I vostri figli hanno conosciuto la vostra terra d’origine?<br />

Si, abbiamo trasmesso anche a loro<br />

l’amore per quella terra, anche se loro si<br />

sentono del tutto lignanesi e amano molto<br />

la loro città.<br />

141<br />

Famiglia Belletti - aprile 1990


14 aprile 2008<br />

Giorgio VENTURINI<br />

Intervistatrice: Nelly Del Forno Todisco<br />

Il capitano Giorgio Venturini mi<br />

accoglie nella sua Agenzia nautica. L’ ufficio<br />

è spazioso, al di là della vetrata, schermata<br />

da una tenda, filtra il sole e si percepisce la<br />

laguna. Il posto è incantevole.<br />

Ci siamo adagiati in comode poltrone e<br />

il signor Venturini, classe 1935, inizia a<br />

parlare, lasciandosi cullare dai ricordi.<br />

Quando e perché i suoi sono arrivati a<br />

Lignano?<br />

Mia mamma è arrivata a Lignano da<br />

Trieste nel 1928 come assistente sanitaria<br />

visitatrice dell’Opera Nazionale Maternità<br />

e Infanzia, con il compito precipuo di<br />

combattere la malaria. Incontro ancora delle<br />

persone che mi raccontano di quando mia<br />

madre li obbligava, da bambini, a prendere<br />

le pastiglie antimalariche.<br />

143<br />

Eleonora Alberti Venurini - 1932


La sua funzione, però, non era solo quella<br />

di fare guerra alla malaria, ma anche di<br />

occuparsi delle persone anziane, affidandole<br />

alle case di riposo, e di inserire i ragazzi nelle<br />

colonie marine e/o montane.<br />

Mio papà è venuto a Lignano con la ditta di<br />

un suo zio, la Toffano-Battelona, incaricata<br />

di sistemare i pali di sostegno, in cemento,<br />

per la costruzione della seconda terrazza a<br />

mare.<br />

I miei si sono incontrati a Lignano, dal loro<br />

matrimonio sono nati quattro figli: Fabio vive<br />

in Brasile con la sua famiglia, Silvia è negli<br />

Stati Uniti, Paolo è il più piccolo e io sono<br />

il primogenito. Mia madre, avendo scelto<br />

di partorire a Venezia, è dovuta rientrare in<br />

barca a Lignano con un bebè di pochi giorni<br />

di vita.<br />

Quando l’imbarcazione è arrivata sul<br />

Tagliamento, un intenso vento di scirocco,<br />

misto a pioggia, ha cominciato a soffiare e la mamma è dovuta scendere a<br />

terra con me in braccio per trovare riparo sotto un pino, in attesa che il vento<br />

si placasse e si potesse percorrere l’ultimo tratto. È da dire che sono nato il<br />

1° ottobre!<br />

Toffano detto Battelona impresario<br />

Siete sempre rimasti a Lignano?<br />

No, dopo la nascita del secondogenito, la mamma è stata trasferita dapprima<br />

a Fanna in Croazia e poi a Villa del Nevoso in Slovenia, territori allora italiani,<br />

dove siamo rimasti fino a quando i partigiani hanno cominciato a perseguitare<br />

i residenti di nazionalità italiana.<br />

Mia madre ha assunto quindi servizio a Claut, Barcis e Cimolais e per un<br />

periodo abbiamo abitato a Maniago, poi, stanca dei vari trasferimenti, ha<br />

seguito il consiglio di papà e ha lasciato il lavoro.<br />

Dopo la liberazione siamo rientrati a Lignano.<br />

Lo scoppio di una gomma del camion appena comperato, firmando non<br />

poche cambiali, ci ha portato via il papà a soli quarantadue anni. L’incidente<br />

è accaduto nel 1949, anni di grande miseria, anche a Lignano<br />

Mio padre aveva dei mosconi che furono, alla sua morte, sequestrati e messi<br />

all’asta. Alcune persone benestanti di Lignano hanno partecipato all’asta, li<br />

hanno acquistati e ce li hanno riconsegnati. Un’azione davvero sorprendente!<br />

Abbiamo, così, potuto riorganizzarci e ripartire, seppur da zero.<br />

144


Hai dei ricordi particolari del periodo bellico e/o postbellico?<br />

Ricordo che i Tedeschi hanno fatto esplodere l’argine del canale e hanno<br />

allagato tutta la parte nord di Lignano quella che va dalla zona Coin a casa<br />

Burgato, per intenderci.<br />

Mio padre è andato con il cavallo a sistemare sacchetti di sabbia per fermare<br />

l’acqua. È intervenuto poi il signor Burgato con l’idrovora per togliere del<br />

tutto l’acqua dai campi.<br />

Ho un ricordo nitido di quando i bombardieri, tornando dalla Germania o<br />

dall’Austria, passavano sopra di noi per andare al sud e scaricavano tutte le<br />

bombe in mare.<br />

Altro ricordo è la TODT: gli uomini erano obbligati a lavorarvi per costruire<br />

dei fortini, ce n’erano diversi a difesa della costa. Ora è rimasto solo il bunker<br />

vicino alla Caserma della Finanza.<br />

A mezzogiorno i lavoratori avevano diritto alla zuppa con dentro un pezzo di<br />

salame o di anguilla affumicata, si faceva la fila per prendere la gamella nella<br />

zona della Terrazza a Mare, me lo ricordo perché andavo spesso a ritirare il<br />

rancio.<br />

Un giorno c’è stato un bombardamento: un fuggi fuggi generale, gente che<br />

correva, che si buttava in mare, mi ricordo il pontile pieno di biciclette a terra<br />

e di zuppa sparpagliata.<br />

Com’era Lignano negli anni Cinquanta?<br />

Cominciava a crescere, con pochi soldi allora si comperava un pezzo di terra,<br />

di 500/600 mq e si costruiva un piano che si affittava e dopo un paio d’anni<br />

si costruiva un secondo piano.<br />

Piccole case sorgevano lentamente e un po’ dappertutto. Le strade erano<br />

tutte bianche, non c’erano strade asfaltate.<br />

In questa zona e fino al cimitero odierno c’erano le case coloniche abitate<br />

dalle famiglie Zanata, Fanotto, Moro, Battistella, Bidin e Valeri, erano tutte<br />

case di proprietà dei signori Andretta. Un fattore girava in motocicletta di<br />

casa colonica in casa colonica per dirigere e controllare i lavori agricoli. Al di<br />

là c’era la grande tenuta Gaggia con le sue officine.<br />

Nel 1958 Lignano, frazione di Latisana, si è ribellata al Comune di<br />

appartenenza, incatenando il ponte girevole affinché non si potesse più<br />

chiudere.<br />

Allora io navigavo. Essendo a casa tra un imbarco e l’altro, mi sono recato<br />

dalla darsena al ponte girevole con una barca di pescatori, e in un certo qual<br />

modo ho partecipato all’operazione!<br />

145


Dove abitava la sua famiglia?<br />

L’ultima nostra abitazione è stata la Villa Ferrari sul lungomare, la quarta<br />

dopo la Terrazza a Mare, andando nella direzione della Colonia.<br />

L’ingegnere Ferrari sovrintendeva ai lavori di costruzione delle canalette di<br />

irrigazione.<br />

Finita la guerra, i partigiani l’hanno preso, portato in bosco per eliminarlo, ma<br />

la pistola ha fatto cilecca per ben tre volte e lui, uomo massiccio e robusto, li<br />

ha presi a calci ed è scappato.<br />

Non sentendosi del tutto sicuro e per non essere solo nella villa buia e isolata,<br />

infatti dietro c’era un grande orto e sulla sinistra un grande spazio dove oggi<br />

c’è la Villa Mucci, ha invitato dei Lignanesi a venir a vivere a casa sua.<br />

Passato il periodo difficile, l’ingegnere ha ben pensato di sfrattare tutti. Mia<br />

mamma, allora, ha costruito la casa in via Latisana dove oggi c’è l’ufficio di<br />

Paolo, la prima casa a essere edificata su quel lato della strada.<br />

Lei navigava?<br />

Sì, nel 1950, durante l’estate, ho fatto il mozzo sulla motonave “Aristide“<br />

di Cosulich il povero, un’imbarcazione talmente sgangherata da far definire<br />

Cosulich “povero“.<br />

Quei mesi da mozzo mi sono serviti moltissimo, al nautico conoscevo molte<br />

più cose degli altri.<br />

Nel 1955 mi sono imbarcato come allievo ufficiale e ho navigato per circa<br />

otto anni.<br />

Rientrato definitivamente a Lignano, mi sono dedicato alla pesca di cape<br />

lunghe con tre barche da pesca turbo soffianti atte a prendere i cannolicchi,<br />

ho cominciato assieme<br />

al signor Serafin al<br />

quale io davo consigli<br />

di tipo marinaro, e lui<br />

a me di tipo tecnico.<br />

Per quel tipo di pesca<br />

siamo stati tutti allievi<br />

di Giovanni Serafin<br />

che aveva un genio<br />

meccanico notevole<br />

e sapeva recuperare<br />

il pezzo giusto per la<br />

soluzione di qualsiasi<br />

problema meccanico.<br />

Le barche, infatti, erano<br />

Barca turbo soffiante di Giorgio Venturini<br />

146


fatte tutte con pezzi di recupero: l’ancora, sulla mia prima barca, veniva<br />

issata con un aggeggio con il quale l’ospedale di Latisana tirava su i pentoloni<br />

della minestra, il cesto veniva girato da una binda delle Ferrovie dello Stato,<br />

c’erano tubi e tubicini ovunque e il motore, il primo in assoluto, era un vecchio<br />

motore del 1934, abbandonato dopo la campagna d’Africa.<br />

Insomma, io trovavo le barche e le attrezzavo, le armavo per quel genere di<br />

pesca.<br />

Quando si ritornava dal mare la sera, c’era già il camion che ci aspettava per<br />

caricare il pescato e portarlo al mercato di Venezia.<br />

Abbiamo così lavorato per circa cinque anni, poi le barche nostre e di altri<br />

lignanesi sono diventate otto, infine, sono intervenuti i maranesi che erano<br />

molto meglio attrezzati di noi.<br />

Poi ha aperto l’Agenzia nautica?<br />

Alla fine degli anni Sessanta ho aperto l’Agenzia per le patenti nautiche, per<br />

il collaudo per le barche da diporto e per tutto quello che c’era da fare nella<br />

nautica sportiva.<br />

Mi sono subito reso conto che tutto ciò che è inerente alle cose di mare mi<br />

è confacente e ciò che ho imparato da giovane mi è rimasto come un dono<br />

prezioso per il mio lavoro.<br />

Decisamente il mare è il mio habitat!<br />

Come ha trascorso la sua infanzia?<br />

La mia infanzia e la mia prima giovinezza sono state felicissime e totalmente<br />

libere. Andavo a caccia di tartarughe, facevo tutti i bracconaggi possibili.<br />

Ricordo che c’era una fila enorme di proiettili tedeschi, rimasti abbandonati<br />

per anni dopo la guerra, e una fila di bombe da mortaio dentro cassettine<br />

poste sul lungo darsena. Io e Guido Bonafé tiravamo fuori dai proiettili la<br />

balistite con la quale facevamo giochi pericolosi, fortunatamente ci è andata<br />

sempre bene.<br />

Ovunque c’erano armi ex tedesche, ne abbiamo prese diverse e nascoste<br />

sul tetto del cinema di via Udine. Franco Bivi sparava sul lungomare a coloro<br />

che andavano a cape nelle secche e io, a dieci anni, sparavo in via Udine agli<br />

uccellini, ne ho uccisi a centinaia, e dire che oggi sono attento alla natura, la<br />

rispetto.<br />

Pensi che ieri mi sono nate quindici papere, una bellezza!<br />

147


Che differenza tra la Lignano di oggi e quella della sua gioventù?<br />

Si può dire che Lignano sia sorta intorno alla darsena, nata come idroscalo,<br />

e al lungomare, costruito come pista di atterraggio. I primi turisti arrivavano<br />

in barca da Marano, il treno a cavalli su rotaie li aspettava per portarli in<br />

spiaggia.<br />

Esisteva solo via Udine, il primo tratto di viale Italia, qui c’era solo il pontile<br />

della Caserma della Finanza, in piazza Fontana c’era Villa Moretti, in fondo la<br />

chiesa e al di là una grande estensione di bosco.<br />

Da piazza Fontana alla chiesa c’erano due case: la casa della famiglia Zen,<br />

dove oggi c’è il negozio di articoli sanitari, e un’altra costruzione.<br />

Sul lungomare, a destra della Terrazza a Mare, c’erano sei case, più in là le<br />

Ville degli Orbi, la Villa Osservatorio, la Villa Andretta in mezzo al bosco e la<br />

Colonia, poi più nulla. A quel tempo tutti ci conoscevamo.<br />

Quando mi sono imbarcato Lignano Pineta era un bellissimo bosco, quando<br />

sono tornato era una città!<br />

La Regione, poi, con una legge ad hoc ha sovvenzionato la costruzione di<br />

molti alberghi e Lignano è cambiata in breve tempo, diventando la città che<br />

conosciamo.<br />

148


15 aprile 2008<br />

Tranquilla PARON RIDOLFO<br />

Intervistatrice: Maria Longo Coccetti<br />

La signora Tranquilla, detta Tilla, bionda, magra ed elegante, mi<br />

accoglie nel suo negozio di generi alimentari sito in via Udine e, tra un cliente<br />

e l’altro, instancabile ed espansiva mi dice di essere nata a Rivignano il 22<br />

aprile del 1932 e mi racconta di sé.<br />

Quando è arrivata a Lignano?<br />

Sono arrivata a Lignano esattamente il 2 maggio del 1950 alle due del<br />

pomeriggio - in cinque su di una “Topolino“ - con la famiglia di mia cugina<br />

Bulfoni, che gestiva la Capanna d’Oro. Non avevo mai visto il mare.<br />

Ai miei occhi apparve una grande distesa increspata di color verde sotto<br />

una luce meravigliosa e io esclamai: “Che grande campo ben arato!“. Tutti<br />

scoppiarono a ridere.<br />

A Lignano il mio compito era occuparmi del figlio di mia cugina, espletavo<br />

anche altre mansioni.<br />

Nel tempo libero, con le ragazze che lavoravano nel locale, andavo nella zona<br />

della Terrazza a Mare ad ascoltare musica, e ridevamo nel sentire ridere gli<br />

altri. Ho lavorato alla Capanna d’Oro per ben quattro stagioni.<br />

149


150<br />

Come ha conosciuto suo marito?<br />

Mio marito Piero, originario di<br />

Latisana, era commesso nel<br />

negozio di generi alimentari della<br />

famiglia Bruni, che poi gli fu<br />

ceduto<br />

Il negozio è rimasto sempre lo<br />

stesso, la strada allora finiva in<br />

piazza Fontana, in un angolo della<br />

quale si trovava la meravigliosa<br />

Villa Moretti.<br />

Dopo quindici anni di matrimonio,<br />

mio marito morì in un incidente<br />

stradale, lasciandomi sola con tre<br />

figli ancora piccoli.<br />

Per loro ho trovato quella grinta indispensabile a mandare avanti l’attività<br />

con grandi sacrifici e molte rinunce.<br />

Negozio Renato Bruni in via Udine angolo via Friuli - 1942<br />

Ha particolari ricordi legati al suo negozio?<br />

Vede questa parete? Ci<br />

sono le foto di mio marito,<br />

dei miei figli, dei miei nipoti<br />

e dei personaggi famosi che<br />

hanno frequentato il mio<br />

negozio in cinquantaquattro<br />

anni di attività.<br />

Ricordo il Quartetto Cetra<br />

che cantava alla Terrazza a<br />

Mare e comperava da me<br />

le caramelle per la gola, poi<br />

Milva; allenatori e giocatori<br />

come Bearzot, Corso, Simoni,<br />

velisti e piloti delle Frecce<br />

Tricolori, Renato Pozzetto, la<br />

famiglia Nonino e l’amico e<br />

cliente di ogni estate, l’attore<br />

Franco Castellano.<br />

Nel mio negozio entravano signore ingioiellate, brillanti al dito, elegantissime,<br />

accompagnate dalle cameriere con la crestina in testa e un cestino al braccio<br />

per la spesa<br />

Tranquilla Paron Ridolfo con il figlio e Renato Pozzetto


Come si è trovata a Lignano?<br />

All’inizio, per me che arrivavo dalla campagna, Lignano era un altro pianeta,<br />

ma mi sono subito trovata bene. Fino agli anni Settanta eravamo tutti come<br />

una grande famiglia. I vicini mi hanno sempre sostenuta e aiutata, se tardavo<br />

a rincasare si preoccupavano e venivano a cercarmi. Dopo la morte di mio<br />

marito ho gestito l’attività da sola. Nella stagione estiva mi facevo aiutare da<br />

tre o quattro commessi.<br />

Tra casa e negozio non avevo un momento libero, non sono mai andata in<br />

spiaggia, nonostante le mie commesse una volta mi abbiano regalato un<br />

costume da bagno, né a una festa. La famiglia Scarpa mi è stata molta vicina<br />

con varie manifestazioni di affetto e di sostegno.<br />

Ricordo che ai tempi dell’austerity e delle domeniche a piedi c’è stata una<br />

grande festa a Lignano e i signori Scarpa mi “costrinsero“ a parteciparvi.<br />

Si sono occupati loro dei miei figli.<br />

Il dottor Zatti mi aveva riservato un posto al suo tavolo, fu davvero una gran<br />

bella serata!<br />

E la Lignano di oggi?<br />

Oggi, con l’arrivo di tanta gente di varie etnie, Lignano non è più la stessa, ma<br />

io non andrei mai ad abitare altrove.<br />

Ogni giorno, per recarmi al lavoro, percorro il lungomare e penso che i miei<br />

figli hanno ragione ad amarla tanto.<br />

Essi hanno partecipato a tante regate, hanno attraversato l’Atlantico e sono<br />

stati premiati dal Presidente della Repubblica Sandro Pertini.<br />

Ho dedicato la mia vita al lavoro, il negozio è la mia casa dove trascorro la<br />

maggior parte del mio tempo.<br />

Quando i clienti da Padova, da Milano e dall’Austria mi telefonano,<br />

augurandomi buone feste, grande è la mia soddisfazione. Ho sempre cercato<br />

di offrire loro prodotti di qualità con gentilezza, non temo davvero la grande<br />

distribuzione.<br />

Ho clienti che frequentano il negozio da cinquant’anni, da tre generazioni, li<br />

ricordo tutti con molto affetto e tanta commozione.<br />

151


Partenza della Goletta “Udine 1000” - 1983<br />

Lettera di Sandro Pertini per Udine mille<br />

152


22 aprile 2008<br />

Danilo ZANATA<br />

Intervistatrici: Nelly Del Forno Todisco e Mariella Piutti Fabris<br />

L’intervista ha luogo nella sala conferenze del Centro Civico. Il<br />

signor Danilo Zanata, nato i1 10 aprile 1942 oggi è una persona tranquilla,<br />

sorridente e sensibile, ci parla di sé, della sua famiglia e di Lignano in modo<br />

amichevole e rilassante.<br />

Dopo quarantadue anni di gestione del distributore di benzina sito di fronte<br />

alla Caserma dei Carabinieri, si gode la meritata pensione.<br />

Quando la famiglia Zanata è arrivata a Lignano e assieme a quali altre<br />

famiglie?<br />

Mio nonno è arrivato da Pasian di Pordenone nel 1936. I nonni con i loro<br />

sette figli - quattro maschi e tre femmine - cercavano una campagna libera,<br />

allora io non ero ancora nato.<br />

A Lignano c’era la campagna di Gasparini, ma nessuno voleva venirci perché<br />

non c’era terra da coltivare, ma sabbia.<br />

Quando mio nonno e mio padre, in bicicletta, sono venuti a vedere i campi,<br />

si sono fermati alla fontana di Pertegada, la strada allora costeggiava l’argine,<br />

e delle persone hanno chiesto loro dove andassero, sentito che andavano<br />

a prendere una campagna di proprietà di Gasparini, hanno detto loro che<br />

erano pazzi, che là non c’è terra che rendesse, ma solo sabbia e tante bisce.<br />

153


Visto che non c’era<br />

altra scelta e che<br />

avevano avuto la<br />

disdetta, i miei<br />

hanno dovuto<br />

prendere quella<br />

campagna. A San<br />

Martino si metteva<br />

il paion sopra il<br />

carro e si cambiava<br />

terra, era così!<br />

I Gasparini erano<br />

i vecchi e<br />

t r a d i z i o n a l i<br />

proprietari terrieri,<br />

molto severi ed<br />

esigenti.<br />

Fortunatamente<br />

hanno venduto la proprietà alla famiglia Andretta, persone molte umane con<br />

le quali ci siamo trovati subito bene, e siamo rimasti.<br />

Davide Moro e Enzo Zanata sul canale di bonifica, ora via Annia - 1959<br />

È nato a Lignano?<br />

Sì, una volta tutti nascevano in famiglia, veniva l’ostetrica da Pertegada. Mio<br />

nonno è andato a prenderla con il carro, mentre un bambino stava nascendo<br />

a Bevazzana e ha rischiato di morire senza l’aiuto immediato della comare.<br />

Io sono stato fortunato.<br />

Tanti bambini nascevano semplicemente così, magari con l’aiuto della signora<br />

Ada Fanotto che non era ostetrica!<br />

Ha qualche ricordo del periodo della guerra?<br />

Ricordo solo che, verso la fine della guerra, noi e le altre famiglie della zona<br />

darsena e delle casupole vicino alla Guardia di Finanza siamo stati spostati<br />

nella colonia POA, perché i Tedeschi dovevano costruire dei bunker.<br />

Finita la guerra, ognuno è rientrato nelle proprie case.<br />

Dopo l’8 settembre dei soldati veterani austriaci, rimasti nelle retrovie, mi<br />

prendevano in braccio, vedendo in me, biondo con gli occhi celesti, i loro figli<br />

lasciati in patria. Così diceva mia madre. Elio de Minicis aveva costruito una<br />

radio artigianale e ce l’aveva regalata, sentivamo Radio Londra e i Tedeschi<br />

venivano a chiederci se la guerra era finita.<br />

154


Dove abitavate?<br />

Noi abitavamo nella casa colonica situata<br />

a dieci metri dalla Guardia di Finanza, la<br />

famiglia Fanotto aveva la casa colonica nella<br />

zona dell’acquedotto, la famiglia Moro dietro<br />

l’attuale chiesa parrocchiale, la famiglia Bidin<br />

dove c’è ancor oggi la casa della famiglia<br />

Bertelli, la famiglia Valeri nella zona della<br />

vecchia Pergola e la famiglia Battistella nella<br />

zona dell’odierno cimitero.<br />

Queste sei famiglie abitavano nelle case<br />

coloniche di proprietà della famiglia Andretta<br />

e tutti erano mezzadri.<br />

Come si svolgeva il vostro lavoro?<br />

La campagna, a noi data in mezzadria, andava<br />

dalla darsena alla Caserma della Finanza. In<br />

tutto sessanta campi di un terreno sabbioso,<br />

alcune parti soffrivano del salso della laguna<br />

e le zone bonificate rendevano ben poco.<br />

La famiglia Andretta, avendo noi pochi campi<br />

redditizi, ci ha affidato altri sei campi in via<br />

Annia e in una foto si vedono mio padre e mia madre con l’aratro trainato<br />

da cavalli che stanno<br />

arando per “dare<br />

terra“ al granoturco,<br />

in fondo si intravede<br />

l’idrovora. Coltivavamo<br />

granoturco, frumento,<br />

viti.<br />

Tre campi friulani sono<br />

diecimila mq. noi<br />

producevamo su un<br />

campo friulano otto<br />

quintali di frumento,<br />

mentre oggi se ne<br />

possono coltivare<br />

venti, si sa che un<br />

terreno sabbioso<br />

rende poco come<br />

155<br />

Casa Vittorio Zanata dopo il ciclone del 1940<br />

a fianco della Guardia di Finanza<br />

Enzo e Luigia Zanata in via Verona


Trebbiatura<br />

produzione granaria, le viti invece crescevano bene su un simile terreno.<br />

Portavamo il cinquanta per cento della produzione di mais e frumento nei<br />

silos situati dove oggi c’è la casa della famiglia Bertelli, mentre il vino veniva<br />

portato direttamente nella Villa Andretta.<br />

Massimo Scudiero, personaggio molto influente, ma molto umano, era il<br />

fattore di casa Andretta e controllava i prodotti della campagna, girando di<br />

casa colonica in casa colonica sulla sua moto Guzzi.<br />

D’inverno, a Lignano, non c’era nulla, se non la campagna. L’unico ufficio<br />

pubblico era l’Azienda di Soggiorno il cui direttore era il Signor Tami.<br />

I terreni di proprietà della famiglia Andretta sono stati poi divisi tra i due figli:<br />

Mario Andretta è rimasto nella villa e la sorella era la dottoressa Bertelli.<br />

Allora non c’era alcun piano regolatore e si poteva lottizzare come si voleva,<br />

infatti alcune strade, soprattutto quelle tracciate dalla dottoressa, dietro<br />

consiglio di Massimo Scudiero, sono belle larghe con ampi marciapiedi, altre<br />

tracciate da Panzarotto, nei pressi di via Carso, sono più strette per sfruttare<br />

al massimo il terreno.<br />

Andavate d’accordo tra famiglie di mezzadri?<br />

Fin quando siete stati a mezzadria?<br />

156<br />

Sì, ci si aiutava vicendevolmente<br />

nelle trebbiature o<br />

in altri lavori, ci prestavamo<br />

le coppie di buoi o i cavalli.<br />

C’era grande solidarietà.<br />

Le sei famiglie di mezzadri<br />

sono il nucleo storico di<br />

Lignano e tra noi c’è sempre<br />

grande affinità e la<br />

solidarietà di un tempo.<br />

Sono passati tanti anni, anni<br />

belli, forse perché eravamo<br />

giovani, ma l’affetto rimane<br />

anche se non lo esprimiamo<br />

a parole, pur sentendolo<br />

dentro.<br />

Fino nel 1962, anno in cui c’è stata la lottizzazione.<br />

Tra la famiglia Andretta e quella dei mezzadri c’è stato un accordo, un<br />

semplice accordo, che stabiliva come buona uscita un terreno di 600 mq.


di area fabbricabile. Tutti hanno, perciò, lasciato la campagna e si sono<br />

costruiti la casa con blocchi di cemento, lavorando il sabato e la domenica.<br />

Noi l’abbiamo costruita in via Carso. Tutti noi affittavamo la casa d’estate,<br />

andando a dormire nel fienile. Essendo più nuclei familiari, si facevano i<br />

separé con le balle di fieno o appendendo delle coperte.<br />

Ora io non abito più nella casa dei miei, ma verso il cimitero, di fronte alla<br />

laguna, sono arrivato là da dove sono partito, e sono contento.<br />

Dove ha frequentato la scuola elementare?<br />

Nella Colonia piccola, ex Albergo<br />

Friuli, ora demolita, che si trovava<br />

dopo la Casa al Mare, non<br />

essendovi altre strutture idonee<br />

ad accogliere i bambini in età<br />

scolare.<br />

Si chiamava Colonia piccola per<br />

distinguerla dalla Colonia grande<br />

della POA.<br />

Ho frequentato l’ultimo anno nella<br />

nuova scuola elementare, oggi<br />

Centro Civico. Proprio questa sala<br />

riunioni, dove ci troviamo ora, mi<br />

ha visto scolaro di quinta, assieme<br />

ad altri bambini di età diversa, una<br />

volta le classi erano tutte pluriclassi. Per proseguire gli studi bisognava andare<br />

a Latisana, ma soldi non ce n’erano e in campagna occorrevano braccia da<br />

lavoro.<br />

Com’era la Lignano della sua gioventù?<br />

Le ragazze, anche se povere, erano allora ben vestite, eleganti, oggi si vedono<br />

persone vestite casual, per nulla eleganti.<br />

In auge, come ritrovi da ballo, c’erano La Fontanella e la Terrazza a Mare dove<br />

si svolgevano i concorsi di miss Italia e dove approdavano cantanti famosi. Mi<br />

sembra che di tutto ciò non sia rimasto più niente.<br />

Ha altri ricordi?<br />

Ricordo che il nonno e il papà andavano al mercato di Latisana in bicicletta<br />

157<br />

Albergo Casa al Mare, via Timavo - 1962


Cinema Diana - 1948<br />

con una stecca di legno<br />

come misura per acquistare<br />

zoccoli per i figli e i nipoti i<br />

quali dovevano rimanere<br />

sempre a casa.<br />

Anche la tela per<br />

confezionare i pantaloni si<br />

acquistava a Latisana, qui<br />

non c’era niente. In casa<br />

comandava il capo famiglia<br />

e tutti dovevano tacere e<br />

ubbidire. Le donne poi erano<br />

sottomesse e non contavano<br />

niente.<br />

Noi abitavamo - come ho<br />

detto prima - vicino alla<br />

Guardia di Finanza, perciò lontano dal centro, insomma in periferia. Dalla<br />

darsena a viale Italia, strada che portava direttamente in spiaggia, c’era solo<br />

campagna e la strada per arrivare in centro, la via Udine dove c’erano il<br />

cinema Mare e di fronte il cinema Diana, era tutta ghiaiosa.<br />

Un altro ricordo è l’arrivo in darsena, nell’inverno del 1947, di alcuni barconi<br />

carichi di esuli istriani e di masserizie i quali, per un periodo non molto lungo,<br />

sono stati ospitati dalle famiglie lignanesi.<br />

La nostra stalla si era riempita di bovini e il portico di attrezzi. Ricordo anche<br />

che durante l’estate, e per alcuni giorni, noi e altre famiglie di contadini<br />

utilizzavamo, in prossimità della Villa Andretta, metà strada come essiccatoio<br />

per girasoli, fagioli e altri prodotti.<br />

Allora non servivano permessi e non esisteva la tassa per l’occupazione del<br />

suolo pubblico. Era fantastico!<br />

Dove viveva la gente di Lignano?<br />

Possiamo dire che a Lignano c’erano tre nuclei: i benestanti, gli albergatori<br />

che vivevano in centro; i contadini nelle case coloniche in periferia; gli operai<br />

nelle case popolari di fronte all’Epam, oggi Eurospar.<br />

C’era grande differenza tra una classe sociale e l’altra. Chi stava peggio erano<br />

senz’altro gli operai, lavoravano soltanto nella buona stagione e d’inverno<br />

erano disoccupati. I contadini, se non altro, avevano sempre da mangiare e<br />

non pativano la fame.<br />

Negli anni Cinquanta l’Amministrazione Comunale di Latisana ha costruito le<br />

case popolari con otto appartamenti da assegnare a quaranta famiglie che<br />

vivevano poveramente in baracche e nei bunker. Non sapendo a chi darle,<br />

158


don Gino Zaina ha messo tutti i nominativi<br />

delle quaranta famiglie in un cappello e ha<br />

estratto otto nomi, i più fortunati, ai quali<br />

sono stati assegnati gli alloggi. Le altre<br />

famiglie sono rimaste nelle baracche per<br />

molti anni ancora.<br />

Zanata con una T o con due?<br />

Quando il Comune aveva sede ancora nella<br />

Villa Gattolini “Zuzzi”, scartabellando tra le<br />

varie carte è emerso che, pur essendo cugini,<br />

ci sono due rami Zanata, uno si scrive con due<br />

T, mentre il cognome originario della famiglia<br />

Zanata si scrive con una T soltanto.<br />

Mio padre è morto come pure tutti i suoi<br />

fratelli, è viva una sola sorella ultra ottantenne<br />

che abita in Lombardia.<br />

Io sono il nipote più vecchio e porto il cognome<br />

Zanata, con una T, com’era in origine.<br />

159<br />

Villa Zuzzi - 1913


24 aprile 2008<br />

Filomena VENCHIARUTTI DRIUSSI<br />

Intervistatrice: Nelly Del Forno Todisco<br />

La signora Filomena Venchiarutti, come sempre precisa, attenta e<br />

disponibile, accetta di parlare della signora Margherita Driussi, sua suocera,<br />

una delle figure più rappresentative del pionierismo alberghiero lignanese,<br />

che gestì l’Albergo Vittoria dal 1937 al 1970.<br />

Che può dirci di sua suocera, la “Siore Margarite“?<br />

La “Siore Margarite“, era proprio chiamata così, è nata<br />

nel 1902 e fin da giovane amava “rovistare“ tra pentole<br />

e fornelli, facendo della professione di albergatrice<br />

l’unica della sua vita.<br />

Nel 1937 dopo varie esperienze nel campo della<br />

ristorazione - a Cividale, Gradisca e Gorizia - arrivò a<br />

Lignano. Durante una breve visita venne a sapere che<br />

l’Albergo Vittoria era in vendita. Il proprietario Antonio<br />

Mattelon voleva cedere l’attività.<br />

L’edificio, eretto nel 1910, non era certo dei più<br />

allettanti, ma mia suocera capì subito che quella massa<br />

quasi informe di sassi e cemento aveva un grandissimo<br />

pregio: una posizione unica a pochi passi dal mare!<br />

161<br />

Margherita Driussi


Albergo Vittoria - 1925<br />

Locanda Vittoria - 1951<br />

Albergo Vittoria e spiaggia<br />

162<br />

I primi anni si avventurò da sola,<br />

il marito gestiva un albergo a<br />

Gorizia.<br />

Si gettò nella nuova impresa<br />

con coraggio e determinazione,<br />

dapprima rendendo funzionale<br />

l’ambiente, poi abbellendolo.<br />

I sacrifici economici sono stati<br />

enormi, non solo per la brevità<br />

della stagione estiva - metà giugno<br />

fine agosto - ma soprattutto per la<br />

mancanza di aiuti finanziari dovuti<br />

alla poca fiducia nel futuro di<br />

Lignano come città balneare.<br />

Il marito, il signor Remo, la<br />

raggiunse e con grandi sacrifici<br />

ampliarono l’albergo con una<br />

cucina moderna e una sala da<br />

pranzo ampia e luminosa da cui<br />

si godeva una vista incantevole: la<br />

spiaggia, il mare e, in alcune limpide<br />

giornate, si poteva scorgere Grado,<br />

Trieste e tutta la costa.<br />

Terminata la guerra, i miei suoceri<br />

organizzarono la festa dei glicini,<br />

ricordata per lungo tempo dagli<br />

amici lignanesi. La signora Curzia<br />

Marin, amica di mia suocera, e<br />

la maestra Fanny Moise, profuga<br />

istriana approdata da poco a<br />

Lignano, aiutarono a preparare<br />

grandi mazzi di glicini di carta<br />

crespa che poi appesero al<br />

soffitto della sala da pranzo. Una<br />

piccola orchestra allietò la serata.<br />

Il figlio Pietro cominciò presto a<br />

collaborare con i genitori.<br />

A chiusura di ogni anno scolastico<br />

lavorava in sala da pranzo sotto la<br />

guida di un esperto cameriere.<br />

Desiderando apprendere l’arte<br />

culinaria, incominciò ad aiutare<br />

la madre nella preparazione dei


dolci.<br />

Bravissimi entrambi, mai al “Vittoria” mancò il dolce<br />

come dessert.<br />

Nel 1960 venne a mancare il signor Remo e il figlio<br />

assunse l’incarico di albergatore.<br />

Nel 1967 la parte del vecchio Albergo Mattelon venne<br />

completamente rifatta. Ora l’Albergo Vittoria poteva<br />

offrire non solo una posizione unica, un’ottima cucina,<br />

ma moltissime comodità richieste e apprezzate dalla<br />

nuova clientela. La ricettività era cresciuta e in cucina<br />

entrarono, per la prima volta, gli aiuto-cuochi e nel<br />

1974 i cuochi, anno in cui, dopo breve malattia, la Siore<br />

Margarite ci lasciò.<br />

La signora Curzia Marin disse di lei: “È stata il motore<br />

trainante del vecchio Vittoria!“. Nel 1995 l’Albergo ha<br />

cambiato proprietà.<br />

Da dove provenivano gli ospiti dell’Albergo Vittoria?<br />

I primi anni gli ospiti provenivano da Udine e provincia e si soffermavano tre o<br />

quattro settimane. Più tardi arrivarono gli stranieri, in maggioranza austriaci<br />

e tedeschi. All’inizio anch’essi soggiornavano per lunghi periodi, poi a poco a<br />

poco le vacanze incominciarono ad accorciarsi per tutti.<br />

Parecchi, prima della partenza, prenotavano per la stagione successiva e con<br />

molti di loro si stabilì una vera amicizia e si creò un rapporto proseguito poi<br />

con figli e nipoti.<br />

Quando è arrivata a Lignano?<br />

Nel 1953 venni a far parte della<br />

famiglia Driussi e, durante i mesi<br />

estivi, essendo io insegnante<br />

elementare, cercai di rendermi<br />

utile in ufficio nelle prenotazioni<br />

e nell’accoglienza degli ospiti.<br />

Devo dire che il lavoro di<br />

albergatrice contagiò anche me<br />

e, una volta andata in pensione,<br />

lo svolsi con entusiasmo e<br />

passione.<br />

163<br />

Pietro Driussi<br />

Pietro Driussi e Filomena Venchiarutti


Com’era Lignano nel 1953?<br />

Nel 1953 erano già affluiti capitali privati, moltiplicata e migliorata la<br />

ricettività e potenziate le strutture di spiaggia.<br />

In quell’anno fu costituita la Società Pineta che acquistò e spartì in lotti una<br />

vasta zona a ovest della colonia POA, oggi GE.TUR. Lignano stava per fare un<br />

enorme balzo in avanti, un vero decollo turistico.<br />

Era bellissima d’estate, ma altrettanto bella d’inverno. Non offriva grandi<br />

divertimenti, ma la natura, ancora intatta, donava albe e tramonti meravigliosi.<br />

Era bello passeggiare in pineta o tra le dune in spiaggia e godere i grandi<br />

silenzi, ammirando il mare, mai uguale, anche per chi, come me, lo vedeva<br />

ogni giorno.<br />

D’inverno la parte viva di Lignano era quella che partiva dalla Guardia di Finanza<br />

fino al piazzale San Giovanni Bosco, via Udine era la più movimentata.<br />

Per molti anni il punto di incontro è stato l’Albergo Scarpa. Ci si trovava<br />

non solo per il normale caffè o l’aperitivo, ma anche per vedere “Lascia o<br />

raddoppia” e per partecipare alle feste organizzate dai signori Scarpa in varie<br />

occasioni: carnevale, ultimo dell’anno…<br />

Lì si incontravano i vecchi Lignanesi ed era un momento di grande gioia per<br />

tutti.<br />

Anche le vecchie pioniere: le signore Bruni, De Minicis, De Filippis, Driussi si<br />

Classe elementare nella Colonia vecchia - Aprile 1951 - Al centro la maestra Filomena Venchiarutti Driussi<br />

164


incontravano in via Udine a far la spesa da Fraulin, al bar Scarpa e spessissimo<br />

al Bar Stella, gestito dalla signora Irma Comisso.<br />

Un altro punto d’incontro era la sala del cinema Bruni, ci si incontrava non<br />

solo per assistere a uno spettacolo cinematografico, ma anche per seguire<br />

dibattiti.<br />

Come si presentava la zona dove sorgeva l’Albergo Vittoria nel 1953?<br />

Il lungomare dove sorge tuttora l’Albergo Vittoria era denominato lungomare<br />

Trieste, oggi Marin.<br />

Dove c’è il condominio Marinella, c’era una villetta abitata dai signori Marin,<br />

vicino alla villa del dottor Faruffini e a quella del dottor De Prato, ville tuttora<br />

esistenti, quindi il Vittoria, Villa Gemolotto, Casa al Mare, la Colonia piccola,<br />

poi il nulla.<br />

Quella Colonia, per alcuni anni, ha ospitato gli alunni delle elementari.<br />

Nell’anno scolastico 1950/51 anch’io vi ho insegnato.<br />

Si accedeva dal lungomare o dal retro attraverso una stradina ghiaiosa che<br />

partiva da via Timavo.<br />

Non aveva cortile e, quando le giornate erano soleggiate, gli scolari scendevano<br />

per la ricreazione a consumare la merenda in spiaggia.<br />

Poco tempo dopo la struttura è stata demolita e gli alunni si sono spostati<br />

nella sede nuova in via Treviso, oggi Centro Civico.<br />

Come vede Lignano oggi?<br />

Lignano è una delle più belle spiagge dell’Adriatico con le sue quattro<br />

dimensioni: Sabbiadoro, City, Pineta e Riviera.<br />

La sua spiaggia modernissima offre attrezzature e servizi diversificati. La<br />

recettività è stata rafforzata come pure le attrattive culturali e sportive. Di<br />

questo bisogna ringraziare tutti i Lignanesi, soprattutto quelli che hanno<br />

creduto e hanno avuto fiducia e coraggio nel proseguire l’opera intrapresa.<br />

Una nota negativa è vedere sorgere palazzoni di cemento che sovrastano,<br />

schiacciano le piccole abitazioni, rovinando alcune zone.<br />

Auspico che non si proceda con questa cementificazione e si mantengano le<br />

belle pinete e il verde esistente.<br />

165


28 aprile 2008<br />

Ferruccio BIVI<br />

Intervistatrici: Maria Longo Coccetti e Mariella Piutti Fabris<br />

Incontriamo il signor Ferruccio Bivi,<br />

accompagnato dalla moglie Anna, nella sala<br />

riunioni del Centro Civico.<br />

Porta con sé degli album di vecchie foto<br />

che attestano la sua grande passione per il<br />

ciclismo.<br />

Esordisce, dicendo che lui è stato il primo<br />

corridore ciclista agonista tesserato di<br />

Lignano. Tutto è documentato.<br />

Ci parli della sua famiglia<br />

La mia famiglia era originaria di San Michele<br />

al Tagliamento, ma viveva a Lignano già dal<br />

1926. Io sono nato il 17 marzo 1936 nella<br />

casa vicino alla grande quercia dietro la chiesa,<br />

abitazione poi della famiglia Moro.<br />

Allora alla ricorrenza di San Martino, a<br />

novembre, i proprietari dei terreni erano soliti<br />

cambiare i mezzadri.<br />

167<br />

Ferruccio Bivi con la bici nella zona City,<br />

vicino all’acquedotto - 1953


Casa Giovanni Bivi - 1936<br />

Ferruccio Bivi al pascolo nella zona City<br />

Ha fratelli e sorelle?<br />

168<br />

Quello stesso anno abbiamo<br />

perciò dovuto lasciare casa<br />

e campi e siamo andati ad<br />

abitare in una casa nella<br />

zona dell’attuale piazza<br />

Abbazia.<br />

Avevamo preso in affitto<br />

una decina di campi dalle<br />

famiglie Bonduan e Fabroni,<br />

veneziani, che possedevano<br />

anche una grande estensione<br />

di bosco e noi ne<br />

siamo diventati i custodi.<br />

Avevamo anche due, e per<br />

un periodo quattro, mucche<br />

e allevavamo pecore, oche,<br />

galline e tacchini.<br />

Avevamo un bellissimo orto.<br />

Ricordo che da piccolo<br />

accompagnavo le oche al<br />

pascolo sulle dune vicino al<br />

mare, dove trovavamo erba<br />

e lumachine bianche di cui<br />

erano ghiotte. La spiaggia,<br />

come la vediamo adesso,<br />

non esisteva ancora.<br />

Si, sette sorelle e tre fratelli. Un fratello è disperso in Russia nell’ultimo<br />

conflitto mondiale. Quasi tutti gli altri, oggi, sono morti. Io sono l’ultimo di<br />

dieci figli.<br />

Prima vi ho parlato di una casa nella zona centrale: quella casa, molto<br />

modesta, è stata costruita nel 1936 su un piccolo lotto di terreno della<br />

proprietà Bonduan, di cui - come già accennato - noi eravamo mezzadri,<br />

con i soldi del premio maternità versati dal governo fascista che premiava le<br />

donne prolifiche.<br />

La mamma, allora, ricevette un diploma che conservo ancora e un premio in<br />

denaro che mi pare fosse di tremila lire.


Ha qualche ricordo particolare del periodo di guerra?<br />

Avevo otto anni. Ci fu un<br />

combattimento tra le navi<br />

tedesche e gli aerei inglesi.<br />

Mia mamma si era avviata<br />

con il carro trainato dai buoi<br />

perché si era sparsa la voce<br />

che si poteva recuperare<br />

farina da alcune navi arenate<br />

alla foce del Tagliamento,<br />

ma giunta in prossimità del<br />

luogo le truppe inglesi hanno<br />

requisito il carro e l’hanno<br />

obbligata a trasportare i<br />

prigionieri tedeschi con i<br />

loro zaini fino alla Colonia.<br />

Del periodo di guerra<br />

conservo parecchi ricordi: gli Spitfire mitragliarono Lignano - i segni erano<br />

visibili sulla vecchia chiesa - e, per la paura, io andai a rifugiarmi sotto le<br />

foglie di una zucca, mentre gli adulti si rifugiarono nei fossati.<br />

Dopo il grande sbarco tedesco sulla spiaggia si trovarono armi e cadaveri che,<br />

pietosamente, seppellimmo<br />

sulla battigia.<br />

Mio fratello ed io abbiamo<br />

trovato due fucili per mezzo<br />

dei quali, con l’incoscienza<br />

tipica dell’età, sparavamo<br />

nel bosco, nonché una<br />

pistola lanciarazzi che ci<br />

inondava di luce.<br />

Ricordo che non c’era la<br />

corrente elettrica, per<br />

illuminare si usavano<br />

candele o lampade a olio<br />

e, d’inverno, si cenava alle<br />

quattro e si andava a letto<br />

169<br />

Regina Blaseotto-Bivi con cinque figlie nella zona City<br />

con le galline, proprio per<br />

Nave da guerra tedesca alla foce del Tagliamento<br />

risparmiare.<br />

Talvolta, la sera, ci si riuniva con altre famiglie nella stalla per trascorrere la<br />

serata al calore emanato dalle bestie e gli anziani raccontavano storie.


Dove ha frequentato la scuola elementare?<br />

A causa della guerra, ho iniziato la scuola a nove anni. Le mie maestre sono<br />

state la signora De Rico e la signora Anna Zen.<br />

L’edificio scolastico si trovava dove oggi c’è il condominio Friuli, poi fu<br />

spostato vicino alla Caserma della Finanza.<br />

A quattordici anni, terminata la quinta elementare, sono andato a lavorare, in<br />

qualità di commesso annuale, nel negozio di generi alimentari Bruni, sito in<br />

via Udine, assieme a Piero Ridolfo. Da lì mi sono spostato nel negozio Bonafé,<br />

sempre di generi alimentari, sito di fronte a Bruni e accanto al panificio<br />

Coccetta, attuale “Argento”; poi ho lavorato presso il negozio di alimentari di<br />

Nonato in viale Venezia. Guadagnavo mille lire al mese, ma a volte trovavo<br />

difficoltà nel farmi pagare lo stipendio. Ho avuto il piacere di avere come<br />

clienti la contessa Marta Marzotto e la cantante lirica Gilda della Rizza.<br />

Com’era Lignano allora?<br />

Bella, una gran<br />

bella città.<br />

D’estate, nel tempo<br />

libero, andavo<br />

in spiaggia a far<br />

“conquiste“ e la<br />

sera a ballare a La<br />

Fontanella o nel<br />

locale Olimpia dei<br />

signori Battistella.<br />

D’inverno andavo<br />

a caccia di anatre<br />

e lepri, ma la mia<br />

grande passione<br />

è stata sempre la<br />

bicicletta.<br />

Ferruccio Bivi in bici in via Latisana, zona City<br />

Per 42.000 lire,<br />

tutti i miei risparmi, ho acquistato una Bianchi da corsa.<br />

Nel 1953 correvo con il gruppo “De Luisa” di Udine di cui conservo ancora la<br />

tessera. Ero e sono molto appassionato di ciclismo. Il mio campione preferito<br />

era Fausto Coppi, tifavo per lui.<br />

In un’ora e mezza arrivavo a Udine, allora non tutte le strade erano asfaltate,<br />

solo le principali, ma non c’era traffico.<br />

Se la mamma aveva bisogno di qualche compera ero capace di fare andata<br />

e ritorno in solo tre ore, e con gli acquisti fatti.<br />

170


Ha sempre fatto il commesso?<br />

No. Nel 1957 ho comperato un camion. Mi sono messo in proprio: trasportavo<br />

sabbia e ghiaia e fornivo l’impresa Gregoratti.<br />

Dal 1959 al 1993 ho visto sorgere tutti i palazzi di Lignano nei cantieri<br />

presso i quali consegnavo i materiali edili. Nel 1960 sono rimasto solo con<br />

mio padre, i miei fratelli e mie sorelle erano emigrati in terre lontane.<br />

Nel 1963 ebbi un grave incidente, rimasi schiacciato tra camion e rimorchio<br />

e feci quaranta giorni di ospedale.<br />

Ripresomi dall’incidente, ho<br />

incontrato mia moglie Anna.<br />

Poco dopo il matrimonio dal quale<br />

sono nati due figli abbiamo iniziato<br />

la costruzione dell’edificio in cui<br />

vivo tuttora, all’inizio della via<br />

Centrale, vicino piazza Abbazia, con<br />

appartamenti e negozi da affittare.<br />

Lignano oggi è cambiata, una volta<br />

tutti i Lignanesi formavano una<br />

grande famiglia. Indubbiamente il<br />

cambiamento ha portato benessere<br />

Casa Ferruccio Bivi - 1965<br />

e tante comodità, tuttavia ha fatto<br />

perdere quei valori dell’altruismo e della solidarietà tipici del tempo che fu.<br />

171


9 maggio 2008<br />

Giovanni Battista GNATA<br />

Intervistatrice: Maria Longo Coccetti<br />

Incontro il signor Giovanni Battista Gnata nella sala conferenze del<br />

Centro Civico, cordiale e disponibile, parla della sua vita, del suo lavoro e<br />

della sua famiglia.<br />

Quando la sua famiglia è arrivata a Lignano?<br />

Sono nato a Fara Vicentino il 31<br />

agosto 1933, ultimo di dieci figli di<br />

una famiglia di agricoltori.<br />

Nel 1951 mio padre ha venduto i<br />

quattro campi che possedevamo<br />

e con i risparmi e qualche prestito<br />

bancario ha acquistato a Lignano,<br />

tramite dei mediatori, venti campi<br />

situati tra la laguna e la chiesetta di<br />

San Zaccaria.<br />

I miei fratelli erano emigrati, perciò<br />

tre soli figli seguirono i genitori.<br />

Arrivammo a Lignano nel dicembre<br />

del 1951 proprio quando arrivò il Casa Gnata<br />

173


nuovo parroco, don Mario<br />

Lucis, al quale fummo sempre<br />

legati da profonda amicizia.<br />

A Lignano la situazione non<br />

era rosea: terra non fertile,<br />

raccolto scarso, zanzare<br />

numerose, divertimenti zero,<br />

lavoro tanto e debiti da<br />

pagare, ogni quattro mesi<br />

le cambiali arrivavano dalla<br />

banca.<br />

Un mio fratello si stancò di<br />

questa situazione e preferì<br />

andare a lavorare in miniera<br />

in Belgio.<br />

Mio padre, allora, richiamò<br />

dalla Francia mio fratello<br />

Piero che faceva il muratore affinché ci aiutasse. Tutti i lavori agricoli venivano<br />

eseguiti a mano con grande fatica e tanta pazienza, solo per l’aratura<br />

chiamavamo degli addetti con i trattori.<br />

Mezzo per la disinfestazione con il “flit”<br />

Rosa Gnata con Giovanni Battista Gnata<br />

davanti alla casa - 1960<br />

Come si è trovato a Lignano?<br />

Quando sono arrivato a Lignano avevo diciotto<br />

anni e ho dovuto abbandonare il calcio, mia<br />

grande passione, per dedicarmi esclusivamente<br />

al lavoro. Non c’era tempo per rimpianti o<br />

nostalgie, bisognava solo lavorare e sacrificare.<br />

Oltre a coltivare i cereali, occuparsi delle viti<br />

e degli alberi da frutta, si lavorava l’orto e si<br />

allevavano parecchi animali da cortile.<br />

Poiché a Lignano non c’era il mercato, andavamo<br />

in corriera a vendere le uova a Latisana e<br />

compravamo sementi e concimi.<br />

Con lo sviluppo turistico, nei mesi estivi, molta<br />

gente veniva a casa nostra ad acquistare i<br />

prodotti dell’orto.<br />

Avevamo quindici mucche e ogni mattina<br />

all’alba dovevo mungerle e poi alle cinque<br />

portare il latte in via Udine, di fronte al cinema,<br />

dove c’era la latteria gestita dalla signora Maria<br />

Luvisutti detta Maria del latte.<br />

174


Ogni mattina, in centro, vedevo i signori Bruni, De Minicis, Scarpa che<br />

prendevano il caffè, io andavo a prendere il pane.<br />

Tra noi e il fornaio c’era un accordo: un quintale di farina per un quintale di<br />

pane, poi il panettiere ci chiese un contributo che aumentò nel tempo. In<br />

casa non c’era acqua potabile, ogni giorno con il carrettino, andavamo ad<br />

attingerla nel pozzo di acqua dolce della famiglia Zamparo, contadini di via<br />

Latisana.<br />

Successivamente fu scavato un pozzo artesiano in laguna, l’acqua si trovava<br />

a una profondità di cento metri.<br />

Solo nel 1965 è stato possibile allacciarci alla rete idrica comunale. Io stesso<br />

mi occupai del lavoro di allacciamento e l’acqua arrivò finalmente in casa<br />

nostra.<br />

Quali rapporti aveva con le persone di Lignano?<br />

Ben pochi. La mia<br />

vita era quella di un<br />

eremita, lavoravo in<br />

campagna dall’alba al<br />

tramonto con una sola<br />

distrazione: il sabato<br />

sera andavo al Gambero<br />

Rossonero per assistere<br />

allo spettacolo televisivo<br />

“Il Musichiere”.<br />

La domenica andavo a<br />

messa, la mia famiglia,<br />

soprattutto la mamma,<br />

era molto religiosa e<br />

a messa bisognava<br />

andarci a piedi o in<br />

Maria, Clelia e Giovanni Battista Gnata - 1960<br />

bicicletta.<br />

Nella vicina chiesetta di San Zaccaria la messa veniva celebrata solo il 25<br />

aprile per la ricorrenza di San Marco e in ottobre per il mese dedicato alla<br />

Madonna, in quelle occasioni si organizzava la sagra con la cuccagna, lo<br />

spaccapignate e altri divertenti giochi.<br />

Ricordo che nel 1955 la famiglia Andretta ha donato alla parrocchia il terreno<br />

per la costruzione della scuola materna. L’appezzamento, sito in una zona<br />

piuttosto bassa, abbisognava di essere colmato, e così tutte le famiglie, nel<br />

tempo libero, hanno collaborato, trasportando sabbia e materiali vari, per<br />

il riempimento e la relativa costruzione. Questo è stato un buon periodo di<br />

lavori in équipe.<br />

175


176<br />

Ha altri ricordi?<br />

D’estate la nostra casa si<br />

animava: mia sorella con<br />

le nipoti e altri parenti<br />

venivano a trovarci per<br />

aiutarci nei lavori dei campi.<br />

La sera ci si riuniva sull’aia.<br />

La mamma cantava con la<br />

sua bellissima voce e noi<br />

l’ascoltavamo estatici.<br />

Ci divertivamo, anche, al<br />

tiro alla fune, alle corse con<br />

i sacchi e ad altri giochi…<br />

a volte a giocare eravamo<br />

anche in trenta persone! Le lucciole, poi, quante ce n’erano!<br />

Facevamo il bagno in laguna, l’acqua era limpida, trasparente e ricca di pesci<br />

e granchi. Uno spettacolo!<br />

Ricordo pure la tromba d’aria che colpì Lignano a ferragosto: volavano sedie,<br />

ombrelloni e quant’altro, da noi caddero solo alcune gocce di pioggia.<br />

Fratelli Gnata con parenti in cortile - 1962<br />

Quando sono venuti a mancare i suoi genitori?<br />

Nel 1960 è morto mio padre<br />

e nel 1972 mia mamma.<br />

Rimasto solo, nel 1974<br />

decisi di sposarmi con Oliva<br />

Caramaschi e dal nostro<br />

matrimonio nacquero tre<br />

figlie.<br />

Poiché nessuna donna,<br />

vista le difficoltà della<br />

vita dei campi, poteva<br />

adattarvisi, feci domanda di<br />

lavoro all’Amministrazione<br />

Comunale e fui, dapprima,<br />

Mamma Rosa Gnata con la figlia Maria - 1967<br />

assunto come giardiniere<br />

e, poi, dal 1974 al 1993,<br />

come custode del cimitero. Presi una casa in affitto, liquidai gli altri fratelli e<br />

divisi la proprietà con mio fratello Piero. Egli tenne la vecchia casa e i terreni<br />

della zona della laguna sud e io presi quelli della zona della laguna nord.<br />

Nel 1974 chiesi al Comune il permesso di lottizzare il terreno, permesso che


mi fu concesso solo nel 1998 e finalmente nel 2004 ho potuto costruire la<br />

casa tanto sognata per me e i miei cari. Ho speso un miliardo di lire per la<br />

lottizzazione e la costruzione delle strade.<br />

Mio fratello Piero ha donato seimila metri del suo terreno al Comune per la<br />

costruzione di una casa di riposo per anziani.<br />

Ne aveva dapprima parlato con il sindaco Zatti poi fu il sindaco Meroi che<br />

decise di costruirla.<br />

L’Amministrazione Comunale, poco riconoscente, avrebbe potuto almeno<br />

intitolare la Casa di Riposo a “Piero Gnata”.<br />

Piero rimase nella vecchia casa fino al 1993, poi in una nuova villa costruitagli<br />

dall’impresa Sostero in cambio di parte del terreno di sua proprietà.<br />

Alla sua morte, secondo le sue ultime volontà, la villa fu venduta e il ricavato<br />

donato in parte alla Chiesa e in parte ai nipoti che vivono in Argentina.<br />

È contento della sua vita?<br />

Sono soddisfatto e sereno della mia vita che, iniziata con tanti sacrifici, mi ha<br />

portato a un benessere progressivo, circondato dall’affetto dei miei cari e di<br />

tutta la mia famiglia.<br />

177


21 maggio 2008<br />

Carlo TEGHIL<br />

Intervistatrice: Nelly Del Forno Todisco<br />

Il dottor Carlo Teghil, assessore alle finanze in questa legislatura,<br />

ha accettato di dedicare un po’ del suo prezioso tempo all’intervista da me<br />

richiesta.<br />

Mi riceve in un piccolo e tranquillo ufficio del Municipio di Lignano. È il più<br />

“giovane“ degli intervistati, essendo nato nel 1952, ma ha avuto la fortuna di<br />

apprendere da Alessandro Teghil, nonno paterno, e da Romolo Sandri, nonno<br />

materno, le vicende che hanno segnato la storia della città balneare e le cui<br />

famiglie hanno lasciato una traccia importante per la crescita e lo sviluppo<br />

della realtà lignanese.<br />

Disponibile, entusiasta del suo lavoro, è stato una buona fonte testimoniale e<br />

un attento scopritore di memorie.<br />

Mi parli dei pionieri della sua famiglia<br />

Il nonno Romolo, classe 1907, mi raccontava che, già dal lontano 1909,<br />

suo padre nonché mio bisnonno Romano Sandri insieme ai suoi fratelli -<br />

originari di Porpetto - edificarono, con la loro impresa di costruzioni, uno dei<br />

primi alberghi di Lignano, il “Centrale”, che gestirono fino al primo conflitto<br />

mondiale.<br />

Nel periodo post-bellico i fratelli Sandri riaprirono il cantiere e l’attività<br />

179


Alessandro Teghil - 1923<br />

edilizia dell’impresa ebbe un notevole impulso con la costruzione di diversi<br />

fabbricati tra i quali la seconda Terrazza a Mare e l’ampliamento dell’Hotel<br />

Marin. Nel 1923 entrarono in società con Pessina e Pugnetti e ebbero in<br />

concessione decennale lo stradone che collegava il pontile della laguna al<br />

mare per il collocamento di una Decauville, tram a cavalli, e la privativa per<br />

il transito e il trasporto di materiali.<br />

Il lavoro, all’epoca, non era facile se si pensa alle difficili condizioni di vita e<br />

di lavoro dovute al freddo intenso e al forte vento, alla mancanza di energia<br />

elettrica e di acqua potabile e alla presenza della malaria.<br />

Il nonno ci raccontava che nel 1929, anno del grande freddo, si poteva<br />

attraversare a piedi la laguna completamente ricoperta dal ghiaccio.<br />

Precari erano, inoltre, i collegamenti e i trasporti, tanto che da Porpetto a<br />

Marano si utilizzava la bicicletta e da Marano a Lignano la batela.<br />

Sempre dai racconti del nonno, mi viene in mente quello importante e<br />

significativo della visita di Sua Altezza Reale Umberto Principe di Piemonte<br />

a Lignano nel settembre del 1940 che fu molto apprezzata dai maggiorenti<br />

di allora - e non di meno dal pubblico femminile data la bella presenza<br />

dell’erede all’italico trono - il quale per visitare la località chiese in prestito la<br />

bicicletta proprio ad un componente della famiglia Sandri, Olindo, uno dei<br />

fratelli di mio nonno.<br />

Dopo la seconda guerra mondiale i figli del bisnonno Romano continuarono<br />

ad operare nel settore edile mentre, dalla fine degli anni Cinquanta, mio<br />

nonno Romolo si mise in proprio, avviando una<br />

qualificata attività di falegnameria che gli diede<br />

modo di poter collaborare con i più importanti<br />

architetti dell’epoca quali Bernardis e Avon e,<br />

inoltre, assieme alla moglie Giovanna - detta Nine -<br />

si occupava di affittare camere e appartamenti.<br />

Abbiamo parlato finora della famiglia Sandri e<br />

che mi dice della famiglia Teghil?<br />

Dai racconti di mio nonno Alessandro - sior Sandrin<br />

detto il Cont, classe 1888 - proveniente da Madrisio<br />

di Varmo - la presenza nella realtà lignanese della<br />

famiglia Teghil va fatta risalire intorno agli anni<br />

Venti.<br />

Il nonno venne a gestire, sia per conto dei grandi<br />

proprietari terrieri come i Gaggia, i Pittoni, i<br />

Gasparini, i Pantarotto sia in proprio, le terre ad<br />

uso agricolo per la coltivazione di asparagi, viti,<br />

frumento particolarmente ricco di glutine e altri<br />

180


prodotti orticoli, e a uso boschivo per la piantumazione di pini e altre essenze<br />

arboree rispettivamente ubicate nella zona di Sabbiadoro e nella zona di<br />

Riviera a ridosso della foce del Tagliamento. Inolte allevava cavalli.<br />

In seguito, sviluppò un’ulteriore attività imprenditoriale di servizi che<br />

comprendeva il trasporto di materiali per costruire strade e per l’edilizia,<br />

nonché la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti nel periodo estivo e la pulizia<br />

dell’arenile dalle alghe.<br />

Il centro dell’attività era in via Carso, stazione per i cavalli adibiti al traino e<br />

parcheggio dei primi grandi trattori, delle mietitrebbia<br />

e della famosa Balilla Spider che il nonno utilizzava per i<br />

suoi non proprio veloci spostamenti: impiegava, infatti,<br />

circa quattro ore per raggiungere Varmo.<br />

Allora il tempo scorreva scandito dall’avvicendarsi<br />

delle stagioni e non vi era la frenesia dei giorni<br />

nostri e anche i rapporti tra le persone, nonostante<br />

la marcata distinzione sociale, erano molto più<br />

umani e naturali. Innati erano nel nonno il senso di<br />

ospitalità - condiviso con l’amico Angelo Marin - che<br />

si manifestava soprattutto in occasione di incontri<br />

conviviali aperti alle personalità che frequentavano<br />

la località, e il senso di generosità e di solidarietà<br />

verso le famiglie povere, allora numerose.<br />

Ricorrente nei suoi racconti era l’accadimento del<br />

ciclone del luglio 1940 che provocò danni considerevoli<br />

a persone, vi furono oltre venti feriti, e a cose, la casa in<br />

cui viveva fu parzialmente scoperchiata.<br />

Anche mio padre Guido, nato nel 1916, collaborò nella conduzione delle<br />

diverse attività.<br />

Finiti i nonni, ecco i padri! Possiamo parlare di suo papà?<br />

Il 1° maggio del 1948 mio padre si è sposato con Giovanna Sandri, dal<br />

matrimonio siamo nati mia sorella Clara ed io.<br />

Dopo la seconda guerra mondiale - a partire dagli anni 1948/49 - mio padre<br />

ha iniziato in proprio l’attività imprenditoriale con la gestione del Bagno<br />

Ausonia e dal 1950 al 1959 della Terrazza a Mare e, negli stessi anni, ha<br />

aperto la prima agenzia immobiliare e d’affari di Lignano “Teghil”. Nei primi<br />

anni Sessanta ha gestito l’Albergo San Carlo.<br />

181<br />

Guido Teghil


Don Mario Lucis e Guido Teghil<br />

Mario Ciccone,<br />

primo segretario comunale<br />

Suo papà è stato il primo sindaco di Lignano. Si è<br />

sempre interessato di politica?<br />

Oltre all’attività imprenditoriale, mio papà si è dedicato<br />

fattivamente alla vita politica e amministrativa<br />

lignanese ed ebbe un ruolo fondamentale nella dura<br />

e sofferta battaglia per la conquista dell’indipendenza<br />

da Latisana e la costituzione del Comune di Lignano<br />

Sabbiadoro, combattuta insieme a don Mario Lucis<br />

e al dottor Emilio Zatti. Ho un ricordo ancora vivo e<br />

preciso di quando si recava a Roma per perorare la<br />

causa locale con i parlamentari friulani di allora - in<br />

primis il senatore Mario Toros che fu anche relatore<br />

della legge istitutiva del Comune - e di quando<br />

Giovanni De Minicis, a capo della colonna d’auto dei<br />

dimostranti, venne in piena notte a chiamarlo perché<br />

partecipasse all’ormai famosa manifestazione di<br />

protesta con la chiusura del ponte di Bevazzana.<br />

Erano anni di grande fermento, i Lignanesi allora<br />

dimostrarono grande unità nella comune causa. Istituito<br />

il Comune nel luglio del 1959, dopo un periodo di<br />

commissariamento, nel 1960 vennero indette le<br />

elezioni e mio padre fu eletto primo sindaco di Lignano<br />

Sabbiadoro.<br />

Carica che ricoprì anche con un secondo mandato dal<br />

1965 al febbraio 1967. Mentre si stava recando a Udine<br />

per questioni comunali, ebbe un incidente stradale a<br />

Mortegliano e perse la vita assieme all’allora segretario<br />

comunale, dottor Ciccone.<br />

In quegli anni l’impegno di sindaco fu particolarmente<br />

gravoso in quanto, con Giunta e Consiglio, dovette<br />

mettere in piedi e avviare la complessa struttura comunale<br />

attraverso la quale venne organizzato l’intero territorio.<br />

Da qui partì il vero e proprio sviluppo di Lignano sia come<br />

comunità, sia come realtà turistica di livello nazionale e<br />

internazionale.<br />

Ha qualche ricordo particolare di quel periodo?<br />

Allora ero molto giovane, ma accompagnavo spesso mio padre in Municipio<br />

e nei suoi spostamenti a Udine e a Trieste e anche nelle cerimonie ufficiali:<br />

nel 1963 fu inaugurato il Kursaal e per la prima volta nel cielo di Lignano si<br />

182


esibirono le Frecce Tricolori con i loro FIAT G 91.<br />

Ricordo la determinazione e l’onestà di mio padre nell’affrontare e nel risolvere<br />

i problemi con una visione di crescita turistica della località, proiettata in<br />

una dimensione internazionale e anche di integrazione e interazione con<br />

l’entroterra dell’intera Bassa Friulana, non perdendo mai di vista le esigenze<br />

dei suoi concittadini sia in termini di occupazione che di crescita sociale.<br />

Ho, senz’altro, ereditato da lui la passione per la politica e l’impegno nella<br />

gestione della cosa pubblica.<br />

Da quando si dedica alla cosa pubblica?<br />

Il mio impegno politico ebbe inizio con la partecipazione ai corsi di formazione<br />

della Democrazia Cristiana cui fece seguito la costituzione in loco del Circolo<br />

della Gioventù che vedeva coinvolti molti giovani.<br />

Sul piano amministrativo, il primo incarico è stato quello di Presidente<br />

dell’allora Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo di Lignano Sabbiadoro<br />

e della Laguna di Marano che comprendeva anche cinque comuni dell’immediato<br />

entroterra.<br />

Era il 1984 e a soli 32 anni ero il primo presidente lignanese dell’Azienda e il<br />

più giovane presidente degli enti turistici d’Italia, sono rimasto in carica fino<br />

al 1997, inaugurando ben quattordici stagioni turistiche.<br />

È da dire che inizialmente una sorta di dualismo ha caratterizzato i rapporti<br />

fra Comune e Azienda e ciò perché i presidenti non venivano scelti nell’ambito<br />

della comunità lignanese.<br />

Sotto la mia presidenza e, ricoprendo io anche la carica di consigliere<br />

comunale, i rapporti sono migliorati e la collaborazione è diventata più<br />

proficua nell’interesse generale della località.<br />

Che cosa può dirci dei suoi quattordici anni di Presidenza in Azienda di<br />

Soggiorno?<br />

In quel non breve arco di tempo molto è stato fatto sia nel settore della<br />

promozione e delle manifestazioni che nel miglioramento di strutture e<br />

servizi. Per quanto riguarda la promozione, lo sforzo principale è stato di<br />

coinvolgere gli operatori turistici, concertando, di volta in volta, le attività<br />

promo-pubblicitarie, attuate in Italia e all’estero.<br />

A questo proposito, è vivo il ricordo dei momenti difficili che dovemmo<br />

affrontare per far fronte ai danni conseguenti al fenomeno delle alghe e per<br />

salvaguardare e rilanciare l’immagine di Lignano sui mercati turistici.<br />

Nel settore delle manifestazioni: l’istituzione del Premio letterario dedicato<br />

ad Hemingway giunto ormai alla 24^ edizione, l’adozione nel 1987 in<br />

183


collaborazione con il Comitato Italiano UNICEF - allora presieduto dal dottor<br />

Farina - della Carta dei Diritti dell’Infanzia con la partecipazione di enti non<br />

governativi di centoventi Paesi alla presenza della consorte del Premier<br />

egiziano Mubarak, del Ministro Rosa Russo Jervolino e dell’allora Presidente<br />

della Regione Adriano Biasutti - Carta che sarà approvata dall’ONU - e<br />

l’esibizione per la prima volta sull’arenile della Pattuglia Acrobatica Nazionale<br />

che ancora oggi allieta gli ospiti ferragostani.<br />

Sono stati, inoltre, riqualificati i beni demaniali della darsena e della spiaggia,<br />

gestiti dall’Azienda di Soggiorno.<br />

184


23 maggio 2008<br />

Udila BATTISTELLA ZANATTA<br />

Intervistatrici: Maria Longo Coccetti e Mariella Piutti Fabris<br />

La signora Udila Battistella si presenta per l’intervista al Centro Civico<br />

accompagnata dalla figlia.<br />

È una signora calma e tranquilla che parla di sé e della Lignano della sua<br />

gioventù con una nota di malinconia.<br />

Il tempo - ci dice - è passato troppo in fretta, lasciando dietro di sé piacevoli<br />

ricordi e non sempre gradite memorie.<br />

Ci parli di lei e della sua famiglia.<br />

Sono nata a Pola l’8 novembre 1933 da genitori veneti. Il mio nucleo familiare<br />

era composto da undici persone, tutte dedite all’agricoltura.<br />

Durante la seconda guerra mondiale la situazione in Istria era diventata<br />

particolarmente difficile: i partigiani erano temuti da tutti, per cui nel<br />

1944 mio padre prese degli accordi con il signor Andretta per una nostra<br />

sistemazione a Lignano.<br />

Siamo partiti con l’ultimo treno e siamo arrivati a Latisana, profughi da Pola<br />

come le famiglie Summo e Belletti.<br />

La terra, affidataci a mezzadria, si estendeva dal maneggio, sito dopo il<br />

Villaggio Mimosa, fino all’attuale cimitero. La casa dove abitavamo, ora<br />

disabitata, è rimasta la stessa, con un bel pergolato di uva bianca.<br />

185


Trebbiatura<br />

Avevo poco più di dieci anni, ero felice di essere arrivata in un posto tranquillo<br />

anche se, inizialmente, c’erano ancora bombardamenti.<br />

Quando la chiesa è stata mitragliata, mi trovavo proprio all’interno a seguire<br />

una funzione religiosa.<br />

È andata a scuola a Lignano?<br />

La scuola si trovava in via Gorizia, ci andavo a piedi, andata e ritorno. Ho<br />

frequentato fino alla quinta, in una pluriclasse<br />

La mia maestra era la signora Zen, i miei compagni sono stati Pierino Comisso,<br />

Giacomo De Filippis, Dino Sandri. Terminate le elementari, non essendovi<br />

possibilità di proseguire gli studi, ho lavorato in campagna con i miei fino<br />

all’età di diciannove anni.<br />

In che cosa consisteva il suo lavoro in campagna e in casa?<br />

Ad aiutare mio padre.<br />

Avevamo quindici mucche e la mattina, con qualsiasi tempo atmosferico,<br />

portavo i bidoni pieni di latte, sistemati sul manubrio della bicicletta, alla<br />

famiglia Andretta, nostra datrice di lavoro.<br />

La sera, invece, il latte veniva portato in latteria, in centro. Uova e verdure si<br />

vendevano ai vari negozianti.<br />

Aiutavo anche mia mamma.<br />

La pasta veniva fatta in casa e il pane veniva impastato e sfornato un paio di<br />

volte alla settimana.<br />

186<br />

Lavoravate la terra<br />

con macchine agricole?<br />

Mio padre lavorava<br />

il terreno con le<br />

macchine agricole di<br />

proprietà della famiglia<br />

Andretta, ma prestava<br />

anche la sua opera<br />

ad altri contadini<br />

che abbisognavano<br />

di attrezzature<br />

meccaniche.<br />

Si dedicava, inoltre,


alla caccia e a casa nostra non mancavano mai fagiani, lepri e anatre<br />

selvatiche, i masurini.<br />

Era lui che organizzava la festa di San Zaccaria, la festa della Madonute, con<br />

i vari intrattenimenti giocosi.<br />

Vicino a casa nostra c’era il frutteto della famiglia Scarpa la quale possedeva<br />

un’automobile che prestava a chi ne avesse bisogno.<br />

Come trascorrevate i giorni di festa?<br />

La domenica noi sorelle<br />

e cugine andavamo a<br />

messa, sempre a piedi.<br />

I preti, prima don Gino poi<br />

don Mario, erano molto<br />

rigorosi e guai mancare<br />

alle funzioni religiose<br />

quali messa, vespero e<br />

anche catechismo, ma<br />

erano pronti ad aiutare<br />

le persone in ogni<br />

circostanza.<br />

D’estate, solo la domenica,<br />

andavamo con gli amici<br />

al mare: si mangiava al<br />

sacco sulle dune della<br />

spiaggia. Mia sorella, che era sarta, ci confezionava i costumi da bagno. A volte<br />

ci recavamo al cinematografo all’aperto, in via Udine, o a ballare. Conservo di<br />

quel periodo piacevoli ricordi!<br />

Lei prima ha affermato di aver aiutato suo papà in<br />

campagna fino a diciannove anni. Che ha fatto dopo?<br />

Mi sono sposata a diciannove anni.<br />

Prima si è sposata mia sorella con Ferruccio Tonutti,<br />

originario di Udine e primo giardiniere di Lignano, molto<br />

amico del dottor Zatti.<br />

Poi mi sono sposata io con Rino Zanatta e per un anno<br />

abbiamo vissuto con la sua famiglia vicino alla Caserma<br />

della Finanza. Dal nostro matrimonio sono nati due figli:<br />

Doriana e Dario, ambedue sono venuti al mondo in casa,<br />

come si faceva una volta.<br />

I coloni Prataviera in spiaggia a Pineta, vicini di casa della famiglia Battistella<br />

187<br />

Aldo, Udila, Valeria e Ida Battistella


Luigi Venudo detto “Paperone” al Campeggio Sabbiadoro - 1957<br />

Guido Bonafè al Bar Olimpia<br />

Rimpiange la Lignano di un tempo?<br />

Mio marito era muratore<br />

e ha lavorato prima con<br />

l’impresa Gregoratti poi con<br />

l’impresa Sostero. In seguito<br />

abbiamo acquistato un<br />

terreno sul quale abbiamo<br />

costruito due appartamenti<br />

che affittavamo da maggio a<br />

settembre a turisti tedeschi<br />

e austriaci.<br />

Io ho lavorato un po’ ovunque<br />

e, per una decina d’anni,<br />

nel Campeggio Sabbiadoro<br />

della famiglia Andretta<br />

dove si preparavano anche<br />

duemila pasti al giorno.<br />

Nel 1955, dopo la morte di mio padre, zii e cugini<br />

se ne sono andati a cercar lavoro a Milano, mentre<br />

mia madre e mio fratello hanno ottenuto dalla famiglia<br />

Andretta, come “buona uscita”, un pezzo di terra sito<br />

in via Latisana dove hanno costruito il Bar Olimpia con<br />

pista da ballo e gioco di bocce.<br />

Per una ventina d’anni il locale è stato molto<br />

frequentato, d’estate ogni sera si ballava al suono del<br />

juke-box.<br />

Poiché c’era molto lavoro, mi rendevo utile, dando una<br />

mano e, quando potevo, ballavo e mi divertivo con gli<br />

amici.<br />

Ancor oggi il bar è aperto, tutto l’anno.<br />

No, rimpiangere no, ma una volta la vita era più semplice, fatta di amicizie e<br />

di affetti sinceri. Ora mi sembra che tutto sia diverso.<br />

188


25 maggio 2008<br />

Giorgio BARTOLUCCI<br />

Intervistatrice: Nelly Del Forno Todisco<br />

Il dottor Bartolucci è nato il 10 aprile 1928. Ha trascorso quarant’anni<br />

della sua vita a Lignano, ora vive nella sua casa di campagna di Montefiascone,<br />

in provincia di Viterbo. L’unico modo per fare l’intervista era, perciò, farla via<br />

etere.<br />

Disponibile, si è prestato ben volentieri a parlare di sé e di tutto quello che era<br />

riuscito a realizzare per Lignano nel campo dell’associazionismo.<br />

So per certo che è stato il dottor Zatti a invitarla a venire a Lignano in<br />

qualità di medico. Come lo ha conosciuto?<br />

Abitavo allora in via Stringher al secondo piano della casa De Puppi, la più<br />

antica casa di Udine.<br />

Un sabato pomeriggio del mese di dicembre del 1960 mi trovavo in casa,<br />

quando suonarono alla porta. Andai ad aprire, pensando che qualcuno avesse<br />

bisogno di un medico. Mi trovai davanti ad una coppia sulla quarantina, il<br />

signore si presentò come il dottor Zatti, aveva avuto il mio indirizzo da un<br />

dottore dell’ospedale di Udine.<br />

Mi spiegò che viveva a Lignano e che cercava un giovane medico desideroso<br />

di trasferirsi in quella località con poco più di duemila abitanti nel periodo<br />

invernale, ma che d’estate si avvicinavano a molte migliaia con villeggianti,<br />

189


imprenditori e lavoratori stagionali. Egli era l’unico medico e cercava un<br />

collaboratore.<br />

Rimanemmo d’accordo che sarei andato a trovarlo prima della fine dell’anno.<br />

Avevo bisogno di tempo per decidere.<br />

Decidere che cosa? Era forse impegnato in altre attività? La proposta era<br />

allettante?<br />

Oltre a essere libero professionista, ero medico funzionario dell’INAM, Istituto<br />

Nazionale Assicurazione Malattia, e quindi, soggetto a un regolamento, ed<br />

ero anche addetto a funzioni ispettive presso l’Ospedale di Udine.<br />

Quando mi recai a Lignano prospettai al dottor Zatti la possibilità che potevo<br />

essere disponibile dopo aver dato un mese di preavviso all’Istituto. Egli mi<br />

sottopose la necessità che lo sostituissi da febbraio a maggio, dovendosi<br />

assentare per motivi di famiglia.<br />

Il primo febbraio del 1961 iniziai a lavorare nell’ambulatorio del dottor Zatti.<br />

Alloggiavo all’Albergo Scarpa. Il lavoro era di mio gradimento e, se paragonato<br />

al lavoro da me svolto dopo la laurea in condotte mediche prevalentemente<br />

di montagna, questo era più lieve e gradevole.<br />

Nel frattempo cercai una sistemazione abitativa, non potendo lasciare la<br />

mia famiglia a Udine, trovai una<br />

villetta di proprietà della famiglia<br />

Rossetti di Latisana sita in via<br />

Codroipo: attrezzai il pianoterra ad<br />

ambulatorio e il piano superiore<br />

ad abitazione.<br />

Durante il periodo di sostituzione<br />

del dottor Zatti avevo conosciuto<br />

quasi tutta la popolazione di<br />

Lignano costituita in prevalenza<br />

da giovani e bambini. Preziosa è<br />

stata la mia specializzazione in<br />

pediatria.<br />

Albergo Scarpa in via Udine - 1954<br />

Così, dopo aver sostituito per quattro mesi il dottor Zatti, lei è rimasto<br />

a Lignano come libero professionista. Otre alla libera professione si è<br />

interessato ad altro?<br />

Ho lavorato anche presso la Colonia permanente Friuli-Italia in qualità di<br />

direttore sanitario, incarico mantenuto fino al 1996, anno in cui la Colonia<br />

divenne un istituto con diverse finalità. Poiché conoscevo le autorità sanitarie<br />

190


udinesi, fui interpellato<br />

dall’Associazione Friulana<br />

Donatori del Sangue per<br />

costituire una sezione a<br />

Lignano. Nei primi mesi<br />

del 1962 il commendatore<br />

Giovanni Faleschini, presidente<br />

regionale dell’AFDS,<br />

in un’assemblea presso<br />

il cinema Mare tenne a<br />

battesimo la sezione di<br />

Lignano di cui fui eletto<br />

presidente, carica che tenni<br />

per un decennio, portando<br />

questa sezione a essere,<br />

dopo quarantasei anni,<br />

una colonna dell’AFDS. Abbiamo ottenuto per anni la medaglia d’oro come<br />

premio per aver superato le percentuali di donatori e di donazioni stabilite<br />

dallo statuto.<br />

Nel 1963 fui chiamato a<br />

lavorare alle Terme Marine<br />

e per due anni ne fui il<br />

direttore sanitario. Sempre<br />

nel 1963 con alcuni amici<br />

fondammo il circolo ACLI di<br />

cui fui presidente fino alla<br />

sua chiusura, segretario era<br />

il compianto ragionier Lucio<br />

Giorgi. Nel 1965, avendo<br />

ritrovato alcuni commilitoni<br />

della naia alpina, fondammo<br />

il gruppo locale dell’ANA -<br />

Associazione Nazionale Alpini -<br />

di cui, oltre a fondatore, fui<br />

il primo capogruppo.<br />

Così tra il lavoro e le associazioni il tempo passava veloce.<br />

Come ricorda la Lignano degli anni Sessanta?<br />

Lignano da piccolo paese si stava trasformando in una grande realtà. Allora<br />

venivano costruiti due milioni di metri cubi di fabbricati abitativi e commerciali<br />

all’anno. In quel periodo proprio in via Codroipo, di fronte alla villa della<br />

191<br />

Giovanni Faleschini e il Sindaco Gnesutta<br />

Primo Gruppo Alpini


famiglia Rossetti, è sorto il condominio Milano dove mi sono trasferito con<br />

ambulatorio e abitazione. Strade nuove venivano aperte in continuazione<br />

per accedere alle nuove realtà edilizie; furono aperte strade di collegamento<br />

con Lignano Pineta e la vecchia via Latisana divenne strada di traffico locale,<br />

sostituita dal viale Europa.<br />

Prima lei ha detto che tra lavoro e associazioni il tempo passava veloce.<br />

Si è sempre dedicato all’associazionismo locale?<br />

Sì, avevo molteplici interessi che mi portarono a partecipare ad altre<br />

associazioni e a creare gruppi d’interesse come il Circolo Filatelico<br />

Numismatico Lignanese, sorto nel 1965 di cui fui presidente fino al 1998.<br />

Nel 1972 fui socio fondatore del Lions Club, per due mandati presidente e<br />

per un mandato delegato di zona e vicegovernatore per il Friuli.<br />

E poi la Pro Senectute di cui fui il primo presidente, e negli anni Ottanta<br />

promossi la costituzione della Casa per Anziani contro tutti i pareri negativi<br />

di una certa casta locale. Noi della Pro Senectute riuscimmo dove altri non<br />

poterono, ma questa è un’altra storia.<br />

Nel 1976 promossi la fondazione di una sezione AIDO - Associazione<br />

Italiana Donatori Organi - la cui riunione d’insediamento si tenne nel salone<br />

della Colonia la<br />

sera del 6 maggio<br />

del 1976 e fu<br />

“benedetta“ proprio<br />

dalla scossa di<br />

terremoto, mentre<br />

stavo svolgendo la<br />

relazione a oltre<br />

250 partecipanti.<br />

Partecipai a molte<br />

altre associazioni:<br />

Pesca Sportiva,<br />

Federazione Italiana<br />

della Caccia di cui<br />

fui presidente per<br />

vari mandati.<br />

Ho collaborato<br />

come medico<br />

sportivo a varie<br />

associazioni ciclistiche, calcistiche, calcio a cinque.<br />

Associazione Lignano Calcio<br />

192


Lei è stata una persona molto presente sul territorio lignanese. Si è<br />

occupata solo di associazionismo o si è interessata ad altro?<br />

Mi sono interessato anche di politica. Nei primi anni Settanta sono stato<br />

segretario della locale sezione della Democrazia Cristiana da cui mi<br />

dimisi per incompatibilità. Durante l’intermezzo politico, presiedendo la<br />

commissione politica formata dai responsabili dei partiti che conducevano la<br />

“cosa pubblica“, ebbi modo di studiare e suggerire la costituzione del Parco<br />

Hemingway, vincendo le resistenze dei proprietari dei terreni, cosa che poi<br />

portò alla convenzione con i proprietari di Lignano Riviera per costituire il<br />

Parco UNICEF.<br />

È stato contento di aver accettato di venire a Lignano?<br />

Naturalmente, e poi quarant’anni di vita e di professione in un luogo portano<br />

a conoscere e a seguire lo sviluppo dello stesso con le necessità e i desiderata<br />

della popolazione, soprattutto di quella giovanile.<br />

So che oggi il Lions Club è presente sul territorio lignanese con iniziative<br />

volontaristiche e benefiche. Lei, in qualità di presidente o delegato di zona,<br />

ha operato in tal senso?<br />

Nel 1975 in qualità di presidente stabilii, quale “service“ annuale, di offrire al<br />

Comune una piccola biblioteca, l’inizio di quello che è oggi un Istituto di tutto<br />

rispetto e di cui fui per alcuni anni membro del Consiglio.<br />

Abbiamo, inoltre, creato il soggiorno marino per disabili, sul terreno messo a<br />

disposizione dall’EFA che ha accolto per un trentennio giovani e meno giovani<br />

da varie regioni italiane, da paesi della ex Iugoslavia e da Vienna.<br />

Abbiamo promosso le serate dell’amicizia con la Brigata Julia nell’Arena Alpe<br />

Adria e tornei di calcio per raccogliere fondi da destinare ai disabili.<br />

Lei ha creato tante iniziative che sono tuttora presenti nel territorio. È<br />

soddisfatto?<br />

Sì, lo sono.<br />

Crescendo la città, crebbero le iniziative proposte da cittadini di buona volontà<br />

e portate avanti da sodalizi che man mano andavano sorgendo e sempre con<br />

ottimi risultati, cosa che mi fa essere orgoglioso di dire: “Io c’ero!“<br />

193


Si ringraziano<br />

Le persone che hanno rilasciato le interviste e quanti hanno collaborato,<br />

fornendo materiale di varia natura e raccontando aneddoti legati ai<br />

primordi di Lignano<br />

Il Sindaco di Lignano<br />

dott. Silvano Delzotto<br />

L’Assessorato alla Cultura e all’Istruzione del Comune di Lignano<br />

avv. Lanfranco Sette<br />

L’Assessorato alle Politiche Sociali del Comune di Lignano<br />

geom. Graziano Bosello<br />

L’Assessore alle Politiche Sociali e Giovanili della passata legislatura<br />

geom. Angelino Bonelli<br />

Il Presidente del FotoCineClub<br />

Doriano Moro<br />

Le immagini d’epoca provengono da alcuni intervistati e dalle raccolte<br />

del FotoCineClub, Alessandro Rizzi, Rino Tinelli.<br />

La fotografia in copertina proviene dalla<br />

Fototeca del Civici Musei di Udine


INDICE<br />

Il progetto dell’Università della Terza Età di Lignano ................................5<br />

Presentazione di Nelly Del Forno Todisco ................................................6<br />

Presentazione del Sindaco Silvano Delzotto ............................................7<br />

Presentazione di Gianfranco Scialino ......................................................8<br />

Interviste:<br />

Emilio ZATTI ............................................................................................11<br />

Rino MORO ........................................................................................... 19<br />

Angela SUMMO ..................................................................................... 27<br />

<strong>Elia</strong> <strong>ZOCCARATO</strong> ....................................................................................31<br />

Pierino COMISSO .................................................................................. 37<br />

Giacomo DE FILIPPIS ............................................................................. 43<br />

Cesare, Pietro e Maria FANOTTO .......................................................... 47<br />

Nunzia MONANNI SCERBANENCO ...................................................... 53<br />

Luigi DE MINICIS ................................................................................... 59<br />

Walter BIDIN .......................................................................................... 63<br />

Ferdinando SCUDIERO .......................................................................... 69<br />

Dino SANDRI ......................................................................................... 73<br />

Pia BERQUER ANDRETTA ..................................................................... 77<br />

Giorgio TURCATO .................................................................................. 83<br />

Armando FERRO ................................................................................... 87<br />

Giampaolo ZEN ......................................................................................91<br />

Giuseppe BURGATO .............................................................................. 95<br />

Luigia FANOTTO e Walter LIGUSTRI ...................................................... 99<br />

Enea FABRIS ........................................................................................ 105<br />

Eno PETRACCO ................................................................................... 109<br />

Vincenzo GIGANTE ...............................................................................117<br />

Argelio SCARPA ................................................................................... 121<br />

Marco MARIN ...................................................................................... 125<br />

Renato CHIARUTTINI ........................................................................... 129<br />

Olindo VALERI ..................................................................................... 133<br />

Rita NORO ........................................................................................... 135<br />

Maria Grazia e Pietro BELLETTI........................................................... 139<br />

Giorgio VENTURINI .............................................................................. 143<br />

Tranquilla PARON RIDOLFO ................................................................ 149<br />

Danilo ZANATA .................................................................................... 153<br />

Filomena VENCHIARUTTI DRIUSSI ...................................................... 161<br />

Ferruccio BIVI ....................................................................................... 167<br />

Giovanni Battista GNATA ..................................................................... 173<br />

Carlo TEGHIL ....................................................................................... 179<br />

Udila BATTISTELLA ZANATTA ............................................................. 185<br />

Giorgio BARTOLUCCI ........................................................................... 189<br />

Ringraziamenti ..................................................................................... 196

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