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Processi di ossidazione - Treccani

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11.1.1 <strong>Processi</strong> <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong><br />

in fase vapore<br />

Introduzione<br />

I processi <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> selettiva, in particolare quelli<br />

che utilizzano catalizzatori soli<strong>di</strong> (processi <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong><br />

eterogenea) hanno un ruolo fondamentale nella<br />

petrolchimica. Circa il 50% dei principali prodotti chimici<br />

e oltre l’80% dei monomeri vengono sintetizzati<br />

me<strong>di</strong>ante almeno uno sta<strong>di</strong>o <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> catalitica<br />

selettiva eterogenea. La tab. 1 riporta un elenco dei principali<br />

processi <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> selettiva <strong>di</strong> idrocarburi utilizzanti<br />

catalizzatori soli<strong>di</strong>, con l’in<strong>di</strong>cazione dei valori<br />

<strong>di</strong> conversione e <strong>di</strong> selettività ottenuti. In molti processi<br />

commerciali <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> selettiva esiste ancora un<br />

margine significativo <strong>di</strong> miglioramento delle prestazioni.<br />

Per esempio, il possibile incremento <strong>di</strong> selettività in<br />

due dei principali processi <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> selettiva (etilene<br />

a ossido <strong>di</strong> etilene e propilene ad acrilonitrile) permetterebbe<br />

un risparmio annuale sul costo dei reagenti<br />

<strong>di</strong> circa 800 milioni <strong>di</strong> euro.<br />

Già agli inizi dell’Ottocento era nota l’attività <strong>di</strong> catalizzatori<br />

soli<strong>di</strong> nell’<strong>ossidazione</strong>, ma è solo verso la metà<br />

del 20° secolo che è iniziato lo stu<strong>di</strong>o sistematico dei processi<br />

<strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> selettiva con catalizzatori soli<strong>di</strong> e della<br />

loro applicazione industriale. I primi processi che hanno<br />

avuto sviluppo industriale sono stati: l’<strong>ossidazione</strong> e l’ammon<strong>ossidazione</strong><br />

(<strong>ossidazione</strong> in presenza <strong>di</strong> ammoniaca)<br />

del propilene a formare rispettivamente acroleina e acrilonitrile,<br />

l’<strong>ossidazione</strong> dell’etilene a ossido <strong>di</strong> etilene e<br />

l’<strong>ossidazione</strong> <strong>di</strong> aromatici a formare anidri<strong>di</strong> (anidride<br />

maleica e ftalica). Lo sviluppo <strong>di</strong> questi processi, derivante<br />

anche dalla crescente domanda verso questo tipo <strong>di</strong><br />

prodotti, ha portato al potenziamento della ricerca <strong>di</strong> base,<br />

con effetto sinergico all’attuazione <strong>di</strong> nuove applicazioni<br />

e il miglioramento <strong>di</strong> quelle già commercializzate.<br />

Come esempio si può riportare il processo <strong>di</strong> ammon<strong>ossidazione</strong><br />

del propilene con aria e ammoniaca, che<br />

VOLUME II / RAFFINAZIONE E PETROLCHIMICA<br />

11.1<br />

<strong>Processi</strong> <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong><br />

ha sostituito rapidamente il processo precedente basato<br />

sulla reazione tra acetilene e HCN, sia per il costo minore<br />

delle materie prime sia per i minori problemi <strong>di</strong> sicurezza.<br />

Ciò ha permesso <strong>di</strong> produrre l’acrilonitrile con<br />

una notevole riduzione dei costi e con conseguente rapida<br />

espansione del suo mercato negli anni 1960-80. Il successo<br />

<strong>di</strong> questo prodotto ha determinato d’altra parte uno<br />

sviluppo della ricerca sui catalizzatori utilizzati (ossi<strong>di</strong><br />

misti a base <strong>di</strong> Bi e Mo), portando a un loro progressivo<br />

miglioramento. La prima generazione <strong>di</strong> catalizzatori,<br />

basati su Bi 9 PMo 12 O 52 supportato, dava una resa del<br />

55%, passata al 65% con lo sviluppo della seconda generazione<br />

<strong>di</strong> sistemi contenenti ferro come elemento redox<br />

e a circa il 75% con lo sviluppo della terza generazione<br />

<strong>di</strong> catalizzatori multicomponente. L’attuale quarta generazione<br />

<strong>di</strong> catalizzatori, contenenti fino a 25 elementi,<br />

permette <strong>di</strong> ottenere rese oltre l’80%. Lo sviluppo <strong>di</strong><br />

nuovi catalizzatori ha comportato un’analoga evoluzione<br />

nel tipo <strong>di</strong> reattori catalitici utilizzati, inizialmente a<br />

letto fisso, poi a letto fluido ‘bollente’ e infine a letto<br />

fluido ‘frenato’.<br />

Nel periodo 1990-2005 lo sviluppo e l’innovazione<br />

nel settore sono invece derivati dalla crescente attenzione<br />

verso i problemi ambientali e <strong>di</strong> sicurezza, sebbene<br />

nell’ultimo decennio l’introduzione <strong>di</strong> nuovi processi sia<br />

stata fortemente con<strong>di</strong>zionata dalla riduzione degli investimenti<br />

nella petrolchimica, derivante dalla ristrutturazione<br />

<strong>di</strong> tutte le industrie del settore.<br />

Nel seguito sono riassunte le principali <strong>di</strong>rettrici <strong>di</strong><br />

sviluppo in quest’ultimo periodo (Centi e Perathoner,<br />

2003b).<br />

Utilizzo <strong>di</strong> nuove materie prime e <strong>di</strong> agenti ossidanti<br />

alternativi. È stato progressivamente esteso l’utilizzo <strong>di</strong><br />

alcani come materia prima, al posto <strong>di</strong> aromatici e alcheni;<br />

per esempio, la sintesi <strong>di</strong> acrilonitrile da propano invece<br />

che da propilene e la sintesi <strong>di</strong> anidride maleica da<br />

n-butano invece che da benzene, al fine <strong>di</strong> ridurre i costi<br />

e/o migliorare l’ecosostenibilità del processo. Sono allo<br />

617


PRODUZIONE DI INTERMEDI PER LA PETROLCHIMICA<br />

tab. 1. Principali processi <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> selettiva <strong>di</strong> idrocarburi utilizzanti catalizzatori soli<strong>di</strong> e tipici risultati<br />

ottenuti (Arpentinier et al., 2001; Centi et al., 2002)<br />

REAGENTE PRODOTTO PRINCIPALE TIPO DI CATALIZZATORI<br />

stu<strong>di</strong>o nuovi processi che utilizzano ossidanti alternativi,<br />

ad esempio per la sintesi <strong>di</strong>retta <strong>di</strong> fenolo da benzene (invece<br />

del processo multista<strong>di</strong>o da benzene con cumene interme<strong>di</strong>o),<br />

con N 2 O come agente ossidante invece <strong>di</strong> O 2 , per<br />

ridurre la complessità e i rischi del processo, evitare la<br />

coproduzione <strong>di</strong> acetone e utilizzare un sottoprodotto quale<br />

N 2 O (riducendo anche i costi per il suo smaltimento).<br />

Sviluppo <strong>di</strong> nuove classi <strong>di</strong> catalizzatori e processi.<br />

I processi che utilizzano catalizzatori soli<strong>di</strong> (eterogenei)<br />

stanno progressivamente sostituendo quelli <strong>di</strong> tipo omogeneo,<br />

per ridurre i costi <strong>di</strong> separazione e l’impatto<br />

ambientale e/o utilizzare nuove materie prime, per esempio<br />

nella sintesi <strong>di</strong>retta <strong>di</strong> acido acetico da etano. I processi<br />

<strong>di</strong> deidrogenazione ossidativa <strong>di</strong> alcani sono sempre<br />

CONVERSIONE * SELETTIVITÀ *<br />

(%) (%)<br />

Metano/O 2 /NH 3 HCN Rete <strong>di</strong> Pt-Rh 100 60-70<br />

CH 4 o (CH 2 ) x /O 2 Gas <strong>di</strong> sintesi (CO/H 2 ) Rh o Ni supportati 99 90-95<br />

Metanolo/aria Formaldeide Ag su a-Al 2 O 3 , oppure<br />

ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong> Fe-Mo 97-99 91-98<br />

Etilene/O 2 /acido acetico Vinilacetato Pd-Cu-K su a-Al 2 O 3 8-12 ** 92<br />

Etilene/O 2 Ossido <strong>di</strong> etilene Ag-K-Cl su a-Al 2 O 3 13-18 ** 72-76<br />

Etilene/aria o O 2 /HCl 1,2-<strong>di</strong>cloroetano Ossicloruri <strong>di</strong> Cu-Mg(K)<br />

su g-Al 2 O 3 95 93-96<br />

Etanolo/O 2 Acetaldeide Ag, Cu 45-50 ** 94-96<br />

Propilene/aria Acroleina Ossi<strong>di</strong> supportati<br />

<strong>di</strong> Bi-Mo-Fe-Co-K 92-97 80-88<br />

Propilene/aria/NH 3 Acrilonitrile Ossi<strong>di</strong> supportati<br />

<strong>di</strong> Bi-Mo-Fe-Co-K 98-100 75-83<br />

Acroleina/aria Acido acrilico Ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong> V-Mo-W 95 90-95<br />

n-butano/aria Anidride maleica Ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong> V-P 75-80 67-72<br />

n-butano/aria Buteni/buta<strong>di</strong>ene Ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong> Bi-Mo-P 55-65 93-95<br />

Alcol t-butilico Metacroleina Ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong> Bi-Mo-Fe-Co-K 99 85-90<br />

Isobutene/aria Metacroleina Ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong> Bi-Mo-Fe-Co-K 97 85-90<br />

Metacroleina/aria Acido metacrilico Ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong> V-Mo-W 97-99 95-98<br />

Benzene/aria Anidride maleica Ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong> V-Mo 98 75<br />

o-xilene/aria Anidride ftalica Ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong> V-P-Cs-Sb su TiO 2 98-100 81-87<br />

Naftalene/aria Anidride ftalica Ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong> V-K su SiO 2 100 84<br />

* Conversione dei reagenti e selettività dei prodotti rispetto all’idrocarburo<br />

** Nei processi che operano con riciclo del reagente non convertito la conversione è per singolo passaggio<br />

più competitivi rispetto a quelli <strong>di</strong> deidrogenazione <strong>di</strong><br />

alcheni. Sono allo stu<strong>di</strong>o anche processi che permettono<br />

<strong>di</strong> ridurre o eliminare la formazione <strong>di</strong> coprodotti e/o<br />

la formazione <strong>di</strong> interme<strong>di</strong> tossici o pericolosi; un esempio<br />

è la sintesi <strong>di</strong> acido metacrilico me<strong>di</strong>ante <strong>ossidazione</strong><br />

<strong>di</strong>retta <strong>di</strong> isobutano, come alternativa al processo commerciale<br />

aceton-cianidrina, che utilizza HCN come reagente<br />

e coproduce ammonio solfato.<br />

Conversione dei processi basati sull’utilizzo <strong>di</strong> aria<br />

in processi basati sull’alimentazione <strong>di</strong> ossigeno puro.<br />

Tali processi consentono <strong>di</strong> ridurre le emissioni inquinanti;<br />

ne sono esempi la sintesi della formaldeide da<br />

metanolo, l’ep<strong>ossidazione</strong> dell’etilene e l’ossiclorurazione<br />

dell’etilene a 1,2-<strong>di</strong>cloroetano.<br />

618 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI


Miglioramento della produttività dei processi. È dovuto<br />

allo sviluppo <strong>di</strong> nuove generazioni <strong>di</strong> catalizzatori con<br />

proprietà migliorate e/o al miglioramento dell’ingegneria<br />

dei reattori (per esempio, l’introduzione <strong>di</strong> un reattore<br />

monolitico nella sintesi della formaldeide, o <strong>di</strong> reattori<br />

a letto strutturato nella sintesi dell’anidride ftalica).<br />

Inoltre, nel periodo 2000-05 è cresciuto notevolmente<br />

l’interesse per lo sviluppo <strong>di</strong> nuove tecnologie reattoristiche<br />

(quale per esempio quella dei reattori a membrana),<br />

che permettono una buona economia <strong>di</strong> processo<br />

anche per produzioni me<strong>di</strong>o-piccole (scale-down dei processi;<br />

Centi e Perathoner, 2003a), al fine <strong>di</strong> delocalizzare<br />

la produzione e ridurne l’impatto ambientale, in opposizione<br />

alla tendenza tipica del 20° secolo <strong>di</strong> migliorare<br />

l’economia dei processi attraverso l’aumento <strong>di</strong> scala e<br />

l’integrazione spinta in gran<strong>di</strong> siti petrolchimici. Ciò a<br />

causa dell’elevato impatto ambientale e della forte opposizione<br />

sociale verso quest’ultima soluzione, oltre che<br />

per problemi legati allo scarso adattamento a un mercato<br />

con forti fluttuazioni nella domanda.<br />

I processi <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> catalitica selettiva possono<br />

essere <strong>di</strong>visi in tre classi. La prima riguarda l’<strong>ossidazione</strong><br />

<strong>di</strong> molecole inorganiche (per esempio, l’<strong>ossidazione</strong><br />

dell’ammoniaca a NO e <strong>di</strong> H 2 S a zolfo). La seconda<br />

classe riguarda la sintesi <strong>di</strong> prodotti chimici <strong>di</strong> base<br />

(per esempio, l’ammon<strong>ossidazione</strong> del metano a HCN<br />

o l’<strong>ossidazione</strong> parziale del metano a gas <strong>di</strong> sintesi; miscele<br />

CO/H 2 ). La terza classe infine riguarda la conversione<br />

<strong>di</strong> idrocarburi attraverso processi in fase liquida (principalmente<br />

in fase omogenea, anche se è crescente l’interesse<br />

verso quelli utilizzanti catalizzatori eterogenei)<br />

e processi in fase vapore, i più applicati industrialmente<br />

(v. ancora tab. 1). Occorre rilevare che questa ultima<br />

classe <strong>di</strong> processi utilizza aria od O 2 come ossidanti (a<br />

parte il citato processo <strong>di</strong> idrossilazione <strong>di</strong>retta del benzene<br />

a fenolo con N 2 O), mentre nei processi in fase liquida,<br />

oltre a O 2 , si utilizzano estensivamente anche altri<br />

agenti ossidanti quali alchilperossi<strong>di</strong> e H 2 O 2 (Centi e<br />

Perathoner, 2003b).<br />

Le <strong>di</strong>fferenti classi <strong>di</strong> processi <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> selettiva<br />

in fase vapore (su catalizzatori soli<strong>di</strong>) e le relative<br />

principali reazioni industriali sono riassunte nella tab. 2<br />

(Arpentinier et al., 2001; Centi et al., 2002). Alcune importanti<br />

classi <strong>di</strong> reazioni, non incluse nella tabella in<br />

quanto non ancora commerciali, sono: la deidrogenazione<br />

ossidativa <strong>di</strong> alcani C 2 -C 5 alle corrispondenti olefine;<br />

l’<strong>ossidazione</strong> selettiva <strong>di</strong> alcani quali la sintesi <strong>di</strong> anidride<br />

ftalica e maleica da n-pentano, <strong>di</strong> acido acrilico da<br />

propano e <strong>di</strong> metacroleina o acido metacrilico da isobutano;<br />

l’ammon<strong>ossidazione</strong> del propano ad acrilonitrile.<br />

I catalizzatori utilizzati per queste reazioni possono<br />

essere classificati in base al meccanismo <strong>di</strong> reazione che<br />

li caratterizza.<br />

Ossidazione allilica. Per questa reazione sono utilizzati<br />

catalizzatori a base <strong>di</strong> ossi<strong>di</strong> misti <strong>di</strong> metalli <strong>di</strong><br />

VOLUME II / RAFFINAZIONE E PETROLCHIMICA<br />

PROCESSI DI OSSIDAZIONE<br />

transizione, capaci <strong>di</strong> estrarre selettivamente un atomo<br />

<strong>di</strong> idrogeno rompendo un legame CH in posizione<br />

allilica ed eventualmente inserendo un atomo <strong>di</strong> ossigeno<br />

nella stessa posizione. I catalizzatori industriali sono<br />

generalmente multicomponente (per esempio, gli ossi<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong> Bi-Mo, utilizzati nella sintesi dell’acrilonitrile da propilene,<br />

contengono vari promotori quali Fe, Cu, W, Te,<br />

Sb, K), ma tipicamente si può identificare una fase principale<br />

(Bi-molibdato) capace <strong>di</strong> catalizzare <strong>di</strong>fferenti reazioni,<br />

quali: la sintesi <strong>di</strong> acroleina da propilene, l’ammon<strong>ossidazione</strong><br />

<strong>di</strong> propilene ad acrilonitrile, la <strong>di</strong>merizzazione<br />

<strong>di</strong> propilene a cicloesene e la deidrogenazione<br />

ossidativa <strong>di</strong> buteni a buta<strong>di</strong>ene. Queste reazioni sono<br />

caratterizzate da un primo sta<strong>di</strong>o comune <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong><br />

allilica (fig. 1), ove l’estrazione <strong>di</strong> un atomo <strong>di</strong> idrogeno<br />

in posizione allilica dà luogo a un complesso<br />

p-allilico chemiadsorbito sul metallo <strong>di</strong> transizione. La<br />

natura degli sta<strong>di</strong> successivi determina il tipo <strong>di</strong> reazione<br />

e <strong>di</strong> prodotto che si ottiene. L’<strong>ossidazione</strong> e l’ammon<strong>ossidazione</strong><br />

in catena laterale <strong>di</strong> alchilaromatici (per<br />

esempio, l’<strong>ossidazione</strong> del toluene a benzaldeide o benzonitrile,<br />

rispettivamente) segue in linea <strong>di</strong> principio un<br />

meccanismo <strong>di</strong> reazione analogo, ma l’interazione dell’anello<br />

aromatico con la superficie è <strong>di</strong>fferente e quin<strong>di</strong><br />

si utilizzano <strong>di</strong>fferenti tipi <strong>di</strong> catalizzatori, come ossi<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong> vana<strong>di</strong>o supportati su TiO 2 o catalizzatori a base <strong>di</strong><br />

molibdati <strong>di</strong> Fe-(V, P, K).<br />

Ossidazione nucleofila al gruppo CO (deidrogenazione<br />

ossidativa <strong>di</strong> alcoli e <strong>ossidazione</strong> <strong>di</strong> aldei<strong>di</strong> ad<br />

aci<strong>di</strong>). Sebbene questo tipo <strong>di</strong> reazione abbia analogie<br />

con il meccanismo descritto in precedenza, esistono vari<br />

tipi <strong>di</strong> substrati quali alcoli (metanolo) o aldei<strong>di</strong> (acroleina<br />

o metacroleina) che interagiscono troppo fortemente<br />

con la superficie del catalizzatore quando vengono<br />

utilizzati catalizzatori che appartengono alla prima<br />

classe. Nella conversione del metanolo in formaldeide,<br />

il catalizzatore più utilizzato a livello industriale è il<br />

molibdato <strong>di</strong> ferro (contenente anche altri componenti<br />

in piccola quantità), mentre catalizzatori multicomponente,<br />

a base <strong>di</strong> ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong> Mo-V o <strong>di</strong> eteropoliaci<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

P-Mo-V, sono utilizzati per la conversione delle aldei<strong>di</strong><br />

nei corrispondenti aci<strong>di</strong>.<br />

Inserzione elettrofila <strong>di</strong> un atomo <strong>di</strong> ossigeno. I catalizzatori<br />

per questa classe <strong>di</strong> reazione sono altamente<br />

specifici. Esempi sono i sistemi a base <strong>di</strong> Ag/a-Al 2 O 3<br />

per la sintesi <strong>di</strong> ossido <strong>di</strong> etilene da etilene (questo catalizzatore,<br />

per esempio, quando applicato alla sintesi dell’ossido<br />

<strong>di</strong> propilene da propilene non è selettivo) e<br />

Fe/ZSM-5 per l’idrossilazione del fenolo con N 2 O come<br />

ossidante.<br />

Ossidazione (o ammon<strong>ossidazione</strong>) <strong>di</strong> alcani. In questo<br />

caso, lo sta<strong>di</strong>o lento è l’attivazione iniziale selettiva<br />

dell’alcano, per esempio per estrazione concertata <strong>di</strong> un<br />

atomo <strong>di</strong> idrogeno da parte <strong>di</strong> un sito superficiale <strong>di</strong> Lewis<br />

(un metallo <strong>di</strong> transizione) e <strong>di</strong> un secondo atomo <strong>di</strong><br />

619


PRODUZIONE DI INTERMEDI PER LA PETROLCHIMICA<br />

H<br />

H<br />

H<br />

C C<br />

H<br />

C<br />

H<br />

H<br />

H<br />

idrogeno da parte <strong>di</strong> un sito basico (atomi <strong>di</strong> ossigeno)<br />

per dare un alchene, che imme<strong>di</strong>atamente viene convertito<br />

a prodotti ossigenati me<strong>di</strong>ante meccanismi <strong>di</strong><br />

<strong>ossidazione</strong> o ammon<strong>ossidazione</strong> allilica. A causa della<br />

debole interazione del substrato con la superficie e del<br />

meccanismo <strong>di</strong> attivazione, sono necessari catalizzatori<br />

con proprietà <strong>di</strong>fferenti da quelle dei catalizzatori<br />

H<br />

H<br />

C<br />

C<br />

appartenenti alla prima classe <strong>di</strong> reazioni. Sono utilizzati,<br />

per esempio, catalizzatori a base <strong>di</strong> pirofosfato <strong>di</strong><br />

vana<strong>di</strong>le per l’<strong>ossidazione</strong> del n-butano ad anidride<br />

maleica, o a base <strong>di</strong> vana<strong>di</strong>o antimoniati per l’ammon<strong>ossidazione</strong><br />

<strong>di</strong> propano. In quest’ultimo caso, l’ossido <strong>di</strong><br />

antimonio è attivo nell’ammon<strong>ossidazione</strong> <strong>di</strong> propilene,<br />

ma non è in grado <strong>di</strong> attivare la molecola <strong>di</strong> propano;<br />

620 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI<br />

C<br />

H<br />

H<br />

H<br />

H<br />

C C<br />

Me O Me O<br />

Me O Me O Me O<br />

Me Me O Me<br />

O O O<br />

Bi Mo<br />

O O<br />

OH<br />

O<br />

O<br />

Bi Mo<br />

O O<br />

H<br />

complesso p-allilico<br />

fig. 1. Schema generale <strong>di</strong> meccanismo <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> allilica ed esempio nel caso dell’<strong>ossidazione</strong><br />

del propilene su molibdato <strong>di</strong> bismuto per ottenere acroleina.<br />

OH<br />

O<br />

H<br />

H<br />

Bi Mo<br />

O<br />

H<br />

C<br />

O<br />

vacanza anionica<br />

tab. 2. Differenti classi <strong>di</strong> processi <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> selettiva in fase vapore (su catalizzatori soli<strong>di</strong>)<br />

e relative principali reazioni industriali (Arpentinier et al., 2001; Centi et al., 2002)<br />

TIPO DI REAZIONE ESEMPI<br />

Ossidazione allilica – propilene ad acroleina o acido acrilico<br />

– isobutene a metacroleina o acido metacrilico<br />

La sintesi degli aci<strong>di</strong> può essere effettuata in un unico sta<strong>di</strong>o dall’alchene,<br />

ma commercialmente si preferisce utilizzare due sta<strong>di</strong> per le migliori selettività<br />

possibili<br />

Deidrogenazione ossidativa – buteni a buta<strong>di</strong>ene e isopentene a isoprene<br />

– metanolo a formaldeide<br />

– acido isobutirrico ad acido metacrilico<br />

Inserzione <strong>di</strong> tipo elettrofilo – ep<strong>ossidazione</strong> dell’etilene a ossido <strong>di</strong> etilene con O 2<br />

<strong>di</strong> un atomo <strong>di</strong> ossigeno – sintesi <strong>di</strong>retta <strong>di</strong> fenolo da benzene con N 2 O<br />

Acetossilazione – sintesi dell’acetato <strong>di</strong> vinile da etilene e acido acetico<br />

Ossiclorurazione – sintesi dell’1,2-<strong>di</strong>cloroetano da etilene e HCl in presenza <strong>di</strong> O 2<br />

Ammon<strong>ossidazione</strong> – propilene ad acrilonitrile<br />

– isobutene a metacrilonitrile<br />

– a-metilstirene ad atroponitrile<br />

Sintesi <strong>di</strong> anidri<strong>di</strong> – n-butano ad anidride maleica<br />

– o-xilene ad anidride ftalica<br />

O<br />

O<br />

H<br />

H<br />

O


l’ad<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> V conferisce al sistema la capacità <strong>di</strong> ossidare<br />

l’alcano.<br />

Meccanismo <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> tipo Wacker. L’acetato <strong>di</strong><br />

vinile è prodotto per acetossilazione dell’etilene con<br />

acido acetico in presenza <strong>di</strong> ossigeno, con catalizzatori<br />

a base <strong>di</strong> Pd/Au supportati. Il Pd supportato su<br />

V 2 O 5 /Al 2 O 3 o V 2 O 5 /TiO 2 è selettivo nella sintesi in fase<br />

vapore <strong>di</strong> acetaldeide da etilene o <strong>di</strong> metiletilchetone da<br />

1-butene, con un meccanismo <strong>di</strong> reazione analogo.<br />

Ossiclorurazione. 1,2-<strong>di</strong>cloroetano è prodotto commercialmente<br />

da etilene, HCl e O 2 su catalizzatori a base<br />

<strong>di</strong> cloruro <strong>di</strong> rame supportato. Il meccanismo consiste<br />

in un’ad<strong>di</strong>zione <strong>di</strong>retta <strong>di</strong> atomi <strong>di</strong> cloro da parte del catalizzatore<br />

sull’olefina, piuttosto che in un’<strong>ossidazione</strong> <strong>di</strong><br />

HCl a cloro molecolare, seguita da clorurazione del doppio<br />

legame.<br />

Ad<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> ossigeno al nucleo aromatico, con apertura<br />

dell’anello. L’attacco elettrofilo <strong>di</strong> ossigeno a substrati<br />

idrocarburici porta tipicamente alla formazione <strong>di</strong><br />

ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong> carbonio, ma nel caso dell’<strong>ossidazione</strong> del benzene<br />

si ottiene invece <strong>ossidazione</strong> selettiva ad anidride<br />

maleica. Questo processo, che utilizza catalizzatori a<br />

base <strong>di</strong> ossi<strong>di</strong> misti <strong>di</strong> vana<strong>di</strong>o e molibdeno, è stato in<br />

parte soppiantato dalla sintesi me<strong>di</strong>ante <strong>ossidazione</strong> <strong>di</strong><br />

n-butano. Catalizzatori analoghi sono utilizzati nell’<strong>ossidazione</strong><br />

selettiva <strong>di</strong> composti poliaromatici.<br />

Meccanismi <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> non classici. L’etilbenzene<br />

può essere deidrogenato ossidativamente con alta<br />

selettività a stirene su vari catalizzatori quali ossi<strong>di</strong> e<br />

fosfati, ma la fase attiva è costituita dalla formazione<br />

<strong>di</strong> un sottile superficiale <strong>di</strong> carbone contenente siti attivi<br />

nella reazione. Recentemente anche alcuni tipi <strong>di</strong><br />

carbone e nanotubi <strong>di</strong> carbonio hanno mostrato elevate<br />

selettività nella deidrogenazione ossidativa dell’etilbenzene<br />

a stirene. Un altro esempio è l’ammossimazione<br />

del cicloesanone (a cicloesanonossima) su<br />

silice amorfa.<br />

Caratteristiche dei processi <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong><br />

in fase vapore<br />

Aspetti generali<br />

Sebbene nell’industria petrolchimica siano utilizzati<br />

processi <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> selettiva sia in fase vapore sia in<br />

fase liquida, quelli in fase vapore sono i più <strong>di</strong>ffusi. Si<br />

impiega tipicamente ossigeno (o aria) come agente ossidante,<br />

sebbene le specie coinvolte nella reazione <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong><br />

selettiva non siano solitamente costituite da ossigeno<br />

adsorbito sul catalizzatore, quanto piuttosto dall’ossigeno<br />

strutturale del catalizzatore (tipicamente ossi<strong>di</strong><br />

misti, v. ancora tab. 1). Lo ione ossigeno O 2 rimuove gli<br />

atomi <strong>di</strong> idrogeno dall’idrocarburo con conseguente formazione<br />

<strong>di</strong> acqua oppure, inserito sulla molecola <strong>di</strong> reagente,<br />

dà luogo alla formazione <strong>di</strong> composti ossigenati<br />

(v. ancora fig. 1). L’ossigeno gassoso interviene invece<br />

VOLUME II / RAFFINAZIONE E PETROLCHIMICA<br />

PROCESSI DI OSSIDAZIONE<br />

nel meccanismo <strong>di</strong> ri<strong>ossidazione</strong> del catalizzatore ridotto,<br />

noto come meccanismo <strong>di</strong> Mars-van Krevelen (fig. 2).<br />

L’<strong>ossidazione</strong> del catalizzatore da parte <strong>di</strong> O 2 avviene<br />

attraverso la formazione <strong>di</strong> specie <strong>di</strong> ossigeno interme<strong>di</strong>e<br />

quali O 2 e O , che hanno caratteristiche <strong>di</strong> elettrofilicità<br />

e tendono a dare ad<strong>di</strong>zione a molecole insature,<br />

con rottura dei doppi legami e formazione finale <strong>di</strong><br />

ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong> carbonio; al contrario, l’ossigeno strutturale del<br />

catalizzatore (O 2 ) ha caratteristiche nucleofile (fig. 3).<br />

Pertanto, per essere selettivo un catalizzatore deve non<br />

solo possedere i siti <strong>di</strong> attivazione dell’idrocarburo e <strong>di</strong><br />

inserzione selettiva dell’ossigeno sul substrato, ma deve<br />

anche essere velocemente riossidabile, in modo da evitare<br />

che le specie non selettive <strong>di</strong> ossigeno chemiadsorbito<br />

O 2<br />

O 2<br />

H 2O<br />

catalizzatore ridotto<br />

catalizzatore ossidato<br />

M 2 m M 1 n<br />

ossido (catalizzatore)<br />

O2 2<br />

O O2 <br />

prodotto<br />

ossidato<br />

idrocarburo<br />

fig. 2. Meccanismo <strong>di</strong> Mars-van Krevelen <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong><br />

selettiva <strong>di</strong> idrocarburi su catalizzatori a base <strong>di</strong> ossi<strong>di</strong>.<br />

A<br />

M (n1) O2 O2 Mn Mn O 2 O 2<br />

O 2<br />

Mn M (n1) O2 O2 O2 Mn specie elettrofile<br />

<strong>di</strong> ossigeno<br />

(O 2 , O , ...)<br />

attivazione O2 specie<br />

nucleofile<br />

<strong>di</strong> ossigeno<br />

(O2 B )<br />

C<br />

C<br />

C<br />

C<br />

H<br />

O 2 <br />

O 2<br />

prodotto con rottura<br />

del legame C C e<br />

formazione <strong>di</strong> CO x<br />

prodotti <strong>di</strong><br />

<strong>ossidazione</strong> selettiva<br />

(per es. aldei<strong>di</strong>)<br />

fig. 3. A, meccanismo schematico <strong>di</strong> incorporazione<br />

<strong>di</strong> ossigeno in catalizzatori a base <strong>di</strong> ossi<strong>di</strong>;<br />

B, schema del <strong>di</strong>fferente tipo <strong>di</strong> attacco sull’idrocarburo<br />

da parte <strong>di</strong> specie nucleofile ed elettrofile <strong>di</strong> ossigeno<br />

(Centi et al., 2002).<br />

621


PRODUZIONE DI INTERMEDI PER LA PETROLCHIMICA<br />

abbiano tempi <strong>di</strong> vita sufficientemente lunghi da dare<br />

luogo a reazioni <strong>di</strong> combustione. Questo meccanismo è<br />

generalmente accettato per l’<strong>ossidazione</strong> <strong>di</strong> alcheni su ossi<strong>di</strong><br />

misti, ma esistono dubbi sulla sua vali<strong>di</strong>tà nel caso dell’<strong>ossidazione</strong><br />

<strong>di</strong> substrati <strong>di</strong>versi, quali alcani.<br />

Una caratteristica generale dei processi <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong><br />

selettiva <strong>di</strong> idrocarburi è rappresentata dalla complessità<br />

delle reazioni coinvolte. Per esempio, l’<strong>ossidazione</strong><br />

del n-butano ad anidride maleica è una reazione<br />

che coinvolge 14 elettroni, la rimozione <strong>di</strong> 8 atomi <strong>di</strong><br />

idrogeno e l’inserzione <strong>di</strong> 3 atomi <strong>di</strong> ossigeno nel substrato,<br />

con il coinvolgimento <strong>di</strong> altri 4 atomi <strong>di</strong> ossigeno<br />

del catalizzatore per formare 4 molecole d’acqua.<br />

Nonostante la complessità della trasformazione, la reazione<br />

avviene senza formazione <strong>di</strong> prodotti con grado <strong>di</strong><br />

<strong>ossidazione</strong> interme<strong>di</strong>o; si ottengono selettività comprese<br />

tra il 70 e l’85%, in funzione delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> reazione.<br />

Il catalizzatore, costituito da un ossido misto <strong>di</strong> V e<br />

P con composizione (VO) 2 P 2 O 7 , possiede quin<strong>di</strong> caratteristiche<br />

tali da evitare sia il desorbimento degli interme<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong> reazione, sia la trasformazione non selettiva <strong>di</strong><br />

questi in ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong> carbonio.<br />

Infine, un’ulteriore caratteristica dei catalizzatori <strong>di</strong><br />

<strong>ossidazione</strong> selettiva è la multifunzionalità, necessaria per<br />

la trasformazione dell’idrocarburo nel prodotto finale;<br />

infatti, per realizzare il complesso meccanismo sopra in<strong>di</strong>cato,<br />

è necessario che il catalizzatore sia in grado <strong>di</strong> attuare<br />

<strong>di</strong>versi tipi <strong>di</strong> trasformazioni sul substrato (Arpentinier<br />

et al., 2001). Inoltre, è necessario che i <strong>di</strong>versi sta<strong>di</strong> coinvolti<br />

nella trasformazione abbiano velocità tra loro confrontabili.<br />

Velocità relative <strong>di</strong>verse potrebbero portare al<br />

desorbimento dei prodotti interme<strong>di</strong> o all’aumento della<br />

velocità <strong>di</strong> reazioni parallele, con <strong>di</strong>minuzione della selettività<br />

al prodotto desiderato. Questo viene ben esemplificato<br />

dall’<strong>ossidazione</strong> selettiva <strong>di</strong> n-butano (fig. 4).<br />

Progettazione accoppiata del catalizzatore<br />

e del reattore<br />

L’ottimizzazione <strong>di</strong> resa, produttività e selettività nelle<br />

reazioni <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> selettiva richiede non solo una<br />

conoscenza dettagliata della natura del catalizzatore e<br />

del meccanismo <strong>di</strong> interazione <strong>di</strong> reagenti e prodotti con<br />

il catalizzatore stesso, ma anche l’ottimizzazione del reattore<br />

utilizzato. Recentemente nuove soluzione reattoristiche<br />

(che prevedono, per esempio, la separazione dei<br />

due sta<strong>di</strong> <strong>di</strong> interazione del catalizzatore con idrocarburo<br />

e con ossigeno) hanno portato allo sviluppo <strong>di</strong> nuove<br />

classi <strong>di</strong> catalizzatori; i due aspetti (sviluppo del catalizzatore<br />

e ingegneria del reattore) sono quin<strong>di</strong> strettamente<br />

correlati.<br />

I reattori industriali utilizzati nell’industria petrolchimica<br />

per reazioni fortemente esotermiche, quali quelle <strong>di</strong><br />

<strong>ossidazione</strong> selettiva, sono tipicamente a letto fisso multitubolare<br />

o a letto fluido. Tuttavia, vi è un interesse crescente<br />

verso lo sviluppo <strong>di</strong> nuove soluzioni reattoristiche,<br />

n-butano<br />

O O O<br />

in fase adsorbita<br />

(sul catalizzatore)<br />

quale per esempio il reattore a letto fluido circolante,<br />

recentemente applicato dalla DuPont per la sintesi <strong>di</strong> anidride<br />

maleica da n-butano. Il ‘<strong>di</strong>saccoppiamento’ delle<br />

due reazioni redox, <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> dell’idrocarburo da<br />

parte del catalizzatore e <strong>di</strong> ri<strong>ossidazione</strong> <strong>di</strong> quest’ultimo<br />

da parte dell’ossigeno (v. ancora fig. 2), permette un<br />

aumento della selettività ad anidride maleica rispetto alla<br />

reazione condotta in presenza contemporanea <strong>di</strong> idrocarburo<br />

e <strong>di</strong> ossigeno. Ulteriori vantaggi <strong>di</strong> questo tipo<br />

<strong>di</strong> reattore sono l’isotermicità e la <strong>di</strong>minuzione dei rischi<br />

<strong>di</strong> esplosione. Tuttavia, il limite è costituito dalla bassa<br />

produttività; è necessario infatti far circolare tra i due<br />

reattori, ciascuno a<strong>di</strong>bito a uno dei due sta<strong>di</strong> della reazione,<br />

elevate quantità del catalizzatore, pari a circa 1 kg<br />

per g <strong>di</strong> anidride maleica prodotta.<br />

Un altro esempio <strong>di</strong> nuova configurazione reattoristica,<br />

adottata per processi petrolchimici, è costituito dai<br />

reattori <strong>di</strong> tipo monolitico; essi uniscono i vantaggi della<br />

possibilità <strong>di</strong> conduzione autotermica della reazione e <strong>di</strong><br />

una ridotta per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> carico. Le nuove generazioni <strong>di</strong><br />

processi per <strong>ossidazione</strong> <strong>di</strong> metanolo a formaldeide utilizzano<br />

uno sta<strong>di</strong>o finale a<strong>di</strong>abatico (post-reattore), con<br />

il catalizzatore strutturato in forma <strong>di</strong> monolito.<br />

Risultati molto interessanti sono stati ottenuti con<br />

reattori a bassissimo tempo <strong>di</strong> contatto (dell’or<strong>di</strong>ne dei<br />

millisecon<strong>di</strong>, rispetto a tempi <strong>di</strong> secon<strong>di</strong> nei reattori convenzionali),<br />

ove anche la configurazione del catalizzatore<br />

è <strong>di</strong> tipo non convenzionale (per esempio, in forma<br />

<strong>di</strong> reti). Date le alte velocità spaziali utilizzate (cioè gli<br />

elevati rapporti tra la portata dei reagenti e la quantità<br />

dei catalizzatori) e il tipo <strong>di</strong> meccanismo coinvolto, è<br />

622 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI<br />

buteni<br />

buta<strong>di</strong>ene<br />

<strong>di</strong>idrofurano<br />

furano<br />

anidride<br />

maleica<br />

O<br />

<br />

O<br />

O O<br />

5 H,<br />

2-furanone<br />

CO x, H 2O<br />

eliminazione concertata<br />

<strong>di</strong> 2 atomi <strong>di</strong> idrogeno<br />

isomerizzazione<br />

estrazione <strong>di</strong> H allilico<br />

inserzione 1,4 <strong>di</strong> ossigeno<br />

deidrogenazione allilica<br />

e/o inserzione allilica<br />

<strong>di</strong> ossigeno<br />

inserzione <strong>di</strong> ossigeno<br />

fig. 4. Schema del meccanismo <strong>di</strong> reazione nell’<strong>ossidazione</strong><br />

selettiva <strong>di</strong> n-butano ad anidride maleica su catalizzatori a<br />

base <strong>di</strong> (VO) 2 P 2 O 7 , con in<strong>di</strong>cazione del carattere<br />

multifunzionale del catalizzatore.


possibile evitare le ossidazioni successive e ottenere quin<strong>di</strong><br />

elevate selettività nei prodotti interme<strong>di</strong> (per esempio,<br />

nella deidrogenazione ossidativa <strong>di</strong> alcani ad alcheni).<br />

Infine, occorre ricordare gli sviluppi nel settore dei<br />

reattori a membrana catalitica, ove è possibile la rimozione<br />

continua <strong>di</strong> uno dei prodotti o l’ad<strong>di</strong>zione <strong>di</strong>fferenziata<br />

lungo il letto catalitico <strong>di</strong> uno dei reagenti (per<br />

esempio, ossigeno). Ciò permette <strong>di</strong> mantenere un rapporto<br />

ottimale idrocarburo/O 2 lungo tutto il profilo, <strong>di</strong><br />

limitare la formazione <strong>di</strong> punti cal<strong>di</strong> e <strong>di</strong> controllare lo<br />

stato <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> del catalizzatore. Tuttavia, uno dei<br />

limiti attuali è la bassa produttività, oltre al costo elevato<br />

delle membrane stesse.<br />

Anche i reattori convenzionali a letto fisso possono<br />

essere migliorati con una maggiore integrazione tra la<br />

progettazione del catalizzatore e quella del reattore. Nel<br />

processo <strong>di</strong> sintesi dell’anidride ftalica da o-xilene vengono<br />

usati letti catalitici <strong>di</strong>fferenziati, contenenti cioè<br />

<strong>di</strong>versi strati <strong>di</strong> catalizzatore con composizione <strong>di</strong>fferente<br />

tra loro, in modo da ottimizzare il profilo assiale<br />

<strong>di</strong> attività e selettività del catalizzatore stesso.<br />

Una nuova tecnica reattoristica in fase <strong>di</strong> sviluppo è<br />

costituita dai sistemi con inversione perio<strong>di</strong>ca del flusso;<br />

ciò permette <strong>di</strong> rendere più uniforme il profilo <strong>di</strong> attività<br />

e temperatura nel reattore, pur se persistono alcuni<br />

importanti problemi, costituiti dalla <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> gestione<br />

delle operazioni non stazionarie e dalla loro potenziale<br />

pericolosità. Anche in questo caso, la progettazione<br />

del catalizzatore è <strong>di</strong>fferente da quella per operazioni<br />

in con<strong>di</strong>zioni stazionarie.<br />

Utilizzo <strong>di</strong> aria o <strong>di</strong> ossigeno puro come agenti<br />

ossidanti<br />

L’aria è attualmente il reagente più utilizzato nei processi<br />

<strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> in fase vapore, ma è crescente l’interesse<br />

per l’utilizzo <strong>di</strong> O 2 puro, al fine <strong>di</strong> aumentare la<br />

VOLUME II / RAFFINAZIONE E PETROLCHIMICA<br />

PROCESSI DI OSSIDAZIONE<br />

produttività e ridurre le emissioni inquinanti e i consumi<br />

energetici. Nella tab. 3 è illustrato un esempio delle<br />

emissioni nel processo <strong>di</strong> ossiclorurazione dell’etilene,<br />

nei casi <strong>di</strong> utilizzo <strong>di</strong> aria o <strong>di</strong> ossigeno come reagente<br />

ossidante. Si può notare la significativa <strong>di</strong>minuzione dell’impatto<br />

ambientale nel secondo tipo <strong>di</strong> processo.<br />

I seguenti processi in fase vapore utilizzano O 2 puro,<br />

oppure aria arricchita con ossigeno, in alternativa all’aria:<br />

a) <strong>ossidazione</strong> parziale (a gas <strong>di</strong> sintesi) <strong>di</strong> frazioni<br />

pesanti ottenute dalla <strong>di</strong>stillazione del petrolio; b) <strong>ossidazione</strong><br />

del metanolo a formaldeide (aria o aria arricchita);<br />

c) <strong>ossidazione</strong> dell’etilene a ossido <strong>di</strong> etilene (aria<br />

od ossigeno, quest’ultimo in particolare per i nuovi<br />

impianti); d) ossiclorurazione dell’etilene a 1,2-<strong>di</strong>cloroetano<br />

(aria oppure ossigeno, quest’ultimo in particolare<br />

per i nuovi impianti); e) acetossilazione dell’etilene<br />

a vinilacetato (ossigeno); f ) <strong>ossidazione</strong> del n-butano ad<br />

acido acetico (aria od ossigeno); g) <strong>ossidazione</strong> dell’etilene<br />

ad acetaldeide (aria od ossigeno); h) <strong>ossidazione</strong><br />

dell’acetaldeide ad anidride acetica (aria od ossigeno);<br />

i) ammon<strong>ossidazione</strong> del propilene ad acrilonitrile (aria<br />

arricchita con ossigeno).<br />

Catalizzatori <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> selettiva <strong>di</strong> idrocarburi<br />

Caratteristiche dei catalizzatori <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong><br />

I catalizzatori <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> appartengono alla classe<br />

più ampia dei materiali aventi caratteristiche <strong>di</strong> tipo<br />

redox, od ossidoriduttive; a tale classe appartengono<br />

anche i sistemi che catalizzano reazioni <strong>di</strong> idrogenazione,<br />

deidrogenazione, alogenazione e dealogenazione.<br />

Nella tab. 1 sono elencati i più importanti catalizzatori<br />

<strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> <strong>di</strong> idrocarburi nel campo della<br />

petrolchimica per processi realizzati in fase gas. In<br />

aggiunta a questi, è utile menzionare i catalizzatori per<br />

<strong>ossidazione</strong> <strong>di</strong> composti inorganici, quali quelli per<br />

tab. 3. Composizione delle emissioni nel processo <strong>di</strong> ossiclorurazione dell’etilene nei casi <strong>di</strong> utilizzo<br />

<strong>di</strong> aria od ossigeno (Arpentinier et al., 2001). DCE: 1,2-<strong>di</strong>cloroetano; VCM: cloruro <strong>di</strong> vinile monomero<br />

Componente<br />

Processo utilizzante aria Processo utilizzante O 2<br />

Contenuto (vol%); flusso (m 3 /h)<br />

O 2 +Ar 4-8; 400-2.400 0,1-2,5; 25<br />

Etilene 0,1-0,8; 10-24 2-5; 50<br />

CO x (CO 2 /CO3-4/1) 1-3; 100-900 15-30; 300<br />

DCE e composti clorurati 0,02-0,2; 2-60 0,5-1; 10<br />

N 2 resto resto<br />

Spurgo (m 3 /h)* 10.000-30.000 1.000<br />

*Approssimativamente 300-900 m 3 per t <strong>di</strong> VCM prodotto<br />

623


PRODUZIONE DI INTERMEDI PER LA PETROLCHIMICA<br />

<strong>ossidazione</strong> <strong>di</strong> SO 2 a SO 3 (a base <strong>di</strong> ossido <strong>di</strong> vana<strong>di</strong>o<br />

supportato), <strong>di</strong> ammoniaca a NO (a base <strong>di</strong> Pt/Rh) e <strong>di</strong><br />

cloruro <strong>di</strong> idrogeno a cloro molecolare (a base <strong>di</strong> cloruro<br />

<strong>di</strong> rame supportato).<br />

Nel seguito sono elencate le caratteristiche principali<br />

dei catalizzatori <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> per reazioni in fase<br />

gassosa.<br />

Presenza <strong>di</strong> un metallo <strong>di</strong> transizione come componente<br />

attivo principale (V, Mo, Cu, Fe, Pd, Pt, Rh, Ag).<br />

In questi casi, è spesso presente anche un secondo elemento,<br />

che può essere <strong>di</strong> transizione oppure <strong>di</strong> post-transizione<br />

(per esempio, P, Sb o Bi), il quale contribuisce a<br />

determinare le caratteristiche <strong>di</strong> reattività del catalizzatore.<br />

Questo effetto si può esplicare attraverso la formazione<br />

<strong>di</strong> un ‘ossido misto’ (ovvero un composto specifico,<br />

quale per esempio Bi 2 Mo 2 O 9 , eventualmente solo<br />

sulla superficie <strong>di</strong> un altro ossido, <strong>di</strong> una soluzione solida<br />

oppure <strong>di</strong> un ossido drogato dall’altro elemento), con<br />

caratteristiche <strong>di</strong> reattività <strong>di</strong>fferenti da quelle dei singoli<br />

elementi, se presenti in fasi <strong>di</strong>stinte. In taluni casi,<br />

l’elemento è inizialmente presente nella forma metallica,<br />

ma in ambiente <strong>di</strong> reazione può generare il corrispondente<br />

ossido (oppure cloruro od ossicloruro).<br />

Presenza <strong>di</strong> piccole quantità <strong>di</strong> elementi ‘promotori’<br />

(o ‘droganti’). Questi elementi hanno lo scopo <strong>di</strong> ottimizzare<br />

le prestazioni degli elementi attivi principali. I<br />

promotori possono essere <strong>di</strong> varia natura e giocare quin<strong>di</strong><br />

ruoli <strong>di</strong>versi nella trasformazione dei reagenti. Gli elementi<br />

attivi e gli elementi promotori, costituiscono la<br />

fase attiva, cioè la fase <strong>di</strong>rettamente coinvolta nella trasformazione<br />

dei reagenti a prodotti.<br />

Presenza <strong>di</strong> un supporto (solitamente silice, allumina<br />

o titania). Tale supporto nella formulazione del catalizzatore<br />

può avere <strong>di</strong>versi compiti. Un primo compito è<br />

quello <strong>di</strong> <strong>di</strong>sperdere gli elementi attivi, conferendo alla<br />

fase attiva un’area superficiale più elevata rispetto a quella<br />

che avrebbe in assenza del supporto. È pertanto chiaro<br />

che il supporto deve avere caratteristiche dell’area<br />

superficiale idonee per la reazione <strong>di</strong> interesse. Nelle<br />

ossidazioni selettive, ove la selettività nella formazione<br />

del prodotto <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> parziale <strong>di</strong>pende significativamente<br />

dalle reazioni consecutive a prodotti non desiderati<br />

(per esempio ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong> carbonio, che sono termo<strong>di</strong>namicamente<br />

favoriti), è necessario un supporto con<br />

area superficiale non eccessivamente elevata. In questo<br />

modo si limita la velocità delle reazioni indesiderate<br />

secondarie, che <strong>di</strong>pendono anche dal tempo necessario<br />

al prodotto per retro<strong>di</strong>ffondere dal centro attivo alla fase<br />

gassosa. Un ulteriore compito del supporto è quello <strong>di</strong><br />

conferire resistenza alla fase attiva nei confronti <strong>di</strong> fenomeni<br />

abrasivi o <strong>di</strong> sgretolamento, soprattutto per quelle<br />

applicazioni che implicano particolari sollecitazioni meccaniche<br />

sul catalizzatore (per esempio, in reattori a letto<br />

flui<strong>di</strong>zzato), oltre a evitare fenomeni <strong>di</strong> spolveramento<br />

durante il carico del catalizzatore in reattori a letti fissi<br />

impaccati. Infine, in taluni casi il supporto serve per alterare<br />

le caratteristiche <strong>di</strong> reattività chimica intrinseca della<br />

fase attiva, tramite effetti <strong>di</strong> interazione tra questa e il<br />

supporto stesso. Questo avviene quando il supporto presenta<br />

dei gruppi funzionali alla sua superficie, in grado<br />

<strong>di</strong> dare luogo a legami chimici con gli elementi della fase<br />

attiva, oppure si verifica in conseguenza <strong>di</strong> particolari<br />

similitu<strong>di</strong>ni cristallografiche tra la superficie e il supporto.<br />

Questi effetti <strong>di</strong> interazione possono risultare positivi<br />

per la reattività del catalizzatore stesso, alterandone<br />

le caratteristiche <strong>di</strong> ossidoriducibilità o <strong>di</strong>minuendone la<br />

volatilità; vengono così rallentati i fenomeni indesiderati<br />

<strong>di</strong> per<strong>di</strong>ta dei componenti della fase attiva per sublimazione.<br />

La combinazione opportuna tra tipo e quantità <strong>di</strong> fase<br />

attiva (inclusi i promotori) e tipo <strong>di</strong> supporto è funzione<br />

delle caratteristiche della reazione e del tipo <strong>di</strong> reattori<br />

utilizzati. In particolare, sono <strong>di</strong> seguito citati i fattori che<br />

maggiormente con<strong>di</strong>zionano la formulazione e la morfologia<br />

del catalizzatore nelle reazioni <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong>.<br />

Tipo <strong>di</strong> trasformazione chimica coinvolta e meccanismo<br />

attraverso cui si esplica. Più complessa è la trasformazione,<br />

più articolata <strong>di</strong>venta la composizione del<br />

catalizzatore, in termini <strong>di</strong> numero <strong>di</strong> elementi che costituiscono<br />

la fase attiva, o <strong>di</strong> complessità strutturale (formazione<br />

<strong>di</strong> fasi cristalline aventi caratteristiche <strong>di</strong> multifunzionalità).<br />

Per esempio, catalizzatori per <strong>ossidazione</strong><br />

o ammon<strong>ossidazione</strong> allilica contengono sempre Mo<br />

come elemento principale per la fase attiva, mentre catalizzatori<br />

per la sintesi <strong>di</strong> anidri<strong>di</strong> o <strong>di</strong> aci<strong>di</strong> contengono<br />

quasi sempre V.<br />

Ottimizzazione delle caratteristiche redox o delle proprietà<br />

acide o basiche del catalizzatore. I promotori (o<br />

droganti) possono giocare un ruolo fondamentale nel<br />

controllo <strong>di</strong> queste proprietà. Promotori con caratteristiche<br />

basiche (ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong> metalli alcalini o alcalino-terrosi)<br />

possono <strong>di</strong>minuire l’aci<strong>di</strong>tà superficiale della fase<br />

attiva, con conseguente miglioramento della selettività<br />

tramite la soppressione delle reazioni acido-catalizzate<br />

(cracking, formazione <strong>di</strong> oligomeri <strong>di</strong> composti insaturi).<br />

Promotori con caratteristiche <strong>di</strong> tipo acido possono<br />

<strong>di</strong>minuire l’interazione tra la fase attiva e interme<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

reazione con caratteristiche <strong>di</strong> tipo acido, favorendone<br />

il desorbimento in fase gassosa e limitando il contributo<br />

delle reazioni consecutive indesiderate. Altri promotori<br />

possono ottimizzare le proprietà ossidoriduttive della<br />

fase attiva, tramite una mo<strong>di</strong>ficazione delle proprietà<br />

elettroniche collettive del solido.<br />

Schema della reazione. La presenza <strong>di</strong> reazioni consecutive<br />

(tipicamente, reazioni <strong>di</strong> combustione del prodotto<br />

desiderato, oppure reazioni che portano dal reagente<br />

al prodotto desiderato attraverso la formazione <strong>di</strong><br />

prodotti interme<strong>di</strong> con stato <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> via via crescente)<br />

implica l’utilizzazione <strong>di</strong> un catalizzatore con<br />

caratteristiche tali da limitare (o, al contrario, favorire)<br />

624 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI


il contributo <strong>di</strong> tali reazioni. Questo può essere realizzato<br />

non solo me<strong>di</strong>ante un controllo dell’attività intrinseca<br />

del catalizzatore, ma anche attraverso una modulazione<br />

della porosità della fase attiva (e quin<strong>di</strong> del supporto,<br />

se presente). Un valore elevato <strong>di</strong> area superficiale<br />

e <strong>di</strong> porosità implica tempi <strong>di</strong> residenza intraparticellari<br />

effettivi ben superiori a quelli calcolabili dalla portata<br />

<strong>di</strong> alimentazione al reattore, e quin<strong>di</strong> un contributo<br />

importante delle reazioni consecutive a parità <strong>di</strong> conversione<br />

del reagente. Ciò può influenzare considerevolmente<br />

la selettività al prodotto desiderato.<br />

Tenore termico della reazione. Reazioni fortemente<br />

esotermiche implicano la necessità <strong>di</strong> reattori catalitici<br />

a letto flui<strong>di</strong>zzato, più efficienti nella rimozione del calore<br />

rispetto ai reattori multitubolari, e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> catalizzatori<br />

atti a operare in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> forti sollecitazioni<br />

meccaniche. In questi casi vengono utilizzati supporti<br />

flui<strong>di</strong>zzabili, caratterizzati cioè da particelle aventi <strong>di</strong>ametro<br />

me<strong>di</strong>o compreso tra 50 e 150 mm, resistenza all’abrasione<br />

e densità opportuna. Per tenori termici me<strong>di</strong>obassi,<br />

possono essere utilizzati reattori tubolari o a fascio<br />

tubiero (multitubolari). In questo caso i catalizzatori<br />

hanno morfologia caratteristica per queste applicazioni<br />

e vengono realizzati in forma <strong>di</strong> estrusi (o pellet). Quando<br />

possibile, vengono utilizzati supporti a elevata conducibilità<br />

termica, quale SiC, per favorire la <strong>di</strong>ssipazione<br />

del calore <strong>di</strong> reazione.<br />

Velocità spaziale nel reattore. Elevate velocità spaziali<br />

in letti catalitici impaccati possono portare a elevate<br />

per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> carico, e quin<strong>di</strong> alla necessità <strong>di</strong> onerose compressioni<br />

della corrente a monte del reattore. È possibile<br />

minimizzare la per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> carico aumentando il grado<br />

<strong>di</strong> vuoto del letto catalitico, me<strong>di</strong>ante l’utilizzazione <strong>di</strong><br />

particolari conformazioni delle particelle del catalizzatore.<br />

Questo aspetto può risultare determinante nel con<strong>di</strong>zionare<br />

le prestazioni del processo, come nella deidrogenazione<br />

ossidativa <strong>di</strong> metanolo a formaldeide. In questo<br />

caso, l’utilizzazione <strong>di</strong> pellet cilindrici con foro assiale<br />

permette <strong>di</strong> <strong>di</strong>minuire le per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> carico e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

aumentare, a parità <strong>di</strong> portata <strong>di</strong> alimentazione, la velocità<br />

lineare nel reattore. Questo implica tempi <strong>di</strong> contatto<br />

minori, miglior controllo della temperatura <strong>di</strong> reazione<br />

e minori effetti <strong>di</strong> <strong>di</strong>sattivazione del catalizzatore.<br />

Meccanismi della catalisi <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong><br />

in fase gassosa<br />

I principali meccanismi dell’<strong>ossidazione</strong> catalitica<br />

sono elencati nella tab. 2. Il meccanismo <strong>di</strong> tipo redox è<br />

quello coinvolto nella maggior parte delle reazioni <strong>di</strong><br />

<strong>ossidazione</strong>. Esso si esplica attraverso una serie <strong>di</strong> sta<strong>di</strong><br />

successivi, che includono: l’adsorbimento del reagente<br />

(il substrato da ossidare) sul centro attivo; il trasferimento<br />

<strong>di</strong> elettroni dal reagente al centro attivo e il contemporaneo<br />

trasferimento <strong>di</strong> ioni ossigeno da questo<br />

al reagente (l’ossigeno viene incorporato nel substrato,<br />

VOLUME II / RAFFINAZIONE E PETROLCHIMICA<br />

PROCESSI DI OSSIDAZIONE<br />

o in alternativa rientra nella formazione del coprodotto<br />

acqua); infine il desorbimento del prodotto. La medesima<br />

successione <strong>di</strong> sta<strong>di</strong> coinvolge la molecola <strong>di</strong> ossigeno<br />

per lo sta<strong>di</strong>o <strong>di</strong> ri<strong>ossidazione</strong> del catalizzatore: coor<strong>di</strong>nazione<br />

al centro metallico; trasferimento <strong>di</strong> elettroni<br />

(fino a 4 per ogni molecola <strong>di</strong> ossigeno); <strong>di</strong>ssociazione<br />

della molecola in due specie atomiche in forma ionica;<br />

infine incorporazione dell’ossigeno nella sua forma ionica<br />

all’interno della fase attiva.<br />

Potranno essere coinvolti uno o più centri attivi per<br />

ogni molecola <strong>di</strong> reagente, in funzione dei seguenti fattori:<br />

a) numero complessivo <strong>di</strong> elettroni trasferiti e quin<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong> ioni ossigeno coinvolti nel processo ossidoriduttivo;<br />

b) proprietà <strong>di</strong> conducibilità ionica ed elettronica del<br />

solido, e quin<strong>di</strong> della fase attiva superficiale, nelle con<strong>di</strong>zioni<br />

<strong>di</strong> reazione; c) grado <strong>di</strong> copertura della fase attiva<br />

da parte <strong>di</strong> molecole adsorbite (reagenti e prodotti);<br />

d) mobilità superficiale degli interme<strong>di</strong> <strong>di</strong> reazione; e) numero<br />

<strong>di</strong> centri attivi prossimi a quello in corrispondenza<br />

del quale è avvenuta l’attivazione dell’idrocarburo.<br />

Sulla base del modello redox, la selettività del processo,<br />

cioè il rapporto tra la quantità <strong>di</strong> prodotto formato<br />

e la quantità totale <strong>di</strong> reagente trasformato, può essere<br />

ricondotta a due <strong>di</strong>fferenti situazioni. Innanzitutto la<br />

selettività <strong>di</strong>pende dalla natura degli ioni ossigeno presenti<br />

come specie adsorbite sulla fase attiva e dall’interazione<br />

tra queste e il reagente o gli interme<strong>di</strong> <strong>di</strong> reazione.<br />

Come detto precedentemente, la specie O 2 , incorporata<br />

nel reticolo dell’ossido, è considerata la specie<br />

selettiva, mentre le specie O 2 e O hanno caratteristiche<br />

elettrofile e sono considerate specie non selettive.<br />

Poiché la formazione della prima specie avviene attraverso<br />

la formazione interme<strong>di</strong>a <strong>di</strong> quelle elettrofile, è<br />

chiaro che la velocità <strong>di</strong> trasformazione <strong>di</strong> ciascuna <strong>di</strong><br />

esse e la loro reattività nei confronti degli interme<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

reazione ottenuti per attivazione del substrato determinano<br />

la selettività del processo (Bielanski e Haber, 1991).<br />

La selettività del processo <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> è inoltre<br />

riconducibile alla concentrazione <strong>di</strong> specie O 2 incorporate<br />

nel reticolo dell’ossido metallico, e quin<strong>di</strong> in definitiva<br />

allo stato <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> me<strong>di</strong>o del catalizzatore<br />

(Grasselli, 2002). Un catalizzatore fortemente ossidato<br />

possiede un’elevata densità <strong>di</strong> centri attivi in grado <strong>di</strong><br />

ricevere elettroni dal substrato e <strong>di</strong> cedere ioni O 2 , e<br />

quin<strong>di</strong> è in grado <strong>di</strong> trasformare quel substrato in molecole<br />

con elevato stato <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> (per esempio, in<br />

prodotti <strong>di</strong> combustione). Al contrario, un catalizzatore<br />

costituito da un ossido parzialmente ridotto possiede una<br />

capacità ossidante <strong>di</strong>screta, e quin<strong>di</strong> è potenzialmente<br />

più selettivo nei confronti dei prodotti <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong><br />

parziale. Secondo il modello redox, lo stato <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong><br />

<strong>di</strong> un ossido metallico in con<strong>di</strong>zioni stazionarie è<br />

funzione delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> reazione; ciò implica che<br />

la selettività è a sua volta funzione <strong>di</strong> parametri operativi,<br />

quali la composizione dell’alimentazione (cioè il<br />

625


PRODUZIONE DI INTERMEDI PER LA PETROLCHIMICA<br />

rapporto tra il substrato da ossidare e l’agente ossidante)<br />

o la temperatura <strong>di</strong> reazione.<br />

Entrambi i modelli hanno avuto riscontri sperimentali<br />

per <strong>di</strong>verse reazioni <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong>, e rimangono ancora<br />

oggi vali<strong>di</strong> per spiegare le selettività dei processi <strong>di</strong><br />

<strong>ossidazione</strong> in cui sono coinvolte reazioni con meccanismo<br />

<strong>di</strong> tipo redox.<br />

Principali processi industriali e casi rilevanti<br />

Deidrogenazione ossidativa del metanolo<br />

a formaldeide<br />

Tra i primi venti composti chimici prodotti su scala<br />

mon<strong>di</strong>ale, la formaldeide (HCHO) è utilizzata nella sintesi<br />

<strong>di</strong> varie resine (urea-formaldeide, fenolo-formaldeide,<br />

poliacetali) che trovano applicazione nei settori<br />

delle costruzioni, automobilistico, dell’industria tessile<br />

e della carta. Il metanolo può essere convertito in formaldeide<br />

sia per deidrogenazione ossidativa <strong>di</strong>retta:<br />

CH3OH0,5O2 HCHOH2O ∆H°=155 kJ/mol<br />

sia per deidrogenazione accoppiata a <strong>ossidazione</strong> dell’H2<br />

prodotto:<br />

CH3OH HCHOH2 ∆H°= 84 kJ/mol<br />

H20,5O2 H2O ∆H°=238 kJ/mol<br />

I due processi <strong>di</strong>fferiscono per con<strong>di</strong>zioni operative<br />

e tipo <strong>di</strong> catalizzatori. Nel primo processo si utilizzano<br />

basse concentrazioni <strong>di</strong> metanolo in alimentazione, per<br />

evitare la formazione <strong>di</strong> miscele esplosive e per controllare<br />

la temperatura <strong>di</strong> reazione. I catalizzatori commerciali<br />

sono a base <strong>di</strong> molibdato <strong>di</strong> ferro, ma contengono anche<br />

un eccesso <strong>di</strong> molibdeno (Fe 2 (MoO 4 ) 3 MoO 3 ), in quanto<br />

la presenza <strong>di</strong> ossido <strong>di</strong> molibdeno è con<strong>di</strong>zione necessaria<br />

per un’elevata selettività. Si utilizza tipicamente un<br />

rapporto Mo/Fe compreso nell’intervallo 1,5-3,0; talvolta,<br />

vengono ad<strong>di</strong>zionati ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong> Co e Cr come promotori.<br />

L’eccesso <strong>di</strong> molibdeno è necessario anche perché<br />

la sublimazione dell’ossido (soprattutto nei punti <strong>di</strong><br />

maggiore surriscaldamento) causa il progressivo impoverimento<br />

<strong>di</strong> Mo nel catalizzatore e la condensazione <strong>di</strong><br />

MoO 3 nella parte più fredda del reattore. Ciò provoca<br />

non solo la <strong>di</strong>sattivazione del catalizzatore, ma anche un<br />

progressivo aumento della per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> carico.<br />

Le temperature <strong>di</strong> reazione sono tipicamente comprese<br />

nell’intervallo 310-340 °C, con conversioni superiori<br />

al 98% e selettività pari a 92-95%. Si utilizzano<br />

generalmente reattori multitubolari a letto fisso. Un recente<br />

sviluppo è rappresentato dall’introduzione <strong>di</strong> uno sta<strong>di</strong>o<br />

finale (postreattore) a<strong>di</strong>abatico.<br />

Nella deidrogenazione accoppiata a combustione parziale<br />

dell’H 2 (il processo globale risulta parzialmente esotermico)<br />

si alimenta una corrente sottostechiometrica in<br />

ossigeno, per operare nella regione superiore ai limiti <strong>di</strong><br />

infiammabilità. A causa dei limiti termo<strong>di</strong>namici della<br />

deidrogenazione, occorre operare a temperature <strong>di</strong> reazione<br />

superiori rispetto a quelle della deidrogenazione<br />

ossidativa. Si utilizzano catalizzatori a base <strong>di</strong> Ag supportato<br />

su allumina con bassa area superficiale, tipicamente<br />

nella forma <strong>di</strong> sfere con <strong>di</strong>ametro <strong>di</strong> 1-5 mm. Se si<br />

opera a temperature superiori a 600 °C (in particolare 680-<br />

720 °C), si può ottenere una conversione quasi completa<br />

del metanolo, mentre a temperature inferiori (500-550 °C)<br />

le conversioni sono minori (65-75%) e occorre effettuare<br />

il riciclo del metanolo che non ha reagito. Inoltre, è necessario<br />

utilizzare tempi <strong>di</strong> contatto brevi per evitare la decomposizione<br />

della formaldeide.<br />

Si ottengono selettività a formaldeide pari al 98-99%,<br />

con formazione dei seguenti sottoprodotti: <strong>di</strong>metiletere<br />

((CH 3 ) 2 O), la cui formazione è dovuta alla presenza <strong>di</strong><br />

siti aci<strong>di</strong> nel catalizzatore; metilformiato (HCOOCH 3 ),<br />

ottenuto per <strong>di</strong>sproporzionamento della formaldeide su<br />

siti basici; ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong> carbonio, derivanti da reazioni sia<br />

parallele sia consecutive. Per limitare queste ultime è<br />

necessario un rapido raffreddamento dei prodotti <strong>di</strong> reazione<br />

all’uscita dal letto catalitico. Selettività elevate si<br />

conseguono tramite l’ottimizzazione delle proprietà acidobase<br />

del catalizzatore, la limitazione dell’<strong>ossidazione</strong><br />

della formaldeide ad acido formico (prodotto che decompone<br />

facilmente) e il controllo delle proprietà redox del<br />

catalizzatore.<br />

La fig. 5 illustra il meccanismo <strong>di</strong> reazione nel caso<br />

dell’<strong>ossidazione</strong> <strong>di</strong>retta del metanolo su catalizzatori a<br />

base <strong>di</strong> ossi<strong>di</strong>. La specie metossi è la prima specie chemiadsorbita<br />

che si forma per contatto del metanolo con<br />

il catalizzatore; la sua successiva trasformazione <strong>di</strong>pende<br />

sia dalle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> reazione sia dalle proprietà del<br />

catalizzatore. Se la concentrazione del metanolo è alta e<br />

la velocità <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> consecutiva della specie metossi<br />

è bassa, avviene la reazione <strong>di</strong> condensazione che porta<br />

a <strong>di</strong>metiletere (tipica degli ossi<strong>di</strong> aci<strong>di</strong> contenenti cationi<br />

non riducibili, quale allumina). L’<strong>ossidazione</strong> della<br />

specie metossi (estrazione <strong>di</strong> un atomo <strong>di</strong> H e trasferimento<br />

<strong>di</strong> un elettrone) porta a formaldeide coor<strong>di</strong>nata,<br />

che è in equilibrio con la specie <strong>di</strong>ossimetilene. La reazione<br />

richiede un attacco nucleofilo da parte dell’ossigeno<br />

strutturale del catalizzatore. Se il legame MeO<br />

ha un carattere covalente, l’equilibrio tra il <strong>di</strong>ossimetilene<br />

e la formaldeide coor<strong>di</strong>nata è spostato verso quest’ultima<br />

specie, a sua volta in equilibrio con la formaldeide<br />

in fase gas. Su ossi<strong>di</strong> ionici invece la formazione<br />

della specie <strong>di</strong>ossimetilene è favorita. Quest’ultima dà<br />

luogo alle specie metossi e formiato per <strong>di</strong>sproporzionamento<br />

<strong>di</strong> Cannizzaro; il formiato si può formare anche<br />

per deidrogenazione ossidativa <strong>di</strong>retta del <strong>di</strong>ossimetilene.<br />

Per reazione con metanolo, il <strong>di</strong>ossimetilene forma<br />

il <strong>di</strong>metossimetano, che può desorbire in fase gas. La<br />

specie formiato può anche reagire con il metanolo per<br />

626 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI


CH CH<br />

3OH 3OH<br />

CH2O H<br />

CH formaldeide<br />

2<br />

CH2 OH<br />

dare metilformiato; la formazione <strong>di</strong> questo prodotto<br />

richiede che la velocità <strong>di</strong> desorbimento della formaldeide<br />

sia bassa e che la velocità <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong>/<strong>di</strong>sproporzionamento<br />

sia relativamente elevata. Entrambi questi<br />

percorsi <strong>di</strong> reazione contribuiscono alla formazione<br />

della specie formiato. Le velocità relative <strong>di</strong>pendono dal<br />

grado <strong>di</strong> ricoprimento superficiale della specie <strong>di</strong>ossimetilene<br />

e dalle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> reazione. Tuttavia, la specie<br />

formiato può anche essere convertita e quin<strong>di</strong> la formazione<br />

selettiva del metilformiato richiede che la velocità<br />

<strong>di</strong> conversione della specie formiato sia bassa e la<br />

concentrazione <strong>di</strong> metanolo sia relativamente elevata.<br />

Lo schema semplificato dei processi commerciali <strong>di</strong><br />

conversione del metanolo a formaldeide che utilizzano<br />

come catalizzatori ferro molibdato e Ag supportato è<br />

riportato nella fig. 6.<br />

La deidrogenazione ossidativa del metanolo su catalizzatori<br />

a base <strong>di</strong> ferro molibdato è effettuata in un reattore<br />

multitubolare raffreddato (v. ancora fig. 6 A). A causa<br />

della progressiva <strong>di</strong>sattivazione del catalizzatore (il tempo<br />

<strong>di</strong> vita è pari a 1-2 anni), occorre aumentare a mano a<br />

mano la temperatura del reattore per mantenere costante<br />

la produttività. La resa in formaldeide è pari al 95-<br />

96%. I processi più vecchi operano alimentando il 6%<br />

<strong>di</strong> metanolo in aria (concentrazione minore del limite<br />

inferiore <strong>di</strong> infiammabilità), ma in questo caso le produttività<br />

sono basse, la purezza della formaldeide è scarsa<br />

a causa della formazione <strong>di</strong> acido formico, il tempo<br />

<strong>di</strong> vita del catalizzatore è limitato e occorre operare con<br />

gran<strong>di</strong> volumi <strong>di</strong> gas inerte. Per questa ragione, circa la<br />

metà degli impianti è stata convertita ad alimentazione<br />

con <strong>di</strong>fetto <strong>di</strong> ossigeno (10%), e concentrazioni <strong>di</strong> metanolo<br />

più elevate (8,2%). A causa dell’elevata quantità <strong>di</strong><br />

calore generato, occorre <strong>di</strong>luire il catalizzatore e rendere<br />

VOLUME II / RAFFINAZIONE E PETROLCHIMICA<br />

CH 3OCH 3H 2O<br />

O O O OH<br />

<br />

PROCESSI DI OSSIDAZIONE<br />

[H] metossi [H]<br />

<strong>di</strong>ossimetilene<br />

H2O formiato <strong>di</strong> metile<br />

O<br />

<strong>di</strong>sproporzionamento<br />

acido formico<br />

HCOOH H COCH3 CO x<br />

O<br />

CH 2<br />

<strong>di</strong>metossimetano<br />

CH 2<br />

O<br />

O O<br />

formiato<br />

H 2O<br />

2CH 3OH<br />

OCH 3<br />

OCH 3<br />

CH 3OH<br />

vacanza <strong>di</strong> ossigeno<br />

fig. 5. Meccanismo <strong>di</strong> reazione nell’<strong>ossidazione</strong> del metanolo su catalizzatori a base <strong>di</strong> ossi<strong>di</strong> (Centi et al., 2002).<br />

CH<br />

OH<br />

più efficiente il sistema <strong>di</strong> raffreddamento del reattore.<br />

In alcuni impianti si utilizza anche vapor d’acqua come<br />

<strong>di</strong>luente.<br />

I gas in uscita dal reattore, dopo il recupero del calore,<br />

sono inviati a una colonna <strong>di</strong> absorbimento, ove si<br />

utilizza acqua come solvente. La soluzione <strong>di</strong> formaldeide,<br />

dal fondo della colonna <strong>di</strong> absorbimento, ha una<br />

concentrazione del 50-60%; viene poi inviata a una colonna<br />

<strong>di</strong> scambio ionico per rimuovere l’acido formico. I<br />

gas dalla testa della colonna vengono invece riciclati; la<br />

corrente <strong>di</strong> spurgo mantiene costante la composizione<br />

nel reattore.<br />

Il processo che utilizza Ag supportato come catalizzatore<br />

(v. ancora fig. 6 B) ha il vantaggio, rispetto a quello<br />

<strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> <strong>di</strong>retta, <strong>di</strong> produrre una corrente <strong>di</strong> spurgo<br />

che può essere <strong>di</strong>rettamente inviata all’incenerimento,<br />

in quanto contiene H 2 , metanolo e formaldeide, più<br />

piccole quantità <strong>di</strong> N 2 e CO 2 . La combustione <strong>di</strong> questa<br />

corrente produce la maggior parte del vapore utilizzato<br />

nel processo. Lo schema del processo è analogo a quello<br />

<strong>di</strong>scusso in precedenza, ma è richiesta un’alimentazione<br />

più pura <strong>di</strong> metanolo (devono essere assenti carbonili<br />

<strong>di</strong> ferro e composti <strong>di</strong> zolfo che avvelenerebbero<br />

il catalizzatore), è necessario uno scambiatore <strong>di</strong> calore<br />

per scaldare il metanolo, il reattore deve operare con<br />

tempi <strong>di</strong> contatto molto bassi e avere un sistema <strong>di</strong> raffreddamento<br />

rapido (tempi <strong>di</strong> raffreddamento del flusso<br />

in uscita al letto catalitico inferiori a 0,02 s), al fine <strong>di</strong><br />

evitare reazioni consecutive sulla formaldeide, e infine<br />

occorre utilizzare due colonne <strong>di</strong> assorbimento in serie.<br />

Ep<strong>ossidazione</strong> dell’etilene a ossido <strong>di</strong> etilene<br />

L’ossido <strong>di</strong> etilene è un prodotto interme<strong>di</strong>o sintetizzato<br />

su larga scala, essendo utilizzato nella produzione<br />

627


PRODUZIONE DI INTERMEDI PER LA PETROLCHIMICA<br />

A<br />

metanolo<br />

aria<br />

B<br />

metanolo<br />

vapore<br />

H2O rifiuti<br />

aria<br />

riciclo<br />

riciclo<br />

catalizzatore<br />

soluzione <strong>di</strong><br />

formaldeide<br />

spurgo<br />

H 2O<br />

acqua <strong>di</strong><br />

raffreddamento<br />

soluzione <strong>di</strong><br />

formaldeide<br />

spurgo<br />

H 2O<br />

fig. 6. Schema semplificato del processo <strong>di</strong> sintesi della<br />

formaldeide da metanolo: A, deidrogenazione ossidativa<br />

<strong>di</strong>retta con catalizzatori a base <strong>di</strong> ferro molibdato;<br />

B, processo utilizzante catalizzatori a base <strong>di</strong> Ag supportato<br />

(Arpentinier et al., 2001).<br />

del glicole etilenico e <strong>di</strong> poliglicoli, <strong>di</strong> etanolammine e<br />

detergenti non ionici, e <strong>di</strong> esteri del glicole etilenico. Esistono<br />

due tecnologie: il processo via cloridrina, oggi non<br />

più utilizzato, e l’<strong>ossidazione</strong> <strong>di</strong>retta dell’etilene con ossigeno<br />

su catalizzatori a base <strong>di</strong> Ag supportato<br />

CH2CH20,5O2 H2CCH2 O<br />

∆H°105 kJ/mol<br />

Come promotori si utilizzano CsCl e BaCl2 (la concentrazione<br />

<strong>di</strong> questi droganti è <strong>di</strong> 0-10 ppm), in quanto<br />

sia i metalli alcalini sia gli ioni cloruro promuovono<br />

la selettività.<br />

Oltre a CO2 , i sottoprodotti sono acetaldeide e formaldeide,<br />

ma in concentrazioni non superiori allo 0,1%.<br />

Sebbene ancora vi siano opinioni contrastanti, numerosi<br />

dati in<strong>di</strong>cano che la specie attiva del catalizzatore è costituita<br />

da AgO, con caratteristiche elettrofile, mentre<br />

atomi <strong>di</strong> ossigeno a ponte tra due atomi <strong>di</strong> argento<br />

(AgOAg) hanno un carattere nucleofilo e non sono selettivi,<br />

al contrario <strong>di</strong> quanto avviene nel caso dell’<strong>ossidazione</strong><br />

selettiva su ossi<strong>di</strong> (v. ancora fig. 3 B). Nel passato<br />

si riteneva che le specie selettive nell’ep<strong>ossidazione</strong><br />

fossero costituite da AgO 2 , che dopo inserzione dell’ossigeno<br />

sull’etilene lasciava sulla superficie O atomico<br />

adsorbito e AgO, a sua volta responsabile dell’<strong>ossidazione</strong><br />

non selettiva <strong>di</strong> etilene a CO 2 e H 2 O. Sulla base <strong>di</strong><br />

questo modello, era stata ipotizzata una selettività massima<br />

pari a 85,7%, mentre i processi commerciali attuali<br />

operano con selettività (a bassa conversione) superiori,<br />

comprese nell’intervallo 88-94%.<br />

Lo schema <strong>di</strong> reazione è <strong>di</strong> tipo ‘triangolare’, con due<br />

reazioni parallele <strong>di</strong> trasformazione dell’etilene in ossido<br />

<strong>di</strong> etilene e in CO 2 , e una reazione consecutiva dell’ossido<br />

<strong>di</strong> etilene in CO 2 . Vengono qui riassunti i principali<br />

fattori che influenzano la cinetica <strong>di</strong> reazione e<br />

quin<strong>di</strong> la scelta delle con<strong>di</strong>zioni ottimali <strong>di</strong> reazione. La<br />

velocità <strong>di</strong> formazione dell’ossido <strong>di</strong> etilene aumenta<br />

con l’aumento della pressione parziale dell’ossigeno,<br />

mentre si osserva un massimo rispetto alla concentrazione<br />

<strong>di</strong> etilene, a causa della competizione tra etilene e<br />

ossido <strong>di</strong> etilene sugli stessi siti catalitici. La velocità <strong>di</strong><br />

formazione dell’ossido <strong>di</strong> etilene <strong>di</strong>minuisce aumentando<br />

la concentrazione <strong>di</strong> ioni cloruro utilizzati come drogante<br />

(oltre un certo valore, tuttavia, si formano come<br />

sottoprodotti tracce <strong>di</strong> composti clorurati, quali vinilcloruro<br />

e <strong>di</strong>cloroetilene) e la concentrazione <strong>di</strong> CO 2 . Dal<br />

punto <strong>di</strong> vista pratico, la concentrazione <strong>di</strong> etilene è determinata<br />

essenzialmente dai limiti <strong>di</strong> infiammabilità. Il<br />

rapporto tra le velocità delle due reazioni parallele <strong>di</strong> formazione<br />

<strong>di</strong> ossido <strong>di</strong> etilene e <strong>di</strong> combustione, ovvero la<br />

selettività iniziale, aumenta con la concentrazione <strong>di</strong> ioni<br />

cloruro, con il contenuto dei promotori metalli alcalini<br />

e con la pressione parziale <strong>di</strong> etilene.<br />

I processi <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> dell’etilene operano con aria<br />

oppure con ossigeno puro. I primi sono ancora ampiamente<br />

<strong>di</strong>ffusi, ma i nuovi impianti utilizzano principalmente<br />

ossigeno puro, che presenta vantaggi in termini<br />

<strong>di</strong> rese e produttività più elevate, <strong>di</strong> maggiore selettività<br />

(dovuta alla maggiore pressione parziale <strong>di</strong> etilene nel<br />

reattore), <strong>di</strong> minore quantità <strong>di</strong> gas <strong>di</strong> spurgo, <strong>di</strong> possibilità<br />

<strong>di</strong> scegliere il tipo <strong>di</strong> gas <strong>di</strong>luente e <strong>di</strong> minori costi<br />

del reattore e delle apparecchiature. D’altra parte, il processo<br />

con ossigeno puro presenta maggiori costi dovuti<br />

al suo utilizzo e alla necessità <strong>di</strong> separare il CO 2 prodotto.<br />

Lo schema semplificato dei due processi è illustrato<br />

in fig. 7. Nel processo con aria l’etilene è ossidato<br />

in una serie <strong>di</strong> reattori tubolari (due o tre, negli impianti<br />

più gran<strong>di</strong>), in modo da aumentare la conversione e<br />

gestire più efficacemente il calore <strong>di</strong> reazione (nel primo<br />

reattore la conversione è intorno al 40%). L’uscita dal<br />

628 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI


fig. 7. Schema<br />

semplificato del processo<br />

<strong>di</strong> sintesi dell’ossido<br />

<strong>di</strong> etilene da etilene:<br />

A, processo con aria;<br />

B, processo con ossigeno<br />

puro (Arpentinier<br />

et al., 2001).<br />

etilene<br />

etilene<br />

reattore viene raffreddata e quin<strong>di</strong> inviata a una colonna<br />

<strong>di</strong> absorbimento con acqua, per il recupero dell’ossido<br />

<strong>di</strong> etilene. Una parte dell’uscita gassosa dalla colonna <strong>di</strong><br />

absorbimento viene riciclata, mentre un’altra parte viene<br />

inviata a un secondo reattore ove la conversione arriva<br />

VOLUME II / RAFFINAZIONE E PETROLCHIMICA<br />

aria<br />

A<br />

O 2<br />

B<br />

aria<br />

leggeri<br />

PROCESSI DI OSSIDAZIONE<br />

riciclo ossido <strong>di</strong><br />

spurgo<br />

etilene<br />

riciclo<br />

spurgo<br />

inerte<br />

vapore<br />

leggeri<br />

vapore<br />

spurgo CO 2<br />

pesanti<br />

vapore<br />

ossido <strong>di</strong><br />

etilene<br />

pesanti<br />

all’80% (95% nel caso <strong>di</strong> tre reattori in serie). La selettività<br />

è pari a circa il 70% nel primo reattore, ma si abbassa<br />

in quelli successivi.<br />

Il processo con ossigeno puro (purezza 97%) è a<br />

sta<strong>di</strong>o singolo e utilizza reattori multitubolari. Il rapporto<br />

629


PRODUZIONE DI INTERMEDI PER LA PETROLCHIMICA<br />

etilene/O 2 è tipicamente 3,0-3,5, mentre la concentrazione<br />

<strong>di</strong> O 2 viene mantenuta inferiore al 9% per evitare<br />

la formazione <strong>di</strong> miscele infiammabili. La conversione<br />

per passaggio dell’etilene è compresa nell’intervallo 10-<br />

15%, mentre quella globale è superiore al 97%. La selettività<br />

è tipicamente maggiore dell’80%. Dopo il raffreddamento,<br />

i gas in uscita dal reattore sono inviati alla<br />

colonna <strong>di</strong> absorbimento dell’ossido <strong>di</strong> etilene, mentre i<br />

gas in uscita dalla colonna sono compressi e riciclati.<br />

Una parte dei gas è inviata a una colonna per eliminare<br />

CO 2 tramite absorbimento a caldo in soluzione acquosa<br />

<strong>di</strong> carbonato <strong>di</strong> potassio. Una piccola frazione dei gas<br />

(meno dell’1%) è inviata allo spurgo, per evitare l’accumulo<br />

<strong>di</strong> gas inerti. In alcuni processi si utilizza anche<br />

un <strong>di</strong>luente, quale metano o etano. Sebbene il CO 2 stesso<br />

possa essere un <strong>di</strong>luente efficace, esso ha un effetto<br />

<strong>di</strong> avvelenamento sul catalizzatore e quin<strong>di</strong> è necessario<br />

mantenere bassa la sua concentrazione.<br />

Ossiclorurazione dell’etilene<br />

La reazione <strong>di</strong> ossiclorurazione (<strong>ossidazione</strong> in presenza<br />

<strong>di</strong> HCl) dell’etilene a 1,2-<strong>di</strong>cloroetano (DCE)<br />

CH2CH22HCl0,5O2 CH2ClCH2Cl ∆H°=238 kJ/mol<br />

è la base per la produzione del cloruro <strong>di</strong> vinile monomero<br />

(CH2CHCl), utilizzato nella produzione <strong>di</strong> omoe<br />

copolimeri in PVC.<br />

Sono possibili tre <strong>di</strong>fferenti opzioni <strong>di</strong> processo, a<br />

seconda della tecnologia utilizzata e delle con<strong>di</strong>zioni<br />

operative: i reattori possono essere a letto fisso o flui<strong>di</strong>zzato;<br />

si può utilizzare aria oppure O2 ; si può impiegare<br />

un valore stechiometrico oppure un eccesso <strong>di</strong> etilene.<br />

In generale, si utilizza ossigeno puro quando si<br />

opera in un reattore a letto fisso, con largo eccesso <strong>di</strong><br />

etilene (rispetto al valore stechiometrico) e l’etilene non<br />

convertito viene riciclato, oppure quando si utilizzano<br />

rapporti stechiometrici, con conseguimento <strong>di</strong> elevate<br />

conversioni <strong>di</strong> etilene, ma si ricicla comunque la corrente<br />

gassosa al fine <strong>di</strong> ridurre l’impatto ambientale del<br />

processo (v. ancora tab. 3).<br />

L’utilizzazione <strong>di</strong> un eccesso <strong>di</strong> etilene, che possiede<br />

migliori caratteristiche <strong>di</strong> conducibilità termica rispetto<br />

all’azoto, permette <strong>di</strong> conseguire vantaggi quali un<br />

profilo <strong>di</strong> temperatura più uniforme nel reattore (con<br />

conseguenti migliori selettività dovute alla minore combustione<br />

e alla minore formazione <strong>di</strong> prodotti secondari<br />

quali tricloroetano), una migliore conversione <strong>di</strong> HCl<br />

e una vita più lunga del catalizzatore (grazie a una minore<br />

sublimazione della fase attiva e a una ridotta formazione<br />

<strong>di</strong> carbone sulla superficie del catalizzatore). Poiché<br />

nei reattori a letto fisso la produttività è limitata dalla<br />

capacità <strong>di</strong> trasferimento del calore al fluido <strong>di</strong> raffreddamento,<br />

una fase gassosa con migliore conducibilità<br />

permette <strong>di</strong> aumentare la produttività.<br />

Il principale problema connesso all’uso <strong>di</strong> O 2 è rappresentato<br />

dal suo maggior costo rispetto all’aria e alla<br />

necessità <strong>di</strong> sistemi più complessi per operare in con<strong>di</strong>zioni<br />

<strong>di</strong> sicurezza. Tuttavia, molti impianti ad aria sono<br />

stati opportunamente mo<strong>di</strong>ficati per operare con ossigeno.<br />

Il tipo <strong>di</strong> reattore più utilizzato è quello multitubolare<br />

a letto fisso, in virtù delle maggiori produttività<br />

conseguibili; tuttavia, gli elevati investimenti necessari<br />

(occorre utilizzare acciaio resistente alla corrosione) portano<br />

a preferire la tecnologia a letto flui<strong>di</strong>zzato per la<br />

costruzione <strong>di</strong> nuovi impianti.<br />

Nella fig. 8 è riportato uno schema semplificato del<br />

processo a letto fisso, alimentato ad aria. Si utilizzano<br />

tre reattori multitubolari in serie; il catalizzatore viene<br />

<strong>di</strong>luito con grafite, per ridurre i gra<strong>di</strong>enti termici nel reattore;<br />

un quarto reattore è utilizzato per clorurare <strong>di</strong>rettamente<br />

l’etilene residuo con Cl 2 . I gas vengono raffreddati<br />

per condensare il DCE (1,2-<strong>di</strong>cloroetano), che<br />

poi è inviato alle colonne <strong>di</strong> purificazione: la prima rimuove<br />

l’acqua, la seconda i prodotti leggeri (cloruro <strong>di</strong> etilene,<br />

vinilcloruro, 1,1-<strong>di</strong>cloroetano e <strong>di</strong>cloroetilene) e la<br />

terza i prodotti pesanti (tricloroetano, percloroetano, percloroetilene).<br />

Per ottimizzare il rapporto locale etilene/O 2 e ottenere<br />

un miglior controllo della temperatura nei reattori<br />

e quin<strong>di</strong> della selettività, si alimentano etilene e<br />

HCl nel primo reattore, mentre l’alimentazione <strong>di</strong> aria<br />

o <strong>di</strong> ossigeno viene <strong>di</strong>stribuita nei tre reattori in serie.<br />

Ciò permette anche <strong>di</strong> operare fuori dai limiti <strong>di</strong> infiammabilità,<br />

<strong>di</strong> ridurre la formazione <strong>di</strong> CO 2 , <strong>di</strong> avere un<br />

profilo <strong>di</strong> temperatura più omogeneo e infine <strong>di</strong> aumentare<br />

il tempo <strong>di</strong> vita del catalizzatore. L’ossigeno e<br />

l’etilene sono alimentati in leggero eccesso rispetto<br />

alla quantità stechiometrica, per ottenere una conversione<br />

<strong>di</strong> HCl maggiore del 99,5%. Nei processi che<br />

operano con ossigeno e con largo eccesso <strong>di</strong> etilene,<br />

invece, l’idrocarburo non convertito viene separato e<br />

riciclato.<br />

I catalizzatori sono a base <strong>di</strong> cloruro <strong>di</strong> rame supportato<br />

su allumina; ruolo fondamentale hanno i componenti<br />

promotori, costituiti da metalli alcalini o alcalino-terrosi.<br />

Le temperature <strong>di</strong> reazione sono comprese tra<br />

220 e 250 °C, con pressioni fino a 5 bar. La selettività a<br />

DCE è compresa tra 93 e 97%.<br />

Acetossilazione dell’etilene<br />

L’acetossilazione (<strong>ossidazione</strong> in presenza <strong>di</strong> acido<br />

acetico) in fase vapore dell’etilene con acido acetico e<br />

O 2 è il principale processo per produrre il vinilacetato<br />

(CH 3 C(O)OCHCH 2 ). Si utilizza Pd supportato su silice,<br />

promosso con oro e con metalli alcalini (acetato <strong>di</strong><br />

potassio); l’oro permette <strong>di</strong> ridurre la reazione secondaria<br />

<strong>di</strong> formazione <strong>di</strong> etilacetato. Si opera con O 2 puro alla<br />

temperatura <strong>di</strong> circa 150 °C, con pressioni comprese nell’intervallo<br />

8-10 bar; in queste con<strong>di</strong>zioni la reazione<br />

630 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI


etilene<br />

HCl<br />

aria<br />

1,2-<strong>di</strong>cloroetano<br />

pesanti<br />

avviene in un film liquido, formatosi per condensazione<br />

capillare nei pori del catalizzatore.<br />

Il meccanismo <strong>di</strong> reazione coinvolge la riduzione del<br />

Pd acetato a Pd metallico per reazione con l’etilene e la<br />

ri<strong>ossidazione</strong> del Pd 0 da parte dell’ossigeno. Le selettività<br />

possono raggiungere il 98%, sebbene nei processi<br />

industriali siano tipicamente comprese tra 92 e 95%. La<br />

conversione per passaggio è intorno al 10%.<br />

Dopo un preriscaldamento, l’etilene fresco, mescolato<br />

con quello <strong>di</strong> riciclo e con l’acido acetico, è inviato<br />

al reattore contenente il catalizzatore, previo mescolamento<br />

con O 2 . La composizione tipica è la seguente:<br />

40-55% etilene, 10-20% acido acetico e 7-8% O 2 ,<br />

oltre a inerti (CO 2 , etano, Ar, N 2 e H 2 O). Dopo la reazione,<br />

i gas vengono raffreddati, con condensazione<br />

dell’acido acetico, dell’acqua e della maggior parte<br />

dell’acetato <strong>di</strong> vinile. La corrente liquida viene frazionata<br />

me<strong>di</strong>ante <strong>di</strong>stillazione azeotropica per recuperare<br />

l’acido acetico e il vinilacetato. Sono tuttavia<br />

necessarie ulteriori colonne <strong>di</strong> purificazione per raggiungere<br />

la purezza richiesta per il vinilacetato, in particolare<br />

per abbassare la concentrazione <strong>di</strong> etilacetato<br />

sotto 150 ppm.<br />

La fase vapore dalla prima colonna <strong>di</strong> condensazione<br />

è inviata a una colonna <strong>di</strong> absorbimento ove viene<br />

VOLUME II / RAFFINAZIONE E PETROLCHIMICA<br />

leggeri<br />

acqua<br />

(al trattamento)<br />

NaOH<br />

H 2O<br />

spurgo<br />

fig. 8. Schema semplificato del processo <strong>di</strong> ossiclorurazione dell’etilene in reattore a letto fisso<br />

(processo basato sull’aria) (Arpentinier et al., 2001).<br />

PROCESSI DI OSSIDAZIONE<br />

Cl 2<br />

alimentato acido acetico, per rimuovere l’acetato <strong>di</strong> vinile,<br />

e poi a una seconda colonna alimentata con una soluzione<br />

<strong>di</strong> NaOH, per rimuovere il CO 2 . I gas vengono poi<br />

riciclati al reattore principale.<br />

Ossidazione del propilene ad acroleina e <strong>ossidazione</strong><br />

dell’acroleina ad acido acrilico<br />

L’<strong>ossidazione</strong> del propilene ad acido acrilico (utilizzato<br />

nella produzione <strong>di</strong> esteri acrilici) avviene tramite<br />

la formazione interme<strong>di</strong>a <strong>di</strong> acroleina:<br />

C3H6O2 CH2CHCHOH2O ∆H° =339 kJ/mol<br />

CH2CHCHO0,5O2CH2 CHCOOHH2O ∆H° =255 kJ/mol<br />

Sottoprodotti della reazione sono ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong> carbonio,<br />

acido acetico, acido propionico, formaldeide, acido maleico,<br />

acetaldeide e acetone. Per la prima reazione si utilizzano<br />

catalizzatori multicomponenti a base <strong>di</strong> molibdati<br />

<strong>di</strong> bismuto (per esempio Mo12BiFe3Co4,5Ni2,5Sn0,5 K0,1Ox ), mentre per la seconda reazione i catalizzatori<br />

sono a base <strong>di</strong> ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong> molibdeno e vana<strong>di</strong>o (per<br />

esempio Mo12V3Cu2,5Fe1,25Mn0,1Mg0,1P0,1Ox ). È possibile<br />

la sintesi in un unico sta<strong>di</strong>o ma, a causa della<br />

631


PRODUZIONE DI INTERMEDI PER LA PETROLCHIMICA<br />

forte esotermicità della reazione, il tempo <strong>di</strong> vita dei<br />

catalizzatori è ridotto. Inoltre, la selettività globale è maggiore<br />

nel processo a due sta<strong>di</strong>, essendo possibile ottimizzarli<br />

in<strong>di</strong>pendentemente. Nel primo sta<strong>di</strong>o la selettività<br />

ad acroleina è tipicamente maggiore dell’85% e la<br />

conversione del propilene è superiore al 90%, mentre nel<br />

secondo sta<strong>di</strong>o la selettività ad acido acrilico è maggiore<br />

del 95%, con rese comprese tra 90 e 96%.<br />

Sono utilizzati reattori a letto fisso multitubolari, in<br />

serie. Il primo reattore opera con temperature nell’intervallo<br />

330-400 °C, e velocità spaziali pari a 1.300-<br />

2.600 h 1 (la pressione è 2-2,5 bar), mentre il secondo<br />

opera a temperature inferiori (250-300 °C), velocità spaziali<br />

più elevate (1.800-3.600 h 1 ) e pressioni inferiori<br />

(dovute principalmente alle per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> carico del primo<br />

reattore).<br />

La concentrazione <strong>di</strong> propilene in entrata al primo<br />

reattore è pari al 5-8% in aria. Come <strong>di</strong>luenti si utilizzano<br />

gas <strong>di</strong> ricircolo e/o vapor d’acqua, in modo da operare<br />

al <strong>di</strong> fuori dei limiti <strong>di</strong> esplosività. L’utilizzo del<br />

vapor d’acqua permette anche <strong>di</strong> <strong>di</strong>minuire le reazioni<br />

in fase omogenea, migliorare il trasferimento termico e<br />

aumentare la selettività, favorendo il desorbimento dell’acroleina<br />

e dell’acido acrilico. Tuttavia, concentrazioni<br />

eccessive <strong>di</strong> vapor d’acqua abbassano la concentrazione<br />

della soluzione <strong>di</strong> acido acrilico.<br />

I gas in uscita dal reattore, dopo il raffreddamento e<br />

il recupero del calore, sono inviati a una colonna <strong>di</strong> absorbimento<br />

con acqua. Si ad<strong>di</strong>ziona un inibitore per evitare<br />

la polimerizzazione dell’acido acrilico. I gas in uscita<br />

sono poi inviati all’incenerimento e in parte riciclati,<br />

dopo l’eliminazione dei composti condensabili. La soluzione<br />

<strong>di</strong> acido acrilico è inviata alla sezione <strong>di</strong> purificazione,<br />

costituita da una serie <strong>di</strong> colonne <strong>di</strong> <strong>di</strong>stillazione<br />

azeotropica (con metiletilchetone come terzo componente).<br />

Nel caso <strong>di</strong> soluzioni <strong>di</strong>luite si può, in alternativa,<br />

utilizzare una separazione per estrazione, usando<br />

come solvente acetato <strong>di</strong> etile o composti aromatici. I<br />

vari processi industriali <strong>di</strong>fferiscono nella composizione<br />

del catalizzatore e nella sezione <strong>di</strong> separazione.<br />

Sintesi del metilmetacrilato<br />

L’estere metilico dell’acido metacrilico, avente formula<br />

CH 2 C(CH 3 ) COOCH 3 , è utilizzato nella produzione<br />

<strong>di</strong> polimeri vinilici. Il processo acetoncianidrina (che<br />

consiste nella reazione tra acetone e HCN, seguita dalla<br />

reazione <strong>di</strong> acetoncianidrina con acido solforico e dalla<br />

idrolisi finale dell’addotto in presenza <strong>di</strong> metanolo) è<br />

quello maggiormente utilizzato per la sintesi <strong>di</strong> metilmetacrilato<br />

e presenta molti inconvenienti, legati alla tossicità<br />

dell’HCN e alla coformazione <strong>di</strong> elevate quantità<br />

<strong>di</strong> solfato <strong>di</strong> ammonio, che si genera in rapporto 2:1<br />

rispetto al metilmetacrilato. Il processo alternativo è<br />

l’<strong>ossidazione</strong> <strong>di</strong>retta in fase vapore dell’isobutene (con<br />

sta<strong>di</strong>o successivo o integrato <strong>di</strong> esterificazione); questo<br />

processo tuttavia presenta rese e selettività troppo basse<br />

per risultare competitivo.<br />

Meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> sintesi alternativi sono: a) l’<strong>ossidazione</strong><br />

<strong>di</strong>retta <strong>di</strong> isobutano (processo ancora in fase <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o),<br />

che ha il vantaggio del minor costo della materia prima<br />

e del minor impatto ambientale; b) l’<strong>ossidazione</strong> dell’aldeide<br />

isobutirrica ad acido isobutirrico, poi convertito<br />

in acido metacrilico per deidrogenazione ossidativa<br />

(processo Mitsubishi Kasei/Asahi); c) l’<strong>ossidazione</strong> dell’alcol<br />

terbutilico a metacroleina, seguita dall’<strong>ossidazione</strong><br />

ad acido metacrilico e dalla esterificazione; d) l’idroformilazione<br />

dell’etilene ad aldeide propionica, che<br />

viene fatta poi condensare con formaldeide per dare metacroleina,<br />

la quale viene infine ossidata ad acido metacrilico<br />

ed esterificata (processo BASF). Tra queste alternative,<br />

la sintesi <strong>di</strong>retta da isobutano è la più interessante;<br />

tuttavia, la selettività ottenuta e la stabilità dei catalizzatori<br />

non sono ancora sufficienti per consentirne lo sviluppo<br />

industriale.<br />

La composizione me<strong>di</strong>a dei catalizzatori per quest’ultima<br />

applicazione è la seguente: (H m Y 0,2-1,5 )<br />

(P 1-1,2 Mo 12-n X 0,4-1,5 O x ), dove Y è lo ione <strong>di</strong> un metallo<br />

alcalino e X un elemento quale V, As e Cu; sono inoltre<br />

presenti vari altri ad<strong>di</strong>tivi. Occorre utilizzare elevate<br />

concentrazioni <strong>di</strong> isobutano e <strong>di</strong> vapor d’acqua (fino<br />

al 65%) per ottenere buona selettività e stabilità dei<br />

catalizzatori.<br />

Sintesi dell’acrilonitrile per ammon<strong>ossidazione</strong><br />

del propilene<br />

L’acrilonitrile è prodotto su larga scala (oltre 5 milioni<br />

<strong>di</strong> t/a) me<strong>di</strong>ante il processo <strong>di</strong> ammon<strong>ossidazione</strong> (<strong>ossidazione</strong><br />

in presenza <strong>di</strong> ammoniaca) catalitica del propilene<br />

in fase vapore:<br />

CH2CHCH3NH31,5O2 CH2CHCN + 3H2O ∆H°=515 kJ/mol<br />

L’acrilonitrile trova applicazione nella sintesi <strong>di</strong> vari<br />

omo- e copolimeri utilizzati come fibre, resine ed elastomeri;<br />

è inoltre interme<strong>di</strong>o nella produzione <strong>di</strong> a<strong>di</strong>ponitrile<br />

e acrilamide.<br />

Sottoprodotti della reazione sono HCN, acetonitrile,<br />

N 2 (dalla combustione dell’ammoniaca) e ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong> carbonio.<br />

La reazione è fortemente esotermica e per controllare<br />

la temperatura la maggior parte degli impianti<br />

utilizza reattori a letto fluido. I catalizzatori commerciali<br />

sono multicomponente, a base <strong>di</strong> molibdato <strong>di</strong> bismuto<br />

e supportati su silice (per esempio, (K, Cs) 0,1 (Ni, Mg,<br />

Mn) 7,5 (Fe, Cr) 2,3 Bi 0,5 Mo 12 O x /SiO 2 ).<br />

Non è necessario riciclare il propilene, in quanto si<br />

raggiungono conversioni superiori al 95%, pur mantenendo<br />

elevata selettività ad acrilonitrile (superiore<br />

all’80%). Il reattore a letto fluido contiene quantità elevate<br />

<strong>di</strong> catalizzatore, fino a 70-80 t, in forma <strong>di</strong> particelle<br />

sferiche con <strong>di</strong>ametro me<strong>di</strong>o pari a 40-50 mm, al<br />

632 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI


fine <strong>di</strong> consentirne un’efficiente flui<strong>di</strong>zzazione. La purezza<br />

dell’alimentazione deve essere molto elevata (90%<br />

per il propilene e 99,5% per NH 3 ). Il rapporto <strong>di</strong> alimentazione<br />

ammoniaca/propilene è pari a 1,05-1,2 e il<br />

rapporto O 2 /propilene è compreso nell’intervallo 10-15.<br />

La temperatura <strong>di</strong> reazione è compresa tra 420 e 450 °C<br />

e la pressione tra 1,5 e 3 bar. Pressioni superiori a 1 bar<br />

sono negative per la selettività ad acrilonitrile, ma necessarie<br />

per ottenere una buona flui<strong>di</strong>zzazione e aumentare<br />

la produttività.<br />

I reagenti sono alimentati al reattore in<strong>di</strong>pendentemente,<br />

per minimizzare le reazioni in fase omogenea e<br />

prevenire la formazione <strong>di</strong> miscele esplosive prima del<br />

letto catalitico; la composizione della miscela nel reattore<br />

è entro i limiti <strong>di</strong> infiammabilità, ma la presenza del<br />

letto fluido inibisce la propagazione delle reazioni ra<strong>di</strong>caliche<br />

bloccando l’eventuale fronte <strong>di</strong> fiamma. Il reattore<br />

a letto fluido contiene vari serpentini e sistemi per<br />

minimizzare la formazione <strong>di</strong> slug e ridurre i fenomeni<br />

<strong>di</strong> retromiscelazione del fluido. La testa del reattore ha<br />

sezione maggiore, per ridurre la velocità del gas e <strong>di</strong>minuire<br />

i fenomeni <strong>di</strong> trasporto pneumatico ed eluizione<br />

del catalizzatore. Appositi cicloni permettono il recupero<br />

delle particelle <strong>di</strong> catalizzatore e la loro reintroduzione<br />

nel reattore.<br />

Gli effluenti dal reattore sono inviati a una colonna<br />

<strong>di</strong> absorbimento con acqua, mentre l’ammoniaca<br />

non convertita è neutralizzata con acido solforico. I<br />

gas in uscita da questa colonna, contenti N 2 , ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

carbonio e piccole quantità <strong>di</strong> propilene, vengono inviati<br />

all’incenerimento. La miscela acetonitrile/acrilonitrile<br />

forma un azeotropo con l’acqua che per smiscelazione<br />

dà luogo a una fase acquosa (riciclata all’assorbitore)<br />

e a una fase organica, ricca in acrilonitrile<br />

e HCN, che è inviata alla purificazione. La soluzione<br />

acquosa <strong>di</strong> acetonitrile è concentrata per <strong>di</strong>stillazione<br />

azeotropica. L’acrilonitrile viene purificato in due<br />

colonne in serie, per recuperare l’acido cianidrico e le<br />

impurezze (acetone, acetaldeide, propionaldeide, acroleina).<br />

Uno sta<strong>di</strong>o finale <strong>di</strong> <strong>di</strong>stillazione sotto vuoto<br />

viene utilizzato per ottenere acrilonitrile con purezza<br />

superiore al 99,4%.<br />

fig. 9. Schema della sintesi<br />

della ftalimmide<br />

per ammon<strong>ossidazione</strong> catalitica<br />

in fase vapore dell’o-xilene.<br />

VOLUME II / RAFFINAZIONE E PETROLCHIMICA<br />

CH 3<br />

CH 3<br />

PROCESSI DI OSSIDAZIONE<br />

Recentemente numerosi stu<strong>di</strong> sono stati de<strong>di</strong>cati all’utilizzo<br />

<strong>di</strong> propano come reagente alternativo al propilene,<br />

per il suo minore costo. Nuove classi <strong>di</strong> catalizzatori (per<br />

esempio quelli sviluppati dalla Mitsubishi, costituiti da<br />

ossi<strong>di</strong> quaternari <strong>di</strong> molibdeno, vana<strong>di</strong>o, tellurio e niobio,<br />

MoV 0,3 Te 0,23 Nb 0,12 O x ) danno rese in acrilonitrile superiori<br />

al 50%. Questo valore potrebbe essere sufficiente per<br />

giustificare lo sviluppo <strong>di</strong> un nuovo processo a partire dal<br />

propano, sebbene sia auspicabile un ulteriore aumento<br />

delle rese e della stabilità del catalizzatore.<br />

Ammon<strong>ossidazione</strong> <strong>di</strong> alchilaromatici<br />

Numerosi nitrili aromatici quali benzonitrile, ftalonitrile,<br />

isoftalonitrile, tereftalonitrile e nicotinonitrile<br />

trovano applicazione nella sintesi <strong>di</strong> prodotti per la chimica<br />

fine. Per esempio, il nicotinonitrile può essere idrolizzato<br />

alla corrispondente ammina o ad acido nicotinico,<br />

utilizzati nella sintesi della vitamina B. L’isoftalonitrile<br />

è utilizzato nella sintesi <strong>di</strong> erbici<strong>di</strong> e funghici<strong>di</strong>.<br />

Lo ftalonitrile è un interme<strong>di</strong>o per pigmenti a base <strong>di</strong><br />

ftalocianine. Numerosi catalizzatori sono attivi nella<br />

reazione: ossido <strong>di</strong> vana<strong>di</strong>o supportato su TiO 2 (preferibilmente<br />

nella struttura cristallina anatasio), drogato<br />

con Cs, P e W; catalizzatori multicomponente a base <strong>di</strong><br />

molibdati; vana<strong>di</strong>o-antimoniati drogati con Bi e Fe ed<br />

eteropoliaci<strong>di</strong> supportati (PV 3 Mo 12 O x su silice). Oltre<br />

a massimizzare la selettività al nitrile, è importante anche<br />

minimizzare la reazione <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> dell’ammoniaca<br />

a N 2 . Sono generalmente possibili selettività superiori<br />

al 90% per conversioni comprese tra 50 e 80%, sebbene<br />

i risultati varino considerevolmente in funzione del<br />

tipo <strong>di</strong> substrato.<br />

Uno dei principali problemi nell’applicazione industriale<br />

del processo è la necessità <strong>di</strong> operare effettuando<br />

campagne successive con <strong>di</strong>versi tipi <strong>di</strong> alchilaromatici,<br />

in quanto la richiesta <strong>di</strong> mercato per questi prodotti non<br />

è tale da giustificare un utilizzo dell’impianto de<strong>di</strong>cato<br />

a una sola reazione. Anche le immi<strong>di</strong> aromatiche possono<br />

essere ottenute per ammon<strong>ossidazione</strong> catalitica<br />

(fig. 9), per esempio alimentando o-xilene e utilizzando<br />

un catalizzatore a base <strong>di</strong> ossido <strong>di</strong> vana<strong>di</strong>o supportato<br />

su titania.<br />

O 2, NH 3<br />

CH 3<br />

ftalimmide<br />

O 2, NH 3<br />

V2Ox/TiO2 CN<br />

toluonitrile<br />

V2Ox/TiO2 ftalonitrile<br />

O<br />

NH<br />

O<br />

CN<br />

CN<br />

CO x<br />

633


PRODUZIONE DI INTERMEDI PER LA PETROLCHIMICA<br />

Anidride maleica da n-butano<br />

L’anidride maleica è utilizzata come ad<strong>di</strong>tivo nella<br />

sintesi <strong>di</strong> vari polimeri, nella sintesi <strong>di</strong> prodotti chimici<br />

per l’agricoltura e degli aci<strong>di</strong> malico e fumarico, oltre<br />

a essere interme<strong>di</strong>o per la sintesi <strong>di</strong> g-butirrolattone e<br />

<strong>di</strong> tetraidrofurano. Oggi la maggior parte degli impianti<br />

per la produzione <strong>di</strong> anidride maleica utilizza n-butano<br />

come alimentazione; questo processo ha soppiantato<br />

quello da benzene, in virtù del minor numero <strong>di</strong> sottoprodotti,<br />

della migliore efficienza atomica e del minor<br />

costo, e della non tossicità del reagente. Sottoprodotti<br />

ottenuti nell’<strong>ossidazione</strong> <strong>di</strong> n-butano sono ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong> carbonio<br />

e acido acetico, mentre numerosi sottoprodotti<br />

si formano da benzene, o utilizzando buteni o buta<strong>di</strong>ene<br />

come materia prima.<br />

I vari processi commerciali <strong>di</strong>fferiscono nella tecnologia<br />

reattoristica (reattore a letto fisso, oppure a letto<br />

fluido o circolante), nella percentuale <strong>di</strong> n-butano nell’alimentazione<br />

(meno del 2% nei processi con reattore<br />

a letto fisso, compresa tra 2,6 e 5% per i processi con<br />

reattore a letto fluido e più del 10% nel processo DuPont,<br />

con reattore a letto circolante, analogo a quello utilizzato<br />

nel cracking catalitico) e nella metodologia <strong>di</strong> recupero<br />

e purificazione dell’anidride maleica (utilizzo <strong>di</strong><br />

solventi organici o acquosi nel recupero, modalità <strong>di</strong> purificazione).<br />

In tutti i processi il catalizzatore è costituito<br />

da pirofosfato <strong>di</strong> vana<strong>di</strong>le (VO) 2 P 2 O 7 , eventualmente<br />

promosso con elementi droganti, sebbene possano variare<br />

le modalità <strong>di</strong> preparazione, <strong>di</strong> attivazione e <strong>di</strong> formazione<br />

e le <strong>di</strong>mensioni delle particelle.<br />

La composizione in alimentazione è connessa <strong>di</strong>rettamente<br />

alla scelta del reattore, come evidenziato sopra.<br />

Un aumento della concentrazione <strong>di</strong> n-butano aumenta<br />

la produttività, ma richiede speciali precauzioni per lo<br />

smaltimento del calore <strong>di</strong> reazione e per la riduzione dei<br />

rischi <strong>di</strong> esplosività; n-butano non convertito generalmente<br />

non viene riciclato, ma utilizzato nella produzione<br />

<strong>di</strong> vapore ad alta temperatura, essendo il valore <strong>di</strong><br />

questo idrocarburo prossimo a quello dei combustibili.<br />

La conversione <strong>di</strong> n-butano è compresa tra 80 e 90%<br />

e la resa in anidride maleica tra 55 e 65%. Si opera a temperature<br />

pari a 400-450 °C. I principali processi sono<br />

commercializzati da Denka/Scientific Design, Amoco,<br />

BP-UCB, Lonza/Lummus, Mitsubishi Kasei, Mitsui<br />

Toatsu, Monsanto e DuPont.<br />

Il processo ALMA della Lonza utilizza un reattore a<br />

letto fluido, mentre il processo DuPont un reattore a letto<br />

circolante. La fig. 10 riporta lo schema semplificato dei<br />

due processi.<br />

Nel processo ALMA, dopo la separazione del catalizzatore<br />

me<strong>di</strong>ante due cicloni in serie, gli effluenti dal<br />

reattore vengono raffreddati a 200 °C, filtrati per rimuovere<br />

le particelle più fini e inviati alla sezione <strong>di</strong> recupero<br />

dell’anidride maleica; quest’ultima è basata sull’absorbimento<br />

in solventi cicloalifatici. I gas sono inviati<br />

all’incenerimento per la produzione <strong>di</strong> vapore ad alta<br />

temperatura, mentre la soluzione è inviata a un’unità <strong>di</strong><br />

stripping. L’anidride maleica è poi ulteriormente purificata<br />

per rimuovere i prodotti leggeri (inviati all’incenerimento),<br />

mentre il solvente viene riciclato.<br />

Il processo permette elevate produttività, produzione<br />

<strong>di</strong> vapore ad alta temperatura, ridotta quantità <strong>di</strong> rifiuti,<br />

basse formazioni <strong>di</strong> acido fumarico e <strong>di</strong> prodotti pesanti.<br />

La produzione <strong>di</strong> vapore contribuisce all’economicità<br />

del processo.<br />

Il processo DuPont è caratterizzato dall’utilizzo <strong>di</strong><br />

un reattore innovativo per il settore dell’<strong>ossidazione</strong> selettiva,<br />

<strong>di</strong> derivazione dal cracking catalitico, che permette<br />

il contatto separato <strong>di</strong> idrocarburo e ossigeno con il<br />

catalizzatore. Ciò porta a un aumento significativo della<br />

selettività, ma implica la necessità <strong>di</strong> un’elevata ricircolazione<br />

del catalizzatore tra i due reattori (il reattore riser<br />

per il contatto con l’idrocarburo e il reattore a letto fluido<br />

per la ri<strong>ossidazione</strong> del catalizzatore). Inoltre è necessaria<br />

un’elevata resistenza meccanica del catalizzatore.<br />

Il processo DuPont <strong>di</strong> sintesi dell’anidride maleica è integrato<br />

con la sezione <strong>di</strong> idrogenazione a valle, per la produzione<br />

<strong>di</strong> tetraidrofurano. L’absorbimento dell’anidride<br />

maleica viene in questo caso effettuato con acqua.<br />

Anidride ftalica da o-xilene<br />

L’anidride ftalica è utilizzata nella preparazione <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>esteri (plasticizzanti per PVC), resine alchiliche, poliesteri<br />

e coloranti. Il processo originale utilizzava naftalene<br />

come materia prima, ma oggi la maggior parte degli<br />

impianti utilizza o-xilene, in virtù dei minori problemi<br />

ambientali e <strong>di</strong> sicurezza, oltre che per la maggiore purezza<br />

del prodotto.<br />

I principali sottoprodotti da o-xilene sono o-tolualdeide<br />

e ftalide, piccole quantità <strong>di</strong> anidride maleica, acido<br />

benzoico, acido toluico, oltre a ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong> carbonio. La<br />

formazione <strong>di</strong> ftalide è un aspetto critico del processo,<br />

in quanto la concentrazione <strong>di</strong> questo composto nell’anidride<br />

ftalica, per applicazioni nel settore dei polimeri,<br />

deve essere molto bassa. In un reattore multitubolare,<br />

circa un terzo del letto catalitico permette <strong>di</strong> raggiungere<br />

oltre il 90% <strong>di</strong> conversione dell’o-xilene, mentre i<br />

rimanenti due terzi del letto servono a ridurre la concentrazione<br />

<strong>di</strong> ftalide.<br />

I catalizzatori sono a base <strong>di</strong> ossido <strong>di</strong> vana<strong>di</strong>o supportato<br />

su TiO 2 (nella forma cristallina ottaedrica), con<br />

area superficiale relativamente bassa (intorno a 10-20<br />

m 2 /g). Come promotori si utilizzano K, Cs, Sb, Nb e P.<br />

Le ultime generazioni <strong>di</strong> reattori caricano due o tre strati<br />

<strong>di</strong> catalizzatore con composizione tra loro <strong>di</strong>versa<br />

(soprattutto per il tipo e la quantità <strong>di</strong> elementi promotori);<br />

in questo modo è possibile ottenere la massima<br />

resa e selettività, ottimizzando il profilo <strong>di</strong> attività<br />

e minimizzando i ‘punti cal<strong>di</strong>’ lungo il reattore. Effetto<br />

positivo sulle prestazioni hanno anche i promotori<br />

634 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI


filtro<br />

a secco<br />

A<br />

B<br />

reattore<br />

n-butano<br />

vapore<br />

aria<br />

aria<br />

spurgo<br />

vapore<br />

reattore <strong>di</strong><br />

rigenerazione<br />

a letto fluido<br />

n-butano<br />

solvente<br />

fresco<br />

in fase gassosa, come SO 2 , che oggi però non vengono<br />

più utilizzati.<br />

Esistono vari processi, tra cui i principali sono quelli<br />

sviluppati da Wacker, BASF, Lonza-Alusuisse, Atochem<br />

e Nippon Shokubai. I processi <strong>di</strong>fferiscono nel tipo<br />

<strong>di</strong> reattore (a letto fisso o fluido, sebbene il primo tipo<br />

sia utilizzato nella maggior parte dei casi), nella composizione<br />

del catalizzatore e nella sezione <strong>di</strong> recupero/purificazione.<br />

Si utilizza aria come ossidante, sebbene<br />

l’utilizzazione <strong>di</strong> aria arricchita con ossigeno permetta<br />

<strong>di</strong> aumentare la produttività. La concentrazione<br />

VOLUME II / RAFFINAZIONE E PETROLCHIMICA<br />

riciclo<br />

n-butano<br />

spurgo<br />

riciclo H 2<br />

H 2<br />

anidride<br />

maleica<br />

sottoprodotti<br />

soluzione<br />

acquosa<br />

<strong>di</strong> acido<br />

maleico<br />

spurgo<br />

fig. 10. Schema semplificato del processo <strong>di</strong> sintesi <strong>di</strong><br />

anidride maleica da n-butano: A, processo<br />

ALMA; B, processo DuPont.<br />

tetraidrofurano<br />

<strong>di</strong> o-xilene non è superiore a 1,2% in aria, per evitare la<br />

formazione <strong>di</strong> miscele infiammabili e per conseguire un<br />

buon controllo del calore <strong>di</strong> reazione. Il recupero dell’anidride<br />

ftalica viene fatto per desublimazione e poi<br />

per absorbimento in olio.<br />

Il reattore a letto fisso opera a temperature comprese<br />

nell’intervallo 350-390 °C e con basse velocità spaziali,<br />

mentre il processo con reattore a letto fluido opera<br />

a temperature più elevate (450-550 °C) e con tempi <strong>di</strong><br />

contatto più bassi. L’o-xilene e l’aria, dopo preriscaldamento,<br />

sono inviati a un reattore multitubolare operante<br />

a circa 380 °C e raffreddato con sali fusi; questi ultimi<br />

sono raffreddati esternamente in uno scambiatore <strong>di</strong><br />

calore, con produzione <strong>di</strong> vapore ad alta temperatura.<br />

Si ottengono una resa in anidride ftalica superiore<br />

all’80% e una conversione <strong>di</strong> o-xilene maggiore del<br />

99%. Gli effluenti dal reattore sono raffreddati, con produzione<br />

<strong>di</strong> vapore a bassa pressione, e quin<strong>di</strong> inviati a<br />

una colonna <strong>di</strong> absorbimento con acqua. La soluzione<br />

è prima inviata a un sistema sotto vuoto per decomporre<br />

le impurità (si ad<strong>di</strong>zionano inibitori della polimerizzazione)<br />

e poi a una colonna <strong>di</strong> <strong>di</strong>stillazione (anch’essa<br />

sotto vuoto) per separare l’anidride maleica e gli aci<strong>di</strong><br />

benzoico e toluico dalla testa. La soluzione raccolta al<br />

fondo della colonna <strong>di</strong> <strong>di</strong>stillazione è inviata a una seconda<br />

colonna, per separare anidride ftalica a elevata purezza<br />

(99,5% in peso).<br />

Bibliografia citata<br />

PROCESSI DI OSSIDAZIONE<br />

Arpentinier P. et al. (2001) The technology of catalytic<br />

oxidations, Paris, Technip.<br />

Bielanski A., Haber J. (1991) Oxygen in catalysis, New York,<br />

Marcel Dekker.<br />

Centi G., Perathoner S. (2003a) Catalysis and sustainable<br />

green chemistry, «Catalysis Today», 77, 287-297.<br />

Centi G., Perathoner S. (2003b) Selective oxidation. Section<br />

E (Industrial processes and relevant engineering issues), in:<br />

Horvath I.T. (e<strong>di</strong>tor in chief) Encyclope<strong>di</strong>a of catalysis,New<br />

York, John Wiley, 6v.<br />

Centi G. et al. (2002) Selective oxidation by heterogeneous<br />

catalysis, New York, Kluwer Academic-Plenum.<br />

Grasselli R.K. (2002) Fundamentals principles of selective<br />

heterogeneous oxidation catalysis, «Topics in Catalysis»,<br />

21, 79-88.<br />

Fabrizio Cavani<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Chimica Industriale e dei Materiali<br />

Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Bologna<br />

Bologna, Italia<br />

Gabriele Centi<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Chimica Industriale e<br />

<strong>di</strong> Ingegneria dei Materiali<br />

Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Messina<br />

Messina, Italia<br />

635


PRODUZIONE DI INTERMEDI PER LA PETROLCHIMICA<br />

11.1.2 <strong>Processi</strong> <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong><br />

in fase liquida con ossigeno<br />

Introduzione<br />

L’<strong>ossidazione</strong> in fase liquida è ampiamente utilizzata<br />

nell’industria chimica per la sintesi <strong>di</strong> interme<strong>di</strong> destinati<br />

all’industria petrolchimica e alla produzione <strong>di</strong> specialità<br />

chimiche e farmaceutiche, oltre che per la depurazione<br />

delle acque <strong>di</strong> scarico.<br />

L’<strong>ossidazione</strong> in fase liquida viene preferita alla catalisi<br />

eterogenea in fase gassosa nei seguenti casi: quando<br />

i prodotti sono termicamente instabili (come nella produzione<br />

<strong>di</strong> idroperossi<strong>di</strong> e <strong>di</strong> aci<strong>di</strong> carbossilici, a eccezione<br />

dei composti b-insaturi); quando i prodotti sono<br />

così reattivi da potersi ulteriormente ossidare ad alta temperatura<br />

(cioè epossi<strong>di</strong>, aldei<strong>di</strong> e chetoni, a eccezione <strong>di</strong><br />

composti b-insaturi, ossido <strong>di</strong> etilene e formaldeide);<br />

nella chimica fine, dove l’<strong>ossidazione</strong> in fase liquida è<br />

particolarmente in<strong>di</strong>cata, a causa dell’instabilità termica<br />

e/o della reattività degli stessi reagenti (come nell’<strong>ossidazione</strong><br />

<strong>di</strong> poliidrossialcoli).<br />

Oltre a rappresentare l’esempio più <strong>di</strong>ffuso <strong>di</strong> catalisi<br />

omogenea, l’<strong>ossidazione</strong> in fase liquida ha un’importanza<br />

superiore ai processi eterogenei <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong><br />

in fase gassosa sul piano della quantità e della varietà<br />

dei prodotti (Prengle e Barona, 1970a; Lyons, 1980;<br />

Sheldon e Kochi, 1981). Tra i problemi tecnici posti<br />

dalla catalisi omogenea, i principali sono la selettività,<br />

la rimozione del calore <strong>di</strong> reazione e le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />

sicurezza.<br />

Le ossidazioni in fase liquida possono essere <strong>di</strong>stinte<br />

in cinque classi <strong>di</strong> processi catalitici, sulla base del<br />

meccanismo utilizzato e del relativo catalizzatore: a)<br />

<strong>ossidazione</strong> a catena via ra<strong>di</strong>cali liberi (con o senza<br />

catalizzatore), con ossigeno molecolare come agente<br />

ossidante; b) meccanismo <strong>di</strong> ossidoriduzione con complessi<br />

<strong>di</strong> palla<strong>di</strong>o o rame, e ossigeno molecolare; c) trasferimento<br />

catalitico <strong>di</strong> ossigeno, con alchilidroperossido<br />

o H 2 O 2 come agenti ossidanti e catalizzatori <strong>di</strong><br />

tipo omogeneo o eterogeneo; d) deidrogenazione ossidativa<br />

con ossigeno molecolare e catalizzatori supportati,<br />

a base <strong>di</strong> metalli <strong>di</strong> transizione; e) processi fotocatalitici.<br />

La prima classe è la più importante dal punto <strong>di</strong> vista<br />

industriale e pertanto i suoi aspetti tecnologici più rilevanti<br />

saranno dettagliatamente esaminati.<br />

Ossidazioni in fase liquida<br />

con catalizzatore metallico omogeneo<br />

e ossigeno molecolare<br />

L’<strong>ossidazione</strong> dei substrati organici:<br />

substrato donatore <strong>di</strong> ossigeno substrato ossidato<br />

donatore ridotto<br />

ha una notevole importanza in campo industriale e svolge<br />

un ruolo fondamentale in <strong>di</strong>versi processi biologici.<br />

Le ossigenazioni <strong>di</strong> substrati organici (principalmente<br />

alcani e alcheni) per trasferimento <strong>di</strong> gruppi osso, utilizzate<br />

in alcuni processi, sono state oggetto <strong>di</strong> molte<br />

ricerche. L’elenco dei possibili donatori <strong>di</strong> ossigeno comprende:<br />

ossigeno molecolare, peraci<strong>di</strong>, alchilidroperossi<strong>di</strong>,<br />

perossido <strong>di</strong> idrogeno, iodosilareni, N-ossi<strong>di</strong>, ipoclorito<br />

e persolfato <strong>di</strong> ammonio. Vengono impiegati anche<br />

<strong>di</strong>versi catalizzatori, quali metalloporfirine, metalloftalocianine,<br />

complessi <strong>di</strong> sali solubili <strong>di</strong> metalli <strong>di</strong> transizione<br />

con leganti chelanti e basi <strong>di</strong> Schiff. Tra i sistemi<br />

che hanno suscitato maggiore interesse negli ultimi anni<br />

i più efficaci sembrano essere i poliossometallati.<br />

L’<strong>ossidazione</strong> <strong>di</strong> un substrato con ossigeno molecolare<br />

può coinvolgere due elettroni (con il coinvolgimento<br />

<strong>di</strong> un solo atomo <strong>di</strong> ossigeno), o quattro elettroni (con<br />

il coinvolgimento <strong>di</strong> entrambi gli atomi <strong>di</strong> ossigeno). La<br />

coor<strong>di</strong>nazione con un metallo mo<strong>di</strong>fica le caratteristiche<br />

dell’ossigeno (cioè la sua basicità e il suo carattere<br />

ra<strong>di</strong>cale), rendendolo più suscettibile a reagire con un<br />

substrato organico. La tab. 1 presenta uno schema sintetico<br />

dei possibili complessi tra ossigeno molecolare e<br />

ioni metallici (Sheldon e Kochi, 1981).<br />

Oltre alle specie superosso e perosso saranno <strong>di</strong>scusse<br />

anche le specie metallo-osso, prodotte dal trasferimento <strong>di</strong><br />

due elettroni dall’atomo <strong>di</strong> metallo a quello <strong>di</strong> ossigeno.<br />

La formazione <strong>di</strong> specie idroperosso si può verificare<br />

per idrolisi dei complessi perosso o per inserzione <strong>di</strong><br />

ossigeno molecolare nei metallo idruri:<br />

M H M O OH <br />

MOOMH MOOH M<br />

MHO 2 MOOH<br />

La formazione <strong>di</strong> specie metallo-osso si verifica se<br />

il metallo è in grado <strong>di</strong> fornire due elettroni; i metalli <strong>di</strong><br />

questo tipo comprendono le coppie redox M n /M (n2) :<br />

636 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI<br />

O<br />

O


tab. 1. Possibili specie formate dalla complessazione<br />

<strong>di</strong> ossigeno a ioni metallici<br />

MnO2M (n1)O <br />

2 (superosso)<br />

M (n1)O <br />

2MnM<br />

(n1)(OO) 2 M (n1) (m-perosso)<br />

M (n1) (OO) 2 M (n1) 2M (n2) O 2 (osso)<br />

M (n2) O 2 M n M (n1) O 2 M (n1) (m-osso)<br />

MOH 2 O 2 M(OH)OOH (metallo-peracido)<br />

M(OH)OOH H 2 OM (perosso)<br />

M (n1)O <br />

2perosso<br />

Co(I)/Co(III), Ir(I)/Ir(III), Pd(0)/Pd(II), Pt(0)/Pt(II). I<br />

metalli negli stati <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> più alti (III e IV) non<br />

possono trasferire elettroni all’ossigeno molecolare e<br />

non formano addotti stabili. In questo meccanismo, la<br />

formazione <strong>di</strong> specie metallo-osso ad alta valenza avviene<br />

attraverso la scissione del legame OO <strong>di</strong> un complesso<br />

interme<strong>di</strong>o <strong>di</strong>nucleare m-perosso, con trasferimento<br />

<strong>di</strong> elettroni dal metallo e appaiamento <strong>di</strong> spin nell’ossigeno<br />

molecolare. Una descrizione più accurata<br />

dovrebbe tener conto delle due strutture <strong>di</strong> risonanza:<br />

M(IV)O2 M(II)O<br />

Il modo più comune <strong>di</strong> rappresentare questo gruppo è<br />

MO.<br />

Si possono <strong>di</strong>stinguere <strong>di</strong>verse classi <strong>di</strong> ossidazioni<br />

con O2 e catalizzatore metallico, in base al complesso<br />

formato con l’ossigeno e agli stati <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> del<br />

metallo (cioè al ruolo svolto dall’atomo metallico nell’attivazione<br />

dell’ossigeno; Sheldon e Kochi, 1981; Drago<br />

e Beer, 1992). Una particolare attenzione sarà rivolta alle<br />

ossigenazioni con specie metallo-osso, che ricoprono<br />

una particolare importanza nella funzionalità dei substrati<br />

organici.<br />

Specie metallo-osso formate per interazione<br />

con perossi<strong>di</strong> e ossigeno molecolare<br />

Il meccanismo che presiede la formazione delle specie<br />

MO può essere <strong>di</strong>viso in due sta<strong>di</strong>: la reazione <strong>di</strong><br />

formazione del perossido e la reazione del perossido con<br />

il complesso metallico per formare le specie metalloosso.<br />

L’<strong>ossidazione</strong> con catalizzatore metallico non avviene<br />

in conseguenza dell’attivazione dell’ossigeno molecolare<br />

da parte del metallo, dato che le caratteristiche<br />

del metallo non permettono il trasferimento elettronico<br />

all’ossigeno. La presenza <strong>di</strong> un agente riducente permette<br />

<strong>di</strong> convertire l’ossigeno molecolare in H 2 O 2 o in<br />

un alchilidroperossido (che hanno maggior potere ossidante<br />

dell’ossigeno), il quale reagirà a sua volta con il<br />

complesso metallico per produrre le specie metallo-osso<br />

VOLUME II / RAFFINAZIONE E PETROLCHIMICA<br />

PROCESSI DI OSSIDAZIONE<br />

ad alta valenza. In effetti, nelle ossidazioni omogenee in<br />

fase liquida in con<strong>di</strong>zioni blande, quando si fa uso <strong>di</strong><br />

ossigeno molecolare la generazione <strong>di</strong> specie metalloosso<br />

richiede la presenza <strong>di</strong> un agente riducente, necessaria<br />

per fornire elettroni al sistema. Inoltre, l’azione<br />

catalitica delle specie metallo-osso nell’ossigenazione<br />

del legame CH deve sempre competere con processi<br />

<strong>di</strong> aut<strong>ossidazione</strong> rapi<strong>di</strong>ssimi, che causano reazioni ra<strong>di</strong>caliche<br />

a catena non selettive e in<strong>di</strong>scriminate. L’obiettivo<br />

è pertanto quello <strong>di</strong> sviluppare sistemi in grado <strong>di</strong><br />

operare in assenza <strong>di</strong> altri agenti riducenti e che possano<br />

competere cineticamente con le autossidazioni iniziate<br />

da ra<strong>di</strong>cali liberi.<br />

Tra gli agenti riducenti in grado <strong>di</strong> ridurre l’ossigeno<br />

molecolare a H2O2 si possono citare i derivati dell’antrachinolo,<br />

NADH e BH 4 . I complessi metallo-perosso<br />

M (n2)O2 2 possono reagire con l’acqua o con un<br />

acido, portando alla formazione <strong>di</strong> H2O2 o <strong>di</strong> specie<br />

MOOH:<br />

M (n2)2eO2M (n2)O 2<br />

2 (complesso perosso)<br />

M (n2)O2 2 2HM (n2)H2O2 M (n2)O2 2 HM (n2)OOH Allo stesso modo, gli addotti superossi<strong>di</strong>ci metallo-<br />

O2 (cioè quelli in cui si è verificato il trasferimento della<br />

carica <strong>di</strong> un singolo elettrone dal metallo all’ossigeno<br />

molecolare) possono essere ridotti a specie metallo-perosso<br />

in presenza <strong>di</strong> un agente riducente monoelettronico<br />

(agente riducente sacrificale):<br />

M (n1)OO eM (n1)O2 2<br />

(complesso perosso)<br />

Il secondo sta<strong>di</strong>o è l’<strong>ossidazione</strong> dei complessi metallici<br />

in specie metallo-osso con H2O2 , che può procedere<br />

nel modo seguente:<br />

M(II)(H2O) H2O2M(IV)O 2H2O oppure me<strong>di</strong>ante sostituzione del legante e formazione<br />

del complesso <strong>di</strong>nucleare m-perosso, che si decompone<br />

in seguito nelle specie metallo-osso.<br />

Quanto sopra equivale alla ben nota reazione tra perossido<br />

<strong>di</strong> idrogeno (o alchilidroperossi<strong>di</strong>) e ioni metallici,<br />

con <strong>ossidazione</strong> dello ione metallico e riduzione <strong>di</strong> H2O2 ,<br />

catalizzata da ioni quali Fe2 o Cu :<br />

2M22HH2O22M32H2O 2M3H2O22M2O22H In questo caso, tuttavia, si genera anche ossigeno<br />

molecolare, dato che lo ione metallico nello stato <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong><br />

più elevato formato dalla reazione catalizza l’<strong>ossidazione</strong><br />

<strong>di</strong> H 2 O 2 a O 2 . Ciò avviene perché lo ione metallico<br />

ha due stati <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> stabili – cioè M(II)/M(III) –,<br />

e il <strong>di</strong>sproporzionamento del perossido <strong>di</strong> idrogeno è preferito<br />

alla formazione <strong>di</strong> uno stato <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> ancora<br />

più alto, M(IV).<br />

637


PRODUZIONE DI INTERMEDI PER LA PETROLCHIMICA<br />

In teoria, la for0mazione delle specie metallo-osso<br />

può implicare una rottura omolitica o eterolitica del legame<br />

OO nell’idroperossido. Il processo eterolitico comporta<br />

il trasferimento <strong>di</strong> due elettroni dal metallo (aumentandone<br />

lo stato <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> da M n a M (n2) ), mentre<br />

ovviamente il processo omolitico causa l’<strong>ossidazione</strong><br />

a M (n1) . In questo caso, si genera anche un ra<strong>di</strong>cale<br />

HO (o RO nel caso degli alchilidroperossi<strong>di</strong>), la cui<br />

elevata reattività intrinseca può originare reazioni secondarie<br />

indesiderate, come accade nel caso delle autossidazioni<br />

innescate dal metallo.<br />

È stata ipotizzata la formazione <strong>di</strong> specie metalloosso<br />

ad alta valenza negli enzimi monossigenasi, il<br />

più stu<strong>di</strong>ato e conosciuto dei quali è il citocromo P-450.<br />

Tali enzimi catalizzano le reazioni in cui un atomo <strong>di</strong><br />

ossigeno è incorporato in un substrato organico, mentre<br />

il secondo atomo <strong>di</strong> ossigeno è ridotto e forma acqua<br />

(Hayaishi, 1974):<br />

RH O2 2e2HROH H2O I complessi Fe-porfirine, analoghi del citocromo P-450<br />

(sistemi biomimetici), danno luogo alla formazione <strong>di</strong><br />

specie Fe-osso previa riduzione dell’ossigeno molecolare<br />

per mezzo <strong>di</strong> un agente coriducente sacrificale, come<br />

NaBH4 , LiBH4 , acido ascorbico, o Pt/H2 (Groves, 1985;<br />

Ortiz de Montellano, 1985; Dawson, 1988; Mansuy e<br />

Battioni, 1989; Shilov, 1989). Il meccanismo comporta<br />

la riduzione dell’ossigeno molecolare e la formazione <strong>di</strong><br />

un complesso Fe(III)-perosso, che si decompone a<br />

(P )Fe(IV)O (dove P è la porfirina), che, a sua volta,<br />

svolge la funzione <strong>di</strong> agente ossidante attivo. Dopo l’<strong>ossidazione</strong>,<br />

il Fe(III) formato è ridotto <strong>di</strong> nuovo a Fe(II).<br />

L’impiego <strong>di</strong> H2O2 , in luogo <strong>di</strong> O2 , rende inutile l’agente<br />

riducente sacrificale, dato che il perossido <strong>di</strong> idrogeno<br />

forma <strong>di</strong>rettamente le specie metallo-osso (nel campo<br />

degli enzimi, questo fenomeno è noto come shunt del<br />

perossido <strong>di</strong> idrogeno).<br />

I centri metallo-osso sono stati proposti come siti attivi<br />

ossidanti nei catalizzatori Fe(TFPP)N3 , {Fe(TFPP)} 2O e Mn(TFPP)N3 (TFPP, meso-tetrafenilporfirinato) per<br />

l’<strong>ossidazione</strong> <strong>di</strong> isobutano ad alcol t-butilico con ossigeno<br />

molecolare (Ellis e Lyons, 1989a e 1989b). Si è<br />

anche affermato che le caratteristiche dei complessi utilizzati<br />

rendono inutile la presenza dell’agente coriducente.<br />

Nella reazione <strong>di</strong> ossidrilazione del legame CH<br />

negli alcani o in altri substrati contenenti legami CH,<br />

possono intervenire <strong>di</strong>versi meccanismi (Hill, 1989), in<br />

rapporto alla natura della specie interme<strong>di</strong>a che si è formata.<br />

Il tipo del percorso <strong>di</strong> reazione è in genere una funzione<br />

delle proprietà dell’accettore <strong>di</strong> elettroni del legame<br />

metallo-osso. Sono possibili i seguenti meccanismi:<br />

• estrazione <strong>di</strong> H:<br />

M n O 2 RH [M (n1) OH R]<br />

con la formazione <strong>di</strong> una coppia <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>cali, che evolve<br />

poi a:<br />

[M (n1)OH R]M (n1)ROH In con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> reazione non severe, questo è generalmente<br />

ritenuto il meccanismo operante nell’ossidrilazione<br />

in fase liquida degli alcani per mezzo <strong>di</strong><br />

specie metallo-osso;<br />

• estrazione <strong>di</strong> H , con formazione <strong>di</strong> una coppia <strong>di</strong><br />

ioni, [M (n2)OH R ], che in seguito evolve al<br />

prodotto ROH e a M (n2) ;<br />

• trasferimento elettronico con formazione <strong>di</strong> una coppia<br />

<strong>di</strong> ra<strong>di</strong>cali ioni [M (n1) ] [RH] ;<br />

• estrazione <strong>di</strong> H con formazione <strong>di</strong> una coppia ionica<br />

[(MOH) R ];<br />

• inserimento concertato <strong>di</strong> un atomo <strong>di</strong> ossigeno, con<br />

formazione <strong>di</strong> un legame CO, somigliante a uno<br />

stato <strong>di</strong> transizione SN 2, mentre il legame MO<br />

interagisce perpen<strong>di</strong>colarmente al legame CH.<br />

È possibile una <strong>di</strong>versa evoluzione della coppia <strong>di</strong><br />

ra<strong>di</strong>cali [LxM (n1)OH R] (dove L è il legante) del<br />

primo meccanismo (Hill, 1989). Oltre alla possibilità <strong>di</strong><br />

una simultanea rottura del legame MO e della formazione<br />

<strong>di</strong> un legame CO (con formazione <strong>di</strong> un alcol),<br />

uno dei possibili destini della coppia <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>cali è la<br />

conversione a interme<strong>di</strong>o idrossi-metallorganico:<br />

(HO)(Lx)MnR (Kochi, 1973), che può evolvere a<br />

ROH e LxM (n2) per eliminazione riduttiva. Un’altra<br />

possibile evoluzione della coppia <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>cali interme<strong>di</strong>a<br />

è la conversione a coppia ionica per trasferimento elettronico:<br />

[LxM (n2)OH R ]. Infine, come precisato<br />

da Hill (1989), la formazione dell’alcol può avvenire per<br />

idrolisi <strong>di</strong> un estere interme<strong>di</strong>o, che può formarsi a sua<br />

volta in seguito all’attacco <strong>di</strong> un ra<strong>di</strong>cale in <strong>di</strong>ffusione<br />

libera sull’atomo <strong>di</strong> ossigeno pendente. La <strong>di</strong>ffusione dei<br />

ra<strong>di</strong>cali al <strong>di</strong> fuori della coppia è possibile soprattutto<br />

nei casi in cui il ra<strong>di</strong>cale sia particolarmente resistente<br />

all’<strong>ossidazione</strong> (cioè nei ra<strong>di</strong>cali primari). Di conseguenza,<br />

il destino della coppia interme<strong>di</strong>a <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>cali<br />

<strong>di</strong>pende dalla natura del complesso e dal tipo <strong>di</strong> legame<br />

CH che deve essere ossi-funzionalizzato.<br />

Teoricamente, è possibile ottenere un interme<strong>di</strong>o<br />

metallo-organico per mezzo <strong>di</strong> un processo elettrofilo<br />

che comporti la formazione simultanea del legame<br />

CMn e del legame OH attraverso la rottura del<br />

legame CH nel substrato. Tuttavia, non esistono prove<br />

dell’esistenza <strong>di</strong> un simile meccanismo nei processi <strong>di</strong><br />

<strong>ossidazione</strong> del legame CH da parte delle specie metallo-osso.<br />

L’azione <strong>di</strong> questo meccanismo è stata invece<br />

suggerita nel caso dell’<strong>ossidazione</strong> dei gruppi CH2 ai corrispondenti chetoni, catalizzati dal cosiddetto sistema<br />

Gif(III) e dai successivi sistemi Gif(IV), GO,<br />

GoAgg(I) e GoAgg(III) (Barton et al., 1989; Sheu et al.,<br />

1990; Barton e Doller, 1991). La produzione del chetone<br />

può essere estremamente selettiva.<br />

638 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI


Questi sistemi sono costituiti essenzialmente <strong>di</strong> Fe(II),<br />

o Fe(III), piri<strong>di</strong>na e acido acetico, a parte il substrato che<br />

deve essere ossidato, mentre l’agente ossidante può essere<br />

un perossido oppure ossigeno molecolare (con un<br />

agente riducente). Si genera così la specie polivalente<br />

Fe(V)O, che si inserisce nel legame CH (Barton e<br />

Doller, 1991):<br />

Fe(III)OFe(V)O RCH2R Fe(III)OFe(V)(OH)CRRH<br />

cui fa seguito, attraverso <strong>di</strong>versi sta<strong>di</strong>, la formazione del<br />

chetone e <strong>di</strong> quantità minori <strong>di</strong> alcol secondario.<br />

Specie metallo-perosso<br />

Come è stato già accennato, i meccanismi <strong>di</strong> reazione<br />

via ra<strong>di</strong>cali liberi hanno grande importanza nell’<strong>ossidazione</strong><br />

dei substrati organici con catalizzatori metallici,<br />

e spesso costituiscono il processo cineticamente più<br />

importante in competizione con le reazioni <strong>di</strong> trasferimento<br />

metallo-osso. In genere, questi processi sono in<strong>di</strong>scriminati<br />

e comportano inevitabilmente una bassa selettività<br />

quando il substrato presenta <strong>di</strong>versi siti attaccabili.<br />

Anche in questo caso, tuttavia, questi processi trovano<br />

varie applicazioni industriali.<br />

Le reazioni dei perossi<strong>di</strong> (come il perossido <strong>di</strong> idrogeno<br />

o gli alchilidroperossi<strong>di</strong>) con i substrati organici,<br />

catalizzate da ioni metallici, possono essere sud<strong>di</strong>vise in<br />

due classi: omolitiche, ossia processi che coinvolgono<br />

un solo elettrone e comportano la formazione <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>cali<br />

liberi interme<strong>di</strong>, ed eterolitiche, che coinvolgono due<br />

elettroni e in cui il metallo forma complessi metallo-idroperosso<br />

o metallo-alchilperosso, in grado <strong>di</strong> attaccare il<br />

substrato organico.<br />

<strong>Processi</strong> omolitici<br />

La reazione tra le specie metalliche e il substrato organico<br />

genera il ra<strong>di</strong>cale libero R:<br />

MnRHM (n1)RH RHBRBH dove B è la base. La formazione <strong>di</strong> R per estrazione <strong>di</strong><br />

H da parte del metallo, con la formazione <strong>di</strong> un idruro,<br />

è trascurabile, dato che in genere i legami RH sono<br />

più forti <strong>di</strong> quelli MH. Il ra<strong>di</strong>cale libero R può quin<strong>di</strong><br />

evolvere sia verso la formazione <strong>di</strong> un carbocatione<br />

(processo <strong>di</strong> trasferimento elettronico):<br />

RM n R M (n1)<br />

sia attraverso un meccanismo <strong>di</strong> trasferimento del<br />

legante:<br />

RM n X RX M n<br />

Il meccanismo prevalente <strong>di</strong>pende dalla natura del legante<br />

nel complesso metallico ed entrambi i meccanismi<br />

possono operare simultaneamente.<br />

VOLUME II / RAFFINAZIONE E PETROLCHIMICA<br />

PROCESSI DI OSSIDAZIONE<br />

Le reattività <strong>di</strong> alchilperossi<strong>di</strong> e idroperossi<strong>di</strong> con gli<br />

ioni metallici sono del tipo già menzionato. Gli ioni metallici,<br />

come Co(III), decompongono ROOH, generando<br />

ra<strong>di</strong>cali alchilperossi<strong>di</strong>ci, ROO, che iniziano le reazioni<br />

<strong>di</strong> aut<strong>ossidazione</strong> dei substrati organici. La reazione<br />

ra<strong>di</strong>calica a catena con catalizzatore metallico può essere<br />

riassunta nel seguente schema, che comprende il ben<br />

noto meccanismo <strong>di</strong> decomposizione <strong>di</strong> ROOH <strong>di</strong><br />

Haber–Weiss:<br />

M(II)ROOHM(III)OHRO(sta<strong>di</strong>o <strong>di</strong> riduzione)<br />

M(III)OH ROOH M(II) ROOH2O (sta<strong>di</strong>o <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong>)<br />

e la reazione a catena si propaga:<br />

ROROOH ROH ROO<br />

2ROO2ROO2 ROORHROOH R<br />

Nel processo <strong>di</strong> aut<strong>ossidazione</strong> dei ra<strong>di</strong>cali liberi, la<br />

catalisi metallica comporta la formazione <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>cali in<br />

grado <strong>di</strong> iniziare la reazione a catena reagendo con ROOH;<br />

in questo caso, dunque, lo ione metallico agisce più da<br />

iniziatore che da catalizzatore.<br />

Quando il composto metallico ha due stati <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong><br />

ugualmente stabili, le reazioni <strong>di</strong> riduzione e <strong>di</strong><br />

<strong>ossidazione</strong> avvengono simultaneamente. I complessi <strong>di</strong><br />

cobalto, ferro, rame e manganese sono in genere composti<br />

efficaci per l’omolisi dei composti perossi<strong>di</strong>ci, così<br />

come Mn(II)/Mn(III) e Fe(II)/Fe(III) sono efficaci catalizzatori<br />

della decomposizione <strong>di</strong> H2O2 , nella quale il<br />

metallo agisce allo stesso tempo come agente riducente<br />

e ossidante.<br />

Grazie al loro forte potere ossidante, i ra<strong>di</strong>cali<br />

alchilperossi<strong>di</strong>ci ossidano il metallo nella sua forma<br />

ridotta:<br />

M(II) ROOM(III)OOR Di conseguenza, la formazione <strong>di</strong> questo composto<br />

metallo-alchilperossido può causare un’inibizione della<br />

reazione a catena, che corrisponde a un periodo <strong>di</strong> induzione<br />

osservabile nelle autossidazioni con catalizzatori<br />

metallici, e in particolare nei mezzi a bassa polarità. È<br />

possibile eliminare il periodo <strong>di</strong> induzione, aggiungendo<br />

piccole quantità <strong>di</strong> alchilidroperossido al mezzo <strong>di</strong><br />

reazione.<br />

La terminazione della reazione a catena avviene attraverso<br />

la seguente reazione:<br />

2ROOROOOOR O2R2 CO<br />

e <strong>di</strong> nuovo, attraverso la suddetta reazione, ad alte concentrazioni<br />

<strong>di</strong> metallo il meccanismo <strong>di</strong> terminazione<br />

prevalente è M(II)ROOM(III)OOR. L’effetto <strong>di</strong> attivazione prodotto da alcuni ioni metallici<br />

sull’attività ossidante <strong>di</strong> H2O2 è ben noto, come nel<br />

reattivo <strong>di</strong> Fenton:<br />

639


PRODUZIONE DI INTERMEDI PER LA PETROLCHIMICA<br />

Fe(II) H 2 O 2 Fe(III)OH OH<br />

OHH 2 O 2 H 2 O HO 2 <br />

(reazione indesiderata <strong>di</strong> decomposizione <strong>di</strong> H 2 O 2 , che<br />

abbassa la resa <strong>di</strong> prodotti ossidati)<br />

Fe(III)OH HO2 Fe(II) O2H 2O Lo OH prodotto genera R per reazione con i substrati<br />

organici, convertiti finalmente in composti ossidati:<br />

RH OH RH2O RFe3 Fe2Rprodotti RFe2Fe3R RH RH<br />

Il lavoro <strong>di</strong> Sheldon e Kochi (1981) contiene <strong>di</strong>versi esempi<br />

<strong>di</strong> reazioni <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> prodotte da perossi<strong>di</strong> in presenza<br />

<strong>di</strong> ioni metallici.<br />

Alcuni dei più importanti processi industriali <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong><br />

in fase liquida utilizzano un meccanismo <strong>di</strong><br />

aut<strong>ossidazione</strong> in presenza <strong>di</strong> ossigeno molecolare, come<br />

l’<strong>ossidazione</strong> del cicloesano ad acido a<strong>di</strong>pico, l’<strong>ossidazione</strong><br />

<strong>di</strong> p-xilene ad acido tereftalico, l’<strong>ossidazione</strong> <strong>di</strong><br />

toluene ad acido benzoico, l’<strong>ossidazione</strong> <strong>di</strong> cumene a<br />

fenolo attraverso l’interme<strong>di</strong>o cumilidroperossido e l’<strong>ossidazione</strong><br />

<strong>di</strong> aldei<strong>di</strong> lineari ad aci<strong>di</strong> carbossilici lineari.<br />

I processi <strong>di</strong> aut<strong>ossidazione</strong> sono in<strong>di</strong>scriminati e in genere<br />

comportano bassi livelli <strong>di</strong> selettività. Ciononostante,<br />

con molecole contenenti un solo legame C–H reattivo,<br />

è possibile ottenere un’elevata selettività, soprattutto se<br />

si mantengono bassi livelli <strong>di</strong> conversione.<br />

Nella pratica industriale si è soliti aggiungere un iniziatore<br />

(In), necessario per innescare la reazione a catena<br />

e formare ROOH:<br />

In22In (per decomposizione termica)<br />

InRH InH R<br />

In presenza <strong>di</strong> ossigeno molecolare, le specie ra<strong>di</strong>cali<br />

si trasformano in un perossira<strong>di</strong>cale, che in seguito<br />

evolve propagando la reazione a catena:<br />

RO2 RO2 RO2RH RO2H R<br />

(è questo lo sta<strong>di</strong>o che determina la velocità del processo<br />

in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> reazione normali, con una pressione<br />

parziale dell’ossigeno molecolare superiore a 0,13 bar).<br />

La reazione è terminata dall’accoppiamento del ra<strong>di</strong>cale<br />

RO2. Di conseguenza, i prodotti primari della serie <strong>di</strong><br />

reazioni sono gli idroperossi<strong>di</strong>.<br />

La tab. 2 riporta l’ossidabilità dei vari substrati organici<br />

(Howard, 1972), mentre la tab. 3 elenca le energie<br />

del legame CH in alcuni composti (Kerr, 1966;<br />

Benson e Shaw, 1970). La facilità con cui alcuni substrati<br />

organici subiscono reazioni <strong>di</strong> aut<strong>ossidazione</strong> è<br />

espressa, nella [10] (v. oltre), dal rapporto tra la costante<br />

<strong>di</strong> velocità della reazione <strong>di</strong> propagazione (kpr , in tab.<br />

tab. 2. Ossidabilità <strong>di</strong> alcune sostanze organiche<br />

(Howard, 1972)<br />

Substrato 10 3 k pr2k ter<br />

Benzaldeide 290<br />

2,3-<strong>di</strong>metil-2-butene 3,2<br />

Cicloesene 2,3<br />

Cumene 1,5<br />

Etilbenzene 0,2<br />

p-xilene 0,005<br />

Toluene 0,01<br />

tab. 3. Energie del legame CH<br />

Composto<br />

Energia <strong>di</strong> legame<br />

(kcal/mol)<br />

CH3H 103<br />

C 3 H 7 H(C 1 ) 99<br />

C 3 H 7 H(C 2 ) 94<br />

i-C 4 H 9 H(C 3 ) 90<br />

CH 2 CHH 105<br />

CH 2 CHCH 2 H 85<br />

C 6 H 5 H 103<br />

C 6 H 5 CH 2 H 85<br />

2) e la ra<strong>di</strong>ce quadrata del doppio della costante <strong>di</strong> velocità<br />

della reazione <strong>di</strong> terminazione me<strong>di</strong>ante ricombinazione<br />

<strong>di</strong> due ra<strong>di</strong>cali alchilperossi<strong>di</strong>ci (k ter , in tab. 2). Ad<br />

alti livelli <strong>di</strong> conversione del substrato, la formazione <strong>di</strong><br />

prodotti secondari (aldei<strong>di</strong> e chetoni) <strong>di</strong>minuisce considerevolmente<br />

la selettività; in genere si preferisce quin<strong>di</strong><br />

mantenere la conversione al <strong>di</strong> sotto del 20%. L’<strong>ossidazione</strong><br />

è rapida se il legame che si forma nello sta<strong>di</strong>o<br />

determinante la velocità, ROOH (energia <strong>di</strong> legame<br />

90 kcal/mol; Benson, 1965), è più forte del legame spezzato<br />

RH.<br />

Il meccanismo complessivo relativo all’<strong>ossidazione</strong><br />

<strong>di</strong> alchilbenzeni sotto pressione <strong>di</strong> ossigeno, in acido acetico,<br />

e con un catalizzatore Co(III)(CH 3 COO) 3 (e anche<br />

tracce <strong>di</strong> un attivatore, per riconvertire Co(II) a Co(III),<br />

evitando perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> induzione troppo lunghi) è illustrato<br />

in tab. 4. L’ultima reazione è inibita dall’elevata concentrazione<br />

<strong>di</strong> Co 2 , che intrappola il benzilperossira<strong>di</strong>cale.<br />

Attacco nucleofilo su complessi perossi<strong>di</strong>ci<br />

I metalli <strong>di</strong> transizione, come il vana<strong>di</strong>o, il molibdeno,<br />

il tungsteno, il selenio e il titanio, in stato <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong><br />

alto, favoriscono l’eterolisi del legame OO in<br />

640 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI


tab. 4. Ossidazione aerobica <strong>di</strong> alchilbenzeni<br />

catalizzata da un complesso Co(III)<br />

ArCH3Co3ArCH 3Co2 <br />

O 2<br />

ArCH 3 ArCH 2 H <br />

ArCH 2 Co 3 ArCH 2 Co 2 (in assenza <strong>di</strong> O2 )<br />

ArCH 2 AcOH ArCH 2 OAcH <br />

ArCH 2 O 2 ArCH 2 O 2 (in presenza <strong>di</strong> O 2 )<br />

ArCH 2 O 2 Co 2 ArCH 2 O 2 Co 2<br />

ArCH2O2Co2ArCHOHOCo3 HOCo 3 HOAc AcOCo 3 H 2 O<br />

ArCH 2 O 2 ArCH 3 ArCH 2 OOHArCH 2<br />

H 2 O 2 e negli alchilidroperossi<strong>di</strong>; questi metalli hanno il<br />

compito <strong>di</strong> aumentare il carattere elettrofilo del complesso<br />

perossi<strong>di</strong>co. Si verifica l’attacco su un legante<br />

perosso o alchilperosso coor<strong>di</strong>nato da parte del substrato,<br />

in genere con elevata specificità. L’esempio più importante<br />

è la produzione industriale <strong>di</strong> ossido <strong>di</strong> propilene<br />

a partire da propilene e alchilidroperossido, con catalisi<br />

in fase omogenea o eterogenea.<br />

I suddetti ossi<strong>di</strong> metallici catalizzano le reazioni <strong>di</strong><br />

H 2 O 2 attraverso la formazione <strong>di</strong> peraci<strong>di</strong> inorganici, che<br />

subiscono la rottura eterolitica del legame OO in presenza<br />

<strong>di</strong> nucleofili:<br />

MO 3 H 2O 2<br />

o più in generale:<br />

O O<br />

HO M O OH<br />

MOROOHHOMOOR Nell’ep<strong>ossidazione</strong> delle olefine:<br />

RCHCHR HOMOORRCH(O)CHR <br />

HOMOR<br />

HOMORROOH HOMOOR<br />

ROH<br />

gli alchilidroperossi<strong>di</strong> sono preferiti a H2O2 a causa della<br />

loro maggiore attività. L’effetto ritardante <strong>di</strong> H2O2 è stato<br />

attribuito alla presenza <strong>di</strong> acqua. Una caratteristica peculiare<br />

<strong>di</strong> questa reazione è la sua stereoselettività nella<br />

formazione degli epossi<strong>di</strong> cis e trans dai corrispondenti<br />

alcheni. L’ep<strong>ossidazione</strong> asimmetrica degli alcoli allilici<br />

prochirali può essere effettuata con catalizzatori al<br />

<strong>di</strong>etiltartrato otticamente attivi e t-BuOOH, con eccesso<br />

enantiomerico superiore al 90% (Finn e Sharpless,<br />

1985). La specificità dei metalli <strong>di</strong> transizione d 0 per<br />

questa reazione è stata attribuita al fatto che l’interazione<br />

tra l’atomo <strong>di</strong> ossigeno e gli orbitali t vacanti<br />

2g<br />

VOLUME II / RAFFINAZIONE E PETROLCHIMICA<br />

PROCESSI DI OSSIDAZIONE<br />

fornisce un percorso a bassa energia per la formazione<br />

del legame CO dall’addotto ciclico metallo-perosso<br />

(Purcell, 1985).<br />

Per il trasferimento <strong>di</strong> ossigeno nell’ep<strong>ossidazione</strong><br />

delle olefine sono stati proposti <strong>di</strong>versi meccanismi. Uno<br />

<strong>di</strong> questi comporta l’attacco nucleofilo del doppio legame<br />

sull’alchilidroperossido, da parte <strong>di</strong> uno dei <strong>di</strong>versi<br />

complessi attivati, come mostra la fig. 1 (Sheldon, 1973;<br />

Chong e Sharpless, 1977).<br />

La fig. 2 riporta il meccanismo proposto da Clerici e<br />

Ingallina (1993b) per l’ep<strong>ossidazione</strong> <strong>di</strong> alcheni con H 2 O 2<br />

su catalizzatori <strong>di</strong> Ti-silicalite. Una specie con anello<br />

a cinque membri è il composto interme<strong>di</strong>o formato<br />

O<br />

H<br />

M<br />

O<br />

R<br />

O<br />

O<br />

M OR<br />

H<br />

O<br />

O<br />

M<br />

O<br />

OR<br />

O<br />

M<br />

O<br />

M<br />

OH<br />

OR<br />

OR<br />

epossido<br />

epossido ROH<br />

epossido<br />

fig. 1. Meccanismi proposti per l’ep<strong>ossidazione</strong> delle<br />

olefine, con trasferimento <strong>di</strong>retto <strong>di</strong> ossigeno da parte<br />

dell’alchilidroperossido, in solvente ROH<br />

(adattato da Sheldon e Kochi, 1981).<br />

SiO<br />

SiO<br />

Ti<br />

alchene<br />

SiO<br />

SiO<br />

SiO<br />

SiO<br />

SiO<br />

ROH, H 2O 2<br />

R<br />

O H<br />

Ti O<br />

O<br />

C<br />

H<br />

C<br />

R<br />

SiO<br />

O H<br />

SiO Ti O H<br />

SiO O<br />

R<br />

O<br />

H<br />

Ti<br />

O<br />

H<br />

epossido<br />

fig. 2. Meccanismo proposto per l’ep<strong>ossidazione</strong> delle<br />

olefine con H 2 O 2 catalizzata da Ti-silicalite, in solvente<br />

ROH (Clerici e Ingallina, 1993).<br />

641


PRODUZIONE DI INTERMEDI PER LA PETROLCHIMICA<br />

dall’interazione tra i siti Ti nella silicalite e H 2 O 2 , inclusa<br />

la reazione con il solvente ROH. La velocità <strong>di</strong> ep<strong>ossidazione</strong><br />

è risultata più alta usando come solvente il<br />

metanolo e più bassa con il t-butanolo, a causa della <strong>di</strong>minuzione<br />

del carattere elettrofilo e dell’aumento dei vincoli<br />

sterici del ciclo (Clerici, 1991; Clerici et al., 1991;<br />

Bellussi et al.,`1992). Un meccanismo alternativo<br />

(Mimoun, 1982) comporta l’aggiunta del doppio legame<br />

alchenico per formare un metallociclo-perosso, che<br />

rilascia successivamente l’epossido (fig. 3). Un altro meccanismo<br />

coinvolge il gruppo metallo-osso, che viene<br />

convertito in un complesso metallo-perosso sito attivo<br />

(Mimoun et al., 1970).<br />

Ossidazione <strong>di</strong> substrati coor<strong>di</strong>nati da uno ione<br />

metallico centrale<br />

Questa classe <strong>di</strong> reazioni comporta l’<strong>ossidazione</strong> <strong>di</strong><br />

un substrato coor<strong>di</strong>nato da uno ione metallico. Tra i numerosi<br />

esempi si possono citare l’<strong>ossidazione</strong> <strong>di</strong> olefine con<br />

catalizzatore al Pd(II) (processo <strong>di</strong> Wacker) e la sintesi<br />

<strong>di</strong> chetoni per ossideidrogenazione <strong>di</strong> alcoli. L’ossigeno<br />

molecolare ha il compito <strong>di</strong> riportare il metallo a uno<br />

stato <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> elevato. Il substrato è attivato nei<br />

confronti dell’attacco nucleofilo da parte del metallo,<br />

attraverso la formazione <strong>di</strong> un complesso p con il metallo.<br />

La reazione completa è una sostituzione nucleofila<br />

ossidativa <strong>di</strong> idrogeno con riduzione bielettronica del<br />

metallo; <strong>di</strong> conseguenza, il processo è eterolitico. I sali<br />

metallici del gruppoVIII, come Pt(II), Ir(III), Ru(III) e<br />

Rh(III), ossidano nello stesso modo le olefine:<br />

Pd(II)X2RCHCH2H2O RCOCH3Pd(0)2 HX<br />

L’attacco nucleofilo <strong>di</strong> acqua su un complesso p etilene-Pd(II)<br />

forma etanolo, che resta coor<strong>di</strong>nato da un<br />

legame s PdC (fig. 4; Drago e Beer, 1992). La <strong>di</strong>ssociazione<br />

<strong>di</strong> un legante Cl dal complesso e l’eliminazione<br />

<strong>di</strong> idruro dal metanolo forma un complesso p alcol<br />

vinilico con Pd(II). La formazione dell’aldeide è ottenuta<br />

per tautomerizzazione dell’alcol vinilico <strong>di</strong>ssociato<br />

dal complesso e riduzione <strong>di</strong> Pd(II) a Pd(0). La ri<strong>ossidazione</strong><br />

del palla<strong>di</strong>o è ottenuta me<strong>di</strong>ante un co-catalizzatore<br />

Cu(II), che è ridotto a Cu(I) e infine ossidato<br />

<strong>di</strong> nuovo a Cu(II) da ossigeno molecolare.<br />

Cinetica dell’<strong>ossidazione</strong> in fase liquida<br />

degli idrocarburi<br />

L’analisi della cinetica dell’<strong>ossidazione</strong> in fase liquida<br />

può essere effettuata in base alla natura del meccanismo<br />

<strong>di</strong> reazione: da un lato, le reazioni che comportano<br />

la scissione omolitica del legame CH nel substrato<br />

organico, con la conseguente formazione <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>cali liberi<br />

(aut<strong>ossidazione</strong>), in cui il catalizzatore metallico agisce<br />

piuttosto come un iniziatore, e, dall’altro, le reazioni<br />

che comportano la scissione eterolitica del legame<br />

M O<br />

O<br />

CH, dove il substrato si coor<strong>di</strong>na a uno ione metallico<br />

del catalizzatore.<br />

I processi <strong>di</strong> aut<strong>ossidazione</strong> sono <strong>di</strong> fondamentale<br />

importanza nell’industria chimica e un gran numero <strong>di</strong><br />

reazioni utilizza tale meccanismo, come mostra la tab. 5<br />

(Sheldon e Kochi, 1976; Carrà e Santacesaria, 1980; Santacesaria<br />

e Pimpinelli, 1986).<br />

Il processo è autocatalitico e comporta un periodo <strong>di</strong><br />

induzione, un’accelerazione (controllata dalle reazioni<br />

<strong>di</strong> propagazione e <strong>di</strong> ramificazione) e una decelerazione<br />

(controllata dalle reazioni <strong>di</strong> terminazione). Il periodo<br />

<strong>di</strong> induzione è dovuto alla <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> rompere il legame<br />

CH e può essere superato con l’aggiunta <strong>di</strong> piccole<br />

quantità <strong>di</strong> iniziatori, che si decompongono<br />

rapidamente nel mezzo <strong>di</strong> reazione.<br />

In un classico sistema a insufflazione d’aria, nella<br />

zona vicina al <strong>di</strong>ffusore il liquido contiene una più alta<br />

concentrazione <strong>di</strong> ossigeno molecolare, che può catturare<br />

rapidamente via i ra<strong>di</strong>cali attraverso la reazione:<br />

RO2ROO Di conseguenza, la velocità complessiva è determinata<br />

dalla reazione chimica. In queste con<strong>di</strong>zioni, la reazione<br />

è <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne zero in rapporto all’ossigeno molecolare,<br />

mentre l’energia apparente <strong>di</strong> attivazione è quella<br />

tipica delle reazioni controllate dalla reazione chimica.<br />

La concentrazione <strong>di</strong> ossigeno molecolare nelle bolle<br />

decresce gradualmente, dal fondo alla sommità del reattore,<br />

e il trasporto <strong>di</strong> massa dell’ossigeno molecolare<br />

642 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI<br />

R<br />

M O<br />

O<br />

R<br />

M<br />

O R<br />

O<br />

MOR <br />

fig. 3. Meccanismo <strong>di</strong> ep<strong>ossidazione</strong> delle olefine con<br />

formazione <strong>di</strong> un interme<strong>di</strong>o perossometallociclico<br />

(Mimoun, 1982).<br />

PdCl 4 2 C2H 4 H 2O<br />

Cl<br />

Cl Pd OH2 CH 2CH 2OH<br />

Cl <br />

Cl<br />

Pd<br />

Cl<br />

Cl Pd OH2 OH 2<br />

CH 2CH 2OH<br />

CH 3CHO Pd 0 HCl H 2O<br />

H<br />

H 2O<br />

Cl<br />

Pd<br />

H <br />

OH 2<br />

OH<br />

fig. 4. Meccanismo <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> dell’etilene ad acetaldeide<br />

(processo Wacker).<br />

O


tab. 5. Principali processi industriali che fanno uso <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> in fase liquida degli idrocarburi<br />

per mezzo <strong>di</strong> meccanismi omolitici<br />

dalla fase gassosa a quella liquida può <strong>di</strong>ventare lo sta<strong>di</strong>o<br />

limitante la velocità, dato che la reazione tra un alchilra<strong>di</strong>cale<br />

e l’ossigeno è estremamente rapida. In queste<br />

con<strong>di</strong>zioni, il rifornimento <strong>di</strong> ossigeno può <strong>di</strong>venire <strong>di</strong><br />

primo or<strong>di</strong>ne rispetto alla pressione parziale <strong>di</strong> O2 . In<br />

questa zona, l’energia apparente <strong>di</strong> attivazione scende a<br />

livelli molto bassi, 5 kcal/mol.<br />

Le principali reazioni comprese nel processo <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong><br />

omolitica sono riassunte nella tab. 6. In presenza<br />

<strong>di</strong> valori <strong>di</strong> concentrazione dell’ossigeno molecolare<br />

relativamente alti (per pressioni <strong>di</strong> ossigeno superiori in<br />

genere a 0,13 atm nella fase gassosa), lo sta<strong>di</strong>o determinante<br />

la velocità è la reazione <strong>di</strong> propagazione,<br />

kox104105 kpr (v. ancora tab. 6). La specie RO2 è quin<strong>di</strong><br />

quella predominante e contribuisce in modo determinante<br />

alle reazioni <strong>di</strong> terminazione. Se il contributo delle<br />

reazioni <strong>di</strong> ramificazione è irrilevante, perché non vi è<br />

decomposizione <strong>di</strong> ROOH nelle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> reazione<br />

(e <strong>di</strong> conseguenza anche il suo contributo alla generazione<br />

<strong>di</strong> ra<strong>di</strong>cali è irrilevante ed esso resta il principale<br />

prodotto della reazione), in queste con<strong>di</strong>zioni la velocità<br />

<strong>di</strong> trasformazione dell’ossigeno può essere espressa come<br />

il bilanciamento tra l’ossigeno consumato nelle reazioni<br />

<strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> e quello formato nelle reazioni <strong>di</strong> terminazione:<br />

d [O2 ]<br />

[1] 14421 roxrterk ox [R][O2 ]k ter [RO2] 2<br />

dt<br />

D’altra parte, in con<strong>di</strong>zioni stazionarie, la velocità <strong>di</strong><br />

formazione <strong>di</strong> R (iniziazione più propagazione) è eguale<br />

alla velocità <strong>di</strong> scomparsa <strong>di</strong> R (<strong>ossidazione</strong>), purché<br />

sia possibile trascurare le reazioni <strong>di</strong> terminazione che<br />

coinvolgono le specie R. Pertanto:<br />

[2] kox [R][O2 ] kpr [RO2 ][RH]r in<br />

VOLUME II / RAFFINAZIONE E PETROLCHIMICA<br />

Reagente Prodotto Catalizzatore<br />

n-butano Acido acetico Acetato <strong>di</strong> Co/acido acetico<br />

Isobutano t-butilidroperossido –<br />

Naphtha Acido acetico Acetato <strong>di</strong> Co/acido acetico<br />

Cere (C 18 -C 30 ) Aci<strong>di</strong> grassi Sali <strong>di</strong> Mn/acido acetico<br />

Cicloesano Cicloesanolo/one Naftenato <strong>di</strong> Co<br />

Cicloesanolo/one Acido a<strong>di</strong>pico Acetato <strong>di</strong> Mn-Cu<br />

In con<strong>di</strong>zioni stazionarie, la velocità <strong>di</strong> iniziazione<br />

equivale alla velocità <strong>di</strong> terminazione, e pertanto:<br />

[3] rin 2kter [RO2] 2<br />

da cui si ottiene:<br />

PROCESSI DI OSSIDAZIONE<br />

Toluene Acido benzoico Bromuro/acido acetico <strong>di</strong> Mn o Co<br />

Acido benzoico Fenolo Benzoato <strong>di</strong> Cu-Mg<br />

p-xilene Acido tereftalico Bromuro/acido acetico <strong>di</strong> Mn o Co<br />

Cumene Cumilidroperossido –<br />

Acetaldeide Acido acetico Acetato/acido acetico <strong>di</strong> Mn<br />

Acetaldeide Anidride acetica Acetato/etilacetato <strong>di</strong> Cu-Co<br />

rin [4] [RO2] 14421 0,5<br />

2kter Sostituendo nella [1] i termini corrispondenti, si ottiene:<br />

d [O2 ] rin rin [5] 14421 0,5<br />

k 1242<br />

pr [RH]1 dt 2kter 2<br />

Il termine relativo alla velocità <strong>di</strong> iniziazione può<br />

essere trascurato, ottenendo il rapporto generale finale<br />

per la velocità <strong>di</strong> esaurimento dell’ossigeno (o degli idrocarburi):<br />

d [O2 ] rin [6] 14421 0,5<br />

k 1242<br />

pr [RH]<br />

dt 2kter Questa espressione è in<strong>di</strong>pendente dalla concentrazione<br />

<strong>di</strong> ossigeno ed è quin<strong>di</strong> generalmente valida in presenza<br />

<strong>di</strong> alte concentrazioni <strong>di</strong> tale reagente. È stata proposta<br />

anche un’espressione più generale (Twigg, 1962;<br />

Franz e Sheldon, 1991), che tiene conto <strong>di</strong> tutti gli sta<strong>di</strong><br />

più importanti dello schema <strong>di</strong> reazione (in tab. 6: reazioni<br />

[3] e [4] per la propagazione, reazioni [7] e [9] per<br />

la terminazione, con le corrispondenti costanti cinetiche<br />

kpr3 , kpr4 , kter7 e kter9 ):<br />

d [O2 ]<br />

[7] 14421 dt<br />

<br />

r0,5 in<br />

kpr4kpr3 [RH][O2 ]<br />

12111111111111124341142 {kpr4k 0,5<br />

ter7 [RH] kpr4k 0,5<br />

ter9[O2<br />

]k 0,5<br />

ter9kter7<br />

0,5<br />

rin<br />

0,5 }<br />

643


PRODUZIONE DI INTERMEDI PER LA PETROLCHIMICA<br />

tab. 6. Schema <strong>di</strong> reazione per l’aut<strong>ossidazione</strong><br />

<strong>di</strong> substrati organici<br />

1 In 2 2In (iniziazione)<br />

2 InRH RInH (iniziazione)<br />

3 RO 2 RO 2 (propagazione per <strong>ossidazione</strong>)<br />

4 RO 2 RH ROOHR (propagazione)<br />

5 2ROOHRORO 2 H 2 O<br />

(ramificazione per decomposizione bimolecolare)<br />

6 ROOHROOH (ramificazione<br />

per decomposizione monomolecolare <strong>di</strong> idroperossido)<br />

7 2Rprodotti non ra<strong>di</strong>calici (terminazione)<br />

8 RRO 2 prodotti non ra<strong>di</strong>calici (terminazione)<br />

9 2 RO 2 O 2 prodotti non ra<strong>di</strong>calici (terminazione)<br />

Consideriamo due situazioni limite. La prima presuppone<br />

concentrazioni <strong>di</strong> ossigeno prossime allo zero.<br />

In queste con<strong>di</strong>zioni, la velocità <strong>di</strong> reazione è proporzionale<br />

alla concentrazione <strong>di</strong> ossigeno nella fase liquida,<br />

dato che il termine al denominatore contenente [O2 ]<br />

<strong>di</strong>venta irrilevante. Se, al contrario, la concentrazione<br />

<strong>di</strong> ossigeno è molto elevata, la velocità <strong>di</strong> reazione <strong>di</strong>viene<br />

in<strong>di</strong>pendente dalla concentrazione <strong>di</strong> ossigeno e il<br />

rapporto espresso nella [6] è valido, dove kpr =kpr4 e<br />

2kterkter9 . D’altro canto, dato che il valore <strong>di</strong> kpr4 <strong>di</strong>pende<br />

in larga misura dalla natura del substrato organico,<br />

quando è molto alto (per esempio, nel caso delle aldei<strong>di</strong>),<br />

il primo termine nel denominatore dell’equazione<br />

generale è dominante e, <strong>di</strong> conseguenza, l’equazione<br />

<strong>di</strong>venta:<br />

d [O2 ]<br />

[8] 14421 r 0,5<br />

in<br />

kpr3 [O2 ]k 0,5<br />

ter7<br />

dt<br />

La velocità <strong>di</strong> reazione è allora proporzionale alla<br />

concentrazione <strong>di</strong> ossigeno. Il valore della concentrazione<br />

<strong>di</strong> ossigeno a cui si verifica il passaggio dalla <strong>di</strong>pendenza<br />

<strong>di</strong> primo or<strong>di</strong>ne alla <strong>di</strong>pendenza <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne zero è<br />

quin<strong>di</strong> una funzione della natura del substrato organico.<br />

Nel caso dell’<strong>ossidazione</strong> delle aldei<strong>di</strong>, la reazione <strong>di</strong>pende<br />

dall’ossigeno anche a pressioni parziali relativamente<br />

alte, mentre per l’<strong>ossidazione</strong> del cicloesano la reazione<br />

<strong>di</strong>pende dalla pressione parziale dell’ossigeno fino<br />

a 0,2-0,3 atm, e per quella del cumene fino a 1,5-1,7 atm<br />

(Ladhaboy e Sharma, 1969; Manor e Schmitz, 1984;<br />

Andrigo et al., 1992).<br />

Il rapporto [kpr /(2kter ) 0,5 ] rappresenta la suscettività<br />

del substrato all’<strong>ossidazione</strong> (Sheldon e Kochi, 1976; v.<br />

ancora tab. 2). La velocità <strong>di</strong> propagazione è influenzata<br />

dall’energia del legame CH (la scissione omolitica<br />

<strong>di</strong> tale legame implica la necessità che il legame<br />

ROOH, che dovrà formarsi, sia almeno equivalente<br />

in termini energetici al legame CH che occorre rompere)<br />

e anche dalla reattività degli alchilperossira<strong>di</strong>cali<br />

(Howard, 1973; Sheldon e Kochi, 1976; Gates et al.,<br />

1979). Quest’ultima aumenta in presenza <strong>di</strong> un sostituente<br />

elettron-attrattore.<br />

In con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> instabilità dell’idroperossido, la<br />

decomposizione <strong>di</strong> quest’ultimo genera ra<strong>di</strong>cali RO<br />

e OH che possono portare a reazioni estremamente<br />

rapide:<br />

RORH ROH R<br />

OHRH H2O R<br />

La reazione <strong>di</strong> terminazione prevalente coinvolge le<br />

specie RO, 2 dato che i ra<strong>di</strong>cali RO e OH (generati dalla<br />

decomposizione <strong>di</strong> ROOH) subiscono una rapida conversione.<br />

In queste con<strong>di</strong>zioni, l’espressione della velocità<br />

<strong>di</strong> trasformazione <strong>di</strong> RH <strong>di</strong>venta:<br />

d [RH] 3k2 pr [RH]2<br />

[9] 144231 144114441 dt kter che tiene conto del consumo <strong>di</strong> RH nelle reazioni con<br />

RO2 RO e OH, e del fatto che per ogni molecola <strong>di</strong><br />

ROOH decomposto si consumano tre molecole <strong>di</strong> RH.<br />

Questa espressione rappresenta una situazione limite, e<br />

fornisce quin<strong>di</strong> la velocità massima raggiungibile. Più<br />

in generale:<br />

d [RH] n kpr [10] 144231 14411341 [RH]<br />

dt f (2kter ) 0,5<br />

dove n è il numero <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>cali prodotto per ogni molecola<br />

<strong>di</strong> ROOH decomposta e f è la frazione <strong>di</strong> RH consumata<br />

per attacco da parte <strong>di</strong> RO. 2 Anche in questo caso,<br />

il termine [kpr /(2kter ) 0,5 ], che rappresenta l’importanza<br />

relativa delle reazioni <strong>di</strong> propagazione e <strong>di</strong> terminazione,<br />

svolge un ruolo importante nel determinare la velocità<br />

<strong>di</strong> trasformazione del substrato.<br />

La presenza <strong>di</strong> uno ione metallico che agisca da catalizzatore<br />

può aumentare l’attività del processo <strong>di</strong> aut<strong>ossidazione</strong>.<br />

L’azione catalitica <strong>di</strong>pende dalle proprietà<br />

redox dello ione metallico, ovvero, dal potenziale redox<br />

della coppia Mn /M (n1) . Uno degli effetti più importanti<br />

è quello <strong>di</strong> favorire la decomposizione degli idroperossi<strong>di</strong>:<br />

ROOHM (n1)ROOHMn ROOHM nRO2HM (n1)<br />

Naturalmente, solo i metalli dotati <strong>di</strong> due stati <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong><br />

<strong>di</strong> stabilità comparabile (cioè gli ioni cobalto e<br />

manganese) possono effettuare questo ciclo catalitico<br />

(Sheldon e Kochi, 1976). Dal punto <strong>di</strong> vista cinetico, la<br />

[10] può essere utilizzata per calcolare la velocità massima<br />

<strong>di</strong> reazione, supponendo n1 e f2/3. In questo<br />

caso, dove il catalizzatore è coinvolto solo nella decomposizione<br />

<strong>di</strong> ROOH, n/f1,5.<br />

644 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI


Il metallo può anche agire <strong>di</strong>rettamente sul substrato:<br />

M n RH M (n1) H R<br />

RO 2 RO 2 <br />

M (n1) ROOH M n ROOH <br />

Anche in questo caso, viene rispettata la stessa legge<br />

cinetica del caso precedente, con n2 e f1/3. In tutti<br />

questi casi, il metallo svolge dunque la funzione <strong>di</strong> iniziatore,<br />

<strong>di</strong>minuendo il periodo <strong>di</strong> induzione e favorendo<br />

il processo <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> a temperature più basse.<br />

Quando lo stato <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> bivalente del catalizzatore<br />

è coinvolto solo nella decomposizione <strong>di</strong> ROOH<br />

e quello trivalente nella reazione con RH, allora n/f6.<br />

I valori interme<strong>di</strong> del rapporto n/f, compresi tra 1,5 e 6,<br />

in<strong>di</strong>cano che il catalizzatore non solo prende parte alla<br />

reazione <strong>di</strong> ossidoriduzione con i composti perossi<strong>di</strong>ci,<br />

ma anche che reagisce con RH nel suo stato <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong><br />

trivalente.<br />

Nella pratica industriale, si è soliti aggiungere al<br />

mezzo <strong>di</strong> reazione piccole quantità <strong>di</strong> sostanze con elevata<br />

propensione all’aut<strong>ossidazione</strong>, che danno rapidamente<br />

origine a un effetto <strong>di</strong> co-<strong>ossidazione</strong> e forniscono<br />

gli idroperossi<strong>di</strong> necessari alla prosecuzione della reazione<br />

a catena, causando un aumento della velocità <strong>di</strong><br />

reazione. In tal modo è possibile evitare reazioni <strong>di</strong> co<strong>ossidazione</strong><br />

indesiderate sui prodotti <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> parziale<br />

ricercati (cioè aldei<strong>di</strong> e chetoni), che sono più inclini<br />

all’aut<strong>ossidazione</strong> del reagente.<br />

Le espressioni cinetiche descritte in precedenza sono<br />

spesso in accordo con la velocità limite sperimentale. Questo<br />

non è però il caso dell’<strong>ossidazione</strong> degli alchilaromatici<br />

catalizzata da acetato <strong>di</strong> cobalto, dove la reazione è <strong>di</strong><br />

primo or<strong>di</strong>ne rispetto all’idrocarburo e <strong>di</strong>pende anche dalla<br />

concentrazione del catalizzatore (Chester et al., 1977).<br />

Ciò è dovuto alla <strong>di</strong>versità del meccanismo <strong>di</strong> reazione.<br />

Per quanto riguarda le reazioni <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> per <strong>di</strong>ssociazione<br />

eterolitica del legame CH nel substrato,<br />

esse sono catalizzate da ioni V, W, Mo e Ti attraverso il<br />

trasferimento <strong>di</strong> due elettroni del substrato coor<strong>di</strong>nato al<br />

complesso metallico. In altri casi, come nel processo <strong>di</strong><br />

Wacker, per effettuare il ciclo catalitico è necessaria l’azione<br />

<strong>di</strong> due coppie redox: Pd(II)/Pd(0) e Cu(II)/Cu(I).<br />

Lo sta<strong>di</strong>o limitante la velocità in questo meccanismo è<br />

la conversione del complesso p tra l’olefina e PdCl2 4 in<br />

un complesso s, essendo gli altri sta<strong>di</strong> all’equilibrio. L’espressione<br />

della velocità <strong>di</strong> scomparsa dell’etilene, che<br />

meglio corrisponde ai risultati sperimentali, è la seguente<br />

(Moiseev et al., 1974):<br />

d [C2H4 ] [PdCl2 4 ][C2H4 ]<br />

[11] 1442231 k 14411144114441<br />

dt [Cl ][H3O ]<br />

Aria e ossigeno nelle ossidazioni in fase liquida<br />

L’impiego <strong>di</strong> ossigeno molecolare nelle ossidazioni<br />

in fase liquida può migliorare significativamente la<br />

VOLUME II / RAFFINAZIONE E PETROLCHIMICA<br />

PROCESSI DI OSSIDAZIONE<br />

cinetica della reazione, quando il processo complessivo<br />

è controllato dalla reazione e la velocità <strong>di</strong>pende dalla<br />

pressione parziale <strong>di</strong> ossigeno per un ampio intervallo<br />

<strong>di</strong> concentrazione <strong>di</strong> tale reagente (anche se è un caso<br />

poco frequente, come è stato già detto). In effetti, la concentrazione<br />

<strong>di</strong> ossigeno nelle bolle (in aggiunta alla fase<br />

gassosa continua alla sommità del reattore) è del 100%<br />

(trascurando la pressione <strong>di</strong> vapore del liquido), contro<br />

una me<strong>di</strong>a del 5% in moli nel caso in cui si usi aria come<br />

agente ossidante, con un netto miglioramento sia del trasferimento<br />

dell’ossigeno molecolare, sia della velocità<br />

<strong>di</strong> reazione. Di conseguenza, è possibile ottenere una<br />

produttività analoga a quella del processo con aria, a<br />

valori <strong>di</strong> temperatura e pressione molto più bassi. Questo<br />

consente <strong>di</strong> migliorare notevolmente la selettività,<br />

quando l’insieme delle reazioni consiste in una serie <strong>di</strong><br />

reazioni consecutive <strong>di</strong> degradazione ossidativa (caratterizzate<br />

in genere da un’energia <strong>di</strong> attivazione più alta<br />

delle reazioni selettive) fino al prodotto ricercato.<br />

L’abbassamento della temperatura comporta anche una<br />

minore per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> solvente. Può anche accadere che un<br />

aumento della pressione parziale <strong>di</strong> ossigeno, conseguente<br />

alla scelta <strong>di</strong> usare ossigeno anziché aria, porti a un notevole<br />

miglioramento della velocità <strong>di</strong> trasferimento dell’ossigeno,<br />

mentre la velocità <strong>di</strong> reazione non è molto<br />

influenzata dalla variazione della concentrazione <strong>di</strong> ossigeno.<br />

In queste con<strong>di</strong>zioni può accadere che il processo,<br />

anziché essere limitato dal trasporto <strong>di</strong> massa (come avviene<br />

in genere nell’<strong>ossidazione</strong> degli idrocarburi liqui<strong>di</strong>),<br />

<strong>di</strong>venga cineticamente controllato, con conseguente trasferimento<br />

della reazione dal film che circonda la bolla<br />

(all’interfaccia tra la fase gassosa e la fase liquida) alla<br />

fase liquida continua. Ciò può causare anche un cambiamento<br />

della <strong>di</strong>stribuzione della temperatura, con il passaggio<br />

da un alto gra<strong>di</strong>ente <strong>di</strong> temperatura nel film, nel<br />

primo caso (dove il calore <strong>di</strong> reazione si sviluppa nella<br />

sottile pellicola), a una temperatura più bassa e più uniformemente<br />

<strong>di</strong>stribuita, nel secondo caso. Tutto questo può<br />

tradursi in un considerevole incremento <strong>di</strong> selettività.<br />

La presenza <strong>di</strong> un’alta concentrazione <strong>di</strong> ossigeno<br />

nella zona <strong>di</strong> reazione favorisce inoltre le reazioni <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong><br />

rispetto a quelle tra interme<strong>di</strong>, responsabili della<br />

formazione <strong>di</strong> composti indesiderati ad alto peso molecolare.<br />

Un’alta concentrazione <strong>di</strong> ossigeno nella zona <strong>di</strong><br />

reazione si può verificare in un processo cineticamente<br />

controllato o quando, in con<strong>di</strong>zioni limite determinate<br />

dal trasporto <strong>di</strong> massa, la velocità <strong>di</strong> reazione non è molto<br />

più alta <strong>di</strong> quella <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione (e, <strong>di</strong> conseguenza, i gra<strong>di</strong>enti<br />

<strong>di</strong> concentrazione nel film non sono troppo pronunciati).<br />

Concentrazioni <strong>di</strong> ossigeno più alte possono<br />

condurre così a una maggiore concentrazione <strong>di</strong> ossigeno<br />

nella zona <strong>di</strong> reazione. Un altro vantaggio dell’uso<br />

dell’ossigeno al posto dell’aria è la riduzione della quantità<br />

<strong>di</strong> gas lavorato, con conseguente riduzione sia dell’energia<br />

consumata per comprimere il gas, sia della<br />

645


PRODUZIONE DI INTERMEDI PER LA PETROLCHIMICA<br />

quantità <strong>di</strong> gas <strong>di</strong> scarico (che presenta anche una concentrazione<br />

molto più alta <strong>di</strong> contaminanti organici, dovuta<br />

all’assenza <strong>di</strong> azoto <strong>di</strong>luente) da depurare negli appositi<br />

impianti <strong>di</strong> trattamento del gas. L’azoto favorisce quin<strong>di</strong><br />

il processo <strong>di</strong> stripping del solvente e dei composti<br />

organici volatili dalla soluzione, che devono essere rimossi<br />

in adempimento delle norme <strong>di</strong> protezione ambientale.<br />

Ossidazioni a catena via ra<strong>di</strong>cali liberi<br />

<strong>Processi</strong> industriali<br />

L’<strong>ossidazione</strong> a catena via ra<strong>di</strong>cali liberi consiste nell’<strong>ossidazione</strong><br />

<strong>di</strong> substrati organici attraverso le interazioni<br />

dell’ossigeno molecolare con i ra<strong>di</strong>cali formati dalla<br />

scissione omolitica dei legami CH (meglio note come<br />

‘reazioni <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> omolitica’; Prengle e Barona,<br />

1970a; Sheldon e Van Doom, 1973, 1981; Lyons, 1980;<br />

Emanuel e Gal, 1986).<br />

Si possono <strong>di</strong>stinguere tre tipi <strong>di</strong> applicazioni industriali<br />

dell’<strong>ossidazione</strong> a catena via ra<strong>di</strong>cali liberi: l’aut<strong>ossidazione</strong>,<br />

ovvero un’<strong>ossidazione</strong> spontanea (senza<br />

catalizzatori) <strong>di</strong> alcani e alchilaromatici per produrre<br />

idroperossi<strong>di</strong>, o <strong>di</strong> aldei<strong>di</strong> per produrre peraci<strong>di</strong>; l’aut<strong>ossidazione</strong><br />

catalizzata, nella quale il catalizzatore si<br />

sovrappone e/o si sostituisce in parte al meccanismo <strong>di</strong><br />

aut<strong>ossidazione</strong>, utilizzata per la produzione <strong>di</strong> aci<strong>di</strong>, alcoli<br />

e aldei<strong>di</strong>; la decomposizione acida <strong>di</strong> idroperossi<strong>di</strong>,<br />

che permette <strong>di</strong> ottenere alcoli e chetoni.<br />

Il primo sta<strong>di</strong>o, comune a tutti i meccanismi <strong>di</strong> reazione,<br />

consiste nell’introdurre un gruppo OOH in un<br />

substrato organico (formazione <strong>di</strong> idroperossi<strong>di</strong> o <strong>di</strong> peraci<strong>di</strong>),<br />

che in seguito evolve, in presenza <strong>di</strong> catalizzatori,<br />

in prodotti più stabili, secondo il tipo e la quantità del<br />

catalizzatore, la struttura della molecola organica contenente<br />

il gruppo OOH, le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> reazione e il<br />

tipo <strong>di</strong> reattore. Un’ulteriore classificazione dei processi<br />

è basata sullo sta<strong>di</strong>o <strong>di</strong> decomposizione del gruppo<br />

OOH, che può svolgersi sia in situ, sia in un secondo<br />

sta<strong>di</strong>o catalitico. L’<strong>ossidazione</strong> ra<strong>di</strong>calica a catena è<br />

utilizzata nella produzione industriale dei seguenti composti:<br />

idroperossi<strong>di</strong>, aci<strong>di</strong> carbossilici e aromatici, alcoli<br />

e chetoni (solo per alcune specifiche applicazioni) e<br />

perossido <strong>di</strong> idrogeno.<br />

I principali processi industriali possono essere classificati<br />

nel seguente modo:<br />

• produzione <strong>di</strong> idroperossi<strong>di</strong>: isobutano a t-butilidroperossido<br />

(agente ossidante per l’ep<strong>ossidazione</strong> delle<br />

olefine), etilbenzene a idroperossido <strong>di</strong> etilbenzene<br />

(agenti ossidanti per l’ep<strong>ossidazione</strong> delle olefine),<br />

cumene a cumilidroperossido (e poi a fenolo e acetone)<br />

e p-<strong>di</strong>isopropilbenzene al <strong>di</strong>idroperossido (e<br />

poi a idrochinone);<br />

• produzione <strong>di</strong> aci<strong>di</strong>: p-xilene ad acido tereftalico, n-butano<br />

ad acido acetico, toluene ad acido benzoico (e<br />

poi a fenolo), paraffine superiori ad aci<strong>di</strong> e alcoli ad<br />

alto peso molecolare, cicloesano a cicloesanone e<br />

cicloesanolo (e poi ad acido a<strong>di</strong>pico), ciclododecano<br />

a ciclododecanolo e ciclododecanone (e poi ad<br />

acido <strong>di</strong>carbossilico ciclodecanico), acetaldeide ad<br />

acido acetico, pseudocumene ad acido trimellitico,<br />

m-xilene ad acido isoftalico, 2,6-<strong>di</strong>metilnaftalene ad<br />

acido 2,6-naften<strong>di</strong>carbossilico, n-butiraldeide ad acido<br />

n-butirrico e paraffine ad aci<strong>di</strong> grassi;<br />

• produzione <strong>di</strong> chetoni, alcoli, anidri<strong>di</strong> e chinoni: fluorene<br />

a fluorenone, acetaldeide ad anidride acetica,<br />

naftalene a naftochinone, antracene ad antrachinone,<br />

cimene (p-metilisopropilbenzene) a cresolo e n-alcani<br />

a catena lunga ad alcoli secondari.<br />

Le con<strong>di</strong>zioni operative e le prestazioni dei più importanti<br />

processi industriali <strong>di</strong> aut<strong>ossidazione</strong> dei substrati<br />

organici sono riassunte nella tab. 7.<br />

Meccanismo <strong>di</strong> aut<strong>ossidazione</strong>: considerazioni<br />

cinetiche<br />

L’aut<strong>ossidazione</strong> dei substrati organici si effettua attraverso<br />

tre sta<strong>di</strong> o perio<strong>di</strong>: un periodo <strong>di</strong> induzione, un<br />

periodo <strong>di</strong> regolare propagazione della reazione a catena<br />

e un periodo <strong>di</strong> terminazione.<br />

tab. 7. Con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> reazione dei processi industriali <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> a catena via ra<strong>di</strong>cali liberi in fase liquida<br />

Substrato Ossidante T (°C) P (atm)<br />

Conversione<br />

per passaggio (%)<br />

Selettività<br />

(%)<br />

Catalizzatore<br />

n-butano O 2 /aria 160-180 50-60 90 50-65 Sali <strong>di</strong> Co, Mn<br />

Isobutano O 2 110-140 25-35 25-40 50-60 –<br />

Cicloesano aria 150-170 8-10 4-10 75-85 Sali <strong>di</strong> Co<br />

Toluene O 2 /aria 140-180 2-10 20-40 91-93 Sali <strong>di</strong> Co<br />

Etilbenzene aria 120-140 3-5 10-20 84-87 –<br />

p-xilene aria 195-205 15-30 95 90-95 Co/Mn/Br<br />

Cumene O 2 /aria 90-130 1-8 25-35 90-97 Sali <strong>di</strong> Mn, Co<br />

Acetaldeide O 2 /aria 60-80 2-10 91-98 90-95 Sali <strong>di</strong> Mn, Co<br />

646 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI


Il meccanismo <strong>di</strong> reazione (v. sopra: Cinetica dell’<strong>ossidazione</strong><br />

in fase liquida degli idrocarburi) comprende<br />

le reazioni <strong>di</strong> iniziazione, <strong>di</strong> propagazione, <strong>di</strong> ramificazione<br />

e <strong>di</strong> terminazione.<br />

Reazioni <strong>di</strong> iniziazione. In esse l’iniziatore reagisce<br />

con il substrato RH, generando i ra<strong>di</strong>cali R:<br />

In22In InRHRInH oppure lo stesso substrato organico agisce da iniziatore:<br />

RHRH RHO 2RHO2 2RHO 2 2RH2O2 L’iniziazione può essere avviata dall’introduzione <strong>di</strong><br />

composti termicamente instabili, quali perossi<strong>di</strong> o azocomposti,<br />

da cui si generano ra<strong>di</strong>cali o ioni metallici che<br />

si autossidano più rapidamente <strong>di</strong> RH. Lo sta<strong>di</strong>o <strong>di</strong> iniziazione<br />

richiede un tempo finito per sviluppare una concentrazione<br />

<strong>di</strong> ra<strong>di</strong>cali sufficiente a sostenere lo sta<strong>di</strong>o<br />

<strong>di</strong> propagazione. In genere, i ra<strong>di</strong>cali provengono dalla<br />

decomposizione dell’idroperossido formato dalla reazione<br />

(v. oltre). In questo caso, la temperatura <strong>di</strong> reazione<br />

è in rapporto alla temperatura <strong>di</strong> decomposizione dell’idroperossido.<br />

Per questa ragione, nei processi industriali<br />

si è soliti riciclare parzialmente il prodotto al primo<br />

reattore, allo scopo <strong>di</strong> raggiungere la concentrazione <strong>di</strong><br />

iniziatore necessaria.<br />

Reazioni <strong>di</strong> propagazione. In tali reazioni i ra<strong>di</strong>cali<br />

generati reagiscono con l’ossigeno molecolare formando<br />

RO2, che a loro volta reagiscono con RH, generando<br />

altri R:<br />

RO2 RO2 RO2RHRROOH Reazioni <strong>di</strong> ramificazione. Tali reazioni sono dovute<br />

alla decomposizione delle specie alchilidroperossi<strong>di</strong>che<br />

con generazione <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>cali RO, ROO e OH. La natura<br />

dei prodotti che si formano nel corso <strong>di</strong> queste reazioni<br />

<strong>di</strong>pende dal tipo <strong>di</strong> substrato.<br />

ROOHROOH 2ROOHROOROH2O RORHRROH OHRHRH2O ROOHROH2ROH2O Reazioni <strong>di</strong> terminazione. In tali reazioni, i ra<strong>di</strong>cali<br />

generano prodotti non ra<strong>di</strong>calici:<br />

2RR 2<br />

RRO2 ROOR<br />

2RO2 ROORO 2<br />

RORROR La ricombinazione dei ra<strong>di</strong>cali con conseguente terminazione<br />

della reazione a catena si verifica più facilmente<br />

VOLUME II / RAFFINAZIONE E PETROLCHIMICA<br />

PROCESSI DI OSSIDAZIONE<br />

nel caso <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>cali <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni, che hanno una<br />

vita più lunga dei ra<strong>di</strong>cali più piccoli. In effetti, i gran<strong>di</strong><br />

ra<strong>di</strong>cali sono meno reattivi perché <strong>di</strong>ssipano energia<br />

sotto forma <strong>di</strong> vibrazioni atomiche. La velocità <strong>di</strong> terminazione<br />

<strong>di</strong>pende dalla struttura del ra<strong>di</strong>cale, ma anche<br />

dalla pressione parziale <strong>di</strong> ossigeno. In tutti i processi<br />

industriali, nella parte finale del reattore, la pressione<br />

parziale <strong>di</strong> ossigeno è mantenuta praticamente a zero,<br />

principalmente per ragioni <strong>di</strong> sicurezza. Ciò causa l’accumularsi<br />

dei ra<strong>di</strong>cali e la loro ricombinazione, che<br />

pone termine alla reazione a catena. Un altro fattore<br />

che può favorire le reazioni <strong>di</strong> terminazione è la presenza<br />

<strong>di</strong> molecole estranee (impurità) che interagiscono<br />

con i ra<strong>di</strong>cali.<br />

La formulazione delle espressioni cinetiche per l’aut<strong>ossidazione</strong><br />

dei substrati organici deve tener conto non<br />

solo delle reazioni che si verificano nella fase liquida,<br />

ma anche del trasferimento <strong>di</strong> ossigeno molecolare dalla<br />

fase gassosa a quella liquida (Prengle e Barona, 1970b;<br />

Hobbs et al., 1972a; Astarita et al., 1983; Doraiswamy<br />

e Sharma, 1984). Quando l’intero processo è limitato<br />

o dal trasporto <strong>di</strong> massa o dalla reazione, si possono<br />

usare espressioni più semplici per la velocità, che sono<br />

rappresentative dello sta<strong>di</strong>o lento. Di solito, questo è il<br />

caso dei processi <strong>di</strong> aut<strong>ossidazione</strong> in fase liquida, in<br />

cui la <strong>di</strong>ffusione dell’ossigeno è molto veloce per pressioni<br />

parziali <strong>di</strong> ossigeno superiori a 0,1-1,0 atm (il<br />

valore limite <strong>di</strong>pende principalmente dalle con<strong>di</strong>zioni<br />

<strong>di</strong> reazione), mentre essa <strong>di</strong>viene il fattore <strong>di</strong> controllo<br />

della velocità quando la pressione parziale <strong>di</strong> ossigeno<br />

è inferiore a questi valori (come avviene generalmente<br />

nei reattori continui agitati; Uri, 1961; Bamford e<br />

Tipper, 1980).<br />

Tuttavia, quando lo sta<strong>di</strong>o che determina la velocità<br />

cambia nello stesso reattore, <strong>di</strong>venta necessario ricorrere<br />

a espressioni generali della velocità. Per esempio, nei<br />

reattori a bolle, in cui la pressione parziale <strong>di</strong> ossigeno<br />

<strong>di</strong>minuisce progressivamente lungo il reattore, si passa<br />

da una zona in cui la velocità del processo è limitata dalla<br />

reazione (e la pressione parziale <strong>di</strong> ossigeno è alta) a una<br />

zona dove è limitata dal trasferimento <strong>di</strong> ossigeno (Hobbs<br />

et al., 1972a; Jacobi e Baerns, 1983). Di conseguenza,<br />

si può passare parallelamente da una zona in cui l’energia<br />

apparente <strong>di</strong> attivazione è superiore a 20 kcal/mol a<br />

una zona dove è molto più bassa, come è tipico dei fenomeni<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione (inferiore a 5 kcal/mol).<br />

La situazione si complica ulteriormente quando si<br />

prende in considerazione l’intricato meccanismo <strong>di</strong> reazione,<br />

caratterizzato dalla formazione <strong>di</strong> molti sottoprodotti<br />

e dalla partecipazione <strong>di</strong> molte specie chimiche<br />

interme<strong>di</strong>e (cioè <strong>di</strong> composti ra<strong>di</strong>cali). Tuttavia, <strong>di</strong> solito<br />

è possibile adottare modelli cinetici semplificati, che<br />

non tengono conto delle concentrazioni <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>cali interme<strong>di</strong><br />

(modelli compressi). Questo approccio è stato utilizzato<br />

in molti casi <strong>di</strong>versi <strong>di</strong> reazioni <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong><br />

647


PRODUZIONE DI INTERMEDI PER LA PETROLCHIMICA<br />

catalitica in fase liquida (Cavalieri d’Oro et al., 1980;<br />

Chen et al., 1985; Krzysztoforski et al., 1986; Morbidelli<br />

et al., 1986; Cao et al., 1994).<br />

La reazione <strong>di</strong>retta tra RH e O2 per produrre ROOH<br />

è termicamente neutra ed è caratterizzata da un’alta energia<br />

<strong>di</strong> attivazione (35 kcal/mol). È molto lenta, quin<strong>di</strong>,<br />

a temperature inferiori a 150 °C. Poiché la scissione<br />

<strong>di</strong> RH per reazione con RO2 è da 104 a 106 volte più lenta<br />

della reazione tra R e O2 , la prima reazione costituisce<br />

in genere lo sta<strong>di</strong>o che determina la velocità. L’espressione<br />

della velocità <strong>di</strong>venta allora, in un regime chimicamente<br />

controllato:<br />

d [RH]<br />

[12] 144231 rprkpr [RO][RH]<br />

dt<br />

In queste con<strong>di</strong>zioni, l’espressione della velocità non<br />

<strong>di</strong>pende dalla pressione parziale <strong>di</strong> ossigeno. Poiché la<br />

reazione tra le specie R e l’ossigeno è molto rapida, in<br />

molti casi il consumo totale dell’ossigeno molecolare si<br />

verifica già nel film liquido.<br />

La reazione tra O2 e R <strong>di</strong>venta lo sta<strong>di</strong>o lento solo<br />

quando la pressione parziale <strong>di</strong> ossigeno è molto bassa<br />

(approssimativamente sotto 0,15 atm); la velocità <strong>di</strong> reazione<br />

<strong>di</strong>venta allora <strong>di</strong>pendente dall’ossigeno molecolare<br />

e viene fortemente limitata dal trasporto <strong>di</strong> ossigeno<br />

nella fase liquida:<br />

d [O2 ]<br />

[13] 144231 roxk ox [R][O2 ]<br />

dt<br />

Nello sviluppare l’espressione della velocità occorre<br />

quin<strong>di</strong> prendere in considerazione sia le reazioni <strong>di</strong><br />

propagazione, sia quelle <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong>. La terminazione<br />

si verifica principalmente attraverso la ricombinazione<br />

<strong>di</strong> ROO e R; l’espressione della velocità corrispondente<br />

è:<br />

[14] rterkter [R][ROO]<br />

Applicando l’approssimazione dello stato stazionario<br />

ai composti ra<strong>di</strong>cali ROO e R, si può ottenere la<br />

seguente espressione (in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> bassa pressione<br />

parziale <strong>di</strong> ossigeno):<br />

d [O2 ] koxkpr [15] 144231 1313 [O2 ][RH]<br />

dt kter In queste con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> stato stazionario, la velocità<br />

del trasporto <strong>di</strong> massa dell’ossigeno molecolare (OTR,<br />

Oxygen Transfer Rate):<br />

[16] OTR akL ([O2 ]*[O2 ])<br />

è uguale alla velocità del consumo <strong>di</strong> ossigeno in fase<br />

liquida, dove a è l’area interfacciale specifica, kL è il<br />

coefficiente <strong>di</strong> trasporto <strong>di</strong> massa dell’ossigeno molecolare<br />

attraverso il film liquido e [O2 ]* è la concentrazione<br />

<strong>di</strong> ossigeno all’interfase gas/liquido. Combinando<br />

le due espressioni, si ottiene un’espressione <strong>di</strong> velocità<br />

generale che tiene conto sia dello sta<strong>di</strong>o chimico, sia <strong>di</strong><br />

quello <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione:<br />

koxkpr [17] 144231 [O2 ][RH]akL ([O2 ]*[O2 ])<br />

kter d[O 2 ] k ox k pr<br />

[18] 144231 1313 [O 2 ][RH]<br />

dt k ter<br />

e, se si suppone che il gra<strong>di</strong>ente nel film gassoso sia trascurabile<br />

e <strong>di</strong> conseguenza [O2 ] * = PO2* /H = P /H (dove<br />

O2<br />

H è la costante <strong>di</strong> Henry per l’ossigeno molecolare e PO2 è la pressione parziale dell’ossigeno molecolare nella<br />

fase gassosa), si ottiene finalmente la seguente espressione<br />

(Jacobi e Baerns, 1983):<br />

d [O2 ] P 1 k O2<br />

ter<br />

[19] 144231 123 133 11211 1<br />

dt H akL koxkpr [RH]<br />

I substrati che presentano legami CH più labili, o<br />

che danno luogo alla formazione <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>cali più stabili,<br />

presentano le velocità <strong>di</strong> formazione <strong>di</strong> idroperossi<strong>di</strong> più<br />

elevate. Nella serie degli alcani, la velocità più alta corrisponde<br />

ai legami terziari CH, seguiti dai legami con<br />

gli atomi <strong>di</strong> carbonio secondari e primari. Negli arilalcani,<br />

l’or<strong>di</strong>ne è il seguente: terziario secondario primario<br />

benzilico. Questo or<strong>di</strong>ne è dovuto più all’instabilità<br />

dei ra<strong>di</strong>cali formati che alla labilità dei legami<br />

CH (questa è anche la ragione della minore ossidabilità<br />

del toluene).<br />

Ruolo del catalizzatore<br />

Nei processi industriali <strong>di</strong> aut<strong>ossidazione</strong> si utilizzano<br />

due tipi <strong>di</strong> catalizzatori. Il primo tipo è costituito dai catalizzatori<br />

che sovrappongono la loro azione a quella dell’aut<strong>ossidazione</strong><br />

classica, favorendo la decomposizione<br />

dei gruppi OOH e orientando il profilo <strong>di</strong> decomposizione<br />

verso la formazione selettiva <strong>di</strong> prodotti <strong>di</strong>versi e più<br />

stabili. Questi catalizzatori possono essere ioni <strong>di</strong> elementi<br />

<strong>di</strong> transizione o sistemi acido/base. Il secondo tipo è costituito<br />

dai catalizzatori che riescono non solo a decomporre<br />

il gruppo OOH, ma anche ad attivare <strong>di</strong>rettamente<br />

il substrato. Questi catalizzatori, che prendono quin<strong>di</strong> parte<br />

anche allo sta<strong>di</strong>o <strong>di</strong> iniziazione, sono: Co(III) in acido acetico<br />

(unico tra gli elementi <strong>di</strong> transizione), il catalizzatore<br />

MIC (Amoco Mid Century) basato su ioni Co/Mn/Br in<br />

acido acetico, e Co(III) unito a un co-ossidante.<br />

Catalizzatori redox attivi nella decomposizione<br />

dell’idroperossido<br />

I sali degli elementi della prima riga della serie <strong>di</strong><br />

transizione, che presentano coppie redox a un solo elettrone,<br />

come Co(II)/Co(III), Mn(II)/Mn(III), Fe(II)/Fe(III),<br />

Cu(I)/Cu(II) (i più usati sono i sali <strong>di</strong> cobalto), o chelati<br />

metallici, solubili nel mezzo <strong>di</strong> reazione, sono utilizzati<br />

per accelerare la velocità <strong>di</strong> decomposizione degli<br />

idroperossi<strong>di</strong> attraverso il meccanismo <strong>di</strong> Haber-Weiss:<br />

648 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI


M (n1)ROOH RO2HMn MnROOH ROOHM (n1)<br />

La reazione completa è:<br />

2ROOH ROOH2ORO Nella prima reazione, si verifica un trasferimento<br />

elettronico tra l’idroperossido e la specie Co(III), attraverso<br />

la complessazione dell’idroperossido, che indebolisce<br />

il legame OO, favorendo la rottura del complesso<br />

e la formazione del ra<strong>di</strong>cale RO2. La seconda<br />

reazione è una riduzione a opera <strong>di</strong> Co(II) con formazione<br />

<strong>di</strong> un ra<strong>di</strong>cale RO. Il secondo sta<strong>di</strong>o è molto rapido,<br />

a causa dell’alto potere ossidante degli idroperossi<strong>di</strong>,<br />

mentre il primo ha una velocità <strong>di</strong> reazione molto<br />

lenta, data la debole azione riducente degli idroperossi<strong>di</strong>.<br />

I catalizzatori ottimali sono quin<strong>di</strong> quelli che contengono<br />

ioni con elevato potere ossidante per aumentare<br />

la velocità <strong>di</strong> reazione del primo sta<strong>di</strong>o. Gli ioni<br />

cobalto e manganese, presenti nei migliori sistemi catalitici,<br />

possiedono in effetti un potenziale redox molto<br />

alto: 1,82 eV per Co(III)eCo(II); 1,51 eV per<br />

Mn(III)eMn(II). Per evitare reazioni secondarie è necessario utilizzare<br />

coppie redox a un solo elettrone. L’elemento <strong>di</strong> transizione<br />

deve essere <strong>di</strong>sciolto in un solvente organico; per<br />

aumentare la solubilità del catalizzatore, i solventi più<br />

in<strong>di</strong>cati sono gli aci<strong>di</strong> carbossilici o l’acido naftenico.<br />

Nelle ossidazioni degli idrocarburi, la concentrazione<br />

<strong>di</strong> metalli varia da 1 a 500 ppm, mentre nel caso delle<br />

ossidazioni <strong>di</strong> aldei<strong>di</strong> varia da 0,001 a 0,1 ppm. Le concentrazioni<br />

molto alte <strong>di</strong> ioni metallici producono un<br />

effetto negativo, dal momento che il catalizzatore decompone<br />

tutto l’idroperossido e la velocità <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong><br />

<strong>di</strong>minuisce perché non ci sono ra<strong>di</strong>cali sufficienti per lo<br />

sta<strong>di</strong>o <strong>di</strong> iniziazione. L’elemento <strong>di</strong> transizione ha quin<strong>di</strong><br />

il compito <strong>di</strong> <strong>di</strong>minuire l’energia <strong>di</strong> attivazione relativa<br />

alla decomposizione dell’idroperossido, permettendo<br />

alla reazione <strong>di</strong> svolgersi a una temperatura più bassa<br />

e a una velocità più elevata, compatibile con le applicazioni<br />

industriali. Inoltre, l’operazione a bassa temperatura<br />

consente un migliore controllo della selettività.<br />

Il tipo <strong>di</strong> prodotti ottenuti me<strong>di</strong>ante la decomposizione<br />

catalitica degli idroperossi<strong>di</strong> <strong>di</strong>pende principalmente<br />

dalla loro struttura, ma anche dal tipo <strong>di</strong> catalizzatore utilizzato<br />

e dalle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> reazione. Per esempio, il<br />

t-butilidroperossido è decomposto a 45 °C in presenza <strong>di</strong><br />

ottanoato <strong>di</strong> Co(II), con una resa <strong>di</strong> alcol t-butilico dell’88%<br />

e dell’1% <strong>di</strong> acetone (oltre a ossigeno molecolare e al<br />

<strong>di</strong>mero del t-butossira<strong>di</strong>cale; Hiatt et al., 1968). La decomposizione<br />

del cumilidroperossido dà luogo a una <strong>di</strong>stribuzione<br />

dei prodotti simile, con formazione <strong>di</strong> alcol terziario<br />

(95%) e <strong>di</strong> un prodotto della scissione chetonica<br />

(5%). Nelle stesse con<strong>di</strong>zioni, il sec–butilidroperossido si<br />

decompone in sec–butilalcol per il 61% e in metiletilchetone<br />

per il 36%, mentre il n-butilidroperossido produce il<br />

VOLUME II / RAFFINAZIONE E PETROLCHIMICA<br />

PROCESSI DI OSSIDAZIONE<br />

67% <strong>di</strong> n-butanolo e il 32% <strong>di</strong> butiraldeide. L’alcol è il<br />

principale prodotto <strong>di</strong> decomposizione <strong>di</strong> tutti gli idroperossi<strong>di</strong>,<br />

ma la formazione <strong>di</strong> altri sottoprodotti <strong>di</strong>pende<br />

dalla natura dell’idroperossido. La rottura <strong>di</strong> un legame<br />

CH in un alcossira<strong>di</strong>cale primario o secondario per<br />

ottenere il corrispondente composto <strong>di</strong> carbonile è più agevole<br />

della rottura <strong>di</strong> un legame CCH 3 in un ra<strong>di</strong>cale<br />

terziario (Lyons, 1980). La reazione <strong>di</strong> rottura CC si<br />

verifica quando i gruppi metilenici si trovano vicino all’atomo<br />

<strong>di</strong> carbonio, come nel 3-metilpentano (Lyons, 1980).<br />

Anche il metallo <strong>di</strong> transizione svolge un ruolo importante<br />

nell’in<strong>di</strong>rizzare la decomposizione dell’idroperossido<br />

verso i <strong>di</strong>versi prodotti.<br />

Il prodotto <strong>di</strong> decomposizione degli idroperossi<strong>di</strong> o<br />

dei peraci<strong>di</strong> può essere trasformato ulteriormente in altri<br />

composti, a seconda del tipo <strong>di</strong> metallo <strong>di</strong> transizione<br />

utilizzato.<br />

Catalizzatori aci<strong>di</strong> e basici attivi<br />

nella decomposizione dell’idroperossido<br />

La decomposizione catalitica dell’idroperossido può<br />

essere effettuata anche da un acido, come avviene nella<br />

produzione <strong>di</strong> fenolo e acetone per decomposizione acida<br />

del cumilidroperossido. Per questa ragione, nella produzione<br />

dell’idroperossido si usa <strong>di</strong> solito un’emulsione<br />

con una base come mezzo reagente, allo scopo <strong>di</strong> evitarne<br />

l’eventuale decomposizione in presenza <strong>di</strong> aci<strong>di</strong>tà.<br />

Catalizzatori per l’attivazione <strong>di</strong>retta del substrato<br />

organico<br />

Il Co(III) in acido acetico agisce come specie <strong>di</strong> iniziazione,<br />

reagendo con l’idrocarburo e formando, attraverso<br />

il trasferimento <strong>di</strong> un elettrone, un carbocatione<br />

ra<strong>di</strong>cale, che successivamente si trasforma in una specie<br />

ra<strong>di</strong>cale con il rilascio <strong>di</strong> un protone. Co(III) è l’unico<br />

elemento in grado <strong>di</strong> attivare un idrocarburo, e in particolare<br />

l’idrogeno benzilico e i legami CH nelle aldei<strong>di</strong>.<br />

Attraverso questo meccanismo è possibile effettuare<br />

una reazione <strong>di</strong> aut<strong>ossidazione</strong> a temperatura più bassa<br />

rispetto ai processi tra<strong>di</strong>zionali.<br />

Un secondo meccanismo <strong>di</strong> attivazione con Co(III)<br />

è in<strong>di</strong>retto e opera per mezzo <strong>di</strong> un co-ossidante, ovvero<br />

in presenza <strong>di</strong> ioni manganese e bromo. In questo sistema<br />

catalitico (catalizzatore MIC), il Co(III) ha il compito<br />

<strong>di</strong> ossidare il manganese, che a sua volta ossida Br <br />

a Br, permettendo così <strong>di</strong> estrarre H dai legami CH<br />

meno reattivi, come i gruppi metilici negli aromatici polimetilati.<br />

Il catalizzatore MIC presenta, rispetto ai classici<br />

catalizzatori al Co, una velocità <strong>di</strong> reazione superiore,<br />

che consente <strong>di</strong> usare una minore quantità <strong>di</strong> catalizzatore<br />

o <strong>di</strong> ossidare anche i gruppi dotati <strong>di</strong> minore<br />

reattività, come molti aci<strong>di</strong> aromatici, e precipita in acido<br />

acetico, facilitando la separazione dei prodotti. I principali<br />

inconvenienti riguardano la decarbossilazione dell’acido<br />

acetico ad alta temperatura e i problemi legati<br />

649


PRODUZIONE DI INTERMEDI PER LA PETROLCHIMICA<br />

alla corrosione dei materiali, che rende necessario l’uso<br />

<strong>di</strong> apparecchiature internamente rivestite.<br />

Una sintesi alternativa prevede l’uso <strong>di</strong> un co-ossidante<br />

organico, come nel caso della <strong>ossidazione</strong> <strong>di</strong><br />

n-butano ad acido acetico, in cui si impiega metiletilchetone<br />

(ottenuto come sottoprodotto della reazione e<br />

riciclato al reattore <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong>) come co-ossidante.<br />

Quest’ultimo viene prima attivato dal cobalto, formando<br />

un ra<strong>di</strong>cale che attiva poi il n-butano a bassa temperatura<br />

e con alta selettività.<br />

I catalizzatori a base <strong>di</strong> Co possono competere con i<br />

catalizzatori MIC, a patto <strong>di</strong> utilizzare quantità maggiori<br />

<strong>di</strong> catalizzatore e un co-ossidante (acetaldeide o metiletilchetone).<br />

Con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> reazione e tipi <strong>di</strong> reattori<br />

Tutte le reazioni avvengono nella fase liquida, a una<br />

temperatura compresa tra 75 e 200 °C e a una pressione<br />

fra 3 e 70 atm (per mantenere l’ossigeno <strong>di</strong>sciolto nella<br />

fase liquida). La pressione deve essere sufficientemente<br />

alta da mantenere la temperatura <strong>di</strong> ebollizione della<br />

fase liquida maggiore della temperatura <strong>di</strong> reazione, dato<br />

che un’elevata concentrazione <strong>di</strong> vapore nella fase <strong>di</strong><br />

bolla <strong>di</strong>minuisce la solubilità dell’ossigeno.<br />

Quando il substrato è un gas o un liquido a basso<br />

punto <strong>di</strong> ebollizione, si utilizzano solventi altobollenti,<br />

che in alcuni casi possono essere il prodotto stesso. L’acido<br />

acetico è utilizzato spesso come solvente perché<br />

non è facilmente ossidabile e possiede una temperatura<br />

<strong>di</strong> ebollizione (116-118 °C) e una temperatura <strong>di</strong> congelamento<br />

ottimali, che lo rendono facilmente maneggiabile;<br />

inoltre è facile da trovare, poco costoso e scioglie<br />

la maggior parte degli aromatici a bassa temperatura.<br />

In alcuni casi, si usano miscele <strong>di</strong> due solventi:<br />

nell’<strong>ossidazione</strong> <strong>di</strong> m-xilene a acido isoftalico, per esempio,<br />

il solvente utilizzato nella reazione è una miscela <strong>di</strong><br />

acido acetico e <strong>di</strong>clorobenzene. Il ricorso a questa miscela<br />

<strong>di</strong> solventi consente un aumento della selettività, compresa<br />

tra l’89 e il 91%.<br />

I reattori possono essere <strong>di</strong> due tipi: a torre o agitati.<br />

La scelta <strong>di</strong>pende essenzialmente dallo sta<strong>di</strong>o lento della<br />

reazione. Spesso si preferisce <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong>versi reattori in<br />

serie, per limitare lo sviluppo <strong>di</strong> calore <strong>di</strong> reazione o ridurre<br />

al minimo il volume totale necessario per completare<br />

una determinata conversione. A volte, se si utilizza un<br />

reattore agitato, è consigliabile operare a lotti piuttosto<br />

che in modo continuo, per evitare fenomeni <strong>di</strong> retromiscelazione,<br />

che potrebbero produrre effetti negativi sulla<br />

selettività, favorendo le reazioni indesiderate <strong>di</strong> sovra<strong>ossidazione</strong>.<br />

D’altra parte, una certa dose <strong>di</strong> retromiscelazione<br />

può essere necessaria per mantenere la giusta concentrazione<br />

<strong>di</strong> ra<strong>di</strong>cali nel mezzo <strong>di</strong> reazione. Per raggiungere<br />

un compromesso tra le due esigenze, si può fare<br />

uso <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi reattori agitati <strong>di</strong>sposti in serie (Prengle e<br />

Barona, 1970b).<br />

Uno dei vantaggi derivanti dall’assenza <strong>di</strong> limiti <strong>di</strong>ffusionali<br />

è costituito dal superamento della necessità <strong>di</strong><br />

rimescolare il contenuto del reattore per aumentare l’area<br />

<strong>di</strong> contatto gas/liquido e, <strong>di</strong> conseguenza, la velocità<br />

del trasporto <strong>di</strong> massa, consentendo in alcuni casi l’impiego<br />

<strong>di</strong> reattori meno costosi.<br />

Nella progettazione <strong>di</strong> questi reattori occorre prestare<br />

una particolare attenzione affinché vi siano un buon<br />

contatto gas/liquido, ottenuto me<strong>di</strong>ante rimescolamento<br />

meccanico o per mezzo <strong>di</strong> <strong>di</strong>stributori a spruzzo del<br />

gas, oppure aumentando la velocità <strong>di</strong> circolazione del<br />

contenuto del reattore per mezzo <strong>di</strong> una pompa, e un<br />

sistema efficiente <strong>di</strong> rimozione del calore prodotto dalle<br />

reazioni più esotermiche, realizzato sia per mezzo <strong>di</strong><br />

scambiatori termici collocati all’interno del reattore, sia<br />

me<strong>di</strong>ante refrigerazione esterna della miscela <strong>di</strong> reazione,<br />

con evaporazione del substrato, del prodotto o del<br />

solvente, prima <strong>di</strong> immetterla <strong>di</strong> nuovo in circolazione.<br />

In tutti i processi che operano in un’apparecchiatura<br />

continua agitata o in reattori semicontinui, la <strong>di</strong>ffusione<br />

dell’ossigeno è lo sta<strong>di</strong>o lento, a causa della scarsa concentrazione<br />

<strong>di</strong> ossigeno nella fase gassosa, che viene<br />

mantenuta bassa per ragioni <strong>di</strong> sicurezza (a scapito della<br />

selettività). La velocità <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione dell’ossigeno è funzione<br />

della sua pressione parziale nella bolla e della superficie<br />

<strong>di</strong> contatto (cioè delle <strong>di</strong>mensioni della bolla). Operare<br />

in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> resistenza al trasporto <strong>di</strong> massa può<br />

risultare più favorevole, dal momento che la velocità <strong>di</strong><br />

reazione rimane praticamente inalterata in seguito alle<br />

variazioni <strong>di</strong> temperatura (la costante <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione è<br />

caratterizzata da un’energia <strong>di</strong> attivazione bassissima;<br />

Hobbs et al., 1972a). In con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> controllo chimico,<br />

invece, le fluttuazioni della temperatura possono causare<br />

l’estinzione della reazione. Una reazione completamente<br />

controllata dal trasporto <strong>di</strong> massa può causare<br />

d’altra parte un <strong>di</strong>fetto <strong>di</strong> ossigeno nella fase liquida,<br />

favorendo le reazioni bimolecolari tra i ra<strong>di</strong>cali e l’interruzione<br />

della reazione a catena, con una <strong>di</strong>minuzione<br />

dell’efficienza del processo. Nelle colonne continue, una<br />

situazione stabile è quella in cui vi è una zona dove la<br />

velocità è controllata dalla chimica e un’altra in cui il<br />

processo è controllato dal trasporto <strong>di</strong> massa. In questo<br />

modo viene assicurata la stabilità operativa, dato che il<br />

sistema mostra complessivamente una <strong>di</strong>pendenza dalla<br />

temperatura molto ridotta (Hobbs et al., 1972a).<br />

È necessario evitare la coalescenza delle bolle, che<br />

potrebbe derivare da velocità <strong>di</strong> flusso elevate e turbolente<br />

e da un’eccessiva agitazione. L’introduzione del<br />

gas deve essere effettuata per mezzo <strong>di</strong> <strong>di</strong>stributori che<br />

assicurino un’elevata superficie specifica. Il rapporto<br />

superficie/volume del reattore deve essere ridotto al minimo,<br />

per <strong>di</strong>minuire il più possibile le reazioni <strong>di</strong> combinazione<br />

dei ra<strong>di</strong>cali sulle pareti.<br />

Per la sicurezza occorre tenere in considerazione il<br />

controllo della rimozione del calore, al fine <strong>di</strong> prevenire<br />

650 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI


la decomposizione termica dell’idroperossido e il mantenimento<br />

<strong>di</strong> bassi livelli <strong>di</strong> conversione e <strong>di</strong> limitare la<br />

concentrazione <strong>di</strong> idroperossido e la conseguente ampiezza<br />

della reazione <strong>di</strong> decomposizione; questi obiettivi possono<br />

essere raggiunti utilizzando reattori a sta<strong>di</strong>, con alimentazione<br />

interme<strong>di</strong>a <strong>di</strong> ossigeno. Inoltre, si deve avere<br />

la certezza che, nella fase gassosa, la composizione rimanga<br />

sempre al <strong>di</strong> sopra della soglia superiore <strong>di</strong> infiammabilità<br />

del vapore organico, aggiungendo azoto e vapore<br />

acqueo per renderla inerte. Occorre prestare una particolare<br />

attenzione durante le fasi <strong>di</strong> avvio, quando nel<br />

reattore non si verifica nessun consumo <strong>di</strong> ossigeno, e<br />

<strong>di</strong> arresto del reattore.<br />

Controllo della selettività<br />

Quando il prodotto finale è l’idroperossido, l’abbassamento<br />

della selettività è dovuto alla sua decomposizione<br />

(con formazione <strong>di</strong> alcoli e chetoni). Bassi livelli<br />

<strong>di</strong> conversione e basse temperature consentono pertanto<br />

<strong>di</strong> ottenere una maggiore selettività. Di solito, nella<br />

scelta delle con<strong>di</strong>zioni sperimentali, bisogna raggiungere<br />

un compromesso tra la purezza dell’idroperossido e<br />

la produttività (conversione). L’aggiunta <strong>di</strong> base aumenta<br />

la selettività, <strong>di</strong>minuendo l’ampiezza della decomposizione<br />

dell’idroperossido, che è catalizzata dagli aci<strong>di</strong><br />

presenti nel mezzo <strong>di</strong> reazione.<br />

Quando l’idroperossido non è invece il prodotto finale,<br />

ma solo un interme<strong>di</strong>o, la selettività è determinata<br />

dalla presenza del catalizzatore. Anche in questo caso,<br />

la conversione può rappresentare un fattore determinante<br />

<strong>di</strong> controllo della selettività per quei prodotti che sono<br />

più facilmente ossidabili del substrato. Questo è il caso<br />

dell’<strong>ossidazione</strong> del cicloesano a cicloesanolo e cicloesanone.<br />

È possibile ottenere livelli più alti <strong>di</strong> conversione<br />

e <strong>di</strong> selettività aggiungendo acido borico, che interagisce<br />

con il cicloesanolo formando un estere e impedendone<br />

l’ulteriore <strong>ossidazione</strong>. Si provvede infine a<br />

idrolizzare l’estere onde recuperare il cicloesanolo.<br />

Il passaggio da una velocità <strong>di</strong> reazione limitata chimicamente<br />

a una velocità limitata dal trasporto <strong>di</strong> massa,<br />

quale può occasionalmente prodursi in seguito a un<br />

aumento della temperatura <strong>di</strong> reazione, può causare significativi<br />

cambiamenti nella <strong>di</strong>stribuzione dei prodotti.<br />

Nell’<strong>ossidazione</strong> <strong>di</strong> metiletilchetone ad acido acetico,<br />

per esempio, questa situazione può portare a un cambiamento<br />

dello stato <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> me<strong>di</strong>o del catalizzatore<br />

al cobalto, che in assenza <strong>di</strong> ossigeno <strong>di</strong>sciolto<br />

subisce una riduzione, e a un aumento della formazione<br />

<strong>di</strong> CO, metanolo e acido formico, causata dalle seguenti<br />

reazioni iniziate dal ra<strong>di</strong>cale acetico in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>fetto <strong>di</strong> ossigeno molecolare (Hobbs et al., 1972a):<br />

CH 3 CO CH 3 CO<br />

CH 3 OH CH 3 OH<br />

CH 3 OH1/2O 2 HCOOHH 2 O<br />

VOLUME II / RAFFINAZIONE E PETROLCHIMICA<br />

Scelta dell’agente ossidante<br />

Si possono usare come ossidanti ossigeno molecolare,<br />

aria e aria arricchita in ossigeno: la scelta è dettata<br />

da considerazioni <strong>di</strong> sicurezza e <strong>di</strong> carattere economico<br />

(Trifirò e Cavani, 1994).<br />

Non è possibile impiegare ossigeno molecolare puro,<br />

ma deve essere sempre presente una piccola frazione <strong>di</strong><br />

azoto, con una concentrazione superiore al 3%, per mantenere<br />

comunque la fase gassosa sovrastante quella liquida<br />

al <strong>di</strong> là del punto superiore <strong>di</strong> esplosione del vapore<br />

organico. L’uso <strong>di</strong> ossigeno molecolare, o <strong>di</strong> aria arricchita<br />

<strong>di</strong> ossigeno, risulta vantaggioso quando la reazione<br />

è controllata dal trasporto <strong>di</strong> massa, e la sua velocità<br />

<strong>di</strong>pende quin<strong>di</strong> dalla pressione parziale <strong>di</strong> ossigeno e dall’efficacia<br />

del trasporto <strong>di</strong> massa. Gli altri vantaggi nell’uso<br />

dell’ossigeno comprendono il superamento della<br />

necessità <strong>di</strong> procedere alla separazione <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> quantità<br />

<strong>di</strong> gas inerte (cioè idrogeno) prima del riciclo, l’uso<br />

<strong>di</strong> impianti più piccoli e meno costosi e il minore trasporto<br />

<strong>di</strong> vapori organici nei gas <strong>di</strong> scarico.<br />

L’aria ha il vantaggio <strong>di</strong> essere poco costosa e <strong>di</strong> poter<br />

essere maneggiata senza pericoli. Può essere conveniente<br />

utilizzarla quando la reazione è controllata chimicamente<br />

e la pressione parziale <strong>di</strong> ossigeno non ha alcuna influenza<br />

sulle rese. Altri vantaggi sono rappresentati dall’azione<br />

agitatrice dell’azoto e dalla maggiore rapi<strong>di</strong>tà <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>ssipazione del calore <strong>di</strong> reazione. Quando si utilizza<br />

aria compressa, è possibile recuperare energia dall’azoto<br />

pressurizzato me<strong>di</strong>ante una turbina collocata prima<br />

dello sfiatatoio.<br />

Un buon esempio dell’importanza della scelta dell’ossidante<br />

è offerto dai processi per la sintesi <strong>di</strong> idroperossi<strong>di</strong><br />

a partire da isobutano e da etilbenzene. I corrispondenti<br />

idroperossi<strong>di</strong> sono utilizzati come agenti ossidanti<br />

nell’ep<strong>ossidazione</strong> del propilene. La principale<br />

<strong>di</strong>fferenza tra i due processi <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> è che nel caso<br />

dell’isobutene si adopera ossigeno molecolare e il processo<br />

si effettua ad alta pressione, mentre nell’<strong>ossidazione</strong><br />

dell’etilbenzene l’ossidante più in<strong>di</strong>cato è l’aria e<br />

il processo si effettua a bassa pressione. In quest’ultimo<br />

caso, la velocità <strong>di</strong> reazione è chimicamente controllata<br />

e non è pertanto influenzata dalla pressione parziale dell’ossigeno.<br />

Nell’<strong>ossidazione</strong> dell’isobutano, al contrario,<br />

lo sta<strong>di</strong>o lento è la <strong>di</strong>ffusione dell’ossigeno.<br />

Principali processi industriali<br />

<strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> in fase liquida<br />

PROCESSI DI OSSIDAZIONE<br />

In questa sezione sono esaminati alcuni dei più importanti<br />

processi industriali <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> in fase liquida <strong>di</strong><br />

substrati organici, sufficientemente rappresentativi della<br />

chimica e della tecnologia coinvolte in questa classe <strong>di</strong><br />

reazioni. La tecnologia industriale della sintesi per <strong>ossidazione</strong><br />

dell’ossido <strong>di</strong> propilene viene inoltre messa<br />

a confronto con il processo <strong>di</strong> ep<strong>ossidazione</strong> in via <strong>di</strong><br />

651


PRODUZIONE DI INTERMEDI PER LA PETROLCHIMICA<br />

sviluppo, per fornire un esempio delle attuali tendenze<br />

e dei futuri sviluppi nel campo dell’<strong>ossidazione</strong> selettiva<br />

in fase liquida.<br />

<strong>Processi</strong> <strong>di</strong> aut<strong>ossidazione</strong><br />

I processi <strong>di</strong> aut<strong>ossidazione</strong> rivestono una notevole<br />

importanza nell’industria chimica. Benché i processi <strong>di</strong><br />

questo tipo siano caratterizzati in genere da bassa selettività,<br />

essi hanno trovato vasta applicazione nell’industria<br />

per quelle reazioni riguardanti substrati organici<br />

dotati <strong>di</strong> un sito preferenziale <strong>di</strong> attacco.<br />

Ossidazione <strong>di</strong> cumene a cumilidroperossido<br />

L’<strong>ossidazione</strong> <strong>di</strong> cumene a cumilidroperossido:<br />

O 2<br />

OOH<br />

∆H ° ∆H 31 kcal/mol<br />

° 31 kcal/mol<br />

viene effettuata a 80-120 °C, sia a una pressione <strong>di</strong> 6 atm<br />

(processo Hercules; Fleming et al., 1976), in una soluzione<br />

omogenea contenente un tampone <strong>di</strong> carbonato <strong>di</strong><br />

so<strong>di</strong>o (rimosso me<strong>di</strong>ante lavaggio con acqua prima della<br />

<strong>di</strong>stillazione), sia a pressione atmosferica (processo Allied;<br />

Sifniades et al., 1982), senza aggiunta <strong>di</strong> una base (il pH<br />

è compreso fra 3 e 5). In questo caso, tuttavia, occorre<br />

sottoporre la corrente a lavaggio con soluzione caustica<br />

prima del riciclo. La conversione del cumene per passaggio<br />

va dal 25 al 35%.<br />

Il meccanismo <strong>di</strong> reazione è del tipo ra<strong>di</strong>calico a<br />

catena, con i tre sta<strong>di</strong> <strong>di</strong> iniziazione (<strong>di</strong> solito accelerata<br />

dalla decomposizione dello stesso idroperossido), propagazione<br />

e terminazione. I principali sottoprodotti comprendono<br />

acetofenone, <strong>di</strong>metilfenilcarbinolo (a, a-<strong>di</strong>metilbenzilalcol)<br />

e a-metilstirene. La selettività verso il<br />

cumilidroperossido va dal 90 al 96%. Gli sta<strong>di</strong> <strong>di</strong> reazione<br />

responsabili della formazione <strong>di</strong> sottoprodotti sono<br />

illustrati nella tab. 8 (reazioni <strong>di</strong> ramificazione della<br />

catena).<br />

Nella soluzione tamponata (pH7-8) vengono <strong>di</strong>strutti<br />

gli aci<strong>di</strong> organici formatisi (cioè acido formico), responsabili<br />

della decomposizione in situ dell’idroperossido e<br />

della formazione <strong>di</strong> fenolo (inibitore dell’<strong>ossidazione</strong><br />

del cumene).<br />

La reazione è condotta in numerosi (in genere quattro)<br />

reattori in serie. L’agente ossidante più in<strong>di</strong>cato è<br />

l’aria, per ragioni economiche e <strong>di</strong> sicurezza. In ogni<br />

reattore viene pompata aria fresca. Le soglie <strong>di</strong> infiammabilità<br />

della miscela cumene/aria sono 0,8% (limite<br />

inferiore) e 8,8% (limite superiore). La concentrazione<br />

<strong>di</strong> ossigeno molecolare all’uscita <strong>di</strong> ciascun reattore è<br />

mantenuta al <strong>di</strong> sotto del 4%, per evitare la formazione<br />

<strong>di</strong> miscele infiammabili con il cumene (Fleming et al.,<br />

1976). Anche il gas <strong>di</strong> scarico contiene composti organici<br />

che vengono condensati per raffreddamento e adsorbiti<br />

su carbone <strong>di</strong> legna attivo.<br />

L’equazione della velocità per l’<strong>ossidazione</strong> del cumene<br />

nelle con<strong>di</strong>zioni generalmente applicate nell’industria<br />

può essere espressa nel seguente modo:<br />

11111<br />

d[O 2 ] 2k in [ROOH]<br />

[20] 144231 k pr [RH] 141111<br />

dt k ter<br />

dove k in , k pr e k ter sono le costanti <strong>di</strong> velocità per l’iniziazione,<br />

la propagazione e la terminazione della catena;<br />

RH è il cumene e ROOH l’idroperossido. La velocità<br />

<strong>di</strong> reazione è quin<strong>di</strong> in<strong>di</strong>pendente dalla concentrazione<br />

<strong>di</strong> ossigeno (Melville e Richards, 1954). Tuttavia,<br />

questa espressione è solo approssimativa; analisi cinetiche<br />

dettagliate hanno <strong>di</strong>mostrato che la reazione <strong>di</strong>pende<br />

in effetti dall’ossigeno fino a una pressione parziale<br />

<strong>di</strong> circa 0,3 atm a 130 °C; a 100 °C, la velocità non <strong>di</strong>pende<br />

dalla pressione parziale <strong>di</strong> ossigeno per P O2 superiori<br />

a 0,1 atm circa (Hendry e Amer, 1967; Hattori et al.,<br />

1970; Andrigo et al., 1992).<br />

Dall’espressione si deduce inoltre che una certa concentrazione<br />

<strong>di</strong> idroperossido è necessaria per ottenere<br />

velocità accettabili <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> del cumene; l’idroperossido<br />

contribuisce all’iniziazione, decomponendosi<br />

nelle specie RO e OH. In mancanza <strong>di</strong> idroperossido,<br />

la reazione richiede tempi <strong>di</strong> induzione molto più lunghi.<br />

L’idroperossido viene perciò parzialmente riciclato<br />

(insieme al cumene non reagito) al primo reattore, che<br />

opera a una concentrazione <strong>di</strong> idroperossido pari all’8-<br />

10% in peso. La concentrazione massima <strong>di</strong> idroperossido<br />

nell’ultimo reattore è del 30% in peso; concentrazioni<br />

superiori, infatti, non produrrebbero un aumento<br />

della velocità <strong>di</strong> reazione, ma causerebbero piuttosto un<br />

aumento delle reazioni secondarie <strong>di</strong> decomposizione<br />

del cumilidroperossido.<br />

Ossidazione <strong>di</strong> cicloesano a cicloesanolo<br />

e cicloesanone<br />

Cicloesanolo e cicloesanone (la cosiddetta miscela<br />

oloone) sono ottenuti per <strong>ossidazione</strong> del cicloesano:<br />

2 3/2O2 OH O H2O ∆H ° ∆H 70 kcal/mol<br />

° 70 kcal/mol<br />

e i prodotti sono usati per la sintesi <strong>di</strong> acido a<strong>di</strong>pico.<br />

Il modello <strong>di</strong> reazione più <strong>di</strong>ffuso per la trasformazione<br />

<strong>di</strong> cicloesano in una miscela <strong>di</strong> cicloesanolo e<br />

cicloesanone consiste nell’<strong>ossidazione</strong> del cicloalcano a<br />

cicloesilidroperossido, seguita dalla decomposizione <strong>di</strong><br />

quest’ultimo ad alcol e a chetone. Si ha formazione <strong>di</strong><br />

cicloesanone anche attraverso la successiva reazione <strong>di</strong><br />

<strong>ossidazione</strong> del cicloesanolo. Il chetone è ossidato poi<br />

ad acido a<strong>di</strong>pico e ad altri sottoprodotti.<br />

L’alcol e il chetone sono più reattivi del cicloesano e<br />

sono quin<strong>di</strong> più facilmente convertibili in <strong>di</strong>versi sottoprodotti.<br />

È possibile raggiungere un’elevata selettività<br />

per l’alcol e il chetone solo a bassi tassi <strong>di</strong> conversione.<br />

652 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI


La selettività è intorno al 90% con un tasso <strong>di</strong> conversione<br />

del cicloesano bassissimo (1-2%), mentre già a un<br />

tasso del 4-5% la selettività scende al 77-85%. Tutti i<br />

processi devono operare quin<strong>di</strong> con percentuali <strong>di</strong> conversione<br />

per passaggio molto basse e riciclo del reagente<br />

non convertito.<br />

Una dettagliata analisi cinetica ha <strong>di</strong>mostrato che la<br />

velocità <strong>di</strong> reazione è inizialmente <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne zero nella<br />

pressione parziale <strong>di</strong> ossigeno, per <strong>di</strong>ventare poi <strong>di</strong> primo<br />

or<strong>di</strong>ne con la <strong>di</strong>minuzione della pressione parziale <strong>di</strong><br />

ossigeno in un reattore <strong>di</strong>scontinuo (Suresh et al., 1988).<br />

Il principale sottoprodotto è l’acido a<strong>di</strong>pico, per il<br />

quale la selettività raggiunge valori elevati solo a basse<br />

temperature (T100 °C). Gli altri sottoprodotti, quali<br />

acido glutarico o gli esteri formati per condensazione tra<br />

gli aci<strong>di</strong> e il cicloesanolo sono derivati dalla decarbossilazione<br />

dell’acido a<strong>di</strong>pico. Pur essendo l’acido a<strong>di</strong>pico<br />

il prodotto finale ricercato, in questo sta<strong>di</strong>o occorre<br />

evitarne la formazione, che sarebbe accompagnata da<br />

quella <strong>di</strong> molteplici sottoprodotti.<br />

Sono stati proposti <strong>di</strong>versi processi <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong><br />

del cicloesano, alcuni dei quali forniscono una miscela<br />

<strong>di</strong> cicloesanolo e cicloesanone, altri <strong>di</strong>rettamente acido<br />

a<strong>di</strong>pico. I primi sono i soli a essere stati finora commercializzati.<br />

I vari processi hanno alcuni aspetti in comune,<br />

come un tempo <strong>di</strong> residenza molto basso (intorno ai<br />

40 minuti), necessario per limitare le reazioni consecutive<br />

che portano alla formazione <strong>di</strong> sottoprodotti, una<br />

temperatura <strong>di</strong> reazione abbastanza alta (150 °C circa)<br />

da favorire cineticamente la decomposizione del perossido<br />

interme<strong>di</strong>o e una pressione sufficiente a mantenere<br />

il cicloesano nella fase liquida. Di seguito viene data<br />

una breve descrizione dei <strong>di</strong>versi processi.<br />

Sintesi <strong>di</strong>retta del cicloesanone e del cicloesanolo.<br />

Questo processo, sviluppato da Stamicarbon, opera a 155<br />

°C. Il tasso <strong>di</strong> conversione del cicloesano è del 4%, con<br />

una selettività totale per la miscela oloone del 77-80%,<br />

e un rapporto molare olo/one uguale a 1. In queste con<strong>di</strong>zioni,<br />

le reazioni consecutive a carico dei prodotti desiderati<br />

sono ridotte al minimo. Il catalizzatore è naftenato<br />

<strong>di</strong> cobalto o otteato, entrambi solubili nel cicloesano<br />

(utilizzato come solvente per la reazione). La concentrazione<br />

del catalizzatore è molto bassa e può variare da<br />

3 a 300 ppm. La miscela <strong>di</strong> alcol e chetone è poi ossidata<br />

con aria in presenza <strong>di</strong> catalizzatori a base <strong>di</strong> Cu e<br />

Mn con una selettività per l’acido a<strong>di</strong>pico del 70%.<br />

Processo in presenza <strong>di</strong> acido borico. Per minimizzare<br />

la formazione <strong>di</strong> sottoprodotti, si aggiunge acido<br />

borico al mezzo <strong>di</strong> reazione. Dopo essersi formato, il<br />

cicloesanolo reagisce con l’acido borico, formando un<br />

estere ed evitando così le reazioni consecutive che lo<br />

convertirebbero in cicloesanone e in sottoprodotti. Dato<br />

che l’acqua, che si forma nella reazione <strong>di</strong> formazione<br />

del cicloesanolo, è anche un prodotto della reazione reversibile<br />

<strong>di</strong> esterificazione del cicloesanolo, si è osservato<br />

VOLUME II / RAFFINAZIONE E PETROLCHIMICA<br />

PROCESSI DI OSSIDAZIONE<br />

tab. 8. Reazioni che danno luogo<br />

alla formazione <strong>di</strong> sottoprodotti nell’<strong>ossidazione</strong><br />

<strong>di</strong> cumene a cumilidroperossido (RC 6 H 5 C(CH 3 ) 2 )<br />

RO 2 RO 2 ROROO 2<br />

RO C 6 H 5 C(O)CH 3 CH 3 (acetofenone)<br />

CH 3 RH CH 4 R<br />

CH 3 ROOH CH 4 ROO<br />

CH 3 O 2 CH 3 OO<br />

CH 3 OORH CH 3 OOHR<br />

CH 3 OOROO CH 2 OROHO 2<br />

(ROH<strong>di</strong>metilfenilcarbinolo)<br />

CH 2 O12O 2 HCOOH<br />

ROH C 6 H 5 C(CH 3 )CH 2 H 2 O (a-metilstirene)<br />

RORH C 6 H 5 C(CH 3 )CH 2 RH 2 O<br />

che effettuando uno stripping dell’acqua dal mezzo <strong>di</strong><br />

reazione si può migliorare la selettività del processo per<br />

il prodotto ricercato, poiché in questo modo si favorisce<br />

la formazione del borato. L’aggiunta <strong>di</strong> acido borico<br />

(H 3 BO 3 ) consente <strong>di</strong> condurre le operazioni con un tasso<br />

<strong>di</strong> conversione relativamente alto (12%), una selettività<br />

totale dell’85-87% e un rapporto olo/one che può giungere<br />

a 10/1. La reazione <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> si effettua senza<br />

catalizzatore. L’estere è idrolizzato ad alcol in uno sta<strong>di</strong>o<br />

successivo e l’acido borico è riciclato. Questo processo<br />

richiede un maggior investimento iniziale e ha costi<br />

operativi più alti, legati al recupero e al riciclo dell’acido<br />

borico.<br />

Processo in due sta<strong>di</strong>. Nel primo sta<strong>di</strong>o l’idroperossido<br />

è sintetizzato senza catalizzatori, nel secondo sta<strong>di</strong>o<br />

l’idroperossido è decomposto ad alcol e chetone in<br />

presenza <strong>di</strong> un catalizzatore al Co. Questo processo opera<br />

con un tasso <strong>di</strong> conversione del 4-5%, una selettività compresa<br />

tra l’82 e l’86% e un rapporto olo/one uguale a 0,4.<br />

In presenza <strong>di</strong> Cr, il rapporto olo/one è uguale a 0,8.<br />

Sintesi <strong>di</strong>retta <strong>di</strong> acido a<strong>di</strong>pico. In questo processo<br />

si utilizza una quantità largamente eccedente <strong>di</strong> catalizzatore<br />

al cobalto (a cui si aggiunge un promotore) per<br />

<strong>di</strong>minuire il tempo <strong>di</strong> induzione (Tanaka, 1974). Il compito<br />

del promotore è quello <strong>di</strong> avviare l’<strong>ossidazione</strong> <strong>di</strong><br />

Co(II) a Co(III). Il solvente è acido acetico, nel quale il<br />

chetone è solubile. Sono necessarie gran<strong>di</strong> quantità <strong>di</strong><br />

catalizzatore (rapporto <strong>di</strong> alimentazione cicloesano/catalizzatore<br />

100) per ottenere una selettività ad acido a<strong>di</strong>pico<br />

del 65% circa. La <strong>di</strong>minuzione della selettività,<br />

determinata da concentrazioni più basse <strong>di</strong> catalizzatore,<br />

in<strong>di</strong>ca come, in assenza <strong>di</strong> catalizzatore, il meccanismo<br />

sia quello classico <strong>di</strong> aut<strong>ossidazione</strong>.<br />

653


PRODUZIONE DI INTERMEDI PER LA PETROLCHIMICA<br />

Ossidazione <strong>di</strong> n-butano ad acido acetico<br />

La sintesi <strong>di</strong> acido acetico per <strong>ossidazione</strong> in fase<br />

liquida <strong>di</strong> n-butano o benzina grezza, commercializzata<br />

da Celanese nel 1962, è stato per oltre un decennio il<br />

processo più <strong>di</strong>ffuso a livello mon<strong>di</strong>ale:<br />

n-C4H105/2O22CH3COOHH2O DH°233 kcal/mol<br />

Nel 1973, circa il 40% della produzione <strong>di</strong> acido acetico<br />

proveniva da questo processo. Attualmente, solo una<br />

piccola percentuale <strong>di</strong> acido acetico è ancora prodotta<br />

per <strong>ossidazione</strong> in fase liquida, dopo l’introduzione del<br />

processo <strong>di</strong> carbonilazione del metanolo <strong>di</strong> Monsanto,<br />

più vantaggioso sotto il profilo economico.<br />

La formazione <strong>di</strong> acido acetico da un alcano si spiega<br />

con il fatto che l’acido acetico è il prodotto più stabile<br />

(CO 2 a parte) e tende perciò ad accumularsi nel mezzo<br />

<strong>di</strong> reazione; per la stessa ragione, è utilizzato come solvente<br />

per la reazione. Il principale percorso <strong>di</strong> reazione<br />

per l’<strong>ossidazione</strong> del n-butano, responsabile del 70%<br />

della paraffina convertita, si attua me<strong>di</strong>ante l’estrazione<br />

dell’idrogeno metilenico e la formazione del sec-butilperossira<strong>di</strong>cale;<br />

il rimanente 30% è ossidato con la formazione<br />

del perossira<strong>di</strong>cale primario. Il consumo <strong>di</strong> questi<br />

due ra<strong>di</strong>cali non è altrettanto rapido dell’estrazione<br />

<strong>di</strong> H dal n-butano ed essi si accumulano nel mezzo <strong>di</strong><br />

reazione, in assenza <strong>di</strong> un catalizzatore.<br />

I perossira<strong>di</strong>cali reagiscono con il catalizzatore al<br />

Co(II) formando un alcossira<strong>di</strong>cale primario o secondario<br />

maggiormente reattivo. La principale reazione nel<br />

caso del sec-butossira<strong>di</strong>cale è la scissione b, che porta<br />

alla formazione <strong>di</strong> acetaldeide (il precursore dell’acido<br />

acetico) e <strong>di</strong> etilra<strong>di</strong>cali e, in misura minore, la scissione<br />

che produce acido propionico e acido formico. In<br />

alternativa, sec-BuO è trasformato in metiletilchetone.<br />

Il n-butossira<strong>di</strong>cale non è soggetto alla scissione b ed è<br />

trasformato in acido n-butirrico. Nella tab. 9 sono riportate<br />

le principali reazioni interessate (sono omessi i passaggi<br />

più ovvi). L’etilra<strong>di</strong>cale è il precursore dell’etanolo.<br />

Una volta formato, è rapidamente ossidato ad acetaldeide<br />

e acido acetico (Hobbs et al., 1972b). L’acido<br />

acetico può essere ottenuto inoltre dal metiletilchetone,<br />

tramite <strong>ossidazione</strong> alla posizione b (rispetto al gruppo<br />

CO) e formazione <strong>di</strong> un chetoperossira<strong>di</strong>cale che produce<br />

acido acetico per rottura del legame CC.<br />

Sono stati proposti due processi: il primo, che utilizza<br />

solo il catalizzatore al cobalto, opera a 160-220 °C<br />

e 50-60 atm, mentre il secondo, in cui al cobalto è affiancato<br />

un co-ossidante (metiletilchetone), opera in con<strong>di</strong>zioni<br />

meno severe (120-130 °C, 30 atm). Il metiletilchetone<br />

è riciclato al primo reattore per introdurre un<br />

iniziatore <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>cali liberi in grado <strong>di</strong> estrarre un idrogeno<br />

dal legame sec-CH.<br />

Le prestazioni variano in misura significativa a seconda<br />

delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> reazione e del tipo <strong>di</strong> catalizzatore,<br />

tab. 9. Reazione <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> del n-butano<br />

n-C 4 H 10 secBuOO secBuO<br />

sec–BuO C 2 H 5 CH 3 CHO<br />

C 2 H 5 C 2 H 5 OO C 2 H 5 O C 2 H 5 OH<br />

CH 3 CHO12O 2 CH 3 COOH<br />

sec–BuO CH 3 C 2 H 5 CHO<br />

C 2 H 5 CHO12O 2 C 2 H 5 COOH<br />

sec–BuO CH 3 C(O)C 2 H 5<br />

n-C 4 H 10 n-BuOO n-C 3 H 7 COOH<br />

Mn(III) oppure Co(III); la reazione può essere effettuata<br />

anche in assenza <strong>di</strong> catalizzatore. La selettività verso<br />

l’acido acetico è compresa tra il 50 e il 65%; la conversione<br />

per passaggio è mantenuta al <strong>di</strong> sotto del 30%, per<br />

evitare la sovra<strong>ossidazione</strong>. L’aria è <strong>di</strong>luita con gas inerti<br />

residui fino a una concentrazione <strong>di</strong> ossigeno dell’8-<br />

11%, per mantenerne la concentrazione all’uscita al <strong>di</strong><br />

sotto della soglia <strong>di</strong> esplosione (Prengle e Barona, 1970a).<br />

Ossidazione <strong>di</strong> p-xilene ad acido tereftalico<br />

o <strong>di</strong>metiltereftalato<br />

L’<strong>ossidazione</strong>/esterificazione <strong>di</strong> p-xilene a <strong>di</strong>metiltereftalato:<br />

3O2 2CH3OH H3COOC COOCH3 ∆H ° ∆H 340 kcal/mol<br />

° 340 kcal/mol<br />

su scala industriale è condotta in <strong>di</strong>versi sta<strong>di</strong> (processo<br />

Hercules-Witten-Dynamit; Katzschmann, 1966). Il primo<br />

sta<strong>di</strong>o è l’<strong>ossidazione</strong> ad acido p-toluico, effettuata con<br />

il classico meccanismo <strong>di</strong> aut<strong>ossidazione</strong> per ra<strong>di</strong>cali<br />

liberi catalizzato da Co/Mn naftenati a 150 °C con pressione<br />

a 6 atm, senza solvente:<br />

H3CC6H4CH31,5 O2 H 3CC6H4COOHH2O L’effetto <strong>di</strong> attrazione elettronica del gruppo COOH<br />

impe<strong>di</strong>sce la formazione del ra<strong>di</strong>cale sul secondo gruppo<br />

metilico, prevenendo così l’<strong>ossidazione</strong> a <strong>di</strong>acido. Il<br />

gruppo carbossilico è quin<strong>di</strong> esterificato facendolo reagire<br />

con metanolo (secondo sta<strong>di</strong>o):<br />

H3CC6H4COOHCH3OH H 3CC6H4C(O)OCH3H2O A questo punto si può ossidare il secondo gruppo<br />

metilico (terzo sta<strong>di</strong>o):<br />

H 3 CC 6 H 4 C(O)OCH 3 1,5O 2 <br />

HOOCC 6 H 4 C(O)OCH 3 H 2 O<br />

654 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI


Lo sta<strong>di</strong>o finale è l’esterificazione:<br />

HOOCC 6 H 4 C(O)OCH 3 CH 3 OH <br />

H 3 CO(O)CC 6 H 4 C(O)OCH 3<br />

La sintesi <strong>di</strong> acido p-toluico è accompagnata dalla<br />

formazione <strong>di</strong> sottoprodotti, quali alcol e aldeide p-toluici<br />

(questi due composti sono interme<strong>di</strong> nel percorso <strong>di</strong><br />

reazione che conduce alla formazione <strong>di</strong> acido p-toluico),<br />

toluene, <strong>di</strong>aldeide tereftaltica, 4-carbossibenzialdeide<br />

e prodotti polinucleari (cioè p-toluilestere <strong>di</strong> acido<br />

p-toluico e anidride <strong>di</strong> acido p-toluico). La formazione<br />

<strong>di</strong> 4-carbossibenzaldeide è altamente indesiderata, dato<br />

che il gruppoCHO non subisce condensazione con il<br />

glicole etilenico durante la polimerizzazione a PET.<br />

La selettività verso i sottoprodotti (in particolare il<br />

p-toluilestere <strong>di</strong> acido p-toluico e l’anidride <strong>di</strong> acido p-toluico)<br />

è inversamente proporzionale alla pressione parziale<br />

<strong>di</strong> ossigeno (Jacobi e Baerns, 1983). Il completo<br />

esaurimento dell’ossigeno nel liquido ha quin<strong>di</strong> un effetto<br />

negativo sulla selettività.<br />

La cinetica dell’<strong>ossidazione</strong> in fase liquida <strong>di</strong> p-xilene<br />

ad acido p-toluico è stata stu<strong>di</strong>ata da <strong>di</strong>versi autori<br />

(Cavalieri d’Oro et al., 1980; Hronec e Ilavsky, 1982;<br />

Jacobi e Baerns, 1983; Hronec et al., 1985; Raghavendrachar<br />

e Ramachandran, 1992; Cao et al., 1994). Se la<br />

reazione viene condotta all’interno <strong>di</strong> colonne a bolle,<br />

possono crearsi zone in cui il processo è controllato da<br />

sta<strong>di</strong> <strong>di</strong>versi. Di solito, finché la pressione parziale <strong>di</strong><br />

ossigeno è alta, il processo è sotto controllo chimico (e<br />

la velocità <strong>di</strong> reazione non <strong>di</strong>pende dalla pressione parziale<br />

<strong>di</strong> ossigeno), mentre quando la pressione parziale<br />

<strong>di</strong> ossigeno <strong>di</strong>minuisce (in seguito al consumo <strong>di</strong> quasi<br />

tutto l’ossigeno), il processo <strong>di</strong>venta controllato dal trasporto<br />

<strong>di</strong> massa. Anche la temperatura influisce sulla<br />

natura dello sta<strong>di</strong>o lento; a una temperatura inferiore a<br />

100 °C, la reazione è sotto controllo chimico ed è <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne<br />

zero sia che si adoperi aria sia ossigeno. Superati i<br />

130 °C, il processo è controllato dal trasporto <strong>di</strong> massa<br />

se si utilizza aria (l’energia apparente <strong>di</strong> attivazione scende<br />

da 15 a 4 kcal/mol), mentre rimane sotto controllo<br />

chimico se si utilizza ossigeno puro (Cao et al., 1994;<br />

Cincotti et al., 1997).<br />

Sotto controllo chimico, l’equazione della velocità<br />

per il primo sta<strong>di</strong>o del processo catalizzato da Co (ossia<br />

l’<strong>ossidazione</strong> <strong>di</strong> p-xilene ad acido p-toluico) può essere<br />

espressa in questo modo (Jacobi e Baerns, 1983):<br />

d[p-C8H10 ]<br />

[21] 144233121 k[ p-C8H10 ] 2<br />

dt<br />

Una reazione <strong>di</strong> secondo or<strong>di</strong>ne rispetto all’idrocarburo<br />

si ottiene combinando l’espressione della velocità<br />

<strong>di</strong> propagazione (Prengle e Barona, 1970b):<br />

d [p-C 8 H 10 ]<br />

[22] 144233121 k pr [RO 2 ][ RH]<br />

dt<br />

VOLUME II / RAFFINAZIONE E PETROLCHIMICA<br />

PROCESSI DI OSSIDAZIONE<br />

dove R è (CH 3 )C 6 H 4 (CH 2 ) (presumendo che lo sta<strong>di</strong>o<br />

corrispondente sia la reazione che limita la velocità), con<br />

l’espressione della reazione <strong>di</strong> terminazione:<br />

d[p-C 8 H 10 ]<br />

[23] 144233121 k ter [RO 2 ]<br />

dt<br />

(presumendo che la reazione <strong>di</strong> terminazione avvenga<br />

soprattutto per reazione molecolare tra frammenti RO), 2<br />

e derivando un’espressione per [RO]. 2 Si presume anche<br />

che la concentrazione <strong>di</strong> idroperossido rimanga quasi<br />

stazionaria (Walling, 1969). La costante cinetica k è collegata<br />

a kpr e kter attraverso la seguente espressione:<br />

k 2 pr<br />

[24] k n 121<br />

2fkter dove n è il numero <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>cali prodotti per ogni ROOH<br />

decomposto e f è la frazione <strong>di</strong> RH consumata per attacco<br />

da RO2. È stato ottenuto un valore sperimentale <strong>di</strong><br />

n/f equi<strong>di</strong>stante dai due casi limite (1,5 e 6), che <strong>di</strong>mostra<br />

come il catalizzatore al cobalto partecipi non solo<br />

alla decomposizione <strong>di</strong> ROOH, ma reagisca anche con<br />

il p-xilene me<strong>di</strong>ante le specie Co(III) (Jacobi e Baerns,<br />

1983).<br />

Sono stati sviluppati altri modelli che tengono conto<br />

anche dei limiti <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione e che presuppongono una<br />

<strong>di</strong>pendenza <strong>di</strong> primo or<strong>di</strong>ne della velocità rispetto alla<br />

concentrazione <strong>di</strong> p-xilene (Hronec e Ilavsky, 1982; Cao<br />

et al., 1994). In tutti i casi, la reazione è in<strong>di</strong>pendente<br />

dalla pressione parziale <strong>di</strong> ossigeno (in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> processo<br />

controllato dalla reazione).<br />

Amoco (insieme a molte altre compagnie) ha sviluppato<br />

un processo alternativo, che prevede l’uso <strong>di</strong> un<br />

catalizzatore (MIC) e <strong>di</strong> acido acetico come solvente <strong>di</strong><br />

reazione. Esistono numerose varianti <strong>di</strong> questo processo.<br />

Il catalizzatore MIC è in grado <strong>di</strong> ossidare il secondo<br />

gruppo metilico dell’acido p-toluico e consente quin<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong> ottenere <strong>di</strong>rettamente acido tereftalico come prodotto<br />

finale. L’acido acetico mantiene gli interme<strong>di</strong> e i<br />

sottoprodotti in soluzione, ma non <strong>di</strong>ssolve i prodotti.<br />

La temperatura è intorno a 205 °C e la pressione a 12-<br />

15 atm; la conversione è quasi totale. La concentrazione<br />

<strong>di</strong> ossigeno nel gas <strong>di</strong> scarico è intorno al 4%. Il principale<br />

vantaggio <strong>di</strong> questo processo è rappresentato dalla<br />

<strong>di</strong>sponibilità imme<strong>di</strong>ata <strong>di</strong> acido tereftalico, che può essere<br />

ulteriormente trasformato in molti prodotti <strong>di</strong>versi.<br />

Questo processo copre attualmente quasi tutta la produzione<br />

mon<strong>di</strong>ale <strong>di</strong> acido tereftalico destinato alla produzione<br />

<strong>di</strong> fibre.<br />

Il processo Teijin è un perfezionamento del processo<br />

Mid Century originale; rispetto a quest’ultimo,<br />

opera in con<strong>di</strong>zioni meno severe (100-130 °C, 9 atm)<br />

e consente <strong>di</strong> ottenere una resa superiore <strong>di</strong> acido tereftalico<br />

(oltre il 97%) grazie all’uso <strong>di</strong> un catalizzatore<br />

al cobalto e a una quantità ampiamente eccedente <strong>di</strong><br />

p-xilene.<br />

655


PRODUZIONE DI INTERMEDI PER LA PETROLCHIMICA<br />

Ossidazioni con agenti <strong>di</strong> trasferimento<br />

dell’ossigeno<br />

Le reazioni <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> con agenti <strong>di</strong> trasferimento<br />

dell’ossigeno in presenza <strong>di</strong> catalizzatori possono essere<br />

rappresentate schematicamente in questo modo:<br />

SROY SORY<br />

dove S è il substrato e ROY l’agente <strong>di</strong> trasferimento dell’ossigeno<br />

(idroperossi<strong>di</strong>, H2O2 e acido peracetico). Gli<br />

idroperossi<strong>di</strong> <strong>di</strong> isobutano, etilbenzene e cumene sono i<br />

migliori agenti <strong>di</strong> trasferimento dell’ossigeno per le applicazioni<br />

industriali per le seguenti ragioni: sono più sicuri<br />

da maneggiare e più stabili, solubili in solventi non<br />

polari, non aci<strong>di</strong>, presentano un’alta selettività nella reazione<br />

<strong>di</strong> trasferimento dell’ossigeno sul substrato e formano<br />

sottoprodotti facilmente separabili.<br />

Le principali applicazioni industriali sono due: l’ep<strong>ossidazione</strong><br />

<strong>di</strong> olefine e l’ossidrilazione <strong>di</strong> composti<br />

aromatici. Il primo processo, che è <strong>di</strong> gran lunga il più<br />

importante, è condotto su scala industriale in catalisi sia<br />

omogenea sia eterogenea. L’ossidrilazione dei composti<br />

aromatici è condotta invece solo in catalisi eterogenea.<br />

Ep<strong>ossidazione</strong> <strong>di</strong> propilene a ossido propilenico<br />

È possibile epossidare tutte le olefine con un idroperossido<br />

e un catalizzatore (v. par. 11.1.3), ma il processo<br />

più importante, sviluppato su scala industriale, è la sintesi<br />

dell’ossido propilenico. Sono <strong>di</strong>sponibili attualmente<br />

due <strong>di</strong>versi processi: uno, in fase omogenea, sviluppato<br />

da Halcon e Atlantic Richfield (processo Oxirane),<br />

che impiega come catalizzatore un complesso <strong>di</strong> molibdeno<br />

(Landau, 1967; Landau et al., 1979), e l’altro, in<br />

fase eterogenea, che impiega ossido <strong>di</strong> titanio su supporto<br />

<strong>di</strong> silicio, sviluppato da Shell (Wulff, 1975). Gli<br />

alchilidroperossi<strong>di</strong> usati come agenti <strong>di</strong> trasferimento<br />

dell’ossigeno possono essere sia il t-butilidroperossido<br />

sia l’idroperossido <strong>di</strong> etilbenzene, che danno luogo alla<br />

formazione <strong>di</strong> sottoprodotti pregiati, contribuendo all’economia<br />

del processo. Il t-butilidroperossido è convertito<br />

ad alcol t-butilico e poi a isobutene. L’idroperossido<br />

<strong>di</strong> etilbenzene è decomposto a fenilcarbinolo e quest’ultimo<br />

è convertito a stirene. Il cumilidroperossido,<br />

che presenterebbe il vantaggio <strong>di</strong> un’alta velocità <strong>di</strong> ep<strong>ossidazione</strong><br />

e <strong>di</strong> una selettività superiore, non è usato come<br />

agente <strong>di</strong> trasferimento dell’ossigeno a causa della mancanza<br />

<strong>di</strong> usi pratici del sottoprodotto.<br />

Tutti i processi, sia omogenei sia eterogenei, operano<br />

entro una gamma <strong>di</strong> temperature comprese tra 90 e<br />

120 °C e a una pressione <strong>di</strong> 35 atm, per mantenere il propilene<br />

nella fase liquida. Il limite termico superiore è la<br />

temperatura <strong>di</strong> decomposizione dell’idroperossido, mentre<br />

quello inferiore è determinato dall’attività del catalizzatore.<br />

I catalizzatori per le reazioni <strong>di</strong> ep<strong>ossidazione</strong><br />

sono complessi metallici d 0 : Mo(VI), W(VI), V(V) e<br />

Ti(IV) per l’ep<strong>ossidazione</strong> omogenea (Mimoun, 1980;<br />

Jørgensen, 1989), e TiO 2 con supporto SiO 2 per l’ep<strong>ossidazione</strong><br />

eterogenea (Sheldon, 1980).<br />

Le cause dell’elevata attività e selettività <strong>di</strong> questi<br />

ioni metallici possono essere così riassunte: essendo dotati<br />

<strong>di</strong> un potere <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> molto basso, non decompongono<br />

omoliticamente l’idroperossido; inoltre, si trovano<br />

nel loro stato <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> più alto e hanno un’elevata<br />

aci<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> Lewis, necessaria per attivare<br />

l’idroperossido verso l’attacco nucleofilo, tramite sottrazione<br />

<strong>di</strong> elettroni dal legame OO. In realtà, i complessi<br />

V(V) sono inferiori a quelli Mo(VI), essendo più<br />

attivi nella decomposizione dell’idroperossido (con una<br />

per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> selettività), mentre i complessi Cr(VI), dotati<br />

<strong>di</strong> un’elevata aci<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> Lewis, non possono essere usati<br />

a causa del loro elevato potere ossidante. Per un approfon<strong>di</strong>mento<br />

sul meccanismo proposto per l’ep<strong>ossidazione</strong><br />

omogenea, v. sopra: Ossidazioni in fase liquida con catalizzatore<br />

metallico omogeneo e ossigeno molecolare.<br />

Il processo industriale consiste <strong>di</strong> tre parti principali:<br />

sintesi <strong>di</strong> idroperossido <strong>di</strong> etilbenzene; ep<strong>ossidazione</strong><br />

del propilene; deidratazione del fenilcarbinolo a stirene.<br />

La sintesi dell’idroperossido è condotta in un reattore<br />

a bolle usando aria come agente ossidante. Dopo la<br />

rimozione dei composti volatili, la soluzione in uscita è<br />

inviata a un evaporatore a film cadente per essere concentrata.<br />

La soluzione contenente idroperossido è poi<br />

alimentata, insieme a propilene fresco, al primo reattore<br />

<strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> tre. La soluzione in uscita dall’ultimo<br />

reattore, dopo separazione del propilene non convertito<br />

(riciclato al primo reattore), è inviata alla sezione <strong>di</strong> purificazione.<br />

Nuove tecnologie <strong>di</strong> ep<strong>ossidazione</strong> attualmente<br />

allo stu<strong>di</strong>o o in fase <strong>di</strong> sviluppo<br />

L’ep<strong>ossidazione</strong> del propilene può essere effettuata<br />

anche utilizzando Ti-silicalite (TS-1) come catalizzatore<br />

e H 2 O 2 come agente ossidante (Neri et al., 1984). Il<br />

processo non è stato ancora commercializzato, ma un<br />

impianto pilota è già operativo. Il catalizzatore è stato<br />

sviluppato dai ricercatori Eni ed è costituito <strong>di</strong> una zeolite<br />

isostrutturale con silicalite-1, dove il titanio sostituisce<br />

il silicio nel reticolo della zeolite (Taramasso et<br />

al., 1983).<br />

Il solvente usato per la reazione è un alcol (metanolo<br />

o t-butanolo). A 50 °C e a pressione atmosferica,<br />

la resa <strong>di</strong> epossido basata su H 2 O 2 è circa il 90% e la<br />

selettività basata sul propilene il 98% (Sheldon, 1973;<br />

Chong e Sharpless, 1977). I principali sottoprodotti<br />

osservati per le varie olefine sono solo quelli derivati<br />

dalla trasformazione consecutiva dell’anello ossiranico<br />

per reazione con il metanolo (che produce eteri glicolici),<br />

acqua (che produce glicoli), o H 2 O 2 (che produce<br />

idroperossi<strong>di</strong>).<br />

Olin ha brevettato <strong>di</strong>versi processi per sintetizzare<br />

ossido <strong>di</strong> propilene dal propilene servendosi <strong>di</strong> ossigeno<br />

656 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI


molecolare come agente ossidante, in presenza <strong>di</strong> sali<br />

fusi (Meyer e Pennington, 1991; Fullington e Pennington,<br />

1992). Si è detto che il sale agirebbe da catalizzatore, ma<br />

è più probabile che l’<strong>ossidazione</strong> non sia <strong>di</strong> tipo catalitico<br />

e che il sale serva a rimuovere il calore <strong>di</strong> reazione,<br />

consentendo un miglior controllo della temperatura e, <strong>di</strong><br />

conseguenza, uno svolgimento più fluido e selettivo <strong>di</strong><br />

questa reazione fortemente esotermica. Il meccanismo<br />

<strong>di</strong> reazione è dunque una classica reazione ra<strong>di</strong>calica a<br />

catena e la presenza dei sali <strong>di</strong>sciolti potrebbe servire ad<br />

accelerare lo sta<strong>di</strong>o <strong>di</strong> iniziazione.<br />

La carica contiene una concentrazione <strong>di</strong> propilene<br />

del 50% circa, con un <strong>di</strong>fetto <strong>di</strong> ossigeno del 10% circa,<br />

e il rimanente costituito da gas inerte (N 2 e ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong> carbonio).<br />

La reazione si svolge a 200-300 °C, con una pressione<br />

<strong>di</strong> 5-20 atm e un tempo <strong>di</strong> residenza relativamente<br />

lungo (superiore a 10 s). I reagenti gassosi possono<br />

sia essere fatti gorgogliare attraverso un reattore a rimescolamento<br />

riempito <strong>di</strong> sale fuso, sia fatti fluire in controcorrente<br />

in una torre attraverso un flusso in <strong>di</strong>scesa <strong>di</strong><br />

sale fuso, sia iniettati in un circuito in cui viene fatto circolare<br />

il sale. Il sale fuso è una miscela <strong>di</strong> LiNO 3 , NaNO 3<br />

e KNO 3 ; la composizione della miscela determina la temperatura<br />

della reazione.<br />

La conversione del propilene è intorno al 10%, con<br />

una selettività per l’epossido compresa tra il 55 e il 65%.<br />

I sottoprodotti comprendono ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong> carbonio (selettività<br />

22-25%) e acetaldeide (10-13%), oltre alla formazione<br />

<strong>di</strong> piccole quantità <strong>di</strong> formaldeide, metanolo, acroleina,<br />

acetone, alcol allilico e glicole propilenico. Il propilene<br />

non convertito è riciclato con una parte dei<br />

sottoprodotti gassosi. Il riciclo dell’acetaldeide aumenta<br />

la resa <strong>di</strong> ossido <strong>di</strong> propilene, poiché l’acetaldeide è<br />

ossidata ad acido peracetico, che a sua volta epossida il<br />

propilene. In alternativa, si può optare per un processo<br />

a due sta<strong>di</strong> ossidando l’acetaldeide ad acido acetico in<br />

un secondo reattore.<br />

Un’altra tecnologia ancora in fase <strong>di</strong> sviluppo è la<br />

generazione in situ <strong>di</strong> H 2 O 2 , che in seguito funge da agente<br />

<strong>di</strong> trasferimento dell’ossigeno sul propilene (Clerici e<br />

Ingallina, 1998). Questo processo (v. oltre) è stato proposto<br />

da EniTecnologie (Clerici e Ingallina, 1993a) ed<br />

epossida le olefine con ossigeno molecolare in presenza<br />

<strong>di</strong> Ti-silicalite e una coppia redox che genera H 2 O 2 in<br />

situ (v. par. 11.1.3).<br />

<strong>Processi</strong> <strong>di</strong> ossidoriduzione<br />

Ossidazione <strong>di</strong> etilene ad acetaldeide<br />

Attualmente, l’acetaldeide è ottenuta principalmente<br />

attraverso il processo sviluppato da Wacker Chemie e<br />

Hoechst:<br />

C 2 H 4 1/2O 2 CH 3 CHO<br />

VOLUME II / RAFFINAZIONE E PETROLCHIMICA<br />

DH°58 kcal/mol<br />

Il catalizzatore è composto da una soluzione acquosa<br />

<strong>di</strong> PdCl 2 e CuCl 2 . L’acetaldeide si forma dalla reazione<br />

tra l’etilene e il cloruro <strong>di</strong> palla<strong>di</strong>o (lo sta<strong>di</strong>o che<br />

determina la velocità) che, allo stesso tempo, è ridotto a<br />

Pd metallico. Il palla<strong>di</strong>o è riossidato in seguito a PdCl 2<br />

da CuCl 2 , con la formazione <strong>di</strong> CuCl, il quale è infine<br />

ossidato <strong>di</strong> nuovo con ossigeno molecolare, producendo<br />

ancora CuCl 2 . (Per la descrizione del meccanismo <strong>di</strong><br />

reazione, v. sopra: Ossidazioni in fase liquida con catalizzatore<br />

metallico omogeneo e ossigeno molecolare). I<br />

sottoprodotti della reazione sono acido acetico, acido<br />

ossalico, crotonaldeide, idrocarburi clorurati e acetaldeide<br />

clorurata.<br />

Il processo può svolgersi in un unico sta<strong>di</strong>o, usando<br />

ossigeno puro come agente ossidante, a 130 °C e 4 atm,<br />

oppure in due sta<strong>di</strong> successivi, quando si sceglie l’aria<br />

come agente ossidante. In quest’ultimo caso, il primo<br />

sta<strong>di</strong>o consiste nella reazione tra catalizzatore ed etilene<br />

(a 110 °C e 9-10 atm), con formazione <strong>di</strong> acetaldeide,<br />

mentre nel secondo sta<strong>di</strong>o il catalizzatore ridotto è<br />

nuovamente ossidato a contatto con l’aria.<br />

Nel processo a uno sta<strong>di</strong>o, l’etilene e l’ossigeno molecolare<br />

sono alimentati in una torre air lift, dove la soluzione<br />

acquosa contenente il catalizzatore è fatta circolare<br />

attraverso un recipiente <strong>di</strong> separazione. Dopo il raffreddamento<br />

e il lavaggio con acqua della corrente<br />

gassosa, la frazione liquida, contenente acqua e acetaldeide<br />

grezza, è inviata a un’unità <strong>di</strong> separazione a due<br />

colonne, mentre la corrente gassosa, contenente propilene<br />

sfuggito alla reazione e inerti, è immessa <strong>di</strong> nuovo<br />

in circolazione al reattore. La conversione <strong>di</strong> etilene per<br />

passaggio è compresa tra il 20 e il 50%; l’etilene non<br />

convertito viene riciclato.<br />

Nel processo a due sta<strong>di</strong>, dopo la reazione, una miscela<br />

<strong>di</strong> acetaldeide e acqua è separata dalla soluzione contenente<br />

il catalizzatore ridotto in una torre <strong>di</strong> flash. Il<br />

catalizzatore è inviato al reattore <strong>di</strong> ri<strong>ossidazione</strong>, dove<br />

entra in contatto con l’aria. Quasi tutto l’etilene e l’ossigeno<br />

molecolare reagiscono nel primo e nel secondo<br />

sta<strong>di</strong>o, rispettivamente. La miscela <strong>di</strong> acetaldeide grezza<br />

e acqua è dapprima concentrata e poi inviata a una<br />

sezione <strong>di</strong> <strong>di</strong>stillazione a due sta<strong>di</strong>. In un processo così<br />

configurato, la conversione <strong>di</strong> etilene può raggiungere<br />

il 90%, eliminando il bisogno <strong>di</strong> riciclare le olefine non<br />

convertite. In entrambe le configurazioni del processo,<br />

la resa <strong>di</strong> acetaldeide si aggira intorno al 95%.<br />

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660 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI


11.1.3 <strong>Processi</strong> <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong><br />

con acqua ossigenata<br />

e idroperossi<strong>di</strong><br />

Introduzione<br />

Uso degli ossidanti nei processi chimici<br />

industriali<br />

Le reazioni <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> rivestono un’importanza<br />

particolare in petrolchimica perché, mentre le materie<br />

prime tra<strong>di</strong>zionali sono idrocarburi costituiti solo da carbonio<br />

e idrogeno, la maggior parte dei derivati che da<br />

esse vengono prodotti sono costituiti da carbonio, idrogeno<br />

e ossigeno.<br />

In linea <strong>di</strong> principio, la via <strong>di</strong> gran lunga preferibile<br />

(sia dal punto <strong>di</strong> vista economico, sia da quello<br />

ambientale) per ossidare un qualunque substrato dovrebbe<br />

essere la sua reazione con l’ossigeno molecolare.<br />

Nella pratica, tuttavia, questa reazione presenta alcuni<br />

aspetti negativi. Infatti, nonostante l’ossigeno sia un<br />

formidabile ossidante dal punto <strong>di</strong> vista termo<strong>di</strong>namico,<br />

esso è poco reattivo. Questa sua scarsa reattività<br />

(che consente a tutti gli organismi viventi <strong>di</strong> restare<br />

tali per un tempo ragionevole, anziché bruciare, più o<br />

meno lentamente, formando acqua e CO 2 ) è dovuta al<br />

fatto che lo stato fondamentale della molecola <strong>di</strong> O 2 è<br />

uno stato <strong>di</strong> tripletto (con due elettroni spaiati). Al contrario,<br />

gli stati fondamentali dei prodotti <strong>di</strong> riduzione<br />

dell’O 2 (acqua o acqua ossigenata), così come della<br />

maggior parte dei composti organici stabili ottenuti per<br />

<strong>ossidazione</strong>, sono tutti stati <strong>di</strong> singoletto (con gli elettroni<br />

appaiati). Poiché in una reazione chimica il<br />

momento angolare deve conservarsi, le reazioni <strong>di</strong><br />

molecole in stato <strong>di</strong> tripletto con prodotti in stati <strong>di</strong><br />

singoletto sono spin-proibite e possono avere luogo<br />

solo con cinetiche estremamente lente. L’ostacolo può<br />

essere superato fornendo energia al sistema, conducendo,<br />

cioè, la reazione a temperature e pressioni elevate<br />

oppure operando in con<strong>di</strong>zioni che favoriscono<br />

l’insorgere <strong>di</strong> meccanismi <strong>di</strong> tipo ra<strong>di</strong>calico (compatibili<br />

con lo stato <strong>di</strong> tripletto dell’ossigeno molecolare).<br />

L’una e l’altra soluzione, tuttavia, sono generalmente<br />

sfavorevoli alla realizzazione <strong>di</strong> ossidazioni<br />

selettive e quin<strong>di</strong> a una certa parte delle ossidazioni<br />

d’interesse industriale.<br />

In alternativa all’ossigeno molecolare, l’<strong>ossidazione</strong> <strong>di</strong><br />

un substrato organico S può essere realizzata facendolo<br />

VOLUME II / RAFFINAZIONE E PETROLCHIMICA<br />

reagire con un opportuno ossidante XO il cui stato<br />

fondamentale sia <strong>di</strong> singoletto:<br />

S XO → SO X<br />

La reazione mostra però che, insieme al prodotto<br />

desiderato SO, si forma anche un secondo prodotto<br />

(coprodotto) X, derivante dalla riduzione dell’ossidante.<br />

Alla fine della reazione, il coprodotto deve essere<br />

recuperato, riciclato o valorizzato o, nella peggiore delle<br />

ipotesi, smaltito. Ossidanti <strong>di</strong>fferenti formano <strong>di</strong>fferenti<br />

coprodotti (tab. 1) ma, in tutti i casi, la formazione <strong>di</strong><br />

un coprodotto appesantisce i costi del processo. In particolare,<br />

il suo semplice smaltimento può avere un impatto<br />

ambientale che, alla luce della crescente sensibilità<br />

per i problemi <strong>di</strong> inquinamento, è spesso inaccettabile.<br />

Per esempio, la produzione dell’ossido <strong>di</strong> propilene tramite<br />

il processo alla cloridrina (tuttora in uso) comporta<br />

che, per ogni tonnellata <strong>di</strong> epossido, siano coprodotte<br />

circa 2,1 t <strong>di</strong> cloruro <strong>di</strong> calcio che va smaltito e<br />

che, oltre tutto, può essere inquinato da sottoprodotti<br />

organici clorurati.<br />

Così, dal punto <strong>di</strong> vista ambientale, solo pochi ossidanti<br />

(l’acqua ossigenata, l’ozono, il protossido d’azoto)<br />

sono accettabili, poiché danno origine a coprodotti<br />

innocui e facilmente smaltibili (acqua, ossigeno,<br />

azoto).<br />

Acqua ossigenata<br />

Tra gli ossidanti della tab. 1, quello <strong>di</strong> gran lunga più<br />

versatile e più facilmente utilizzabile è l’acqua ossigenata,<br />

la cui molecola ha una struttura non planare, con<br />

simmetria C 2 (fig. 1). Va sottolineato come il legame che<br />

H 2 O 2<br />

Ossidante Coprodotto<br />

H 2 O<br />

N 2 O N 2<br />

O 3<br />

tab. 1. I <strong>di</strong>fferenti coprodotti che si formano<br />

per riduzione <strong>di</strong> alcuni ossidanti<br />

O 2<br />

Idroperossi<strong>di</strong> (ROOH) Alcoli (ROH)<br />

RCO 3 H RCO 2 H<br />

NaClO NaCl<br />

661


PRODUZIONE DI INTERMEDI PER LA PETROLCHIMICA<br />

93°51'<br />

H<br />

96°52'<br />

O O<br />

1,49 Å<br />

0,97 Å<br />

fig. 1. La molecola dell’acqua ossigenata.<br />

unisce i due atomi <strong>di</strong> ossigeno sia relativamente debole<br />

(51 kcal/mol, da confrontarsi, per esempio, con l’energia<br />

dei due legami OH, pari a 89,5 kcal/mol).<br />

L’acqua ossigenata è comunemente prodotta me<strong>di</strong>ante<br />

il processo all’antrachinone, sviluppato originariamente<br />

in Germania dalla IG Farbenindustrie fra il<br />

1935 e il 1945 e applicato su scala industriale a iniziare<br />

dagli anni Cinquanta. Esso si basa sulla capacità<br />

degli alchilderivati dell’antraidrochinone <strong>di</strong> produrre<br />

acqua ossigenata nelle con<strong>di</strong>zioni tipiche dell’aut<strong>ossidazione</strong>:<br />

OH<br />

OH<br />

O<br />

O<br />

R<br />

O2 R<br />

H2 La proprietà è posseduta anche da altri composti organici,<br />

quali gli alcoli secondari, i derivati dell’idrochinone<br />

e l’azobenzene, ed è stata sfruttata per lo sviluppo <strong>di</strong><br />

processi <strong>di</strong> produzione alternativi. Si ricordano, al riguardo,<br />

le autossidazioni dell’alcol isopropilico, o processo<br />

Shell, e dell’1-feniletanolo, quest’ultima sviluppata recentemente<br />

dalla ARCO fino allo sta<strong>di</strong>o <strong>di</strong> impianto pilota.<br />

Il processo all’antrachinone è, oggi, l’unico realmente<br />

applicato per produzioni <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> volumi. Esiste anche<br />

un processo elettrochimico, utilizzato per piccole produzioni<br />

destinate a un uso locale.<br />

Tipicamente, il processo all’antrachinone si basa sull’idrogenazione<br />

e l’<strong>ossidazione</strong> ciclica <strong>di</strong> una soluzione<br />

<strong>di</strong> lavoro, costituita da un alchilantrachinone e da svariati<br />

suoi derivati, <strong>di</strong>sciolti in una miscela <strong>di</strong> solventi. Il<br />

recupero dell’acqua ossigenata comprende un’estrazione<br />

con acqua, una serie <strong>di</strong> trattamenti <strong>di</strong> purificazione<br />

della soluzione acquosa dalle impurezze organiche e la<br />

<strong>di</strong>stillazione sotto vuoto dell’eccesso d’acqua. La soluzione<br />

commerciale così ottenuta ha generalmente una<br />

concentrazione del 60-70% in peso.<br />

O<br />

O<br />

OH<br />

OH<br />

H<br />

R<br />

H2O2 R<br />

Il processo è caratterizzato da <strong>di</strong>verse criticità, che<br />

sono legate alla reattività e alla <strong>di</strong>versa solubilità delle<br />

forme ossidata e ridotta dell’alchilantrachinone. Questo,<br />

infatti, può subire <strong>di</strong>versi processi degradativi durante<br />

il ciclo d’idrogenazione e <strong>ossidazione</strong>, con la formazione<br />

<strong>di</strong> svariati sottoprodotti i quali comportano complesse<br />

procedure <strong>di</strong> rigenerazione e purificazione della<br />

soluzione <strong>di</strong> lavoro, oltre che la per<strong>di</strong>ta parziale <strong>di</strong> un<br />

reagente relativamente costoso. Riguardo al solvente,<br />

esso deve essere in grado <strong>di</strong> sciogliere sia l’antrachinone<br />

(apolare), sia l’antraidrochinone (polare) e deve inoltre<br />

garantire l’immiscibilità con l’acqua per permettere<br />

l’estrazione e il recupero dell’acqua ossigenata.<br />

A questi problemi si fa fronte, in parte, selezionando<br />

opportunamente il sostituente alchilico dell’antrachinone<br />

(generalmente etile, amile o ter-butile) e ricorrendo a<br />

una miscela <strong>di</strong> solventi, scelti in due gruppi caratterizzati<br />

dalla <strong>di</strong>versa polarità. Del primo, adatto a sciogliere<br />

l’alchilantrachinone, fanno parte alcuni composti aromatici<br />

(toluene, metilnaftalene), del secondo, adatto per<br />

l’alchilantraidrochinone, gli esteri organici dell’acido<br />

fosforico, il <strong>di</strong>isobutilcarbinolo e le uree alchilsostituite.<br />

Tipicamente, la composizione della soluzione <strong>di</strong> lavoro<br />

cambia da produttore a produttore ed è ottimizzata per<br />

massimizzare la solubilità dell’alchilantrachinone e quin<strong>di</strong><br />

la concentrazione dell’acqua ossigenata prodotta, per<br />

garantire alte velocità <strong>di</strong> idrogenazione e <strong>ossidazione</strong> e<br />

per minimizzare la formazione dei sottoprodotti <strong>di</strong> degradazione.<br />

Anche le altre caratteristiche dell’impianto sono<br />

generalmente il frutto <strong>di</strong> scelte e sviluppi specifici.<br />

La molteplicità dei problemi da affrontare si riflette<br />

nella complessità del processo e negli elevati costi<br />

<strong>di</strong> investimento. Nei fatti, il processo all’antrachinone<br />

risulta essere commercializzato nel mondo da un<br />

numero relativamente ridotto <strong>di</strong> compagnie. La capacità<br />

me<strong>di</strong>a degli impianti è <strong>di</strong> 40.000-50.000 t/a, con<br />

numerosi esempi <strong>di</strong> produzioni inferiori alle 20.000<br />

t/a. Meno <strong>di</strong>ffusi sono gli impianti con capacità produttiva<br />

tra 70.000 e 110.000 t/a. Va sottolineato al<br />

riguardo che, per alcune applicazioni <strong>di</strong> cui si parlerà<br />

più avanti, sono richieste forniture <strong>di</strong> acqua ossigenata<br />

sensibilmente superiori.<br />

Per tutti questi motivi, negli ultimi anni sono stati<br />

compiuti sforzi non in<strong>di</strong>fferenti nel tentativo <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare<br />

sintesi alternative dell’acqua ossigenata. Due sono<br />

state le principali <strong>di</strong>rettrici in<strong>di</strong>viduate. La prima consiste<br />

nella reazione dell’ossido <strong>di</strong> carbonio con ossigeno e<br />

acqua a formare acqua ossigenata e biossido <strong>di</strong> carbonio:<br />

COO 2H 2OH 2O2CO2 La reazione fu riportata per la prima volta da Yuri<br />

Yermakov (dell’Istituto <strong>di</strong> catalisi <strong>di</strong> Novosibirsk, in Russia)<br />

nel 1979. Il sistema catalitico impiegato da Yermakov<br />

(a base <strong>di</strong> sali solubili <strong>di</strong> palla<strong>di</strong>o e trifenilfosfina) era<br />

piuttosto inefficiente ma, recentemente, la sostituzione<br />

662 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI


della fosfina con leganti azotati (fenantroline) ha permesso<br />

<strong>di</strong> migliorare molto le prestazioni della reazione<br />

e <strong>di</strong> condurla in continuo (Bianchi et al., 1999).<br />

Ancora più interessante è la sintesi <strong>di</strong>retta a partire<br />

dagli elementi:<br />

H 2 O 2 H 2 O 2<br />

Questa reazione è nota da molto tempo (i primi brevetti<br />

risalgono agli anni Sessanta; Hooper, 1967) ma non<br />

ha ancora trovato applicazioni industriali per le problematiche<br />

legate, in particolare, alla sicurezza della gestione<br />

delle miscele idrogeno-ossigeno. I due gas vengono<br />

fatti reagire in un solvente, tipicamente acqua o metanolo<br />

(Paparatto et al., 2003a), in presenza <strong>di</strong> un catalizzatore<br />

a base <strong>di</strong> palla<strong>di</strong>o, eventualmente mo<strong>di</strong>ficato con<br />

l’aggiunta <strong>di</strong> platino o <strong>di</strong> altri metalli nobili. Al momento,<br />

questa sintesi <strong>di</strong>retta sembra il can<strong>di</strong>dato più autorevole<br />

per sostituire, in un prossimo futuro, il tra<strong>di</strong>zionale<br />

processo all’antrachinone.<br />

Idroperossi<strong>di</strong><br />

Gli alchilidroperossi<strong>di</strong>, o più brevemente idroperossi<strong>di</strong>,<br />

derivano formalmente dalla sostituzione <strong>di</strong> un atomo<br />

<strong>di</strong> idrogeno della molecola dell’acqua ossigenata con un<br />

gruppo alchilico R, così che la loro formula generale è<br />

ROOH. Dell’acqua ossigenata, gli idroperossi<strong>di</strong> conservano<br />

la debolezza del legame che unisce i due atomi<br />

<strong>di</strong> ossigeno: l’energia <strong>di</strong> questo legame è, infatti, tipicamente<br />

<strong>di</strong> 40-44 kcal/mol, inferiore anche a quella dell’acqua<br />

ossigenata (51 kcal/mol). L’energia del legame<br />

OH è invece <strong>di</strong> 89-90 kcal/mol, praticamente coincidente<br />

con quella riscontrata nell’acqua ossigenata (89,5<br />

kcal/mol). Sono noti molti idroperossi<strong>di</strong>, primari, secondari<br />

o terziari, ma pochi hanno assunto importanza industriale;<br />

quelli prodotti e utilizzati su larga scala sono<br />

sostanzialmente tre: due idroperossi<strong>di</strong> terziari, il ter-butilidroperossido<br />

e il cumilidroperossido, e uno secondario,<br />

l’(1-fenil)etilidroperossido.<br />

Essi si preparano per aut<strong>ossidazione</strong> dei corrispondenti<br />

idrocarburi, una tipica reazione ra<strong>di</strong>calica, e il gruppo<br />

idroperossido si forma, per lo più, a spese dei legami<br />

CH a più bassa energia, per esempio terziari o benzilici.<br />

Questi due casi sono sfruttati, rispettivamente,<br />

nella preparazione del ter-butilidroperossido dall’isobutano<br />

e del cumilidroperossido dal cumene:<br />

H 3C<br />

H 3C<br />

H 3C<br />

CH<br />

CH<br />

CH 3<br />

CH 3<br />

O 2<br />

O 2<br />

H 3C<br />

VOLUME II / RAFFINAZIONE E PETROLCHIMICA<br />

OOH<br />

C<br />

CH 3<br />

H3C C OOH<br />

CH 3<br />

CH 3<br />

PROCESSI DI OSSIDAZIONE<br />

e dell’(1-fenil)etilidroperossido dall’etilbenzene:<br />

H 3C<br />

CH 2<br />

O 2<br />

H 3C<br />

CH<br />

OOH<br />

Per esempio, le ossidazioni dell’isobutano e dell’etilbenzene<br />

sono comunemente condotte in fase liquida<br />

a 120-140 °C e sotto moderata pressione (30-40 e 2 bar<br />

circa, rispettivamente). Con<strong>di</strong>zioni analoghe (90-130 °C<br />

e 5-10 bar) sono adottate anche nell’<strong>ossidazione</strong> del<br />

cumene ma, in questo caso, la reazione deve essere condotta<br />

in presenza <strong>di</strong> una fase acquosa emulsionata debolmente<br />

basica per idrossido o carbonato <strong>di</strong> so<strong>di</strong>o. Inevitabilmente,<br />

infatti, si ha formazione <strong>di</strong> piccole quantità<br />

<strong>di</strong> sottoprodotti aci<strong>di</strong>, principalmente acido formico.<br />

Questi aci<strong>di</strong> favoriscono la decomposizione del cumilidroperossido<br />

ad acetone e fenolo; quest’ultimo è un<br />

ottimo inibitore <strong>di</strong> molte reazioni ra<strong>di</strong>caliche e, in particolare,<br />

la sua presenza non è compatibile con l’aut<strong>ossidazione</strong>.<br />

In generale, le selettività <strong>di</strong> tutte queste reazioni, comprese<br />

fra il 60 e il 95%, sono sod<strong>di</strong>sfacenti e sono per lo<br />

più funzione della conversione dell’idrocarburo che, invece,<br />

è piuttosto limitata, in<strong>di</strong>cativamente compresa fra il<br />

10 e il 40%.<br />

In seguito verranno descritti alcuni impieghi degli<br />

idroperossi<strong>di</strong> che sfruttano due aspetti assai <strong>di</strong>versi della<br />

loro reattività. Da un lato, se ne impiegano le proprietà<br />

ossidanti e, in particolare, la capacità <strong>di</strong> cedere un atomo<br />

<strong>di</strong> ossigeno alle olefine, dando luogo alla formazione <strong>di</strong><br />

un epossido e <strong>di</strong> un alcol (che è il prodotto <strong>di</strong> riduzione<br />

dell’idroperossido). Da questo punto <strong>di</strong> vista, gli idroperossi<strong>di</strong><br />

(come l’acqua ossigenata) sono poco reattivi e<br />

vanno pertanto impiegati in presenza <strong>di</strong> opportuni catalizzatori,<br />

generalmente a base <strong>di</strong> metalli <strong>di</strong> transizione<br />

(in particolare, titanio e molibdeno).<br />

Completamente <strong>di</strong>fferente è l’uso che si fa del<br />

cumilidroperossido nel tra<strong>di</strong>zionale processo al cumene<br />

per la produzione <strong>di</strong> fenolo e acetone, dove si sfrutta<br />

la già citata proprietà del cumilidroperossido <strong>di</strong><br />

decomporsi in ambiente acido, dando origine ai due<br />

prodotti finali.<br />

Tutti gli idroperossi<strong>di</strong>, e in particolare quelli a più<br />

bassi pesi molecolari, tendono a dare reazioni <strong>di</strong> decomposizione<br />

che possono assumere carattere esplosivo.<br />

Ossidazioni con acqua ossigenata<br />

In assenza <strong>di</strong> catalizzatori, l’acqua ossigenata non è<br />

un ossidante particolarmente reattivo.<br />

Essa è comunque utilizzata in una serie <strong>di</strong> impieghi<br />

non catalitici, per esempio nella sbianca della carta e<br />

delle paste <strong>di</strong> legno, oppure nel settore dei detergenti (in<br />

particolare nella preparazione del perborato e del percarbonato<br />

<strong>di</strong> so<strong>di</strong>o) e in campo ambientale, per esempio<br />

663


PRODUZIONE DI INTERMEDI PER LA PETROLCHIMICA<br />

per eliminare le sostanze tossiche presenti in alcune acque<br />

<strong>di</strong> scarico.<br />

Un uso completamente <strong>di</strong>verso dell’acqua ossigenata<br />

si ha nel processo Ugine Kuhlmann per la produzione<br />

dell’idrazina, processo in cui l’H 2 O 2 è utilizzata in<br />

presenza <strong>di</strong> metiletilchetone (MEK) e <strong>di</strong> un nitrile o<br />

un’ammide (Goor, 1992):<br />

O<br />

C<br />

H3C C2H5 MEK<br />

H 2O 2, NH 3, MEK<br />

3H 2 O<br />

NH 3<br />

H 2O<br />

NH<br />

H2O2, NH3, MEK<br />

C<br />

3H<br />

H3C C 2O 2H5 H3C C2H5 C N N C<br />

H5C2 2H2O CH3 N 2H 4 + 2MEK<br />

Rispetto ai processi tra<strong>di</strong>zionali (Raschig, Bayer),<br />

che prevedono l’<strong>ossidazione</strong> dell’ammoniaca con cloro<br />

o ipoclorito, il processo via acqua ossigenata evita la<br />

coproduzione <strong>di</strong> ingenti quantità <strong>di</strong> cloruro <strong>di</strong> so<strong>di</strong>o.<br />

Per quanto riguarda, invece, le ben più numerose reazioni<br />

catalizzate, la prima osservazione <strong>di</strong> un effetto catalitico<br />

nelle reazioni <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> condotte con ossidanti<br />

perossi<strong>di</strong>ci risale al classico lavoro <strong>di</strong> Henry John<br />

Horstman Fenton che, nel 1876, descrisse la capacità dei<br />

sali ferrosi <strong>di</strong> catalizzare l’<strong>ossidazione</strong> dell’acido tartarico<br />

da parte dell’acqua ossigenata (Fenton, 1876, 1894).<br />

Nella sua forma più classica, il reattivo <strong>di</strong> Fenton consiste<br />

in una miscela <strong>di</strong> acqua ossigenata e solfato ferroso<br />

ma, più in generale, l’acqua ossigenata può essere attivata<br />

da qualunque altro termine riducente <strong>di</strong> una coppia<br />

redox monoelettronica come, per esempio, il rame(I). La<br />

questione della natura della specie attiva che interviene<br />

nelle ossidazioni con il reattivo <strong>di</strong> Fenton (o con sistemi<br />

a esso correlati) è tuttora <strong>di</strong>battuta. L’idea tra<strong>di</strong>zionale<br />

che essa altro non sia che il ra<strong>di</strong>cale ossidrile (OH) è<br />

stata, negli ultimi anni, contestata e, in sua vece, si è<br />

sostenuto (almeno per le reazioni condotte in solventi<br />

non acquosi) l’intervento <strong>di</strong> specie con il ferro in stato<br />

<strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> (IV) o (V). In ogni caso, le ossidazioni<br />

con il reattivo <strong>di</strong> Fenton sono poco selettive e, salvo alcune<br />

eccezioni che verranno <strong>di</strong>scusse in seguito, sono poco<br />

utili nella sintesi organica. Sono invece applicate in campo<br />

ambientale, per esempio per depurare le acque inquinate<br />

da composti fenolici.<br />

Molto tempo dopo gli stu<strong>di</strong> pionieristici <strong>di</strong> Fenton,<br />

negli anni Trenta del 20° secolo, Nicholas Athanasius<br />

Milas descrisse l’effetto catalitico <strong>di</strong> alcuni metalli in<br />

configurazione elettronica d 0 nelle reazioni <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong><br />

con acqua ossigenata <strong>di</strong> substrati organici e inorganici<br />

(Milas e Sussman, 1936; Milas, 1937). I reagenti<br />

<strong>di</strong> Milas si formano per reazione degli ossi<strong>di</strong> metallici<br />

con acqua ossigenata in soluzione <strong>di</strong> ter-butanolo e<br />

furono spesso utilizzati per ossidare le olefine ai corrispondenti<br />

<strong>di</strong>oli vicinali, una reazione che comporta, nella<br />

maggior parte dei casi, la formazione <strong>di</strong> un epossido<br />

interme<strong>di</strong>o che viene successivamente idrolizzato a <strong>di</strong>olo<br />

dall’ambiente acido in cui si lavora. Benché Milas avesse<br />

usato vana<strong>di</strong>o(V), cromo(VI) e osmio(VIII), fu ben<br />

presto chiaro che reazioni analoghe erano possibili, spesso<br />

con risultati migliori, impiegando molibdeno(VI) o<br />

tungsteno(VI). Resta però il dubbio che alcune delle reazioni<br />

osservate fossero ottenute a opera non tanto dell’acqua<br />

ossigenata quanto del ter-butilidroperossido che,<br />

nelle con<strong>di</strong>zioni adottate, può formarsi per reazione del<br />

ter-butanolo con l’acqua ossigenata.<br />

Nel frattempo, negli anni Sessanta e Settanta, si erano<br />

andate chiarendo le ragioni per cui è <strong>di</strong>fficile usare l’ossigeno<br />

nelle ossidazioni selettive. Così, molti chimici<br />

industriali cominciarono a valutare con interesse le proprietà<br />

ossidanti <strong>di</strong> acqua ossigenata e perossi<strong>di</strong> che sono<br />

forme parzialmente ridotte dell’ossigeno molecolare. I<br />

già citati derivati del tungsteno(VI) e, soprattutto, del<br />

molibdeno(VI) costituivano ovvi can<strong>di</strong>dati al ruolo <strong>di</strong><br />

catalizzatori e, infatti, essi furono alla base del primo<br />

successo industriale in questo settore: l’ep<strong>ossidazione</strong><br />

del propilene con idroperossi<strong>di</strong> (v. oltre).<br />

L’uso dell’acqua ossigenata, però, restava un obiettivo<br />

<strong>di</strong> grande interesse perché avrebbe permesso <strong>di</strong> svincolare<br />

la produzione dell’ossido <strong>di</strong> propilene (o <strong>di</strong> altri<br />

epossi<strong>di</strong>) dalla coproduzione <strong>di</strong> ter-butanolo o <strong>di</strong> stirene.<br />

Tuttavia, i derivati <strong>di</strong> vana<strong>di</strong>o(V) o molibdeno(VI) e<br />

tungsteno(VI), che catalizzavano egregiamente le reazioni<br />

degli idroperossi<strong>di</strong>, davano risultati assai scadenti<br />

se impiegati con acqua ossigenata. Per comprendere la<br />

ragione <strong>di</strong> questo fallimento, occorre considerare che la<br />

specie cataliticamente attiva si forma per reazione del<br />

derivato metallico con l’ossidante, sia esso un idroperossido<br />

o l’acqua ossigenata. In presenza <strong>di</strong> acqua, tuttavia,<br />

quest’ultima compete efficacemente con l’ossidante,<br />

dando luogo a specie inattive la cui formazione<br />

finisce con l’inibire la reazione <strong>di</strong> interesse. Tuttavia l’acqua<br />

è sempre presente nelle ossidazioni con acqua ossigenata,<br />

sia perché quest’ultima è normalmente utilizzata<br />

in forma <strong>di</strong> soluzioni acquose, sia perché nuova acqua<br />

si forma con il procedere dell’<strong>ossidazione</strong> e il consumarsi<br />

dell’acqua ossigenata. Si cercarono, pertanto, strategie<br />

che consentissero <strong>di</strong> eliminare il problema dell’acqua<br />

o, almeno, <strong>di</strong> ridurne le conseguenze. Gli approcci<br />

seguiti furono fondamentalmente tre: la ricerca <strong>di</strong><br />

con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> reazione anidre, l’applicazione della tecnica<br />

del trasferimento <strong>di</strong> fase e lo sviluppo <strong>di</strong> catalizzatori<br />

microporosi in cui l’<strong>ossidazione</strong> avviene in un ambiente<br />

relativamente idrofobo, quale l’interno dei canali <strong>di</strong><br />

una zeolite.<br />

Il mantenimento <strong>di</strong> un ambiente <strong>di</strong> reazione anidro<br />

fu perseguito sia utilizzando quantità stechiometriche <strong>di</strong><br />

664 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI


agenti <strong>di</strong>sidratanti, sia, in maniera più pratica, allontanando<br />

l’acqua me<strong>di</strong>ante una <strong>di</strong>stillazione azeotropica in<br />

continuo. Quest’ultima tecnologia costituisce il cuore<br />

del processo Ugine Kuhlmann per l’ep<strong>ossidazione</strong> del<br />

propilene, peraltro mai realizzato su scala industriale.<br />

Sviluppi più inattesi e promettenti si ebbero, però,<br />

dall’applicazione della tecnologia del trasferimento <strong>di</strong><br />

fase e dalla scoperta dei titanio-silicati microporosi.<br />

Catalizzatori omogenei: processi in trasferimento<br />

<strong>di</strong> fase<br />

Nella tecnologia del trasferimento <strong>di</strong> fase, il mezzo<br />

in cui si conduce un’<strong>ossidazione</strong> con acqua ossigenata è<br />

formato da due fasi liquide immiscibili fra loro: una<br />

acquosa e una organica, formata dal substrato S eventualmente<br />

<strong>di</strong>sciolto in un opportuno solvente. Nel caso<br />

delle ossidazioni con acqua ossigenata, un derivato metallico<br />

anionico reagisce, nella fase acquosa, con l’acqua<br />

ossigenata, formando un complesso perossi<strong>di</strong>co che sarà<br />

la specie cataliticamente attiva nel processo. Questa specie,<br />

anch’essa <strong>di</strong> natura anionica, è estratta nella fase<br />

organica da un catione lipofilo come un tetraalchilammonio<br />

o fosfonio (il catalizzatore <strong>di</strong> trasferimento <strong>di</strong> fase,<br />

Q ). Nella fase organica, la specie perossi<strong>di</strong>ca reagisce<br />

con il substrato formando il prodotto desiderato (SO) e<br />

rigenerando la forma ridotta del catalizzatore. La ripartizione<br />

<strong>di</strong> quest’ultima fra le fasi organica e acquosa consente<br />

<strong>di</strong> chiudere il ciclo catalitico (fig. 2).<br />

[ MO ] <br />

[ M ] <br />

NaH2O2 Na O<br />

H2O O<br />

[ MO ] <br />

[ M ] <br />

QSO Q acqua<br />

solvente organico<br />

O<br />

S<br />

O<br />

fig. 2. Ossidazione in trasferimento <strong>di</strong> fase.<br />

Olefina pH<br />

11.1.3 Clerici fig 02<br />

VOLUME II / RAFFINAZIONE E PETROLCHIMICA<br />

PROCESSI DI OSSIDAZIONE<br />

Tuttavia, i primi tentativi <strong>di</strong> Charles Starks (allora alla<br />

Continental Oil) <strong>di</strong> epossidare olefine semplici in trasferimento<br />

<strong>di</strong> fase utilizzando acido tungstico e acqua ossigenata<br />

ebbero scarso successo per la <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> limitare,<br />

nelle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> reazione, la decomposizione improduttiva<br />

dell’acqua ossigenata in ossigeno e acqua. Solo<br />

più tar<strong>di</strong> risultò, inaspettatamente, che una miscela <strong>di</strong> anioni<br />

tungstato e fosfato (o arseniato) in ambiente acido è in<br />

grado <strong>di</strong> catalizzare la reazione <strong>di</strong> ep<strong>ossidazione</strong>, purché<br />

sia presente nel sistema un sale <strong>di</strong> tetraalchilammonio o<br />

fosfonio come catalizzatore <strong>di</strong> trasferimento <strong>di</strong> fase (Venturello<br />

et al., 1983; tab. 2).<br />

La reazione è applicabile a un gran numero <strong>di</strong> olefine:<br />

lineari, ramificate o cicliche, incluse quelle poco reattive<br />

come le olefine terminali o il cloruro <strong>di</strong> allile. In tutti<br />

i casi essa viene condotta in con<strong>di</strong>zioni blande (60-90 °C<br />

e pressione ambiente), anche quando si utilizzano soluzioni<br />

acquose <strong>di</strong> acqua ossigenata molto <strong>di</strong>luite (8-15%).<br />

La reazione è stereospecifica: il trans-2-esene dà solo<br />

l’epossido trans e il cis-2-esene dà solo l’isomero cis. Le<br />

specie cataliticamente attive che si formano a partire dal<br />

tungsteno(VI) in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> trasferimento <strong>di</strong> fase e in<br />

presenza <strong>di</strong> anioni fosfato o arseniato appartengono a una<br />

nuova classe <strong>di</strong> complessi perossi<strong>di</strong>ci che sono sali <strong>di</strong><br />

ammonio (o fosfonio) quaternario degli anioni PW4O3 24<br />

(fig. 3) o AsW4O3 24 (Venturello et al., 1985). Questi complessi<br />

costituiscono i primi derivati perossi<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> un eteropoliacido<br />

dei quali sia stata risolta la struttura.<br />

Le epossidazioni sono condotte in batch e, nelle con<strong>di</strong>zioni<br />

<strong>di</strong> reazione, la maggior parte del catalizzatore è<br />

<strong>di</strong>sciolta nella fase organica costituita dall’olefina ed eventualmente<br />

da un solvente (in genere, toluene o un idrocarburo<br />

clorurato). A fine reazione (in<strong>di</strong>cata dalla scomparsa<br />

pressoché completa dell’acqua ossigenata) le due fasi<br />

si separano facilmente e il prodotto viene recuperato con<br />

tecniche convenzionali, generalmente per <strong>di</strong>stillazione. Le<br />

rese tipiche, basate sull’acqua ossigenata, variano fra l’80<br />

e il 95% e l’eventuale eccesso <strong>di</strong> olefina viene recuperato<br />

inalterato: generalmente, infatti, le selettività sull’olefina<br />

si aggirano intorno al 95%. Possono essere epossidati con<br />

tab. 2. Ep<strong>ossidazione</strong> <strong>di</strong> olefine con H 2 O 2 <strong>di</strong>luita catalizzata da miscele WO 4 2- /PO4 3-<br />

Temperatura Durata Conv. H 2 O 2 Resa in epossido<br />

(°C) (min) (%) (%)<br />

1-ottene 1,6 70 45 98 82<br />

1-dodecene 1,6 70 60 97 87<br />

Cloruro <strong>di</strong> allile 2 60 150 96 80<br />

Stirene 3 40 180 93 77<br />

a-metilstirene 4,5 40 240 93 79<br />

Cicloesene 3 70 25 98 88<br />

665


PRODUZIONE DI INTERMEDI PER LA PETROLCHIMICA<br />

fig. 3. L’anione<br />

PW4O3 24 .<br />

ottime rese anche substrati sofisticati, <strong>di</strong> interesse farmaceutico.<br />

Lo schema a blocchi del processo <strong>di</strong> ep<strong>ossidazione</strong><br />

<strong>di</strong> una tipica olefina è mostrato in fig. 4.<br />

Al termine della reazione, il catalizzatore viene recuperato,<br />

con piccole quantità <strong>di</strong> sottoprodotti, come residuo<br />

<strong>di</strong> fondo della <strong>di</strong>stillazione (o anche per ultrafiltrazione<br />

della fase organica) e può essere rigenerato e, in<br />

parte, riciclato.<br />

La reazione <strong>di</strong> ep<strong>ossidazione</strong> è stata sviluppata su<br />

scala commerciale per la produzione dell’1,2-epossidecano<br />

e del 3,4-epossibutirrato <strong>di</strong> isobutile. Quest’ultimo,<br />

in particolare, è stato prodotto su scala <strong>di</strong> 100 t/a per ep<strong>ossidazione</strong><br />

del vinilacetato <strong>di</strong> isobutile ed è un interme<strong>di</strong>o<br />

chiave nella sintesi del farmaco nootropo oxiracetam:<br />

O<br />

O<br />

cat.<br />

C H2O O<br />

2<br />

C<br />

O H2O O<br />

fig. 4. Ep<strong>ossidazione</strong><br />

delle olefine con acqua<br />

ossigenata in<br />

trasferimento <strong>di</strong> fase.<br />

HO<br />

N<br />

O<br />

CH 2CONH 2<br />

olefina<br />

Sebbene l’ep<strong>ossidazione</strong> sia la più interessante fra<br />

le reazioni promosse da questi nuovi catalizzatori, essi<br />

sono in grado <strong>di</strong> utilizzare efficientemente l’acqua ossigenata<br />

per numerose altre trasformazioni che pure rivestono<br />

un significativo interesse, comprese le ossidazioni<br />

degli alcoli primari e delle aldei<strong>di</strong> ad aci<strong>di</strong> carbossilici,<br />

degli alcoli secondari a chetoni o dei solfuri a<br />

solfossi<strong>di</strong> (Ricci, 1996). Inoltre una scelta accurata delle<br />

con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> reazione consente <strong>di</strong> ottenere, oltre agli<br />

epossi<strong>di</strong>, tutta una serie <strong>di</strong> altri derivati delle olefine,<br />

spesso <strong>di</strong>fficilmente preparabili con altri meto<strong>di</strong>. Così,<br />

è possibile trasformare le olefine in <strong>di</strong>oli vicinali o in<br />

1,2-idrossichetoni. Entrambe queste classi <strong>di</strong> composti<br />

possono essere ossidate, a loro volta, a 1,2-<strong>di</strong>chetoni.<br />

Infine, i <strong>di</strong>oli o le stesse olefine <strong>di</strong> partenza possono<br />

essere scissi ossidativamente con formazione <strong>di</strong> aci<strong>di</strong><br />

carbossilici (fig. 5).<br />

Recentemente sono apparsi lavori che sembrano<br />

suggerire come, in opportune con<strong>di</strong>zioni (per esempio<br />

in completa assenza <strong>di</strong> ogni specie clorurata), le prestazioni<br />

dei catalizzatori perossi<strong>di</strong>ci a base <strong>di</strong> tungsteno<br />

e fosforo possano essere uguagliate dal solo acido<br />

tungstico o, forse, da specie polimeriche cui esso dà<br />

catalizzatore ep<strong>ossidazione</strong><br />

separazione<br />

<strong>di</strong>stillazione epossido<br />

<strong>di</strong> fase<br />

H 2O 2 H 2O residuo<br />

olefina<br />

666 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI


epossi<strong>di</strong><br />

olefine<br />

aci<strong>di</strong><br />

carbossilici<br />

1,2-<strong>di</strong>oli<br />

origine nell’ambiente <strong>di</strong> reazione. Ai fosfotungstati<br />

perossi<strong>di</strong>ci resta comunque il merito <strong>di</strong> aver consentito<br />

le prime applicazioni commerciali delle ossidazioni<br />

con acqua ossigenata catalizzate da metalli d 0 nonché,<br />

più in generale, quello <strong>di</strong> aver risvegliato l’interesse<br />

per il loro stu<strong>di</strong>o, poi ulteriormente rivitalizzato<br />

dalla scoperta dei nuovi catalizzatori a base <strong>di</strong><br />

renio(VII), primo fra tutti il CH 3 ReO 3 (Herrmann et<br />

al., 1991).<br />

Catalizzatori eterogenei: titanio-silicati<br />

micro- e mesoporosi<br />

Come già accennato, un altro approccio <strong>di</strong> grande<br />

successo nelle ossidazioni con acqua ossigenata è quello<br />

che ha fatto seguito alla scoperta <strong>di</strong> titanio-silicati<br />

micro- e mesoporosi. In particolare, alcune titanio-zeoliti<br />

sono da annoverare tra i catalizzatori <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong><br />

più promettenti. L’attività e la selettività, spesso elevate,<br />

e l’intrinseca stabilità alla degradazione ossidativa ne<br />

fanno dei catalizzatori ideali per le applicazioni industriali.<br />

Le titanio-zeoliti fanno parte della famiglia più<br />

vasta degli ossi<strong>di</strong> misti contenenti un metallo <strong>di</strong> transizione<br />

a elevata <strong>di</strong>spersione, la cui struttura può variare<br />

da cristallina microporosa (zeoliti redox) a totalmente<br />

VOLUME II / RAFFINAZIONE E PETROLCHIMICA<br />

1,2-<strong>di</strong>chetoni<br />

1,2-idrossichetoni<br />

fig. 5. Prodotti ottenibili dall’<strong>ossidazione</strong> delle olefine in<br />

trasferimento <strong>di</strong> fase.<br />

fig. 6. Formazione e crescita<br />

del reticolo cristallino della<br />

TS-1.<br />

SiO 4<br />

PROCESSI DI OSSIDAZIONE<br />

amorfa, passando per una situazione interme<strong>di</strong>a rappresentata<br />

dai metallo-silicati amorfi con un sistema or<strong>di</strong>nato<br />

dei pori (MCM-41, MCM-48, HMS).<br />

Fra questi titanio-silicati, il primo, in or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong><br />

tempo e d’importanza, è la titanio-silicalite-1 (TS-1),<br />

scoperta alla fine degli anni Settanta (Taramasso et<br />

al., 1983). È un titanio-silicato cristallino microporoso,<br />

avente struttura MFI (Baerlocher et al., 2001) che<br />

deriva, formalmente, dalla silicalite-1 (S-1), totalmente<br />

silicea, per sostituzione <strong>di</strong> una parte del silicio con il<br />

titanio, fino a un massimo <strong>di</strong> circa il 2,5%. Si ottiene<br />

per sintesi idrotermale, dalla condensazione progressiva<br />

<strong>di</strong> tetraedri SiO 4 e TiO 4 attorno allo ione template<br />

(stampo) (i-C 3 H 7 ) 4 N (fig. 6). La sua porosità è dovuta<br />

a un sistema tri<strong>di</strong>mensionale <strong>di</strong> canali intersecati,<br />

aventi un <strong>di</strong>ametro me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> circa 0,55 nm. Questo<br />

parametro è importante, poiché pone un limite insuperabile<br />

alla <strong>di</strong>ffusione dei reagenti sui siti attivi <strong>di</strong><br />

titanio e quin<strong>di</strong> alla stessa realizzazione del processo<br />

<strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong>.<br />

Materiali con composizione analoga, ma <strong>di</strong> struttura<br />

<strong>di</strong>versa, sono stati preparati incorporando il titanio<br />

nelle strutture S-2 (titanio-silicalite-2, TS-2), BEA (titanio-b,<br />

Ti-b), MOR (titanio-mordenite, Ti-MOR), MWW<br />

(Ti-MCM-22) e altre meno interessanti per la catalisi.<br />

Sono noti anche titanio-silicati mesoporosi (Ti-MCM-<br />

41, Ti-MCM-48). Oltre al titanio, nelle strutture <strong>di</strong> molte<br />

zeoliti sono stati incorporati altri metalli con proprietà<br />

redox. La tab. 3 offre una selezione dei materiali più interessanti<br />

descritti nella letteratura scientifica e brevettuale.<br />

Essi formano un gruppo relativamente ridotto in<br />

raffronto al numero dei materiali proposti, la maggior<br />

parte dei quali, tuttavia, nelle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> reazione non<br />

è sufficientemente stabile o ad<strong>di</strong>rittura manca <strong>di</strong> attività<br />

catalitica.<br />

Caratterizzazione chimico-fisica degli ossi<strong>di</strong> misti<br />

Un fattore cruciale per le prestazioni catalitiche è la<br />

collocazione del metallo nella struttura zeolitica. È, pertanto,<br />

essenziale stabilire se esso sia inserito nel reticolo<br />

Si Si Ti Si Si Si Si Ti Si Si<br />

O O O O<br />

H2O2 O O O O<br />

O H<br />

H<br />

O<br />

O O O O<br />

O O O O<br />

TiO4 Si Si Si Si Si Si Si Si Si Si<br />

667


PRODUZIONE DI INTERMEDI PER LA PETROLCHIMICA<br />

tab. 3. Alcune zeoliti sostituite in struttura con metalli <strong>di</strong> transizione.<br />

Sono evidenziate in neretto quelle più stu<strong>di</strong>ate per applicazioni catalitiche<br />

Nome Struttura Metalli Dimensioni pori (Å) Dimensionalità<br />

TS-1 MFI Ti, Fe, V, Zr, Cr 5,6·5,3 3<br />

TS-2, TS-3 MFI/MEL Ti, Fe, V 5,3·5,4 3<br />

TS-12 MTW Ti, Fe 5,9·5,5 1<br />

Ti-FER FER Ti, V 5,4·4,2 2<br />

Ti-MWW MWW Ti 5,4·4,0 2<br />

Ti-b BEA Ti, Fe, Sn, Cr 6,4·7,6 3<br />

Ti-MOR MOR Ti 6,5·7,0 2<br />

Ti-SSZ-33 CIT-1 Ti 6,4·7,0 3<br />

Ti-UTD-1 DON Ti, V circa 10 1<br />

Ti-MCM-41 – Ti, V, Sn, Mn 20-100 1<br />

Ti-MCM-48 – Ti, V, Cr 20-100 3<br />

cristallino in <strong>di</strong>spersione atomica o sia depositato sulla<br />

superficie sotto forma <strong>di</strong> particelle <strong>di</strong>screte <strong>di</strong> ossido.<br />

Altrettanto importante è poter escludere la presenza <strong>di</strong><br />

fasi amorfe occluse e determinare la morfologia dei cristalli<br />

(<strong>di</strong>mensione e forma). Preliminare a ogni stu<strong>di</strong>o<br />

catalitico, quin<strong>di</strong>, è l’accurata caratterizzazione chimico-fisica<br />

del potenziale catalizzatore.<br />

Sfortunatamente non esiste una tecnica unica che<br />

sia semplice e fornisca, allo stesso tempo, risposte univoche<br />

(Boccuti et al., 1988; Millini e Perego, 1996).<br />

Generalmente, è necessario ricorrere all’uso combinato<br />

<strong>di</strong> tecniche <strong>di</strong>verse per ottenere una sufficiente certezza<br />

della qualità del catalizzatore. Per la titanio-silicalite<br />

e le altre titanio-zeoliti, le tecniche più utilizzate<br />

sono la <strong>di</strong>ffrazione dei raggi X (XRD, x-Ray<br />

Diffraction), l’assorbimento nell’ultravioletto (UV), la<br />

spettroscopia FTIR e Raman, la spettroscopia d’assorbimento<br />

dei raggi X (EXAFS e XANES) e la microscopia<br />

elettronica (SEM, TEM).<br />

Anche test <strong>di</strong> reattività possono contribuire alla caratterizzazione.<br />

L’idrossilazione del fenolo, per esempio,<br />

è molto sensibile alla presenza <strong>di</strong> specie extrareticolari<br />

ed è stata proposta come test supplementare al riguardo<br />

(v. oltre).<br />

Proprietà chimico-fisiche e proprietà catalitiche<br />

delle titanio-zeoliti<br />

Le proprietà catalitiche <strong>di</strong>pendono da molteplici fattori,<br />

alcuni dei quali (posizione del titanio, morfologia dei<br />

cristalli) sono già stati citati. A essi vanno aggiunte la geometria<br />

e le proprietà superficiali dei pori che impartiscono<br />

alle titanio-zeoliti le proprietà <strong>di</strong> setaccio molecolare,<br />

la capacità cioè <strong>di</strong> <strong>di</strong>scriminare i composti, in fase <strong>di</strong> adsorbimento,<br />

sulla base delle loro <strong>di</strong>mensioni e proprietà chimico-fisiche.<br />

I rapporti tra proprietà superficiali e prestazioni<br />

catalitiche possono essere così riassunti:<br />

• solo il titanio inserito nella struttura è cataliticamente<br />

utile. Il titanio in posizione esterna è ad<strong>di</strong>rittura dannoso<br />

per la sua capacità <strong>di</strong> catalizzare reazioni parassite,<br />

come la decomposizione dell’acqua ossigenata<br />

e percorsi <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> ra<strong>di</strong>calica. Un criterio analogo<br />

vale per le zeoliti contenenti siti metallici <strong>di</strong>versi<br />

dal titanio;<br />

• il titanio inserito nella struttura conferisce alla silicalite-1<br />

proprietà catalitiche molto <strong>di</strong>verse da quelle<br />

conferite dal vana<strong>di</strong>o, dal ferro e da qualsiasi altro<br />

metallo <strong>di</strong> transizione (v. oltre);<br />

• <strong>di</strong>mensioni e geometria dei pori danno luogo alla<br />

cosiddetta shape selectivity, cioè alla capacità del<br />

materiale <strong>di</strong> <strong>di</strong>scriminare i reagenti e i prodotti sulla<br />

base della loro forma e <strong>di</strong>mensioni (v. oltre);<br />

• fenomeni <strong>di</strong> adsorbimento selettivo, governati dalla<br />

natura della superficie, concentrano specifici componenti<br />

della miscela <strong>di</strong> reazione nei canali, in prossimità<br />

dei siti catalitici, influenzando in maniera determinante<br />

il corso della reazione (attività, selettività,<br />

<strong>di</strong>sattivazione). La capacità della TS-1 <strong>di</strong> adsorbire<br />

selettivamente i composti non polari, pur in presenza<br />

<strong>di</strong> acqua e <strong>di</strong> altre sostanze polari e protiche, spiega<br />

l’apparente <strong>di</strong>fferenza delle proprietà catalitiche<br />

del titanio nella TS-1 e negli alcossi<strong>di</strong> solubili. Questi<br />

ultimi sono pressoché inattivi in soluzione acquosa<br />

<strong>di</strong> acqua ossigenata, nelle con<strong>di</strong>zioni cioè <strong>di</strong> massima<br />

attività della TS-1.<br />

668 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI


fig. 7. Proprietà chimiche e steriche<br />

dei siti attivi della TS-1.<br />

I fenomeni che hanno luogo sul sito catalitico sono<br />

strettamente collegati da un lato con la tendenza del titanio<br />

reticolare a espandere la sua sfera <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nazione<br />

da tetraedrica a ottaedrica, chemiadsorbendo molecole<br />

polari, e dall’altro con la scarsa resistenza all’idrolisi <strong>di</strong><br />

una unità TiOSi (fig. 7; Bellussi et al., 1992; Clerici<br />

e Ingallina, 1993).<br />

In accordo con ciò, l’acqua e gli alcoli si coor<strong>di</strong>nano<br />

sul titanio e idrolizzano reversibilmente un legame<br />

TiOSi, producendo specie TiOH e SiOH. L’acqua<br />

ossigenata si comporta in modo analogo, producendo<br />

la specie TiOOH che è all’origine delle proprietà<br />

ossidanti del sistema TS-1/H 2 O 2 . Per la specie TiOOH<br />

sono state proposte le strutture illustrate in fig. 8 (per<br />

motivi <strong>di</strong> chiarezza, sono stati omessi gli altri leganti,<br />

per i quali v. ancora fig. 7). La struttura rappresentata in<br />

A è quella che ha le maggiori probabilità <strong>di</strong> esistenza<br />

nelle con<strong>di</strong>zioni adatte alla catalisi, cioè in presenza <strong>di</strong><br />

acqua e/o <strong>di</strong> un alcol.<br />

La TS-1 catalizza l’<strong>ossidazione</strong> <strong>di</strong> molte funzioni<br />

organiche con acqua ossigenata, in particolare l’ep<strong>ossidazione</strong><br />

delle olefine e l’idrossilazione delle paraffine<br />

e dei composti aromatici, oltre che l’<strong>ossidazione</strong><br />

degli alcoli, degli eteri e <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi composti solforati<br />

e azotati. Non è invece attiva nelle ossidazioni con idroperossi<strong>di</strong><br />

organici. Le altre metallo-zeoliti sono attive<br />

per uno spettro <strong>di</strong> reazioni più limitato. Quelle a pori<br />

larghi e i materiali mesoporosi, tuttavia, permettono<br />

<strong>di</strong> utilizzare come ossidanti anche gli idroperossi<strong>di</strong><br />

organici.<br />

La TS-1, ma anche la TS-2, la Ti-b, la Ti,Al-b e la<br />

Ti-MWW catalizzano l’ep<strong>ossidazione</strong> delle olefine, in<br />

soluzione <strong>di</strong>luita <strong>di</strong> acqua ossigenata (10%) e a temperature<br />

inferiori a 80 °C. La TS-1 mostra già una buona<br />

attività perfino al <strong>di</strong> sotto <strong>di</strong> 0 °C. In effetti, l’ep<strong>ossidazione</strong><br />

è la reazione preferita quando nella molecola sono<br />

presenti altri gruppi reattivi. Al riguardo, la chemioselettività<br />

può essere altissima.<br />

A <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> quanto osservato nel caso <strong>di</strong> catalizzatori<br />

a base <strong>di</strong> titanio ma solubili, i solventi che favoriscono<br />

un’elevata velocità <strong>di</strong> reazione sono protici e<br />

polari: il metanolo (TS-1, TS-2, Ti-b, Ti,Al-b), l’acetone<br />

(TS-1) e l’acetonitrile. In quantità moderata, l’acqua<br />

ha effetti minori sulle rese e la selettività. D’altra parte,<br />

la sua presenza nell’ambiente <strong>di</strong> reazione non può essere<br />

VOLUME II / RAFFINAZIONE E PETROLCHIMICA<br />

Si<br />

O<br />

O<br />

Si<br />

Si<br />

O<br />

OH2 Ti<br />

OH<br />

OH2 O<br />

H<br />

H 2O<br />

Si<br />

Si<br />

O<br />

O<br />

O<br />

Ti<br />

Si<br />

O<br />

Si Si<br />

R<br />

O H<br />

Ti O<br />

O<br />

H 2O/H 2O 2<br />

PROCESSI DI OSSIDAZIONE<br />

evitata, essendo aggiunta con l’ossidante e prodotta dalla<br />

stessa reazione. La decomposizione dell’acqua ossigenata<br />

è generalmente bassa con i catalizzatori in<strong>di</strong>cati o,<br />

ad<strong>di</strong>rittura, trascurabile con la TS-1.<br />

Le rese e la selettività sono in genere alte, potendo<br />

raggiungere valori prossimi al 100% con la TS-1, in accordo<br />

con il meccanismo eterolitico (fig. 9; Clerici e Ingallina,<br />

1993; Neurock e Manzer, 1996).<br />

Sottoprodotti della reazione sono generalmente i prodotti<br />

d’idrolisi dell’epossido. La loro formazione può<br />

essere ridotta, neutralizzando l’aci<strong>di</strong>tà residua del catalizzatore,<br />

con l’aggiunta <strong>di</strong> modeste quantità <strong>di</strong> sostanze<br />

basiche nell’ambiente <strong>di</strong> reazione.<br />

Tutti i catalizzatori zeolitici, non solo quelli <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong>,<br />

possiedono shape selectivity: solo le olefine,<br />

capaci <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffondere all’interno dei pori, possono essere<br />

ossidate con elevate velocità <strong>di</strong> reazione. Ciò spiega la<br />

<strong>di</strong>versa reattività del cicloesene sulla TS-1 (molto scarsa)<br />

e sulla Ti,Al-b (buona), poiché le sue <strong>di</strong>mensioni<br />

molecolari sono molto vicine al <strong>di</strong>ametro dei pori della<br />

prima e significativamente inferiori a quello della seconda.<br />

Più in generale, la shape selectivity sovverte<br />

Si<br />

O<br />

O<br />

Si<br />

Si<br />

O<br />

OH2 Ti<br />

OOH<br />

OH2 O<br />

H<br />

H Ti<br />

O H<br />

O<br />

fig. 8. Struttura della specie cataliticamente<br />

attiva della TS-1.<br />

R<br />

Ti<br />

A B<br />

O<br />

O<br />

H<br />

fig. 9. Meccanismo dell’ep<strong>ossidazione</strong><br />

catalizzata dalla TS-1.<br />

O<br />

H<br />

R<br />

Ti<br />

O<br />

O<br />

H<br />

O<br />

H<br />

Si<br />

669


PRODUZIONE DI INTERMEDI PER LA PETROLCHIMICA<br />

TS-1:<br />

Ti,Al-β:<br />

1,0<br />

<br />

4,7 6,0 16,2<br />

<br />

CH3CO3H: AcO <br />

R1 R <br />

R<br />

0,04 1 20-24 27 240<br />

completamente l’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> reattività predetto dalle proprietà<br />

elettroniche del doppio legame. La fig. 10 mette a<br />

confronto olefine con <strong>di</strong>verso ingombro sterico nell’ep<strong>ossidazione</strong><br />

con TS-1/H 2 O 2 , Ti,Al-b/H 2 O 2 e con l’acido<br />

peracetico, che non risente significativamente <strong>di</strong> restrizioni<br />

steriche (i numeri associati alle olefine ne in<strong>di</strong>cano<br />

la reattività relativa). Gli effetti sterici dei sostituenti<br />

sul doppio legame prevalgono nettamente su quelli<br />

elettronici con i catalizzatori eterogenei, mentre accade<br />

l’opposto per l’acido peracetico.<br />

Se l’attività, la selettività e le blande con<strong>di</strong>zioni<br />

<strong>di</strong> reazione fanno del sistema TS-1/H 2 O 2 un’alternativa<br />

preferibile agli ossidanti convenzionali, le restrizioni<br />

steriche imposte dalla sua natura microporosa pongono<br />

limiti evidenti alla gamma delle potenziali applicazioni.<br />

La Ti-b e le altre titanio-zeoliti a pori larghi forniscono<br />

una soluzione molto parziale al problema. La sintesi dei<br />

catalizzatori mesoporosi (Ti-MCM-41, Ti-MCM-48 e<br />

simili) venne perseguita proprio in vista <strong>di</strong> un miglioramento<br />

in questa <strong>di</strong>rezione. Tuttavia, i risultati ottenuti con<br />

l’acqua ossigenata sono poco incoraggianti. Le conclusioni<br />

<strong>di</strong> questi stu<strong>di</strong> possono essere così riassunte:<br />

• la velocità <strong>di</strong> reazione <strong>di</strong>minuisce rapidamente nell’or<strong>di</strong>ne:<br />

TS-1Ti-bTi-MCM-41, <strong>di</strong>ventando pressoché<br />

trascurabile sul catalizzatore mesoporoso;<br />

• alla carenza precedente si aggiunge l’instabilità strutturale<br />

che Ti-b, Ti,Al-b e Ti-MCM-41 mostrano in<br />

misura crescente in soluzione acquosa d’acqua ossigenata.<br />

Il <strong>di</strong>fetto è comune ad altre metallo-zeoliti,<br />

in particolare a quelle contenenti vana<strong>di</strong>o, e si manifesta<br />

con un collasso progressivo del reticolo cristallino<br />

e con il rilascio del metallo in soluzione;<br />

• i materiali mesoporosi <strong>di</strong>sponibili hanno una superficie<br />

sostanzialmente idrofila. La circostanza favorisce<br />

l’adsorbimento dell’acqua, a scapito dell’olefina<br />

o <strong>di</strong> altro reagente non polare, deprimendo con<br />

ciò la velocità <strong>di</strong> reazione. Sfortunatamente, l’acqua<br />

non può essere evitata nell’uso dell’ossidante acqua<br />

ossigenata;<br />

• una possibile alternativa è offerta dall’uso del ter-butilidroperossido<br />

(TBHP), per il quale l’attività aumenta<br />

nell’or<strong>di</strong>ne inverso: Ti-bTi-MCM-41 mentre la<br />

TS-1 è praticamente inattiva per ragioni steriche.<br />

<br />

1 1,1 1,6 1,6<br />

fig. 10. Velocità relative <strong>di</strong> ep<strong>ossidazione</strong> <strong>di</strong> alcune olefine<br />

sostituite con <strong>di</strong>versi ossidanti.<br />

Le conclusioni <strong>di</strong> cui sopra, pertanto, non implicano<br />

una decrescente attività dei siti <strong>di</strong> titanio al crescere delle<br />

<strong>di</strong>mensioni dei pori, quanto, piuttosto, una <strong>di</strong>minuzione<br />

della capacità <strong>di</strong> adsorbimento dell’olefina. È la densità<br />

dei gruppi SiOH superficiali e, quin<strong>di</strong>, l’idrofilicità<br />

dei pori che aumenta nella serie TS-1Ti-βTi-MCM-41,<br />

favorendo parallelamente l’adsorbimento dell’acqua a<br />

spese dell’olefina (o d’altro reagente non polare). Anche<br />

l’instabilità è, in qualche misura, conseguenza dell’aumento<br />

dei gruppi SiOH, i quali possono essere considerati<br />

come siti <strong>di</strong>fettivi della matrice silicea e punto<br />

d’inizio dei fenomeni idrolitici che causano il deca<strong>di</strong>mento<br />

della matrice stessa.<br />

La TS-1 catalizza l’idrossilazione delle paraffine, a<br />

temperature inferiori a 100 °C, in soluzione acquosa o<br />

metanolica <strong>di</strong> acqua ossigenata (Huybrechts et al., 1990;<br />

Clerici, 1991):<br />

Può sembrare sorprendente che composti comunemente<br />

inerti come le paraffine, per <strong>di</strong> più in soluzione<br />

<strong>di</strong>luita, possano essere ossidati <strong>di</strong> preferenza rispetto al<br />

solvente metanolo. La ragione va ricercata probabilmente<br />

nell’idrofobicità del catalizzatore, in grado <strong>di</strong><br />

adsorbire selettivamente la paraffina in prossimità dei<br />

siti attivi secondo i criteri già esposti per l’ep<strong>ossidazione</strong><br />

delle olefine. Lo stesso motivo, probabilmente,<br />

spiega la poca o nulla attività delle titanio-zeoliti a pori<br />

larghi e dei catalizzatori mesoporosi, per i quali l’or<strong>di</strong>ne<br />

<strong>di</strong> reattività, già visto per le olefine, si <strong>di</strong>mostra ora<br />

molto più accentuato.<br />

In competizione con l’idrossilazione avviene anche<br />

la decomposizione dell’acqua ossigenata, in misura generalmente<br />

non trascurabile. L’<strong>ossidazione</strong> avviene soltanto<br />

al carbonio secondario, essendo inerti i gruppi metilici,<br />

e produce una miscela <strong>di</strong> alcoli secondari e chetoni (formati<br />

per <strong>ossidazione</strong> consecutiva). Le vana<strong>di</strong>o-silicaliti,<br />

invece, sono attive anche per l’idrossilazione dei carboni<br />

primari, formando una miscela <strong>di</strong> alcoli primari e<br />

secondari e prodotti <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> successiva.<br />

Per quanto riguarda i composti aromatici, la TS-1 e<br />

la Ti-MOR ne catalizzano l’idrossilazione ai corrispondenti<br />

fenoli (Romano et al., 1990):<br />

670 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI<br />

TS-1<br />

H 2O 2<br />

TS-1<br />

H 2O 2<br />

OH OH<br />

TS-1<br />

H 2O 2<br />

<br />

O O<br />

TS-1 H 2O 2<br />

OH<br />

OH<br />

TS-1<br />

H2O2 OH <br />

HO<br />

HOOH<br />

OH


La reazione segue le regole dell’attacco elettrofilo:<br />

sono elevate le reattività del fenolo e del toluene, mentre<br />

sono trascurabili quelle del nitrobenzene, del clorobenzene<br />

e dell’acido benzoico. L’<strong>ossidazione</strong> dei gruppi<br />

alchilici negli alchilbenzeni compete con quella del<br />

nucleo, eccetto che per i gruppi metili, quasi completamente<br />

inerti. Anche in questo caso è <strong>di</strong>verso il comportamento<br />

delle vana<strong>di</strong>o-silicaliti, le quali catalizzano <strong>di</strong><br />

preferenza l’idrossilazione delle catene alchiliche laterali,<br />

gruppi metilici inclusi.<br />

L’idrossilazione dei composti paraffinici e aromatici è<br />

fortemente regolata dalle restrizioni steriche imposte dalle<br />

<strong>di</strong>mensioni dei pori. Già l’idrossilazione del toluene ha<br />

una cinetica comparabile a quella del benzene, nonostante<br />

la sua maggiore nucleofilicità. Una seconda conseguenza<br />

degli effetti sterici è che la decomposizione dell’acqua<br />

ossigenata può <strong>di</strong>ventare la reazione predominante quando<br />

i substrati sono molecole voluminose.<br />

I meccanismi delle reazioni <strong>di</strong> idrossilazione sono<br />

stati poco stu<strong>di</strong>ati. Esistono, però, forti evidenze della<br />

loro natura omolitica, che le <strong>di</strong>fferenzia dall’ep<strong>ossidazione</strong>,<br />

eterolitica. Un meccanismo in grado <strong>di</strong> spiegare<br />

sia l’idrossilazione sia la competizione della decomposizione<br />

dell’acqua ossigenata è stato proposto <strong>di</strong> recente<br />

(Clerici, 2001).<br />

Le titanio-zeoliti somigliano ad altri sistemi catalitici<br />

nell’<strong>ossidazione</strong> degli alcoli primari e secondari, eccetto<br />

che per gli effetti delle restrizioni steriche (Maspero<br />

e Romano, 1994). I prodotti sono le aldei<strong>di</strong> e i chetoni<br />

corrispondenti, a cui si aggiungono, nel caso degli alcoli<br />

primari, anche gli aci<strong>di</strong> carbossilici formati per <strong>ossidazione</strong><br />

consecutiva (fig. 11). Gli alcoli primari sono ossidati<br />

con minore facilità dei secondari. È degna <strong>di</strong> nota<br />

la scarsa reattività dell’alcol metilico che lo rende adatto<br />

come solvente per le altre ossidazioni.<br />

I chetoni sono generalmente stabili nelle con<strong>di</strong>zioni<br />

<strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> degli alcoli secondari. Possono, però, essere<br />

ossidati a lattoni ed esteri corrispondenti, scegliendo<br />

opportunamente i catalizzatori. La Sn-b si <strong>di</strong>mostra il<br />

catalizzatore più selettivo al riguardo, con valori che possono<br />

arrivare al 98% (Corma et al., 2001). Al contrario<br />

delle titanio-zeoliti, un doppio legame eventualmente<br />

presente non subisce l’ep<strong>ossidazione</strong>, come esemplificato<br />

dall’<strong>ossidazione</strong> del <strong>di</strong>idrocarvone (fig. 12). La ragione<br />

va ricercata nel <strong>di</strong>verso meccanismo, che per la Sn-b<br />

si basa sulle proprietà <strong>di</strong> acido <strong>di</strong> Lewis del sito attivo,<br />

anziché redox come per la Ti-b.<br />

fig. 11. Meccanismo<br />

<strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> <strong>di</strong> un alcol<br />

catalizzata dalla TS-1.<br />

VOLUME II / RAFFINAZIONE E PETROLCHIMICA<br />

RCH 2<br />

Ti<br />

O<br />

O<br />

H<br />

O<br />

H<br />

Nell’<strong>ossidazione</strong> delle ammine possono essere ottenuti<br />

<strong>di</strong>versi prodotti, secondo la natura dell’ammina e<br />

delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> reazione:<br />

NH 2<br />

Dall’anilina, operando in <strong>di</strong>fetto d’acqua ossigenata,<br />

è ottenuto come prodotto finale l’azossibenzene.<br />

Con un eccesso d’ossidante, il prodotto principale è il<br />

nitrobenzene (non rappresentato). Nell’<strong>ossidazione</strong> delle<br />

ammine alifatiche primarie e secondarie si formano le<br />

ossime, le alchil idrossilammine e altri prodotti. Anche<br />

nel caso dell’<strong>ossidazione</strong> delle ammine si riscontra una<br />

<strong>di</strong>fferente selettività da parte <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi siti metallici. Le<br />

vana<strong>di</strong>o-silicaliti, per esempio nell’<strong>ossidazione</strong> dell’anilina,<br />

formano prevalentemente il nitrobenzene anche<br />

in <strong>di</strong>fetto d’acqua ossigenata.<br />

I tioeteri sono facilmente ossidati ai corrispondenti<br />

solfoni e solfossi<strong>di</strong>:<br />

RSRRSORRSO2R La reazione, inizialmente poco considerata a causa<br />

della facilità con cui si ossidano i tioeteri, potrebbe acquisire<br />

importanza come mezzo per la rimozione dello zolfo<br />

dai combustibili per autotrazione. È evidente che in questa<br />

applicazione i catalizzatori più adatti sono quelli con<br />

struttura mesoporosa e <strong>di</strong> conseguenza l’ossidante preferito<br />

<strong>di</strong>venta il ter-butilidroperossido.<br />

Ep<strong>ossidazione</strong> delle olefine<br />

PROCESSI DI OSSIDAZIONE<br />

Produzione industriale degli epossi<strong>di</strong><br />

Fra i prodotti che si possono ottenere per <strong>ossidazione</strong><br />

delle olefine, gli epossi<strong>di</strong> hanno sempre ricevuto un’attenzione<br />

particolare per la loro elevata reattività che ne<br />

fa degli interme<strong>di</strong> estremamente utili (e utilizzati) nella<br />

sintesi organica.<br />

Come spesso accade, anche fra gli epossi<strong>di</strong> il termine<br />

più semplice, l’ossido <strong>di</strong> etilene, viene prodotto con<br />

un metodo (<strong>ossidazione</strong> <strong>di</strong>retta dell’etilene con ossigeno<br />

in fase gassosa) <strong>di</strong>verso da quelli usati per tutti gli altri<br />

termini. Gli epossi<strong>di</strong> superiori, invece, sono preparati<br />

H H<br />

R<br />

O C<br />

H<br />

Ti O H<br />

O<br />

NHOH<br />

ArNHOH<br />

OH 2<br />

Ti<br />

NN <br />

RCH 2NH 2 RCHNOH RCHO<br />

O<br />

ArNHOH<br />

NO<br />

O <br />

H RCHO<br />

671


PRODUZIONE DI INTERMEDI PER LA PETROLCHIMICA<br />

O<br />

H 2O 2<br />

O<br />

O<br />

Sn<br />

O<br />

R<br />

O H<br />

Ti O<br />

O<br />

O<br />

O<br />

H<br />

in con<strong>di</strong>zioni più blande e con modalità più complesse.<br />

Questo perché, alle temperature relativamente alte<br />

richieste dall’uso dell’ossigeno molecolare, all’<strong>ossidazione</strong><br />

del doppio legame si aggiunge quella del CH<br />

allilico con la conseguenza <strong>di</strong> ottenere un largo spettro<br />

<strong>di</strong> prodotti. Per questo motivo, gli epossi<strong>di</strong> superiori,<br />

quando non sono ottenuti per <strong>ossidazione</strong> delle corrispondenti<br />

olefine con aci<strong>di</strong> percarbossilici (reazione non<br />

priva <strong>di</strong> problemi, anche dal punto <strong>di</strong> vista della sicurezza),<br />

sono generalmente preparati per <strong>ossidazione</strong> delle<br />

olefine con cloro (attraverso le cloridrine corrispondenti)<br />

o con idroperossi<strong>di</strong>. A questi processi potrebbe aggiungersi,<br />

in futuro, l’ep<strong>ossidazione</strong> con acqua ossigenata,<br />

attualmente in fase <strong>di</strong> sviluppo.<br />

Di seguito, si prendono in esame i processi per la produzione<br />

dell’ossido <strong>di</strong> propilene che, fra gli epossi<strong>di</strong><br />

superiori, è <strong>di</strong> gran lunga quello commercialmente più<br />

importante.<br />

La capacità produttiva dell’ossido <strong>di</strong> propilene (PO)<br />

nel 2000 ammontava globalmente a 5,710 6 t, con una<br />

domanda attestata a 4,710 6 t. Si stima che circa il 7%<br />

del propilene prodotto sia destinato alla produzione <strong>di</strong><br />

questo derivato.<br />

L’ossido <strong>di</strong> propilene è un interme<strong>di</strong>o base dell’industria<br />

chimica, utilizzato per produrre una lunga serie <strong>di</strong><br />

prodotti commerciali. A tale scopo, deve essere preventivamente<br />

trasformato in alcuni suoi derivati: polieteri polioli<br />

(65%), glicoli propilenici (20%) e altri interme<strong>di</strong> come,<br />

per esempio, i glicoleteri, le alcanolammine, l’1,4-butan<strong>di</strong>olo,<br />

l’alcol allilico e il propilencarbonato. I polieteri<br />

polioli, prodotti dalla reazione dell’ossido <strong>di</strong> propilene con<br />

alcoli poliidrici, sono destinati alla produzione <strong>di</strong> schiume<br />

poliuretaniche flessibili (applicate nell’industria automobilistica,<br />

per esempio per i se<strong>di</strong>li, o della casa e dell’arredamento,<br />

per esempio per materassi e tappeti) o<br />

O<br />

O<br />

O<br />

O<br />

O<br />

OH<br />

OH<br />

fig. 12. Diverso meccanismo <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> dei catalizzatori<br />

Sn-b e Ti-b.<br />

rigide (impiegate, per esempio, negli isolanti termici). Il glicole<br />

propilenico (1,2-<strong>di</strong>idrossipropano), d’altra parte, è<br />

utilizzato nella produzione <strong>di</strong> resine poliestere e, per la sua<br />

biocompatibilità, nella formulazione <strong>di</strong> prodotti cosmetici,<br />

farmaceutici e alimentari. Per lo stesso motivo, il glicole<br />

<strong>di</strong>propilenico e altri oligomeri inferiori sono utilizzati<br />

per produrre liqui<strong>di</strong> antigelo, flui<strong>di</strong> idraulici, oli da<br />

taglio e lubrificanti. A <strong>di</strong>fferenza degli analoghi derivati<br />

dell’ossido d’etilene, infatti, essi sono biodegradabili e<br />

innocui per gli organismi viventi. Da citare sono anche<br />

alcune utilizzazioni delle alcanolammine (detergenti, prodotti<br />

anticorrosione), dei polieteri (agenti antischiuma, tensioattivi)<br />

e degli esteri (solventi per inchiostri e vernici).<br />

Processo alla cloridrina<br />

Introdotto circa un secolo fa, il processo alla cloridrina<br />

è largamente applicato ancora oggi. Il propilene<br />

viene fatto reagire con il cloro in soluzione acquosa, producendo<br />

una miscela <strong>di</strong> due cloridrine da cui si libera<br />

l’ossido <strong>di</strong> propilene per trattamento con calce o soda<br />

(resa globale, circa 89%):<br />

CH3 CHCH2 H2O Cl2 n CH3 CH CH2 <br />

OH OH Cl Cl<br />

n CH 3 CH CH 2(1n) CH 3<br />

Il processo alla cloridrina è gravato da una serie <strong>di</strong><br />

problemi, con implicazioni <strong>di</strong> carattere ambientale, quali<br />

la formazione <strong>di</strong> coprodotti e sottoprodotti clorurati inorganici<br />

e organici. Gran parte del cloro impiegato, infatti,<br />

finisce per formare cloruro <strong>di</strong> idrogeno in quantità stechiometrica,<br />

per la cui neutralizzazione, che avviene contemporaneamente<br />

alla formazione dell’epossido, si usa<br />

calce o soda. Si formano anche quantità non trascurabili<br />

<strong>di</strong> sottoprodotti clorurati organici, i quali consumano<br />

inutilmente propilene e complicano le operazioni a valle<br />

della loro formazione. L’effluente, costituito da una soluzione<br />

<strong>di</strong>luita <strong>di</strong> cloruro <strong>di</strong> so<strong>di</strong>o o <strong>di</strong> calcio e da impurezze<br />

organiche clorurate, deve essere sottoposto ai necessari<br />

trattamenti e infine smaltito. Un ulteriore problema<br />

nasce dai rischi <strong>di</strong> corrosione e, quin<strong>di</strong>, dalla necessità<br />

<strong>di</strong> utilizzare materiali resistenti. Ciò nonostante quello<br />

alla cloridrina è un processo economicamente valido, in<br />

grado <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfare circa la metà del mercato mon<strong>di</strong>ale<br />

dell’ossido <strong>di</strong> propilene.<br />

Ep<strong>ossidazione</strong> con idroperossi<strong>di</strong><br />

I processi in cui l’ossidante è un idroperossido organico<br />

furono sviluppati originariamente da Halcon, ARCO<br />

672 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI<br />

Cl<br />

OH<br />

Cl<br />

OH<br />

(1n) (1n) CH CH 3 3 CH CH CH CH 2 2 HCl HCl<br />

OH Cl<br />

CH<br />

CH 2NaOH<br />

CH CH3 3 CH CH CH CH2NaClH 2NaClH2O2O OO


e Shell e applicati nell’industria a partire dagli anni Settanta.<br />

Con essi si produce, all’incirca, l’altra metà dell’ossido<br />

<strong>di</strong> propilene commercializzato nel mondo. Sono<br />

processi <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> in fase liquida, in cui i catalizzatori<br />

possono essere solubili (Halcon/ARCO) o supportati<br />

(Shell). Gli ossidanti sono il TBHP (ter-butilidroperossido)<br />

o l’EBHP (etilbenzene idroperossido o<br />

(1-fenil)etilidroperossido), ottenuti dall’<strong>ossidazione</strong> con<br />

aria dell’isobutano o dell’etilbenzene, rispettivamente.<br />

Gli alcoli coprodotti, ter-butilico (TBA) o 1-feniletilico,<br />

sono destinati rispettivamente alle produzioni del metilter-butiletere<br />

(MTBE) e dello stirene. Dal loro valore<br />

commerciale <strong>di</strong>pende in gran parte la convenienza dell’ossido<br />

<strong>di</strong> propilene prodotto per questa via.<br />

Esiste poi un terzo processo, introdotto <strong>di</strong> recente<br />

dalla Sumitomo, in cui l’ossidante è il cumilidroperossido<br />

e in cui l’alcol coprodotto è riciclato anziché essere<br />

collocato sul mercato.<br />

<strong>Processi</strong> <strong>di</strong> ep<strong>ossidazione</strong> con TBHP<br />

Esistono due versioni del processo, utilizzate dalla<br />

Lyondell (ex ARCO) e dalla Huntsman (ex Texaco). Le<br />

reazioni principali sono le stesse:<br />

CH 3<br />

CH 3<br />

CH 3<br />

C<br />

CH 3<br />

CH 3<br />

C<br />

CH 3<br />

H<br />

CH 3<br />

OOH CH3 CH CH3 3<br />

CH 3<br />

O<br />

Nel processo ARCO si <strong>di</strong>stinguono sei sta<strong>di</strong>: <strong>ossidazione</strong><br />

dell’isobutano, ep<strong>ossidazione</strong> del propilene,<br />

separazione dei prodotti, purificazione del PO, purificazione<br />

del TBA, preparazione e recupero del catalizzatore.<br />

Nel primo sta<strong>di</strong>o, l’isobutano è ossidato in<br />

fase liquida con ossigeno, a circa 140 °C sotto pressione,<br />

producendo una miscela <strong>di</strong> ter-butilidroperossido,<br />

ter-butanolo e <strong>di</strong>versi sottoprodotti, come<br />

acetone e aci<strong>di</strong> carbossilici. La reazione è condotta<br />

in ter-butanolo <strong>di</strong> riciclo ed è una tipica aut<strong>ossidazione</strong><br />

che non richiede catalizzatore, sebbene la presenza<br />

<strong>di</strong> iniziatori possa accelerarne le fasi iniziali. Per<br />

valori <strong>di</strong> conversione vicini al 35%, le selettività a<br />

ter-butilidroperossido e ter-butanolo sono il 53% e il<br />

40%, rispettivamente.<br />

La corrente proveniente dal reattore d’aut<strong>ossidazione</strong><br />

è sottoposta a frazionamento per rimuovere l’isobutano,<br />

<strong>di</strong>luita con ter-butanolo <strong>di</strong> riciclo per portare<br />

la concentrazione del TBHP al 40% e, dopo aggiunta<br />

VOLUME II / RAFFINAZIONE E PETROLCHIMICA<br />

C<br />

CH 3<br />

CH<br />

OOH<br />

CH 2<br />

<br />

CH 3<br />

CH 3<br />

C<br />

CH CH3 3<br />

CH CH3 3<br />

CH 3<br />

CH CH CH2 2<br />

CH CH3 3 C OH<br />

OH<br />

PROCESSI DI OSSIDAZIONE<br />

della soluzione del catalizzatore <strong>di</strong> molibdeno, alimentata<br />

nel reattore <strong>di</strong> ep<strong>ossidazione</strong>. Il propilene è<br />

alimentato in forte eccesso per massimizzare le rese e<br />

<strong>di</strong>minuire i tempi <strong>di</strong> reazione. La reazione è condotta<br />

a circa 120 °C e sotto pressione, con selettività fino al<br />

98% rispetto al propilene. Tra i sottoprodotti sono da<br />

annoverare il metilformiato (particolarmente indesiderato<br />

per il punto <strong>di</strong> ebollizione prossimo a quello<br />

dell’epossido), composti carbonilici, aci<strong>di</strong> carbossilici<br />

e glicole propilenico. Le fasi successive prevedono<br />

la separazione dei prodotti dall’eccesso <strong>di</strong> propilene<br />

da inviare al riciclo, il recupero del molibdeno e la purificazione<br />

dell’ossido <strong>di</strong> propilene e del ter-butanolo.<br />

Il processo è caratterizzato dalla produzione <strong>di</strong> PO e<br />

ter-butanolo in rapporto 1:2,4.<br />

In una seconda versione del processo, sviluppata originariamente<br />

da Texaco, l’ep<strong>ossidazione</strong> è condotta in<br />

due sta<strong>di</strong> successivi a 110 °C e 135 °C. Questa seconda<br />

versione <strong>di</strong>fferisce dalla precedente anche per i meto<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong> preparazione del catalizzatore e <strong>di</strong> separazione e<br />

purificazione dei prodotti e per il più basso rapporto<br />

PO/ter-butanolo.<br />

<strong>Processi</strong> <strong>di</strong> ep<strong>ossidazione</strong> con EBHP<br />

Esistono due processi in cui l’ossidante è l’(1-fenil)etilidroperossido,<br />

che si <strong>di</strong>fferenziano per il tipo <strong>di</strong> catalizzatore:<br />

CH 3<br />

C H<br />

H<br />

CH 3<br />

C OOH<br />

H<br />

<br />

CH 3<br />

CH 3<br />

C OOH <br />

H<br />

CH 3<br />

CH<br />

CH2 <br />

CH 3<br />

C OH<br />

Nel processo ARCO (oggi Lyondell) si utilizza un<br />

composto solubile del molibdeno, mentre nel processo<br />

sviluppato dalla Shell si impiega titanio(IV) supportato<br />

su silice, Ti/SiO 2 . Il rapporto dei prodotti PO/stirene,<br />

invece, è simile e pari a circa 1:2,2.<br />

In ambedue i processi il primo sta<strong>di</strong>o ha il compito<br />

<strong>di</strong> preparare la soluzione <strong>di</strong> idroperossido, per <strong>ossidazione</strong><br />

dell’etilbenzene con aria a circa 150 °C e 3,5 bar<br />

<strong>di</strong> pressione. Per ragioni <strong>di</strong> sicurezza, si limita la conversione<br />

a valori inferiori al 10%. La selettività è 80-<br />

85% rispetto all’idroperossido, con il resto costituito<br />

principalmente da 1-feniletanolo e acetofenone. La concentrazione<br />

<strong>di</strong> EBHP richiesta per la reazione <strong>di</strong> ep<strong>ossidazione</strong><br />

(17-19%) è raggiunta rimuovendo per <strong>di</strong>stillazione<br />

l’eccesso <strong>di</strong> etilbenzene.<br />

O<br />

CHCH 2<br />

H<br />

CH 3<br />

C OH<br />

H<br />

673


PRODUZIONE DI INTERMEDI PER LA PETROLCHIMICA<br />

L’ep<strong>ossidazione</strong> viene condotta a 100-115 °C. Nel processo<br />

Shell, il catalizzatore eterogeneo Ti/SiO 2 permette<br />

<strong>di</strong> adottare la soluzione del reattore a letto fisso impaccato.<br />

La particolarità <strong>di</strong> questo catalizzatore è la sua stabilità<br />

al rilascio in soluzione <strong>di</strong> specie solubili. Nelle con<strong>di</strong>zioni<br />

<strong>di</strong> reazione, analoghi catalizzatori <strong>di</strong> molibdeno,<br />

tungsteno o vana<strong>di</strong>o supportati liberano, invece, specie<br />

solubili. La rigenerazione del catalizzatore Ti/SiO 2 <strong>di</strong>sattivato<br />

avviene ossidando con aria i depositi organici.<br />

Ciò che caratterizza i processi con EBHP è lo sta<strong>di</strong>o<br />

de<strong>di</strong>cato alla produzione dello stirene monomero.<br />

La miscela <strong>di</strong> 1-feniletanolo e acetofenone, recuperata<br />

dall’effluente del reattore <strong>di</strong> ep<strong>ossidazione</strong>, è <strong>di</strong>sciolta<br />

in trifenilmetano e sottoposta a <strong>di</strong>sidratazione ad alta<br />

temperatura in presenza <strong>di</strong> un catalizzatore acido. Dopo<br />

la separazione dello stirene, il residuo contenente acetofenone<br />

è inviato ad un reattore <strong>di</strong> idrogenazione, dopo <strong>di</strong><br />

che l’1-feniletanolo ad<strong>di</strong>zionale è riunito alla corrente<br />

inviata alla <strong>di</strong>sidratazione. Le selettività superano il 98%.<br />

Dal punto <strong>di</strong> vista delle prestazioni globali, sia nel<br />

processo ARCO sia in quello Shell le rese in epossido si<br />

avvicinano al 92% e quelle in stirene al 94%.<br />

Processo <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> con cumilidroperossido<br />

Il processo sviluppato dalla Sumitomo, basato sul<br />

cumilidroperossido come ossidante, è caratterizzato dal<br />

fatto che il coprodotto, l’alcol cumilico, è <strong>di</strong>sidratato e<br />

idrogenato a cumene e quin<strong>di</strong> riciclato. La via idroperossido,<br />

in questo caso particolare, si svincola dalla necessità<br />

<strong>di</strong> dover collocare sul mercato un secondo prodotto.<br />

Si caratterizza, inoltre, per le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> temperatura<br />

e pressione significativamente più blande rispetto agli<br />

altri processi idroperossido. Finora è stato applicato in<br />

un solo impianto in Giappone, operativo dal 2003<br />

(200.000 t/a).<br />

Ep<strong>ossidazione</strong> con acqua ossigenata catalizzata<br />

dalla TS-1<br />

Il processo si <strong>di</strong>fferenzia dai precedenti per l’uso dell’acqua<br />

ossigenata come ossidante, reso possibile dall’adozione<br />

della titanio-silicalite come catalizzatore (Clerici<br />

et al., 1991). Nel processo il coprodotto è semplicemente<br />

l’acqua, il che permette <strong>di</strong> svincolarsi dalla<br />

necessità <strong>di</strong> collocarlo sul mercato o <strong>di</strong> riciclarlo, oltre<br />

a offrire indubbi vantaggi <strong>di</strong> tipo ambientale per l’assenza<br />

<strong>di</strong> sottoprodotti clorurati.<br />

La reazione <strong>di</strong> ep<strong>ossidazione</strong> è condotta in metanolo<br />

acquoso, a temperature inferiori a 60 °C e pressioni<br />

<strong>di</strong> poco superiori a 1 atm. La velocità <strong>di</strong> reazione è elevata,<br />

con TOF (Turn Over Frequency) <strong>di</strong> 1-2 s 1 (misurata<br />

in laboratorio a 40 °C). La selettività rispetto all’acqua<br />

ossigenata è pressoché quantitativa. Il suo consumo,<br />

nella reazione <strong>di</strong> decomposizione ad acqua e ossigeno e<br />

nell’<strong>ossidazione</strong> del metanolo, è del tutto trascurabile. I<br />

sottoprodotti sono costituiti da glicole propilenico e dai<br />

suoi due eteri monometilici, prodotti dall’attacco del<br />

metanolo sull’anello epossi<strong>di</strong>co. La selettività, generalmente<br />

elevata, può essere resa pressoché quantitativa<br />

(98%), tenendo sotto controllo l’aci<strong>di</strong>tà dell’ambiente<br />

con l’aggiunta <strong>di</strong> piccole quantità (nell’or<strong>di</strong>ne delle<br />

ppm) <strong>di</strong> basi.<br />

La reazione avviene ponendo in contatto, in un reattore<br />

slurry, una corrente <strong>di</strong> propilene con una sospensione<br />

<strong>di</strong> TS-1 in metanolo/acqua nella quale si alimenta<br />

una soluzione acquosa <strong>di</strong> acqua ossigenata (Romano,<br />

2001). L’elevata attività del catalizzatore in soluzione<br />

<strong>di</strong>luita permette <strong>di</strong> operare con concentrazioni dell’ossidante<br />

anche inferiori al 10%. L’effluente è sottoposto<br />

a <strong>di</strong>stillazione per recuperare il propilene che non ha<br />

reagito, l’ossido <strong>di</strong> propilene e il metanolo. La soluzione<br />

acquosa residua, dopo l’eventuale recupero del<br />

glicole propilenico e degli eteri monometilici, è inviata<br />

per il trattamento finale in un normale impianto biologico.<br />

L’accurato controllo delle con<strong>di</strong>zioni operative permette<br />

<strong>di</strong> minimizzare i fenomeni <strong>di</strong> <strong>di</strong>sattivazione del<br />

catalizzatore, causati dalla deposizione <strong>di</strong> sottoprodotti<br />

organici pesanti. Questi possono essere rimossi per lavaggio<br />

con solvente a temperature superiori a 100 °C o, semplicemente,<br />

per combustione con aria. Non sono stati<br />

evidenziati fenomeni <strong>di</strong> <strong>di</strong>sattivazione dovuti alla fuoriuscita<br />

del titanio dal reticolo cristallino.<br />

Rispetto ai processi alla cloridrina e all’idroperossido,<br />

la nuova tecnologia si caratterizza per il basso impatto<br />

ambientale, uno schema <strong>di</strong> processo più semplice e i<br />

costi <strong>di</strong> investimento ridotti. Per esempio, i reflui acquosi<br />

si riducono <strong>di</strong> cinque volte e si adattano perfettamente<br />

a un normale trattamento biologico. Un impianto prototipo<br />

<strong>di</strong> circa 6 t/d è stato messo in funzione dall’Eni-<br />

Chem nel 2001.<br />

Epossidazioni enantioselettive<br />

Si fa ora cenno ad alcune reazioni piuttosto peculiari,<br />

le epossidazioni enantioselettive, che hanno trovato<br />

varie applicazioni industriali anche se, per lo più,<br />

nella produzione <strong>di</strong> piccole quantità <strong>di</strong> composti ad<br />

altissimo valore aggiunto, tipicamente utilizzati dall’industria<br />

farmaceutica.<br />

La prima procedura per l’ep<strong>ossidazione</strong> enantioselettiva<br />

con eccessi enantiomerici elevati fu pubblicata<br />

nel 1980 da Barry Sharpless (allora alla Stanford University)<br />

e consiste nella reazione degli alcoli allilici primari<br />

con un idroperossido (per esempio, il ter-butilidroperossido<br />

o il cumilidroperossido) promossa da quantità<br />

stechiometriche <strong>di</strong> un alcossido <strong>di</strong> titanio(IV) e <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>etiltartrato enantiomericamente puro (Katsuki e<br />

Sharpless, 1980). La specie attiva è formata in situ dal<br />

titanio che lega, simultaneamente, il tartrato enantiomericamente<br />

puro, l’idroperossido e il substrato, quest’ultimo<br />

tramite il suo gruppo OH. La versatilità sintetica<br />

674 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI


CH OH<br />

H2C CH2 fig. 13. Ep<strong>ossidazione</strong> enantioselettiva dell’alcol allilico.<br />

degli alcoli allilici ha fatto sì che la reazione <strong>di</strong>venisse<br />

rapidamente uno strumento sintetico <strong>di</strong> primaria importanza.<br />

La strada verso applicazioni industriali fu ulteriormente<br />

spianata quando, nel 1986, Sharpless scoprì che,<br />

in presenza <strong>di</strong> setacci molecolari, era possibile condurre<br />

l’<strong>ossidazione</strong> utilizzando quantità catalitiche (5-10%<br />

in moli) del complesso titanio-tartrato.<br />

L’ep<strong>ossidazione</strong> dell’alcol allilico è stata uno dei primi<br />

processi <strong>di</strong> ep<strong>ossidazione</strong> enantioselettiva sviluppati su<br />

scala industriale (da ARCO; fig. 13). Utilizzando gli esteri<br />

tartarici dell’una o dell’altra forma, si possono ottenere<br />

entrambi gli enantiomeri del glicidolo con eccesso<br />

enantiomerico (ee) compreso fra il 91 e il 95%.<br />

L’isolamento del prodotto è molto facilitato trasformando<br />

in situ il glicidolo (che è un prodotto labile e solubile<br />

in acqua) nel corrispondente m-nitrobenzensolfonato<br />

che, dopo una cristallizzazione, viene recuperato con<br />

ee99%.<br />

Più o meno contemporaneamente all’ep<strong>ossidazione</strong><br />

enantioselettiva <strong>di</strong> Sharpless, fu pubblicata un’altra efficiente<br />

procedura che utilizza come ossidante l’acqua<br />

ossigenata: si tratta dell’ep<strong>ossidazione</strong> <strong>di</strong> Juliá-Colonna<br />

che impiega poliamminoaci<strong>di</strong> come catalizzatori chirali,<br />

tipicamente polialanina (Juliá et al., 1982). Gli eccessi<br />

enantiomerici sono elevatissimi (fino al 96%) ma limitati<br />

all’ep<strong>ossidazione</strong> <strong>di</strong> alcuni chetoni a,b-insaturi.<br />

Successivamente vi sono stati nuovi, importanti, contributi.<br />

Nel 1988, ancora Sharpless ha introdotto la <strong>di</strong>idrossilazione<br />

asimmetrica (che, in verità, produce <strong>di</strong>oli<br />

e non epossi<strong>di</strong>) catalizzata da tetrossido <strong>di</strong> osmio e ammine<br />

chirali e, nel 1991, è stato definito un protocollo per<br />

l’ep<strong>ossidazione</strong> asimmetrica (catalizzata da complessi<br />

del manganese con basi <strong>di</strong> Schiff chirali) che si applica<br />

a un gran numero <strong>di</strong> olefine e non più solo agli alcoli<br />

allilici. In entrambi i casi, tuttavia, gli ossidanti usati non<br />

hanno più carattere perossi<strong>di</strong>co ma sono ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong> ammine,<br />

K 3 [Fe(CN) 6 ] o ipoclorito <strong>di</strong> so<strong>di</strong>o.<br />

VOLUME II / RAFFINAZIONE E PETROLCHIMICA<br />

O<br />

H3C OOH H CH2OH H H<br />

Ti (i-PrO) CH3 4<br />

C<br />

<br />

D - (-) - DET<br />

CH3 (R)-glicidolo<br />

D - (-) - DET<br />

HO<br />

HO<br />

C<br />

C<br />

H<br />

COOC 2H 5<br />

H<br />

COOC 2H 5<br />

Gli epossi<strong>di</strong> enantiomericamente puri, preparati con<br />

l’una o l’altra procedura, trovano impiego nella sintesi<br />

<strong>di</strong> vari prodotti farmaceutici (per esempio, farmaci<br />

b-bloccanti o antivirali) e <strong>di</strong> prodotti per l’agricoltura<br />

(feromoni).<br />

Ossidazione degli aromatici<br />

PROCESSI DI OSSIDAZIONE<br />

CH 3<br />

H3C C OH<br />

CH 3<br />

Produzione industriale del fenolo<br />

Il fenolo è uno dei principali interme<strong>di</strong> chimici con<br />

una produzione mon<strong>di</strong>ale in crescita e pari nel 2004<br />

a circa 810 6 t. Viene utilizzato soprattutto nella<br />

produzione <strong>di</strong> interme<strong>di</strong> per policarbonati e resine<br />

epossi<strong>di</strong>che, <strong>di</strong> resine fenoliche (impiegate, per esempio,<br />

negli adesivi) e del caprolattame, materia prima<br />

per il Nylon 6.<br />

Attualmente, quasi tutto il fenolo a livello mon<strong>di</strong>ale<br />

è prodotto con il processo al cumene che costituisce anche<br />

la principale via <strong>di</strong> produzione industriale dell’acetone:<br />

ogni 10 t <strong>di</strong> fenolo, infatti, ne vengono coprodotte circa<br />

6 <strong>di</strong> acetone. Il processo al cumene prevede tre sta<strong>di</strong>: la<br />

reazione del benzene con propilene (alchilazione) che<br />

dà l’isopropilbenzene (cumene); l’<strong>ossidazione</strong> del cumene<br />

al corrispondente idroperossido; la decomposizione<br />

dell’idroperossido in ambiente acido che produce fenolo<br />

e acetone:<br />

O 2<br />

<br />

H 3C<br />

H 3C<br />

CH<br />

CH 2<br />

H3C OOH<br />

C<br />

H 2SO 4<br />

cat.<br />

H3C CH3 CH<br />

OH<br />

<br />

O 2<br />

O<br />

C<br />

H 3C CH 3<br />

675


PRODUZIONE DI INTERMEDI PER LA PETROLCHIMICA<br />

La prima reazione, l’alchilazione del benzene, è catalizzata<br />

da aci<strong>di</strong>: tra<strong>di</strong>zionalmente il tricloruro <strong>di</strong> alluminio<br />

o l’acido fosforico supportato. Recentemente, però,<br />

sono stati sviluppati processi innovativi che prevedono<br />

la sostituzione <strong>di</strong> questi aci<strong>di</strong> con opportune zeoliti, che<br />

hanno un impatto ambientale molto ridotto (Bellussi e<br />

Perego, 2000).<br />

Anche grazie a questi miglioramenti, il processo al<br />

cumene è pienamente sod<strong>di</strong>sfacente sotto molti punti<br />

<strong>di</strong> vista. Tuttavia, ogni ampliamento della capacità produttiva<br />

<strong>di</strong> fenolo implica la necessità <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare<br />

sbocchi commerciali per una corrispondente quantità<br />

<strong>di</strong> acetone.<br />

Una prima via per svincolarsi da questa necessità<br />

consiste nel riciclare l’acetone ritrasformandolo in<br />

propilene o, più brevemente, in alcol isopropilico, anch’esso<br />

in grado <strong>di</strong> alchilare il benzene (Girotti et al., 2003).<br />

Una soluzione più efficace è quella costituita dai processi<br />

<strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> <strong>di</strong>retta del benzene a fenolo, che eliminerebbero<br />

completamente la coproduzione <strong>di</strong> acetone.<br />

Il primo <strong>di</strong> questi processi è conosciuto come processo<br />

Solutia, dal nome della compagnia americana che lo<br />

ha recentemente messo a punto in collaborazione con il<br />

Boreskov Institute of Catalysis <strong>di</strong> Novosibirsk (Russia),<br />

utilizzando protossido <strong>di</strong> azoto, N 2 O, come ossidante e<br />

zeoliti tipo ZSM 5 contenenti ferro come catalizzatori:<br />

ormula 13<br />

Fe-zeolite<br />

<br />

N 2O N 2<br />

L’<strong>ossidazione</strong>, condotta a 350 °C, permette elevate<br />

conversioni del benzene (27%) con selettività rispetto al<br />

fenolo del 98% (Panov, 2000). Malgrado ciò, l’impiego<br />

dell’N 2 O <strong>di</strong>fficilmente potrà trovare larga applicazione;<br />

infatti non ne esiste una <strong>di</strong>sponibilità adeguata al fabbisogno<br />

per il fenolo e, d’altra parte, una sua produzione<br />

a questo scopo (per esempio, per pirolisi del nitrato d’ammonio<br />

o per <strong>ossidazione</strong> selettiva dell’ammoniaca) comporterebbe<br />

costi troppo elevati. Così, l’unico scenario<br />

plausibile per l’applicazione del processo Solutia è quello<br />

che ne prevede la realizzazione a fianco degli impianti<br />

<strong>di</strong> acido a<strong>di</strong>pico (un importante interme<strong>di</strong>o nel ciclo<br />

del nylon; Bellussi e Perego, 2000) nei quali si coproduce<br />

N 2 O che, invece <strong>di</strong> essere smaltito, potrebbe essere<br />

utilizzato per la produzione del fenolo, praticamente<br />

a costo zero.<br />

Una valida alternativa all’N 2 O è costituita dall’acqua<br />

ossigenata:<br />

OH<br />

OH<br />

cat.<br />

H2O2 H2O Il problema principale che si incontra nell’<strong>ossidazione</strong><br />

<strong>di</strong>retta del benzene a fenolo (non solo con acqua<br />

ossigenata) è lo scarso controllo cinetico della reazione:<br />

il fenolo, infatti, si ossida più facilmente del benzene e,<br />

pertanto, anziché accumularsi, si trasforma in tutta una<br />

serie <strong>di</strong> prodotti ulteriormente ossidati (catecolo, idrochinone,<br />

benzochinone, ecc.) fino alla completa degradazione<br />

della sua struttura ciclica o alla formazione <strong>di</strong><br />

peci polimeriche. Del resto, la facilità con cui il fenolo<br />

è ossidato con acqua ossigenata è sfruttata nella produzione<br />

<strong>di</strong> miscele <strong>di</strong> catecolo e idrochinone (v. oltre). Se,<br />

invece, si vuole ottenere selettivamente il fenolo per <strong>ossidazione</strong><br />

del benzene, occorre in<strong>di</strong>viduare strategie che<br />

permettano <strong>di</strong> rallentare le reazioni <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> successiva,<br />

consentendo l’accumulo del prodotto desiderato.<br />

Il primo passo in questa <strong>di</strong>rezione fu mosso da George<br />

Olah che, lavorando con acqua ossigenata estremamente<br />

concentrata (98%) in ambiente superacido<br />

(FSO 3 H-SbF 5 1:1) a 78 °C, ottenne fenolo con resa<br />

pari al 54% tanto sull’acqua ossigenata quanto sul benzene<br />

(Olah e Ohnishi, 1978). Sebbene le proibitive con<strong>di</strong>zioni<br />

<strong>di</strong> reazione abbiano fatto sì che questo lavoro sia<br />

solo <strong>di</strong> valore storico, l’idea che in mezzo superacido il<br />

fenolo venisse protonato (e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong>sattivato verso le<br />

successive ossidazioni) era assolutamente degna <strong>di</strong> nota.<br />

Un secondo approccio verso la riduzione della velocità<br />

con cui si ossida il fenolo muove dalla considerazione<br />

che molti problemi <strong>di</strong> ossidazioni consecutive sono<br />

efficacemente gestiti e risolti dai sistemi biologici, che<br />

riescono a segregare in ambienti <strong>di</strong>fferenti il catalizzatore<br />

e il prodotto della reazione. In questo modo il prodotto<br />

non ha sostanzialmente più accesso al sito catalitico<br />

e, <strong>di</strong> conseguenza, non può essere ulteriormente trasformato<br />

e si accumula senza <strong>di</strong>fficoltà. Un tipico esempio<br />

è costituito da parecchi enzimi della classe delle ossigenasi,<br />

i cui siti attivi sono situati in profonde tasche idrofobiche<br />

facilmente accessibili ai substrati lipofili, mentre<br />

i prodotti <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong>, più idrofili, una volta rilasciati<br />

non vi rientrano più.<br />

Questa importante caratteristica dei sistemi biologici<br />

può essere riprodotta, in qualche misura, adottando un<br />

mezzo <strong>di</strong> reazione costituito da due fasi liquide immiscibili<br />

fra loro, una acquosa e l’altra organica, la prima<br />

contenente il catalizzatore e la seconda molto efficiente<br />

nell’estrarre il fenolo prodotto, allontanandolo dal<br />

catalizzatore e minimizzandone, così, le ulteriori ossidazioni.<br />

I migliori risultati si sono avuti impiegando l’acetonitrile.<br />

Infatti, in presenza <strong>di</strong> benzene, acqua e acetonitrile<br />

formano un sistema eterogeneo con due fasi, l’una<br />

prevalentemente acquosa e l’altra prevalentemente organica.<br />

La concentrazione del benzene nella fase prevalentemente<br />

acquosa viene più che quadruplicata. Contemporaneamente,<br />

gran parte (85%) del fenolo formato<br />

è estratta nella fase organica e viene così sottratta alle<br />

reazioni <strong>di</strong> sovra<strong>ossidazione</strong>.<br />

Il sistema catalitico è composto da un acido (per<br />

esempio, l’acido trifluoroacetico o l’acido solforico),<br />

676 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI


da solfato ferroso e da un legante in grado <strong>di</strong> modularne<br />

l’attività e la selettività, l’N-ossido dell’acido 2-metilpirazin-4-carbossilico:<br />

HOOC<br />

O <br />

N <br />

Con questo sistema è stato possibile convertire l’8,4%<br />

del benzene, ottenendo fenolo con selettività del 97%<br />

rispetto al benzene e dell’88% rispetto all’acqua ossigenata<br />

(Bianchi et al., 2000).<br />

Gli sviluppi più recenti nell’<strong>ossidazione</strong> del benzene<br />

a fenolo con acqua ossigenata riguardano l’impiego<br />

<strong>di</strong> un solvente particolare (il solfolano) in combinazione<br />

con la TS-1. Ossidando il benzene con acqua<br />

ossigenata nei solventi più comunemente utilizzati, la<br />

selettività a fenolo decresce molto rapidamente all’aumentare<br />

della conversione e, tipicamente, scende sotto<br />

il 50% già a conversioni del benzene intorno al 3%.<br />

Questo calo è nettamente ridotto quando si usa, come<br />

solvente, il solfolano: in tal caso, la selettività a fenolo<br />

resta superiore all’80% anche con conversioni del<br />

benzene pari all’8%. I sottoprodotti sono catecolo (7%),<br />

idrochinone (4%), 1,4-benzochinone (1%) e peci (5%;<br />

Balducci et al., 2003). Probabilmente, il solfolano<br />

forma, tramite un legame idrogeno, un complesso con<br />

il fenolo una volta che questo è stato desorbito dal catalizzatore:<br />

Il complesso ha <strong>di</strong>mensioni nettamente maggiori <strong>di</strong><br />

quelle del fenolo cosicché, pur essendo relativamente<br />

labile, è comunque in grado <strong>di</strong> ritardare, in qualche misura,<br />

un nuovo ingresso del fenolo nei canali della zeolite.<br />

In questo modo il solfolano mo<strong>di</strong>fica, riducendolo, il<br />

coefficiente <strong>di</strong> ripartizione del fenolo fra il volume dei<br />

canali intrazeolitici e il solvente esterno e, in tal modo,<br />

ne ritarda la successiva <strong>ossidazione</strong>.<br />

fig. 14. Ossidazione<br />

<strong>di</strong>retta del benzene a<br />

fenolo con acqua<br />

ossigenata catalizzata<br />

da TS-1B. HDO,<br />

idrodeossigenazione.<br />

VOLUME II / RAFFINAZIONE E PETROLCHIMICA<br />

O<br />

N<br />

O<br />

H S<br />

O<br />

H 2O<br />

CH 3<br />

<strong>ossidazione</strong><br />

H 2O 2<br />

fenolo<br />

H 2O<br />

PROCESSI DI OSSIDAZIONE<br />

Un ulteriore miglioramento nelle prestazioni del sistema<br />

catalitico è stato ottenuto sottoponendo la titanio-silicalite<br />

a un trattamento post-sintesi con soluzioni acquose<br />

<strong>di</strong> NH 4 HF 2 e acqua ossigenata, a 80 °C. Il trattamento<br />

rimuove parte del titanio e mo<strong>di</strong>fica sostanzialmente<br />

anche l’intorno <strong>di</strong> una parte del titanio non rimosso. Il<br />

nuovo catalizzatore così ottenuto (TS-1B) consente <strong>di</strong><br />

ottenere selettività per il fenolo pari al 94% con conversioni<br />

del benzene intorno al 9% (Balducci et al., 2003).<br />

La selettività dell’intero processo può essere ancora<br />

migliorata convertendo i sottoprodotti in fenolo me<strong>di</strong>ante<br />

un trattamento con idrogeno, in acqua, su catalizzatori<br />

commerciali a base <strong>di</strong> ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong> nichel e molibdeno<br />

(Bianchi et al., 2004).<br />

Uno schema a blocchi semplificato del processo è<br />

mostrato nella fig. 14. L’<strong>ossidazione</strong> del benzene è realizzata<br />

in continuo, fra 95 e 110 °C e a 6 bar, su un letto<br />

fisso contenente la TS-1B. Al termine, si allontanano per<br />

<strong>di</strong>stillazione il benzene non convertito, l’acqua e il fenolo,<br />

mentre il solfolano usato come solvente viene purificato<br />

dai sottoprodotti (idrochinone, catecolo e peci)<br />

me<strong>di</strong>ante estrazione con soda acquosa e poi riciclato. Il<br />

processo consente la conversione completa dell’acqua<br />

ossigenata e una conversione del benzene pari a oltre il<br />

15%, con selettività per il fenolo superiore al 97% sul<br />

benzene e del 71% sull’acqua ossigenata.<br />

La conversione del benzene ottenuta nell’<strong>ossidazione</strong><br />

<strong>di</strong>retta con acqua ossigenata, per quanto bassa,<br />

è pienamente confrontabile con quella del processo<br />

tra<strong>di</strong>zionale, nel quale la conversione complessiva<br />

dopo i due sta<strong>di</strong> non supera mai l’8,5% e, più spesso,<br />

si attesta attorno al 6%. Anche se è ancora troppo presto<br />

per sapere se i risultati descritti daranno luogo a<br />

un nuovo processo per la produzione industriale <strong>di</strong><br />

fenolo senza coproduzione <strong>di</strong> acetone, senza dubbio<br />

ne gettano le basi.<br />

Ossidazione del fenolo a idrochinone e catecolo<br />

La capacità produttiva dell’idrochinone e del catecolo<br />

nei paesi sviluppati ammontava nel 2002 a circa<br />

50.000 e 32.000 t/a, rispettivamente. La produzione<br />

del primo trova il maggiore impulso nella richiesta da<br />

parte dell’industria fotografica. Quella del catecolo ha<br />

NaOH<br />

solfolano/benzene benzene<br />

<strong>di</strong> reintegro<br />

fenolo<br />

H 2SO 4<br />

benzene<br />

<strong>di</strong>stillazione<br />

purificazione<br />

del solfolano<br />

recupero<br />

dei <strong>di</strong>fenoli<br />

sezione HDO<br />

H 2O/<br />

Na 2SO 4<br />

H 2<br />

peci<br />

677


PRODUZIONE DI INTERMEDI PER LA PETROLCHIMICA<br />

conosciuto un sensibile sviluppo a partire dagli anni Settanta,<br />

con l’introduzione sul mercato della vanillina<br />

sintetica e <strong>di</strong> altri aromi artificiali per i quali viene utilizzata.<br />

Ambedue trovano sbocco, inoltre, nella produzione<br />

<strong>di</strong> svariati antiossidanti e inibitori <strong>di</strong> polimerizzazione.<br />

In passato, i processi <strong>di</strong> sintesi dei <strong>di</strong>fenoli prevedevano<br />

la trasformazione <strong>di</strong> gruppi funzionali preesistenti,<br />

attraverso una successione <strong>di</strong> reazioni stechiometriche. La<br />

richiesta <strong>di</strong> idrochinone per la nascente industria fotografica<br />

dell’inizio del 20° secolo, per esempio, fu dapprima<br />

sod<strong>di</strong>sfatta riducendo con biossido <strong>di</strong> zolfo il benzochinone,<br />

prodotto per <strong>ossidazione</strong> dell’anilina con acido cromico.<br />

Sebbene la compatibilità ambientale del processo<br />

fosse migliorata in seguito, sostituendo l’acido cromico<br />

con biossido <strong>di</strong> manganese, la quantità dei sottoprodotti<br />

continuava a essere <strong>di</strong> gran lunga maggiore <strong>di</strong> quella dell’idrochinone.<br />

È probabile che il metodo dell’<strong>ossidazione</strong><br />

dell’anilina continui a essere utilizzato in alcuni paesi<br />

in via <strong>di</strong> sviluppo. Anche il metodo alternativo, che prevede<br />

la per<strong>ossidazione</strong> del p-<strong>di</strong>isopropilbenzene, si basa<br />

su una serie <strong>di</strong> reazioni stechiometriche. Solo negli anni<br />

Settanta-Ottanta furono sviluppati e introdotti nella pratica<br />

industriale alcuni processi catalitici che impiegano<br />

acqua ossigenata come ossidante. Continua a fare eccezione<br />

la produzione della resorcina, ottenuta ancora oggi<br />

per fusione alcalina dell’acido m-benzen<strong>di</strong>solfonico o per<br />

<strong>ossidazione</strong> dell’m-<strong>di</strong>isopropilbenzene.<br />

Idrossilazione <strong>di</strong>retta del fenolo con acqua<br />

ossigenata<br />

L’idrossilazione <strong>di</strong>retta del fenolo con acqua ossigenata<br />

fu introdotta nella pratica industriale nel corso degli<br />

anni Settanta-Ottanta e costituì uno sviluppo importante<br />

nella prospettiva della salvaguar<strong>di</strong>a ambientale.<br />

I primi processi commerciali furono sviluppati da<br />

Brichima e Rhone-Poulenc. Con essi si ottengono due<br />

prodotti, il catecolo e l’idrochinone, in un rapporto che<br />

<strong>di</strong>pende dal processo e dalle con<strong>di</strong>zioni operative. I sottoprodotti<br />

principali sono costituiti dall’acqua e dalle<br />

peci, queste ultime riutilizzabili eventualmente per le<br />

necessità energetiche dell’impianto.<br />

Nel processo Brichima, non più operativo da circa<br />

due decenni, l’idrossilazione del fenolo avveniva con un<br />

meccanismo <strong>di</strong> tipo ra<strong>di</strong>calico:<br />

H 2O 2Fe 2 . OHOH Fe 3<br />

OH<br />

OH<br />

. OH<br />

H<br />

OH<br />

H 2O 2<br />

OH<br />

H<br />

OH<br />

OH<br />

OH<br />

.OHH2O<br />

Si trattava <strong>di</strong> una tipica reazione a catena, in cui, il<br />

ferro(II) e il cobalto(II) svolgevano il ruolo degli iniziatori<br />

ra<strong>di</strong>calici, generando un ra<strong>di</strong>cale ossidrile. La reazione<br />

<strong>di</strong> propagazione, in cui si rigenerava anche la specie<br />

ra<strong>di</strong>calica responsabile dell’attacco del nucleo aromatico,<br />

consisteva principalmente nell’<strong>ossidazione</strong><br />

dell’interme<strong>di</strong>o cicloesa<strong>di</strong>enilico da parte dell’acqua<br />

ossigenata. L’intervento in questa fase degli ioni metallici,<br />

presenti a livello <strong>di</strong> ppm, era ritenuto nel complesso<br />

trascurabile (Maggioni e Minisci, 1977).<br />

Nel processo Brichima, il prodotto principale era il<br />

catecolo, ottenuto in rapporto <strong>di</strong> circa 2,0-2,3 sull’idrochinone.<br />

Per minimizzare le reazioni <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> consecutiva,<br />

produttrici <strong>di</strong> peci, era necessario operare in<br />

forte eccesso <strong>di</strong> fenolo rispetto all’ossidante, limitando<br />

la sua conversione a meno del 25%. Ciò comportava la<br />

necessità <strong>di</strong> separare per <strong>di</strong>stillazione dalle peci e riciclare<br />

considerevoli quantità <strong>di</strong> fenolo. La selettività rispetto<br />

all’acqua ossigenata, il più costoso dei due reagenti,<br />

superava <strong>di</strong> poco il 60%, non più sufficiente con il passare<br />

del tempo a garantire l’economicità del processo<br />

rispetto a quelli concorrenti.<br />

Nel processo Rhone-Poulenc (Varagnat, 1976), il<br />

meccanismo è eterolitico e il catalizzatore è costituito<br />

dalla miscela <strong>di</strong> un acido minerale forte (H 2 SO 4 , HClO 4 )<br />

con l’acido fosforico. Quest’ultimo svolge il ruolo <strong>di</strong><br />

sequestrante delle impurezze metalliche eventualmente<br />

presenti, prevenendo così l’instaurarsi <strong>di</strong> catene ra<strong>di</strong>caliche<br />

indesiderate:<br />

H 3O H 2O 2<br />

Per favorire la selettività rispetto al fenolo e <strong>di</strong>minuire<br />

la formazione delle peci, il processo opera in forte<br />

eccesso <strong>di</strong> fenolo, maggiore che nel processo Brichima,<br />

così che la conversione è limitata al 5% circa. La selettività<br />

rispetto all’acqua ossigenata è invece più elevata,<br />

con valori superiori all’85%. Il rapporto idrochinone/catecolo<br />

può variare tra 1,2 e 1,5 ed è regolato dalla scelta<br />

dell’acido e dall’eventuale aggiunta <strong>di</strong> ad<strong>di</strong>tivi, consentendo<br />

al processo una certa flessibilità in rapporto alle<br />

richieste del mercato.<br />

Idrossilazione <strong>di</strong>retta del fenolo con acqua<br />

ossigenata catalizzata dalla TS-1<br />

L’idrossilazione del fenolo rappresentò la prima applicazione<br />

commerciale della TS-1, realizzata nel 1986 (Romano<br />

et al., 1990). Si tratta <strong>di</strong> un processo continuo, <strong>di</strong> tipo<br />

678 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI<br />

OH<br />

H 2OH 3O 2 <br />

H O<br />

O<br />

H<br />

H<br />

OH<br />

H<br />

OH<br />

OH<br />

H2O OH<br />

H3O OH<br />

OH<br />

H3O


slurry, sulla cui base EniChem ha realizzato un’unità produttiva<br />

della capacità <strong>di</strong> 10.000 t/a. Punto <strong>di</strong> forza del processo<br />

sono le rese sensibilmente superiori a quelle degli<br />

altri processi <strong>di</strong> idrossilazione <strong>di</strong>retta (tab. 4). La TS-1,<br />

infatti, permette <strong>di</strong> operare a più bassi rapporti fenolo/ossidante<br />

e quin<strong>di</strong> con una maggiore conversione del fenolo,<br />

senza che la selettività sia penalizzata. Il processo è dunque<br />

caratterizzato dall’uso più efficiente <strong>di</strong> un reagente<br />

relativamente costoso come l’acqua ossigenata e da minori<br />

costi per la separazione e il riciclo del fenolo.<br />

Oltre alla valenza industriale, lo sviluppo del processo<br />

ebbe il merito <strong>di</strong> attirare l’interesse della ricerca<br />

sulle peculiarità strutturali e catalitiche possedute dalla<br />

TS-1, con due risultati: furono scoperti altri catalizzatori<br />

d’<strong>ossidazione</strong> <strong>di</strong> tipo zeolitico (v. ancora tab. 3) e furono<br />

acquisite molte informazioni sull’idrossilazione del<br />

fenolo, anche se non sempre atten<strong>di</strong>bili per le incertezze<br />

talvolta esistenti sulla purezza del catalizzatore usato.<br />

Le più affidabili sono:<br />

• solvente: acqua, acetone-acqua, metanolo;<br />

• temperatura: 80-100 °C;<br />

• H 2 O 2 /fenolo (molare): 0,25-0,35;<br />

• conversione del fenolo (H 2 O 2 ): 20-30% (100%);<br />

• selettività sul fenolo (H 2 O 2 ): 90-95% (80-90%);<br />

• rapporto catecolo/idrochinone: 0,5-1,3.<br />

La scelta del solvente ha una forte influenza sulle<br />

prestazioni del processo, in primo luogo sulle rese. Generalmente<br />

si preferisce la miscela acetone-acqua, ma rese<br />

e selettività elevate sono state riportate anche in metanolo.<br />

Il rapporto catecolo/idrochinone è l’altro parametro<br />

influenzato dalla scelta del solvente. Esso può variare<br />

tra 0,5 e 1,3, raggiungendo i valori più alti in acetone<br />

e quelli più bassi in metanolo.<br />

Un’elevata selettività <strong>di</strong>pende, oltre che dalla scelta<br />

<strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni operative ottimali, anche e soprattutto dalla<br />

purezza della TS-1 e cioè dall’assenza <strong>di</strong> titanio in posizione<br />

extrareticolare. La presenza <strong>di</strong> titanio-silicati amorfi<br />

o <strong>di</strong> biossido <strong>di</strong> titanio, sotto forma sia <strong>di</strong> nanoparticelle<br />

amorfe sia <strong>di</strong> anatasio cristallino, aumenta l’incidenza<br />

delle reazioni <strong>di</strong> decomposizione dell’acqua<br />

ossigenata e <strong>di</strong> formazione delle peci.<br />

Altri catalizzatori zeolitici sono stati stu<strong>di</strong>ati come<br />

possibili sostituti della titanio-silicalite, ma con risultati<br />

deludenti. La Ti-b possiede una minore attività e una<br />

VOLUME II / RAFFINAZIONE E PETROLCHIMICA<br />

tab. 4. Rese dei <strong>di</strong>versi processi <strong>di</strong> idrossilazione del fenolo con acqua ossigenata<br />

Catalizzatore Orto/Para<br />

selettività sull’acqua ossigenata comparabile a quella,<br />

insufficiente, dei catalizzatori ra<strong>di</strong>calici. La Ti-MOR<br />

sembra possedere buone caratteristiche <strong>di</strong> attività e <strong>di</strong><br />

selettività, ma non è stata ancora impiegata in produzioni<br />

industriali.<br />

Ammossimazione<br />

PROCESSI DI OSSIDAZIONE<br />

Conversione Resa rispetto Resa rispetto<br />

del fenolo (%) all’H 2 O 2 (%) al fenolo (%)<br />

TS-1 0,5-1,3 30 82 92<br />

Co 2+ , Fe 2+ (ra<strong>di</strong>calica) 2,0-2,3 9 66 79<br />

Acido (H + ) 1,2-1,5 5 85-90 90<br />

Produzione industriale del nylon<br />

Le fibre poliammi<strong>di</strong>che, comunemente note con il<br />

nome <strong>di</strong> nylon, rappresentano una delle tipologie più<br />

antiche e importanti <strong>di</strong> fibre sintetiche (Petrini et al.,<br />

1996; Bellussi e Perego, 2000). Il Nylon 6,6, sintetizzato<br />

da William H. Carothers per la società DuPont negli<br />

anni Trenta, fu il primo a essere immesso sul mercato.<br />

Viene prodotto da acido a<strong>di</strong>pico e esametilen<strong>di</strong>ammina.<br />

Un <strong>di</strong>fferente tipo <strong>di</strong> nylon, denominato Nylon 6, sviluppato<br />

in Germania dalla I.G. Farben e commercializzato<br />

con il nome <strong>di</strong> Perlon, si ottiene me<strong>di</strong>ante apertura<br />

dell’anello dell’e-caprolattame (fig. 15).<br />

L’e-caprolattame, la cui capacità produttiva mon<strong>di</strong>ale<br />

ammonta a circa 4·10 6 t/a, viene ottenuto industrialmente<br />

soprattutto a partire da benzene, attraverso una<br />

complessa serie <strong>di</strong> trasformazioni. Il benzene può venire<br />

idrogenato a cicloesano e quest’ultimo ossidato a<br />

cicloesanone; in alternativa, il cicloesanone può essere<br />

ottenuto per idrogenazione del fenolo, prodotto anch’esso<br />

a partire da benzene. A sua volta il cicloesanone viene<br />

poi trasformato in ossima e quest’ultima in e-caprolattame:<br />

OH<br />

O<br />

La tecnologia convenzionale impiegata in questi ultimi<br />

due sta<strong>di</strong> <strong>di</strong> produzione pone il problema <strong>di</strong> una elevata<br />

coproduzione <strong>di</strong> un sale, il solfato <strong>di</strong> ammonio, che<br />

ha oggi un bassissimo valore commerciale. Inoltre è penalizzata<br />

dalla complessità del ciclo collegato alle materie<br />

prime inorganiche impiegate e alla sintesi dell’idrossilammina,<br />

e dai problemi legati all’emissione <strong>di</strong> ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

azoto (NO x ) e <strong>di</strong> zolfo (SO x ).<br />

N<br />

OH<br />

O<br />

NH<br />

679


PRODUZIONE DI INTERMEDI PER LA PETROLCHIMICA<br />

acido a<strong>di</strong>pico<br />

O<br />

HO C<br />

C OH<br />

O <br />

NH2 H2N esametilen<strong>di</strong>ammina<br />

O<br />

NH<br />

e-caprolattame<br />

C<br />

O<br />

fig. 15. Diversi tipi <strong>di</strong> nylon e loro sintesi.<br />

20<br />

O<br />

N<br />

NH2OH . H2SO4 <br />

OH<br />

O<br />

C<br />

N<br />

H<br />

O<br />

Nylon 6<br />

Nel processo Raschig <strong>di</strong> sintesi dell’e-caprolattame<br />

(fig. 16), il solfato <strong>di</strong> idrossilammina viene prodotto a<br />

partire da NH 3 , CO 2 e SO 2 attraverso una complessa serie<br />

<strong>di</strong> operazioni che coinvolgono la sintesi <strong>di</strong> NO x (ottenuti<br />

per combustione dell’ammoniaca in aria) e <strong>di</strong> carbonato<br />

<strong>di</strong> ammonio (ottenuto per reazione <strong>di</strong> ammoniaca e<br />

CO 2 ), la loro combinazione per formare nitrito <strong>di</strong> ammonio<br />

e la successiva riduzione <strong>di</strong> quest’ultimo con SO 2 .<br />

Nella sintesi dell’ossima si coproducono circa 2,8 kg<br />

<strong>di</strong> solfato <strong>di</strong> ammonio per ogni kg <strong>di</strong> prodotto e nel successivo<br />

sta<strong>di</strong>o <strong>di</strong> conversione dell’ossima a caprolattame,<br />

me<strong>di</strong>ante trasposizione <strong>di</strong> Beckmann condotta in<br />

presenza <strong>di</strong> oleum, se ne coproducono ulteriori 1,6 kg,<br />

per un totale <strong>di</strong> 4,4 kg <strong>di</strong> solfato <strong>di</strong> ammonio per kg <strong>di</strong><br />

caprolattame.<br />

Questo processo è stato oggetto <strong>di</strong> costanti miglioramenti<br />

volti a ridurre la coproduzione <strong>di</strong> solfato <strong>di</strong><br />

ammonio, ma con risultati solo parziali o a scapito <strong>di</strong><br />

una notevole complessità del ciclo operativo. Esempi<br />

significativi <strong>di</strong> tale tendenza sono i processi BASF e<br />

DSM, che sfruttano per la produzione dell’idrossilammina<br />

l’azione riducente dell’idrogeno su catalizzatori<br />

al palla<strong>di</strong>o.<br />

H<br />

N<br />

[[<br />

2NH 3<br />

Nylon 6,6<br />

H<br />

[[<br />

O<br />

N<br />

N<br />

n<br />

OH<br />

(NH4) 2SO4 H2O H2SO4 2NH3 NH (NH4) 2SO4 <br />

n<br />

<strong>ossidazione</strong><br />

NH 3<br />

preparazione<br />

nitrito <strong>di</strong><br />

ammonio<br />

preparazione<br />

carbonato <strong>di</strong><br />

ammonio<br />

Anche lo sta<strong>di</strong>o <strong>di</strong> trasformazione dell’ossima in<br />

caprolattame è stato oggetto <strong>di</strong> intensi stu<strong>di</strong> volti ad affrancarlo<br />

dall’utilizzo dell’oleum e dalla coproduzione <strong>di</strong><br />

solfato. Recentemente la Sumitomo ha industrializzato<br />

un processo catalitico <strong>di</strong> trasposizione in fase vapore che<br />

usa, al posto dell’oleum, un catalizzatore solido <strong>di</strong> natura<br />

zeolitica e permette <strong>di</strong> evitare completamente la coproduzione<br />

del sale.<br />

Altre vie <strong>di</strong> sintesi hanno affrontato il problema della<br />

produzione dell’ossima, o <strong>di</strong>rettamente del caprolattame,<br />

in modo completamente <strong>di</strong>verso. Per esempio nel<br />

processo Toray si effettua la fotonitrosazione del cicloesano<br />

a ossima; il processo SNIA prevede l’<strong>ossidazione</strong><br />

del toluene ad acido benzoico, seguita dalla idrogenazione<br />

ad acido esaidrobenzoico e la conversione <strong>di</strong> quest’ultimo<br />

a caprolattame con acido nitrosilsolforico. Questi<br />

processi hanno incontrato un limitato successo commerciale.<br />

Altre vie alternative che partono da buta<strong>di</strong>ene<br />

via carbonilazione ossidativa (DSM) o idrocianazione<br />

(BASF/DuPont) sono attualmente allo sta<strong>di</strong>o finale <strong>di</strong><br />

sviluppo.<br />

Ammossimazione del cicloesanone<br />

In questo panorama <strong>di</strong> problemi irrisolti, s’inserisce<br />

il processo <strong>di</strong> ammossimazione, che rappresenta una innovazione<br />

ra<strong>di</strong>cale nel settore (Roffia et al., 1989; Petrini<br />

680 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI<br />

NH 3<br />

O 2<br />

SO 2<br />

NH 3<br />

cicloesanone<br />

N 2O 3<br />

(NH 4)NO 2<br />

NH 2OH . H 2SO 4<br />

NH 3<br />

oleum<br />

NH 3<br />

preparazione<br />

solfato <strong>di</strong><br />

idrossilammina<br />

preparazione<br />

cicloesanone<br />

ossima<br />

ossima<br />

preparazione<br />

caprolattame<br />

e-caprolattame<br />

(NH 4) 2CO 3<br />

fig. 16. Processo Raschig per la produzione<br />

dell’e-caprolattame.<br />

CO 2<br />

(NH 4) 2SO 4<br />

2,8 kg/kg<br />

(NH 4) 2SO 4<br />

1,6 kg/kg<br />

NH 3<br />

CO 2


et al., 1996). Il termine ammossimazione in<strong>di</strong>ca la produzione<br />

dell’ossima <strong>di</strong>rettamente a partire da ammoniaca;<br />

infatti, il processo è basato su una reazione catalitica<br />

tra cicloesanone, ammoniaca e acqua ossigenata ed<br />

elimina completamente da un lato i problemi legati alla<br />

produzione e all’impiego dell’idrossilammina e dall’altro<br />

la coproduzione <strong>di</strong> solfati:<br />

O<br />

cat. TS-1<br />

NH3 H2O2 2H2O Il catalizzatore del processo è la TS-1. La reazione<br />

<strong>di</strong> ammossimazione del cicloesanone con ammoniaca e<br />

acqua ossigenata (od ossigeno) era già stata definita in<br />

precedenza, ma presentava rese scarse. Solo l’impiego<br />

come catalizzatore della TS-1, brevettato per la prima<br />

volta negli anni Ottanta da Paolo Roffia e collaboratori,<br />

ha permesso un salto <strong>di</strong> qualità nelle prestazioni, tanto<br />

da consentire all’EniChem lo sviluppo industriale del<br />

processo.<br />

Secondo questo processo, schematizzato in fig. 17,<br />

si opera in continuo in fase liquida in un reattore agitato,<br />

in presenza del catalizzatore <strong>di</strong>sperso in slurry nel<br />

mezzo <strong>di</strong> reazione a una concentrazione del 2-3% in peso.<br />

La reazione è tipicamente condotta tra 80 °C e 90 °C,<br />

in leggera sovrapressione, alimentando cicloesanone,<br />

NH 3 e H 2 O 2 in soluzione acquosa in rapporto molare<br />

pari rispettivamente a circa 1,0:2,0:1,1 nel solvente <strong>di</strong><br />

catalizzatore<br />

fresco<br />

NH 3<br />

H 2O 2<br />

cicloesanone<br />

catalizzatore esausto<br />

fig. 17. Processo EniChem per la produzione<br />

della cicloesanonossima.<br />

VOLUME II / RAFFINAZIONE E PETROLCHIMICA<br />

N<br />

OH<br />

sfiato a trattamento<br />

H 2O<br />

solvente fresco<br />

soluzione<br />

acquosa <strong>di</strong> ossima<br />

a purificazione<br />

PROCESSI DI OSSIDAZIONE<br />

reazione costituito da acqua e ter-butanolo, con un tempo<br />

<strong>di</strong> residenza pari a circa 1,5 h. Il prodotto <strong>di</strong> reazione è<br />

separato dal catalizzatore attraverso filtri immersi nel<br />

reattore e inviato a una colonna <strong>di</strong> rettifica per il recupero<br />

dell’eccesso non convertito <strong>di</strong> ammoniaca e del solvente<br />

(azeotropo acqua/ter-butanolo) che vengono riciclati<br />

nella reazione. La soluzione acquosa <strong>di</strong> ossima grezza<br />

prelevata dal fondo colonna è avviata all’unità <strong>di</strong><br />

purificazione per il recupero della cicloesanonossima<br />

secondo specifica, da utilizzare nel successivo proce<strong>di</strong>mento<br />

<strong>di</strong> trasposizione a caprolattame. Durante l’esercizio<br />

del processo il catalizzatore deve essere sottoposto<br />

a operazioni perio<strong>di</strong>che <strong>di</strong> spurgo e ripristino, in quanto<br />

nel mezzo ammoniacale della reazione si verifica una<br />

lenta <strong>di</strong>ssoluzione della struttura silicea della TS-1, con<br />

per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> peso del catalizzatore accompagnata da migrazione<br />

del titanio sulla superficie esterna del solido e per<strong>di</strong>ta<br />

<strong>di</strong> attività catalitica.<br />

Operando in queste con<strong>di</strong>zioni la conversione del<br />

cicloesanone è praticamente totale (99,9%) e la selettività<br />

dell’ossima rispetto al cicloesanone è superiore al<br />

98%; la resa in ossima sull’H 2 O 2 alimentata è del 94%<br />

circa. I principali sottoprodotti inorganici, derivanti dall’<strong>ossidazione</strong><br />

dell’ammoniaca o dalla decomposizione<br />

dell’H 2 O 2 , sono N 2 , N 2 O, O 2 , nitriti e nitrati d’ammonio.<br />

I principali sottoprodotti organici a carico del cicloesanone<br />

sono l’azina, il cicloesenilcicloesanone (prodotto<br />

<strong>di</strong> condensazione aldolica del cicloesanone), il nitrocicloesano<br />

e la cicloesenonossima, questi due ultimi<br />

derivanti da reazioni consecutive sull’ossima. Questi sottoprodotti<br />

derivano da reazioni competitive in cui non<br />

sono implicati i siti attivi <strong>di</strong> titanio presenti nella TS-1.<br />

Sono stati proposti sostanzialmente due meccanismi<br />

<strong>di</strong> reazione. Il primo prevede la formazione come interme<strong>di</strong>o<br />

dell’immina, per reazione del cicloesanone con<br />

l’ammoniaca:<br />

O NH<br />

N<br />

NH 3<br />

H 2O 2<br />

cat. TS-1<br />

OH<br />

Il secondo prevede la formazione <strong>di</strong> idrossilammina<br />

per azione dell’acqua ossigenata sull’ammoniaca:<br />

OH<br />

O<br />

N<br />

NH 3<br />

cat. TS-1 NH H2O2 2OH<br />

Quest’ultimo appare più probabile (Zecchina et al.,<br />

1992) poiché la TS-1, in assenza <strong>di</strong> cicloesanone, è in<br />

grado <strong>di</strong> catalizzare con buone rese la produzione <strong>di</strong><br />

idrossilammina da NH 3 e H 2 O 2 e poiché chetoni stericamente<br />

ingombrati che non possono <strong>di</strong>ffondere nei<br />

pori del catalizzatore, come il 4-ter-butilcicloesanone,<br />

681


PRODUZIONE DI INTERMEDI PER LA PETROLCHIMICA<br />

fig. 18. Meccanismo<br />

della reazione<br />

<strong>di</strong> ammossimazione catalizzata<br />

dalla TS-1.<br />

vengono trasformati con buone rese nelle corrispondenti<br />

ossime.<br />

Più in dettaglio, il meccanismo proposto per la formazione<br />

dell’idrossilammina sulla base <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> spettroscopici<br />

prevede che, in ambiente acquoso ammoniacale,<br />

gli atomi <strong>di</strong> titanio a coor<strong>di</strong>nazione tetraedrica presenti<br />

nella struttura della TS-1 siano in grado <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nare<br />

fino a due altri leganti (H 2 O o NH 3 ), assumendo una<br />

coor<strong>di</strong>nazione ottaedrica. Per effetto dell’acqua ossigenata<br />

si formerebbe poi una specie caratterizzata dalla<br />

contemporanea presenza <strong>di</strong> ammoniaca e idroperossido<br />

come leganti, che poi darebbe luogo alla formazione <strong>di</strong><br />

idrossilammina con rigenerazione del centro catalitico<br />

(fig. 18).<br />

Produzione salt-free del caprolattame<br />

Lo sviluppo del processo <strong>di</strong> ammossimazione ha semplificato<br />

la parte molto complessa della tecnologia <strong>di</strong><br />

produzione del caprolattame legata alla preparazione <strong>di</strong><br />

derivati della idrossilammina e alla sintesi della cicloesanonossima,<br />

evitando completamente, in questo sta<strong>di</strong>o,<br />

la coproduzione <strong>di</strong> solfato <strong>di</strong> ammonio e l’emissione <strong>di</strong><br />

SO x e NO x .<br />

A sua volta, il processo <strong>di</strong> trasposizione catalitica in<br />

fase vapore, sviluppato in Giappone dalla Sumitomo,<br />

consente <strong>di</strong> evitare la coproduzione <strong>di</strong> solfato <strong>di</strong> ammonio<br />

nello sta<strong>di</strong>o <strong>di</strong> trasposizione dell’ossima a caprolattame<br />

(Ichihashi e Sato, 2001). La trasposizione è condotta<br />

sull’ossima <strong>di</strong>sciolta in metanolo, in fase vapore<br />

a 300-400 °C e a circa 1 atm, in un reattore a letto fluido<br />

che consente una frequente rigenerazione del catalizzatore,<br />

necessaria a causa della sua rapida <strong>di</strong>sattivazione<br />

provocata dal deposito <strong>di</strong> peci organiche. Il<br />

O<br />

O<br />

OH2(NH3) OH<br />

Ti<br />

NH2OH O<br />

NH 2OH<br />

O<br />

O<br />

H 2O(NH 3)<br />

OH2(NH3) OOH<br />

Ti<br />

NH3(H2O) O<br />

H 2O(NH 3)<br />

catalizzatore è una zeolite a struttura MFI a ridottissimo<br />

contenuto <strong>di</strong> alluminio e altri etero-elementi, in pratica<br />

una silicalite-1. Il suo impiego, associato all’utilizzo<br />

dell’alcol come componente del mezzo <strong>di</strong> reazione, ha<br />

consentito <strong>di</strong> raggiungere conversioni complete dell’ossima<br />

e selettività rispetto al caprolattame superiori<br />

al 95%. Tali prestazioni, pur leggermente inferiori a<br />

quelle della trasposizione convenzionale condotta con<br />

oleum, in cui la resa supera il 99%, sono state considerate<br />

idonee a uno sviluppo industriale per l’assenza della<br />

coproduzione <strong>di</strong> sali.<br />

Il processo combinato che integra le tecnologie <strong>di</strong><br />

ammossimazione e <strong>di</strong> trasposizione catalitica consente<br />

una produzione totalmente salt-free del caprolattame.<br />

Questo processo è stato industrializzato per la prima<br />

volta in Giappone dalla Sumitomo che, sulla base <strong>di</strong> un<br />

accordo con EniChem, ha realizzato un impianto da<br />

60.000 t/a. Il processo combinato, oltre a consentire<br />

una produzione salt-free, azzera tutte le emissioni gassose<br />

<strong>di</strong> NO x e SO x e consente una significativa riduzione<br />

dei costi <strong>di</strong> investimento e operativi. Questa nuova<br />

tecnologia è destinata ad acquisire un ruolo primario<br />

tra i processi <strong>di</strong> produzione del caprolattame a partire<br />

da cicloesanone.<br />

Conclusioni e prospettive<br />

Le prospettive d’impiego dell’acqua ossigenata,<br />

anche per gran<strong>di</strong> produzioni, appaiono incoraggianti.<br />

Un impianto <strong>di</strong> ammossimazione è entrato in produzione<br />

in Giappone, uno o più impianti pilota per l’ep<strong>ossidazione</strong><br />

del propilene sono operativi in società chimiche<br />

<strong>di</strong>verse, sforzi rilevanti <strong>di</strong> ricerca sono profusi in<br />

682 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI<br />

O<br />

O<br />

O<br />

O<br />

OH2(NH3) OH<br />

Ti<br />

OH2(NH3) O<br />

H 2O 2<br />

O O<br />

H<br />

H O<br />

Ti<br />

O<br />

O<br />

Ti<br />

O O<br />

H 2O


numerosi laboratori industriali. È, tuttavia, innegabile<br />

che esistano ostacoli da non sottovalutare, che sono<br />

insiti nell’attuale metodo <strong>di</strong> produzione dell’acqua<br />

ossigenata e che ne frenano la <strong>di</strong>ffusione in petrolchimica.<br />

Il processo all’antrachinone, infatti, si basa su<br />

una tecnologia complessa che richiede investimenti consistenti.<br />

È preve<strong>di</strong>bile, inoltre, che un impianto per l’ossido<br />

<strong>di</strong> propilene, basato sulla tecnologia TS-1/H 2 O 2 ,<br />

necessiti <strong>di</strong> una unità per l’acqua ossigenata <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni<br />

non ancora sperimentate.<br />

Nonostante queste considerazioni, però, alcune industrie<br />

chimiche hanno recentemente annunciato la realizzazione<br />

<strong>di</strong> impianti per la produzione <strong>di</strong> ossido <strong>di</strong> propilene<br />

basati su questa tecnologia.<br />

L’esigenza <strong>di</strong> superare i limiti del processo all’antrachinone<br />

ha portato nuovo impulso agli stu<strong>di</strong> sulla sintesi<br />

<strong>di</strong>retta dell’acqua ossigenata, menzionati in precedenza.<br />

Nello stesso tempo ha spinto anche a esplorare<br />

soluzioni <strong>di</strong>verse, quali l’integrazione dei due processi<br />

e la generazione in situ dell’acqua ossigenata, ambedue<br />

rese possibili dalle proprietà <strong>di</strong> setaccio molecolare della<br />

TS-1.<br />

Su questa base è stato stu<strong>di</strong>ato l’uso <strong>di</strong>retto della soluzione<br />

<strong>di</strong> lavoro del processo all’antrachinone, nell’ep<strong>ossidazione</strong><br />

del propilene (Clerici e Ingallina, 1996):<br />

OH<br />

OH<br />

R<br />

O2 <br />

Nel processo, l’ossidante è, formalmente, l’ossigeno<br />

molecolare, con tutti i vantaggi che ne <strong>di</strong>scendono<br />

rispetto all’uso dell’acqua ossigenata. Nei fatti, però,<br />

quest’ultima è prodotta nell’ambiente <strong>di</strong> reazione dall’<strong>ossidazione</strong><br />

in situ dell’alchilantraidrochinone. Successivamente<br />

<strong>di</strong>ffonde sui siti attivi all’interno dei pori,<br />

dove è imme<strong>di</strong>atamente utilizzata nella reazione <strong>di</strong> ep<strong>ossidazione</strong>,<br />

con il meccanismo già illustrato in fig. 9.<br />

La fattibilità del processo si basa sull’impossibilità<br />

per l’alchilantrachinone e gli altri componenti della soluzione<br />

<strong>di</strong> lavoro <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffondere all’interno dei pori, dove<br />

potrebbero subire processi <strong>di</strong> degradazione ossidativa o<br />

interferire con i meccanismi redox. Le loro <strong>di</strong>mensioni<br />

molecolari sono infatti maggiori dell’apertura dei pori<br />

del catalizzatore. D’altra parte, va sottolineato che lo<br />

schema ipotizzato non permette <strong>di</strong> svincolarsi dalla complessità<br />

del processo all’antrachinone, ma solo <strong>di</strong> eliminare<br />

lo sta<strong>di</strong>o relativo a separazione, purificazione e concentrazione<br />

dell’acqua ossigenata.<br />

Una variante prevede che i due processi, produzione<br />

dell’acqua ossigenata ed ep<strong>ossidazione</strong>, restino<br />

VOLUME II / RAFFINAZIONE E PETROLCHIMICA<br />

TS-1<br />

O<br />

O<br />

<br />

<br />

H H2O 2O<br />

O<br />

R<br />

<br />

sostanzialmente <strong>di</strong>stinti, ma che il solvente <strong>di</strong> ep<strong>ossidazione</strong><br />

(metanolo acquoso) sia impiegato anche per l’estrazione<br />

dell’acqua ossigenata dalla soluzione <strong>di</strong> lavoro<br />

(Clerici e Ingallina, 1996).<br />

Non molto <strong>di</strong>ssimile è il principio che prevede l’uso<br />

<strong>di</strong> metanolo acquoso come solvente per la sintesi <strong>di</strong>retta<br />

dell’acqua ossigenata, finalizzata all’ottenimento <strong>di</strong><br />

una soluzione alimentabile nel reattore <strong>di</strong> ep<strong>ossidazione</strong><br />

senza ulteriori trattamenti, salvo la rimozione <strong>di</strong> eventuali<br />

ad<strong>di</strong>tivi (Paparatto et al., 2003b). In linea <strong>di</strong> massima<br />

il metodo (come anche i precedenti) si adatta a essere<br />

applicato anche in altre ossidazioni catalizzate dalla<br />

TS-1 e non solo nell’ep<strong>ossidazione</strong> del propilene.<br />

Esiste poi un secondo approccio che prevede l’uso<br />

<strong>di</strong> una miscela <strong>di</strong> idrogeno e ossigeno, <strong>di</strong>rettamente nel<br />

reattore <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong>. È necessaria, a tal fine, la realizzazione<br />

<strong>di</strong> un catalizzatore bifunzionale che possieda<br />

sia i centri catalitici necessari alla sintesi dell’acqua ossigenata,<br />

sia i centri attivi per la reazione <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong>.<br />

Un catalizzatore che risponde ai requisiti richiesti è la<br />

TS-1 sulla quale sia stato supportato palla<strong>di</strong>o metallico<br />

(Clerici e Bellussi, 1993; Meiers et al., 1998).<br />

Un’applicazione interessante degli ossi<strong>di</strong> misti<br />

riguarda la desolforazione spinta dei carburanti per autotrazione.<br />

La grande <strong>di</strong>mensione delle molecole solforate,<br />

in questo caso, implica l’uso <strong>di</strong> ossi<strong>di</strong> misti mesoporosi,<br />

anziché delle zeoliti, microporose. Di conseguenza,<br />

per le ragioni già <strong>di</strong>scusse, l’ossidante non può<br />

essere l’acqua ossigenata ma un idroperossido organico,<br />

una soluzione che d’altra parte meglio si adatta alla<br />

realtà della raffineria. Ossidanti come il ter-butilidroperossido,<br />

il ter-amilidroperossido, l’(1-fenil)etilidroperossido<br />

o altri idroperossi<strong>di</strong> simili sono in linea <strong>di</strong><br />

principio ottenibili per <strong>ossidazione</strong> con aria <strong>di</strong> stream<br />

presenti in raffineria. Brevetti depositati da <strong>di</strong>verse<br />

società petrolifere rivelano l’interesse per questo metodo,<br />

in alternativa al più tra<strong>di</strong>zionale processo <strong>di</strong> idrotrattamento<br />

spinto.<br />

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VOLUME II / RAFFINAZIONE E PETROLCHIMICA<br />

PROCESSI DI OSSIDAZIONE<br />

mechanism, in: Procee<strong>di</strong>ngs of the 10 th International<br />

congress on catalysis, Budapest, 19-24 July, 719-728.<br />

Mario G. Clerici<br />

EniTecnologie<br />

San Donato Milanese, Milano, Italia<br />

Marco Ricci<br />

Franco Rivetti<br />

Polimeri Europa<br />

Novara, Italia<br />

685

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