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Aprile 2006.qxp - Parrocchia San Nicolò vescovo - Zanica

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Io sono la risurrezione e la vita Gesù<br />

La “Deposizione di Cristo dalla<br />

croce” è un soggetto che, da secoli,<br />

nella storia dell’arte è in grado di<br />

creare nel fedele emozioni che<br />

conducono alla pietà.<br />

Numerose le testimonianze<br />

passate d’artisti che si sono cimentati<br />

nella rappresentazione del dolore<br />

per la morte di Gesù, ogni volta<br />

scegliendo di caricare l’attenzione<br />

ed il punto di vista sul momento<br />

della discesa dalla croce o sui<br />

gruppi di personaggi coinvolti nell’evento<br />

sacro.<br />

Questo ignoto pittore d’ambito<br />

bresciano, attivo nella seconda<br />

metà del Cinquecento, preferisce<br />

tagliare dalla sua composizione la<br />

visuale intera della croce, poiché<br />

l’episodio scelto è il momento successivo<br />

alla morte, quando con<br />

amorevole cautela il corpo esanime<br />

del figlio è adagiato in grembo<br />

ad una Madonna sofferente e semisvenuta.<br />

Quest’iconografia è tipica nelle<br />

zone del nord Europa fiammingo<br />

del Quattrocento, a cui questo<br />

pittore fa riferimento per riuscire<br />

ad aumentare il pathos espressivo<br />

della rappresentazione religiosa.<br />

In realtà il risultato è piuttosto<br />

freddo e stereotipato, anche per la<br />

scelta di una composizione rigidamente<br />

piramidale, simmetrica e<br />

volutamente speculare nei gesti.<br />

I colori scelti sono vivaci e<br />

cangianti, accostando a coppie i<br />

primari (rosso, giallo) e secondari<br />

(verde, viola), combinati con cura<br />

per un effetto ottico elegante ed<br />

ordinato, accresciuto da una luce<br />

fredda proveniente da fuori immagine,<br />

dall’alto e da sinistra.<br />

Il risultato didascalico dell’iconografia<br />

è in parte dovuto alla rigida<br />

conformità alle regole dettate<br />

dalla recente Controriforma Cattolica<br />

in materia d’Arte religiosa<br />

(1563) e dalla committenza ecclesiastica<br />

provinciale e locale.<br />

L’intenzione era sicuramente<br />

quella di muovere il fedele a devozione<br />

e partecipazione emotiva,<br />

presentando chiaramente i simboli<br />

del martirio, come i chiodi in mano<br />

a Giuseppe d’Arimatea e la corona<br />

di spine che a destra esibisce<br />

Nicodemo, a questo si aggiunge la<br />

coppa che raccolse il sangue di<br />

Cristo, sorretta da uno dei due<br />

putti alati in alto.<br />

La Maddalena è l’unica figura<br />

che guarda tristemente verso lo<br />

spettatore fuori quadro, con l’evidente<br />

intento di coinvolgerlo nel<br />

suo intenso dolore.<br />

Questa pala d’altare quindi, si<br />

colloca nella scia un po’ arretrata,<br />

ormai consolidata nel Secondo Rinascimento<br />

di provincia, dell’opera<br />

d’arte didattica che ispiri venerazione,<br />

affinché con la comprensibilità<br />

dei simboli mostrati, nei<br />

gesti calcolati e nelle espressioni<br />

facili a capirsi, il fedele possa riconoscere<br />

l’evento e parteciparvi<br />

con commozione.<br />

Dott.sa Anna Spreafico<br />

La Deposizione<br />

di Cristo<br />

dalla croce<br />

La Voce - <strong>Aprile</strong> 2006 7

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