Processi di ossidazione - Treccani
Processi di ossidazione - Treccani
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11.1.1 <strong>Processi</strong> <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong><br />
in fase vapore<br />
Introduzione<br />
I processi <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> selettiva, in particolare quelli<br />
che utilizzano catalizzatori soli<strong>di</strong> (processi <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong><br />
eterogenea) hanno un ruolo fondamentale nella<br />
petrolchimica. Circa il 50% dei principali prodotti chimici<br />
e oltre l’80% dei monomeri vengono sintetizzati<br />
me<strong>di</strong>ante almeno uno sta<strong>di</strong>o <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> catalitica<br />
selettiva eterogenea. La tab. 1 riporta un elenco dei principali<br />
processi <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> selettiva <strong>di</strong> idrocarburi utilizzanti<br />
catalizzatori soli<strong>di</strong>, con l’in<strong>di</strong>cazione dei valori<br />
<strong>di</strong> conversione e <strong>di</strong> selettività ottenuti. In molti processi<br />
commerciali <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> selettiva esiste ancora un<br />
margine significativo <strong>di</strong> miglioramento delle prestazioni.<br />
Per esempio, il possibile incremento <strong>di</strong> selettività in<br />
due dei principali processi <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> selettiva (etilene<br />
a ossido <strong>di</strong> etilene e propilene ad acrilonitrile) permetterebbe<br />
un risparmio annuale sul costo dei reagenti<br />
<strong>di</strong> circa 800 milioni <strong>di</strong> euro.<br />
Già agli inizi dell’Ottocento era nota l’attività <strong>di</strong> catalizzatori<br />
soli<strong>di</strong> nell’<strong>ossidazione</strong>, ma è solo verso la metà<br />
del 20° secolo che è iniziato lo stu<strong>di</strong>o sistematico dei processi<br />
<strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> selettiva con catalizzatori soli<strong>di</strong> e della<br />
loro applicazione industriale. I primi processi che hanno<br />
avuto sviluppo industriale sono stati: l’<strong>ossidazione</strong> e l’ammon<strong>ossidazione</strong><br />
(<strong>ossidazione</strong> in presenza <strong>di</strong> ammoniaca)<br />
del propilene a formare rispettivamente acroleina e acrilonitrile,<br />
l’<strong>ossidazione</strong> dell’etilene a ossido <strong>di</strong> etilene e<br />
l’<strong>ossidazione</strong> <strong>di</strong> aromatici a formare anidri<strong>di</strong> (anidride<br />
maleica e ftalica). Lo sviluppo <strong>di</strong> questi processi, derivante<br />
anche dalla crescente domanda verso questo tipo <strong>di</strong><br />
prodotti, ha portato al potenziamento della ricerca <strong>di</strong> base,<br />
con effetto sinergico all’attuazione <strong>di</strong> nuove applicazioni<br />
e il miglioramento <strong>di</strong> quelle già commercializzate.<br />
Come esempio si può riportare il processo <strong>di</strong> ammon<strong>ossidazione</strong><br />
del propilene con aria e ammoniaca, che<br />
VOLUME II / RAFFINAZIONE E PETROLCHIMICA<br />
11.1<br />
<strong>Processi</strong> <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong><br />
ha sostituito rapidamente il processo precedente basato<br />
sulla reazione tra acetilene e HCN, sia per il costo minore<br />
delle materie prime sia per i minori problemi <strong>di</strong> sicurezza.<br />
Ciò ha permesso <strong>di</strong> produrre l’acrilonitrile con<br />
una notevole riduzione dei costi e con conseguente rapida<br />
espansione del suo mercato negli anni 1960-80. Il successo<br />
<strong>di</strong> questo prodotto ha determinato d’altra parte uno<br />
sviluppo della ricerca sui catalizzatori utilizzati (ossi<strong>di</strong><br />
misti a base <strong>di</strong> Bi e Mo), portando a un loro progressivo<br />
miglioramento. La prima generazione <strong>di</strong> catalizzatori,<br />
basati su Bi 9 PMo 12 O 52 supportato, dava una resa del<br />
55%, passata al 65% con lo sviluppo della seconda generazione<br />
<strong>di</strong> sistemi contenenti ferro come elemento redox<br />
e a circa il 75% con lo sviluppo della terza generazione<br />
<strong>di</strong> catalizzatori multicomponente. L’attuale quarta generazione<br />
<strong>di</strong> catalizzatori, contenenti fino a 25 elementi,<br />
permette <strong>di</strong> ottenere rese oltre l’80%. Lo sviluppo <strong>di</strong><br />
nuovi catalizzatori ha comportato un’analoga evoluzione<br />
nel tipo <strong>di</strong> reattori catalitici utilizzati, inizialmente a<br />
letto fisso, poi a letto fluido ‘bollente’ e infine a letto<br />
fluido ‘frenato’.<br />
Nel periodo 1990-2005 lo sviluppo e l’innovazione<br />
nel settore sono invece derivati dalla crescente attenzione<br />
verso i problemi ambientali e <strong>di</strong> sicurezza, sebbene<br />
nell’ultimo decennio l’introduzione <strong>di</strong> nuovi processi sia<br />
stata fortemente con<strong>di</strong>zionata dalla riduzione degli investimenti<br />
nella petrolchimica, derivante dalla ristrutturazione<br />
<strong>di</strong> tutte le industrie del settore.<br />
Nel seguito sono riassunte le principali <strong>di</strong>rettrici <strong>di</strong><br />
sviluppo in quest’ultimo periodo (Centi e Perathoner,<br />
2003b).<br />
Utilizzo <strong>di</strong> nuove materie prime e <strong>di</strong> agenti ossidanti<br />
alternativi. È stato progressivamente esteso l’utilizzo <strong>di</strong><br />
alcani come materia prima, al posto <strong>di</strong> aromatici e alcheni;<br />
per esempio, la sintesi <strong>di</strong> acrilonitrile da propano invece<br />
che da propilene e la sintesi <strong>di</strong> anidride maleica da<br />
n-butano invece che da benzene, al fine <strong>di</strong> ridurre i costi<br />
e/o migliorare l’ecosostenibilità del processo. Sono allo<br />
617
PRODUZIONE DI INTERMEDI PER LA PETROLCHIMICA<br />
tab. 1. Principali processi <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> selettiva <strong>di</strong> idrocarburi utilizzanti catalizzatori soli<strong>di</strong> e tipici risultati<br />
ottenuti (Arpentinier et al., 2001; Centi et al., 2002)<br />
REAGENTE PRODOTTO PRINCIPALE TIPO DI CATALIZZATORI<br />
stu<strong>di</strong>o nuovi processi che utilizzano ossidanti alternativi,<br />
ad esempio per la sintesi <strong>di</strong>retta <strong>di</strong> fenolo da benzene (invece<br />
del processo multista<strong>di</strong>o da benzene con cumene interme<strong>di</strong>o),<br />
con N 2 O come agente ossidante invece <strong>di</strong> O 2 , per<br />
ridurre la complessità e i rischi del processo, evitare la<br />
coproduzione <strong>di</strong> acetone e utilizzare un sottoprodotto quale<br />
N 2 O (riducendo anche i costi per il suo smaltimento).<br />
Sviluppo <strong>di</strong> nuove classi <strong>di</strong> catalizzatori e processi.<br />
I processi che utilizzano catalizzatori soli<strong>di</strong> (eterogenei)<br />
stanno progressivamente sostituendo quelli <strong>di</strong> tipo omogeneo,<br />
per ridurre i costi <strong>di</strong> separazione e l’impatto<br />
ambientale e/o utilizzare nuove materie prime, per esempio<br />
nella sintesi <strong>di</strong>retta <strong>di</strong> acido acetico da etano. I processi<br />
<strong>di</strong> deidrogenazione ossidativa <strong>di</strong> alcani sono sempre<br />
CONVERSIONE * SELETTIVITÀ *<br />
(%) (%)<br />
Metano/O 2 /NH 3 HCN Rete <strong>di</strong> Pt-Rh 100 60-70<br />
CH 4 o (CH 2 ) x /O 2 Gas <strong>di</strong> sintesi (CO/H 2 ) Rh o Ni supportati 99 90-95<br />
Metanolo/aria Formaldeide Ag su a-Al 2 O 3 , oppure<br />
ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong> Fe-Mo 97-99 91-98<br />
Etilene/O 2 /acido acetico Vinilacetato Pd-Cu-K su a-Al 2 O 3 8-12 ** 92<br />
Etilene/O 2 Ossido <strong>di</strong> etilene Ag-K-Cl su a-Al 2 O 3 13-18 ** 72-76<br />
Etilene/aria o O 2 /HCl 1,2-<strong>di</strong>cloroetano Ossicloruri <strong>di</strong> Cu-Mg(K)<br />
su g-Al 2 O 3 95 93-96<br />
Etanolo/O 2 Acetaldeide Ag, Cu 45-50 ** 94-96<br />
Propilene/aria Acroleina Ossi<strong>di</strong> supportati<br />
<strong>di</strong> Bi-Mo-Fe-Co-K 92-97 80-88<br />
Propilene/aria/NH 3 Acrilonitrile Ossi<strong>di</strong> supportati<br />
<strong>di</strong> Bi-Mo-Fe-Co-K 98-100 75-83<br />
Acroleina/aria Acido acrilico Ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong> V-Mo-W 95 90-95<br />
n-butano/aria Anidride maleica Ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong> V-P 75-80 67-72<br />
n-butano/aria Buteni/buta<strong>di</strong>ene Ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong> Bi-Mo-P 55-65 93-95<br />
Alcol t-butilico Metacroleina Ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong> Bi-Mo-Fe-Co-K 99 85-90<br />
Isobutene/aria Metacroleina Ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong> Bi-Mo-Fe-Co-K 97 85-90<br />
Metacroleina/aria Acido metacrilico Ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong> V-Mo-W 97-99 95-98<br />
Benzene/aria Anidride maleica Ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong> V-Mo 98 75<br />
o-xilene/aria Anidride ftalica Ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong> V-P-Cs-Sb su TiO 2 98-100 81-87<br />
Naftalene/aria Anidride ftalica Ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong> V-K su SiO 2 100 84<br />
* Conversione dei reagenti e selettività dei prodotti rispetto all’idrocarburo<br />
** Nei processi che operano con riciclo del reagente non convertito la conversione è per singolo passaggio<br />
più competitivi rispetto a quelli <strong>di</strong> deidrogenazione <strong>di</strong><br />
alcheni. Sono allo stu<strong>di</strong>o anche processi che permettono<br />
<strong>di</strong> ridurre o eliminare la formazione <strong>di</strong> coprodotti e/o<br />
la formazione <strong>di</strong> interme<strong>di</strong> tossici o pericolosi; un esempio<br />
è la sintesi <strong>di</strong> acido metacrilico me<strong>di</strong>ante <strong>ossidazione</strong><br />
<strong>di</strong>retta <strong>di</strong> isobutano, come alternativa al processo commerciale<br />
aceton-cianidrina, che utilizza HCN come reagente<br />
e coproduce ammonio solfato.<br />
Conversione dei processi basati sull’utilizzo <strong>di</strong> aria<br />
in processi basati sull’alimentazione <strong>di</strong> ossigeno puro.<br />
Tali processi consentono <strong>di</strong> ridurre le emissioni inquinanti;<br />
ne sono esempi la sintesi della formaldeide da<br />
metanolo, l’ep<strong>ossidazione</strong> dell’etilene e l’ossiclorurazione<br />
dell’etilene a 1,2-<strong>di</strong>cloroetano.<br />
618 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI
Miglioramento della produttività dei processi. È dovuto<br />
allo sviluppo <strong>di</strong> nuove generazioni <strong>di</strong> catalizzatori con<br />
proprietà migliorate e/o al miglioramento dell’ingegneria<br />
dei reattori (per esempio, l’introduzione <strong>di</strong> un reattore<br />
monolitico nella sintesi della formaldeide, o <strong>di</strong> reattori<br />
a letto strutturato nella sintesi dell’anidride ftalica).<br />
Inoltre, nel periodo 2000-05 è cresciuto notevolmente<br />
l’interesse per lo sviluppo <strong>di</strong> nuove tecnologie reattoristiche<br />
(quale per esempio quella dei reattori a membrana),<br />
che permettono una buona economia <strong>di</strong> processo<br />
anche per produzioni me<strong>di</strong>o-piccole (scale-down dei processi;<br />
Centi e Perathoner, 2003a), al fine <strong>di</strong> delocalizzare<br />
la produzione e ridurne l’impatto ambientale, in opposizione<br />
alla tendenza tipica del 20° secolo <strong>di</strong> migliorare<br />
l’economia dei processi attraverso l’aumento <strong>di</strong> scala e<br />
l’integrazione spinta in gran<strong>di</strong> siti petrolchimici. Ciò a<br />
causa dell’elevato impatto ambientale e della forte opposizione<br />
sociale verso quest’ultima soluzione, oltre che<br />
per problemi legati allo scarso adattamento a un mercato<br />
con forti fluttuazioni nella domanda.<br />
I processi <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> catalitica selettiva possono<br />
essere <strong>di</strong>visi in tre classi. La prima riguarda l’<strong>ossidazione</strong><br />
<strong>di</strong> molecole inorganiche (per esempio, l’<strong>ossidazione</strong><br />
dell’ammoniaca a NO e <strong>di</strong> H 2 S a zolfo). La seconda<br />
classe riguarda la sintesi <strong>di</strong> prodotti chimici <strong>di</strong> base<br />
(per esempio, l’ammon<strong>ossidazione</strong> del metano a HCN<br />
o l’<strong>ossidazione</strong> parziale del metano a gas <strong>di</strong> sintesi; miscele<br />
CO/H 2 ). La terza classe infine riguarda la conversione<br />
<strong>di</strong> idrocarburi attraverso processi in fase liquida (principalmente<br />
in fase omogenea, anche se è crescente l’interesse<br />
verso quelli utilizzanti catalizzatori eterogenei)<br />
e processi in fase vapore, i più applicati industrialmente<br />
(v. ancora tab. 1). Occorre rilevare che questa ultima<br />
classe <strong>di</strong> processi utilizza aria od O 2 come ossidanti (a<br />
parte il citato processo <strong>di</strong> idrossilazione <strong>di</strong>retta del benzene<br />
a fenolo con N 2 O), mentre nei processi in fase liquida,<br />
oltre a O 2 , si utilizzano estensivamente anche altri<br />
agenti ossidanti quali alchilperossi<strong>di</strong> e H 2 O 2 (Centi e<br />
Perathoner, 2003b).<br />
Le <strong>di</strong>fferenti classi <strong>di</strong> processi <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> selettiva<br />
in fase vapore (su catalizzatori soli<strong>di</strong>) e le relative<br />
principali reazioni industriali sono riassunte nella tab. 2<br />
(Arpentinier et al., 2001; Centi et al., 2002). Alcune importanti<br />
classi <strong>di</strong> reazioni, non incluse nella tabella in<br />
quanto non ancora commerciali, sono: la deidrogenazione<br />
ossidativa <strong>di</strong> alcani C 2 -C 5 alle corrispondenti olefine;<br />
l’<strong>ossidazione</strong> selettiva <strong>di</strong> alcani quali la sintesi <strong>di</strong> anidride<br />
ftalica e maleica da n-pentano, <strong>di</strong> acido acrilico da<br />
propano e <strong>di</strong> metacroleina o acido metacrilico da isobutano;<br />
l’ammon<strong>ossidazione</strong> del propano ad acrilonitrile.<br />
I catalizzatori utilizzati per queste reazioni possono<br />
essere classificati in base al meccanismo <strong>di</strong> reazione che<br />
li caratterizza.<br />
Ossidazione allilica. Per questa reazione sono utilizzati<br />
catalizzatori a base <strong>di</strong> ossi<strong>di</strong> misti <strong>di</strong> metalli <strong>di</strong><br />
VOLUME II / RAFFINAZIONE E PETROLCHIMICA<br />
PROCESSI DI OSSIDAZIONE<br />
transizione, capaci <strong>di</strong> estrarre selettivamente un atomo<br />
<strong>di</strong> idrogeno rompendo un legame CH in posizione<br />
allilica ed eventualmente inserendo un atomo <strong>di</strong> ossigeno<br />
nella stessa posizione. I catalizzatori industriali sono<br />
generalmente multicomponente (per esempio, gli ossi<strong>di</strong><br />
<strong>di</strong> Bi-Mo, utilizzati nella sintesi dell’acrilonitrile da propilene,<br />
contengono vari promotori quali Fe, Cu, W, Te,<br />
Sb, K), ma tipicamente si può identificare una fase principale<br />
(Bi-molibdato) capace <strong>di</strong> catalizzare <strong>di</strong>fferenti reazioni,<br />
quali: la sintesi <strong>di</strong> acroleina da propilene, l’ammon<strong>ossidazione</strong><br />
<strong>di</strong> propilene ad acrilonitrile, la <strong>di</strong>merizzazione<br />
<strong>di</strong> propilene a cicloesene e la deidrogenazione<br />
ossidativa <strong>di</strong> buteni a buta<strong>di</strong>ene. Queste reazioni sono<br />
caratterizzate da un primo sta<strong>di</strong>o comune <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong><br />
allilica (fig. 1), ove l’estrazione <strong>di</strong> un atomo <strong>di</strong> idrogeno<br />
in posizione allilica dà luogo a un complesso<br />
p-allilico chemiadsorbito sul metallo <strong>di</strong> transizione. La<br />
natura degli sta<strong>di</strong> successivi determina il tipo <strong>di</strong> reazione<br />
e <strong>di</strong> prodotto che si ottiene. L’<strong>ossidazione</strong> e l’ammon<strong>ossidazione</strong><br />
in catena laterale <strong>di</strong> alchilaromatici (per<br />
esempio, l’<strong>ossidazione</strong> del toluene a benzaldeide o benzonitrile,<br />
rispettivamente) segue in linea <strong>di</strong> principio un<br />
meccanismo <strong>di</strong> reazione analogo, ma l’interazione dell’anello<br />
aromatico con la superficie è <strong>di</strong>fferente e quin<strong>di</strong><br />
si utilizzano <strong>di</strong>fferenti tipi <strong>di</strong> catalizzatori, come ossi<strong>di</strong><br />
<strong>di</strong> vana<strong>di</strong>o supportati su TiO 2 o catalizzatori a base <strong>di</strong><br />
molibdati <strong>di</strong> Fe-(V, P, K).<br />
Ossidazione nucleofila al gruppo CO (deidrogenazione<br />
ossidativa <strong>di</strong> alcoli e <strong>ossidazione</strong> <strong>di</strong> aldei<strong>di</strong> ad<br />
aci<strong>di</strong>). Sebbene questo tipo <strong>di</strong> reazione abbia analogie<br />
con il meccanismo descritto in precedenza, esistono vari<br />
tipi <strong>di</strong> substrati quali alcoli (metanolo) o aldei<strong>di</strong> (acroleina<br />
o metacroleina) che interagiscono troppo fortemente<br />
con la superficie del catalizzatore quando vengono<br />
utilizzati catalizzatori che appartengono alla prima<br />
classe. Nella conversione del metanolo in formaldeide,<br />
il catalizzatore più utilizzato a livello industriale è il<br />
molibdato <strong>di</strong> ferro (contenente anche altri componenti<br />
in piccola quantità), mentre catalizzatori multicomponente,<br />
a base <strong>di</strong> ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong> Mo-V o <strong>di</strong> eteropoliaci<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />
P-Mo-V, sono utilizzati per la conversione delle aldei<strong>di</strong><br />
nei corrispondenti aci<strong>di</strong>.<br />
Inserzione elettrofila <strong>di</strong> un atomo <strong>di</strong> ossigeno. I catalizzatori<br />
per questa classe <strong>di</strong> reazione sono altamente<br />
specifici. Esempi sono i sistemi a base <strong>di</strong> Ag/a-Al 2 O 3<br />
per la sintesi <strong>di</strong> ossido <strong>di</strong> etilene da etilene (questo catalizzatore,<br />
per esempio, quando applicato alla sintesi dell’ossido<br />
<strong>di</strong> propilene da propilene non è selettivo) e<br />
Fe/ZSM-5 per l’idrossilazione del fenolo con N 2 O come<br />
ossidante.<br />
Ossidazione (o ammon<strong>ossidazione</strong>) <strong>di</strong> alcani. In questo<br />
caso, lo sta<strong>di</strong>o lento è l’attivazione iniziale selettiva<br />
dell’alcano, per esempio per estrazione concertata <strong>di</strong> un<br />
atomo <strong>di</strong> idrogeno da parte <strong>di</strong> un sito superficiale <strong>di</strong> Lewis<br />
(un metallo <strong>di</strong> transizione) e <strong>di</strong> un secondo atomo <strong>di</strong><br />
619
PRODUZIONE DI INTERMEDI PER LA PETROLCHIMICA<br />
H<br />
H<br />
H<br />
C C<br />
H<br />
C<br />
H<br />
H<br />
H<br />
idrogeno da parte <strong>di</strong> un sito basico (atomi <strong>di</strong> ossigeno)<br />
per dare un alchene, che imme<strong>di</strong>atamente viene convertito<br />
a prodotti ossigenati me<strong>di</strong>ante meccanismi <strong>di</strong><br />
<strong>ossidazione</strong> o ammon<strong>ossidazione</strong> allilica. A causa della<br />
debole interazione del substrato con la superficie e del<br />
meccanismo <strong>di</strong> attivazione, sono necessari catalizzatori<br />
con proprietà <strong>di</strong>fferenti da quelle dei catalizzatori<br />
H<br />
H<br />
C<br />
C<br />
appartenenti alla prima classe <strong>di</strong> reazioni. Sono utilizzati,<br />
per esempio, catalizzatori a base <strong>di</strong> pirofosfato <strong>di</strong><br />
vana<strong>di</strong>le per l’<strong>ossidazione</strong> del n-butano ad anidride<br />
maleica, o a base <strong>di</strong> vana<strong>di</strong>o antimoniati per l’ammon<strong>ossidazione</strong><br />
<strong>di</strong> propano. In quest’ultimo caso, l’ossido <strong>di</strong><br />
antimonio è attivo nell’ammon<strong>ossidazione</strong> <strong>di</strong> propilene,<br />
ma non è in grado <strong>di</strong> attivare la molecola <strong>di</strong> propano;<br />
620 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI<br />
C<br />
H<br />
H<br />
H<br />
H<br />
C C<br />
Me O Me O<br />
Me O Me O Me O<br />
Me Me O Me<br />
O O O<br />
Bi Mo<br />
O O<br />
OH<br />
O<br />
O<br />
Bi Mo<br />
O O<br />
H<br />
complesso p-allilico<br />
fig. 1. Schema generale <strong>di</strong> meccanismo <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> allilica ed esempio nel caso dell’<strong>ossidazione</strong><br />
del propilene su molibdato <strong>di</strong> bismuto per ottenere acroleina.<br />
OH<br />
O<br />
H<br />
H<br />
Bi Mo<br />
O<br />
H<br />
C<br />
O<br />
vacanza anionica<br />
tab. 2. Differenti classi <strong>di</strong> processi <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> selettiva in fase vapore (su catalizzatori soli<strong>di</strong>)<br />
e relative principali reazioni industriali (Arpentinier et al., 2001; Centi et al., 2002)<br />
TIPO DI REAZIONE ESEMPI<br />
Ossidazione allilica – propilene ad acroleina o acido acrilico<br />
– isobutene a metacroleina o acido metacrilico<br />
La sintesi degli aci<strong>di</strong> può essere effettuata in un unico sta<strong>di</strong>o dall’alchene,<br />
ma commercialmente si preferisce utilizzare due sta<strong>di</strong> per le migliori selettività<br />
possibili<br />
Deidrogenazione ossidativa – buteni a buta<strong>di</strong>ene e isopentene a isoprene<br />
– metanolo a formaldeide<br />
– acido isobutirrico ad acido metacrilico<br />
Inserzione <strong>di</strong> tipo elettrofilo – ep<strong>ossidazione</strong> dell’etilene a ossido <strong>di</strong> etilene con O 2<br />
<strong>di</strong> un atomo <strong>di</strong> ossigeno – sintesi <strong>di</strong>retta <strong>di</strong> fenolo da benzene con N 2 O<br />
Acetossilazione – sintesi dell’acetato <strong>di</strong> vinile da etilene e acido acetico<br />
Ossiclorurazione – sintesi dell’1,2-<strong>di</strong>cloroetano da etilene e HCl in presenza <strong>di</strong> O 2<br />
Ammon<strong>ossidazione</strong> – propilene ad acrilonitrile<br />
– isobutene a metacrilonitrile<br />
– a-metilstirene ad atroponitrile<br />
Sintesi <strong>di</strong> anidri<strong>di</strong> – n-butano ad anidride maleica<br />
– o-xilene ad anidride ftalica<br />
O<br />
O<br />
H<br />
H<br />
O
l’ad<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> V conferisce al sistema la capacità <strong>di</strong> ossidare<br />
l’alcano.<br />
Meccanismo <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> tipo Wacker. L’acetato <strong>di</strong><br />
vinile è prodotto per acetossilazione dell’etilene con<br />
acido acetico in presenza <strong>di</strong> ossigeno, con catalizzatori<br />
a base <strong>di</strong> Pd/Au supportati. Il Pd supportato su<br />
V 2 O 5 /Al 2 O 3 o V 2 O 5 /TiO 2 è selettivo nella sintesi in fase<br />
vapore <strong>di</strong> acetaldeide da etilene o <strong>di</strong> metiletilchetone da<br />
1-butene, con un meccanismo <strong>di</strong> reazione analogo.<br />
Ossiclorurazione. 1,2-<strong>di</strong>cloroetano è prodotto commercialmente<br />
da etilene, HCl e O 2 su catalizzatori a base<br />
<strong>di</strong> cloruro <strong>di</strong> rame supportato. Il meccanismo consiste<br />
in un’ad<strong>di</strong>zione <strong>di</strong>retta <strong>di</strong> atomi <strong>di</strong> cloro da parte del catalizzatore<br />
sull’olefina, piuttosto che in un’<strong>ossidazione</strong> <strong>di</strong><br />
HCl a cloro molecolare, seguita da clorurazione del doppio<br />
legame.<br />
Ad<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> ossigeno al nucleo aromatico, con apertura<br />
dell’anello. L’attacco elettrofilo <strong>di</strong> ossigeno a substrati<br />
idrocarburici porta tipicamente alla formazione <strong>di</strong><br />
ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong> carbonio, ma nel caso dell’<strong>ossidazione</strong> del benzene<br />
si ottiene invece <strong>ossidazione</strong> selettiva ad anidride<br />
maleica. Questo processo, che utilizza catalizzatori a<br />
base <strong>di</strong> ossi<strong>di</strong> misti <strong>di</strong> vana<strong>di</strong>o e molibdeno, è stato in<br />
parte soppiantato dalla sintesi me<strong>di</strong>ante <strong>ossidazione</strong> <strong>di</strong><br />
n-butano. Catalizzatori analoghi sono utilizzati nell’<strong>ossidazione</strong><br />
selettiva <strong>di</strong> composti poliaromatici.<br />
Meccanismi <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> non classici. L’etilbenzene<br />
può essere deidrogenato ossidativamente con alta<br />
selettività a stirene su vari catalizzatori quali ossi<strong>di</strong> e<br />
fosfati, ma la fase attiva è costituita dalla formazione<br />
<strong>di</strong> un sottile superficiale <strong>di</strong> carbone contenente siti attivi<br />
nella reazione. Recentemente anche alcuni tipi <strong>di</strong><br />
carbone e nanotubi <strong>di</strong> carbonio hanno mostrato elevate<br />
selettività nella deidrogenazione ossidativa dell’etilbenzene<br />
a stirene. Un altro esempio è l’ammossimazione<br />
del cicloesanone (a cicloesanonossima) su<br />
silice amorfa.<br />
Caratteristiche dei processi <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong><br />
in fase vapore<br />
Aspetti generali<br />
Sebbene nell’industria petrolchimica siano utilizzati<br />
processi <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> selettiva sia in fase vapore sia in<br />
fase liquida, quelli in fase vapore sono i più <strong>di</strong>ffusi. Si<br />
impiega tipicamente ossigeno (o aria) come agente ossidante,<br />
sebbene le specie coinvolte nella reazione <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong><br />
selettiva non siano solitamente costituite da ossigeno<br />
adsorbito sul catalizzatore, quanto piuttosto dall’ossigeno<br />
strutturale del catalizzatore (tipicamente ossi<strong>di</strong><br />
misti, v. ancora tab. 1). Lo ione ossigeno O 2 rimuove gli<br />
atomi <strong>di</strong> idrogeno dall’idrocarburo con conseguente formazione<br />
<strong>di</strong> acqua oppure, inserito sulla molecola <strong>di</strong> reagente,<br />
dà luogo alla formazione <strong>di</strong> composti ossigenati<br />
(v. ancora fig. 1). L’ossigeno gassoso interviene invece<br />
VOLUME II / RAFFINAZIONE E PETROLCHIMICA<br />
PROCESSI DI OSSIDAZIONE<br />
nel meccanismo <strong>di</strong> ri<strong>ossidazione</strong> del catalizzatore ridotto,<br />
noto come meccanismo <strong>di</strong> Mars-van Krevelen (fig. 2).<br />
L’<strong>ossidazione</strong> del catalizzatore da parte <strong>di</strong> O 2 avviene<br />
attraverso la formazione <strong>di</strong> specie <strong>di</strong> ossigeno interme<strong>di</strong>e<br />
quali O 2 e O , che hanno caratteristiche <strong>di</strong> elettrofilicità<br />
e tendono a dare ad<strong>di</strong>zione a molecole insature,<br />
con rottura dei doppi legami e formazione finale <strong>di</strong><br />
ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong> carbonio; al contrario, l’ossigeno strutturale del<br />
catalizzatore (O 2 ) ha caratteristiche nucleofile (fig. 3).<br />
Pertanto, per essere selettivo un catalizzatore deve non<br />
solo possedere i siti <strong>di</strong> attivazione dell’idrocarburo e <strong>di</strong><br />
inserzione selettiva dell’ossigeno sul substrato, ma deve<br />
anche essere velocemente riossidabile, in modo da evitare<br />
che le specie non selettive <strong>di</strong> ossigeno chemiadsorbito<br />
O 2<br />
O 2<br />
H 2O<br />
catalizzatore ridotto<br />
catalizzatore ossidato<br />
M 2 m M 1 n<br />
ossido (catalizzatore)<br />
O2 2<br />
O O2 <br />
prodotto<br />
ossidato<br />
idrocarburo<br />
fig. 2. Meccanismo <strong>di</strong> Mars-van Krevelen <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong><br />
selettiva <strong>di</strong> idrocarburi su catalizzatori a base <strong>di</strong> ossi<strong>di</strong>.<br />
A<br />
M (n1) O2 O2 Mn Mn O 2 O 2<br />
O 2<br />
Mn M (n1) O2 O2 O2 Mn specie elettrofile<br />
<strong>di</strong> ossigeno<br />
(O 2 , O , ...)<br />
attivazione O2 specie<br />
nucleofile<br />
<strong>di</strong> ossigeno<br />
(O2 B )<br />
C<br />
C<br />
C<br />
C<br />
H<br />
O 2 <br />
O 2<br />
prodotto con rottura<br />
del legame C C e<br />
formazione <strong>di</strong> CO x<br />
prodotti <strong>di</strong><br />
<strong>ossidazione</strong> selettiva<br />
(per es. aldei<strong>di</strong>)<br />
fig. 3. A, meccanismo schematico <strong>di</strong> incorporazione<br />
<strong>di</strong> ossigeno in catalizzatori a base <strong>di</strong> ossi<strong>di</strong>;<br />
B, schema del <strong>di</strong>fferente tipo <strong>di</strong> attacco sull’idrocarburo<br />
da parte <strong>di</strong> specie nucleofile ed elettrofile <strong>di</strong> ossigeno<br />
(Centi et al., 2002).<br />
621
PRODUZIONE DI INTERMEDI PER LA PETROLCHIMICA<br />
abbiano tempi <strong>di</strong> vita sufficientemente lunghi da dare<br />
luogo a reazioni <strong>di</strong> combustione. Questo meccanismo è<br />
generalmente accettato per l’<strong>ossidazione</strong> <strong>di</strong> alcheni su ossi<strong>di</strong><br />
misti, ma esistono dubbi sulla sua vali<strong>di</strong>tà nel caso dell’<strong>ossidazione</strong><br />
<strong>di</strong> substrati <strong>di</strong>versi, quali alcani.<br />
Una caratteristica generale dei processi <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong><br />
selettiva <strong>di</strong> idrocarburi è rappresentata dalla complessità<br />
delle reazioni coinvolte. Per esempio, l’<strong>ossidazione</strong><br />
del n-butano ad anidride maleica è una reazione<br />
che coinvolge 14 elettroni, la rimozione <strong>di</strong> 8 atomi <strong>di</strong><br />
idrogeno e l’inserzione <strong>di</strong> 3 atomi <strong>di</strong> ossigeno nel substrato,<br />
con il coinvolgimento <strong>di</strong> altri 4 atomi <strong>di</strong> ossigeno<br />
del catalizzatore per formare 4 molecole d’acqua.<br />
Nonostante la complessità della trasformazione, la reazione<br />
avviene senza formazione <strong>di</strong> prodotti con grado <strong>di</strong><br />
<strong>ossidazione</strong> interme<strong>di</strong>o; si ottengono selettività comprese<br />
tra il 70 e l’85%, in funzione delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> reazione.<br />
Il catalizzatore, costituito da un ossido misto <strong>di</strong> V e<br />
P con composizione (VO) 2 P 2 O 7 , possiede quin<strong>di</strong> caratteristiche<br />
tali da evitare sia il desorbimento degli interme<strong>di</strong><br />
<strong>di</strong> reazione, sia la trasformazione non selettiva <strong>di</strong><br />
questi in ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong> carbonio.<br />
Infine, un’ulteriore caratteristica dei catalizzatori <strong>di</strong><br />
<strong>ossidazione</strong> selettiva è la multifunzionalità, necessaria per<br />
la trasformazione dell’idrocarburo nel prodotto finale;<br />
infatti, per realizzare il complesso meccanismo sopra in<strong>di</strong>cato,<br />
è necessario che il catalizzatore sia in grado <strong>di</strong> attuare<br />
<strong>di</strong>versi tipi <strong>di</strong> trasformazioni sul substrato (Arpentinier<br />
et al., 2001). Inoltre, è necessario che i <strong>di</strong>versi sta<strong>di</strong> coinvolti<br />
nella trasformazione abbiano velocità tra loro confrontabili.<br />
Velocità relative <strong>di</strong>verse potrebbero portare al<br />
desorbimento dei prodotti interme<strong>di</strong> o all’aumento della<br />
velocità <strong>di</strong> reazioni parallele, con <strong>di</strong>minuzione della selettività<br />
al prodotto desiderato. Questo viene ben esemplificato<br />
dall’<strong>ossidazione</strong> selettiva <strong>di</strong> n-butano (fig. 4).<br />
Progettazione accoppiata del catalizzatore<br />
e del reattore<br />
L’ottimizzazione <strong>di</strong> resa, produttività e selettività nelle<br />
reazioni <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> selettiva richiede non solo una<br />
conoscenza dettagliata della natura del catalizzatore e<br />
del meccanismo <strong>di</strong> interazione <strong>di</strong> reagenti e prodotti con<br />
il catalizzatore stesso, ma anche l’ottimizzazione del reattore<br />
utilizzato. Recentemente nuove soluzione reattoristiche<br />
(che prevedono, per esempio, la separazione dei<br />
due sta<strong>di</strong> <strong>di</strong> interazione del catalizzatore con idrocarburo<br />
e con ossigeno) hanno portato allo sviluppo <strong>di</strong> nuove<br />
classi <strong>di</strong> catalizzatori; i due aspetti (sviluppo del catalizzatore<br />
e ingegneria del reattore) sono quin<strong>di</strong> strettamente<br />
correlati.<br />
I reattori industriali utilizzati nell’industria petrolchimica<br />
per reazioni fortemente esotermiche, quali quelle <strong>di</strong><br />
<strong>ossidazione</strong> selettiva, sono tipicamente a letto fisso multitubolare<br />
o a letto fluido. Tuttavia, vi è un interesse crescente<br />
verso lo sviluppo <strong>di</strong> nuove soluzioni reattoristiche,<br />
n-butano<br />
O O O<br />
in fase adsorbita<br />
(sul catalizzatore)<br />
quale per esempio il reattore a letto fluido circolante,<br />
recentemente applicato dalla DuPont per la sintesi <strong>di</strong> anidride<br />
maleica da n-butano. Il ‘<strong>di</strong>saccoppiamento’ delle<br />
due reazioni redox, <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> dell’idrocarburo da<br />
parte del catalizzatore e <strong>di</strong> ri<strong>ossidazione</strong> <strong>di</strong> quest’ultimo<br />
da parte dell’ossigeno (v. ancora fig. 2), permette un<br />
aumento della selettività ad anidride maleica rispetto alla<br />
reazione condotta in presenza contemporanea <strong>di</strong> idrocarburo<br />
e <strong>di</strong> ossigeno. Ulteriori vantaggi <strong>di</strong> questo tipo<br />
<strong>di</strong> reattore sono l’isotermicità e la <strong>di</strong>minuzione dei rischi<br />
<strong>di</strong> esplosione. Tuttavia, il limite è costituito dalla bassa<br />
produttività; è necessario infatti far circolare tra i due<br />
reattori, ciascuno a<strong>di</strong>bito a uno dei due sta<strong>di</strong> della reazione,<br />
elevate quantità del catalizzatore, pari a circa 1 kg<br />
per g <strong>di</strong> anidride maleica prodotta.<br />
Un altro esempio <strong>di</strong> nuova configurazione reattoristica,<br />
adottata per processi petrolchimici, è costituito dai<br />
reattori <strong>di</strong> tipo monolitico; essi uniscono i vantaggi della<br />
possibilità <strong>di</strong> conduzione autotermica della reazione e <strong>di</strong><br />
una ridotta per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> carico. Le nuove generazioni <strong>di</strong><br />
processi per <strong>ossidazione</strong> <strong>di</strong> metanolo a formaldeide utilizzano<br />
uno sta<strong>di</strong>o finale a<strong>di</strong>abatico (post-reattore), con<br />
il catalizzatore strutturato in forma <strong>di</strong> monolito.<br />
Risultati molto interessanti sono stati ottenuti con<br />
reattori a bassissimo tempo <strong>di</strong> contatto (dell’or<strong>di</strong>ne dei<br />
millisecon<strong>di</strong>, rispetto a tempi <strong>di</strong> secon<strong>di</strong> nei reattori convenzionali),<br />
ove anche la configurazione del catalizzatore<br />
è <strong>di</strong> tipo non convenzionale (per esempio, in forma<br />
<strong>di</strong> reti). Date le alte velocità spaziali utilizzate (cioè gli<br />
elevati rapporti tra la portata dei reagenti e la quantità<br />
dei catalizzatori) e il tipo <strong>di</strong> meccanismo coinvolto, è<br />
622 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI<br />
buteni<br />
buta<strong>di</strong>ene<br />
<strong>di</strong>idrofurano<br />
furano<br />
anidride<br />
maleica<br />
O<br />
<br />
O<br />
O O<br />
5 H,<br />
2-furanone<br />
CO x, H 2O<br />
eliminazione concertata<br />
<strong>di</strong> 2 atomi <strong>di</strong> idrogeno<br />
isomerizzazione<br />
estrazione <strong>di</strong> H allilico<br />
inserzione 1,4 <strong>di</strong> ossigeno<br />
deidrogenazione allilica<br />
e/o inserzione allilica<br />
<strong>di</strong> ossigeno<br />
inserzione <strong>di</strong> ossigeno<br />
fig. 4. Schema del meccanismo <strong>di</strong> reazione nell’<strong>ossidazione</strong><br />
selettiva <strong>di</strong> n-butano ad anidride maleica su catalizzatori a<br />
base <strong>di</strong> (VO) 2 P 2 O 7 , con in<strong>di</strong>cazione del carattere<br />
multifunzionale del catalizzatore.
possibile evitare le ossidazioni successive e ottenere quin<strong>di</strong><br />
elevate selettività nei prodotti interme<strong>di</strong> (per esempio,<br />
nella deidrogenazione ossidativa <strong>di</strong> alcani ad alcheni).<br />
Infine, occorre ricordare gli sviluppi nel settore dei<br />
reattori a membrana catalitica, ove è possibile la rimozione<br />
continua <strong>di</strong> uno dei prodotti o l’ad<strong>di</strong>zione <strong>di</strong>fferenziata<br />
lungo il letto catalitico <strong>di</strong> uno dei reagenti (per<br />
esempio, ossigeno). Ciò permette <strong>di</strong> mantenere un rapporto<br />
ottimale idrocarburo/O 2 lungo tutto il profilo, <strong>di</strong><br />
limitare la formazione <strong>di</strong> punti cal<strong>di</strong> e <strong>di</strong> controllare lo<br />
stato <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> del catalizzatore. Tuttavia, uno dei<br />
limiti attuali è la bassa produttività, oltre al costo elevato<br />
delle membrane stesse.<br />
Anche i reattori convenzionali a letto fisso possono<br />
essere migliorati con una maggiore integrazione tra la<br />
progettazione del catalizzatore e quella del reattore. Nel<br />
processo <strong>di</strong> sintesi dell’anidride ftalica da o-xilene vengono<br />
usati letti catalitici <strong>di</strong>fferenziati, contenenti cioè<br />
<strong>di</strong>versi strati <strong>di</strong> catalizzatore con composizione <strong>di</strong>fferente<br />
tra loro, in modo da ottimizzare il profilo assiale<br />
<strong>di</strong> attività e selettività del catalizzatore stesso.<br />
Una nuova tecnica reattoristica in fase <strong>di</strong> sviluppo è<br />
costituita dai sistemi con inversione perio<strong>di</strong>ca del flusso;<br />
ciò permette <strong>di</strong> rendere più uniforme il profilo <strong>di</strong> attività<br />
e temperatura nel reattore, pur se persistono alcuni<br />
importanti problemi, costituiti dalla <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> gestione<br />
delle operazioni non stazionarie e dalla loro potenziale<br />
pericolosità. Anche in questo caso, la progettazione<br />
del catalizzatore è <strong>di</strong>fferente da quella per operazioni<br />
in con<strong>di</strong>zioni stazionarie.<br />
Utilizzo <strong>di</strong> aria o <strong>di</strong> ossigeno puro come agenti<br />
ossidanti<br />
L’aria è attualmente il reagente più utilizzato nei processi<br />
<strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> in fase vapore, ma è crescente l’interesse<br />
per l’utilizzo <strong>di</strong> O 2 puro, al fine <strong>di</strong> aumentare la<br />
VOLUME II / RAFFINAZIONE E PETROLCHIMICA<br />
PROCESSI DI OSSIDAZIONE<br />
produttività e ridurre le emissioni inquinanti e i consumi<br />
energetici. Nella tab. 3 è illustrato un esempio delle<br />
emissioni nel processo <strong>di</strong> ossiclorurazione dell’etilene,<br />
nei casi <strong>di</strong> utilizzo <strong>di</strong> aria o <strong>di</strong> ossigeno come reagente<br />
ossidante. Si può notare la significativa <strong>di</strong>minuzione dell’impatto<br />
ambientale nel secondo tipo <strong>di</strong> processo.<br />
I seguenti processi in fase vapore utilizzano O 2 puro,<br />
oppure aria arricchita con ossigeno, in alternativa all’aria:<br />
a) <strong>ossidazione</strong> parziale (a gas <strong>di</strong> sintesi) <strong>di</strong> frazioni<br />
pesanti ottenute dalla <strong>di</strong>stillazione del petrolio; b) <strong>ossidazione</strong><br />
del metanolo a formaldeide (aria o aria arricchita);<br />
c) <strong>ossidazione</strong> dell’etilene a ossido <strong>di</strong> etilene (aria<br />
od ossigeno, quest’ultimo in particolare per i nuovi<br />
impianti); d) ossiclorurazione dell’etilene a 1,2-<strong>di</strong>cloroetano<br />
(aria oppure ossigeno, quest’ultimo in particolare<br />
per i nuovi impianti); e) acetossilazione dell’etilene<br />
a vinilacetato (ossigeno); f ) <strong>ossidazione</strong> del n-butano ad<br />
acido acetico (aria od ossigeno); g) <strong>ossidazione</strong> dell’etilene<br />
ad acetaldeide (aria od ossigeno); h) <strong>ossidazione</strong><br />
dell’acetaldeide ad anidride acetica (aria od ossigeno);<br />
i) ammon<strong>ossidazione</strong> del propilene ad acrilonitrile (aria<br />
arricchita con ossigeno).<br />
Catalizzatori <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> selettiva <strong>di</strong> idrocarburi<br />
Caratteristiche dei catalizzatori <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong><br />
I catalizzatori <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> appartengono alla classe<br />
più ampia dei materiali aventi caratteristiche <strong>di</strong> tipo<br />
redox, od ossidoriduttive; a tale classe appartengono<br />
anche i sistemi che catalizzano reazioni <strong>di</strong> idrogenazione,<br />
deidrogenazione, alogenazione e dealogenazione.<br />
Nella tab. 1 sono elencati i più importanti catalizzatori<br />
<strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> <strong>di</strong> idrocarburi nel campo della<br />
petrolchimica per processi realizzati in fase gas. In<br />
aggiunta a questi, è utile menzionare i catalizzatori per<br />
<strong>ossidazione</strong> <strong>di</strong> composti inorganici, quali quelli per<br />
tab. 3. Composizione delle emissioni nel processo <strong>di</strong> ossiclorurazione dell’etilene nei casi <strong>di</strong> utilizzo<br />
<strong>di</strong> aria od ossigeno (Arpentinier et al., 2001). DCE: 1,2-<strong>di</strong>cloroetano; VCM: cloruro <strong>di</strong> vinile monomero<br />
Componente<br />
Processo utilizzante aria Processo utilizzante O 2<br />
Contenuto (vol%); flusso (m 3 /h)<br />
O 2 +Ar 4-8; 400-2.400 0,1-2,5; 25<br />
Etilene 0,1-0,8; 10-24 2-5; 50<br />
CO x (CO 2 /CO3-4/1) 1-3; 100-900 15-30; 300<br />
DCE e composti clorurati 0,02-0,2; 2-60 0,5-1; 10<br />
N 2 resto resto<br />
Spurgo (m 3 /h)* 10.000-30.000 1.000<br />
*Approssimativamente 300-900 m 3 per t <strong>di</strong> VCM prodotto<br />
623
PRODUZIONE DI INTERMEDI PER LA PETROLCHIMICA<br />
<strong>ossidazione</strong> <strong>di</strong> SO 2 a SO 3 (a base <strong>di</strong> ossido <strong>di</strong> vana<strong>di</strong>o<br />
supportato), <strong>di</strong> ammoniaca a NO (a base <strong>di</strong> Pt/Rh) e <strong>di</strong><br />
cloruro <strong>di</strong> idrogeno a cloro molecolare (a base <strong>di</strong> cloruro<br />
<strong>di</strong> rame supportato).<br />
Nel seguito sono elencate le caratteristiche principali<br />
dei catalizzatori <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> per reazioni in fase<br />
gassosa.<br />
Presenza <strong>di</strong> un metallo <strong>di</strong> transizione come componente<br />
attivo principale (V, Mo, Cu, Fe, Pd, Pt, Rh, Ag).<br />
In questi casi, è spesso presente anche un secondo elemento,<br />
che può essere <strong>di</strong> transizione oppure <strong>di</strong> post-transizione<br />
(per esempio, P, Sb o Bi), il quale contribuisce a<br />
determinare le caratteristiche <strong>di</strong> reattività del catalizzatore.<br />
Questo effetto si può esplicare attraverso la formazione<br />
<strong>di</strong> un ‘ossido misto’ (ovvero un composto specifico,<br />
quale per esempio Bi 2 Mo 2 O 9 , eventualmente solo<br />
sulla superficie <strong>di</strong> un altro ossido, <strong>di</strong> una soluzione solida<br />
oppure <strong>di</strong> un ossido drogato dall’altro elemento), con<br />
caratteristiche <strong>di</strong> reattività <strong>di</strong>fferenti da quelle dei singoli<br />
elementi, se presenti in fasi <strong>di</strong>stinte. In taluni casi,<br />
l’elemento è inizialmente presente nella forma metallica,<br />
ma in ambiente <strong>di</strong> reazione può generare il corrispondente<br />
ossido (oppure cloruro od ossicloruro).<br />
Presenza <strong>di</strong> piccole quantità <strong>di</strong> elementi ‘promotori’<br />
(o ‘droganti’). Questi elementi hanno lo scopo <strong>di</strong> ottimizzare<br />
le prestazioni degli elementi attivi principali. I<br />
promotori possono essere <strong>di</strong> varia natura e giocare quin<strong>di</strong><br />
ruoli <strong>di</strong>versi nella trasformazione dei reagenti. Gli elementi<br />
attivi e gli elementi promotori, costituiscono la<br />
fase attiva, cioè la fase <strong>di</strong>rettamente coinvolta nella trasformazione<br />
dei reagenti a prodotti.<br />
Presenza <strong>di</strong> un supporto (solitamente silice, allumina<br />
o titania). Tale supporto nella formulazione del catalizzatore<br />
può avere <strong>di</strong>versi compiti. Un primo compito è<br />
quello <strong>di</strong> <strong>di</strong>sperdere gli elementi attivi, conferendo alla<br />
fase attiva un’area superficiale più elevata rispetto a quella<br />
che avrebbe in assenza del supporto. È pertanto chiaro<br />
che il supporto deve avere caratteristiche dell’area<br />
superficiale idonee per la reazione <strong>di</strong> interesse. Nelle<br />
ossidazioni selettive, ove la selettività nella formazione<br />
del prodotto <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> parziale <strong>di</strong>pende significativamente<br />
dalle reazioni consecutive a prodotti non desiderati<br />
(per esempio ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong> carbonio, che sono termo<strong>di</strong>namicamente<br />
favoriti), è necessario un supporto con<br />
area superficiale non eccessivamente elevata. In questo<br />
modo si limita la velocità delle reazioni indesiderate<br />
secondarie, che <strong>di</strong>pendono anche dal tempo necessario<br />
al prodotto per retro<strong>di</strong>ffondere dal centro attivo alla fase<br />
gassosa. Un ulteriore compito del supporto è quello <strong>di</strong><br />
conferire resistenza alla fase attiva nei confronti <strong>di</strong> fenomeni<br />
abrasivi o <strong>di</strong> sgretolamento, soprattutto per quelle<br />
applicazioni che implicano particolari sollecitazioni meccaniche<br />
sul catalizzatore (per esempio, in reattori a letto<br />
flui<strong>di</strong>zzato), oltre a evitare fenomeni <strong>di</strong> spolveramento<br />
durante il carico del catalizzatore in reattori a letti fissi<br />
impaccati. Infine, in taluni casi il supporto serve per alterare<br />
le caratteristiche <strong>di</strong> reattività chimica intrinseca della<br />
fase attiva, tramite effetti <strong>di</strong> interazione tra questa e il<br />
supporto stesso. Questo avviene quando il supporto presenta<br />
dei gruppi funzionali alla sua superficie, in grado<br />
<strong>di</strong> dare luogo a legami chimici con gli elementi della fase<br />
attiva, oppure si verifica in conseguenza <strong>di</strong> particolari<br />
similitu<strong>di</strong>ni cristallografiche tra la superficie e il supporto.<br />
Questi effetti <strong>di</strong> interazione possono risultare positivi<br />
per la reattività del catalizzatore stesso, alterandone<br />
le caratteristiche <strong>di</strong> ossidoriducibilità o <strong>di</strong>minuendone la<br />
volatilità; vengono così rallentati i fenomeni indesiderati<br />
<strong>di</strong> per<strong>di</strong>ta dei componenti della fase attiva per sublimazione.<br />
La combinazione opportuna tra tipo e quantità <strong>di</strong> fase<br />
attiva (inclusi i promotori) e tipo <strong>di</strong> supporto è funzione<br />
delle caratteristiche della reazione e del tipo <strong>di</strong> reattori<br />
utilizzati. In particolare, sono <strong>di</strong> seguito citati i fattori che<br />
maggiormente con<strong>di</strong>zionano la formulazione e la morfologia<br />
del catalizzatore nelle reazioni <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong>.<br />
Tipo <strong>di</strong> trasformazione chimica coinvolta e meccanismo<br />
attraverso cui si esplica. Più complessa è la trasformazione,<br />
più articolata <strong>di</strong>venta la composizione del<br />
catalizzatore, in termini <strong>di</strong> numero <strong>di</strong> elementi che costituiscono<br />
la fase attiva, o <strong>di</strong> complessità strutturale (formazione<br />
<strong>di</strong> fasi cristalline aventi caratteristiche <strong>di</strong> multifunzionalità).<br />
Per esempio, catalizzatori per <strong>ossidazione</strong><br />
o ammon<strong>ossidazione</strong> allilica contengono sempre Mo<br />
come elemento principale per la fase attiva, mentre catalizzatori<br />
per la sintesi <strong>di</strong> anidri<strong>di</strong> o <strong>di</strong> aci<strong>di</strong> contengono<br />
quasi sempre V.<br />
Ottimizzazione delle caratteristiche redox o delle proprietà<br />
acide o basiche del catalizzatore. I promotori (o<br />
droganti) possono giocare un ruolo fondamentale nel<br />
controllo <strong>di</strong> queste proprietà. Promotori con caratteristiche<br />
basiche (ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong> metalli alcalini o alcalino-terrosi)<br />
possono <strong>di</strong>minuire l’aci<strong>di</strong>tà superficiale della fase<br />
attiva, con conseguente miglioramento della selettività<br />
tramite la soppressione delle reazioni acido-catalizzate<br />
(cracking, formazione <strong>di</strong> oligomeri <strong>di</strong> composti insaturi).<br />
Promotori con caratteristiche <strong>di</strong> tipo acido possono<br />
<strong>di</strong>minuire l’interazione tra la fase attiva e interme<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />
reazione con caratteristiche <strong>di</strong> tipo acido, favorendone<br />
il desorbimento in fase gassosa e limitando il contributo<br />
delle reazioni consecutive indesiderate. Altri promotori<br />
possono ottimizzare le proprietà ossidoriduttive della<br />
fase attiva, tramite una mo<strong>di</strong>ficazione delle proprietà<br />
elettroniche collettive del solido.<br />
Schema della reazione. La presenza <strong>di</strong> reazioni consecutive<br />
(tipicamente, reazioni <strong>di</strong> combustione del prodotto<br />
desiderato, oppure reazioni che portano dal reagente<br />
al prodotto desiderato attraverso la formazione <strong>di</strong><br />
prodotti interme<strong>di</strong> con stato <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> via via crescente)<br />
implica l’utilizzazione <strong>di</strong> un catalizzatore con<br />
caratteristiche tali da limitare (o, al contrario, favorire)<br />
624 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI
il contributo <strong>di</strong> tali reazioni. Questo può essere realizzato<br />
non solo me<strong>di</strong>ante un controllo dell’attività intrinseca<br />
del catalizzatore, ma anche attraverso una modulazione<br />
della porosità della fase attiva (e quin<strong>di</strong> del supporto,<br />
se presente). Un valore elevato <strong>di</strong> area superficiale<br />
e <strong>di</strong> porosità implica tempi <strong>di</strong> residenza intraparticellari<br />
effettivi ben superiori a quelli calcolabili dalla portata<br />
<strong>di</strong> alimentazione al reattore, e quin<strong>di</strong> un contributo<br />
importante delle reazioni consecutive a parità <strong>di</strong> conversione<br />
del reagente. Ciò può influenzare considerevolmente<br />
la selettività al prodotto desiderato.<br />
Tenore termico della reazione. Reazioni fortemente<br />
esotermiche implicano la necessità <strong>di</strong> reattori catalitici<br />
a letto flui<strong>di</strong>zzato, più efficienti nella rimozione del calore<br />
rispetto ai reattori multitubolari, e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> catalizzatori<br />
atti a operare in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> forti sollecitazioni<br />
meccaniche. In questi casi vengono utilizzati supporti<br />
flui<strong>di</strong>zzabili, caratterizzati cioè da particelle aventi <strong>di</strong>ametro<br />
me<strong>di</strong>o compreso tra 50 e 150 mm, resistenza all’abrasione<br />
e densità opportuna. Per tenori termici me<strong>di</strong>obassi,<br />
possono essere utilizzati reattori tubolari o a fascio<br />
tubiero (multitubolari). In questo caso i catalizzatori<br />
hanno morfologia caratteristica per queste applicazioni<br />
e vengono realizzati in forma <strong>di</strong> estrusi (o pellet). Quando<br />
possibile, vengono utilizzati supporti a elevata conducibilità<br />
termica, quale SiC, per favorire la <strong>di</strong>ssipazione<br />
del calore <strong>di</strong> reazione.<br />
Velocità spaziale nel reattore. Elevate velocità spaziali<br />
in letti catalitici impaccati possono portare a elevate<br />
per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> carico, e quin<strong>di</strong> alla necessità <strong>di</strong> onerose compressioni<br />
della corrente a monte del reattore. È possibile<br />
minimizzare la per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> carico aumentando il grado<br />
<strong>di</strong> vuoto del letto catalitico, me<strong>di</strong>ante l’utilizzazione <strong>di</strong><br />
particolari conformazioni delle particelle del catalizzatore.<br />
Questo aspetto può risultare determinante nel con<strong>di</strong>zionare<br />
le prestazioni del processo, come nella deidrogenazione<br />
ossidativa <strong>di</strong> metanolo a formaldeide. In questo<br />
caso, l’utilizzazione <strong>di</strong> pellet cilindrici con foro assiale<br />
permette <strong>di</strong> <strong>di</strong>minuire le per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> carico e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />
aumentare, a parità <strong>di</strong> portata <strong>di</strong> alimentazione, la velocità<br />
lineare nel reattore. Questo implica tempi <strong>di</strong> contatto<br />
minori, miglior controllo della temperatura <strong>di</strong> reazione<br />
e minori effetti <strong>di</strong> <strong>di</strong>sattivazione del catalizzatore.<br />
Meccanismi della catalisi <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong><br />
in fase gassosa<br />
I principali meccanismi dell’<strong>ossidazione</strong> catalitica<br />
sono elencati nella tab. 2. Il meccanismo <strong>di</strong> tipo redox è<br />
quello coinvolto nella maggior parte delle reazioni <strong>di</strong><br />
<strong>ossidazione</strong>. Esso si esplica attraverso una serie <strong>di</strong> sta<strong>di</strong><br />
successivi, che includono: l’adsorbimento del reagente<br />
(il substrato da ossidare) sul centro attivo; il trasferimento<br />
<strong>di</strong> elettroni dal reagente al centro attivo e il contemporaneo<br />
trasferimento <strong>di</strong> ioni ossigeno da questo<br />
al reagente (l’ossigeno viene incorporato nel substrato,<br />
VOLUME II / RAFFINAZIONE E PETROLCHIMICA<br />
PROCESSI DI OSSIDAZIONE<br />
o in alternativa rientra nella formazione del coprodotto<br />
acqua); infine il desorbimento del prodotto. La medesima<br />
successione <strong>di</strong> sta<strong>di</strong> coinvolge la molecola <strong>di</strong> ossigeno<br />
per lo sta<strong>di</strong>o <strong>di</strong> ri<strong>ossidazione</strong> del catalizzatore: coor<strong>di</strong>nazione<br />
al centro metallico; trasferimento <strong>di</strong> elettroni<br />
(fino a 4 per ogni molecola <strong>di</strong> ossigeno); <strong>di</strong>ssociazione<br />
della molecola in due specie atomiche in forma ionica;<br />
infine incorporazione dell’ossigeno nella sua forma ionica<br />
all’interno della fase attiva.<br />
Potranno essere coinvolti uno o più centri attivi per<br />
ogni molecola <strong>di</strong> reagente, in funzione dei seguenti fattori:<br />
a) numero complessivo <strong>di</strong> elettroni trasferiti e quin<strong>di</strong><br />
<strong>di</strong> ioni ossigeno coinvolti nel processo ossidoriduttivo;<br />
b) proprietà <strong>di</strong> conducibilità ionica ed elettronica del<br />
solido, e quin<strong>di</strong> della fase attiva superficiale, nelle con<strong>di</strong>zioni<br />
<strong>di</strong> reazione; c) grado <strong>di</strong> copertura della fase attiva<br />
da parte <strong>di</strong> molecole adsorbite (reagenti e prodotti);<br />
d) mobilità superficiale degli interme<strong>di</strong> <strong>di</strong> reazione; e) numero<br />
<strong>di</strong> centri attivi prossimi a quello in corrispondenza<br />
del quale è avvenuta l’attivazione dell’idrocarburo.<br />
Sulla base del modello redox, la selettività del processo,<br />
cioè il rapporto tra la quantità <strong>di</strong> prodotto formato<br />
e la quantità totale <strong>di</strong> reagente trasformato, può essere<br />
ricondotta a due <strong>di</strong>fferenti situazioni. Innanzitutto la<br />
selettività <strong>di</strong>pende dalla natura degli ioni ossigeno presenti<br />
come specie adsorbite sulla fase attiva e dall’interazione<br />
tra queste e il reagente o gli interme<strong>di</strong> <strong>di</strong> reazione.<br />
Come detto precedentemente, la specie O 2 , incorporata<br />
nel reticolo dell’ossido, è considerata la specie<br />
selettiva, mentre le specie O 2 e O hanno caratteristiche<br />
elettrofile e sono considerate specie non selettive.<br />
Poiché la formazione della prima specie avviene attraverso<br />
la formazione interme<strong>di</strong>a <strong>di</strong> quelle elettrofile, è<br />
chiaro che la velocità <strong>di</strong> trasformazione <strong>di</strong> ciascuna <strong>di</strong><br />
esse e la loro reattività nei confronti degli interme<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />
reazione ottenuti per attivazione del substrato determinano<br />
la selettività del processo (Bielanski e Haber, 1991).<br />
La selettività del processo <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> è inoltre<br />
riconducibile alla concentrazione <strong>di</strong> specie O 2 incorporate<br />
nel reticolo dell’ossido metallico, e quin<strong>di</strong> in definitiva<br />
allo stato <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> me<strong>di</strong>o del catalizzatore<br />
(Grasselli, 2002). Un catalizzatore fortemente ossidato<br />
possiede un’elevata densità <strong>di</strong> centri attivi in grado <strong>di</strong><br />
ricevere elettroni dal substrato e <strong>di</strong> cedere ioni O 2 , e<br />
quin<strong>di</strong> è in grado <strong>di</strong> trasformare quel substrato in molecole<br />
con elevato stato <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> (per esempio, in<br />
prodotti <strong>di</strong> combustione). Al contrario, un catalizzatore<br />
costituito da un ossido parzialmente ridotto possiede una<br />
capacità ossidante <strong>di</strong>screta, e quin<strong>di</strong> è potenzialmente<br />
più selettivo nei confronti dei prodotti <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong><br />
parziale. Secondo il modello redox, lo stato <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong><br />
<strong>di</strong> un ossido metallico in con<strong>di</strong>zioni stazionarie è<br />
funzione delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> reazione; ciò implica che<br />
la selettività è a sua volta funzione <strong>di</strong> parametri operativi,<br />
quali la composizione dell’alimentazione (cioè il<br />
625
PRODUZIONE DI INTERMEDI PER LA PETROLCHIMICA<br />
rapporto tra il substrato da ossidare e l’agente ossidante)<br />
o la temperatura <strong>di</strong> reazione.<br />
Entrambi i modelli hanno avuto riscontri sperimentali<br />
per <strong>di</strong>verse reazioni <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong>, e rimangono ancora<br />
oggi vali<strong>di</strong> per spiegare le selettività dei processi <strong>di</strong><br />
<strong>ossidazione</strong> in cui sono coinvolte reazioni con meccanismo<br />
<strong>di</strong> tipo redox.<br />
Principali processi industriali e casi rilevanti<br />
Deidrogenazione ossidativa del metanolo<br />
a formaldeide<br />
Tra i primi venti composti chimici prodotti su scala<br />
mon<strong>di</strong>ale, la formaldeide (HCHO) è utilizzata nella sintesi<br />
<strong>di</strong> varie resine (urea-formaldeide, fenolo-formaldeide,<br />
poliacetali) che trovano applicazione nei settori<br />
delle costruzioni, automobilistico, dell’industria tessile<br />
e della carta. Il metanolo può essere convertito in formaldeide<br />
sia per deidrogenazione ossidativa <strong>di</strong>retta:<br />
CH3OH0,5O2 HCHOH2O ∆H°=155 kJ/mol<br />
sia per deidrogenazione accoppiata a <strong>ossidazione</strong> dell’H2<br />
prodotto:<br />
CH3OH HCHOH2 ∆H°= 84 kJ/mol<br />
H20,5O2 H2O ∆H°=238 kJ/mol<br />
I due processi <strong>di</strong>fferiscono per con<strong>di</strong>zioni operative<br />
e tipo <strong>di</strong> catalizzatori. Nel primo processo si utilizzano<br />
basse concentrazioni <strong>di</strong> metanolo in alimentazione, per<br />
evitare la formazione <strong>di</strong> miscele esplosive e per controllare<br />
la temperatura <strong>di</strong> reazione. I catalizzatori commerciali<br />
sono a base <strong>di</strong> molibdato <strong>di</strong> ferro, ma contengono anche<br />
un eccesso <strong>di</strong> molibdeno (Fe 2 (MoO 4 ) 3 MoO 3 ), in quanto<br />
la presenza <strong>di</strong> ossido <strong>di</strong> molibdeno è con<strong>di</strong>zione necessaria<br />
per un’elevata selettività. Si utilizza tipicamente un<br />
rapporto Mo/Fe compreso nell’intervallo 1,5-3,0; talvolta,<br />
vengono ad<strong>di</strong>zionati ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong> Co e Cr come promotori.<br />
L’eccesso <strong>di</strong> molibdeno è necessario anche perché<br />
la sublimazione dell’ossido (soprattutto nei punti <strong>di</strong><br />
maggiore surriscaldamento) causa il progressivo impoverimento<br />
<strong>di</strong> Mo nel catalizzatore e la condensazione <strong>di</strong><br />
MoO 3 nella parte più fredda del reattore. Ciò provoca<br />
non solo la <strong>di</strong>sattivazione del catalizzatore, ma anche un<br />
progressivo aumento della per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> carico.<br />
Le temperature <strong>di</strong> reazione sono tipicamente comprese<br />
nell’intervallo 310-340 °C, con conversioni superiori<br />
al 98% e selettività pari a 92-95%. Si utilizzano<br />
generalmente reattori multitubolari a letto fisso. Un recente<br />
sviluppo è rappresentato dall’introduzione <strong>di</strong> uno sta<strong>di</strong>o<br />
finale (postreattore) a<strong>di</strong>abatico.<br />
Nella deidrogenazione accoppiata a combustione parziale<br />
dell’H 2 (il processo globale risulta parzialmente esotermico)<br />
si alimenta una corrente sottostechiometrica in<br />
ossigeno, per operare nella regione superiore ai limiti <strong>di</strong><br />
infiammabilità. A causa dei limiti termo<strong>di</strong>namici della<br />
deidrogenazione, occorre operare a temperature <strong>di</strong> reazione<br />
superiori rispetto a quelle della deidrogenazione<br />
ossidativa. Si utilizzano catalizzatori a base <strong>di</strong> Ag supportato<br />
su allumina con bassa area superficiale, tipicamente<br />
nella forma <strong>di</strong> sfere con <strong>di</strong>ametro <strong>di</strong> 1-5 mm. Se si<br />
opera a temperature superiori a 600 °C (in particolare 680-<br />
720 °C), si può ottenere una conversione quasi completa<br />
del metanolo, mentre a temperature inferiori (500-550 °C)<br />
le conversioni sono minori (65-75%) e occorre effettuare<br />
il riciclo del metanolo che non ha reagito. Inoltre, è necessario<br />
utilizzare tempi <strong>di</strong> contatto brevi per evitare la decomposizione<br />
della formaldeide.<br />
Si ottengono selettività a formaldeide pari al 98-99%,<br />
con formazione dei seguenti sottoprodotti: <strong>di</strong>metiletere<br />
((CH 3 ) 2 O), la cui formazione è dovuta alla presenza <strong>di</strong><br />
siti aci<strong>di</strong> nel catalizzatore; metilformiato (HCOOCH 3 ),<br />
ottenuto per <strong>di</strong>sproporzionamento della formaldeide su<br />
siti basici; ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong> carbonio, derivanti da reazioni sia<br />
parallele sia consecutive. Per limitare queste ultime è<br />
necessario un rapido raffreddamento dei prodotti <strong>di</strong> reazione<br />
all’uscita dal letto catalitico. Selettività elevate si<br />
conseguono tramite l’ottimizzazione delle proprietà acidobase<br />
del catalizzatore, la limitazione dell’<strong>ossidazione</strong><br />
della formaldeide ad acido formico (prodotto che decompone<br />
facilmente) e il controllo delle proprietà redox del<br />
catalizzatore.<br />
La fig. 5 illustra il meccanismo <strong>di</strong> reazione nel caso<br />
dell’<strong>ossidazione</strong> <strong>di</strong>retta del metanolo su catalizzatori a<br />
base <strong>di</strong> ossi<strong>di</strong>. La specie metossi è la prima specie chemiadsorbita<br />
che si forma per contatto del metanolo con<br />
il catalizzatore; la sua successiva trasformazione <strong>di</strong>pende<br />
sia dalle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> reazione sia dalle proprietà del<br />
catalizzatore. Se la concentrazione del metanolo è alta e<br />
la velocità <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> consecutiva della specie metossi<br />
è bassa, avviene la reazione <strong>di</strong> condensazione che porta<br />
a <strong>di</strong>metiletere (tipica degli ossi<strong>di</strong> aci<strong>di</strong> contenenti cationi<br />
non riducibili, quale allumina). L’<strong>ossidazione</strong> della<br />
specie metossi (estrazione <strong>di</strong> un atomo <strong>di</strong> H e trasferimento<br />
<strong>di</strong> un elettrone) porta a formaldeide coor<strong>di</strong>nata,<br />
che è in equilibrio con la specie <strong>di</strong>ossimetilene. La reazione<br />
richiede un attacco nucleofilo da parte dell’ossigeno<br />
strutturale del catalizzatore. Se il legame MeO<br />
ha un carattere covalente, l’equilibrio tra il <strong>di</strong>ossimetilene<br />
e la formaldeide coor<strong>di</strong>nata è spostato verso quest’ultima<br />
specie, a sua volta in equilibrio con la formaldeide<br />
in fase gas. Su ossi<strong>di</strong> ionici invece la formazione<br />
della specie <strong>di</strong>ossimetilene è favorita. Quest’ultima dà<br />
luogo alle specie metossi e formiato per <strong>di</strong>sproporzionamento<br />
<strong>di</strong> Cannizzaro; il formiato si può formare anche<br />
per deidrogenazione ossidativa <strong>di</strong>retta del <strong>di</strong>ossimetilene.<br />
Per reazione con metanolo, il <strong>di</strong>ossimetilene forma<br />
il <strong>di</strong>metossimetano, che può desorbire in fase gas. La<br />
specie formiato può anche reagire con il metanolo per<br />
626 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI
CH CH<br />
3OH 3OH<br />
CH2O H<br />
CH formaldeide<br />
2<br />
CH2 OH<br />
dare metilformiato; la formazione <strong>di</strong> questo prodotto<br />
richiede che la velocità <strong>di</strong> desorbimento della formaldeide<br />
sia bassa e che la velocità <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong>/<strong>di</strong>sproporzionamento<br />
sia relativamente elevata. Entrambi questi<br />
percorsi <strong>di</strong> reazione contribuiscono alla formazione<br />
della specie formiato. Le velocità relative <strong>di</strong>pendono dal<br />
grado <strong>di</strong> ricoprimento superficiale della specie <strong>di</strong>ossimetilene<br />
e dalle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> reazione. Tuttavia, la specie<br />
formiato può anche essere convertita e quin<strong>di</strong> la formazione<br />
selettiva del metilformiato richiede che la velocità<br />
<strong>di</strong> conversione della specie formiato sia bassa e la<br />
concentrazione <strong>di</strong> metanolo sia relativamente elevata.<br />
Lo schema semplificato dei processi commerciali <strong>di</strong><br />
conversione del metanolo a formaldeide che utilizzano<br />
come catalizzatori ferro molibdato e Ag supportato è<br />
riportato nella fig. 6.<br />
La deidrogenazione ossidativa del metanolo su catalizzatori<br />
a base <strong>di</strong> ferro molibdato è effettuata in un reattore<br />
multitubolare raffreddato (v. ancora fig. 6 A). A causa<br />
della progressiva <strong>di</strong>sattivazione del catalizzatore (il tempo<br />
<strong>di</strong> vita è pari a 1-2 anni), occorre aumentare a mano a<br />
mano la temperatura del reattore per mantenere costante<br />
la produttività. La resa in formaldeide è pari al 95-<br />
96%. I processi più vecchi operano alimentando il 6%<br />
<strong>di</strong> metanolo in aria (concentrazione minore del limite<br />
inferiore <strong>di</strong> infiammabilità), ma in questo caso le produttività<br />
sono basse, la purezza della formaldeide è scarsa<br />
a causa della formazione <strong>di</strong> acido formico, il tempo<br />
<strong>di</strong> vita del catalizzatore è limitato e occorre operare con<br />
gran<strong>di</strong> volumi <strong>di</strong> gas inerte. Per questa ragione, circa la<br />
metà degli impianti è stata convertita ad alimentazione<br />
con <strong>di</strong>fetto <strong>di</strong> ossigeno (10%), e concentrazioni <strong>di</strong> metanolo<br />
più elevate (8,2%). A causa dell’elevata quantità <strong>di</strong><br />
calore generato, occorre <strong>di</strong>luire il catalizzatore e rendere<br />
VOLUME II / RAFFINAZIONE E PETROLCHIMICA<br />
CH 3OCH 3H 2O<br />
O O O OH<br />
<br />
PROCESSI DI OSSIDAZIONE<br />
[H] metossi [H]<br />
<strong>di</strong>ossimetilene<br />
H2O formiato <strong>di</strong> metile<br />
O<br />
<strong>di</strong>sproporzionamento<br />
acido formico<br />
HCOOH H COCH3 CO x<br />
O<br />
CH 2<br />
<strong>di</strong>metossimetano<br />
CH 2<br />
O<br />
O O<br />
formiato<br />
H 2O<br />
2CH 3OH<br />
OCH 3<br />
OCH 3<br />
CH 3OH<br />
vacanza <strong>di</strong> ossigeno<br />
fig. 5. Meccanismo <strong>di</strong> reazione nell’<strong>ossidazione</strong> del metanolo su catalizzatori a base <strong>di</strong> ossi<strong>di</strong> (Centi et al., 2002).<br />
CH<br />
OH<br />
più efficiente il sistema <strong>di</strong> raffreddamento del reattore.<br />
In alcuni impianti si utilizza anche vapor d’acqua come<br />
<strong>di</strong>luente.<br />
I gas in uscita dal reattore, dopo il recupero del calore,<br />
sono inviati a una colonna <strong>di</strong> absorbimento, ove si<br />
utilizza acqua come solvente. La soluzione <strong>di</strong> formaldeide,<br />
dal fondo della colonna <strong>di</strong> absorbimento, ha una<br />
concentrazione del 50-60%; viene poi inviata a una colonna<br />
<strong>di</strong> scambio ionico per rimuovere l’acido formico. I<br />
gas dalla testa della colonna vengono invece riciclati; la<br />
corrente <strong>di</strong> spurgo mantiene costante la composizione<br />
nel reattore.<br />
Il processo che utilizza Ag supportato come catalizzatore<br />
(v. ancora fig. 6 B) ha il vantaggio, rispetto a quello<br />
<strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> <strong>di</strong>retta, <strong>di</strong> produrre una corrente <strong>di</strong> spurgo<br />
che può essere <strong>di</strong>rettamente inviata all’incenerimento,<br />
in quanto contiene H 2 , metanolo e formaldeide, più<br />
piccole quantità <strong>di</strong> N 2 e CO 2 . La combustione <strong>di</strong> questa<br />
corrente produce la maggior parte del vapore utilizzato<br />
nel processo. Lo schema del processo è analogo a quello<br />
<strong>di</strong>scusso in precedenza, ma è richiesta un’alimentazione<br />
più pura <strong>di</strong> metanolo (devono essere assenti carbonili<br />
<strong>di</strong> ferro e composti <strong>di</strong> zolfo che avvelenerebbero<br />
il catalizzatore), è necessario uno scambiatore <strong>di</strong> calore<br />
per scaldare il metanolo, il reattore deve operare con<br />
tempi <strong>di</strong> contatto molto bassi e avere un sistema <strong>di</strong> raffreddamento<br />
rapido (tempi <strong>di</strong> raffreddamento del flusso<br />
in uscita al letto catalitico inferiori a 0,02 s), al fine <strong>di</strong><br />
evitare reazioni consecutive sulla formaldeide, e infine<br />
occorre utilizzare due colonne <strong>di</strong> assorbimento in serie.<br />
Ep<strong>ossidazione</strong> dell’etilene a ossido <strong>di</strong> etilene<br />
L’ossido <strong>di</strong> etilene è un prodotto interme<strong>di</strong>o sintetizzato<br />
su larga scala, essendo utilizzato nella produzione<br />
627
PRODUZIONE DI INTERMEDI PER LA PETROLCHIMICA<br />
A<br />
metanolo<br />
aria<br />
B<br />
metanolo<br />
vapore<br />
H2O rifiuti<br />
aria<br />
riciclo<br />
riciclo<br />
catalizzatore<br />
soluzione <strong>di</strong><br />
formaldeide<br />
spurgo<br />
H 2O<br />
acqua <strong>di</strong><br />
raffreddamento<br />
soluzione <strong>di</strong><br />
formaldeide<br />
spurgo<br />
H 2O<br />
fig. 6. Schema semplificato del processo <strong>di</strong> sintesi della<br />
formaldeide da metanolo: A, deidrogenazione ossidativa<br />
<strong>di</strong>retta con catalizzatori a base <strong>di</strong> ferro molibdato;<br />
B, processo utilizzante catalizzatori a base <strong>di</strong> Ag supportato<br />
(Arpentinier et al., 2001).<br />
del glicole etilenico e <strong>di</strong> poliglicoli, <strong>di</strong> etanolammine e<br />
detergenti non ionici, e <strong>di</strong> esteri del glicole etilenico. Esistono<br />
due tecnologie: il processo via cloridrina, oggi non<br />
più utilizzato, e l’<strong>ossidazione</strong> <strong>di</strong>retta dell’etilene con ossigeno<br />
su catalizzatori a base <strong>di</strong> Ag supportato<br />
CH2CH20,5O2 H2CCH2 O<br />
∆H°105 kJ/mol<br />
Come promotori si utilizzano CsCl e BaCl2 (la concentrazione<br />
<strong>di</strong> questi droganti è <strong>di</strong> 0-10 ppm), in quanto<br />
sia i metalli alcalini sia gli ioni cloruro promuovono<br />
la selettività.<br />
Oltre a CO2 , i sottoprodotti sono acetaldeide e formaldeide,<br />
ma in concentrazioni non superiori allo 0,1%.<br />
Sebbene ancora vi siano opinioni contrastanti, numerosi<br />
dati in<strong>di</strong>cano che la specie attiva del catalizzatore è costituita<br />
da AgO, con caratteristiche elettrofile, mentre<br />
atomi <strong>di</strong> ossigeno a ponte tra due atomi <strong>di</strong> argento<br />
(AgOAg) hanno un carattere nucleofilo e non sono selettivi,<br />
al contrario <strong>di</strong> quanto avviene nel caso dell’<strong>ossidazione</strong><br />
selettiva su ossi<strong>di</strong> (v. ancora fig. 3 B). Nel passato<br />
si riteneva che le specie selettive nell’ep<strong>ossidazione</strong><br />
fossero costituite da AgO 2 , che dopo inserzione dell’ossigeno<br />
sull’etilene lasciava sulla superficie O atomico<br />
adsorbito e AgO, a sua volta responsabile dell’<strong>ossidazione</strong><br />
non selettiva <strong>di</strong> etilene a CO 2 e H 2 O. Sulla base <strong>di</strong><br />
questo modello, era stata ipotizzata una selettività massima<br />
pari a 85,7%, mentre i processi commerciali attuali<br />
operano con selettività (a bassa conversione) superiori,<br />
comprese nell’intervallo 88-94%.<br />
Lo schema <strong>di</strong> reazione è <strong>di</strong> tipo ‘triangolare’, con due<br />
reazioni parallele <strong>di</strong> trasformazione dell’etilene in ossido<br />
<strong>di</strong> etilene e in CO 2 , e una reazione consecutiva dell’ossido<br />
<strong>di</strong> etilene in CO 2 . Vengono qui riassunti i principali<br />
fattori che influenzano la cinetica <strong>di</strong> reazione e<br />
quin<strong>di</strong> la scelta delle con<strong>di</strong>zioni ottimali <strong>di</strong> reazione. La<br />
velocità <strong>di</strong> formazione dell’ossido <strong>di</strong> etilene aumenta<br />
con l’aumento della pressione parziale dell’ossigeno,<br />
mentre si osserva un massimo rispetto alla concentrazione<br />
<strong>di</strong> etilene, a causa della competizione tra etilene e<br />
ossido <strong>di</strong> etilene sugli stessi siti catalitici. La velocità <strong>di</strong><br />
formazione dell’ossido <strong>di</strong> etilene <strong>di</strong>minuisce aumentando<br />
la concentrazione <strong>di</strong> ioni cloruro utilizzati come drogante<br />
(oltre un certo valore, tuttavia, si formano come<br />
sottoprodotti tracce <strong>di</strong> composti clorurati, quali vinilcloruro<br />
e <strong>di</strong>cloroetilene) e la concentrazione <strong>di</strong> CO 2 . Dal<br />
punto <strong>di</strong> vista pratico, la concentrazione <strong>di</strong> etilene è determinata<br />
essenzialmente dai limiti <strong>di</strong> infiammabilità. Il<br />
rapporto tra le velocità delle due reazioni parallele <strong>di</strong> formazione<br />
<strong>di</strong> ossido <strong>di</strong> etilene e <strong>di</strong> combustione, ovvero la<br />
selettività iniziale, aumenta con la concentrazione <strong>di</strong> ioni<br />
cloruro, con il contenuto dei promotori metalli alcalini<br />
e con la pressione parziale <strong>di</strong> etilene.<br />
I processi <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> dell’etilene operano con aria<br />
oppure con ossigeno puro. I primi sono ancora ampiamente<br />
<strong>di</strong>ffusi, ma i nuovi impianti utilizzano principalmente<br />
ossigeno puro, che presenta vantaggi in termini<br />
<strong>di</strong> rese e produttività più elevate, <strong>di</strong> maggiore selettività<br />
(dovuta alla maggiore pressione parziale <strong>di</strong> etilene nel<br />
reattore), <strong>di</strong> minore quantità <strong>di</strong> gas <strong>di</strong> spurgo, <strong>di</strong> possibilità<br />
<strong>di</strong> scegliere il tipo <strong>di</strong> gas <strong>di</strong>luente e <strong>di</strong> minori costi<br />
del reattore e delle apparecchiature. D’altra parte, il processo<br />
con ossigeno puro presenta maggiori costi dovuti<br />
al suo utilizzo e alla necessità <strong>di</strong> separare il CO 2 prodotto.<br />
Lo schema semplificato dei due processi è illustrato<br />
in fig. 7. Nel processo con aria l’etilene è ossidato<br />
in una serie <strong>di</strong> reattori tubolari (due o tre, negli impianti<br />
più gran<strong>di</strong>), in modo da aumentare la conversione e<br />
gestire più efficacemente il calore <strong>di</strong> reazione (nel primo<br />
reattore la conversione è intorno al 40%). L’uscita dal<br />
628 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI
fig. 7. Schema<br />
semplificato del processo<br />
<strong>di</strong> sintesi dell’ossido<br />
<strong>di</strong> etilene da etilene:<br />
A, processo con aria;<br />
B, processo con ossigeno<br />
puro (Arpentinier<br />
et al., 2001).<br />
etilene<br />
etilene<br />
reattore viene raffreddata e quin<strong>di</strong> inviata a una colonna<br />
<strong>di</strong> absorbimento con acqua, per il recupero dell’ossido<br />
<strong>di</strong> etilene. Una parte dell’uscita gassosa dalla colonna <strong>di</strong><br />
absorbimento viene riciclata, mentre un’altra parte viene<br />
inviata a un secondo reattore ove la conversione arriva<br />
VOLUME II / RAFFINAZIONE E PETROLCHIMICA<br />
aria<br />
A<br />
O 2<br />
B<br />
aria<br />
leggeri<br />
PROCESSI DI OSSIDAZIONE<br />
riciclo ossido <strong>di</strong><br />
spurgo<br />
etilene<br />
riciclo<br />
spurgo<br />
inerte<br />
vapore<br />
leggeri<br />
vapore<br />
spurgo CO 2<br />
pesanti<br />
vapore<br />
ossido <strong>di</strong><br />
etilene<br />
pesanti<br />
all’80% (95% nel caso <strong>di</strong> tre reattori in serie). La selettività<br />
è pari a circa il 70% nel primo reattore, ma si abbassa<br />
in quelli successivi.<br />
Il processo con ossigeno puro (purezza 97%) è a<br />
sta<strong>di</strong>o singolo e utilizza reattori multitubolari. Il rapporto<br />
629
PRODUZIONE DI INTERMEDI PER LA PETROLCHIMICA<br />
etilene/O 2 è tipicamente 3,0-3,5, mentre la concentrazione<br />
<strong>di</strong> O 2 viene mantenuta inferiore al 9% per evitare<br />
la formazione <strong>di</strong> miscele infiammabili. La conversione<br />
per passaggio dell’etilene è compresa nell’intervallo 10-<br />
15%, mentre quella globale è superiore al 97%. La selettività<br />
è tipicamente maggiore dell’80%. Dopo il raffreddamento,<br />
i gas in uscita dal reattore sono inviati alla<br />
colonna <strong>di</strong> absorbimento dell’ossido <strong>di</strong> etilene, mentre i<br />
gas in uscita dalla colonna sono compressi e riciclati.<br />
Una parte dei gas è inviata a una colonna per eliminare<br />
CO 2 tramite absorbimento a caldo in soluzione acquosa<br />
<strong>di</strong> carbonato <strong>di</strong> potassio. Una piccola frazione dei gas<br />
(meno dell’1%) è inviata allo spurgo, per evitare l’accumulo<br />
<strong>di</strong> gas inerti. In alcuni processi si utilizza anche<br />
un <strong>di</strong>luente, quale metano o etano. Sebbene il CO 2 stesso<br />
possa essere un <strong>di</strong>luente efficace, esso ha un effetto<br />
<strong>di</strong> avvelenamento sul catalizzatore e quin<strong>di</strong> è necessario<br />
mantenere bassa la sua concentrazione.<br />
Ossiclorurazione dell’etilene<br />
La reazione <strong>di</strong> ossiclorurazione (<strong>ossidazione</strong> in presenza<br />
<strong>di</strong> HCl) dell’etilene a 1,2-<strong>di</strong>cloroetano (DCE)<br />
CH2CH22HCl0,5O2 CH2ClCH2Cl ∆H°=238 kJ/mol<br />
è la base per la produzione del cloruro <strong>di</strong> vinile monomero<br />
(CH2CHCl), utilizzato nella produzione <strong>di</strong> omoe<br />
copolimeri in PVC.<br />
Sono possibili tre <strong>di</strong>fferenti opzioni <strong>di</strong> processo, a<br />
seconda della tecnologia utilizzata e delle con<strong>di</strong>zioni<br />
operative: i reattori possono essere a letto fisso o flui<strong>di</strong>zzato;<br />
si può utilizzare aria oppure O2 ; si può impiegare<br />
un valore stechiometrico oppure un eccesso <strong>di</strong> etilene.<br />
In generale, si utilizza ossigeno puro quando si<br />
opera in un reattore a letto fisso, con largo eccesso <strong>di</strong><br />
etilene (rispetto al valore stechiometrico) e l’etilene non<br />
convertito viene riciclato, oppure quando si utilizzano<br />
rapporti stechiometrici, con conseguimento <strong>di</strong> elevate<br />
conversioni <strong>di</strong> etilene, ma si ricicla comunque la corrente<br />
gassosa al fine <strong>di</strong> ridurre l’impatto ambientale del<br />
processo (v. ancora tab. 3).<br />
L’utilizzazione <strong>di</strong> un eccesso <strong>di</strong> etilene, che possiede<br />
migliori caratteristiche <strong>di</strong> conducibilità termica rispetto<br />
all’azoto, permette <strong>di</strong> conseguire vantaggi quali un<br />
profilo <strong>di</strong> temperatura più uniforme nel reattore (con<br />
conseguenti migliori selettività dovute alla minore combustione<br />
e alla minore formazione <strong>di</strong> prodotti secondari<br />
quali tricloroetano), una migliore conversione <strong>di</strong> HCl<br />
e una vita più lunga del catalizzatore (grazie a una minore<br />
sublimazione della fase attiva e a una ridotta formazione<br />
<strong>di</strong> carbone sulla superficie del catalizzatore). Poiché<br />
nei reattori a letto fisso la produttività è limitata dalla<br />
capacità <strong>di</strong> trasferimento del calore al fluido <strong>di</strong> raffreddamento,<br />
una fase gassosa con migliore conducibilità<br />
permette <strong>di</strong> aumentare la produttività.<br />
Il principale problema connesso all’uso <strong>di</strong> O 2 è rappresentato<br />
dal suo maggior costo rispetto all’aria e alla<br />
necessità <strong>di</strong> sistemi più complessi per operare in con<strong>di</strong>zioni<br />
<strong>di</strong> sicurezza. Tuttavia, molti impianti ad aria sono<br />
stati opportunamente mo<strong>di</strong>ficati per operare con ossigeno.<br />
Il tipo <strong>di</strong> reattore più utilizzato è quello multitubolare<br />
a letto fisso, in virtù delle maggiori produttività<br />
conseguibili; tuttavia, gli elevati investimenti necessari<br />
(occorre utilizzare acciaio resistente alla corrosione) portano<br />
a preferire la tecnologia a letto flui<strong>di</strong>zzato per la<br />
costruzione <strong>di</strong> nuovi impianti.<br />
Nella fig. 8 è riportato uno schema semplificato del<br />
processo a letto fisso, alimentato ad aria. Si utilizzano<br />
tre reattori multitubolari in serie; il catalizzatore viene<br />
<strong>di</strong>luito con grafite, per ridurre i gra<strong>di</strong>enti termici nel reattore;<br />
un quarto reattore è utilizzato per clorurare <strong>di</strong>rettamente<br />
l’etilene residuo con Cl 2 . I gas vengono raffreddati<br />
per condensare il DCE (1,2-<strong>di</strong>cloroetano), che<br />
poi è inviato alle colonne <strong>di</strong> purificazione: la prima rimuove<br />
l’acqua, la seconda i prodotti leggeri (cloruro <strong>di</strong> etilene,<br />
vinilcloruro, 1,1-<strong>di</strong>cloroetano e <strong>di</strong>cloroetilene) e la<br />
terza i prodotti pesanti (tricloroetano, percloroetano, percloroetilene).<br />
Per ottimizzare il rapporto locale etilene/O 2 e ottenere<br />
un miglior controllo della temperatura nei reattori<br />
e quin<strong>di</strong> della selettività, si alimentano etilene e<br />
HCl nel primo reattore, mentre l’alimentazione <strong>di</strong> aria<br />
o <strong>di</strong> ossigeno viene <strong>di</strong>stribuita nei tre reattori in serie.<br />
Ciò permette anche <strong>di</strong> operare fuori dai limiti <strong>di</strong> infiammabilità,<br />
<strong>di</strong> ridurre la formazione <strong>di</strong> CO 2 , <strong>di</strong> avere un<br />
profilo <strong>di</strong> temperatura più omogeneo e infine <strong>di</strong> aumentare<br />
il tempo <strong>di</strong> vita del catalizzatore. L’ossigeno e<br />
l’etilene sono alimentati in leggero eccesso rispetto<br />
alla quantità stechiometrica, per ottenere una conversione<br />
<strong>di</strong> HCl maggiore del 99,5%. Nei processi che<br />
operano con ossigeno e con largo eccesso <strong>di</strong> etilene,<br />
invece, l’idrocarburo non convertito viene separato e<br />
riciclato.<br />
I catalizzatori sono a base <strong>di</strong> cloruro <strong>di</strong> rame supportato<br />
su allumina; ruolo fondamentale hanno i componenti<br />
promotori, costituiti da metalli alcalini o alcalino-terrosi.<br />
Le temperature <strong>di</strong> reazione sono comprese tra<br />
220 e 250 °C, con pressioni fino a 5 bar. La selettività a<br />
DCE è compresa tra 93 e 97%.<br />
Acetossilazione dell’etilene<br />
L’acetossilazione (<strong>ossidazione</strong> in presenza <strong>di</strong> acido<br />
acetico) in fase vapore dell’etilene con acido acetico e<br />
O 2 è il principale processo per produrre il vinilacetato<br />
(CH 3 C(O)OCHCH 2 ). Si utilizza Pd supportato su silice,<br />
promosso con oro e con metalli alcalini (acetato <strong>di</strong><br />
potassio); l’oro permette <strong>di</strong> ridurre la reazione secondaria<br />
<strong>di</strong> formazione <strong>di</strong> etilacetato. Si opera con O 2 puro alla<br />
temperatura <strong>di</strong> circa 150 °C, con pressioni comprese nell’intervallo<br />
8-10 bar; in queste con<strong>di</strong>zioni la reazione<br />
630 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI
etilene<br />
HCl<br />
aria<br />
1,2-<strong>di</strong>cloroetano<br />
pesanti<br />
avviene in un film liquido, formatosi per condensazione<br />
capillare nei pori del catalizzatore.<br />
Il meccanismo <strong>di</strong> reazione coinvolge la riduzione del<br />
Pd acetato a Pd metallico per reazione con l’etilene e la<br />
ri<strong>ossidazione</strong> del Pd 0 da parte dell’ossigeno. Le selettività<br />
possono raggiungere il 98%, sebbene nei processi<br />
industriali siano tipicamente comprese tra 92 e 95%. La<br />
conversione per passaggio è intorno al 10%.<br />
Dopo un preriscaldamento, l’etilene fresco, mescolato<br />
con quello <strong>di</strong> riciclo e con l’acido acetico, è inviato<br />
al reattore contenente il catalizzatore, previo mescolamento<br />
con O 2 . La composizione tipica è la seguente:<br />
40-55% etilene, 10-20% acido acetico e 7-8% O 2 ,<br />
oltre a inerti (CO 2 , etano, Ar, N 2 e H 2 O). Dopo la reazione,<br />
i gas vengono raffreddati, con condensazione<br />
dell’acido acetico, dell’acqua e della maggior parte<br />
dell’acetato <strong>di</strong> vinile. La corrente liquida viene frazionata<br />
me<strong>di</strong>ante <strong>di</strong>stillazione azeotropica per recuperare<br />
l’acido acetico e il vinilacetato. Sono tuttavia<br />
necessarie ulteriori colonne <strong>di</strong> purificazione per raggiungere<br />
la purezza richiesta per il vinilacetato, in particolare<br />
per abbassare la concentrazione <strong>di</strong> etilacetato<br />
sotto 150 ppm.<br />
La fase vapore dalla prima colonna <strong>di</strong> condensazione<br />
è inviata a una colonna <strong>di</strong> absorbimento ove viene<br />
VOLUME II / RAFFINAZIONE E PETROLCHIMICA<br />
leggeri<br />
acqua<br />
(al trattamento)<br />
NaOH<br />
H 2O<br />
spurgo<br />
fig. 8. Schema semplificato del processo <strong>di</strong> ossiclorurazione dell’etilene in reattore a letto fisso<br />
(processo basato sull’aria) (Arpentinier et al., 2001).<br />
PROCESSI DI OSSIDAZIONE<br />
Cl 2<br />
alimentato acido acetico, per rimuovere l’acetato <strong>di</strong> vinile,<br />
e poi a una seconda colonna alimentata con una soluzione<br />
<strong>di</strong> NaOH, per rimuovere il CO 2 . I gas vengono poi<br />
riciclati al reattore principale.<br />
Ossidazione del propilene ad acroleina e <strong>ossidazione</strong><br />
dell’acroleina ad acido acrilico<br />
L’<strong>ossidazione</strong> del propilene ad acido acrilico (utilizzato<br />
nella produzione <strong>di</strong> esteri acrilici) avviene tramite<br />
la formazione interme<strong>di</strong>a <strong>di</strong> acroleina:<br />
C3H6O2 CH2CHCHOH2O ∆H° =339 kJ/mol<br />
CH2CHCHO0,5O2CH2 CHCOOHH2O ∆H° =255 kJ/mol<br />
Sottoprodotti della reazione sono ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong> carbonio,<br />
acido acetico, acido propionico, formaldeide, acido maleico,<br />
acetaldeide e acetone. Per la prima reazione si utilizzano<br />
catalizzatori multicomponenti a base <strong>di</strong> molibdati<br />
<strong>di</strong> bismuto (per esempio Mo12BiFe3Co4,5Ni2,5Sn0,5 K0,1Ox ), mentre per la seconda reazione i catalizzatori<br />
sono a base <strong>di</strong> ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong> molibdeno e vana<strong>di</strong>o (per<br />
esempio Mo12V3Cu2,5Fe1,25Mn0,1Mg0,1P0,1Ox ). È possibile<br />
la sintesi in un unico sta<strong>di</strong>o ma, a causa della<br />
631
PRODUZIONE DI INTERMEDI PER LA PETROLCHIMICA<br />
forte esotermicità della reazione, il tempo <strong>di</strong> vita dei<br />
catalizzatori è ridotto. Inoltre, la selettività globale è maggiore<br />
nel processo a due sta<strong>di</strong>, essendo possibile ottimizzarli<br />
in<strong>di</strong>pendentemente. Nel primo sta<strong>di</strong>o la selettività<br />
ad acroleina è tipicamente maggiore dell’85% e la<br />
conversione del propilene è superiore al 90%, mentre nel<br />
secondo sta<strong>di</strong>o la selettività ad acido acrilico è maggiore<br />
del 95%, con rese comprese tra 90 e 96%.<br />
Sono utilizzati reattori a letto fisso multitubolari, in<br />
serie. Il primo reattore opera con temperature nell’intervallo<br />
330-400 °C, e velocità spaziali pari a 1.300-<br />
2.600 h 1 (la pressione è 2-2,5 bar), mentre il secondo<br />
opera a temperature inferiori (250-300 °C), velocità spaziali<br />
più elevate (1.800-3.600 h 1 ) e pressioni inferiori<br />
(dovute principalmente alle per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> carico del primo<br />
reattore).<br />
La concentrazione <strong>di</strong> propilene in entrata al primo<br />
reattore è pari al 5-8% in aria. Come <strong>di</strong>luenti si utilizzano<br />
gas <strong>di</strong> ricircolo e/o vapor d’acqua, in modo da operare<br />
al <strong>di</strong> fuori dei limiti <strong>di</strong> esplosività. L’utilizzo del<br />
vapor d’acqua permette anche <strong>di</strong> <strong>di</strong>minuire le reazioni<br />
in fase omogenea, migliorare il trasferimento termico e<br />
aumentare la selettività, favorendo il desorbimento dell’acroleina<br />
e dell’acido acrilico. Tuttavia, concentrazioni<br />
eccessive <strong>di</strong> vapor d’acqua abbassano la concentrazione<br />
della soluzione <strong>di</strong> acido acrilico.<br />
I gas in uscita dal reattore, dopo il raffreddamento e<br />
il recupero del calore, sono inviati a una colonna <strong>di</strong> absorbimento<br />
con acqua. Si ad<strong>di</strong>ziona un inibitore per evitare<br />
la polimerizzazione dell’acido acrilico. I gas in uscita<br />
sono poi inviati all’incenerimento e in parte riciclati,<br />
dopo l’eliminazione dei composti condensabili. La soluzione<br />
<strong>di</strong> acido acrilico è inviata alla sezione <strong>di</strong> purificazione,<br />
costituita da una serie <strong>di</strong> colonne <strong>di</strong> <strong>di</strong>stillazione<br />
azeotropica (con metiletilchetone come terzo componente).<br />
Nel caso <strong>di</strong> soluzioni <strong>di</strong>luite si può, in alternativa,<br />
utilizzare una separazione per estrazione, usando<br />
come solvente acetato <strong>di</strong> etile o composti aromatici. I<br />
vari processi industriali <strong>di</strong>fferiscono nella composizione<br />
del catalizzatore e nella sezione <strong>di</strong> separazione.<br />
Sintesi del metilmetacrilato<br />
L’estere metilico dell’acido metacrilico, avente formula<br />
CH 2 C(CH 3 ) COOCH 3 , è utilizzato nella produzione<br />
<strong>di</strong> polimeri vinilici. Il processo acetoncianidrina (che<br />
consiste nella reazione tra acetone e HCN, seguita dalla<br />
reazione <strong>di</strong> acetoncianidrina con acido solforico e dalla<br />
idrolisi finale dell’addotto in presenza <strong>di</strong> metanolo) è<br />
quello maggiormente utilizzato per la sintesi <strong>di</strong> metilmetacrilato<br />
e presenta molti inconvenienti, legati alla tossicità<br />
dell’HCN e alla coformazione <strong>di</strong> elevate quantità<br />
<strong>di</strong> solfato <strong>di</strong> ammonio, che si genera in rapporto 2:1<br />
rispetto al metilmetacrilato. Il processo alternativo è<br />
l’<strong>ossidazione</strong> <strong>di</strong>retta in fase vapore dell’isobutene (con<br />
sta<strong>di</strong>o successivo o integrato <strong>di</strong> esterificazione); questo<br />
processo tuttavia presenta rese e selettività troppo basse<br />
per risultare competitivo.<br />
Meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> sintesi alternativi sono: a) l’<strong>ossidazione</strong><br />
<strong>di</strong>retta <strong>di</strong> isobutano (processo ancora in fase <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o),<br />
che ha il vantaggio del minor costo della materia prima<br />
e del minor impatto ambientale; b) l’<strong>ossidazione</strong> dell’aldeide<br />
isobutirrica ad acido isobutirrico, poi convertito<br />
in acido metacrilico per deidrogenazione ossidativa<br />
(processo Mitsubishi Kasei/Asahi); c) l’<strong>ossidazione</strong> dell’alcol<br />
terbutilico a metacroleina, seguita dall’<strong>ossidazione</strong><br />
ad acido metacrilico e dalla esterificazione; d) l’idroformilazione<br />
dell’etilene ad aldeide propionica, che<br />
viene fatta poi condensare con formaldeide per dare metacroleina,<br />
la quale viene infine ossidata ad acido metacrilico<br />
ed esterificata (processo BASF). Tra queste alternative,<br />
la sintesi <strong>di</strong>retta da isobutano è la più interessante;<br />
tuttavia, la selettività ottenuta e la stabilità dei catalizzatori<br />
non sono ancora sufficienti per consentirne lo sviluppo<br />
industriale.<br />
La composizione me<strong>di</strong>a dei catalizzatori per quest’ultima<br />
applicazione è la seguente: (H m Y 0,2-1,5 )<br />
(P 1-1,2 Mo 12-n X 0,4-1,5 O x ), dove Y è lo ione <strong>di</strong> un metallo<br />
alcalino e X un elemento quale V, As e Cu; sono inoltre<br />
presenti vari altri ad<strong>di</strong>tivi. Occorre utilizzare elevate<br />
concentrazioni <strong>di</strong> isobutano e <strong>di</strong> vapor d’acqua (fino<br />
al 65%) per ottenere buona selettività e stabilità dei<br />
catalizzatori.<br />
Sintesi dell’acrilonitrile per ammon<strong>ossidazione</strong><br />
del propilene<br />
L’acrilonitrile è prodotto su larga scala (oltre 5 milioni<br />
<strong>di</strong> t/a) me<strong>di</strong>ante il processo <strong>di</strong> ammon<strong>ossidazione</strong> (<strong>ossidazione</strong><br />
in presenza <strong>di</strong> ammoniaca) catalitica del propilene<br />
in fase vapore:<br />
CH2CHCH3NH31,5O2 CH2CHCN + 3H2O ∆H°=515 kJ/mol<br />
L’acrilonitrile trova applicazione nella sintesi <strong>di</strong> vari<br />
omo- e copolimeri utilizzati come fibre, resine ed elastomeri;<br />
è inoltre interme<strong>di</strong>o nella produzione <strong>di</strong> a<strong>di</strong>ponitrile<br />
e acrilamide.<br />
Sottoprodotti della reazione sono HCN, acetonitrile,<br />
N 2 (dalla combustione dell’ammoniaca) e ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong> carbonio.<br />
La reazione è fortemente esotermica e per controllare<br />
la temperatura la maggior parte degli impianti<br />
utilizza reattori a letto fluido. I catalizzatori commerciali<br />
sono multicomponente, a base <strong>di</strong> molibdato <strong>di</strong> bismuto<br />
e supportati su silice (per esempio, (K, Cs) 0,1 (Ni, Mg,<br />
Mn) 7,5 (Fe, Cr) 2,3 Bi 0,5 Mo 12 O x /SiO 2 ).<br />
Non è necessario riciclare il propilene, in quanto si<br />
raggiungono conversioni superiori al 95%, pur mantenendo<br />
elevata selettività ad acrilonitrile (superiore<br />
all’80%). Il reattore a letto fluido contiene quantità elevate<br />
<strong>di</strong> catalizzatore, fino a 70-80 t, in forma <strong>di</strong> particelle<br />
sferiche con <strong>di</strong>ametro me<strong>di</strong>o pari a 40-50 mm, al<br />
632 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI
fine <strong>di</strong> consentirne un’efficiente flui<strong>di</strong>zzazione. La purezza<br />
dell’alimentazione deve essere molto elevata (90%<br />
per il propilene e 99,5% per NH 3 ). Il rapporto <strong>di</strong> alimentazione<br />
ammoniaca/propilene è pari a 1,05-1,2 e il<br />
rapporto O 2 /propilene è compreso nell’intervallo 10-15.<br />
La temperatura <strong>di</strong> reazione è compresa tra 420 e 450 °C<br />
e la pressione tra 1,5 e 3 bar. Pressioni superiori a 1 bar<br />
sono negative per la selettività ad acrilonitrile, ma necessarie<br />
per ottenere una buona flui<strong>di</strong>zzazione e aumentare<br />
la produttività.<br />
I reagenti sono alimentati al reattore in<strong>di</strong>pendentemente,<br />
per minimizzare le reazioni in fase omogenea e<br />
prevenire la formazione <strong>di</strong> miscele esplosive prima del<br />
letto catalitico; la composizione della miscela nel reattore<br />
è entro i limiti <strong>di</strong> infiammabilità, ma la presenza del<br />
letto fluido inibisce la propagazione delle reazioni ra<strong>di</strong>caliche<br />
bloccando l’eventuale fronte <strong>di</strong> fiamma. Il reattore<br />
a letto fluido contiene vari serpentini e sistemi per<br />
minimizzare la formazione <strong>di</strong> slug e ridurre i fenomeni<br />
<strong>di</strong> retromiscelazione del fluido. La testa del reattore ha<br />
sezione maggiore, per ridurre la velocità del gas e <strong>di</strong>minuire<br />
i fenomeni <strong>di</strong> trasporto pneumatico ed eluizione<br />
del catalizzatore. Appositi cicloni permettono il recupero<br />
delle particelle <strong>di</strong> catalizzatore e la loro reintroduzione<br />
nel reattore.<br />
Gli effluenti dal reattore sono inviati a una colonna<br />
<strong>di</strong> absorbimento con acqua, mentre l’ammoniaca<br />
non convertita è neutralizzata con acido solforico. I<br />
gas in uscita da questa colonna, contenti N 2 , ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />
carbonio e piccole quantità <strong>di</strong> propilene, vengono inviati<br />
all’incenerimento. La miscela acetonitrile/acrilonitrile<br />
forma un azeotropo con l’acqua che per smiscelazione<br />
dà luogo a una fase acquosa (riciclata all’assorbitore)<br />
e a una fase organica, ricca in acrilonitrile<br />
e HCN, che è inviata alla purificazione. La soluzione<br />
acquosa <strong>di</strong> acetonitrile è concentrata per <strong>di</strong>stillazione<br />
azeotropica. L’acrilonitrile viene purificato in due<br />
colonne in serie, per recuperare l’acido cianidrico e le<br />
impurezze (acetone, acetaldeide, propionaldeide, acroleina).<br />
Uno sta<strong>di</strong>o finale <strong>di</strong> <strong>di</strong>stillazione sotto vuoto<br />
viene utilizzato per ottenere acrilonitrile con purezza<br />
superiore al 99,4%.<br />
fig. 9. Schema della sintesi<br />
della ftalimmide<br />
per ammon<strong>ossidazione</strong> catalitica<br />
in fase vapore dell’o-xilene.<br />
VOLUME II / RAFFINAZIONE E PETROLCHIMICA<br />
CH 3<br />
CH 3<br />
PROCESSI DI OSSIDAZIONE<br />
Recentemente numerosi stu<strong>di</strong> sono stati de<strong>di</strong>cati all’utilizzo<br />
<strong>di</strong> propano come reagente alternativo al propilene,<br />
per il suo minore costo. Nuove classi <strong>di</strong> catalizzatori (per<br />
esempio quelli sviluppati dalla Mitsubishi, costituiti da<br />
ossi<strong>di</strong> quaternari <strong>di</strong> molibdeno, vana<strong>di</strong>o, tellurio e niobio,<br />
MoV 0,3 Te 0,23 Nb 0,12 O x ) danno rese in acrilonitrile superiori<br />
al 50%. Questo valore potrebbe essere sufficiente per<br />
giustificare lo sviluppo <strong>di</strong> un nuovo processo a partire dal<br />
propano, sebbene sia auspicabile un ulteriore aumento<br />
delle rese e della stabilità del catalizzatore.<br />
Ammon<strong>ossidazione</strong> <strong>di</strong> alchilaromatici<br />
Numerosi nitrili aromatici quali benzonitrile, ftalonitrile,<br />
isoftalonitrile, tereftalonitrile e nicotinonitrile<br />
trovano applicazione nella sintesi <strong>di</strong> prodotti per la chimica<br />
fine. Per esempio, il nicotinonitrile può essere idrolizzato<br />
alla corrispondente ammina o ad acido nicotinico,<br />
utilizzati nella sintesi della vitamina B. L’isoftalonitrile<br />
è utilizzato nella sintesi <strong>di</strong> erbici<strong>di</strong> e funghici<strong>di</strong>.<br />
Lo ftalonitrile è un interme<strong>di</strong>o per pigmenti a base <strong>di</strong><br />
ftalocianine. Numerosi catalizzatori sono attivi nella<br />
reazione: ossido <strong>di</strong> vana<strong>di</strong>o supportato su TiO 2 (preferibilmente<br />
nella struttura cristallina anatasio), drogato<br />
con Cs, P e W; catalizzatori multicomponente a base <strong>di</strong><br />
molibdati; vana<strong>di</strong>o-antimoniati drogati con Bi e Fe ed<br />
eteropoliaci<strong>di</strong> supportati (PV 3 Mo 12 O x su silice). Oltre<br />
a massimizzare la selettività al nitrile, è importante anche<br />
minimizzare la reazione <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> dell’ammoniaca<br />
a N 2 . Sono generalmente possibili selettività superiori<br />
al 90% per conversioni comprese tra 50 e 80%, sebbene<br />
i risultati varino considerevolmente in funzione del<br />
tipo <strong>di</strong> substrato.<br />
Uno dei principali problemi nell’applicazione industriale<br />
del processo è la necessità <strong>di</strong> operare effettuando<br />
campagne successive con <strong>di</strong>versi tipi <strong>di</strong> alchilaromatici,<br />
in quanto la richiesta <strong>di</strong> mercato per questi prodotti non<br />
è tale da giustificare un utilizzo dell’impianto de<strong>di</strong>cato<br />
a una sola reazione. Anche le immi<strong>di</strong> aromatiche possono<br />
essere ottenute per ammon<strong>ossidazione</strong> catalitica<br />
(fig. 9), per esempio alimentando o-xilene e utilizzando<br />
un catalizzatore a base <strong>di</strong> ossido <strong>di</strong> vana<strong>di</strong>o supportato<br />
su titania.<br />
O 2, NH 3<br />
CH 3<br />
ftalimmide<br />
O 2, NH 3<br />
V2Ox/TiO2 CN<br />
toluonitrile<br />
V2Ox/TiO2 ftalonitrile<br />
O<br />
NH<br />
O<br />
CN<br />
CN<br />
CO x<br />
633
PRODUZIONE DI INTERMEDI PER LA PETROLCHIMICA<br />
Anidride maleica da n-butano<br />
L’anidride maleica è utilizzata come ad<strong>di</strong>tivo nella<br />
sintesi <strong>di</strong> vari polimeri, nella sintesi <strong>di</strong> prodotti chimici<br />
per l’agricoltura e degli aci<strong>di</strong> malico e fumarico, oltre<br />
a essere interme<strong>di</strong>o per la sintesi <strong>di</strong> g-butirrolattone e<br />
<strong>di</strong> tetraidrofurano. Oggi la maggior parte degli impianti<br />
per la produzione <strong>di</strong> anidride maleica utilizza n-butano<br />
come alimentazione; questo processo ha soppiantato<br />
quello da benzene, in virtù del minor numero <strong>di</strong> sottoprodotti,<br />
della migliore efficienza atomica e del minor<br />
costo, e della non tossicità del reagente. Sottoprodotti<br />
ottenuti nell’<strong>ossidazione</strong> <strong>di</strong> n-butano sono ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong> carbonio<br />
e acido acetico, mentre numerosi sottoprodotti<br />
si formano da benzene, o utilizzando buteni o buta<strong>di</strong>ene<br />
come materia prima.<br />
I vari processi commerciali <strong>di</strong>fferiscono nella tecnologia<br />
reattoristica (reattore a letto fisso, oppure a letto<br />
fluido o circolante), nella percentuale <strong>di</strong> n-butano nell’alimentazione<br />
(meno del 2% nei processi con reattore<br />
a letto fisso, compresa tra 2,6 e 5% per i processi con<br />
reattore a letto fluido e più del 10% nel processo DuPont,<br />
con reattore a letto circolante, analogo a quello utilizzato<br />
nel cracking catalitico) e nella metodologia <strong>di</strong> recupero<br />
e purificazione dell’anidride maleica (utilizzo <strong>di</strong><br />
solventi organici o acquosi nel recupero, modalità <strong>di</strong> purificazione).<br />
In tutti i processi il catalizzatore è costituito<br />
da pirofosfato <strong>di</strong> vana<strong>di</strong>le (VO) 2 P 2 O 7 , eventualmente<br />
promosso con elementi droganti, sebbene possano variare<br />
le modalità <strong>di</strong> preparazione, <strong>di</strong> attivazione e <strong>di</strong> formazione<br />
e le <strong>di</strong>mensioni delle particelle.<br />
La composizione in alimentazione è connessa <strong>di</strong>rettamente<br />
alla scelta del reattore, come evidenziato sopra.<br />
Un aumento della concentrazione <strong>di</strong> n-butano aumenta<br />
la produttività, ma richiede speciali precauzioni per lo<br />
smaltimento del calore <strong>di</strong> reazione e per la riduzione dei<br />
rischi <strong>di</strong> esplosività; n-butano non convertito generalmente<br />
non viene riciclato, ma utilizzato nella produzione<br />
<strong>di</strong> vapore ad alta temperatura, essendo il valore <strong>di</strong><br />
questo idrocarburo prossimo a quello dei combustibili.<br />
La conversione <strong>di</strong> n-butano è compresa tra 80 e 90%<br />
e la resa in anidride maleica tra 55 e 65%. Si opera a temperature<br />
pari a 400-450 °C. I principali processi sono<br />
commercializzati da Denka/Scientific Design, Amoco,<br />
BP-UCB, Lonza/Lummus, Mitsubishi Kasei, Mitsui<br />
Toatsu, Monsanto e DuPont.<br />
Il processo ALMA della Lonza utilizza un reattore a<br />
letto fluido, mentre il processo DuPont un reattore a letto<br />
circolante. La fig. 10 riporta lo schema semplificato dei<br />
due processi.<br />
Nel processo ALMA, dopo la separazione del catalizzatore<br />
me<strong>di</strong>ante due cicloni in serie, gli effluenti dal<br />
reattore vengono raffreddati a 200 °C, filtrati per rimuovere<br />
le particelle più fini e inviati alla sezione <strong>di</strong> recupero<br />
dell’anidride maleica; quest’ultima è basata sull’absorbimento<br />
in solventi cicloalifatici. I gas sono inviati<br />
all’incenerimento per la produzione <strong>di</strong> vapore ad alta<br />
temperatura, mentre la soluzione è inviata a un’unità <strong>di</strong><br />
stripping. L’anidride maleica è poi ulteriormente purificata<br />
per rimuovere i prodotti leggeri (inviati all’incenerimento),<br />
mentre il solvente viene riciclato.<br />
Il processo permette elevate produttività, produzione<br />
<strong>di</strong> vapore ad alta temperatura, ridotta quantità <strong>di</strong> rifiuti,<br />
basse formazioni <strong>di</strong> acido fumarico e <strong>di</strong> prodotti pesanti.<br />
La produzione <strong>di</strong> vapore contribuisce all’economicità<br />
del processo.<br />
Il processo DuPont è caratterizzato dall’utilizzo <strong>di</strong><br />
un reattore innovativo per il settore dell’<strong>ossidazione</strong> selettiva,<br />
<strong>di</strong> derivazione dal cracking catalitico, che permette<br />
il contatto separato <strong>di</strong> idrocarburo e ossigeno con il<br />
catalizzatore. Ciò porta a un aumento significativo della<br />
selettività, ma implica la necessità <strong>di</strong> un’elevata ricircolazione<br />
del catalizzatore tra i due reattori (il reattore riser<br />
per il contatto con l’idrocarburo e il reattore a letto fluido<br />
per la ri<strong>ossidazione</strong> del catalizzatore). Inoltre è necessaria<br />
un’elevata resistenza meccanica del catalizzatore.<br />
Il processo DuPont <strong>di</strong> sintesi dell’anidride maleica è integrato<br />
con la sezione <strong>di</strong> idrogenazione a valle, per la produzione<br />
<strong>di</strong> tetraidrofurano. L’absorbimento dell’anidride<br />
maleica viene in questo caso effettuato con acqua.<br />
Anidride ftalica da o-xilene<br />
L’anidride ftalica è utilizzata nella preparazione <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>esteri (plasticizzanti per PVC), resine alchiliche, poliesteri<br />
e coloranti. Il processo originale utilizzava naftalene<br />
come materia prima, ma oggi la maggior parte degli<br />
impianti utilizza o-xilene, in virtù dei minori problemi<br />
ambientali e <strong>di</strong> sicurezza, oltre che per la maggiore purezza<br />
del prodotto.<br />
I principali sottoprodotti da o-xilene sono o-tolualdeide<br />
e ftalide, piccole quantità <strong>di</strong> anidride maleica, acido<br />
benzoico, acido toluico, oltre a ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong> carbonio. La<br />
formazione <strong>di</strong> ftalide è un aspetto critico del processo,<br />
in quanto la concentrazione <strong>di</strong> questo composto nell’anidride<br />
ftalica, per applicazioni nel settore dei polimeri,<br />
deve essere molto bassa. In un reattore multitubolare,<br />
circa un terzo del letto catalitico permette <strong>di</strong> raggiungere<br />
oltre il 90% <strong>di</strong> conversione dell’o-xilene, mentre i<br />
rimanenti due terzi del letto servono a ridurre la concentrazione<br />
<strong>di</strong> ftalide.<br />
I catalizzatori sono a base <strong>di</strong> ossido <strong>di</strong> vana<strong>di</strong>o supportato<br />
su TiO 2 (nella forma cristallina ottaedrica), con<br />
area superficiale relativamente bassa (intorno a 10-20<br />
m 2 /g). Come promotori si utilizzano K, Cs, Sb, Nb e P.<br />
Le ultime generazioni <strong>di</strong> reattori caricano due o tre strati<br />
<strong>di</strong> catalizzatore con composizione tra loro <strong>di</strong>versa<br />
(soprattutto per il tipo e la quantità <strong>di</strong> elementi promotori);<br />
in questo modo è possibile ottenere la massima<br />
resa e selettività, ottimizzando il profilo <strong>di</strong> attività<br />
e minimizzando i ‘punti cal<strong>di</strong>’ lungo il reattore. Effetto<br />
positivo sulle prestazioni hanno anche i promotori<br />
634 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI
filtro<br />
a secco<br />
A<br />
B<br />
reattore<br />
n-butano<br />
vapore<br />
aria<br />
aria<br />
spurgo<br />
vapore<br />
reattore <strong>di</strong><br />
rigenerazione<br />
a letto fluido<br />
n-butano<br />
solvente<br />
fresco<br />
in fase gassosa, come SO 2 , che oggi però non vengono<br />
più utilizzati.<br />
Esistono vari processi, tra cui i principali sono quelli<br />
sviluppati da Wacker, BASF, Lonza-Alusuisse, Atochem<br />
e Nippon Shokubai. I processi <strong>di</strong>fferiscono nel tipo<br />
<strong>di</strong> reattore (a letto fisso o fluido, sebbene il primo tipo<br />
sia utilizzato nella maggior parte dei casi), nella composizione<br />
del catalizzatore e nella sezione <strong>di</strong> recupero/purificazione.<br />
Si utilizza aria come ossidante, sebbene<br />
l’utilizzazione <strong>di</strong> aria arricchita con ossigeno permetta<br />
<strong>di</strong> aumentare la produttività. La concentrazione<br />
VOLUME II / RAFFINAZIONE E PETROLCHIMICA<br />
riciclo<br />
n-butano<br />
spurgo<br />
riciclo H 2<br />
H 2<br />
anidride<br />
maleica<br />
sottoprodotti<br />
soluzione<br />
acquosa<br />
<strong>di</strong> acido<br />
maleico<br />
spurgo<br />
fig. 10. Schema semplificato del processo <strong>di</strong> sintesi <strong>di</strong><br />
anidride maleica da n-butano: A, processo<br />
ALMA; B, processo DuPont.<br />
tetraidrofurano<br />
<strong>di</strong> o-xilene non è superiore a 1,2% in aria, per evitare la<br />
formazione <strong>di</strong> miscele infiammabili e per conseguire un<br />
buon controllo del calore <strong>di</strong> reazione. Il recupero dell’anidride<br />
ftalica viene fatto per desublimazione e poi<br />
per absorbimento in olio.<br />
Il reattore a letto fisso opera a temperature comprese<br />
nell’intervallo 350-390 °C e con basse velocità spaziali,<br />
mentre il processo con reattore a letto fluido opera<br />
a temperature più elevate (450-550 °C) e con tempi <strong>di</strong><br />
contatto più bassi. L’o-xilene e l’aria, dopo preriscaldamento,<br />
sono inviati a un reattore multitubolare operante<br />
a circa 380 °C e raffreddato con sali fusi; questi ultimi<br />
sono raffreddati esternamente in uno scambiatore <strong>di</strong><br />
calore, con produzione <strong>di</strong> vapore ad alta temperatura.<br />
Si ottengono una resa in anidride ftalica superiore<br />
all’80% e una conversione <strong>di</strong> o-xilene maggiore del<br />
99%. Gli effluenti dal reattore sono raffreddati, con produzione<br />
<strong>di</strong> vapore a bassa pressione, e quin<strong>di</strong> inviati a<br />
una colonna <strong>di</strong> absorbimento con acqua. La soluzione<br />
è prima inviata a un sistema sotto vuoto per decomporre<br />
le impurità (si ad<strong>di</strong>zionano inibitori della polimerizzazione)<br />
e poi a una colonna <strong>di</strong> <strong>di</strong>stillazione (anch’essa<br />
sotto vuoto) per separare l’anidride maleica e gli aci<strong>di</strong><br />
benzoico e toluico dalla testa. La soluzione raccolta al<br />
fondo della colonna <strong>di</strong> <strong>di</strong>stillazione è inviata a una seconda<br />
colonna, per separare anidride ftalica a elevata purezza<br />
(99,5% in peso).<br />
Bibliografia citata<br />
PROCESSI DI OSSIDAZIONE<br />
Arpentinier P. et al. (2001) The technology of catalytic<br />
oxidations, Paris, Technip.<br />
Bielanski A., Haber J. (1991) Oxygen in catalysis, New York,<br />
Marcel Dekker.<br />
Centi G., Perathoner S. (2003a) Catalysis and sustainable<br />
green chemistry, «Catalysis Today», 77, 287-297.<br />
Centi G., Perathoner S. (2003b) Selective oxidation. Section<br />
E (Industrial processes and relevant engineering issues), in:<br />
Horvath I.T. (e<strong>di</strong>tor in chief) Encyclope<strong>di</strong>a of catalysis,New<br />
York, John Wiley, 6v.<br />
Centi G. et al. (2002) Selective oxidation by heterogeneous<br />
catalysis, New York, Kluwer Academic-Plenum.<br />
Grasselli R.K. (2002) Fundamentals principles of selective<br />
heterogeneous oxidation catalysis, «Topics in Catalysis»,<br />
21, 79-88.<br />
Fabrizio Cavani<br />
Dipartimento <strong>di</strong> Chimica Industriale e dei Materiali<br />
Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Bologna<br />
Bologna, Italia<br />
Gabriele Centi<br />
Dipartimento <strong>di</strong> Chimica Industriale e<br />
<strong>di</strong> Ingegneria dei Materiali<br />
Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Messina<br />
Messina, Italia<br />
635
PRODUZIONE DI INTERMEDI PER LA PETROLCHIMICA<br />
11.1.2 <strong>Processi</strong> <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong><br />
in fase liquida con ossigeno<br />
Introduzione<br />
L’<strong>ossidazione</strong> in fase liquida è ampiamente utilizzata<br />
nell’industria chimica per la sintesi <strong>di</strong> interme<strong>di</strong> destinati<br />
all’industria petrolchimica e alla produzione <strong>di</strong> specialità<br />
chimiche e farmaceutiche, oltre che per la depurazione<br />
delle acque <strong>di</strong> scarico.<br />
L’<strong>ossidazione</strong> in fase liquida viene preferita alla catalisi<br />
eterogenea in fase gassosa nei seguenti casi: quando<br />
i prodotti sono termicamente instabili (come nella produzione<br />
<strong>di</strong> idroperossi<strong>di</strong> e <strong>di</strong> aci<strong>di</strong> carbossilici, a eccezione<br />
dei composti b-insaturi); quando i prodotti sono<br />
così reattivi da potersi ulteriormente ossidare ad alta temperatura<br />
(cioè epossi<strong>di</strong>, aldei<strong>di</strong> e chetoni, a eccezione <strong>di</strong><br />
composti b-insaturi, ossido <strong>di</strong> etilene e formaldeide);<br />
nella chimica fine, dove l’<strong>ossidazione</strong> in fase liquida è<br />
particolarmente in<strong>di</strong>cata, a causa dell’instabilità termica<br />
e/o della reattività degli stessi reagenti (come nell’<strong>ossidazione</strong><br />
<strong>di</strong> poliidrossialcoli).<br />
Oltre a rappresentare l’esempio più <strong>di</strong>ffuso <strong>di</strong> catalisi<br />
omogenea, l’<strong>ossidazione</strong> in fase liquida ha un’importanza<br />
superiore ai processi eterogenei <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong><br />
in fase gassosa sul piano della quantità e della varietà<br />
dei prodotti (Prengle e Barona, 1970a; Lyons, 1980;<br />
Sheldon e Kochi, 1981). Tra i problemi tecnici posti<br />
dalla catalisi omogenea, i principali sono la selettività,<br />
la rimozione del calore <strong>di</strong> reazione e le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />
sicurezza.<br />
Le ossidazioni in fase liquida possono essere <strong>di</strong>stinte<br />
in cinque classi <strong>di</strong> processi catalitici, sulla base del<br />
meccanismo utilizzato e del relativo catalizzatore: a)<br />
<strong>ossidazione</strong> a catena via ra<strong>di</strong>cali liberi (con o senza<br />
catalizzatore), con ossigeno molecolare come agente<br />
ossidante; b) meccanismo <strong>di</strong> ossidoriduzione con complessi<br />
<strong>di</strong> palla<strong>di</strong>o o rame, e ossigeno molecolare; c) trasferimento<br />
catalitico <strong>di</strong> ossigeno, con alchilidroperossido<br />
o H 2 O 2 come agenti ossidanti e catalizzatori <strong>di</strong><br />
tipo omogeneo o eterogeneo; d) deidrogenazione ossidativa<br />
con ossigeno molecolare e catalizzatori supportati,<br />
a base <strong>di</strong> metalli <strong>di</strong> transizione; e) processi fotocatalitici.<br />
La prima classe è la più importante dal punto <strong>di</strong> vista<br />
industriale e pertanto i suoi aspetti tecnologici più rilevanti<br />
saranno dettagliatamente esaminati.<br />
Ossidazioni in fase liquida<br />
con catalizzatore metallico omogeneo<br />
e ossigeno molecolare<br />
L’<strong>ossidazione</strong> dei substrati organici:<br />
substrato donatore <strong>di</strong> ossigeno substrato ossidato<br />
donatore ridotto<br />
ha una notevole importanza in campo industriale e svolge<br />
un ruolo fondamentale in <strong>di</strong>versi processi biologici.<br />
Le ossigenazioni <strong>di</strong> substrati organici (principalmente<br />
alcani e alcheni) per trasferimento <strong>di</strong> gruppi osso, utilizzate<br />
in alcuni processi, sono state oggetto <strong>di</strong> molte<br />
ricerche. L’elenco dei possibili donatori <strong>di</strong> ossigeno comprende:<br />
ossigeno molecolare, peraci<strong>di</strong>, alchilidroperossi<strong>di</strong>,<br />
perossido <strong>di</strong> idrogeno, iodosilareni, N-ossi<strong>di</strong>, ipoclorito<br />
e persolfato <strong>di</strong> ammonio. Vengono impiegati anche<br />
<strong>di</strong>versi catalizzatori, quali metalloporfirine, metalloftalocianine,<br />
complessi <strong>di</strong> sali solubili <strong>di</strong> metalli <strong>di</strong> transizione<br />
con leganti chelanti e basi <strong>di</strong> Schiff. Tra i sistemi<br />
che hanno suscitato maggiore interesse negli ultimi anni<br />
i più efficaci sembrano essere i poliossometallati.<br />
L’<strong>ossidazione</strong> <strong>di</strong> un substrato con ossigeno molecolare<br />
può coinvolgere due elettroni (con il coinvolgimento<br />
<strong>di</strong> un solo atomo <strong>di</strong> ossigeno), o quattro elettroni (con<br />
il coinvolgimento <strong>di</strong> entrambi gli atomi <strong>di</strong> ossigeno). La<br />
coor<strong>di</strong>nazione con un metallo mo<strong>di</strong>fica le caratteristiche<br />
dell’ossigeno (cioè la sua basicità e il suo carattere<br />
ra<strong>di</strong>cale), rendendolo più suscettibile a reagire con un<br />
substrato organico. La tab. 1 presenta uno schema sintetico<br />
dei possibili complessi tra ossigeno molecolare e<br />
ioni metallici (Sheldon e Kochi, 1981).<br />
Oltre alle specie superosso e perosso saranno <strong>di</strong>scusse<br />
anche le specie metallo-osso, prodotte dal trasferimento <strong>di</strong><br />
due elettroni dall’atomo <strong>di</strong> metallo a quello <strong>di</strong> ossigeno.<br />
La formazione <strong>di</strong> specie idroperosso si può verificare<br />
per idrolisi dei complessi perosso o per inserzione <strong>di</strong><br />
ossigeno molecolare nei metallo idruri:<br />
M H M O OH <br />
MOOMH MOOH M<br />
MHO 2 MOOH<br />
La formazione <strong>di</strong> specie metallo-osso si verifica se<br />
il metallo è in grado <strong>di</strong> fornire due elettroni; i metalli <strong>di</strong><br />
questo tipo comprendono le coppie redox M n /M (n2) :<br />
636 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI<br />
O<br />
O
tab. 1. Possibili specie formate dalla complessazione<br />
<strong>di</strong> ossigeno a ioni metallici<br />
MnO2M (n1)O <br />
2 (superosso)<br />
M (n1)O <br />
2MnM<br />
(n1)(OO) 2 M (n1) (m-perosso)<br />
M (n1) (OO) 2 M (n1) 2M (n2) O 2 (osso)<br />
M (n2) O 2 M n M (n1) O 2 M (n1) (m-osso)<br />
MOH 2 O 2 M(OH)OOH (metallo-peracido)<br />
M(OH)OOH H 2 OM (perosso)<br />
M (n1)O <br />
2perosso<br />
Co(I)/Co(III), Ir(I)/Ir(III), Pd(0)/Pd(II), Pt(0)/Pt(II). I<br />
metalli negli stati <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> più alti (III e IV) non<br />
possono trasferire elettroni all’ossigeno molecolare e<br />
non formano addotti stabili. In questo meccanismo, la<br />
formazione <strong>di</strong> specie metallo-osso ad alta valenza avviene<br />
attraverso la scissione del legame OO <strong>di</strong> un complesso<br />
interme<strong>di</strong>o <strong>di</strong>nucleare m-perosso, con trasferimento<br />
<strong>di</strong> elettroni dal metallo e appaiamento <strong>di</strong> spin nell’ossigeno<br />
molecolare. Una descrizione più accurata<br />
dovrebbe tener conto delle due strutture <strong>di</strong> risonanza:<br />
M(IV)O2 M(II)O<br />
Il modo più comune <strong>di</strong> rappresentare questo gruppo è<br />
MO.<br />
Si possono <strong>di</strong>stinguere <strong>di</strong>verse classi <strong>di</strong> ossidazioni<br />
con O2 e catalizzatore metallico, in base al complesso<br />
formato con l’ossigeno e agli stati <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> del<br />
metallo (cioè al ruolo svolto dall’atomo metallico nell’attivazione<br />
dell’ossigeno; Sheldon e Kochi, 1981; Drago<br />
e Beer, 1992). Una particolare attenzione sarà rivolta alle<br />
ossigenazioni con specie metallo-osso, che ricoprono<br />
una particolare importanza nella funzionalità dei substrati<br />
organici.<br />
Specie metallo-osso formate per interazione<br />
con perossi<strong>di</strong> e ossigeno molecolare<br />
Il meccanismo che presiede la formazione delle specie<br />
MO può essere <strong>di</strong>viso in due sta<strong>di</strong>: la reazione <strong>di</strong><br />
formazione del perossido e la reazione del perossido con<br />
il complesso metallico per formare le specie metalloosso.<br />
L’<strong>ossidazione</strong> con catalizzatore metallico non avviene<br />
in conseguenza dell’attivazione dell’ossigeno molecolare<br />
da parte del metallo, dato che le caratteristiche<br />
del metallo non permettono il trasferimento elettronico<br />
all’ossigeno. La presenza <strong>di</strong> un agente riducente permette<br />
<strong>di</strong> convertire l’ossigeno molecolare in H 2 O 2 o in<br />
un alchilidroperossido (che hanno maggior potere ossidante<br />
dell’ossigeno), il quale reagirà a sua volta con il<br />
complesso metallico per produrre le specie metallo-osso<br />
VOLUME II / RAFFINAZIONE E PETROLCHIMICA<br />
PROCESSI DI OSSIDAZIONE<br />
ad alta valenza. In effetti, nelle ossidazioni omogenee in<br />
fase liquida in con<strong>di</strong>zioni blande, quando si fa uso <strong>di</strong><br />
ossigeno molecolare la generazione <strong>di</strong> specie metalloosso<br />
richiede la presenza <strong>di</strong> un agente riducente, necessaria<br />
per fornire elettroni al sistema. Inoltre, l’azione<br />
catalitica delle specie metallo-osso nell’ossigenazione<br />
del legame CH deve sempre competere con processi<br />
<strong>di</strong> aut<strong>ossidazione</strong> rapi<strong>di</strong>ssimi, che causano reazioni ra<strong>di</strong>caliche<br />
a catena non selettive e in<strong>di</strong>scriminate. L’obiettivo<br />
è pertanto quello <strong>di</strong> sviluppare sistemi in grado <strong>di</strong><br />
operare in assenza <strong>di</strong> altri agenti riducenti e che possano<br />
competere cineticamente con le autossidazioni iniziate<br />
da ra<strong>di</strong>cali liberi.<br />
Tra gli agenti riducenti in grado <strong>di</strong> ridurre l’ossigeno<br />
molecolare a H2O2 si possono citare i derivati dell’antrachinolo,<br />
NADH e BH 4 . I complessi metallo-perosso<br />
M (n2)O2 2 possono reagire con l’acqua o con un<br />
acido, portando alla formazione <strong>di</strong> H2O2 o <strong>di</strong> specie<br />
MOOH:<br />
M (n2)2eO2M (n2)O 2<br />
2 (complesso perosso)<br />
M (n2)O2 2 2HM (n2)H2O2 M (n2)O2 2 HM (n2)OOH Allo stesso modo, gli addotti superossi<strong>di</strong>ci metallo-<br />
O2 (cioè quelli in cui si è verificato il trasferimento della<br />
carica <strong>di</strong> un singolo elettrone dal metallo all’ossigeno<br />
molecolare) possono essere ridotti a specie metallo-perosso<br />
in presenza <strong>di</strong> un agente riducente monoelettronico<br />
(agente riducente sacrificale):<br />
M (n1)OO eM (n1)O2 2<br />
(complesso perosso)<br />
Il secondo sta<strong>di</strong>o è l’<strong>ossidazione</strong> dei complessi metallici<br />
in specie metallo-osso con H2O2 , che può procedere<br />
nel modo seguente:<br />
M(II)(H2O) H2O2M(IV)O 2H2O oppure me<strong>di</strong>ante sostituzione del legante e formazione<br />
del complesso <strong>di</strong>nucleare m-perosso, che si decompone<br />
in seguito nelle specie metallo-osso.<br />
Quanto sopra equivale alla ben nota reazione tra perossido<br />
<strong>di</strong> idrogeno (o alchilidroperossi<strong>di</strong>) e ioni metallici,<br />
con <strong>ossidazione</strong> dello ione metallico e riduzione <strong>di</strong> H2O2 ,<br />
catalizzata da ioni quali Fe2 o Cu :<br />
2M22HH2O22M32H2O 2M3H2O22M2O22H In questo caso, tuttavia, si genera anche ossigeno<br />
molecolare, dato che lo ione metallico nello stato <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong><br />
più elevato formato dalla reazione catalizza l’<strong>ossidazione</strong><br />
<strong>di</strong> H 2 O 2 a O 2 . Ciò avviene perché lo ione metallico<br />
ha due stati <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> stabili – cioè M(II)/M(III) –,<br />
e il <strong>di</strong>sproporzionamento del perossido <strong>di</strong> idrogeno è preferito<br />
alla formazione <strong>di</strong> uno stato <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> ancora<br />
più alto, M(IV).<br />
637
PRODUZIONE DI INTERMEDI PER LA PETROLCHIMICA<br />
In teoria, la for0mazione delle specie metallo-osso<br />
può implicare una rottura omolitica o eterolitica del legame<br />
OO nell’idroperossido. Il processo eterolitico comporta<br />
il trasferimento <strong>di</strong> due elettroni dal metallo (aumentandone<br />
lo stato <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> da M n a M (n2) ), mentre<br />
ovviamente il processo omolitico causa l’<strong>ossidazione</strong><br />
a M (n1) . In questo caso, si genera anche un ra<strong>di</strong>cale<br />
HO (o RO nel caso degli alchilidroperossi<strong>di</strong>), la cui<br />
elevata reattività intrinseca può originare reazioni secondarie<br />
indesiderate, come accade nel caso delle autossidazioni<br />
innescate dal metallo.<br />
È stata ipotizzata la formazione <strong>di</strong> specie metalloosso<br />
ad alta valenza negli enzimi monossigenasi, il<br />
più stu<strong>di</strong>ato e conosciuto dei quali è il citocromo P-450.<br />
Tali enzimi catalizzano le reazioni in cui un atomo <strong>di</strong><br />
ossigeno è incorporato in un substrato organico, mentre<br />
il secondo atomo <strong>di</strong> ossigeno è ridotto e forma acqua<br />
(Hayaishi, 1974):<br />
RH O2 2e2HROH H2O I complessi Fe-porfirine, analoghi del citocromo P-450<br />
(sistemi biomimetici), danno luogo alla formazione <strong>di</strong><br />
specie Fe-osso previa riduzione dell’ossigeno molecolare<br />
per mezzo <strong>di</strong> un agente coriducente sacrificale, come<br />
NaBH4 , LiBH4 , acido ascorbico, o Pt/H2 (Groves, 1985;<br />
Ortiz de Montellano, 1985; Dawson, 1988; Mansuy e<br />
Battioni, 1989; Shilov, 1989). Il meccanismo comporta<br />
la riduzione dell’ossigeno molecolare e la formazione <strong>di</strong><br />
un complesso Fe(III)-perosso, che si decompone a<br />
(P )Fe(IV)O (dove P è la porfirina), che, a sua volta,<br />
svolge la funzione <strong>di</strong> agente ossidante attivo. Dopo l’<strong>ossidazione</strong>,<br />
il Fe(III) formato è ridotto <strong>di</strong> nuovo a Fe(II).<br />
L’impiego <strong>di</strong> H2O2 , in luogo <strong>di</strong> O2 , rende inutile l’agente<br />
riducente sacrificale, dato che il perossido <strong>di</strong> idrogeno<br />
forma <strong>di</strong>rettamente le specie metallo-osso (nel campo<br />
degli enzimi, questo fenomeno è noto come shunt del<br />
perossido <strong>di</strong> idrogeno).<br />
I centri metallo-osso sono stati proposti come siti attivi<br />
ossidanti nei catalizzatori Fe(TFPP)N3 , {Fe(TFPP)} 2O e Mn(TFPP)N3 (TFPP, meso-tetrafenilporfirinato) per<br />
l’<strong>ossidazione</strong> <strong>di</strong> isobutano ad alcol t-butilico con ossigeno<br />
molecolare (Ellis e Lyons, 1989a e 1989b). Si è<br />
anche affermato che le caratteristiche dei complessi utilizzati<br />
rendono inutile la presenza dell’agente coriducente.<br />
Nella reazione <strong>di</strong> ossidrilazione del legame CH<br />
negli alcani o in altri substrati contenenti legami CH,<br />
possono intervenire <strong>di</strong>versi meccanismi (Hill, 1989), in<br />
rapporto alla natura della specie interme<strong>di</strong>a che si è formata.<br />
Il tipo del percorso <strong>di</strong> reazione è in genere una funzione<br />
delle proprietà dell’accettore <strong>di</strong> elettroni del legame<br />
metallo-osso. Sono possibili i seguenti meccanismi:<br />
• estrazione <strong>di</strong> H:<br />
M n O 2 RH [M (n1) OH R]<br />
con la formazione <strong>di</strong> una coppia <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>cali, che evolve<br />
poi a:<br />
[M (n1)OH R]M (n1)ROH In con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> reazione non severe, questo è generalmente<br />
ritenuto il meccanismo operante nell’ossidrilazione<br />
in fase liquida degli alcani per mezzo <strong>di</strong><br />
specie metallo-osso;<br />
• estrazione <strong>di</strong> H , con formazione <strong>di</strong> una coppia <strong>di</strong><br />
ioni, [M (n2)OH R ], che in seguito evolve al<br />
prodotto ROH e a M (n2) ;<br />
• trasferimento elettronico con formazione <strong>di</strong> una coppia<br />
<strong>di</strong> ra<strong>di</strong>cali ioni [M (n1) ] [RH] ;<br />
• estrazione <strong>di</strong> H con formazione <strong>di</strong> una coppia ionica<br />
[(MOH) R ];<br />
• inserimento concertato <strong>di</strong> un atomo <strong>di</strong> ossigeno, con<br />
formazione <strong>di</strong> un legame CO, somigliante a uno<br />
stato <strong>di</strong> transizione SN 2, mentre il legame MO<br />
interagisce perpen<strong>di</strong>colarmente al legame CH.<br />
È possibile una <strong>di</strong>versa evoluzione della coppia <strong>di</strong><br />
ra<strong>di</strong>cali [LxM (n1)OH R] (dove L è il legante) del<br />
primo meccanismo (Hill, 1989). Oltre alla possibilità <strong>di</strong><br />
una simultanea rottura del legame MO e della formazione<br />
<strong>di</strong> un legame CO (con formazione <strong>di</strong> un alcol),<br />
uno dei possibili destini della coppia <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>cali è la<br />
conversione a interme<strong>di</strong>o idrossi-metallorganico:<br />
(HO)(Lx)MnR (Kochi, 1973), che può evolvere a<br />
ROH e LxM (n2) per eliminazione riduttiva. Un’altra<br />
possibile evoluzione della coppia <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>cali interme<strong>di</strong>a<br />
è la conversione a coppia ionica per trasferimento elettronico:<br />
[LxM (n2)OH R ]. Infine, come precisato<br />
da Hill (1989), la formazione dell’alcol può avvenire per<br />
idrolisi <strong>di</strong> un estere interme<strong>di</strong>o, che può formarsi a sua<br />
volta in seguito all’attacco <strong>di</strong> un ra<strong>di</strong>cale in <strong>di</strong>ffusione<br />
libera sull’atomo <strong>di</strong> ossigeno pendente. La <strong>di</strong>ffusione dei<br />
ra<strong>di</strong>cali al <strong>di</strong> fuori della coppia è possibile soprattutto<br />
nei casi in cui il ra<strong>di</strong>cale sia particolarmente resistente<br />
all’<strong>ossidazione</strong> (cioè nei ra<strong>di</strong>cali primari). Di conseguenza,<br />
il destino della coppia interme<strong>di</strong>a <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>cali<br />
<strong>di</strong>pende dalla natura del complesso e dal tipo <strong>di</strong> legame<br />
CH che deve essere ossi-funzionalizzato.<br />
Teoricamente, è possibile ottenere un interme<strong>di</strong>o<br />
metallo-organico per mezzo <strong>di</strong> un processo elettrofilo<br />
che comporti la formazione simultanea del legame<br />
CMn e del legame OH attraverso la rottura del<br />
legame CH nel substrato. Tuttavia, non esistono prove<br />
dell’esistenza <strong>di</strong> un simile meccanismo nei processi <strong>di</strong><br />
<strong>ossidazione</strong> del legame CH da parte delle specie metallo-osso.<br />
L’azione <strong>di</strong> questo meccanismo è stata invece<br />
suggerita nel caso dell’<strong>ossidazione</strong> dei gruppi CH2 ai corrispondenti chetoni, catalizzati dal cosiddetto sistema<br />
Gif(III) e dai successivi sistemi Gif(IV), GO,<br />
GoAgg(I) e GoAgg(III) (Barton et al., 1989; Sheu et al.,<br />
1990; Barton e Doller, 1991). La produzione del chetone<br />
può essere estremamente selettiva.<br />
638 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI
Questi sistemi sono costituiti essenzialmente <strong>di</strong> Fe(II),<br />
o Fe(III), piri<strong>di</strong>na e acido acetico, a parte il substrato che<br />
deve essere ossidato, mentre l’agente ossidante può essere<br />
un perossido oppure ossigeno molecolare (con un<br />
agente riducente). Si genera così la specie polivalente<br />
Fe(V)O, che si inserisce nel legame CH (Barton e<br />
Doller, 1991):<br />
Fe(III)OFe(V)O RCH2R Fe(III)OFe(V)(OH)CRRH<br />
cui fa seguito, attraverso <strong>di</strong>versi sta<strong>di</strong>, la formazione del<br />
chetone e <strong>di</strong> quantità minori <strong>di</strong> alcol secondario.<br />
Specie metallo-perosso<br />
Come è stato già accennato, i meccanismi <strong>di</strong> reazione<br />
via ra<strong>di</strong>cali liberi hanno grande importanza nell’<strong>ossidazione</strong><br />
dei substrati organici con catalizzatori metallici,<br />
e spesso costituiscono il processo cineticamente più<br />
importante in competizione con le reazioni <strong>di</strong> trasferimento<br />
metallo-osso. In genere, questi processi sono in<strong>di</strong>scriminati<br />
e comportano inevitabilmente una bassa selettività<br />
quando il substrato presenta <strong>di</strong>versi siti attaccabili.<br />
Anche in questo caso, tuttavia, questi processi trovano<br />
varie applicazioni industriali.<br />
Le reazioni dei perossi<strong>di</strong> (come il perossido <strong>di</strong> idrogeno<br />
o gli alchilidroperossi<strong>di</strong>) con i substrati organici,<br />
catalizzate da ioni metallici, possono essere sud<strong>di</strong>vise in<br />
due classi: omolitiche, ossia processi che coinvolgono<br />
un solo elettrone e comportano la formazione <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>cali<br />
liberi interme<strong>di</strong>, ed eterolitiche, che coinvolgono due<br />
elettroni e in cui il metallo forma complessi metallo-idroperosso<br />
o metallo-alchilperosso, in grado <strong>di</strong> attaccare il<br />
substrato organico.<br />
<strong>Processi</strong> omolitici<br />
La reazione tra le specie metalliche e il substrato organico<br />
genera il ra<strong>di</strong>cale libero R:<br />
MnRHM (n1)RH RHBRBH dove B è la base. La formazione <strong>di</strong> R per estrazione <strong>di</strong><br />
H da parte del metallo, con la formazione <strong>di</strong> un idruro,<br />
è trascurabile, dato che in genere i legami RH sono<br />
più forti <strong>di</strong> quelli MH. Il ra<strong>di</strong>cale libero R può quin<strong>di</strong><br />
evolvere sia verso la formazione <strong>di</strong> un carbocatione<br />
(processo <strong>di</strong> trasferimento elettronico):<br />
RM n R M (n1)<br />
sia attraverso un meccanismo <strong>di</strong> trasferimento del<br />
legante:<br />
RM n X RX M n<br />
Il meccanismo prevalente <strong>di</strong>pende dalla natura del legante<br />
nel complesso metallico ed entrambi i meccanismi<br />
possono operare simultaneamente.<br />
VOLUME II / RAFFINAZIONE E PETROLCHIMICA<br />
PROCESSI DI OSSIDAZIONE<br />
Le reattività <strong>di</strong> alchilperossi<strong>di</strong> e idroperossi<strong>di</strong> con gli<br />
ioni metallici sono del tipo già menzionato. Gli ioni metallici,<br />
come Co(III), decompongono ROOH, generando<br />
ra<strong>di</strong>cali alchilperossi<strong>di</strong>ci, ROO, che iniziano le reazioni<br />
<strong>di</strong> aut<strong>ossidazione</strong> dei substrati organici. La reazione<br />
ra<strong>di</strong>calica a catena con catalizzatore metallico può essere<br />
riassunta nel seguente schema, che comprende il ben<br />
noto meccanismo <strong>di</strong> decomposizione <strong>di</strong> ROOH <strong>di</strong><br />
Haber–Weiss:<br />
M(II)ROOHM(III)OHRO(sta<strong>di</strong>o <strong>di</strong> riduzione)<br />
M(III)OH ROOH M(II) ROOH2O (sta<strong>di</strong>o <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong>)<br />
e la reazione a catena si propaga:<br />
ROROOH ROH ROO<br />
2ROO2ROO2 ROORHROOH R<br />
Nel processo <strong>di</strong> aut<strong>ossidazione</strong> dei ra<strong>di</strong>cali liberi, la<br />
catalisi metallica comporta la formazione <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>cali in<br />
grado <strong>di</strong> iniziare la reazione a catena reagendo con ROOH;<br />
in questo caso, dunque, lo ione metallico agisce più da<br />
iniziatore che da catalizzatore.<br />
Quando il composto metallico ha due stati <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong><br />
ugualmente stabili, le reazioni <strong>di</strong> riduzione e <strong>di</strong><br />
<strong>ossidazione</strong> avvengono simultaneamente. I complessi <strong>di</strong><br />
cobalto, ferro, rame e manganese sono in genere composti<br />
efficaci per l’omolisi dei composti perossi<strong>di</strong>ci, così<br />
come Mn(II)/Mn(III) e Fe(II)/Fe(III) sono efficaci catalizzatori<br />
della decomposizione <strong>di</strong> H2O2 , nella quale il<br />
metallo agisce allo stesso tempo come agente riducente<br />
e ossidante.<br />
Grazie al loro forte potere ossidante, i ra<strong>di</strong>cali<br />
alchilperossi<strong>di</strong>ci ossidano il metallo nella sua forma<br />
ridotta:<br />
M(II) ROOM(III)OOR Di conseguenza, la formazione <strong>di</strong> questo composto<br />
metallo-alchilperossido può causare un’inibizione della<br />
reazione a catena, che corrisponde a un periodo <strong>di</strong> induzione<br />
osservabile nelle autossidazioni con catalizzatori<br />
metallici, e in particolare nei mezzi a bassa polarità. È<br />
possibile eliminare il periodo <strong>di</strong> induzione, aggiungendo<br />
piccole quantità <strong>di</strong> alchilidroperossido al mezzo <strong>di</strong><br />
reazione.<br />
La terminazione della reazione a catena avviene attraverso<br />
la seguente reazione:<br />
2ROOROOOOR O2R2 CO<br />
e <strong>di</strong> nuovo, attraverso la suddetta reazione, ad alte concentrazioni<br />
<strong>di</strong> metallo il meccanismo <strong>di</strong> terminazione<br />
prevalente è M(II)ROOM(III)OOR. L’effetto <strong>di</strong> attivazione prodotto da alcuni ioni metallici<br />
sull’attività ossidante <strong>di</strong> H2O2 è ben noto, come nel<br />
reattivo <strong>di</strong> Fenton:<br />
639
PRODUZIONE DI INTERMEDI PER LA PETROLCHIMICA<br />
Fe(II) H 2 O 2 Fe(III)OH OH<br />
OHH 2 O 2 H 2 O HO 2 <br />
(reazione indesiderata <strong>di</strong> decomposizione <strong>di</strong> H 2 O 2 , che<br />
abbassa la resa <strong>di</strong> prodotti ossidati)<br />
Fe(III)OH HO2 Fe(II) O2H 2O Lo OH prodotto genera R per reazione con i substrati<br />
organici, convertiti finalmente in composti ossidati:<br />
RH OH RH2O RFe3 Fe2Rprodotti RFe2Fe3R RH RH<br />
Il lavoro <strong>di</strong> Sheldon e Kochi (1981) contiene <strong>di</strong>versi esempi<br />
<strong>di</strong> reazioni <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> prodotte da perossi<strong>di</strong> in presenza<br />
<strong>di</strong> ioni metallici.<br />
Alcuni dei più importanti processi industriali <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong><br />
in fase liquida utilizzano un meccanismo <strong>di</strong><br />
aut<strong>ossidazione</strong> in presenza <strong>di</strong> ossigeno molecolare, come<br />
l’<strong>ossidazione</strong> del cicloesano ad acido a<strong>di</strong>pico, l’<strong>ossidazione</strong><br />
<strong>di</strong> p-xilene ad acido tereftalico, l’<strong>ossidazione</strong> <strong>di</strong><br />
toluene ad acido benzoico, l’<strong>ossidazione</strong> <strong>di</strong> cumene a<br />
fenolo attraverso l’interme<strong>di</strong>o cumilidroperossido e l’<strong>ossidazione</strong><br />
<strong>di</strong> aldei<strong>di</strong> lineari ad aci<strong>di</strong> carbossilici lineari.<br />
I processi <strong>di</strong> aut<strong>ossidazione</strong> sono in<strong>di</strong>scriminati e in genere<br />
comportano bassi livelli <strong>di</strong> selettività. Ciononostante,<br />
con molecole contenenti un solo legame C–H reattivo,<br />
è possibile ottenere un’elevata selettività, soprattutto se<br />
si mantengono bassi livelli <strong>di</strong> conversione.<br />
Nella pratica industriale si è soliti aggiungere un iniziatore<br />
(In), necessario per innescare la reazione a catena<br />
e formare ROOH:<br />
In22In (per decomposizione termica)<br />
InRH InH R<br />
In presenza <strong>di</strong> ossigeno molecolare, le specie ra<strong>di</strong>cali<br />
si trasformano in un perossira<strong>di</strong>cale, che in seguito<br />
evolve propagando la reazione a catena:<br />
RO2 RO2 RO2RH RO2H R<br />
(è questo lo sta<strong>di</strong>o che determina la velocità del processo<br />
in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> reazione normali, con una pressione<br />
parziale dell’ossigeno molecolare superiore a 0,13 bar).<br />
La reazione è terminata dall’accoppiamento del ra<strong>di</strong>cale<br />
RO2. Di conseguenza, i prodotti primari della serie <strong>di</strong><br />
reazioni sono gli idroperossi<strong>di</strong>.<br />
La tab. 2 riporta l’ossidabilità dei vari substrati organici<br />
(Howard, 1972), mentre la tab. 3 elenca le energie<br />
del legame CH in alcuni composti (Kerr, 1966;<br />
Benson e Shaw, 1970). La facilità con cui alcuni substrati<br />
organici subiscono reazioni <strong>di</strong> aut<strong>ossidazione</strong> è<br />
espressa, nella [10] (v. oltre), dal rapporto tra la costante<br />
<strong>di</strong> velocità della reazione <strong>di</strong> propagazione (kpr , in tab.<br />
tab. 2. Ossidabilità <strong>di</strong> alcune sostanze organiche<br />
(Howard, 1972)<br />
Substrato 10 3 k pr2k ter<br />
Benzaldeide 290<br />
2,3-<strong>di</strong>metil-2-butene 3,2<br />
Cicloesene 2,3<br />
Cumene 1,5<br />
Etilbenzene 0,2<br />
p-xilene 0,005<br />
Toluene 0,01<br />
tab. 3. Energie del legame CH<br />
Composto<br />
Energia <strong>di</strong> legame<br />
(kcal/mol)<br />
CH3H 103<br />
C 3 H 7 H(C 1 ) 99<br />
C 3 H 7 H(C 2 ) 94<br />
i-C 4 H 9 H(C 3 ) 90<br />
CH 2 CHH 105<br />
CH 2 CHCH 2 H 85<br />
C 6 H 5 H 103<br />
C 6 H 5 CH 2 H 85<br />
2) e la ra<strong>di</strong>ce quadrata del doppio della costante <strong>di</strong> velocità<br />
della reazione <strong>di</strong> terminazione me<strong>di</strong>ante ricombinazione<br />
<strong>di</strong> due ra<strong>di</strong>cali alchilperossi<strong>di</strong>ci (k ter , in tab. 2). Ad<br />
alti livelli <strong>di</strong> conversione del substrato, la formazione <strong>di</strong><br />
prodotti secondari (aldei<strong>di</strong> e chetoni) <strong>di</strong>minuisce considerevolmente<br />
la selettività; in genere si preferisce quin<strong>di</strong><br />
mantenere la conversione al <strong>di</strong> sotto del 20%. L’<strong>ossidazione</strong><br />
è rapida se il legame che si forma nello sta<strong>di</strong>o<br />
determinante la velocità, ROOH (energia <strong>di</strong> legame<br />
90 kcal/mol; Benson, 1965), è più forte del legame spezzato<br />
RH.<br />
Il meccanismo complessivo relativo all’<strong>ossidazione</strong><br />
<strong>di</strong> alchilbenzeni sotto pressione <strong>di</strong> ossigeno, in acido acetico,<br />
e con un catalizzatore Co(III)(CH 3 COO) 3 (e anche<br />
tracce <strong>di</strong> un attivatore, per riconvertire Co(II) a Co(III),<br />
evitando perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> induzione troppo lunghi) è illustrato<br />
in tab. 4. L’ultima reazione è inibita dall’elevata concentrazione<br />
<strong>di</strong> Co 2 , che intrappola il benzilperossira<strong>di</strong>cale.<br />
Attacco nucleofilo su complessi perossi<strong>di</strong>ci<br />
I metalli <strong>di</strong> transizione, come il vana<strong>di</strong>o, il molibdeno,<br />
il tungsteno, il selenio e il titanio, in stato <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong><br />
alto, favoriscono l’eterolisi del legame OO in<br />
640 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI
tab. 4. Ossidazione aerobica <strong>di</strong> alchilbenzeni<br />
catalizzata da un complesso Co(III)<br />
ArCH3Co3ArCH 3Co2 <br />
O 2<br />
ArCH 3 ArCH 2 H <br />
ArCH 2 Co 3 ArCH 2 Co 2 (in assenza <strong>di</strong> O2 )<br />
ArCH 2 AcOH ArCH 2 OAcH <br />
ArCH 2 O 2 ArCH 2 O 2 (in presenza <strong>di</strong> O 2 )<br />
ArCH 2 O 2 Co 2 ArCH 2 O 2 Co 2<br />
ArCH2O2Co2ArCHOHOCo3 HOCo 3 HOAc AcOCo 3 H 2 O<br />
ArCH 2 O 2 ArCH 3 ArCH 2 OOHArCH 2<br />
H 2 O 2 e negli alchilidroperossi<strong>di</strong>; questi metalli hanno il<br />
compito <strong>di</strong> aumentare il carattere elettrofilo del complesso<br />
perossi<strong>di</strong>co. Si verifica l’attacco su un legante<br />
perosso o alchilperosso coor<strong>di</strong>nato da parte del substrato,<br />
in genere con elevata specificità. L’esempio più importante<br />
è la produzione industriale <strong>di</strong> ossido <strong>di</strong> propilene<br />
a partire da propilene e alchilidroperossido, con catalisi<br />
in fase omogenea o eterogenea.<br />
I suddetti ossi<strong>di</strong> metallici catalizzano le reazioni <strong>di</strong><br />
H 2 O 2 attraverso la formazione <strong>di</strong> peraci<strong>di</strong> inorganici, che<br />
subiscono la rottura eterolitica del legame OO in presenza<br />
<strong>di</strong> nucleofili:<br />
MO 3 H 2O 2<br />
o più in generale:<br />
O O<br />
HO M O OH<br />
MOROOHHOMOOR Nell’ep<strong>ossidazione</strong> delle olefine:<br />
RCHCHR HOMOORRCH(O)CHR <br />
HOMOR<br />
HOMORROOH HOMOOR<br />
ROH<br />
gli alchilidroperossi<strong>di</strong> sono preferiti a H2O2 a causa della<br />
loro maggiore attività. L’effetto ritardante <strong>di</strong> H2O2 è stato<br />
attribuito alla presenza <strong>di</strong> acqua. Una caratteristica peculiare<br />
<strong>di</strong> questa reazione è la sua stereoselettività nella<br />
formazione degli epossi<strong>di</strong> cis e trans dai corrispondenti<br />
alcheni. L’ep<strong>ossidazione</strong> asimmetrica degli alcoli allilici<br />
prochirali può essere effettuata con catalizzatori al<br />
<strong>di</strong>etiltartrato otticamente attivi e t-BuOOH, con eccesso<br />
enantiomerico superiore al 90% (Finn e Sharpless,<br />
1985). La specificità dei metalli <strong>di</strong> transizione d 0 per<br />
questa reazione è stata attribuita al fatto che l’interazione<br />
tra l’atomo <strong>di</strong> ossigeno e gli orbitali t vacanti<br />
2g<br />
VOLUME II / RAFFINAZIONE E PETROLCHIMICA<br />
PROCESSI DI OSSIDAZIONE<br />
fornisce un percorso a bassa energia per la formazione<br />
del legame CO dall’addotto ciclico metallo-perosso<br />
(Purcell, 1985).<br />
Per il trasferimento <strong>di</strong> ossigeno nell’ep<strong>ossidazione</strong><br />
delle olefine sono stati proposti <strong>di</strong>versi meccanismi. Uno<br />
<strong>di</strong> questi comporta l’attacco nucleofilo del doppio legame<br />
sull’alchilidroperossido, da parte <strong>di</strong> uno dei <strong>di</strong>versi<br />
complessi attivati, come mostra la fig. 1 (Sheldon, 1973;<br />
Chong e Sharpless, 1977).<br />
La fig. 2 riporta il meccanismo proposto da Clerici e<br />
Ingallina (1993b) per l’ep<strong>ossidazione</strong> <strong>di</strong> alcheni con H 2 O 2<br />
su catalizzatori <strong>di</strong> Ti-silicalite. Una specie con anello<br />
a cinque membri è il composto interme<strong>di</strong>o formato<br />
O<br />
H<br />
M<br />
O<br />
R<br />
O<br />
O<br />
M OR<br />
H<br />
O<br />
O<br />
M<br />
O<br />
OR<br />
O<br />
M<br />
O<br />
M<br />
OH<br />
OR<br />
OR<br />
epossido<br />
epossido ROH<br />
epossido<br />
fig. 1. Meccanismi proposti per l’ep<strong>ossidazione</strong> delle<br />
olefine, con trasferimento <strong>di</strong>retto <strong>di</strong> ossigeno da parte<br />
dell’alchilidroperossido, in solvente ROH<br />
(adattato da Sheldon e Kochi, 1981).<br />
SiO<br />
SiO<br />
Ti<br />
alchene<br />
SiO<br />
SiO<br />
SiO<br />
SiO<br />
SiO<br />
ROH, H 2O 2<br />
R<br />
O H<br />
Ti O<br />
O<br />
C<br />
H<br />
C<br />
R<br />
SiO<br />
O H<br />
SiO Ti O H<br />
SiO O<br />
R<br />
O<br />
H<br />
Ti<br />
O<br />
H<br />
epossido<br />
fig. 2. Meccanismo proposto per l’ep<strong>ossidazione</strong> delle<br />
olefine con H 2 O 2 catalizzata da Ti-silicalite, in solvente<br />
ROH (Clerici e Ingallina, 1993).<br />
641
PRODUZIONE DI INTERMEDI PER LA PETROLCHIMICA<br />
dall’interazione tra i siti Ti nella silicalite e H 2 O 2 , inclusa<br />
la reazione con il solvente ROH. La velocità <strong>di</strong> ep<strong>ossidazione</strong><br />
è risultata più alta usando come solvente il<br />
metanolo e più bassa con il t-butanolo, a causa della <strong>di</strong>minuzione<br />
del carattere elettrofilo e dell’aumento dei vincoli<br />
sterici del ciclo (Clerici, 1991; Clerici et al., 1991;<br />
Bellussi et al.,`1992). Un meccanismo alternativo<br />
(Mimoun, 1982) comporta l’aggiunta del doppio legame<br />
alchenico per formare un metallociclo-perosso, che<br />
rilascia successivamente l’epossido (fig. 3). Un altro meccanismo<br />
coinvolge il gruppo metallo-osso, che viene<br />
convertito in un complesso metallo-perosso sito attivo<br />
(Mimoun et al., 1970).<br />
Ossidazione <strong>di</strong> substrati coor<strong>di</strong>nati da uno ione<br />
metallico centrale<br />
Questa classe <strong>di</strong> reazioni comporta l’<strong>ossidazione</strong> <strong>di</strong><br />
un substrato coor<strong>di</strong>nato da uno ione metallico. Tra i numerosi<br />
esempi si possono citare l’<strong>ossidazione</strong> <strong>di</strong> olefine con<br />
catalizzatore al Pd(II) (processo <strong>di</strong> Wacker) e la sintesi<br />
<strong>di</strong> chetoni per ossideidrogenazione <strong>di</strong> alcoli. L’ossigeno<br />
molecolare ha il compito <strong>di</strong> riportare il metallo a uno<br />
stato <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> elevato. Il substrato è attivato nei<br />
confronti dell’attacco nucleofilo da parte del metallo,<br />
attraverso la formazione <strong>di</strong> un complesso p con il metallo.<br />
La reazione completa è una sostituzione nucleofila<br />
ossidativa <strong>di</strong> idrogeno con riduzione bielettronica del<br />
metallo; <strong>di</strong> conseguenza, il processo è eterolitico. I sali<br />
metallici del gruppoVIII, come Pt(II), Ir(III), Ru(III) e<br />
Rh(III), ossidano nello stesso modo le olefine:<br />
Pd(II)X2RCHCH2H2O RCOCH3Pd(0)2 HX<br />
L’attacco nucleofilo <strong>di</strong> acqua su un complesso p etilene-Pd(II)<br />
forma etanolo, che resta coor<strong>di</strong>nato da un<br />
legame s PdC (fig. 4; Drago e Beer, 1992). La <strong>di</strong>ssociazione<br />
<strong>di</strong> un legante Cl dal complesso e l’eliminazione<br />
<strong>di</strong> idruro dal metanolo forma un complesso p alcol<br />
vinilico con Pd(II). La formazione dell’aldeide è ottenuta<br />
per tautomerizzazione dell’alcol vinilico <strong>di</strong>ssociato<br />
dal complesso e riduzione <strong>di</strong> Pd(II) a Pd(0). La ri<strong>ossidazione</strong><br />
del palla<strong>di</strong>o è ottenuta me<strong>di</strong>ante un co-catalizzatore<br />
Cu(II), che è ridotto a Cu(I) e infine ossidato<br />
<strong>di</strong> nuovo a Cu(II) da ossigeno molecolare.<br />
Cinetica dell’<strong>ossidazione</strong> in fase liquida<br />
degli idrocarburi<br />
L’analisi della cinetica dell’<strong>ossidazione</strong> in fase liquida<br />
può essere effettuata in base alla natura del meccanismo<br />
<strong>di</strong> reazione: da un lato, le reazioni che comportano<br />
la scissione omolitica del legame CH nel substrato<br />
organico, con la conseguente formazione <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>cali liberi<br />
(aut<strong>ossidazione</strong>), in cui il catalizzatore metallico agisce<br />
piuttosto come un iniziatore, e, dall’altro, le reazioni<br />
che comportano la scissione eterolitica del legame<br />
M O<br />
O<br />
CH, dove il substrato si coor<strong>di</strong>na a uno ione metallico<br />
del catalizzatore.<br />
I processi <strong>di</strong> aut<strong>ossidazione</strong> sono <strong>di</strong> fondamentale<br />
importanza nell’industria chimica e un gran numero <strong>di</strong><br />
reazioni utilizza tale meccanismo, come mostra la tab. 5<br />
(Sheldon e Kochi, 1976; Carrà e Santacesaria, 1980; Santacesaria<br />
e Pimpinelli, 1986).<br />
Il processo è autocatalitico e comporta un periodo <strong>di</strong><br />
induzione, un’accelerazione (controllata dalle reazioni<br />
<strong>di</strong> propagazione e <strong>di</strong> ramificazione) e una decelerazione<br />
(controllata dalle reazioni <strong>di</strong> terminazione). Il periodo<br />
<strong>di</strong> induzione è dovuto alla <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> rompere il legame<br />
CH e può essere superato con l’aggiunta <strong>di</strong> piccole<br />
quantità <strong>di</strong> iniziatori, che si decompongono<br />
rapidamente nel mezzo <strong>di</strong> reazione.<br />
In un classico sistema a insufflazione d’aria, nella<br />
zona vicina al <strong>di</strong>ffusore il liquido contiene una più alta<br />
concentrazione <strong>di</strong> ossigeno molecolare, che può catturare<br />
rapidamente via i ra<strong>di</strong>cali attraverso la reazione:<br />
RO2ROO Di conseguenza, la velocità complessiva è determinata<br />
dalla reazione chimica. In queste con<strong>di</strong>zioni, la reazione<br />
è <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne zero in rapporto all’ossigeno molecolare,<br />
mentre l’energia apparente <strong>di</strong> attivazione è quella<br />
tipica delle reazioni controllate dalla reazione chimica.<br />
La concentrazione <strong>di</strong> ossigeno molecolare nelle bolle<br />
decresce gradualmente, dal fondo alla sommità del reattore,<br />
e il trasporto <strong>di</strong> massa dell’ossigeno molecolare<br />
642 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI<br />
R<br />
M O<br />
O<br />
R<br />
M<br />
O R<br />
O<br />
MOR <br />
fig. 3. Meccanismo <strong>di</strong> ep<strong>ossidazione</strong> delle olefine con<br />
formazione <strong>di</strong> un interme<strong>di</strong>o perossometallociclico<br />
(Mimoun, 1982).<br />
PdCl 4 2 C2H 4 H 2O<br />
Cl<br />
Cl Pd OH2 CH 2CH 2OH<br />
Cl <br />
Cl<br />
Pd<br />
Cl<br />
Cl Pd OH2 OH 2<br />
CH 2CH 2OH<br />
CH 3CHO Pd 0 HCl H 2O<br />
H<br />
H 2O<br />
Cl<br />
Pd<br />
H <br />
OH 2<br />
OH<br />
fig. 4. Meccanismo <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> dell’etilene ad acetaldeide<br />
(processo Wacker).<br />
O
tab. 5. Principali processi industriali che fanno uso <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> in fase liquida degli idrocarburi<br />
per mezzo <strong>di</strong> meccanismi omolitici<br />
dalla fase gassosa a quella liquida può <strong>di</strong>ventare lo sta<strong>di</strong>o<br />
limitante la velocità, dato che la reazione tra un alchilra<strong>di</strong>cale<br />
e l’ossigeno è estremamente rapida. In queste<br />
con<strong>di</strong>zioni, il rifornimento <strong>di</strong> ossigeno può <strong>di</strong>venire <strong>di</strong><br />
primo or<strong>di</strong>ne rispetto alla pressione parziale <strong>di</strong> O2 . In<br />
questa zona, l’energia apparente <strong>di</strong> attivazione scende a<br />
livelli molto bassi, 5 kcal/mol.<br />
Le principali reazioni comprese nel processo <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong><br />
omolitica sono riassunte nella tab. 6. In presenza<br />
<strong>di</strong> valori <strong>di</strong> concentrazione dell’ossigeno molecolare<br />
relativamente alti (per pressioni <strong>di</strong> ossigeno superiori in<br />
genere a 0,13 atm nella fase gassosa), lo sta<strong>di</strong>o determinante<br />
la velocità è la reazione <strong>di</strong> propagazione,<br />
kox104105 kpr (v. ancora tab. 6). La specie RO2 è quin<strong>di</strong><br />
quella predominante e contribuisce in modo determinante<br />
alle reazioni <strong>di</strong> terminazione. Se il contributo delle<br />
reazioni <strong>di</strong> ramificazione è irrilevante, perché non vi è<br />
decomposizione <strong>di</strong> ROOH nelle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> reazione<br />
(e <strong>di</strong> conseguenza anche il suo contributo alla generazione<br />
<strong>di</strong> ra<strong>di</strong>cali è irrilevante ed esso resta il principale<br />
prodotto della reazione), in queste con<strong>di</strong>zioni la velocità<br />
<strong>di</strong> trasformazione dell’ossigeno può essere espressa come<br />
il bilanciamento tra l’ossigeno consumato nelle reazioni<br />
<strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> e quello formato nelle reazioni <strong>di</strong> terminazione:<br />
d [O2 ]<br />
[1] 14421 roxrterk ox [R][O2 ]k ter [RO2] 2<br />
dt<br />
D’altra parte, in con<strong>di</strong>zioni stazionarie, la velocità <strong>di</strong><br />
formazione <strong>di</strong> R (iniziazione più propagazione) è eguale<br />
alla velocità <strong>di</strong> scomparsa <strong>di</strong> R (<strong>ossidazione</strong>), purché<br />
sia possibile trascurare le reazioni <strong>di</strong> terminazione che<br />
coinvolgono le specie R. Pertanto:<br />
[2] kox [R][O2 ] kpr [RO2 ][RH]r in<br />
VOLUME II / RAFFINAZIONE E PETROLCHIMICA<br />
Reagente Prodotto Catalizzatore<br />
n-butano Acido acetico Acetato <strong>di</strong> Co/acido acetico<br />
Isobutano t-butilidroperossido –<br />
Naphtha Acido acetico Acetato <strong>di</strong> Co/acido acetico<br />
Cere (C 18 -C 30 ) Aci<strong>di</strong> grassi Sali <strong>di</strong> Mn/acido acetico<br />
Cicloesano Cicloesanolo/one Naftenato <strong>di</strong> Co<br />
Cicloesanolo/one Acido a<strong>di</strong>pico Acetato <strong>di</strong> Mn-Cu<br />
In con<strong>di</strong>zioni stazionarie, la velocità <strong>di</strong> iniziazione<br />
equivale alla velocità <strong>di</strong> terminazione, e pertanto:<br />
[3] rin 2kter [RO2] 2<br />
da cui si ottiene:<br />
PROCESSI DI OSSIDAZIONE<br />
Toluene Acido benzoico Bromuro/acido acetico <strong>di</strong> Mn o Co<br />
Acido benzoico Fenolo Benzoato <strong>di</strong> Cu-Mg<br />
p-xilene Acido tereftalico Bromuro/acido acetico <strong>di</strong> Mn o Co<br />
Cumene Cumilidroperossido –<br />
Acetaldeide Acido acetico Acetato/acido acetico <strong>di</strong> Mn<br />
Acetaldeide Anidride acetica Acetato/etilacetato <strong>di</strong> Cu-Co<br />
rin [4] [RO2] 14421 0,5<br />
2kter Sostituendo nella [1] i termini corrispondenti, si ottiene:<br />
d [O2 ] rin rin [5] 14421 0,5<br />
k 1242<br />
pr [RH]1 dt 2kter 2<br />
Il termine relativo alla velocità <strong>di</strong> iniziazione può<br />
essere trascurato, ottenendo il rapporto generale finale<br />
per la velocità <strong>di</strong> esaurimento dell’ossigeno (o degli idrocarburi):<br />
d [O2 ] rin [6] 14421 0,5<br />
k 1242<br />
pr [RH]<br />
dt 2kter Questa espressione è in<strong>di</strong>pendente dalla concentrazione<br />
<strong>di</strong> ossigeno ed è quin<strong>di</strong> generalmente valida in presenza<br />
<strong>di</strong> alte concentrazioni <strong>di</strong> tale reagente. È stata proposta<br />
anche un’espressione più generale (Twigg, 1962;<br />
Franz e Sheldon, 1991), che tiene conto <strong>di</strong> tutti gli sta<strong>di</strong><br />
più importanti dello schema <strong>di</strong> reazione (in tab. 6: reazioni<br />
[3] e [4] per la propagazione, reazioni [7] e [9] per<br />
la terminazione, con le corrispondenti costanti cinetiche<br />
kpr3 , kpr4 , kter7 e kter9 ):<br />
d [O2 ]<br />
[7] 14421 dt<br />
<br />
r0,5 in<br />
kpr4kpr3 [RH][O2 ]<br />
12111111111111124341142 {kpr4k 0,5<br />
ter7 [RH] kpr4k 0,5<br />
ter9[O2<br />
]k 0,5<br />
ter9kter7<br />
0,5<br />
rin<br />
0,5 }<br />
643
PRODUZIONE DI INTERMEDI PER LA PETROLCHIMICA<br />
tab. 6. Schema <strong>di</strong> reazione per l’aut<strong>ossidazione</strong><br />
<strong>di</strong> substrati organici<br />
1 In 2 2In (iniziazione)<br />
2 InRH RInH (iniziazione)<br />
3 RO 2 RO 2 (propagazione per <strong>ossidazione</strong>)<br />
4 RO 2 RH ROOHR (propagazione)<br />
5 2ROOHRORO 2 H 2 O<br />
(ramificazione per decomposizione bimolecolare)<br />
6 ROOHROOH (ramificazione<br />
per decomposizione monomolecolare <strong>di</strong> idroperossido)<br />
7 2Rprodotti non ra<strong>di</strong>calici (terminazione)<br />
8 RRO 2 prodotti non ra<strong>di</strong>calici (terminazione)<br />
9 2 RO 2 O 2 prodotti non ra<strong>di</strong>calici (terminazione)<br />
Consideriamo due situazioni limite. La prima presuppone<br />
concentrazioni <strong>di</strong> ossigeno prossime allo zero.<br />
In queste con<strong>di</strong>zioni, la velocità <strong>di</strong> reazione è proporzionale<br />
alla concentrazione <strong>di</strong> ossigeno nella fase liquida,<br />
dato che il termine al denominatore contenente [O2 ]<br />
<strong>di</strong>venta irrilevante. Se, al contrario, la concentrazione<br />
<strong>di</strong> ossigeno è molto elevata, la velocità <strong>di</strong> reazione <strong>di</strong>viene<br />
in<strong>di</strong>pendente dalla concentrazione <strong>di</strong> ossigeno e il<br />
rapporto espresso nella [6] è valido, dove kpr =kpr4 e<br />
2kterkter9 . D’altro canto, dato che il valore <strong>di</strong> kpr4 <strong>di</strong>pende<br />
in larga misura dalla natura del substrato organico,<br />
quando è molto alto (per esempio, nel caso delle aldei<strong>di</strong>),<br />
il primo termine nel denominatore dell’equazione<br />
generale è dominante e, <strong>di</strong> conseguenza, l’equazione<br />
<strong>di</strong>venta:<br />
d [O2 ]<br />
[8] 14421 r 0,5<br />
in<br />
kpr3 [O2 ]k 0,5<br />
ter7<br />
dt<br />
La velocità <strong>di</strong> reazione è allora proporzionale alla<br />
concentrazione <strong>di</strong> ossigeno. Il valore della concentrazione<br />
<strong>di</strong> ossigeno a cui si verifica il passaggio dalla <strong>di</strong>pendenza<br />
<strong>di</strong> primo or<strong>di</strong>ne alla <strong>di</strong>pendenza <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne zero è<br />
quin<strong>di</strong> una funzione della natura del substrato organico.<br />
Nel caso dell’<strong>ossidazione</strong> delle aldei<strong>di</strong>, la reazione <strong>di</strong>pende<br />
dall’ossigeno anche a pressioni parziali relativamente<br />
alte, mentre per l’<strong>ossidazione</strong> del cicloesano la reazione<br />
<strong>di</strong>pende dalla pressione parziale dell’ossigeno fino<br />
a 0,2-0,3 atm, e per quella del cumene fino a 1,5-1,7 atm<br />
(Ladhaboy e Sharma, 1969; Manor e Schmitz, 1984;<br />
Andrigo et al., 1992).<br />
Il rapporto [kpr /(2kter ) 0,5 ] rappresenta la suscettività<br />
del substrato all’<strong>ossidazione</strong> (Sheldon e Kochi, 1976; v.<br />
ancora tab. 2). La velocità <strong>di</strong> propagazione è influenzata<br />
dall’energia del legame CH (la scissione omolitica<br />
<strong>di</strong> tale legame implica la necessità che il legame<br />
ROOH, che dovrà formarsi, sia almeno equivalente<br />
in termini energetici al legame CH che occorre rompere)<br />
e anche dalla reattività degli alchilperossira<strong>di</strong>cali<br />
(Howard, 1973; Sheldon e Kochi, 1976; Gates et al.,<br />
1979). Quest’ultima aumenta in presenza <strong>di</strong> un sostituente<br />
elettron-attrattore.<br />
In con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> instabilità dell’idroperossido, la<br />
decomposizione <strong>di</strong> quest’ultimo genera ra<strong>di</strong>cali RO<br />
e OH che possono portare a reazioni estremamente<br />
rapide:<br />
RORH ROH R<br />
OHRH H2O R<br />
La reazione <strong>di</strong> terminazione prevalente coinvolge le<br />
specie RO, 2 dato che i ra<strong>di</strong>cali RO e OH (generati dalla<br />
decomposizione <strong>di</strong> ROOH) subiscono una rapida conversione.<br />
In queste con<strong>di</strong>zioni, l’espressione della velocità<br />
<strong>di</strong> trasformazione <strong>di</strong> RH <strong>di</strong>venta:<br />
d [RH] 3k2 pr [RH]2<br />
[9] 144231 144114441 dt kter che tiene conto del consumo <strong>di</strong> RH nelle reazioni con<br />
RO2 RO e OH, e del fatto che per ogni molecola <strong>di</strong><br />
ROOH decomposto si consumano tre molecole <strong>di</strong> RH.<br />
Questa espressione rappresenta una situazione limite, e<br />
fornisce quin<strong>di</strong> la velocità massima raggiungibile. Più<br />
in generale:<br />
d [RH] n kpr [10] 144231 14411341 [RH]<br />
dt f (2kter ) 0,5<br />
dove n è il numero <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>cali prodotto per ogni molecola<br />
<strong>di</strong> ROOH decomposta e f è la frazione <strong>di</strong> RH consumata<br />
per attacco da parte <strong>di</strong> RO. 2 Anche in questo caso,<br />
il termine [kpr /(2kter ) 0,5 ], che rappresenta l’importanza<br />
relativa delle reazioni <strong>di</strong> propagazione e <strong>di</strong> terminazione,<br />
svolge un ruolo importante nel determinare la velocità<br />
<strong>di</strong> trasformazione del substrato.<br />
La presenza <strong>di</strong> uno ione metallico che agisca da catalizzatore<br />
può aumentare l’attività del processo <strong>di</strong> aut<strong>ossidazione</strong>.<br />
L’azione catalitica <strong>di</strong>pende dalle proprietà<br />
redox dello ione metallico, ovvero, dal potenziale redox<br />
della coppia Mn /M (n1) . Uno degli effetti più importanti<br />
è quello <strong>di</strong> favorire la decomposizione degli idroperossi<strong>di</strong>:<br />
ROOHM (n1)ROOHMn ROOHM nRO2HM (n1)<br />
Naturalmente, solo i metalli dotati <strong>di</strong> due stati <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong><br />
<strong>di</strong> stabilità comparabile (cioè gli ioni cobalto e<br />
manganese) possono effettuare questo ciclo catalitico<br />
(Sheldon e Kochi, 1976). Dal punto <strong>di</strong> vista cinetico, la<br />
[10] può essere utilizzata per calcolare la velocità massima<br />
<strong>di</strong> reazione, supponendo n1 e f2/3. In questo<br />
caso, dove il catalizzatore è coinvolto solo nella decomposizione<br />
<strong>di</strong> ROOH, n/f1,5.<br />
644 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI
Il metallo può anche agire <strong>di</strong>rettamente sul substrato:<br />
M n RH M (n1) H R<br />
RO 2 RO 2 <br />
M (n1) ROOH M n ROOH <br />
Anche in questo caso, viene rispettata la stessa legge<br />
cinetica del caso precedente, con n2 e f1/3. In tutti<br />
questi casi, il metallo svolge dunque la funzione <strong>di</strong> iniziatore,<br />
<strong>di</strong>minuendo il periodo <strong>di</strong> induzione e favorendo<br />
il processo <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> a temperature più basse.<br />
Quando lo stato <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> bivalente del catalizzatore<br />
è coinvolto solo nella decomposizione <strong>di</strong> ROOH<br />
e quello trivalente nella reazione con RH, allora n/f6.<br />
I valori interme<strong>di</strong> del rapporto n/f, compresi tra 1,5 e 6,<br />
in<strong>di</strong>cano che il catalizzatore non solo prende parte alla<br />
reazione <strong>di</strong> ossidoriduzione con i composti perossi<strong>di</strong>ci,<br />
ma anche che reagisce con RH nel suo stato <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong><br />
trivalente.<br />
Nella pratica industriale, si è soliti aggiungere al<br />
mezzo <strong>di</strong> reazione piccole quantità <strong>di</strong> sostanze con elevata<br />
propensione all’aut<strong>ossidazione</strong>, che danno rapidamente<br />
origine a un effetto <strong>di</strong> co-<strong>ossidazione</strong> e forniscono<br />
gli idroperossi<strong>di</strong> necessari alla prosecuzione della reazione<br />
a catena, causando un aumento della velocità <strong>di</strong><br />
reazione. In tal modo è possibile evitare reazioni <strong>di</strong> co<strong>ossidazione</strong><br />
indesiderate sui prodotti <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> parziale<br />
ricercati (cioè aldei<strong>di</strong> e chetoni), che sono più inclini<br />
all’aut<strong>ossidazione</strong> del reagente.<br />
Le espressioni cinetiche descritte in precedenza sono<br />
spesso in accordo con la velocità limite sperimentale. Questo<br />
non è però il caso dell’<strong>ossidazione</strong> degli alchilaromatici<br />
catalizzata da acetato <strong>di</strong> cobalto, dove la reazione è <strong>di</strong><br />
primo or<strong>di</strong>ne rispetto all’idrocarburo e <strong>di</strong>pende anche dalla<br />
concentrazione del catalizzatore (Chester et al., 1977).<br />
Ciò è dovuto alla <strong>di</strong>versità del meccanismo <strong>di</strong> reazione.<br />
Per quanto riguarda le reazioni <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> per <strong>di</strong>ssociazione<br />
eterolitica del legame CH nel substrato,<br />
esse sono catalizzate da ioni V, W, Mo e Ti attraverso il<br />
trasferimento <strong>di</strong> due elettroni del substrato coor<strong>di</strong>nato al<br />
complesso metallico. In altri casi, come nel processo <strong>di</strong><br />
Wacker, per effettuare il ciclo catalitico è necessaria l’azione<br />
<strong>di</strong> due coppie redox: Pd(II)/Pd(0) e Cu(II)/Cu(I).<br />
Lo sta<strong>di</strong>o limitante la velocità in questo meccanismo è<br />
la conversione del complesso p tra l’olefina e PdCl2 4 in<br />
un complesso s, essendo gli altri sta<strong>di</strong> all’equilibrio. L’espressione<br />
della velocità <strong>di</strong> scomparsa dell’etilene, che<br />
meglio corrisponde ai risultati sperimentali, è la seguente<br />
(Moiseev et al., 1974):<br />
d [C2H4 ] [PdCl2 4 ][C2H4 ]<br />
[11] 1442231 k 14411144114441<br />
dt [Cl ][H3O ]<br />
Aria e ossigeno nelle ossidazioni in fase liquida<br />
L’impiego <strong>di</strong> ossigeno molecolare nelle ossidazioni<br />
in fase liquida può migliorare significativamente la<br />
VOLUME II / RAFFINAZIONE E PETROLCHIMICA<br />
PROCESSI DI OSSIDAZIONE<br />
cinetica della reazione, quando il processo complessivo<br />
è controllato dalla reazione e la velocità <strong>di</strong>pende dalla<br />
pressione parziale <strong>di</strong> ossigeno per un ampio intervallo<br />
<strong>di</strong> concentrazione <strong>di</strong> tale reagente (anche se è un caso<br />
poco frequente, come è stato già detto). In effetti, la concentrazione<br />
<strong>di</strong> ossigeno nelle bolle (in aggiunta alla fase<br />
gassosa continua alla sommità del reattore) è del 100%<br />
(trascurando la pressione <strong>di</strong> vapore del liquido), contro<br />
una me<strong>di</strong>a del 5% in moli nel caso in cui si usi aria come<br />
agente ossidante, con un netto miglioramento sia del trasferimento<br />
dell’ossigeno molecolare, sia della velocità<br />
<strong>di</strong> reazione. Di conseguenza, è possibile ottenere una<br />
produttività analoga a quella del processo con aria, a<br />
valori <strong>di</strong> temperatura e pressione molto più bassi. Questo<br />
consente <strong>di</strong> migliorare notevolmente la selettività,<br />
quando l’insieme delle reazioni consiste in una serie <strong>di</strong><br />
reazioni consecutive <strong>di</strong> degradazione ossidativa (caratterizzate<br />
in genere da un’energia <strong>di</strong> attivazione più alta<br />
delle reazioni selettive) fino al prodotto ricercato.<br />
L’abbassamento della temperatura comporta anche una<br />
minore per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> solvente. Può anche accadere che un<br />
aumento della pressione parziale <strong>di</strong> ossigeno, conseguente<br />
alla scelta <strong>di</strong> usare ossigeno anziché aria, porti a un notevole<br />
miglioramento della velocità <strong>di</strong> trasferimento dell’ossigeno,<br />
mentre la velocità <strong>di</strong> reazione non è molto<br />
influenzata dalla variazione della concentrazione <strong>di</strong> ossigeno.<br />
In queste con<strong>di</strong>zioni può accadere che il processo,<br />
anziché essere limitato dal trasporto <strong>di</strong> massa (come avviene<br />
in genere nell’<strong>ossidazione</strong> degli idrocarburi liqui<strong>di</strong>),<br />
<strong>di</strong>venga cineticamente controllato, con conseguente trasferimento<br />
della reazione dal film che circonda la bolla<br />
(all’interfaccia tra la fase gassosa e la fase liquida) alla<br />
fase liquida continua. Ciò può causare anche un cambiamento<br />
della <strong>di</strong>stribuzione della temperatura, con il passaggio<br />
da un alto gra<strong>di</strong>ente <strong>di</strong> temperatura nel film, nel<br />
primo caso (dove il calore <strong>di</strong> reazione si sviluppa nella<br />
sottile pellicola), a una temperatura più bassa e più uniformemente<br />
<strong>di</strong>stribuita, nel secondo caso. Tutto questo può<br />
tradursi in un considerevole incremento <strong>di</strong> selettività.<br />
La presenza <strong>di</strong> un’alta concentrazione <strong>di</strong> ossigeno<br />
nella zona <strong>di</strong> reazione favorisce inoltre le reazioni <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong><br />
rispetto a quelle tra interme<strong>di</strong>, responsabili della<br />
formazione <strong>di</strong> composti indesiderati ad alto peso molecolare.<br />
Un’alta concentrazione <strong>di</strong> ossigeno nella zona <strong>di</strong><br />
reazione si può verificare in un processo cineticamente<br />
controllato o quando, in con<strong>di</strong>zioni limite determinate<br />
dal trasporto <strong>di</strong> massa, la velocità <strong>di</strong> reazione non è molto<br />
più alta <strong>di</strong> quella <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione (e, <strong>di</strong> conseguenza, i gra<strong>di</strong>enti<br />
<strong>di</strong> concentrazione nel film non sono troppo pronunciati).<br />
Concentrazioni <strong>di</strong> ossigeno più alte possono<br />
condurre così a una maggiore concentrazione <strong>di</strong> ossigeno<br />
nella zona <strong>di</strong> reazione. Un altro vantaggio dell’uso<br />
dell’ossigeno al posto dell’aria è la riduzione della quantità<br />
<strong>di</strong> gas lavorato, con conseguente riduzione sia dell’energia<br />
consumata per comprimere il gas, sia della<br />
645
PRODUZIONE DI INTERMEDI PER LA PETROLCHIMICA<br />
quantità <strong>di</strong> gas <strong>di</strong> scarico (che presenta anche una concentrazione<br />
molto più alta <strong>di</strong> contaminanti organici, dovuta<br />
all’assenza <strong>di</strong> azoto <strong>di</strong>luente) da depurare negli appositi<br />
impianti <strong>di</strong> trattamento del gas. L’azoto favorisce quin<strong>di</strong><br />
il processo <strong>di</strong> stripping del solvente e dei composti<br />
organici volatili dalla soluzione, che devono essere rimossi<br />
in adempimento delle norme <strong>di</strong> protezione ambientale.<br />
Ossidazioni a catena via ra<strong>di</strong>cali liberi<br />
<strong>Processi</strong> industriali<br />
L’<strong>ossidazione</strong> a catena via ra<strong>di</strong>cali liberi consiste nell’<strong>ossidazione</strong><br />
<strong>di</strong> substrati organici attraverso le interazioni<br />
dell’ossigeno molecolare con i ra<strong>di</strong>cali formati dalla<br />
scissione omolitica dei legami CH (meglio note come<br />
‘reazioni <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> omolitica’; Prengle e Barona,<br />
1970a; Sheldon e Van Doom, 1973, 1981; Lyons, 1980;<br />
Emanuel e Gal, 1986).<br />
Si possono <strong>di</strong>stinguere tre tipi <strong>di</strong> applicazioni industriali<br />
dell’<strong>ossidazione</strong> a catena via ra<strong>di</strong>cali liberi: l’aut<strong>ossidazione</strong>,<br />
ovvero un’<strong>ossidazione</strong> spontanea (senza<br />
catalizzatori) <strong>di</strong> alcani e alchilaromatici per produrre<br />
idroperossi<strong>di</strong>, o <strong>di</strong> aldei<strong>di</strong> per produrre peraci<strong>di</strong>; l’aut<strong>ossidazione</strong><br />
catalizzata, nella quale il catalizzatore si<br />
sovrappone e/o si sostituisce in parte al meccanismo <strong>di</strong><br />
aut<strong>ossidazione</strong>, utilizzata per la produzione <strong>di</strong> aci<strong>di</strong>, alcoli<br />
e aldei<strong>di</strong>; la decomposizione acida <strong>di</strong> idroperossi<strong>di</strong>,<br />
che permette <strong>di</strong> ottenere alcoli e chetoni.<br />
Il primo sta<strong>di</strong>o, comune a tutti i meccanismi <strong>di</strong> reazione,<br />
consiste nell’introdurre un gruppo OOH in un<br />
substrato organico (formazione <strong>di</strong> idroperossi<strong>di</strong> o <strong>di</strong> peraci<strong>di</strong>),<br />
che in seguito evolve, in presenza <strong>di</strong> catalizzatori,<br />
in prodotti più stabili, secondo il tipo e la quantità del<br />
catalizzatore, la struttura della molecola organica contenente<br />
il gruppo OOH, le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> reazione e il<br />
tipo <strong>di</strong> reattore. Un’ulteriore classificazione dei processi<br />
è basata sullo sta<strong>di</strong>o <strong>di</strong> decomposizione del gruppo<br />
OOH, che può svolgersi sia in situ, sia in un secondo<br />
sta<strong>di</strong>o catalitico. L’<strong>ossidazione</strong> ra<strong>di</strong>calica a catena è<br />
utilizzata nella produzione industriale dei seguenti composti:<br />
idroperossi<strong>di</strong>, aci<strong>di</strong> carbossilici e aromatici, alcoli<br />
e chetoni (solo per alcune specifiche applicazioni) e<br />
perossido <strong>di</strong> idrogeno.<br />
I principali processi industriali possono essere classificati<br />
nel seguente modo:<br />
• produzione <strong>di</strong> idroperossi<strong>di</strong>: isobutano a t-butilidroperossido<br />
(agente ossidante per l’ep<strong>ossidazione</strong> delle<br />
olefine), etilbenzene a idroperossido <strong>di</strong> etilbenzene<br />
(agenti ossidanti per l’ep<strong>ossidazione</strong> delle olefine),<br />
cumene a cumilidroperossido (e poi a fenolo e acetone)<br />
e p-<strong>di</strong>isopropilbenzene al <strong>di</strong>idroperossido (e<br />
poi a idrochinone);<br />
• produzione <strong>di</strong> aci<strong>di</strong>: p-xilene ad acido tereftalico, n-butano<br />
ad acido acetico, toluene ad acido benzoico (e<br />
poi a fenolo), paraffine superiori ad aci<strong>di</strong> e alcoli ad<br />
alto peso molecolare, cicloesano a cicloesanone e<br />
cicloesanolo (e poi ad acido a<strong>di</strong>pico), ciclododecano<br />
a ciclododecanolo e ciclododecanone (e poi ad<br />
acido <strong>di</strong>carbossilico ciclodecanico), acetaldeide ad<br />
acido acetico, pseudocumene ad acido trimellitico,<br />
m-xilene ad acido isoftalico, 2,6-<strong>di</strong>metilnaftalene ad<br />
acido 2,6-naften<strong>di</strong>carbossilico, n-butiraldeide ad acido<br />
n-butirrico e paraffine ad aci<strong>di</strong> grassi;<br />
• produzione <strong>di</strong> chetoni, alcoli, anidri<strong>di</strong> e chinoni: fluorene<br />
a fluorenone, acetaldeide ad anidride acetica,<br />
naftalene a naftochinone, antracene ad antrachinone,<br />
cimene (p-metilisopropilbenzene) a cresolo e n-alcani<br />
a catena lunga ad alcoli secondari.<br />
Le con<strong>di</strong>zioni operative e le prestazioni dei più importanti<br />
processi industriali <strong>di</strong> aut<strong>ossidazione</strong> dei substrati<br />
organici sono riassunte nella tab. 7.<br />
Meccanismo <strong>di</strong> aut<strong>ossidazione</strong>: considerazioni<br />
cinetiche<br />
L’aut<strong>ossidazione</strong> dei substrati organici si effettua attraverso<br />
tre sta<strong>di</strong> o perio<strong>di</strong>: un periodo <strong>di</strong> induzione, un<br />
periodo <strong>di</strong> regolare propagazione della reazione a catena<br />
e un periodo <strong>di</strong> terminazione.<br />
tab. 7. Con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> reazione dei processi industriali <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> a catena via ra<strong>di</strong>cali liberi in fase liquida<br />
Substrato Ossidante T (°C) P (atm)<br />
Conversione<br />
per passaggio (%)<br />
Selettività<br />
(%)<br />
Catalizzatore<br />
n-butano O 2 /aria 160-180 50-60 90 50-65 Sali <strong>di</strong> Co, Mn<br />
Isobutano O 2 110-140 25-35 25-40 50-60 –<br />
Cicloesano aria 150-170 8-10 4-10 75-85 Sali <strong>di</strong> Co<br />
Toluene O 2 /aria 140-180 2-10 20-40 91-93 Sali <strong>di</strong> Co<br />
Etilbenzene aria 120-140 3-5 10-20 84-87 –<br />
p-xilene aria 195-205 15-30 95 90-95 Co/Mn/Br<br />
Cumene O 2 /aria 90-130 1-8 25-35 90-97 Sali <strong>di</strong> Mn, Co<br />
Acetaldeide O 2 /aria 60-80 2-10 91-98 90-95 Sali <strong>di</strong> Mn, Co<br />
646 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI
Il meccanismo <strong>di</strong> reazione (v. sopra: Cinetica dell’<strong>ossidazione</strong><br />
in fase liquida degli idrocarburi) comprende<br />
le reazioni <strong>di</strong> iniziazione, <strong>di</strong> propagazione, <strong>di</strong> ramificazione<br />
e <strong>di</strong> terminazione.<br />
Reazioni <strong>di</strong> iniziazione. In esse l’iniziatore reagisce<br />
con il substrato RH, generando i ra<strong>di</strong>cali R:<br />
In22In InRHRInH oppure lo stesso substrato organico agisce da iniziatore:<br />
RHRH RHO 2RHO2 2RHO 2 2RH2O2 L’iniziazione può essere avviata dall’introduzione <strong>di</strong><br />
composti termicamente instabili, quali perossi<strong>di</strong> o azocomposti,<br />
da cui si generano ra<strong>di</strong>cali o ioni metallici che<br />
si autossidano più rapidamente <strong>di</strong> RH. Lo sta<strong>di</strong>o <strong>di</strong> iniziazione<br />
richiede un tempo finito per sviluppare una concentrazione<br />
<strong>di</strong> ra<strong>di</strong>cali sufficiente a sostenere lo sta<strong>di</strong>o<br />
<strong>di</strong> propagazione. In genere, i ra<strong>di</strong>cali provengono dalla<br />
decomposizione dell’idroperossido formato dalla reazione<br />
(v. oltre). In questo caso, la temperatura <strong>di</strong> reazione<br />
è in rapporto alla temperatura <strong>di</strong> decomposizione dell’idroperossido.<br />
Per questa ragione, nei processi industriali<br />
si è soliti riciclare parzialmente il prodotto al primo<br />
reattore, allo scopo <strong>di</strong> raggiungere la concentrazione <strong>di</strong><br />
iniziatore necessaria.<br />
Reazioni <strong>di</strong> propagazione. In tali reazioni i ra<strong>di</strong>cali<br />
generati reagiscono con l’ossigeno molecolare formando<br />
RO2, che a loro volta reagiscono con RH, generando<br />
altri R:<br />
RO2 RO2 RO2RHRROOH Reazioni <strong>di</strong> ramificazione. Tali reazioni sono dovute<br />
alla decomposizione delle specie alchilidroperossi<strong>di</strong>che<br />
con generazione <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>cali RO, ROO e OH. La natura<br />
dei prodotti che si formano nel corso <strong>di</strong> queste reazioni<br />
<strong>di</strong>pende dal tipo <strong>di</strong> substrato.<br />
ROOHROOH 2ROOHROOROH2O RORHRROH OHRHRH2O ROOHROH2ROH2O Reazioni <strong>di</strong> terminazione. In tali reazioni, i ra<strong>di</strong>cali<br />
generano prodotti non ra<strong>di</strong>calici:<br />
2RR 2<br />
RRO2 ROOR<br />
2RO2 ROORO 2<br />
RORROR La ricombinazione dei ra<strong>di</strong>cali con conseguente terminazione<br />
della reazione a catena si verifica più facilmente<br />
VOLUME II / RAFFINAZIONE E PETROLCHIMICA<br />
PROCESSI DI OSSIDAZIONE<br />
nel caso <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>cali <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni, che hanno una<br />
vita più lunga dei ra<strong>di</strong>cali più piccoli. In effetti, i gran<strong>di</strong><br />
ra<strong>di</strong>cali sono meno reattivi perché <strong>di</strong>ssipano energia<br />
sotto forma <strong>di</strong> vibrazioni atomiche. La velocità <strong>di</strong> terminazione<br />
<strong>di</strong>pende dalla struttura del ra<strong>di</strong>cale, ma anche<br />
dalla pressione parziale <strong>di</strong> ossigeno. In tutti i processi<br />
industriali, nella parte finale del reattore, la pressione<br />
parziale <strong>di</strong> ossigeno è mantenuta praticamente a zero,<br />
principalmente per ragioni <strong>di</strong> sicurezza. Ciò causa l’accumularsi<br />
dei ra<strong>di</strong>cali e la loro ricombinazione, che<br />
pone termine alla reazione a catena. Un altro fattore<br />
che può favorire le reazioni <strong>di</strong> terminazione è la presenza<br />
<strong>di</strong> molecole estranee (impurità) che interagiscono<br />
con i ra<strong>di</strong>cali.<br />
La formulazione delle espressioni cinetiche per l’aut<strong>ossidazione</strong><br />
dei substrati organici deve tener conto non<br />
solo delle reazioni che si verificano nella fase liquida,<br />
ma anche del trasferimento <strong>di</strong> ossigeno molecolare dalla<br />
fase gassosa a quella liquida (Prengle e Barona, 1970b;<br />
Hobbs et al., 1972a; Astarita et al., 1983; Doraiswamy<br />
e Sharma, 1984). Quando l’intero processo è limitato<br />
o dal trasporto <strong>di</strong> massa o dalla reazione, si possono<br />
usare espressioni più semplici per la velocità, che sono<br />
rappresentative dello sta<strong>di</strong>o lento. Di solito, questo è il<br />
caso dei processi <strong>di</strong> aut<strong>ossidazione</strong> in fase liquida, in<br />
cui la <strong>di</strong>ffusione dell’ossigeno è molto veloce per pressioni<br />
parziali <strong>di</strong> ossigeno superiori a 0,1-1,0 atm (il<br />
valore limite <strong>di</strong>pende principalmente dalle con<strong>di</strong>zioni<br />
<strong>di</strong> reazione), mentre essa <strong>di</strong>viene il fattore <strong>di</strong> controllo<br />
della velocità quando la pressione parziale <strong>di</strong> ossigeno<br />
è inferiore a questi valori (come avviene generalmente<br />
nei reattori continui agitati; Uri, 1961; Bamford e<br />
Tipper, 1980).<br />
Tuttavia, quando lo sta<strong>di</strong>o che determina la velocità<br />
cambia nello stesso reattore, <strong>di</strong>venta necessario ricorrere<br />
a espressioni generali della velocità. Per esempio, nei<br />
reattori a bolle, in cui la pressione parziale <strong>di</strong> ossigeno<br />
<strong>di</strong>minuisce progressivamente lungo il reattore, si passa<br />
da una zona in cui la velocità del processo è limitata dalla<br />
reazione (e la pressione parziale <strong>di</strong> ossigeno è alta) a una<br />
zona dove è limitata dal trasferimento <strong>di</strong> ossigeno (Hobbs<br />
et al., 1972a; Jacobi e Baerns, 1983). Di conseguenza,<br />
si può passare parallelamente da una zona in cui l’energia<br />
apparente <strong>di</strong> attivazione è superiore a 20 kcal/mol a<br />
una zona dove è molto più bassa, come è tipico dei fenomeni<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione (inferiore a 5 kcal/mol).<br />
La situazione si complica ulteriormente quando si<br />
prende in considerazione l’intricato meccanismo <strong>di</strong> reazione,<br />
caratterizzato dalla formazione <strong>di</strong> molti sottoprodotti<br />
e dalla partecipazione <strong>di</strong> molte specie chimiche<br />
interme<strong>di</strong>e (cioè <strong>di</strong> composti ra<strong>di</strong>cali). Tuttavia, <strong>di</strong> solito<br />
è possibile adottare modelli cinetici semplificati, che<br />
non tengono conto delle concentrazioni <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>cali interme<strong>di</strong><br />
(modelli compressi). Questo approccio è stato utilizzato<br />
in molti casi <strong>di</strong>versi <strong>di</strong> reazioni <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong><br />
647
PRODUZIONE DI INTERMEDI PER LA PETROLCHIMICA<br />
catalitica in fase liquida (Cavalieri d’Oro et al., 1980;<br />
Chen et al., 1985; Krzysztoforski et al., 1986; Morbidelli<br />
et al., 1986; Cao et al., 1994).<br />
La reazione <strong>di</strong>retta tra RH e O2 per produrre ROOH<br />
è termicamente neutra ed è caratterizzata da un’alta energia<br />
<strong>di</strong> attivazione (35 kcal/mol). È molto lenta, quin<strong>di</strong>,<br />
a temperature inferiori a 150 °C. Poiché la scissione<br />
<strong>di</strong> RH per reazione con RO2 è da 104 a 106 volte più lenta<br />
della reazione tra R e O2 , la prima reazione costituisce<br />
in genere lo sta<strong>di</strong>o che determina la velocità. L’espressione<br />
della velocità <strong>di</strong>venta allora, in un regime chimicamente<br />
controllato:<br />
d [RH]<br />
[12] 144231 rprkpr [RO][RH]<br />
dt<br />
In queste con<strong>di</strong>zioni, l’espressione della velocità non<br />
<strong>di</strong>pende dalla pressione parziale <strong>di</strong> ossigeno. Poiché la<br />
reazione tra le specie R e l’ossigeno è molto rapida, in<br />
molti casi il consumo totale dell’ossigeno molecolare si<br />
verifica già nel film liquido.<br />
La reazione tra O2 e R <strong>di</strong>venta lo sta<strong>di</strong>o lento solo<br />
quando la pressione parziale <strong>di</strong> ossigeno è molto bassa<br />
(approssimativamente sotto 0,15 atm); la velocità <strong>di</strong> reazione<br />
<strong>di</strong>venta allora <strong>di</strong>pendente dall’ossigeno molecolare<br />
e viene fortemente limitata dal trasporto <strong>di</strong> ossigeno<br />
nella fase liquida:<br />
d [O2 ]<br />
[13] 144231 roxk ox [R][O2 ]<br />
dt<br />
Nello sviluppare l’espressione della velocità occorre<br />
quin<strong>di</strong> prendere in considerazione sia le reazioni <strong>di</strong><br />
propagazione, sia quelle <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong>. La terminazione<br />
si verifica principalmente attraverso la ricombinazione<br />
<strong>di</strong> ROO e R; l’espressione della velocità corrispondente<br />
è:<br />
[14] rterkter [R][ROO]<br />
Applicando l’approssimazione dello stato stazionario<br />
ai composti ra<strong>di</strong>cali ROO e R, si può ottenere la<br />
seguente espressione (in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> bassa pressione<br />
parziale <strong>di</strong> ossigeno):<br />
d [O2 ] koxkpr [15] 144231 1313 [O2 ][RH]<br />
dt kter In queste con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> stato stazionario, la velocità<br />
del trasporto <strong>di</strong> massa dell’ossigeno molecolare (OTR,<br />
Oxygen Transfer Rate):<br />
[16] OTR akL ([O2 ]*[O2 ])<br />
è uguale alla velocità del consumo <strong>di</strong> ossigeno in fase<br />
liquida, dove a è l’area interfacciale specifica, kL è il<br />
coefficiente <strong>di</strong> trasporto <strong>di</strong> massa dell’ossigeno molecolare<br />
attraverso il film liquido e [O2 ]* è la concentrazione<br />
<strong>di</strong> ossigeno all’interfase gas/liquido. Combinando<br />
le due espressioni, si ottiene un’espressione <strong>di</strong> velocità<br />
generale che tiene conto sia dello sta<strong>di</strong>o chimico, sia <strong>di</strong><br />
quello <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione:<br />
koxkpr [17] 144231 [O2 ][RH]akL ([O2 ]*[O2 ])<br />
kter d[O 2 ] k ox k pr<br />
[18] 144231 1313 [O 2 ][RH]<br />
dt k ter<br />
e, se si suppone che il gra<strong>di</strong>ente nel film gassoso sia trascurabile<br />
e <strong>di</strong> conseguenza [O2 ] * = PO2* /H = P /H (dove<br />
O2<br />
H è la costante <strong>di</strong> Henry per l’ossigeno molecolare e PO2 è la pressione parziale dell’ossigeno molecolare nella<br />
fase gassosa), si ottiene finalmente la seguente espressione<br />
(Jacobi e Baerns, 1983):<br />
d [O2 ] P 1 k O2<br />
ter<br />
[19] 144231 123 133 11211 1<br />
dt H akL koxkpr [RH]<br />
I substrati che presentano legami CH più labili, o<br />
che danno luogo alla formazione <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>cali più stabili,<br />
presentano le velocità <strong>di</strong> formazione <strong>di</strong> idroperossi<strong>di</strong> più<br />
elevate. Nella serie degli alcani, la velocità più alta corrisponde<br />
ai legami terziari CH, seguiti dai legami con<br />
gli atomi <strong>di</strong> carbonio secondari e primari. Negli arilalcani,<br />
l’or<strong>di</strong>ne è il seguente: terziario secondario primario<br />
benzilico. Questo or<strong>di</strong>ne è dovuto più all’instabilità<br />
dei ra<strong>di</strong>cali formati che alla labilità dei legami<br />
CH (questa è anche la ragione della minore ossidabilità<br />
del toluene).<br />
Ruolo del catalizzatore<br />
Nei processi industriali <strong>di</strong> aut<strong>ossidazione</strong> si utilizzano<br />
due tipi <strong>di</strong> catalizzatori. Il primo tipo è costituito dai catalizzatori<br />
che sovrappongono la loro azione a quella dell’aut<strong>ossidazione</strong><br />
classica, favorendo la decomposizione<br />
dei gruppi OOH e orientando il profilo <strong>di</strong> decomposizione<br />
verso la formazione selettiva <strong>di</strong> prodotti <strong>di</strong>versi e più<br />
stabili. Questi catalizzatori possono essere ioni <strong>di</strong> elementi<br />
<strong>di</strong> transizione o sistemi acido/base. Il secondo tipo è costituito<br />
dai catalizzatori che riescono non solo a decomporre<br />
il gruppo OOH, ma anche ad attivare <strong>di</strong>rettamente<br />
il substrato. Questi catalizzatori, che prendono quin<strong>di</strong> parte<br />
anche allo sta<strong>di</strong>o <strong>di</strong> iniziazione, sono: Co(III) in acido acetico<br />
(unico tra gli elementi <strong>di</strong> transizione), il catalizzatore<br />
MIC (Amoco Mid Century) basato su ioni Co/Mn/Br in<br />
acido acetico, e Co(III) unito a un co-ossidante.<br />
Catalizzatori redox attivi nella decomposizione<br />
dell’idroperossido<br />
I sali degli elementi della prima riga della serie <strong>di</strong><br />
transizione, che presentano coppie redox a un solo elettrone,<br />
come Co(II)/Co(III), Mn(II)/Mn(III), Fe(II)/Fe(III),<br />
Cu(I)/Cu(II) (i più usati sono i sali <strong>di</strong> cobalto), o chelati<br />
metallici, solubili nel mezzo <strong>di</strong> reazione, sono utilizzati<br />
per accelerare la velocità <strong>di</strong> decomposizione degli<br />
idroperossi<strong>di</strong> attraverso il meccanismo <strong>di</strong> Haber-Weiss:<br />
648 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI
M (n1)ROOH RO2HMn MnROOH ROOHM (n1)<br />
La reazione completa è:<br />
2ROOH ROOH2ORO Nella prima reazione, si verifica un trasferimento<br />
elettronico tra l’idroperossido e la specie Co(III), attraverso<br />
la complessazione dell’idroperossido, che indebolisce<br />
il legame OO, favorendo la rottura del complesso<br />
e la formazione del ra<strong>di</strong>cale RO2. La seconda<br />
reazione è una riduzione a opera <strong>di</strong> Co(II) con formazione<br />
<strong>di</strong> un ra<strong>di</strong>cale RO. Il secondo sta<strong>di</strong>o è molto rapido,<br />
a causa dell’alto potere ossidante degli idroperossi<strong>di</strong>,<br />
mentre il primo ha una velocità <strong>di</strong> reazione molto<br />
lenta, data la debole azione riducente degli idroperossi<strong>di</strong>.<br />
I catalizzatori ottimali sono quin<strong>di</strong> quelli che contengono<br />
ioni con elevato potere ossidante per aumentare<br />
la velocità <strong>di</strong> reazione del primo sta<strong>di</strong>o. Gli ioni<br />
cobalto e manganese, presenti nei migliori sistemi catalitici,<br />
possiedono in effetti un potenziale redox molto<br />
alto: 1,82 eV per Co(III)eCo(II); 1,51 eV per<br />
Mn(III)eMn(II). Per evitare reazioni secondarie è necessario utilizzare<br />
coppie redox a un solo elettrone. L’elemento <strong>di</strong> transizione<br />
deve essere <strong>di</strong>sciolto in un solvente organico; per<br />
aumentare la solubilità del catalizzatore, i solventi più<br />
in<strong>di</strong>cati sono gli aci<strong>di</strong> carbossilici o l’acido naftenico.<br />
Nelle ossidazioni degli idrocarburi, la concentrazione<br />
<strong>di</strong> metalli varia da 1 a 500 ppm, mentre nel caso delle<br />
ossidazioni <strong>di</strong> aldei<strong>di</strong> varia da 0,001 a 0,1 ppm. Le concentrazioni<br />
molto alte <strong>di</strong> ioni metallici producono un<br />
effetto negativo, dal momento che il catalizzatore decompone<br />
tutto l’idroperossido e la velocità <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong><br />
<strong>di</strong>minuisce perché non ci sono ra<strong>di</strong>cali sufficienti per lo<br />
sta<strong>di</strong>o <strong>di</strong> iniziazione. L’elemento <strong>di</strong> transizione ha quin<strong>di</strong><br />
il compito <strong>di</strong> <strong>di</strong>minuire l’energia <strong>di</strong> attivazione relativa<br />
alla decomposizione dell’idroperossido, permettendo<br />
alla reazione <strong>di</strong> svolgersi a una temperatura più bassa<br />
e a una velocità più elevata, compatibile con le applicazioni<br />
industriali. Inoltre, l’operazione a bassa temperatura<br />
consente un migliore controllo della selettività.<br />
Il tipo <strong>di</strong> prodotti ottenuti me<strong>di</strong>ante la decomposizione<br />
catalitica degli idroperossi<strong>di</strong> <strong>di</strong>pende principalmente<br />
dalla loro struttura, ma anche dal tipo <strong>di</strong> catalizzatore utilizzato<br />
e dalle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> reazione. Per esempio, il<br />
t-butilidroperossido è decomposto a 45 °C in presenza <strong>di</strong><br />
ottanoato <strong>di</strong> Co(II), con una resa <strong>di</strong> alcol t-butilico dell’88%<br />
e dell’1% <strong>di</strong> acetone (oltre a ossigeno molecolare e al<br />
<strong>di</strong>mero del t-butossira<strong>di</strong>cale; Hiatt et al., 1968). La decomposizione<br />
del cumilidroperossido dà luogo a una <strong>di</strong>stribuzione<br />
dei prodotti simile, con formazione <strong>di</strong> alcol terziario<br />
(95%) e <strong>di</strong> un prodotto della scissione chetonica<br />
(5%). Nelle stesse con<strong>di</strong>zioni, il sec–butilidroperossido si<br />
decompone in sec–butilalcol per il 61% e in metiletilchetone<br />
per il 36%, mentre il n-butilidroperossido produce il<br />
VOLUME II / RAFFINAZIONE E PETROLCHIMICA<br />
PROCESSI DI OSSIDAZIONE<br />
67% <strong>di</strong> n-butanolo e il 32% <strong>di</strong> butiraldeide. L’alcol è il<br />
principale prodotto <strong>di</strong> decomposizione <strong>di</strong> tutti gli idroperossi<strong>di</strong>,<br />
ma la formazione <strong>di</strong> altri sottoprodotti <strong>di</strong>pende<br />
dalla natura dell’idroperossido. La rottura <strong>di</strong> un legame<br />
CH in un alcossira<strong>di</strong>cale primario o secondario per<br />
ottenere il corrispondente composto <strong>di</strong> carbonile è più agevole<br />
della rottura <strong>di</strong> un legame CCH 3 in un ra<strong>di</strong>cale<br />
terziario (Lyons, 1980). La reazione <strong>di</strong> rottura CC si<br />
verifica quando i gruppi metilenici si trovano vicino all’atomo<br />
<strong>di</strong> carbonio, come nel 3-metilpentano (Lyons, 1980).<br />
Anche il metallo <strong>di</strong> transizione svolge un ruolo importante<br />
nell’in<strong>di</strong>rizzare la decomposizione dell’idroperossido<br />
verso i <strong>di</strong>versi prodotti.<br />
Il prodotto <strong>di</strong> decomposizione degli idroperossi<strong>di</strong> o<br />
dei peraci<strong>di</strong> può essere trasformato ulteriormente in altri<br />
composti, a seconda del tipo <strong>di</strong> metallo <strong>di</strong> transizione<br />
utilizzato.<br />
Catalizzatori aci<strong>di</strong> e basici attivi<br />
nella decomposizione dell’idroperossido<br />
La decomposizione catalitica dell’idroperossido può<br />
essere effettuata anche da un acido, come avviene nella<br />
produzione <strong>di</strong> fenolo e acetone per decomposizione acida<br />
del cumilidroperossido. Per questa ragione, nella produzione<br />
dell’idroperossido si usa <strong>di</strong> solito un’emulsione<br />
con una base come mezzo reagente, allo scopo <strong>di</strong> evitarne<br />
l’eventuale decomposizione in presenza <strong>di</strong> aci<strong>di</strong>tà.<br />
Catalizzatori per l’attivazione <strong>di</strong>retta del substrato<br />
organico<br />
Il Co(III) in acido acetico agisce come specie <strong>di</strong> iniziazione,<br />
reagendo con l’idrocarburo e formando, attraverso<br />
il trasferimento <strong>di</strong> un elettrone, un carbocatione<br />
ra<strong>di</strong>cale, che successivamente si trasforma in una specie<br />
ra<strong>di</strong>cale con il rilascio <strong>di</strong> un protone. Co(III) è l’unico<br />
elemento in grado <strong>di</strong> attivare un idrocarburo, e in particolare<br />
l’idrogeno benzilico e i legami CH nelle aldei<strong>di</strong>.<br />
Attraverso questo meccanismo è possibile effettuare<br />
una reazione <strong>di</strong> aut<strong>ossidazione</strong> a temperatura più bassa<br />
rispetto ai processi tra<strong>di</strong>zionali.<br />
Un secondo meccanismo <strong>di</strong> attivazione con Co(III)<br />
è in<strong>di</strong>retto e opera per mezzo <strong>di</strong> un co-ossidante, ovvero<br />
in presenza <strong>di</strong> ioni manganese e bromo. In questo sistema<br />
catalitico (catalizzatore MIC), il Co(III) ha il compito<br />
<strong>di</strong> ossidare il manganese, che a sua volta ossida Br <br />
a Br, permettendo così <strong>di</strong> estrarre H dai legami CH<br />
meno reattivi, come i gruppi metilici negli aromatici polimetilati.<br />
Il catalizzatore MIC presenta, rispetto ai classici<br />
catalizzatori al Co, una velocità <strong>di</strong> reazione superiore,<br />
che consente <strong>di</strong> usare una minore quantità <strong>di</strong> catalizzatore<br />
o <strong>di</strong> ossidare anche i gruppi dotati <strong>di</strong> minore<br />
reattività, come molti aci<strong>di</strong> aromatici, e precipita in acido<br />
acetico, facilitando la separazione dei prodotti. I principali<br />
inconvenienti riguardano la decarbossilazione dell’acido<br />
acetico ad alta temperatura e i problemi legati<br />
649
PRODUZIONE DI INTERMEDI PER LA PETROLCHIMICA<br />
alla corrosione dei materiali, che rende necessario l’uso<br />
<strong>di</strong> apparecchiature internamente rivestite.<br />
Una sintesi alternativa prevede l’uso <strong>di</strong> un co-ossidante<br />
organico, come nel caso della <strong>ossidazione</strong> <strong>di</strong><br />
n-butano ad acido acetico, in cui si impiega metiletilchetone<br />
(ottenuto come sottoprodotto della reazione e<br />
riciclato al reattore <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong>) come co-ossidante.<br />
Quest’ultimo viene prima attivato dal cobalto, formando<br />
un ra<strong>di</strong>cale che attiva poi il n-butano a bassa temperatura<br />
e con alta selettività.<br />
I catalizzatori a base <strong>di</strong> Co possono competere con i<br />
catalizzatori MIC, a patto <strong>di</strong> utilizzare quantità maggiori<br />
<strong>di</strong> catalizzatore e un co-ossidante (acetaldeide o metiletilchetone).<br />
Con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> reazione e tipi <strong>di</strong> reattori<br />
Tutte le reazioni avvengono nella fase liquida, a una<br />
temperatura compresa tra 75 e 200 °C e a una pressione<br />
fra 3 e 70 atm (per mantenere l’ossigeno <strong>di</strong>sciolto nella<br />
fase liquida). La pressione deve essere sufficientemente<br />
alta da mantenere la temperatura <strong>di</strong> ebollizione della<br />
fase liquida maggiore della temperatura <strong>di</strong> reazione, dato<br />
che un’elevata concentrazione <strong>di</strong> vapore nella fase <strong>di</strong><br />
bolla <strong>di</strong>minuisce la solubilità dell’ossigeno.<br />
Quando il substrato è un gas o un liquido a basso<br />
punto <strong>di</strong> ebollizione, si utilizzano solventi altobollenti,<br />
che in alcuni casi possono essere il prodotto stesso. L’acido<br />
acetico è utilizzato spesso come solvente perché<br />
non è facilmente ossidabile e possiede una temperatura<br />
<strong>di</strong> ebollizione (116-118 °C) e una temperatura <strong>di</strong> congelamento<br />
ottimali, che lo rendono facilmente maneggiabile;<br />
inoltre è facile da trovare, poco costoso e scioglie<br />
la maggior parte degli aromatici a bassa temperatura.<br />
In alcuni casi, si usano miscele <strong>di</strong> due solventi:<br />
nell’<strong>ossidazione</strong> <strong>di</strong> m-xilene a acido isoftalico, per esempio,<br />
il solvente utilizzato nella reazione è una miscela <strong>di</strong><br />
acido acetico e <strong>di</strong>clorobenzene. Il ricorso a questa miscela<br />
<strong>di</strong> solventi consente un aumento della selettività, compresa<br />
tra l’89 e il 91%.<br />
I reattori possono essere <strong>di</strong> due tipi: a torre o agitati.<br />
La scelta <strong>di</strong>pende essenzialmente dallo sta<strong>di</strong>o lento della<br />
reazione. Spesso si preferisce <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong>versi reattori in<br />
serie, per limitare lo sviluppo <strong>di</strong> calore <strong>di</strong> reazione o ridurre<br />
al minimo il volume totale necessario per completare<br />
una determinata conversione. A volte, se si utilizza un<br />
reattore agitato, è consigliabile operare a lotti piuttosto<br />
che in modo continuo, per evitare fenomeni <strong>di</strong> retromiscelazione,<br />
che potrebbero produrre effetti negativi sulla<br />
selettività, favorendo le reazioni indesiderate <strong>di</strong> sovra<strong>ossidazione</strong>.<br />
D’altra parte, una certa dose <strong>di</strong> retromiscelazione<br />
può essere necessaria per mantenere la giusta concentrazione<br />
<strong>di</strong> ra<strong>di</strong>cali nel mezzo <strong>di</strong> reazione. Per raggiungere<br />
un compromesso tra le due esigenze, si può fare<br />
uso <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi reattori agitati <strong>di</strong>sposti in serie (Prengle e<br />
Barona, 1970b).<br />
Uno dei vantaggi derivanti dall’assenza <strong>di</strong> limiti <strong>di</strong>ffusionali<br />
è costituito dal superamento della necessità <strong>di</strong><br />
rimescolare il contenuto del reattore per aumentare l’area<br />
<strong>di</strong> contatto gas/liquido e, <strong>di</strong> conseguenza, la velocità<br />
del trasporto <strong>di</strong> massa, consentendo in alcuni casi l’impiego<br />
<strong>di</strong> reattori meno costosi.<br />
Nella progettazione <strong>di</strong> questi reattori occorre prestare<br />
una particolare attenzione affinché vi siano un buon<br />
contatto gas/liquido, ottenuto me<strong>di</strong>ante rimescolamento<br />
meccanico o per mezzo <strong>di</strong> <strong>di</strong>stributori a spruzzo del<br />
gas, oppure aumentando la velocità <strong>di</strong> circolazione del<br />
contenuto del reattore per mezzo <strong>di</strong> una pompa, e un<br />
sistema efficiente <strong>di</strong> rimozione del calore prodotto dalle<br />
reazioni più esotermiche, realizzato sia per mezzo <strong>di</strong><br />
scambiatori termici collocati all’interno del reattore, sia<br />
me<strong>di</strong>ante refrigerazione esterna della miscela <strong>di</strong> reazione,<br />
con evaporazione del substrato, del prodotto o del<br />
solvente, prima <strong>di</strong> immetterla <strong>di</strong> nuovo in circolazione.<br />
In tutti i processi che operano in un’apparecchiatura<br />
continua agitata o in reattori semicontinui, la <strong>di</strong>ffusione<br />
dell’ossigeno è lo sta<strong>di</strong>o lento, a causa della scarsa concentrazione<br />
<strong>di</strong> ossigeno nella fase gassosa, che viene<br />
mantenuta bassa per ragioni <strong>di</strong> sicurezza (a scapito della<br />
selettività). La velocità <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione dell’ossigeno è funzione<br />
della sua pressione parziale nella bolla e della superficie<br />
<strong>di</strong> contatto (cioè delle <strong>di</strong>mensioni della bolla). Operare<br />
in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> resistenza al trasporto <strong>di</strong> massa può<br />
risultare più favorevole, dal momento che la velocità <strong>di</strong><br />
reazione rimane praticamente inalterata in seguito alle<br />
variazioni <strong>di</strong> temperatura (la costante <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione è<br />
caratterizzata da un’energia <strong>di</strong> attivazione bassissima;<br />
Hobbs et al., 1972a). In con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> controllo chimico,<br />
invece, le fluttuazioni della temperatura possono causare<br />
l’estinzione della reazione. Una reazione completamente<br />
controllata dal trasporto <strong>di</strong> massa può causare<br />
d’altra parte un <strong>di</strong>fetto <strong>di</strong> ossigeno nella fase liquida,<br />
favorendo le reazioni bimolecolari tra i ra<strong>di</strong>cali e l’interruzione<br />
della reazione a catena, con una <strong>di</strong>minuzione<br />
dell’efficienza del processo. Nelle colonne continue, una<br />
situazione stabile è quella in cui vi è una zona dove la<br />
velocità è controllata dalla chimica e un’altra in cui il<br />
processo è controllato dal trasporto <strong>di</strong> massa. In questo<br />
modo viene assicurata la stabilità operativa, dato che il<br />
sistema mostra complessivamente una <strong>di</strong>pendenza dalla<br />
temperatura molto ridotta (Hobbs et al., 1972a).<br />
È necessario evitare la coalescenza delle bolle, che<br />
potrebbe derivare da velocità <strong>di</strong> flusso elevate e turbolente<br />
e da un’eccessiva agitazione. L’introduzione del<br />
gas deve essere effettuata per mezzo <strong>di</strong> <strong>di</strong>stributori che<br />
assicurino un’elevata superficie specifica. Il rapporto<br />
superficie/volume del reattore deve essere ridotto al minimo,<br />
per <strong>di</strong>minuire il più possibile le reazioni <strong>di</strong> combinazione<br />
dei ra<strong>di</strong>cali sulle pareti.<br />
Per la sicurezza occorre tenere in considerazione il<br />
controllo della rimozione del calore, al fine <strong>di</strong> prevenire<br />
650 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI
la decomposizione termica dell’idroperossido e il mantenimento<br />
<strong>di</strong> bassi livelli <strong>di</strong> conversione e <strong>di</strong> limitare la<br />
concentrazione <strong>di</strong> idroperossido e la conseguente ampiezza<br />
della reazione <strong>di</strong> decomposizione; questi obiettivi possono<br />
essere raggiunti utilizzando reattori a sta<strong>di</strong>, con alimentazione<br />
interme<strong>di</strong>a <strong>di</strong> ossigeno. Inoltre, si deve avere<br />
la certezza che, nella fase gassosa, la composizione rimanga<br />
sempre al <strong>di</strong> sopra della soglia superiore <strong>di</strong> infiammabilità<br />
del vapore organico, aggiungendo azoto e vapore<br />
acqueo per renderla inerte. Occorre prestare una particolare<br />
attenzione durante le fasi <strong>di</strong> avvio, quando nel<br />
reattore non si verifica nessun consumo <strong>di</strong> ossigeno, e<br />
<strong>di</strong> arresto del reattore.<br />
Controllo della selettività<br />
Quando il prodotto finale è l’idroperossido, l’abbassamento<br />
della selettività è dovuto alla sua decomposizione<br />
(con formazione <strong>di</strong> alcoli e chetoni). Bassi livelli<br />
<strong>di</strong> conversione e basse temperature consentono pertanto<br />
<strong>di</strong> ottenere una maggiore selettività. Di solito, nella<br />
scelta delle con<strong>di</strong>zioni sperimentali, bisogna raggiungere<br />
un compromesso tra la purezza dell’idroperossido e<br />
la produttività (conversione). L’aggiunta <strong>di</strong> base aumenta<br />
la selettività, <strong>di</strong>minuendo l’ampiezza della decomposizione<br />
dell’idroperossido, che è catalizzata dagli aci<strong>di</strong><br />
presenti nel mezzo <strong>di</strong> reazione.<br />
Quando l’idroperossido non è invece il prodotto finale,<br />
ma solo un interme<strong>di</strong>o, la selettività è determinata<br />
dalla presenza del catalizzatore. Anche in questo caso,<br />
la conversione può rappresentare un fattore determinante<br />
<strong>di</strong> controllo della selettività per quei prodotti che sono<br />
più facilmente ossidabili del substrato. Questo è il caso<br />
dell’<strong>ossidazione</strong> del cicloesano a cicloesanolo e cicloesanone.<br />
È possibile ottenere livelli più alti <strong>di</strong> conversione<br />
e <strong>di</strong> selettività aggiungendo acido borico, che interagisce<br />
con il cicloesanolo formando un estere e impedendone<br />
l’ulteriore <strong>ossidazione</strong>. Si provvede infine a<br />
idrolizzare l’estere onde recuperare il cicloesanolo.<br />
Il passaggio da una velocità <strong>di</strong> reazione limitata chimicamente<br />
a una velocità limitata dal trasporto <strong>di</strong> massa,<br />
quale può occasionalmente prodursi in seguito a un<br />
aumento della temperatura <strong>di</strong> reazione, può causare significativi<br />
cambiamenti nella <strong>di</strong>stribuzione dei prodotti.<br />
Nell’<strong>ossidazione</strong> <strong>di</strong> metiletilchetone ad acido acetico,<br />
per esempio, questa situazione può portare a un cambiamento<br />
dello stato <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> me<strong>di</strong>o del catalizzatore<br />
al cobalto, che in assenza <strong>di</strong> ossigeno <strong>di</strong>sciolto<br />
subisce una riduzione, e a un aumento della formazione<br />
<strong>di</strong> CO, metanolo e acido formico, causata dalle seguenti<br />
reazioni iniziate dal ra<strong>di</strong>cale acetico in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>fetto <strong>di</strong> ossigeno molecolare (Hobbs et al., 1972a):<br />
CH 3 CO CH 3 CO<br />
CH 3 OH CH 3 OH<br />
CH 3 OH1/2O 2 HCOOHH 2 O<br />
VOLUME II / RAFFINAZIONE E PETROLCHIMICA<br />
Scelta dell’agente ossidante<br />
Si possono usare come ossidanti ossigeno molecolare,<br />
aria e aria arricchita in ossigeno: la scelta è dettata<br />
da considerazioni <strong>di</strong> sicurezza e <strong>di</strong> carattere economico<br />
(Trifirò e Cavani, 1994).<br />
Non è possibile impiegare ossigeno molecolare puro,<br />
ma deve essere sempre presente una piccola frazione <strong>di</strong><br />
azoto, con una concentrazione superiore al 3%, per mantenere<br />
comunque la fase gassosa sovrastante quella liquida<br />
al <strong>di</strong> là del punto superiore <strong>di</strong> esplosione del vapore<br />
organico. L’uso <strong>di</strong> ossigeno molecolare, o <strong>di</strong> aria arricchita<br />
<strong>di</strong> ossigeno, risulta vantaggioso quando la reazione<br />
è controllata dal trasporto <strong>di</strong> massa, e la sua velocità<br />
<strong>di</strong>pende quin<strong>di</strong> dalla pressione parziale <strong>di</strong> ossigeno e dall’efficacia<br />
del trasporto <strong>di</strong> massa. Gli altri vantaggi nell’uso<br />
dell’ossigeno comprendono il superamento della<br />
necessità <strong>di</strong> procedere alla separazione <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> quantità<br />
<strong>di</strong> gas inerte (cioè idrogeno) prima del riciclo, l’uso<br />
<strong>di</strong> impianti più piccoli e meno costosi e il minore trasporto<br />
<strong>di</strong> vapori organici nei gas <strong>di</strong> scarico.<br />
L’aria ha il vantaggio <strong>di</strong> essere poco costosa e <strong>di</strong> poter<br />
essere maneggiata senza pericoli. Può essere conveniente<br />
utilizzarla quando la reazione è controllata chimicamente<br />
e la pressione parziale <strong>di</strong> ossigeno non ha alcuna influenza<br />
sulle rese. Altri vantaggi sono rappresentati dall’azione<br />
agitatrice dell’azoto e dalla maggiore rapi<strong>di</strong>tà <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>ssipazione del calore <strong>di</strong> reazione. Quando si utilizza<br />
aria compressa, è possibile recuperare energia dall’azoto<br />
pressurizzato me<strong>di</strong>ante una turbina collocata prima<br />
dello sfiatatoio.<br />
Un buon esempio dell’importanza della scelta dell’ossidante<br />
è offerto dai processi per la sintesi <strong>di</strong> idroperossi<strong>di</strong><br />
a partire da isobutano e da etilbenzene. I corrispondenti<br />
idroperossi<strong>di</strong> sono utilizzati come agenti ossidanti<br />
nell’ep<strong>ossidazione</strong> del propilene. La principale<br />
<strong>di</strong>fferenza tra i due processi <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> è che nel caso<br />
dell’isobutene si adopera ossigeno molecolare e il processo<br />
si effettua ad alta pressione, mentre nell’<strong>ossidazione</strong><br />
dell’etilbenzene l’ossidante più in<strong>di</strong>cato è l’aria e<br />
il processo si effettua a bassa pressione. In quest’ultimo<br />
caso, la velocità <strong>di</strong> reazione è chimicamente controllata<br />
e non è pertanto influenzata dalla pressione parziale dell’ossigeno.<br />
Nell’<strong>ossidazione</strong> dell’isobutano, al contrario,<br />
lo sta<strong>di</strong>o lento è la <strong>di</strong>ffusione dell’ossigeno.<br />
Principali processi industriali<br />
<strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> in fase liquida<br />
PROCESSI DI OSSIDAZIONE<br />
In questa sezione sono esaminati alcuni dei più importanti<br />
processi industriali <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> in fase liquida <strong>di</strong><br />
substrati organici, sufficientemente rappresentativi della<br />
chimica e della tecnologia coinvolte in questa classe <strong>di</strong><br />
reazioni. La tecnologia industriale della sintesi per <strong>ossidazione</strong><br />
dell’ossido <strong>di</strong> propilene viene inoltre messa<br />
a confronto con il processo <strong>di</strong> ep<strong>ossidazione</strong> in via <strong>di</strong><br />
651
PRODUZIONE DI INTERMEDI PER LA PETROLCHIMICA<br />
sviluppo, per fornire un esempio delle attuali tendenze<br />
e dei futuri sviluppi nel campo dell’<strong>ossidazione</strong> selettiva<br />
in fase liquida.<br />
<strong>Processi</strong> <strong>di</strong> aut<strong>ossidazione</strong><br />
I processi <strong>di</strong> aut<strong>ossidazione</strong> rivestono una notevole<br />
importanza nell’industria chimica. Benché i processi <strong>di</strong><br />
questo tipo siano caratterizzati in genere da bassa selettività,<br />
essi hanno trovato vasta applicazione nell’industria<br />
per quelle reazioni riguardanti substrati organici<br />
dotati <strong>di</strong> un sito preferenziale <strong>di</strong> attacco.<br />
Ossidazione <strong>di</strong> cumene a cumilidroperossido<br />
L’<strong>ossidazione</strong> <strong>di</strong> cumene a cumilidroperossido:<br />
O 2<br />
OOH<br />
∆H ° ∆H 31 kcal/mol<br />
° 31 kcal/mol<br />
viene effettuata a 80-120 °C, sia a una pressione <strong>di</strong> 6 atm<br />
(processo Hercules; Fleming et al., 1976), in una soluzione<br />
omogenea contenente un tampone <strong>di</strong> carbonato <strong>di</strong><br />
so<strong>di</strong>o (rimosso me<strong>di</strong>ante lavaggio con acqua prima della<br />
<strong>di</strong>stillazione), sia a pressione atmosferica (processo Allied;<br />
Sifniades et al., 1982), senza aggiunta <strong>di</strong> una base (il pH<br />
è compreso fra 3 e 5). In questo caso, tuttavia, occorre<br />
sottoporre la corrente a lavaggio con soluzione caustica<br />
prima del riciclo. La conversione del cumene per passaggio<br />
va dal 25 al 35%.<br />
Il meccanismo <strong>di</strong> reazione è del tipo ra<strong>di</strong>calico a<br />
catena, con i tre sta<strong>di</strong> <strong>di</strong> iniziazione (<strong>di</strong> solito accelerata<br />
dalla decomposizione dello stesso idroperossido), propagazione<br />
e terminazione. I principali sottoprodotti comprendono<br />
acetofenone, <strong>di</strong>metilfenilcarbinolo (a, a-<strong>di</strong>metilbenzilalcol)<br />
e a-metilstirene. La selettività verso il<br />
cumilidroperossido va dal 90 al 96%. Gli sta<strong>di</strong> <strong>di</strong> reazione<br />
responsabili della formazione <strong>di</strong> sottoprodotti sono<br />
illustrati nella tab. 8 (reazioni <strong>di</strong> ramificazione della<br />
catena).<br />
Nella soluzione tamponata (pH7-8) vengono <strong>di</strong>strutti<br />
gli aci<strong>di</strong> organici formatisi (cioè acido formico), responsabili<br />
della decomposizione in situ dell’idroperossido e<br />
della formazione <strong>di</strong> fenolo (inibitore dell’<strong>ossidazione</strong><br />
del cumene).<br />
La reazione è condotta in numerosi (in genere quattro)<br />
reattori in serie. L’agente ossidante più in<strong>di</strong>cato è<br />
l’aria, per ragioni economiche e <strong>di</strong> sicurezza. In ogni<br />
reattore viene pompata aria fresca. Le soglie <strong>di</strong> infiammabilità<br />
della miscela cumene/aria sono 0,8% (limite<br />
inferiore) e 8,8% (limite superiore). La concentrazione<br />
<strong>di</strong> ossigeno molecolare all’uscita <strong>di</strong> ciascun reattore è<br />
mantenuta al <strong>di</strong> sotto del 4%, per evitare la formazione<br />
<strong>di</strong> miscele infiammabili con il cumene (Fleming et al.,<br />
1976). Anche il gas <strong>di</strong> scarico contiene composti organici<br />
che vengono condensati per raffreddamento e adsorbiti<br />
su carbone <strong>di</strong> legna attivo.<br />
L’equazione della velocità per l’<strong>ossidazione</strong> del cumene<br />
nelle con<strong>di</strong>zioni generalmente applicate nell’industria<br />
può essere espressa nel seguente modo:<br />
11111<br />
d[O 2 ] 2k in [ROOH]<br />
[20] 144231 k pr [RH] 141111<br />
dt k ter<br />
dove k in , k pr e k ter sono le costanti <strong>di</strong> velocità per l’iniziazione,<br />
la propagazione e la terminazione della catena;<br />
RH è il cumene e ROOH l’idroperossido. La velocità<br />
<strong>di</strong> reazione è quin<strong>di</strong> in<strong>di</strong>pendente dalla concentrazione<br />
<strong>di</strong> ossigeno (Melville e Richards, 1954). Tuttavia,<br />
questa espressione è solo approssimativa; analisi cinetiche<br />
dettagliate hanno <strong>di</strong>mostrato che la reazione <strong>di</strong>pende<br />
in effetti dall’ossigeno fino a una pressione parziale<br />
<strong>di</strong> circa 0,3 atm a 130 °C; a 100 °C, la velocità non <strong>di</strong>pende<br />
dalla pressione parziale <strong>di</strong> ossigeno per P O2 superiori<br />
a 0,1 atm circa (Hendry e Amer, 1967; Hattori et al.,<br />
1970; Andrigo et al., 1992).<br />
Dall’espressione si deduce inoltre che una certa concentrazione<br />
<strong>di</strong> idroperossido è necessaria per ottenere<br />
velocità accettabili <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> del cumene; l’idroperossido<br />
contribuisce all’iniziazione, decomponendosi<br />
nelle specie RO e OH. In mancanza <strong>di</strong> idroperossido,<br />
la reazione richiede tempi <strong>di</strong> induzione molto più lunghi.<br />
L’idroperossido viene perciò parzialmente riciclato<br />
(insieme al cumene non reagito) al primo reattore, che<br />
opera a una concentrazione <strong>di</strong> idroperossido pari all’8-<br />
10% in peso. La concentrazione massima <strong>di</strong> idroperossido<br />
nell’ultimo reattore è del 30% in peso; concentrazioni<br />
superiori, infatti, non produrrebbero un aumento<br />
della velocità <strong>di</strong> reazione, ma causerebbero piuttosto un<br />
aumento delle reazioni secondarie <strong>di</strong> decomposizione<br />
del cumilidroperossido.<br />
Ossidazione <strong>di</strong> cicloesano a cicloesanolo<br />
e cicloesanone<br />
Cicloesanolo e cicloesanone (la cosiddetta miscela<br />
oloone) sono ottenuti per <strong>ossidazione</strong> del cicloesano:<br />
2 3/2O2 OH O H2O ∆H ° ∆H 70 kcal/mol<br />
° 70 kcal/mol<br />
e i prodotti sono usati per la sintesi <strong>di</strong> acido a<strong>di</strong>pico.<br />
Il modello <strong>di</strong> reazione più <strong>di</strong>ffuso per la trasformazione<br />
<strong>di</strong> cicloesano in una miscela <strong>di</strong> cicloesanolo e<br />
cicloesanone consiste nell’<strong>ossidazione</strong> del cicloalcano a<br />
cicloesilidroperossido, seguita dalla decomposizione <strong>di</strong><br />
quest’ultimo ad alcol e a chetone. Si ha formazione <strong>di</strong><br />
cicloesanone anche attraverso la successiva reazione <strong>di</strong><br />
<strong>ossidazione</strong> del cicloesanolo. Il chetone è ossidato poi<br />
ad acido a<strong>di</strong>pico e ad altri sottoprodotti.<br />
L’alcol e il chetone sono più reattivi del cicloesano e<br />
sono quin<strong>di</strong> più facilmente convertibili in <strong>di</strong>versi sottoprodotti.<br />
È possibile raggiungere un’elevata selettività<br />
per l’alcol e il chetone solo a bassi tassi <strong>di</strong> conversione.<br />
652 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI
La selettività è intorno al 90% con un tasso <strong>di</strong> conversione<br />
del cicloesano bassissimo (1-2%), mentre già a un<br />
tasso del 4-5% la selettività scende al 77-85%. Tutti i<br />
processi devono operare quin<strong>di</strong> con percentuali <strong>di</strong> conversione<br />
per passaggio molto basse e riciclo del reagente<br />
non convertito.<br />
Una dettagliata analisi cinetica ha <strong>di</strong>mostrato che la<br />
velocità <strong>di</strong> reazione è inizialmente <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne zero nella<br />
pressione parziale <strong>di</strong> ossigeno, per <strong>di</strong>ventare poi <strong>di</strong> primo<br />
or<strong>di</strong>ne con la <strong>di</strong>minuzione della pressione parziale <strong>di</strong><br />
ossigeno in un reattore <strong>di</strong>scontinuo (Suresh et al., 1988).<br />
Il principale sottoprodotto è l’acido a<strong>di</strong>pico, per il<br />
quale la selettività raggiunge valori elevati solo a basse<br />
temperature (T100 °C). Gli altri sottoprodotti, quali<br />
acido glutarico o gli esteri formati per condensazione tra<br />
gli aci<strong>di</strong> e il cicloesanolo sono derivati dalla decarbossilazione<br />
dell’acido a<strong>di</strong>pico. Pur essendo l’acido a<strong>di</strong>pico<br />
il prodotto finale ricercato, in questo sta<strong>di</strong>o occorre<br />
evitarne la formazione, che sarebbe accompagnata da<br />
quella <strong>di</strong> molteplici sottoprodotti.<br />
Sono stati proposti <strong>di</strong>versi processi <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong><br />
del cicloesano, alcuni dei quali forniscono una miscela<br />
<strong>di</strong> cicloesanolo e cicloesanone, altri <strong>di</strong>rettamente acido<br />
a<strong>di</strong>pico. I primi sono i soli a essere stati finora commercializzati.<br />
I vari processi hanno alcuni aspetti in comune,<br />
come un tempo <strong>di</strong> residenza molto basso (intorno ai<br />
40 minuti), necessario per limitare le reazioni consecutive<br />
che portano alla formazione <strong>di</strong> sottoprodotti, una<br />
temperatura <strong>di</strong> reazione abbastanza alta (150 °C circa)<br />
da favorire cineticamente la decomposizione del perossido<br />
interme<strong>di</strong>o e una pressione sufficiente a mantenere<br />
il cicloesano nella fase liquida. Di seguito viene data<br />
una breve descrizione dei <strong>di</strong>versi processi.<br />
Sintesi <strong>di</strong>retta del cicloesanone e del cicloesanolo.<br />
Questo processo, sviluppato da Stamicarbon, opera a 155<br />
°C. Il tasso <strong>di</strong> conversione del cicloesano è del 4%, con<br />
una selettività totale per la miscela oloone del 77-80%,<br />
e un rapporto molare olo/one uguale a 1. In queste con<strong>di</strong>zioni,<br />
le reazioni consecutive a carico dei prodotti desiderati<br />
sono ridotte al minimo. Il catalizzatore è naftenato<br />
<strong>di</strong> cobalto o otteato, entrambi solubili nel cicloesano<br />
(utilizzato come solvente per la reazione). La concentrazione<br />
del catalizzatore è molto bassa e può variare da<br />
3 a 300 ppm. La miscela <strong>di</strong> alcol e chetone è poi ossidata<br />
con aria in presenza <strong>di</strong> catalizzatori a base <strong>di</strong> Cu e<br />
Mn con una selettività per l’acido a<strong>di</strong>pico del 70%.<br />
Processo in presenza <strong>di</strong> acido borico. Per minimizzare<br />
la formazione <strong>di</strong> sottoprodotti, si aggiunge acido<br />
borico al mezzo <strong>di</strong> reazione. Dopo essersi formato, il<br />
cicloesanolo reagisce con l’acido borico, formando un<br />
estere ed evitando così le reazioni consecutive che lo<br />
convertirebbero in cicloesanone e in sottoprodotti. Dato<br />
che l’acqua, che si forma nella reazione <strong>di</strong> formazione<br />
del cicloesanolo, è anche un prodotto della reazione reversibile<br />
<strong>di</strong> esterificazione del cicloesanolo, si è osservato<br />
VOLUME II / RAFFINAZIONE E PETROLCHIMICA<br />
PROCESSI DI OSSIDAZIONE<br />
tab. 8. Reazioni che danno luogo<br />
alla formazione <strong>di</strong> sottoprodotti nell’<strong>ossidazione</strong><br />
<strong>di</strong> cumene a cumilidroperossido (RC 6 H 5 C(CH 3 ) 2 )<br />
RO 2 RO 2 ROROO 2<br />
RO C 6 H 5 C(O)CH 3 CH 3 (acetofenone)<br />
CH 3 RH CH 4 R<br />
CH 3 ROOH CH 4 ROO<br />
CH 3 O 2 CH 3 OO<br />
CH 3 OORH CH 3 OOHR<br />
CH 3 OOROO CH 2 OROHO 2<br />
(ROH<strong>di</strong>metilfenilcarbinolo)<br />
CH 2 O12O 2 HCOOH<br />
ROH C 6 H 5 C(CH 3 )CH 2 H 2 O (a-metilstirene)<br />
RORH C 6 H 5 C(CH 3 )CH 2 RH 2 O<br />
che effettuando uno stripping dell’acqua dal mezzo <strong>di</strong><br />
reazione si può migliorare la selettività del processo per<br />
il prodotto ricercato, poiché in questo modo si favorisce<br />
la formazione del borato. L’aggiunta <strong>di</strong> acido borico<br />
(H 3 BO 3 ) consente <strong>di</strong> condurre le operazioni con un tasso<br />
<strong>di</strong> conversione relativamente alto (12%), una selettività<br />
totale dell’85-87% e un rapporto olo/one che può giungere<br />
a 10/1. La reazione <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> si effettua senza<br />
catalizzatore. L’estere è idrolizzato ad alcol in uno sta<strong>di</strong>o<br />
successivo e l’acido borico è riciclato. Questo processo<br />
richiede un maggior investimento iniziale e ha costi<br />
operativi più alti, legati al recupero e al riciclo dell’acido<br />
borico.<br />
Processo in due sta<strong>di</strong>. Nel primo sta<strong>di</strong>o l’idroperossido<br />
è sintetizzato senza catalizzatori, nel secondo sta<strong>di</strong>o<br />
l’idroperossido è decomposto ad alcol e chetone in<br />
presenza <strong>di</strong> un catalizzatore al Co. Questo processo opera<br />
con un tasso <strong>di</strong> conversione del 4-5%, una selettività compresa<br />
tra l’82 e l’86% e un rapporto olo/one uguale a 0,4.<br />
In presenza <strong>di</strong> Cr, il rapporto olo/one è uguale a 0,8.<br />
Sintesi <strong>di</strong>retta <strong>di</strong> acido a<strong>di</strong>pico. In questo processo<br />
si utilizza una quantità largamente eccedente <strong>di</strong> catalizzatore<br />
al cobalto (a cui si aggiunge un promotore) per<br />
<strong>di</strong>minuire il tempo <strong>di</strong> induzione (Tanaka, 1974). Il compito<br />
del promotore è quello <strong>di</strong> avviare l’<strong>ossidazione</strong> <strong>di</strong><br />
Co(II) a Co(III). Il solvente è acido acetico, nel quale il<br />
chetone è solubile. Sono necessarie gran<strong>di</strong> quantità <strong>di</strong><br />
catalizzatore (rapporto <strong>di</strong> alimentazione cicloesano/catalizzatore<br />
100) per ottenere una selettività ad acido a<strong>di</strong>pico<br />
del 65% circa. La <strong>di</strong>minuzione della selettività,<br />
determinata da concentrazioni più basse <strong>di</strong> catalizzatore,<br />
in<strong>di</strong>ca come, in assenza <strong>di</strong> catalizzatore, il meccanismo<br />
sia quello classico <strong>di</strong> aut<strong>ossidazione</strong>.<br />
653
PRODUZIONE DI INTERMEDI PER LA PETROLCHIMICA<br />
Ossidazione <strong>di</strong> n-butano ad acido acetico<br />
La sintesi <strong>di</strong> acido acetico per <strong>ossidazione</strong> in fase<br />
liquida <strong>di</strong> n-butano o benzina grezza, commercializzata<br />
da Celanese nel 1962, è stato per oltre un decennio il<br />
processo più <strong>di</strong>ffuso a livello mon<strong>di</strong>ale:<br />
n-C4H105/2O22CH3COOHH2O DH°233 kcal/mol<br />
Nel 1973, circa il 40% della produzione <strong>di</strong> acido acetico<br />
proveniva da questo processo. Attualmente, solo una<br />
piccola percentuale <strong>di</strong> acido acetico è ancora prodotta<br />
per <strong>ossidazione</strong> in fase liquida, dopo l’introduzione del<br />
processo <strong>di</strong> carbonilazione del metanolo <strong>di</strong> Monsanto,<br />
più vantaggioso sotto il profilo economico.<br />
La formazione <strong>di</strong> acido acetico da un alcano si spiega<br />
con il fatto che l’acido acetico è il prodotto più stabile<br />
(CO 2 a parte) e tende perciò ad accumularsi nel mezzo<br />
<strong>di</strong> reazione; per la stessa ragione, è utilizzato come solvente<br />
per la reazione. Il principale percorso <strong>di</strong> reazione<br />
per l’<strong>ossidazione</strong> del n-butano, responsabile del 70%<br />
della paraffina convertita, si attua me<strong>di</strong>ante l’estrazione<br />
dell’idrogeno metilenico e la formazione del sec-butilperossira<strong>di</strong>cale;<br />
il rimanente 30% è ossidato con la formazione<br />
del perossira<strong>di</strong>cale primario. Il consumo <strong>di</strong> questi<br />
due ra<strong>di</strong>cali non è altrettanto rapido dell’estrazione<br />
<strong>di</strong> H dal n-butano ed essi si accumulano nel mezzo <strong>di</strong><br />
reazione, in assenza <strong>di</strong> un catalizzatore.<br />
I perossira<strong>di</strong>cali reagiscono con il catalizzatore al<br />
Co(II) formando un alcossira<strong>di</strong>cale primario o secondario<br />
maggiormente reattivo. La principale reazione nel<br />
caso del sec-butossira<strong>di</strong>cale è la scissione b, che porta<br />
alla formazione <strong>di</strong> acetaldeide (il precursore dell’acido<br />
acetico) e <strong>di</strong> etilra<strong>di</strong>cali e, in misura minore, la scissione<br />
che produce acido propionico e acido formico. In<br />
alternativa, sec-BuO è trasformato in metiletilchetone.<br />
Il n-butossira<strong>di</strong>cale non è soggetto alla scissione b ed è<br />
trasformato in acido n-butirrico. Nella tab. 9 sono riportate<br />
le principali reazioni interessate (sono omessi i passaggi<br />
più ovvi). L’etilra<strong>di</strong>cale è il precursore dell’etanolo.<br />
Una volta formato, è rapidamente ossidato ad acetaldeide<br />
e acido acetico (Hobbs et al., 1972b). L’acido<br />
acetico può essere ottenuto inoltre dal metiletilchetone,<br />
tramite <strong>ossidazione</strong> alla posizione b (rispetto al gruppo<br />
CO) e formazione <strong>di</strong> un chetoperossira<strong>di</strong>cale che produce<br />
acido acetico per rottura del legame CC.<br />
Sono stati proposti due processi: il primo, che utilizza<br />
solo il catalizzatore al cobalto, opera a 160-220 °C<br />
e 50-60 atm, mentre il secondo, in cui al cobalto è affiancato<br />
un co-ossidante (metiletilchetone), opera in con<strong>di</strong>zioni<br />
meno severe (120-130 °C, 30 atm). Il metiletilchetone<br />
è riciclato al primo reattore per introdurre un<br />
iniziatore <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>cali liberi in grado <strong>di</strong> estrarre un idrogeno<br />
dal legame sec-CH.<br />
Le prestazioni variano in misura significativa a seconda<br />
delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> reazione e del tipo <strong>di</strong> catalizzatore,<br />
tab. 9. Reazione <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> del n-butano<br />
n-C 4 H 10 secBuOO secBuO<br />
sec–BuO C 2 H 5 CH 3 CHO<br />
C 2 H 5 C 2 H 5 OO C 2 H 5 O C 2 H 5 OH<br />
CH 3 CHO12O 2 CH 3 COOH<br />
sec–BuO CH 3 C 2 H 5 CHO<br />
C 2 H 5 CHO12O 2 C 2 H 5 COOH<br />
sec–BuO CH 3 C(O)C 2 H 5<br />
n-C 4 H 10 n-BuOO n-C 3 H 7 COOH<br />
Mn(III) oppure Co(III); la reazione può essere effettuata<br />
anche in assenza <strong>di</strong> catalizzatore. La selettività verso<br />
l’acido acetico è compresa tra il 50 e il 65%; la conversione<br />
per passaggio è mantenuta al <strong>di</strong> sotto del 30%, per<br />
evitare la sovra<strong>ossidazione</strong>. L’aria è <strong>di</strong>luita con gas inerti<br />
residui fino a una concentrazione <strong>di</strong> ossigeno dell’8-<br />
11%, per mantenerne la concentrazione all’uscita al <strong>di</strong><br />
sotto della soglia <strong>di</strong> esplosione (Prengle e Barona, 1970a).<br />
Ossidazione <strong>di</strong> p-xilene ad acido tereftalico<br />
o <strong>di</strong>metiltereftalato<br />
L’<strong>ossidazione</strong>/esterificazione <strong>di</strong> p-xilene a <strong>di</strong>metiltereftalato:<br />
3O2 2CH3OH H3COOC COOCH3 ∆H ° ∆H 340 kcal/mol<br />
° 340 kcal/mol<br />
su scala industriale è condotta in <strong>di</strong>versi sta<strong>di</strong> (processo<br />
Hercules-Witten-Dynamit; Katzschmann, 1966). Il primo<br />
sta<strong>di</strong>o è l’<strong>ossidazione</strong> ad acido p-toluico, effettuata con<br />
il classico meccanismo <strong>di</strong> aut<strong>ossidazione</strong> per ra<strong>di</strong>cali<br />
liberi catalizzato da Co/Mn naftenati a 150 °C con pressione<br />
a 6 atm, senza solvente:<br />
H3CC6H4CH31,5 O2 H 3CC6H4COOHH2O L’effetto <strong>di</strong> attrazione elettronica del gruppo COOH<br />
impe<strong>di</strong>sce la formazione del ra<strong>di</strong>cale sul secondo gruppo<br />
metilico, prevenendo così l’<strong>ossidazione</strong> a <strong>di</strong>acido. Il<br />
gruppo carbossilico è quin<strong>di</strong> esterificato facendolo reagire<br />
con metanolo (secondo sta<strong>di</strong>o):<br />
H3CC6H4COOHCH3OH H 3CC6H4C(O)OCH3H2O A questo punto si può ossidare il secondo gruppo<br />
metilico (terzo sta<strong>di</strong>o):<br />
H 3 CC 6 H 4 C(O)OCH 3 1,5O 2 <br />
HOOCC 6 H 4 C(O)OCH 3 H 2 O<br />
654 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI
Lo sta<strong>di</strong>o finale è l’esterificazione:<br />
HOOCC 6 H 4 C(O)OCH 3 CH 3 OH <br />
H 3 CO(O)CC 6 H 4 C(O)OCH 3<br />
La sintesi <strong>di</strong> acido p-toluico è accompagnata dalla<br />
formazione <strong>di</strong> sottoprodotti, quali alcol e aldeide p-toluici<br />
(questi due composti sono interme<strong>di</strong> nel percorso <strong>di</strong><br />
reazione che conduce alla formazione <strong>di</strong> acido p-toluico),<br />
toluene, <strong>di</strong>aldeide tereftaltica, 4-carbossibenzialdeide<br />
e prodotti polinucleari (cioè p-toluilestere <strong>di</strong> acido<br />
p-toluico e anidride <strong>di</strong> acido p-toluico). La formazione<br />
<strong>di</strong> 4-carbossibenzaldeide è altamente indesiderata, dato<br />
che il gruppoCHO non subisce condensazione con il<br />
glicole etilenico durante la polimerizzazione a PET.<br />
La selettività verso i sottoprodotti (in particolare il<br />
p-toluilestere <strong>di</strong> acido p-toluico e l’anidride <strong>di</strong> acido p-toluico)<br />
è inversamente proporzionale alla pressione parziale<br />
<strong>di</strong> ossigeno (Jacobi e Baerns, 1983). Il completo<br />
esaurimento dell’ossigeno nel liquido ha quin<strong>di</strong> un effetto<br />
negativo sulla selettività.<br />
La cinetica dell’<strong>ossidazione</strong> in fase liquida <strong>di</strong> p-xilene<br />
ad acido p-toluico è stata stu<strong>di</strong>ata da <strong>di</strong>versi autori<br />
(Cavalieri d’Oro et al., 1980; Hronec e Ilavsky, 1982;<br />
Jacobi e Baerns, 1983; Hronec et al., 1985; Raghavendrachar<br />
e Ramachandran, 1992; Cao et al., 1994). Se la<br />
reazione viene condotta all’interno <strong>di</strong> colonne a bolle,<br />
possono crearsi zone in cui il processo è controllato da<br />
sta<strong>di</strong> <strong>di</strong>versi. Di solito, finché la pressione parziale <strong>di</strong><br />
ossigeno è alta, il processo è sotto controllo chimico (e<br />
la velocità <strong>di</strong> reazione non <strong>di</strong>pende dalla pressione parziale<br />
<strong>di</strong> ossigeno), mentre quando la pressione parziale<br />
<strong>di</strong> ossigeno <strong>di</strong>minuisce (in seguito al consumo <strong>di</strong> quasi<br />
tutto l’ossigeno), il processo <strong>di</strong>venta controllato dal trasporto<br />
<strong>di</strong> massa. Anche la temperatura influisce sulla<br />
natura dello sta<strong>di</strong>o lento; a una temperatura inferiore a<br />
100 °C, la reazione è sotto controllo chimico ed è <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne<br />
zero sia che si adoperi aria sia ossigeno. Superati i<br />
130 °C, il processo è controllato dal trasporto <strong>di</strong> massa<br />
se si utilizza aria (l’energia apparente <strong>di</strong> attivazione scende<br />
da 15 a 4 kcal/mol), mentre rimane sotto controllo<br />
chimico se si utilizza ossigeno puro (Cao et al., 1994;<br />
Cincotti et al., 1997).<br />
Sotto controllo chimico, l’equazione della velocità<br />
per il primo sta<strong>di</strong>o del processo catalizzato da Co (ossia<br />
l’<strong>ossidazione</strong> <strong>di</strong> p-xilene ad acido p-toluico) può essere<br />
espressa in questo modo (Jacobi e Baerns, 1983):<br />
d[p-C8H10 ]<br />
[21] 144233121 k[ p-C8H10 ] 2<br />
dt<br />
Una reazione <strong>di</strong> secondo or<strong>di</strong>ne rispetto all’idrocarburo<br />
si ottiene combinando l’espressione della velocità<br />
<strong>di</strong> propagazione (Prengle e Barona, 1970b):<br />
d [p-C 8 H 10 ]<br />
[22] 144233121 k pr [RO 2 ][ RH]<br />
dt<br />
VOLUME II / RAFFINAZIONE E PETROLCHIMICA<br />
PROCESSI DI OSSIDAZIONE<br />
dove R è (CH 3 )C 6 H 4 (CH 2 ) (presumendo che lo sta<strong>di</strong>o<br />
corrispondente sia la reazione che limita la velocità), con<br />
l’espressione della reazione <strong>di</strong> terminazione:<br />
d[p-C 8 H 10 ]<br />
[23] 144233121 k ter [RO 2 ]<br />
dt<br />
(presumendo che la reazione <strong>di</strong> terminazione avvenga<br />
soprattutto per reazione molecolare tra frammenti RO), 2<br />
e derivando un’espressione per [RO]. 2 Si presume anche<br />
che la concentrazione <strong>di</strong> idroperossido rimanga quasi<br />
stazionaria (Walling, 1969). La costante cinetica k è collegata<br />
a kpr e kter attraverso la seguente espressione:<br />
k 2 pr<br />
[24] k n 121<br />
2fkter dove n è il numero <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>cali prodotti per ogni ROOH<br />
decomposto e f è la frazione <strong>di</strong> RH consumata per attacco<br />
da RO2. È stato ottenuto un valore sperimentale <strong>di</strong><br />
n/f equi<strong>di</strong>stante dai due casi limite (1,5 e 6), che <strong>di</strong>mostra<br />
come il catalizzatore al cobalto partecipi non solo<br />
alla decomposizione <strong>di</strong> ROOH, ma reagisca anche con<br />
il p-xilene me<strong>di</strong>ante le specie Co(III) (Jacobi e Baerns,<br />
1983).<br />
Sono stati sviluppati altri modelli che tengono conto<br />
anche dei limiti <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione e che presuppongono una<br />
<strong>di</strong>pendenza <strong>di</strong> primo or<strong>di</strong>ne della velocità rispetto alla<br />
concentrazione <strong>di</strong> p-xilene (Hronec e Ilavsky, 1982; Cao<br />
et al., 1994). In tutti i casi, la reazione è in<strong>di</strong>pendente<br />
dalla pressione parziale <strong>di</strong> ossigeno (in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> processo<br />
controllato dalla reazione).<br />
Amoco (insieme a molte altre compagnie) ha sviluppato<br />
un processo alternativo, che prevede l’uso <strong>di</strong> un<br />
catalizzatore (MIC) e <strong>di</strong> acido acetico come solvente <strong>di</strong><br />
reazione. Esistono numerose varianti <strong>di</strong> questo processo.<br />
Il catalizzatore MIC è in grado <strong>di</strong> ossidare il secondo<br />
gruppo metilico dell’acido p-toluico e consente quin<strong>di</strong><br />
<strong>di</strong> ottenere <strong>di</strong>rettamente acido tereftalico come prodotto<br />
finale. L’acido acetico mantiene gli interme<strong>di</strong> e i<br />
sottoprodotti in soluzione, ma non <strong>di</strong>ssolve i prodotti.<br />
La temperatura è intorno a 205 °C e la pressione a 12-<br />
15 atm; la conversione è quasi totale. La concentrazione<br />
<strong>di</strong> ossigeno nel gas <strong>di</strong> scarico è intorno al 4%. Il principale<br />
vantaggio <strong>di</strong> questo processo è rappresentato dalla<br />
<strong>di</strong>sponibilità imme<strong>di</strong>ata <strong>di</strong> acido tereftalico, che può essere<br />
ulteriormente trasformato in molti prodotti <strong>di</strong>versi.<br />
Questo processo copre attualmente quasi tutta la produzione<br />
mon<strong>di</strong>ale <strong>di</strong> acido tereftalico destinato alla produzione<br />
<strong>di</strong> fibre.<br />
Il processo Teijin è un perfezionamento del processo<br />
Mid Century originale; rispetto a quest’ultimo,<br />
opera in con<strong>di</strong>zioni meno severe (100-130 °C, 9 atm)<br />
e consente <strong>di</strong> ottenere una resa superiore <strong>di</strong> acido tereftalico<br />
(oltre il 97%) grazie all’uso <strong>di</strong> un catalizzatore<br />
al cobalto e a una quantità ampiamente eccedente <strong>di</strong><br />
p-xilene.<br />
655
PRODUZIONE DI INTERMEDI PER LA PETROLCHIMICA<br />
Ossidazioni con agenti <strong>di</strong> trasferimento<br />
dell’ossigeno<br />
Le reazioni <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> con agenti <strong>di</strong> trasferimento<br />
dell’ossigeno in presenza <strong>di</strong> catalizzatori possono essere<br />
rappresentate schematicamente in questo modo:<br />
SROY SORY<br />
dove S è il substrato e ROY l’agente <strong>di</strong> trasferimento dell’ossigeno<br />
(idroperossi<strong>di</strong>, H2O2 e acido peracetico). Gli<br />
idroperossi<strong>di</strong> <strong>di</strong> isobutano, etilbenzene e cumene sono i<br />
migliori agenti <strong>di</strong> trasferimento dell’ossigeno per le applicazioni<br />
industriali per le seguenti ragioni: sono più sicuri<br />
da maneggiare e più stabili, solubili in solventi non<br />
polari, non aci<strong>di</strong>, presentano un’alta selettività nella reazione<br />
<strong>di</strong> trasferimento dell’ossigeno sul substrato e formano<br />
sottoprodotti facilmente separabili.<br />
Le principali applicazioni industriali sono due: l’ep<strong>ossidazione</strong><br />
<strong>di</strong> olefine e l’ossidrilazione <strong>di</strong> composti<br />
aromatici. Il primo processo, che è <strong>di</strong> gran lunga il più<br />
importante, è condotto su scala industriale in catalisi sia<br />
omogenea sia eterogenea. L’ossidrilazione dei composti<br />
aromatici è condotta invece solo in catalisi eterogenea.<br />
Ep<strong>ossidazione</strong> <strong>di</strong> propilene a ossido propilenico<br />
È possibile epossidare tutte le olefine con un idroperossido<br />
e un catalizzatore (v. par. 11.1.3), ma il processo<br />
più importante, sviluppato su scala industriale, è la sintesi<br />
dell’ossido propilenico. Sono <strong>di</strong>sponibili attualmente<br />
due <strong>di</strong>versi processi: uno, in fase omogenea, sviluppato<br />
da Halcon e Atlantic Richfield (processo Oxirane),<br />
che impiega come catalizzatore un complesso <strong>di</strong> molibdeno<br />
(Landau, 1967; Landau et al., 1979), e l’altro, in<br />
fase eterogenea, che impiega ossido <strong>di</strong> titanio su supporto<br />
<strong>di</strong> silicio, sviluppato da Shell (Wulff, 1975). Gli<br />
alchilidroperossi<strong>di</strong> usati come agenti <strong>di</strong> trasferimento<br />
dell’ossigeno possono essere sia il t-butilidroperossido<br />
sia l’idroperossido <strong>di</strong> etilbenzene, che danno luogo alla<br />
formazione <strong>di</strong> sottoprodotti pregiati, contribuendo all’economia<br />
del processo. Il t-butilidroperossido è convertito<br />
ad alcol t-butilico e poi a isobutene. L’idroperossido<br />
<strong>di</strong> etilbenzene è decomposto a fenilcarbinolo e quest’ultimo<br />
è convertito a stirene. Il cumilidroperossido,<br />
che presenterebbe il vantaggio <strong>di</strong> un’alta velocità <strong>di</strong> ep<strong>ossidazione</strong><br />
e <strong>di</strong> una selettività superiore, non è usato come<br />
agente <strong>di</strong> trasferimento dell’ossigeno a causa della mancanza<br />
<strong>di</strong> usi pratici del sottoprodotto.<br />
Tutti i processi, sia omogenei sia eterogenei, operano<br />
entro una gamma <strong>di</strong> temperature comprese tra 90 e<br />
120 °C e a una pressione <strong>di</strong> 35 atm, per mantenere il propilene<br />
nella fase liquida. Il limite termico superiore è la<br />
temperatura <strong>di</strong> decomposizione dell’idroperossido, mentre<br />
quello inferiore è determinato dall’attività del catalizzatore.<br />
I catalizzatori per le reazioni <strong>di</strong> ep<strong>ossidazione</strong><br />
sono complessi metallici d 0 : Mo(VI), W(VI), V(V) e<br />
Ti(IV) per l’ep<strong>ossidazione</strong> omogenea (Mimoun, 1980;<br />
Jørgensen, 1989), e TiO 2 con supporto SiO 2 per l’ep<strong>ossidazione</strong><br />
eterogenea (Sheldon, 1980).<br />
Le cause dell’elevata attività e selettività <strong>di</strong> questi<br />
ioni metallici possono essere così riassunte: essendo dotati<br />
<strong>di</strong> un potere <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> molto basso, non decompongono<br />
omoliticamente l’idroperossido; inoltre, si trovano<br />
nel loro stato <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> più alto e hanno un’elevata<br />
aci<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> Lewis, necessaria per attivare<br />
l’idroperossido verso l’attacco nucleofilo, tramite sottrazione<br />
<strong>di</strong> elettroni dal legame OO. In realtà, i complessi<br />
V(V) sono inferiori a quelli Mo(VI), essendo più<br />
attivi nella decomposizione dell’idroperossido (con una<br />
per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> selettività), mentre i complessi Cr(VI), dotati<br />
<strong>di</strong> un’elevata aci<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> Lewis, non possono essere usati<br />
a causa del loro elevato potere ossidante. Per un approfon<strong>di</strong>mento<br />
sul meccanismo proposto per l’ep<strong>ossidazione</strong><br />
omogenea, v. sopra: Ossidazioni in fase liquida con catalizzatore<br />
metallico omogeneo e ossigeno molecolare.<br />
Il processo industriale consiste <strong>di</strong> tre parti principali:<br />
sintesi <strong>di</strong> idroperossido <strong>di</strong> etilbenzene; ep<strong>ossidazione</strong><br />
del propilene; deidratazione del fenilcarbinolo a stirene.<br />
La sintesi dell’idroperossido è condotta in un reattore<br />
a bolle usando aria come agente ossidante. Dopo la<br />
rimozione dei composti volatili, la soluzione in uscita è<br />
inviata a un evaporatore a film cadente per essere concentrata.<br />
La soluzione contenente idroperossido è poi<br />
alimentata, insieme a propilene fresco, al primo reattore<br />
<strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> tre. La soluzione in uscita dall’ultimo<br />
reattore, dopo separazione del propilene non convertito<br />
(riciclato al primo reattore), è inviata alla sezione <strong>di</strong> purificazione.<br />
Nuove tecnologie <strong>di</strong> ep<strong>ossidazione</strong> attualmente<br />
allo stu<strong>di</strong>o o in fase <strong>di</strong> sviluppo<br />
L’ep<strong>ossidazione</strong> del propilene può essere effettuata<br />
anche utilizzando Ti-silicalite (TS-1) come catalizzatore<br />
e H 2 O 2 come agente ossidante (Neri et al., 1984). Il<br />
processo non è stato ancora commercializzato, ma un<br />
impianto pilota è già operativo. Il catalizzatore è stato<br />
sviluppato dai ricercatori Eni ed è costituito <strong>di</strong> una zeolite<br />
isostrutturale con silicalite-1, dove il titanio sostituisce<br />
il silicio nel reticolo della zeolite (Taramasso et<br />
al., 1983).<br />
Il solvente usato per la reazione è un alcol (metanolo<br />
o t-butanolo). A 50 °C e a pressione atmosferica,<br />
la resa <strong>di</strong> epossido basata su H 2 O 2 è circa il 90% e la<br />
selettività basata sul propilene il 98% (Sheldon, 1973;<br />
Chong e Sharpless, 1977). I principali sottoprodotti<br />
osservati per le varie olefine sono solo quelli derivati<br />
dalla trasformazione consecutiva dell’anello ossiranico<br />
per reazione con il metanolo (che produce eteri glicolici),<br />
acqua (che produce glicoli), o H 2 O 2 (che produce<br />
idroperossi<strong>di</strong>).<br />
Olin ha brevettato <strong>di</strong>versi processi per sintetizzare<br />
ossido <strong>di</strong> propilene dal propilene servendosi <strong>di</strong> ossigeno<br />
656 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI
molecolare come agente ossidante, in presenza <strong>di</strong> sali<br />
fusi (Meyer e Pennington, 1991; Fullington e Pennington,<br />
1992). Si è detto che il sale agirebbe da catalizzatore, ma<br />
è più probabile che l’<strong>ossidazione</strong> non sia <strong>di</strong> tipo catalitico<br />
e che il sale serva a rimuovere il calore <strong>di</strong> reazione,<br />
consentendo un miglior controllo della temperatura e, <strong>di</strong><br />
conseguenza, uno svolgimento più fluido e selettivo <strong>di</strong><br />
questa reazione fortemente esotermica. Il meccanismo<br />
<strong>di</strong> reazione è dunque una classica reazione ra<strong>di</strong>calica a<br />
catena e la presenza dei sali <strong>di</strong>sciolti potrebbe servire ad<br />
accelerare lo sta<strong>di</strong>o <strong>di</strong> iniziazione.<br />
La carica contiene una concentrazione <strong>di</strong> propilene<br />
del 50% circa, con un <strong>di</strong>fetto <strong>di</strong> ossigeno del 10% circa,<br />
e il rimanente costituito da gas inerte (N 2 e ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong> carbonio).<br />
La reazione si svolge a 200-300 °C, con una pressione<br />
<strong>di</strong> 5-20 atm e un tempo <strong>di</strong> residenza relativamente<br />
lungo (superiore a 10 s). I reagenti gassosi possono<br />
sia essere fatti gorgogliare attraverso un reattore a rimescolamento<br />
riempito <strong>di</strong> sale fuso, sia fatti fluire in controcorrente<br />
in una torre attraverso un flusso in <strong>di</strong>scesa <strong>di</strong><br />
sale fuso, sia iniettati in un circuito in cui viene fatto circolare<br />
il sale. Il sale fuso è una miscela <strong>di</strong> LiNO 3 , NaNO 3<br />
e KNO 3 ; la composizione della miscela determina la temperatura<br />
della reazione.<br />
La conversione del propilene è intorno al 10%, con<br />
una selettività per l’epossido compresa tra il 55 e il 65%.<br />
I sottoprodotti comprendono ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong> carbonio (selettività<br />
22-25%) e acetaldeide (10-13%), oltre alla formazione<br />
<strong>di</strong> piccole quantità <strong>di</strong> formaldeide, metanolo, acroleina,<br />
acetone, alcol allilico e glicole propilenico. Il propilene<br />
non convertito è riciclato con una parte dei<br />
sottoprodotti gassosi. Il riciclo dell’acetaldeide aumenta<br />
la resa <strong>di</strong> ossido <strong>di</strong> propilene, poiché l’acetaldeide è<br />
ossidata ad acido peracetico, che a sua volta epossida il<br />
propilene. In alternativa, si può optare per un processo<br />
a due sta<strong>di</strong> ossidando l’acetaldeide ad acido acetico in<br />
un secondo reattore.<br />
Un’altra tecnologia ancora in fase <strong>di</strong> sviluppo è la<br />
generazione in situ <strong>di</strong> H 2 O 2 , che in seguito funge da agente<br />
<strong>di</strong> trasferimento dell’ossigeno sul propilene (Clerici e<br />
Ingallina, 1998). Questo processo (v. oltre) è stato proposto<br />
da EniTecnologie (Clerici e Ingallina, 1993a) ed<br />
epossida le olefine con ossigeno molecolare in presenza<br />
<strong>di</strong> Ti-silicalite e una coppia redox che genera H 2 O 2 in<br />
situ (v. par. 11.1.3).<br />
<strong>Processi</strong> <strong>di</strong> ossidoriduzione<br />
Ossidazione <strong>di</strong> etilene ad acetaldeide<br />
Attualmente, l’acetaldeide è ottenuta principalmente<br />
attraverso il processo sviluppato da Wacker Chemie e<br />
Hoechst:<br />
C 2 H 4 1/2O 2 CH 3 CHO<br />
VOLUME II / RAFFINAZIONE E PETROLCHIMICA<br />
DH°58 kcal/mol<br />
Il catalizzatore è composto da una soluzione acquosa<br />
<strong>di</strong> PdCl 2 e CuCl 2 . L’acetaldeide si forma dalla reazione<br />
tra l’etilene e il cloruro <strong>di</strong> palla<strong>di</strong>o (lo sta<strong>di</strong>o che<br />
determina la velocità) che, allo stesso tempo, è ridotto a<br />
Pd metallico. Il palla<strong>di</strong>o è riossidato in seguito a PdCl 2<br />
da CuCl 2 , con la formazione <strong>di</strong> CuCl, il quale è infine<br />
ossidato <strong>di</strong> nuovo con ossigeno molecolare, producendo<br />
ancora CuCl 2 . (Per la descrizione del meccanismo <strong>di</strong><br />
reazione, v. sopra: Ossidazioni in fase liquida con catalizzatore<br />
metallico omogeneo e ossigeno molecolare). I<br />
sottoprodotti della reazione sono acido acetico, acido<br />
ossalico, crotonaldeide, idrocarburi clorurati e acetaldeide<br />
clorurata.<br />
Il processo può svolgersi in un unico sta<strong>di</strong>o, usando<br />
ossigeno puro come agente ossidante, a 130 °C e 4 atm,<br />
oppure in due sta<strong>di</strong> successivi, quando si sceglie l’aria<br />
come agente ossidante. In quest’ultimo caso, il primo<br />
sta<strong>di</strong>o consiste nella reazione tra catalizzatore ed etilene<br />
(a 110 °C e 9-10 atm), con formazione <strong>di</strong> acetaldeide,<br />
mentre nel secondo sta<strong>di</strong>o il catalizzatore ridotto è<br />
nuovamente ossidato a contatto con l’aria.<br />
Nel processo a uno sta<strong>di</strong>o, l’etilene e l’ossigeno molecolare<br />
sono alimentati in una torre air lift, dove la soluzione<br />
acquosa contenente il catalizzatore è fatta circolare<br />
attraverso un recipiente <strong>di</strong> separazione. Dopo il raffreddamento<br />
e il lavaggio con acqua della corrente<br />
gassosa, la frazione liquida, contenente acqua e acetaldeide<br />
grezza, è inviata a un’unità <strong>di</strong> separazione a due<br />
colonne, mentre la corrente gassosa, contenente propilene<br />
sfuggito alla reazione e inerti, è immessa <strong>di</strong> nuovo<br />
in circolazione al reattore. La conversione <strong>di</strong> etilene per<br />
passaggio è compresa tra il 20 e il 50%; l’etilene non<br />
convertito viene riciclato.<br />
Nel processo a due sta<strong>di</strong>, dopo la reazione, una miscela<br />
<strong>di</strong> acetaldeide e acqua è separata dalla soluzione contenente<br />
il catalizzatore ridotto in una torre <strong>di</strong> flash. Il<br />
catalizzatore è inviato al reattore <strong>di</strong> ri<strong>ossidazione</strong>, dove<br />
entra in contatto con l’aria. Quasi tutto l’etilene e l’ossigeno<br />
molecolare reagiscono nel primo e nel secondo<br />
sta<strong>di</strong>o, rispettivamente. La miscela <strong>di</strong> acetaldeide grezza<br />
e acqua è dapprima concentrata e poi inviata a una<br />
sezione <strong>di</strong> <strong>di</strong>stillazione a due sta<strong>di</strong>. In un processo così<br />
configurato, la conversione <strong>di</strong> etilene può raggiungere<br />
il 90%, eliminando il bisogno <strong>di</strong> riciclare le olefine non<br />
convertite. In entrambe le configurazioni del processo,<br />
la resa <strong>di</strong> acetaldeide si aggira intorno al 95%.<br />
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Jouy-en-Josas, Francia<br />
660 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI
11.1.3 <strong>Processi</strong> <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong><br />
con acqua ossigenata<br />
e idroperossi<strong>di</strong><br />
Introduzione<br />
Uso degli ossidanti nei processi chimici<br />
industriali<br />
Le reazioni <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> rivestono un’importanza<br />
particolare in petrolchimica perché, mentre le materie<br />
prime tra<strong>di</strong>zionali sono idrocarburi costituiti solo da carbonio<br />
e idrogeno, la maggior parte dei derivati che da<br />
esse vengono prodotti sono costituiti da carbonio, idrogeno<br />
e ossigeno.<br />
In linea <strong>di</strong> principio, la via <strong>di</strong> gran lunga preferibile<br />
(sia dal punto <strong>di</strong> vista economico, sia da quello<br />
ambientale) per ossidare un qualunque substrato dovrebbe<br />
essere la sua reazione con l’ossigeno molecolare.<br />
Nella pratica, tuttavia, questa reazione presenta alcuni<br />
aspetti negativi. Infatti, nonostante l’ossigeno sia un<br />
formidabile ossidante dal punto <strong>di</strong> vista termo<strong>di</strong>namico,<br />
esso è poco reattivo. Questa sua scarsa reattività<br />
(che consente a tutti gli organismi viventi <strong>di</strong> restare<br />
tali per un tempo ragionevole, anziché bruciare, più o<br />
meno lentamente, formando acqua e CO 2 ) è dovuta al<br />
fatto che lo stato fondamentale della molecola <strong>di</strong> O 2 è<br />
uno stato <strong>di</strong> tripletto (con due elettroni spaiati). Al contrario,<br />
gli stati fondamentali dei prodotti <strong>di</strong> riduzione<br />
dell’O 2 (acqua o acqua ossigenata), così come della<br />
maggior parte dei composti organici stabili ottenuti per<br />
<strong>ossidazione</strong>, sono tutti stati <strong>di</strong> singoletto (con gli elettroni<br />
appaiati). Poiché in una reazione chimica il<br />
momento angolare deve conservarsi, le reazioni <strong>di</strong><br />
molecole in stato <strong>di</strong> tripletto con prodotti in stati <strong>di</strong><br />
singoletto sono spin-proibite e possono avere luogo<br />
solo con cinetiche estremamente lente. L’ostacolo può<br />
essere superato fornendo energia al sistema, conducendo,<br />
cioè, la reazione a temperature e pressioni elevate<br />
oppure operando in con<strong>di</strong>zioni che favoriscono<br />
l’insorgere <strong>di</strong> meccanismi <strong>di</strong> tipo ra<strong>di</strong>calico (compatibili<br />
con lo stato <strong>di</strong> tripletto dell’ossigeno molecolare).<br />
L’una e l’altra soluzione, tuttavia, sono generalmente<br />
sfavorevoli alla realizzazione <strong>di</strong> ossidazioni<br />
selettive e quin<strong>di</strong> a una certa parte delle ossidazioni<br />
d’interesse industriale.<br />
In alternativa all’ossigeno molecolare, l’<strong>ossidazione</strong> <strong>di</strong><br />
un substrato organico S può essere realizzata facendolo<br />
VOLUME II / RAFFINAZIONE E PETROLCHIMICA<br />
reagire con un opportuno ossidante XO il cui stato<br />
fondamentale sia <strong>di</strong> singoletto:<br />
S XO → SO X<br />
La reazione mostra però che, insieme al prodotto<br />
desiderato SO, si forma anche un secondo prodotto<br />
(coprodotto) X, derivante dalla riduzione dell’ossidante.<br />
Alla fine della reazione, il coprodotto deve essere<br />
recuperato, riciclato o valorizzato o, nella peggiore delle<br />
ipotesi, smaltito. Ossidanti <strong>di</strong>fferenti formano <strong>di</strong>fferenti<br />
coprodotti (tab. 1) ma, in tutti i casi, la formazione <strong>di</strong><br />
un coprodotto appesantisce i costi del processo. In particolare,<br />
il suo semplice smaltimento può avere un impatto<br />
ambientale che, alla luce della crescente sensibilità<br />
per i problemi <strong>di</strong> inquinamento, è spesso inaccettabile.<br />
Per esempio, la produzione dell’ossido <strong>di</strong> propilene tramite<br />
il processo alla cloridrina (tuttora in uso) comporta<br />
che, per ogni tonnellata <strong>di</strong> epossido, siano coprodotte<br />
circa 2,1 t <strong>di</strong> cloruro <strong>di</strong> calcio che va smaltito e<br />
che, oltre tutto, può essere inquinato da sottoprodotti<br />
organici clorurati.<br />
Così, dal punto <strong>di</strong> vista ambientale, solo pochi ossidanti<br />
(l’acqua ossigenata, l’ozono, il protossido d’azoto)<br />
sono accettabili, poiché danno origine a coprodotti<br />
innocui e facilmente smaltibili (acqua, ossigeno,<br />
azoto).<br />
Acqua ossigenata<br />
Tra gli ossidanti della tab. 1, quello <strong>di</strong> gran lunga più<br />
versatile e più facilmente utilizzabile è l’acqua ossigenata,<br />
la cui molecola ha una struttura non planare, con<br />
simmetria C 2 (fig. 1). Va sottolineato come il legame che<br />
H 2 O 2<br />
Ossidante Coprodotto<br />
H 2 O<br />
N 2 O N 2<br />
O 3<br />
tab. 1. I <strong>di</strong>fferenti coprodotti che si formano<br />
per riduzione <strong>di</strong> alcuni ossidanti<br />
O 2<br />
Idroperossi<strong>di</strong> (ROOH) Alcoli (ROH)<br />
RCO 3 H RCO 2 H<br />
NaClO NaCl<br />
661
PRODUZIONE DI INTERMEDI PER LA PETROLCHIMICA<br />
93°51'<br />
H<br />
96°52'<br />
O O<br />
1,49 Å<br />
0,97 Å<br />
fig. 1. La molecola dell’acqua ossigenata.<br />
unisce i due atomi <strong>di</strong> ossigeno sia relativamente debole<br />
(51 kcal/mol, da confrontarsi, per esempio, con l’energia<br />
dei due legami OH, pari a 89,5 kcal/mol).<br />
L’acqua ossigenata è comunemente prodotta me<strong>di</strong>ante<br />
il processo all’antrachinone, sviluppato originariamente<br />
in Germania dalla IG Farbenindustrie fra il<br />
1935 e il 1945 e applicato su scala industriale a iniziare<br />
dagli anni Cinquanta. Esso si basa sulla capacità<br />
degli alchilderivati dell’antraidrochinone <strong>di</strong> produrre<br />
acqua ossigenata nelle con<strong>di</strong>zioni tipiche dell’aut<strong>ossidazione</strong>:<br />
OH<br />
OH<br />
O<br />
O<br />
R<br />
O2 R<br />
H2 La proprietà è posseduta anche da altri composti organici,<br />
quali gli alcoli secondari, i derivati dell’idrochinone<br />
e l’azobenzene, ed è stata sfruttata per lo sviluppo <strong>di</strong><br />
processi <strong>di</strong> produzione alternativi. Si ricordano, al riguardo,<br />
le autossidazioni dell’alcol isopropilico, o processo<br />
Shell, e dell’1-feniletanolo, quest’ultima sviluppata recentemente<br />
dalla ARCO fino allo sta<strong>di</strong>o <strong>di</strong> impianto pilota.<br />
Il processo all’antrachinone è, oggi, l’unico realmente<br />
applicato per produzioni <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> volumi. Esiste anche<br />
un processo elettrochimico, utilizzato per piccole produzioni<br />
destinate a un uso locale.<br />
Tipicamente, il processo all’antrachinone si basa sull’idrogenazione<br />
e l’<strong>ossidazione</strong> ciclica <strong>di</strong> una soluzione<br />
<strong>di</strong> lavoro, costituita da un alchilantrachinone e da svariati<br />
suoi derivati, <strong>di</strong>sciolti in una miscela <strong>di</strong> solventi. Il<br />
recupero dell’acqua ossigenata comprende un’estrazione<br />
con acqua, una serie <strong>di</strong> trattamenti <strong>di</strong> purificazione<br />
della soluzione acquosa dalle impurezze organiche e la<br />
<strong>di</strong>stillazione sotto vuoto dell’eccesso d’acqua. La soluzione<br />
commerciale così ottenuta ha generalmente una<br />
concentrazione del 60-70% in peso.<br />
O<br />
O<br />
OH<br />
OH<br />
H<br />
R<br />
H2O2 R<br />
Il processo è caratterizzato da <strong>di</strong>verse criticità, che<br />
sono legate alla reattività e alla <strong>di</strong>versa solubilità delle<br />
forme ossidata e ridotta dell’alchilantrachinone. Questo,<br />
infatti, può subire <strong>di</strong>versi processi degradativi durante<br />
il ciclo d’idrogenazione e <strong>ossidazione</strong>, con la formazione<br />
<strong>di</strong> svariati sottoprodotti i quali comportano complesse<br />
procedure <strong>di</strong> rigenerazione e purificazione della<br />
soluzione <strong>di</strong> lavoro, oltre che la per<strong>di</strong>ta parziale <strong>di</strong> un<br />
reagente relativamente costoso. Riguardo al solvente,<br />
esso deve essere in grado <strong>di</strong> sciogliere sia l’antrachinone<br />
(apolare), sia l’antraidrochinone (polare) e deve inoltre<br />
garantire l’immiscibilità con l’acqua per permettere<br />
l’estrazione e il recupero dell’acqua ossigenata.<br />
A questi problemi si fa fronte, in parte, selezionando<br />
opportunamente il sostituente alchilico dell’antrachinone<br />
(generalmente etile, amile o ter-butile) e ricorrendo a<br />
una miscela <strong>di</strong> solventi, scelti in due gruppi caratterizzati<br />
dalla <strong>di</strong>versa polarità. Del primo, adatto a sciogliere<br />
l’alchilantrachinone, fanno parte alcuni composti aromatici<br />
(toluene, metilnaftalene), del secondo, adatto per<br />
l’alchilantraidrochinone, gli esteri organici dell’acido<br />
fosforico, il <strong>di</strong>isobutilcarbinolo e le uree alchilsostituite.<br />
Tipicamente, la composizione della soluzione <strong>di</strong> lavoro<br />
cambia da produttore a produttore ed è ottimizzata per<br />
massimizzare la solubilità dell’alchilantrachinone e quin<strong>di</strong><br />
la concentrazione dell’acqua ossigenata prodotta, per<br />
garantire alte velocità <strong>di</strong> idrogenazione e <strong>ossidazione</strong> e<br />
per minimizzare la formazione dei sottoprodotti <strong>di</strong> degradazione.<br />
Anche le altre caratteristiche dell’impianto sono<br />
generalmente il frutto <strong>di</strong> scelte e sviluppi specifici.<br />
La molteplicità dei problemi da affrontare si riflette<br />
nella complessità del processo e negli elevati costi<br />
<strong>di</strong> investimento. Nei fatti, il processo all’antrachinone<br />
risulta essere commercializzato nel mondo da un<br />
numero relativamente ridotto <strong>di</strong> compagnie. La capacità<br />
me<strong>di</strong>a degli impianti è <strong>di</strong> 40.000-50.000 t/a, con<br />
numerosi esempi <strong>di</strong> produzioni inferiori alle 20.000<br />
t/a. Meno <strong>di</strong>ffusi sono gli impianti con capacità produttiva<br />
tra 70.000 e 110.000 t/a. Va sottolineato al<br />
riguardo che, per alcune applicazioni <strong>di</strong> cui si parlerà<br />
più avanti, sono richieste forniture <strong>di</strong> acqua ossigenata<br />
sensibilmente superiori.<br />
Per tutti questi motivi, negli ultimi anni sono stati<br />
compiuti sforzi non in<strong>di</strong>fferenti nel tentativo <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare<br />
sintesi alternative dell’acqua ossigenata. Due sono<br />
state le principali <strong>di</strong>rettrici in<strong>di</strong>viduate. La prima consiste<br />
nella reazione dell’ossido <strong>di</strong> carbonio con ossigeno e<br />
acqua a formare acqua ossigenata e biossido <strong>di</strong> carbonio:<br />
COO 2H 2OH 2O2CO2 La reazione fu riportata per la prima volta da Yuri<br />
Yermakov (dell’Istituto <strong>di</strong> catalisi <strong>di</strong> Novosibirsk, in Russia)<br />
nel 1979. Il sistema catalitico impiegato da Yermakov<br />
(a base <strong>di</strong> sali solubili <strong>di</strong> palla<strong>di</strong>o e trifenilfosfina) era<br />
piuttosto inefficiente ma, recentemente, la sostituzione<br />
662 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI
della fosfina con leganti azotati (fenantroline) ha permesso<br />
<strong>di</strong> migliorare molto le prestazioni della reazione<br />
e <strong>di</strong> condurla in continuo (Bianchi et al., 1999).<br />
Ancora più interessante è la sintesi <strong>di</strong>retta a partire<br />
dagli elementi:<br />
H 2 O 2 H 2 O 2<br />
Questa reazione è nota da molto tempo (i primi brevetti<br />
risalgono agli anni Sessanta; Hooper, 1967) ma non<br />
ha ancora trovato applicazioni industriali per le problematiche<br />
legate, in particolare, alla sicurezza della gestione<br />
delle miscele idrogeno-ossigeno. I due gas vengono<br />
fatti reagire in un solvente, tipicamente acqua o metanolo<br />
(Paparatto et al., 2003a), in presenza <strong>di</strong> un catalizzatore<br />
a base <strong>di</strong> palla<strong>di</strong>o, eventualmente mo<strong>di</strong>ficato con<br />
l’aggiunta <strong>di</strong> platino o <strong>di</strong> altri metalli nobili. Al momento,<br />
questa sintesi <strong>di</strong>retta sembra il can<strong>di</strong>dato più autorevole<br />
per sostituire, in un prossimo futuro, il tra<strong>di</strong>zionale<br />
processo all’antrachinone.<br />
Idroperossi<strong>di</strong><br />
Gli alchilidroperossi<strong>di</strong>, o più brevemente idroperossi<strong>di</strong>,<br />
derivano formalmente dalla sostituzione <strong>di</strong> un atomo<br />
<strong>di</strong> idrogeno della molecola dell’acqua ossigenata con un<br />
gruppo alchilico R, così che la loro formula generale è<br />
ROOH. Dell’acqua ossigenata, gli idroperossi<strong>di</strong> conservano<br />
la debolezza del legame che unisce i due atomi<br />
<strong>di</strong> ossigeno: l’energia <strong>di</strong> questo legame è, infatti, tipicamente<br />
<strong>di</strong> 40-44 kcal/mol, inferiore anche a quella dell’acqua<br />
ossigenata (51 kcal/mol). L’energia del legame<br />
OH è invece <strong>di</strong> 89-90 kcal/mol, praticamente coincidente<br />
con quella riscontrata nell’acqua ossigenata (89,5<br />
kcal/mol). Sono noti molti idroperossi<strong>di</strong>, primari, secondari<br />
o terziari, ma pochi hanno assunto importanza industriale;<br />
quelli prodotti e utilizzati su larga scala sono<br />
sostanzialmente tre: due idroperossi<strong>di</strong> terziari, il ter-butilidroperossido<br />
e il cumilidroperossido, e uno secondario,<br />
l’(1-fenil)etilidroperossido.<br />
Essi si preparano per aut<strong>ossidazione</strong> dei corrispondenti<br />
idrocarburi, una tipica reazione ra<strong>di</strong>calica, e il gruppo<br />
idroperossido si forma, per lo più, a spese dei legami<br />
CH a più bassa energia, per esempio terziari o benzilici.<br />
Questi due casi sono sfruttati, rispettivamente,<br />
nella preparazione del ter-butilidroperossido dall’isobutano<br />
e del cumilidroperossido dal cumene:<br />
H 3C<br />
H 3C<br />
H 3C<br />
CH<br />
CH<br />
CH 3<br />
CH 3<br />
O 2<br />
O 2<br />
H 3C<br />
VOLUME II / RAFFINAZIONE E PETROLCHIMICA<br />
OOH<br />
C<br />
CH 3<br />
H3C C OOH<br />
CH 3<br />
CH 3<br />
PROCESSI DI OSSIDAZIONE<br />
e dell’(1-fenil)etilidroperossido dall’etilbenzene:<br />
H 3C<br />
CH 2<br />
O 2<br />
H 3C<br />
CH<br />
OOH<br />
Per esempio, le ossidazioni dell’isobutano e dell’etilbenzene<br />
sono comunemente condotte in fase liquida<br />
a 120-140 °C e sotto moderata pressione (30-40 e 2 bar<br />
circa, rispettivamente). Con<strong>di</strong>zioni analoghe (90-130 °C<br />
e 5-10 bar) sono adottate anche nell’<strong>ossidazione</strong> del<br />
cumene ma, in questo caso, la reazione deve essere condotta<br />
in presenza <strong>di</strong> una fase acquosa emulsionata debolmente<br />
basica per idrossido o carbonato <strong>di</strong> so<strong>di</strong>o. Inevitabilmente,<br />
infatti, si ha formazione <strong>di</strong> piccole quantità<br />
<strong>di</strong> sottoprodotti aci<strong>di</strong>, principalmente acido formico.<br />
Questi aci<strong>di</strong> favoriscono la decomposizione del cumilidroperossido<br />
ad acetone e fenolo; quest’ultimo è un<br />
ottimo inibitore <strong>di</strong> molte reazioni ra<strong>di</strong>caliche e, in particolare,<br />
la sua presenza non è compatibile con l’aut<strong>ossidazione</strong>.<br />
In generale, le selettività <strong>di</strong> tutte queste reazioni, comprese<br />
fra il 60 e il 95%, sono sod<strong>di</strong>sfacenti e sono per lo<br />
più funzione della conversione dell’idrocarburo che, invece,<br />
è piuttosto limitata, in<strong>di</strong>cativamente compresa fra il<br />
10 e il 40%.<br />
In seguito verranno descritti alcuni impieghi degli<br />
idroperossi<strong>di</strong> che sfruttano due aspetti assai <strong>di</strong>versi della<br />
loro reattività. Da un lato, se ne impiegano le proprietà<br />
ossidanti e, in particolare, la capacità <strong>di</strong> cedere un atomo<br />
<strong>di</strong> ossigeno alle olefine, dando luogo alla formazione <strong>di</strong><br />
un epossido e <strong>di</strong> un alcol (che è il prodotto <strong>di</strong> riduzione<br />
dell’idroperossido). Da questo punto <strong>di</strong> vista, gli idroperossi<strong>di</strong><br />
(come l’acqua ossigenata) sono poco reattivi e<br />
vanno pertanto impiegati in presenza <strong>di</strong> opportuni catalizzatori,<br />
generalmente a base <strong>di</strong> metalli <strong>di</strong> transizione<br />
(in particolare, titanio e molibdeno).<br />
Completamente <strong>di</strong>fferente è l’uso che si fa del<br />
cumilidroperossido nel tra<strong>di</strong>zionale processo al cumene<br />
per la produzione <strong>di</strong> fenolo e acetone, dove si sfrutta<br />
la già citata proprietà del cumilidroperossido <strong>di</strong><br />
decomporsi in ambiente acido, dando origine ai due<br />
prodotti finali.<br />
Tutti gli idroperossi<strong>di</strong>, e in particolare quelli a più<br />
bassi pesi molecolari, tendono a dare reazioni <strong>di</strong> decomposizione<br />
che possono assumere carattere esplosivo.<br />
Ossidazioni con acqua ossigenata<br />
In assenza <strong>di</strong> catalizzatori, l’acqua ossigenata non è<br />
un ossidante particolarmente reattivo.<br />
Essa è comunque utilizzata in una serie <strong>di</strong> impieghi<br />
non catalitici, per esempio nella sbianca della carta e<br />
delle paste <strong>di</strong> legno, oppure nel settore dei detergenti (in<br />
particolare nella preparazione del perborato e del percarbonato<br />
<strong>di</strong> so<strong>di</strong>o) e in campo ambientale, per esempio<br />
663
PRODUZIONE DI INTERMEDI PER LA PETROLCHIMICA<br />
per eliminare le sostanze tossiche presenti in alcune acque<br />
<strong>di</strong> scarico.<br />
Un uso completamente <strong>di</strong>verso dell’acqua ossigenata<br />
si ha nel processo Ugine Kuhlmann per la produzione<br />
dell’idrazina, processo in cui l’H 2 O 2 è utilizzata in<br />
presenza <strong>di</strong> metiletilchetone (MEK) e <strong>di</strong> un nitrile o<br />
un’ammide (Goor, 1992):<br />
O<br />
C<br />
H3C C2H5 MEK<br />
H 2O 2, NH 3, MEK<br />
3H 2 O<br />
NH 3<br />
H 2O<br />
NH<br />
H2O2, NH3, MEK<br />
C<br />
3H<br />
H3C C 2O 2H5 H3C C2H5 C N N C<br />
H5C2 2H2O CH3 N 2H 4 + 2MEK<br />
Rispetto ai processi tra<strong>di</strong>zionali (Raschig, Bayer),<br />
che prevedono l’<strong>ossidazione</strong> dell’ammoniaca con cloro<br />
o ipoclorito, il processo via acqua ossigenata evita la<br />
coproduzione <strong>di</strong> ingenti quantità <strong>di</strong> cloruro <strong>di</strong> so<strong>di</strong>o.<br />
Per quanto riguarda, invece, le ben più numerose reazioni<br />
catalizzate, la prima osservazione <strong>di</strong> un effetto catalitico<br />
nelle reazioni <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> condotte con ossidanti<br />
perossi<strong>di</strong>ci risale al classico lavoro <strong>di</strong> Henry John<br />
Horstman Fenton che, nel 1876, descrisse la capacità dei<br />
sali ferrosi <strong>di</strong> catalizzare l’<strong>ossidazione</strong> dell’acido tartarico<br />
da parte dell’acqua ossigenata (Fenton, 1876, 1894).<br />
Nella sua forma più classica, il reattivo <strong>di</strong> Fenton consiste<br />
in una miscela <strong>di</strong> acqua ossigenata e solfato ferroso<br />
ma, più in generale, l’acqua ossigenata può essere attivata<br />
da qualunque altro termine riducente <strong>di</strong> una coppia<br />
redox monoelettronica come, per esempio, il rame(I). La<br />
questione della natura della specie attiva che interviene<br />
nelle ossidazioni con il reattivo <strong>di</strong> Fenton (o con sistemi<br />
a esso correlati) è tuttora <strong>di</strong>battuta. L’idea tra<strong>di</strong>zionale<br />
che essa altro non sia che il ra<strong>di</strong>cale ossidrile (OH) è<br />
stata, negli ultimi anni, contestata e, in sua vece, si è<br />
sostenuto (almeno per le reazioni condotte in solventi<br />
non acquosi) l’intervento <strong>di</strong> specie con il ferro in stato<br />
<strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> (IV) o (V). In ogni caso, le ossidazioni<br />
con il reattivo <strong>di</strong> Fenton sono poco selettive e, salvo alcune<br />
eccezioni che verranno <strong>di</strong>scusse in seguito, sono poco<br />
utili nella sintesi organica. Sono invece applicate in campo<br />
ambientale, per esempio per depurare le acque inquinate<br />
da composti fenolici.<br />
Molto tempo dopo gli stu<strong>di</strong> pionieristici <strong>di</strong> Fenton,<br />
negli anni Trenta del 20° secolo, Nicholas Athanasius<br />
Milas descrisse l’effetto catalitico <strong>di</strong> alcuni metalli in<br />
configurazione elettronica d 0 nelle reazioni <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong><br />
con acqua ossigenata <strong>di</strong> substrati organici e inorganici<br />
(Milas e Sussman, 1936; Milas, 1937). I reagenti<br />
<strong>di</strong> Milas si formano per reazione degli ossi<strong>di</strong> metallici<br />
con acqua ossigenata in soluzione <strong>di</strong> ter-butanolo e<br />
furono spesso utilizzati per ossidare le olefine ai corrispondenti<br />
<strong>di</strong>oli vicinali, una reazione che comporta, nella<br />
maggior parte dei casi, la formazione <strong>di</strong> un epossido<br />
interme<strong>di</strong>o che viene successivamente idrolizzato a <strong>di</strong>olo<br />
dall’ambiente acido in cui si lavora. Benché Milas avesse<br />
usato vana<strong>di</strong>o(V), cromo(VI) e osmio(VIII), fu ben<br />
presto chiaro che reazioni analoghe erano possibili, spesso<br />
con risultati migliori, impiegando molibdeno(VI) o<br />
tungsteno(VI). Resta però il dubbio che alcune delle reazioni<br />
osservate fossero ottenute a opera non tanto dell’acqua<br />
ossigenata quanto del ter-butilidroperossido che,<br />
nelle con<strong>di</strong>zioni adottate, può formarsi per reazione del<br />
ter-butanolo con l’acqua ossigenata.<br />
Nel frattempo, negli anni Sessanta e Settanta, si erano<br />
andate chiarendo le ragioni per cui è <strong>di</strong>fficile usare l’ossigeno<br />
nelle ossidazioni selettive. Così, molti chimici<br />
industriali cominciarono a valutare con interesse le proprietà<br />
ossidanti <strong>di</strong> acqua ossigenata e perossi<strong>di</strong> che sono<br />
forme parzialmente ridotte dell’ossigeno molecolare. I<br />
già citati derivati del tungsteno(VI) e, soprattutto, del<br />
molibdeno(VI) costituivano ovvi can<strong>di</strong>dati al ruolo <strong>di</strong><br />
catalizzatori e, infatti, essi furono alla base del primo<br />
successo industriale in questo settore: l’ep<strong>ossidazione</strong><br />
del propilene con idroperossi<strong>di</strong> (v. oltre).<br />
L’uso dell’acqua ossigenata, però, restava un obiettivo<br />
<strong>di</strong> grande interesse perché avrebbe permesso <strong>di</strong> svincolare<br />
la produzione dell’ossido <strong>di</strong> propilene (o <strong>di</strong> altri<br />
epossi<strong>di</strong>) dalla coproduzione <strong>di</strong> ter-butanolo o <strong>di</strong> stirene.<br />
Tuttavia, i derivati <strong>di</strong> vana<strong>di</strong>o(V) o molibdeno(VI) e<br />
tungsteno(VI), che catalizzavano egregiamente le reazioni<br />
degli idroperossi<strong>di</strong>, davano risultati assai scadenti<br />
se impiegati con acqua ossigenata. Per comprendere la<br />
ragione <strong>di</strong> questo fallimento, occorre considerare che la<br />
specie cataliticamente attiva si forma per reazione del<br />
derivato metallico con l’ossidante, sia esso un idroperossido<br />
o l’acqua ossigenata. In presenza <strong>di</strong> acqua, tuttavia,<br />
quest’ultima compete efficacemente con l’ossidante,<br />
dando luogo a specie inattive la cui formazione<br />
finisce con l’inibire la reazione <strong>di</strong> interesse. Tuttavia l’acqua<br />
è sempre presente nelle ossidazioni con acqua ossigenata,<br />
sia perché quest’ultima è normalmente utilizzata<br />
in forma <strong>di</strong> soluzioni acquose, sia perché nuova acqua<br />
si forma con il procedere dell’<strong>ossidazione</strong> e il consumarsi<br />
dell’acqua ossigenata. Si cercarono, pertanto, strategie<br />
che consentissero <strong>di</strong> eliminare il problema dell’acqua<br />
o, almeno, <strong>di</strong> ridurne le conseguenze. Gli approcci<br />
seguiti furono fondamentalmente tre: la ricerca <strong>di</strong><br />
con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> reazione anidre, l’applicazione della tecnica<br />
del trasferimento <strong>di</strong> fase e lo sviluppo <strong>di</strong> catalizzatori<br />
microporosi in cui l’<strong>ossidazione</strong> avviene in un ambiente<br />
relativamente idrofobo, quale l’interno dei canali <strong>di</strong><br />
una zeolite.<br />
Il mantenimento <strong>di</strong> un ambiente <strong>di</strong> reazione anidro<br />
fu perseguito sia utilizzando quantità stechiometriche <strong>di</strong><br />
664 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI
agenti <strong>di</strong>sidratanti, sia, in maniera più pratica, allontanando<br />
l’acqua me<strong>di</strong>ante una <strong>di</strong>stillazione azeotropica in<br />
continuo. Quest’ultima tecnologia costituisce il cuore<br />
del processo Ugine Kuhlmann per l’ep<strong>ossidazione</strong> del<br />
propilene, peraltro mai realizzato su scala industriale.<br />
Sviluppi più inattesi e promettenti si ebbero, però,<br />
dall’applicazione della tecnologia del trasferimento <strong>di</strong><br />
fase e dalla scoperta dei titanio-silicati microporosi.<br />
Catalizzatori omogenei: processi in trasferimento<br />
<strong>di</strong> fase<br />
Nella tecnologia del trasferimento <strong>di</strong> fase, il mezzo<br />
in cui si conduce un’<strong>ossidazione</strong> con acqua ossigenata è<br />
formato da due fasi liquide immiscibili fra loro: una<br />
acquosa e una organica, formata dal substrato S eventualmente<br />
<strong>di</strong>sciolto in un opportuno solvente. Nel caso<br />
delle ossidazioni con acqua ossigenata, un derivato metallico<br />
anionico reagisce, nella fase acquosa, con l’acqua<br />
ossigenata, formando un complesso perossi<strong>di</strong>co che sarà<br />
la specie cataliticamente attiva nel processo. Questa specie,<br />
anch’essa <strong>di</strong> natura anionica, è estratta nella fase<br />
organica da un catione lipofilo come un tetraalchilammonio<br />
o fosfonio (il catalizzatore <strong>di</strong> trasferimento <strong>di</strong> fase,<br />
Q ). Nella fase organica, la specie perossi<strong>di</strong>ca reagisce<br />
con il substrato formando il prodotto desiderato (SO) e<br />
rigenerando la forma ridotta del catalizzatore. La ripartizione<br />
<strong>di</strong> quest’ultima fra le fasi organica e acquosa consente<br />
<strong>di</strong> chiudere il ciclo catalitico (fig. 2).<br />
[ MO ] <br />
[ M ] <br />
NaH2O2 Na O<br />
H2O O<br />
[ MO ] <br />
[ M ] <br />
QSO Q acqua<br />
solvente organico<br />
O<br />
S<br />
O<br />
fig. 2. Ossidazione in trasferimento <strong>di</strong> fase.<br />
Olefina pH<br />
11.1.3 Clerici fig 02<br />
VOLUME II / RAFFINAZIONE E PETROLCHIMICA<br />
PROCESSI DI OSSIDAZIONE<br />
Tuttavia, i primi tentativi <strong>di</strong> Charles Starks (allora alla<br />
Continental Oil) <strong>di</strong> epossidare olefine semplici in trasferimento<br />
<strong>di</strong> fase utilizzando acido tungstico e acqua ossigenata<br />
ebbero scarso successo per la <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> limitare,<br />
nelle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> reazione, la decomposizione improduttiva<br />
dell’acqua ossigenata in ossigeno e acqua. Solo<br />
più tar<strong>di</strong> risultò, inaspettatamente, che una miscela <strong>di</strong> anioni<br />
tungstato e fosfato (o arseniato) in ambiente acido è in<br />
grado <strong>di</strong> catalizzare la reazione <strong>di</strong> ep<strong>ossidazione</strong>, purché<br />
sia presente nel sistema un sale <strong>di</strong> tetraalchilammonio o<br />
fosfonio come catalizzatore <strong>di</strong> trasferimento <strong>di</strong> fase (Venturello<br />
et al., 1983; tab. 2).<br />
La reazione è applicabile a un gran numero <strong>di</strong> olefine:<br />
lineari, ramificate o cicliche, incluse quelle poco reattive<br />
come le olefine terminali o il cloruro <strong>di</strong> allile. In tutti<br />
i casi essa viene condotta in con<strong>di</strong>zioni blande (60-90 °C<br />
e pressione ambiente), anche quando si utilizzano soluzioni<br />
acquose <strong>di</strong> acqua ossigenata molto <strong>di</strong>luite (8-15%).<br />
La reazione è stereospecifica: il trans-2-esene dà solo<br />
l’epossido trans e il cis-2-esene dà solo l’isomero cis. Le<br />
specie cataliticamente attive che si formano a partire dal<br />
tungsteno(VI) in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> trasferimento <strong>di</strong> fase e in<br />
presenza <strong>di</strong> anioni fosfato o arseniato appartengono a una<br />
nuova classe <strong>di</strong> complessi perossi<strong>di</strong>ci che sono sali <strong>di</strong><br />
ammonio (o fosfonio) quaternario degli anioni PW4O3 24<br />
(fig. 3) o AsW4O3 24 (Venturello et al., 1985). Questi complessi<br />
costituiscono i primi derivati perossi<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> un eteropoliacido<br />
dei quali sia stata risolta la struttura.<br />
Le epossidazioni sono condotte in batch e, nelle con<strong>di</strong>zioni<br />
<strong>di</strong> reazione, la maggior parte del catalizzatore è<br />
<strong>di</strong>sciolta nella fase organica costituita dall’olefina ed eventualmente<br />
da un solvente (in genere, toluene o un idrocarburo<br />
clorurato). A fine reazione (in<strong>di</strong>cata dalla scomparsa<br />
pressoché completa dell’acqua ossigenata) le due fasi<br />
si separano facilmente e il prodotto viene recuperato con<br />
tecniche convenzionali, generalmente per <strong>di</strong>stillazione. Le<br />
rese tipiche, basate sull’acqua ossigenata, variano fra l’80<br />
e il 95% e l’eventuale eccesso <strong>di</strong> olefina viene recuperato<br />
inalterato: generalmente, infatti, le selettività sull’olefina<br />
si aggirano intorno al 95%. Possono essere epossidati con<br />
tab. 2. Ep<strong>ossidazione</strong> <strong>di</strong> olefine con H 2 O 2 <strong>di</strong>luita catalizzata da miscele WO 4 2- /PO4 3-<br />
Temperatura Durata Conv. H 2 O 2 Resa in epossido<br />
(°C) (min) (%) (%)<br />
1-ottene 1,6 70 45 98 82<br />
1-dodecene 1,6 70 60 97 87<br />
Cloruro <strong>di</strong> allile 2 60 150 96 80<br />
Stirene 3 40 180 93 77<br />
a-metilstirene 4,5 40 240 93 79<br />
Cicloesene 3 70 25 98 88<br />
665
PRODUZIONE DI INTERMEDI PER LA PETROLCHIMICA<br />
fig. 3. L’anione<br />
PW4O3 24 .<br />
ottime rese anche substrati sofisticati, <strong>di</strong> interesse farmaceutico.<br />
Lo schema a blocchi del processo <strong>di</strong> ep<strong>ossidazione</strong><br />
<strong>di</strong> una tipica olefina è mostrato in fig. 4.<br />
Al termine della reazione, il catalizzatore viene recuperato,<br />
con piccole quantità <strong>di</strong> sottoprodotti, come residuo<br />
<strong>di</strong> fondo della <strong>di</strong>stillazione (o anche per ultrafiltrazione<br />
della fase organica) e può essere rigenerato e, in<br />
parte, riciclato.<br />
La reazione <strong>di</strong> ep<strong>ossidazione</strong> è stata sviluppata su<br />
scala commerciale per la produzione dell’1,2-epossidecano<br />
e del 3,4-epossibutirrato <strong>di</strong> isobutile. Quest’ultimo,<br />
in particolare, è stato prodotto su scala <strong>di</strong> 100 t/a per ep<strong>ossidazione</strong><br />
del vinilacetato <strong>di</strong> isobutile ed è un interme<strong>di</strong>o<br />
chiave nella sintesi del farmaco nootropo oxiracetam:<br />
O<br />
O<br />
cat.<br />
C H2O O<br />
2<br />
C<br />
O H2O O<br />
fig. 4. Ep<strong>ossidazione</strong><br />
delle olefine con acqua<br />
ossigenata in<br />
trasferimento <strong>di</strong> fase.<br />
HO<br />
N<br />
O<br />
CH 2CONH 2<br />
olefina<br />
Sebbene l’ep<strong>ossidazione</strong> sia la più interessante fra<br />
le reazioni promosse da questi nuovi catalizzatori, essi<br />
sono in grado <strong>di</strong> utilizzare efficientemente l’acqua ossigenata<br />
per numerose altre trasformazioni che pure rivestono<br />
un significativo interesse, comprese le ossidazioni<br />
degli alcoli primari e delle aldei<strong>di</strong> ad aci<strong>di</strong> carbossilici,<br />
degli alcoli secondari a chetoni o dei solfuri a<br />
solfossi<strong>di</strong> (Ricci, 1996). Inoltre una scelta accurata delle<br />
con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> reazione consente <strong>di</strong> ottenere, oltre agli<br />
epossi<strong>di</strong>, tutta una serie <strong>di</strong> altri derivati delle olefine,<br />
spesso <strong>di</strong>fficilmente preparabili con altri meto<strong>di</strong>. Così,<br />
è possibile trasformare le olefine in <strong>di</strong>oli vicinali o in<br />
1,2-idrossichetoni. Entrambe queste classi <strong>di</strong> composti<br />
possono essere ossidate, a loro volta, a 1,2-<strong>di</strong>chetoni.<br />
Infine, i <strong>di</strong>oli o le stesse olefine <strong>di</strong> partenza possono<br />
essere scissi ossidativamente con formazione <strong>di</strong> aci<strong>di</strong><br />
carbossilici (fig. 5).<br />
Recentemente sono apparsi lavori che sembrano<br />
suggerire come, in opportune con<strong>di</strong>zioni (per esempio<br />
in completa assenza <strong>di</strong> ogni specie clorurata), le prestazioni<br />
dei catalizzatori perossi<strong>di</strong>ci a base <strong>di</strong> tungsteno<br />
e fosforo possano essere uguagliate dal solo acido<br />
tungstico o, forse, da specie polimeriche cui esso dà<br />
catalizzatore ep<strong>ossidazione</strong><br />
separazione<br />
<strong>di</strong>stillazione epossido<br />
<strong>di</strong> fase<br />
H 2O 2 H 2O residuo<br />
olefina<br />
666 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI
epossi<strong>di</strong><br />
olefine<br />
aci<strong>di</strong><br />
carbossilici<br />
1,2-<strong>di</strong>oli<br />
origine nell’ambiente <strong>di</strong> reazione. Ai fosfotungstati<br />
perossi<strong>di</strong>ci resta comunque il merito <strong>di</strong> aver consentito<br />
le prime applicazioni commerciali delle ossidazioni<br />
con acqua ossigenata catalizzate da metalli d 0 nonché,<br />
più in generale, quello <strong>di</strong> aver risvegliato l’interesse<br />
per il loro stu<strong>di</strong>o, poi ulteriormente rivitalizzato<br />
dalla scoperta dei nuovi catalizzatori a base <strong>di</strong><br />
renio(VII), primo fra tutti il CH 3 ReO 3 (Herrmann et<br />
al., 1991).<br />
Catalizzatori eterogenei: titanio-silicati<br />
micro- e mesoporosi<br />
Come già accennato, un altro approccio <strong>di</strong> grande<br />
successo nelle ossidazioni con acqua ossigenata è quello<br />
che ha fatto seguito alla scoperta <strong>di</strong> titanio-silicati<br />
micro- e mesoporosi. In particolare, alcune titanio-zeoliti<br />
sono da annoverare tra i catalizzatori <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong><br />
più promettenti. L’attività e la selettività, spesso elevate,<br />
e l’intrinseca stabilità alla degradazione ossidativa ne<br />
fanno dei catalizzatori ideali per le applicazioni industriali.<br />
Le titanio-zeoliti fanno parte della famiglia più<br />
vasta degli ossi<strong>di</strong> misti contenenti un metallo <strong>di</strong> transizione<br />
a elevata <strong>di</strong>spersione, la cui struttura può variare<br />
da cristallina microporosa (zeoliti redox) a totalmente<br />
VOLUME II / RAFFINAZIONE E PETROLCHIMICA<br />
1,2-<strong>di</strong>chetoni<br />
1,2-idrossichetoni<br />
fig. 5. Prodotti ottenibili dall’<strong>ossidazione</strong> delle olefine in<br />
trasferimento <strong>di</strong> fase.<br />
fig. 6. Formazione e crescita<br />
del reticolo cristallino della<br />
TS-1.<br />
SiO 4<br />
PROCESSI DI OSSIDAZIONE<br />
amorfa, passando per una situazione interme<strong>di</strong>a rappresentata<br />
dai metallo-silicati amorfi con un sistema or<strong>di</strong>nato<br />
dei pori (MCM-41, MCM-48, HMS).<br />
Fra questi titanio-silicati, il primo, in or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong><br />
tempo e d’importanza, è la titanio-silicalite-1 (TS-1),<br />
scoperta alla fine degli anni Settanta (Taramasso et<br />
al., 1983). È un titanio-silicato cristallino microporoso,<br />
avente struttura MFI (Baerlocher et al., 2001) che<br />
deriva, formalmente, dalla silicalite-1 (S-1), totalmente<br />
silicea, per sostituzione <strong>di</strong> una parte del silicio con il<br />
titanio, fino a un massimo <strong>di</strong> circa il 2,5%. Si ottiene<br />
per sintesi idrotermale, dalla condensazione progressiva<br />
<strong>di</strong> tetraedri SiO 4 e TiO 4 attorno allo ione template<br />
(stampo) (i-C 3 H 7 ) 4 N (fig. 6). La sua porosità è dovuta<br />
a un sistema tri<strong>di</strong>mensionale <strong>di</strong> canali intersecati,<br />
aventi un <strong>di</strong>ametro me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> circa 0,55 nm. Questo<br />
parametro è importante, poiché pone un limite insuperabile<br />
alla <strong>di</strong>ffusione dei reagenti sui siti attivi <strong>di</strong><br />
titanio e quin<strong>di</strong> alla stessa realizzazione del processo<br />
<strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong>.<br />
Materiali con composizione analoga, ma <strong>di</strong> struttura<br />
<strong>di</strong>versa, sono stati preparati incorporando il titanio<br />
nelle strutture S-2 (titanio-silicalite-2, TS-2), BEA (titanio-b,<br />
Ti-b), MOR (titanio-mordenite, Ti-MOR), MWW<br />
(Ti-MCM-22) e altre meno interessanti per la catalisi.<br />
Sono noti anche titanio-silicati mesoporosi (Ti-MCM-<br />
41, Ti-MCM-48). Oltre al titanio, nelle strutture <strong>di</strong> molte<br />
zeoliti sono stati incorporati altri metalli con proprietà<br />
redox. La tab. 3 offre una selezione dei materiali più interessanti<br />
descritti nella letteratura scientifica e brevettuale.<br />
Essi formano un gruppo relativamente ridotto in<br />
raffronto al numero dei materiali proposti, la maggior<br />
parte dei quali, tuttavia, nelle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> reazione non<br />
è sufficientemente stabile o ad<strong>di</strong>rittura manca <strong>di</strong> attività<br />
catalitica.<br />
Caratterizzazione chimico-fisica degli ossi<strong>di</strong> misti<br />
Un fattore cruciale per le prestazioni catalitiche è la<br />
collocazione del metallo nella struttura zeolitica. È, pertanto,<br />
essenziale stabilire se esso sia inserito nel reticolo<br />
Si Si Ti Si Si Si Si Ti Si Si<br />
O O O O<br />
H2O2 O O O O<br />
O H<br />
H<br />
O<br />
O O O O<br />
O O O O<br />
TiO4 Si Si Si Si Si Si Si Si Si Si<br />
667
PRODUZIONE DI INTERMEDI PER LA PETROLCHIMICA<br />
tab. 3. Alcune zeoliti sostituite in struttura con metalli <strong>di</strong> transizione.<br />
Sono evidenziate in neretto quelle più stu<strong>di</strong>ate per applicazioni catalitiche<br />
Nome Struttura Metalli Dimensioni pori (Å) Dimensionalità<br />
TS-1 MFI Ti, Fe, V, Zr, Cr 5,6·5,3 3<br />
TS-2, TS-3 MFI/MEL Ti, Fe, V 5,3·5,4 3<br />
TS-12 MTW Ti, Fe 5,9·5,5 1<br />
Ti-FER FER Ti, V 5,4·4,2 2<br />
Ti-MWW MWW Ti 5,4·4,0 2<br />
Ti-b BEA Ti, Fe, Sn, Cr 6,4·7,6 3<br />
Ti-MOR MOR Ti 6,5·7,0 2<br />
Ti-SSZ-33 CIT-1 Ti 6,4·7,0 3<br />
Ti-UTD-1 DON Ti, V circa 10 1<br />
Ti-MCM-41 – Ti, V, Sn, Mn 20-100 1<br />
Ti-MCM-48 – Ti, V, Cr 20-100 3<br />
cristallino in <strong>di</strong>spersione atomica o sia depositato sulla<br />
superficie sotto forma <strong>di</strong> particelle <strong>di</strong>screte <strong>di</strong> ossido.<br />
Altrettanto importante è poter escludere la presenza <strong>di</strong><br />
fasi amorfe occluse e determinare la morfologia dei cristalli<br />
(<strong>di</strong>mensione e forma). Preliminare a ogni stu<strong>di</strong>o<br />
catalitico, quin<strong>di</strong>, è l’accurata caratterizzazione chimico-fisica<br />
del potenziale catalizzatore.<br />
Sfortunatamente non esiste una tecnica unica che<br />
sia semplice e fornisca, allo stesso tempo, risposte univoche<br />
(Boccuti et al., 1988; Millini e Perego, 1996).<br />
Generalmente, è necessario ricorrere all’uso combinato<br />
<strong>di</strong> tecniche <strong>di</strong>verse per ottenere una sufficiente certezza<br />
della qualità del catalizzatore. Per la titanio-silicalite<br />
e le altre titanio-zeoliti, le tecniche più utilizzate<br />
sono la <strong>di</strong>ffrazione dei raggi X (XRD, x-Ray<br />
Diffraction), l’assorbimento nell’ultravioletto (UV), la<br />
spettroscopia FTIR e Raman, la spettroscopia d’assorbimento<br />
dei raggi X (EXAFS e XANES) e la microscopia<br />
elettronica (SEM, TEM).<br />
Anche test <strong>di</strong> reattività possono contribuire alla caratterizzazione.<br />
L’idrossilazione del fenolo, per esempio,<br />
è molto sensibile alla presenza <strong>di</strong> specie extrareticolari<br />
ed è stata proposta come test supplementare al riguardo<br />
(v. oltre).<br />
Proprietà chimico-fisiche e proprietà catalitiche<br />
delle titanio-zeoliti<br />
Le proprietà catalitiche <strong>di</strong>pendono da molteplici fattori,<br />
alcuni dei quali (posizione del titanio, morfologia dei<br />
cristalli) sono già stati citati. A essi vanno aggiunte la geometria<br />
e le proprietà superficiali dei pori che impartiscono<br />
alle titanio-zeoliti le proprietà <strong>di</strong> setaccio molecolare,<br />
la capacità cioè <strong>di</strong> <strong>di</strong>scriminare i composti, in fase <strong>di</strong> adsorbimento,<br />
sulla base delle loro <strong>di</strong>mensioni e proprietà chimico-fisiche.<br />
I rapporti tra proprietà superficiali e prestazioni<br />
catalitiche possono essere così riassunti:<br />
• solo il titanio inserito nella struttura è cataliticamente<br />
utile. Il titanio in posizione esterna è ad<strong>di</strong>rittura dannoso<br />
per la sua capacità <strong>di</strong> catalizzare reazioni parassite,<br />
come la decomposizione dell’acqua ossigenata<br />
e percorsi <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> ra<strong>di</strong>calica. Un criterio analogo<br />
vale per le zeoliti contenenti siti metallici <strong>di</strong>versi<br />
dal titanio;<br />
• il titanio inserito nella struttura conferisce alla silicalite-1<br />
proprietà catalitiche molto <strong>di</strong>verse da quelle<br />
conferite dal vana<strong>di</strong>o, dal ferro e da qualsiasi altro<br />
metallo <strong>di</strong> transizione (v. oltre);<br />
• <strong>di</strong>mensioni e geometria dei pori danno luogo alla<br />
cosiddetta shape selectivity, cioè alla capacità del<br />
materiale <strong>di</strong> <strong>di</strong>scriminare i reagenti e i prodotti sulla<br />
base della loro forma e <strong>di</strong>mensioni (v. oltre);<br />
• fenomeni <strong>di</strong> adsorbimento selettivo, governati dalla<br />
natura della superficie, concentrano specifici componenti<br />
della miscela <strong>di</strong> reazione nei canali, in prossimità<br />
dei siti catalitici, influenzando in maniera determinante<br />
il corso della reazione (attività, selettività,<br />
<strong>di</strong>sattivazione). La capacità della TS-1 <strong>di</strong> adsorbire<br />
selettivamente i composti non polari, pur in presenza<br />
<strong>di</strong> acqua e <strong>di</strong> altre sostanze polari e protiche, spiega<br />
l’apparente <strong>di</strong>fferenza delle proprietà catalitiche<br />
del titanio nella TS-1 e negli alcossi<strong>di</strong> solubili. Questi<br />
ultimi sono pressoché inattivi in soluzione acquosa<br />
<strong>di</strong> acqua ossigenata, nelle con<strong>di</strong>zioni cioè <strong>di</strong> massima<br />
attività della TS-1.<br />
668 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI
fig. 7. Proprietà chimiche e steriche<br />
dei siti attivi della TS-1.<br />
I fenomeni che hanno luogo sul sito catalitico sono<br />
strettamente collegati da un lato con la tendenza del titanio<br />
reticolare a espandere la sua sfera <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nazione<br />
da tetraedrica a ottaedrica, chemiadsorbendo molecole<br />
polari, e dall’altro con la scarsa resistenza all’idrolisi <strong>di</strong><br />
una unità TiOSi (fig. 7; Bellussi et al., 1992; Clerici<br />
e Ingallina, 1993).<br />
In accordo con ciò, l’acqua e gli alcoli si coor<strong>di</strong>nano<br />
sul titanio e idrolizzano reversibilmente un legame<br />
TiOSi, producendo specie TiOH e SiOH. L’acqua<br />
ossigenata si comporta in modo analogo, producendo<br />
la specie TiOOH che è all’origine delle proprietà<br />
ossidanti del sistema TS-1/H 2 O 2 . Per la specie TiOOH<br />
sono state proposte le strutture illustrate in fig. 8 (per<br />
motivi <strong>di</strong> chiarezza, sono stati omessi gli altri leganti,<br />
per i quali v. ancora fig. 7). La struttura rappresentata in<br />
A è quella che ha le maggiori probabilità <strong>di</strong> esistenza<br />
nelle con<strong>di</strong>zioni adatte alla catalisi, cioè in presenza <strong>di</strong><br />
acqua e/o <strong>di</strong> un alcol.<br />
La TS-1 catalizza l’<strong>ossidazione</strong> <strong>di</strong> molte funzioni<br />
organiche con acqua ossigenata, in particolare l’ep<strong>ossidazione</strong><br />
delle olefine e l’idrossilazione delle paraffine<br />
e dei composti aromatici, oltre che l’<strong>ossidazione</strong><br />
degli alcoli, degli eteri e <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi composti solforati<br />
e azotati. Non è invece attiva nelle ossidazioni con idroperossi<strong>di</strong><br />
organici. Le altre metallo-zeoliti sono attive<br />
per uno spettro <strong>di</strong> reazioni più limitato. Quelle a pori<br />
larghi e i materiali mesoporosi, tuttavia, permettono<br />
<strong>di</strong> utilizzare come ossidanti anche gli idroperossi<strong>di</strong><br />
organici.<br />
La TS-1, ma anche la TS-2, la Ti-b, la Ti,Al-b e la<br />
Ti-MWW catalizzano l’ep<strong>ossidazione</strong> delle olefine, in<br />
soluzione <strong>di</strong>luita <strong>di</strong> acqua ossigenata (10%) e a temperature<br />
inferiori a 80 °C. La TS-1 mostra già una buona<br />
attività perfino al <strong>di</strong> sotto <strong>di</strong> 0 °C. In effetti, l’ep<strong>ossidazione</strong><br />
è la reazione preferita quando nella molecola sono<br />
presenti altri gruppi reattivi. Al riguardo, la chemioselettività<br />
può essere altissima.<br />
A <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> quanto osservato nel caso <strong>di</strong> catalizzatori<br />
a base <strong>di</strong> titanio ma solubili, i solventi che favoriscono<br />
un’elevata velocità <strong>di</strong> reazione sono protici e<br />
polari: il metanolo (TS-1, TS-2, Ti-b, Ti,Al-b), l’acetone<br />
(TS-1) e l’acetonitrile. In quantità moderata, l’acqua<br />
ha effetti minori sulle rese e la selettività. D’altra parte,<br />
la sua presenza nell’ambiente <strong>di</strong> reazione non può essere<br />
VOLUME II / RAFFINAZIONE E PETROLCHIMICA<br />
Si<br />
O<br />
O<br />
Si<br />
Si<br />
O<br />
OH2 Ti<br />
OH<br />
OH2 O<br />
H<br />
H 2O<br />
Si<br />
Si<br />
O<br />
O<br />
O<br />
Ti<br />
Si<br />
O<br />
Si Si<br />
R<br />
O H<br />
Ti O<br />
O<br />
H 2O/H 2O 2<br />
PROCESSI DI OSSIDAZIONE<br />
evitata, essendo aggiunta con l’ossidante e prodotta dalla<br />
stessa reazione. La decomposizione dell’acqua ossigenata<br />
è generalmente bassa con i catalizzatori in<strong>di</strong>cati o,<br />
ad<strong>di</strong>rittura, trascurabile con la TS-1.<br />
Le rese e la selettività sono in genere alte, potendo<br />
raggiungere valori prossimi al 100% con la TS-1, in accordo<br />
con il meccanismo eterolitico (fig. 9; Clerici e Ingallina,<br />
1993; Neurock e Manzer, 1996).<br />
Sottoprodotti della reazione sono generalmente i prodotti<br />
d’idrolisi dell’epossido. La loro formazione può<br />
essere ridotta, neutralizzando l’aci<strong>di</strong>tà residua del catalizzatore,<br />
con l’aggiunta <strong>di</strong> modeste quantità <strong>di</strong> sostanze<br />
basiche nell’ambiente <strong>di</strong> reazione.<br />
Tutti i catalizzatori zeolitici, non solo quelli <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong>,<br />
possiedono shape selectivity: solo le olefine,<br />
capaci <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffondere all’interno dei pori, possono essere<br />
ossidate con elevate velocità <strong>di</strong> reazione. Ciò spiega la<br />
<strong>di</strong>versa reattività del cicloesene sulla TS-1 (molto scarsa)<br />
e sulla Ti,Al-b (buona), poiché le sue <strong>di</strong>mensioni<br />
molecolari sono molto vicine al <strong>di</strong>ametro dei pori della<br />
prima e significativamente inferiori a quello della seconda.<br />
Più in generale, la shape selectivity sovverte<br />
Si<br />
O<br />
O<br />
Si<br />
Si<br />
O<br />
OH2 Ti<br />
OOH<br />
OH2 O<br />
H<br />
H Ti<br />
O H<br />
O<br />
fig. 8. Struttura della specie cataliticamente<br />
attiva della TS-1.<br />
R<br />
Ti<br />
A B<br />
O<br />
O<br />
H<br />
fig. 9. Meccanismo dell’ep<strong>ossidazione</strong><br />
catalizzata dalla TS-1.<br />
O<br />
H<br />
R<br />
Ti<br />
O<br />
O<br />
H<br />
O<br />
H<br />
Si<br />
669
PRODUZIONE DI INTERMEDI PER LA PETROLCHIMICA<br />
TS-1:<br />
Ti,Al-β:<br />
1,0<br />
<br />
4,7 6,0 16,2<br />
<br />
CH3CO3H: AcO <br />
R1 R <br />
R<br />
0,04 1 20-24 27 240<br />
completamente l’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> reattività predetto dalle proprietà<br />
elettroniche del doppio legame. La fig. 10 mette a<br />
confronto olefine con <strong>di</strong>verso ingombro sterico nell’ep<strong>ossidazione</strong><br />
con TS-1/H 2 O 2 , Ti,Al-b/H 2 O 2 e con l’acido<br />
peracetico, che non risente significativamente <strong>di</strong> restrizioni<br />
steriche (i numeri associati alle olefine ne in<strong>di</strong>cano<br />
la reattività relativa). Gli effetti sterici dei sostituenti<br />
sul doppio legame prevalgono nettamente su quelli<br />
elettronici con i catalizzatori eterogenei, mentre accade<br />
l’opposto per l’acido peracetico.<br />
Se l’attività, la selettività e le blande con<strong>di</strong>zioni<br />
<strong>di</strong> reazione fanno del sistema TS-1/H 2 O 2 un’alternativa<br />
preferibile agli ossidanti convenzionali, le restrizioni<br />
steriche imposte dalla sua natura microporosa pongono<br />
limiti evidenti alla gamma delle potenziali applicazioni.<br />
La Ti-b e le altre titanio-zeoliti a pori larghi forniscono<br />
una soluzione molto parziale al problema. La sintesi dei<br />
catalizzatori mesoporosi (Ti-MCM-41, Ti-MCM-48 e<br />
simili) venne perseguita proprio in vista <strong>di</strong> un miglioramento<br />
in questa <strong>di</strong>rezione. Tuttavia, i risultati ottenuti con<br />
l’acqua ossigenata sono poco incoraggianti. Le conclusioni<br />
<strong>di</strong> questi stu<strong>di</strong> possono essere così riassunte:<br />
• la velocità <strong>di</strong> reazione <strong>di</strong>minuisce rapidamente nell’or<strong>di</strong>ne:<br />
TS-1Ti-bTi-MCM-41, <strong>di</strong>ventando pressoché<br />
trascurabile sul catalizzatore mesoporoso;<br />
• alla carenza precedente si aggiunge l’instabilità strutturale<br />
che Ti-b, Ti,Al-b e Ti-MCM-41 mostrano in<br />
misura crescente in soluzione acquosa d’acqua ossigenata.<br />
Il <strong>di</strong>fetto è comune ad altre metallo-zeoliti,<br />
in particolare a quelle contenenti vana<strong>di</strong>o, e si manifesta<br />
con un collasso progressivo del reticolo cristallino<br />
e con il rilascio del metallo in soluzione;<br />
• i materiali mesoporosi <strong>di</strong>sponibili hanno una superficie<br />
sostanzialmente idrofila. La circostanza favorisce<br />
l’adsorbimento dell’acqua, a scapito dell’olefina<br />
o <strong>di</strong> altro reagente non polare, deprimendo con<br />
ciò la velocità <strong>di</strong> reazione. Sfortunatamente, l’acqua<br />
non può essere evitata nell’uso dell’ossidante acqua<br />
ossigenata;<br />
• una possibile alternativa è offerta dall’uso del ter-butilidroperossido<br />
(TBHP), per il quale l’attività aumenta<br />
nell’or<strong>di</strong>ne inverso: Ti-bTi-MCM-41 mentre la<br />
TS-1 è praticamente inattiva per ragioni steriche.<br />
<br />
1 1,1 1,6 1,6<br />
fig. 10. Velocità relative <strong>di</strong> ep<strong>ossidazione</strong> <strong>di</strong> alcune olefine<br />
sostituite con <strong>di</strong>versi ossidanti.<br />
Le conclusioni <strong>di</strong> cui sopra, pertanto, non implicano<br />
una decrescente attività dei siti <strong>di</strong> titanio al crescere delle<br />
<strong>di</strong>mensioni dei pori, quanto, piuttosto, una <strong>di</strong>minuzione<br />
della capacità <strong>di</strong> adsorbimento dell’olefina. È la densità<br />
dei gruppi SiOH superficiali e, quin<strong>di</strong>, l’idrofilicità<br />
dei pori che aumenta nella serie TS-1Ti-βTi-MCM-41,<br />
favorendo parallelamente l’adsorbimento dell’acqua a<br />
spese dell’olefina (o d’altro reagente non polare). Anche<br />
l’instabilità è, in qualche misura, conseguenza dell’aumento<br />
dei gruppi SiOH, i quali possono essere considerati<br />
come siti <strong>di</strong>fettivi della matrice silicea e punto<br />
d’inizio dei fenomeni idrolitici che causano il deca<strong>di</strong>mento<br />
della matrice stessa.<br />
La TS-1 catalizza l’idrossilazione delle paraffine, a<br />
temperature inferiori a 100 °C, in soluzione acquosa o<br />
metanolica <strong>di</strong> acqua ossigenata (Huybrechts et al., 1990;<br />
Clerici, 1991):<br />
Può sembrare sorprendente che composti comunemente<br />
inerti come le paraffine, per <strong>di</strong> più in soluzione<br />
<strong>di</strong>luita, possano essere ossidati <strong>di</strong> preferenza rispetto al<br />
solvente metanolo. La ragione va ricercata probabilmente<br />
nell’idrofobicità del catalizzatore, in grado <strong>di</strong><br />
adsorbire selettivamente la paraffina in prossimità dei<br />
siti attivi secondo i criteri già esposti per l’ep<strong>ossidazione</strong><br />
delle olefine. Lo stesso motivo, probabilmente,<br />
spiega la poca o nulla attività delle titanio-zeoliti a pori<br />
larghi e dei catalizzatori mesoporosi, per i quali l’or<strong>di</strong>ne<br />
<strong>di</strong> reattività, già visto per le olefine, si <strong>di</strong>mostra ora<br />
molto più accentuato.<br />
In competizione con l’idrossilazione avviene anche<br />
la decomposizione dell’acqua ossigenata, in misura generalmente<br />
non trascurabile. L’<strong>ossidazione</strong> avviene soltanto<br />
al carbonio secondario, essendo inerti i gruppi metilici,<br />
e produce una miscela <strong>di</strong> alcoli secondari e chetoni (formati<br />
per <strong>ossidazione</strong> consecutiva). Le vana<strong>di</strong>o-silicaliti,<br />
invece, sono attive anche per l’idrossilazione dei carboni<br />
primari, formando una miscela <strong>di</strong> alcoli primari e<br />
secondari e prodotti <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> successiva.<br />
Per quanto riguarda i composti aromatici, la TS-1 e<br />
la Ti-MOR ne catalizzano l’idrossilazione ai corrispondenti<br />
fenoli (Romano et al., 1990):<br />
670 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI<br />
TS-1<br />
H 2O 2<br />
TS-1<br />
H 2O 2<br />
OH OH<br />
TS-1<br />
H 2O 2<br />
<br />
O O<br />
TS-1 H 2O 2<br />
OH<br />
OH<br />
TS-1<br />
H2O2 OH <br />
HO<br />
HOOH<br />
OH
La reazione segue le regole dell’attacco elettrofilo:<br />
sono elevate le reattività del fenolo e del toluene, mentre<br />
sono trascurabili quelle del nitrobenzene, del clorobenzene<br />
e dell’acido benzoico. L’<strong>ossidazione</strong> dei gruppi<br />
alchilici negli alchilbenzeni compete con quella del<br />
nucleo, eccetto che per i gruppi metili, quasi completamente<br />
inerti. Anche in questo caso è <strong>di</strong>verso il comportamento<br />
delle vana<strong>di</strong>o-silicaliti, le quali catalizzano <strong>di</strong><br />
preferenza l’idrossilazione delle catene alchiliche laterali,<br />
gruppi metilici inclusi.<br />
L’idrossilazione dei composti paraffinici e aromatici è<br />
fortemente regolata dalle restrizioni steriche imposte dalle<br />
<strong>di</strong>mensioni dei pori. Già l’idrossilazione del toluene ha<br />
una cinetica comparabile a quella del benzene, nonostante<br />
la sua maggiore nucleofilicità. Una seconda conseguenza<br />
degli effetti sterici è che la decomposizione dell’acqua<br />
ossigenata può <strong>di</strong>ventare la reazione predominante quando<br />
i substrati sono molecole voluminose.<br />
I meccanismi delle reazioni <strong>di</strong> idrossilazione sono<br />
stati poco stu<strong>di</strong>ati. Esistono, però, forti evidenze della<br />
loro natura omolitica, che le <strong>di</strong>fferenzia dall’ep<strong>ossidazione</strong>,<br />
eterolitica. Un meccanismo in grado <strong>di</strong> spiegare<br />
sia l’idrossilazione sia la competizione della decomposizione<br />
dell’acqua ossigenata è stato proposto <strong>di</strong> recente<br />
(Clerici, 2001).<br />
Le titanio-zeoliti somigliano ad altri sistemi catalitici<br />
nell’<strong>ossidazione</strong> degli alcoli primari e secondari, eccetto<br />
che per gli effetti delle restrizioni steriche (Maspero<br />
e Romano, 1994). I prodotti sono le aldei<strong>di</strong> e i chetoni<br />
corrispondenti, a cui si aggiungono, nel caso degli alcoli<br />
primari, anche gli aci<strong>di</strong> carbossilici formati per <strong>ossidazione</strong><br />
consecutiva (fig. 11). Gli alcoli primari sono ossidati<br />
con minore facilità dei secondari. È degna <strong>di</strong> nota<br />
la scarsa reattività dell’alcol metilico che lo rende adatto<br />
come solvente per le altre ossidazioni.<br />
I chetoni sono generalmente stabili nelle con<strong>di</strong>zioni<br />
<strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> degli alcoli secondari. Possono, però, essere<br />
ossidati a lattoni ed esteri corrispondenti, scegliendo<br />
opportunamente i catalizzatori. La Sn-b si <strong>di</strong>mostra il<br />
catalizzatore più selettivo al riguardo, con valori che possono<br />
arrivare al 98% (Corma et al., 2001). Al contrario<br />
delle titanio-zeoliti, un doppio legame eventualmente<br />
presente non subisce l’ep<strong>ossidazione</strong>, come esemplificato<br />
dall’<strong>ossidazione</strong> del <strong>di</strong>idrocarvone (fig. 12). La ragione<br />
va ricercata nel <strong>di</strong>verso meccanismo, che per la Sn-b<br />
si basa sulle proprietà <strong>di</strong> acido <strong>di</strong> Lewis del sito attivo,<br />
anziché redox come per la Ti-b.<br />
fig. 11. Meccanismo<br />
<strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> <strong>di</strong> un alcol<br />
catalizzata dalla TS-1.<br />
VOLUME II / RAFFINAZIONE E PETROLCHIMICA<br />
RCH 2<br />
Ti<br />
O<br />
O<br />
H<br />
O<br />
H<br />
Nell’<strong>ossidazione</strong> delle ammine possono essere ottenuti<br />
<strong>di</strong>versi prodotti, secondo la natura dell’ammina e<br />
delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> reazione:<br />
NH 2<br />
Dall’anilina, operando in <strong>di</strong>fetto d’acqua ossigenata,<br />
è ottenuto come prodotto finale l’azossibenzene.<br />
Con un eccesso d’ossidante, il prodotto principale è il<br />
nitrobenzene (non rappresentato). Nell’<strong>ossidazione</strong> delle<br />
ammine alifatiche primarie e secondarie si formano le<br />
ossime, le alchil idrossilammine e altri prodotti. Anche<br />
nel caso dell’<strong>ossidazione</strong> delle ammine si riscontra una<br />
<strong>di</strong>fferente selettività da parte <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi siti metallici. Le<br />
vana<strong>di</strong>o-silicaliti, per esempio nell’<strong>ossidazione</strong> dell’anilina,<br />
formano prevalentemente il nitrobenzene anche<br />
in <strong>di</strong>fetto d’acqua ossigenata.<br />
I tioeteri sono facilmente ossidati ai corrispondenti<br />
solfoni e solfossi<strong>di</strong>:<br />
RSRRSORRSO2R La reazione, inizialmente poco considerata a causa<br />
della facilità con cui si ossidano i tioeteri, potrebbe acquisire<br />
importanza come mezzo per la rimozione dello zolfo<br />
dai combustibili per autotrazione. È evidente che in questa<br />
applicazione i catalizzatori più adatti sono quelli con<br />
struttura mesoporosa e <strong>di</strong> conseguenza l’ossidante preferito<br />
<strong>di</strong>venta il ter-butilidroperossido.<br />
Ep<strong>ossidazione</strong> delle olefine<br />
PROCESSI DI OSSIDAZIONE<br />
Produzione industriale degli epossi<strong>di</strong><br />
Fra i prodotti che si possono ottenere per <strong>ossidazione</strong><br />
delle olefine, gli epossi<strong>di</strong> hanno sempre ricevuto un’attenzione<br />
particolare per la loro elevata reattività che ne<br />
fa degli interme<strong>di</strong> estremamente utili (e utilizzati) nella<br />
sintesi organica.<br />
Come spesso accade, anche fra gli epossi<strong>di</strong> il termine<br />
più semplice, l’ossido <strong>di</strong> etilene, viene prodotto con<br />
un metodo (<strong>ossidazione</strong> <strong>di</strong>retta dell’etilene con ossigeno<br />
in fase gassosa) <strong>di</strong>verso da quelli usati per tutti gli altri<br />
termini. Gli epossi<strong>di</strong> superiori, invece, sono preparati<br />
H H<br />
R<br />
O C<br />
H<br />
Ti O H<br />
O<br />
NHOH<br />
ArNHOH<br />
OH 2<br />
Ti<br />
NN <br />
RCH 2NH 2 RCHNOH RCHO<br />
O<br />
ArNHOH<br />
NO<br />
O <br />
H RCHO<br />
671
PRODUZIONE DI INTERMEDI PER LA PETROLCHIMICA<br />
O<br />
H 2O 2<br />
O<br />
O<br />
Sn<br />
O<br />
R<br />
O H<br />
Ti O<br />
O<br />
O<br />
O<br />
H<br />
in con<strong>di</strong>zioni più blande e con modalità più complesse.<br />
Questo perché, alle temperature relativamente alte<br />
richieste dall’uso dell’ossigeno molecolare, all’<strong>ossidazione</strong><br />
del doppio legame si aggiunge quella del CH<br />
allilico con la conseguenza <strong>di</strong> ottenere un largo spettro<br />
<strong>di</strong> prodotti. Per questo motivo, gli epossi<strong>di</strong> superiori,<br />
quando non sono ottenuti per <strong>ossidazione</strong> delle corrispondenti<br />
olefine con aci<strong>di</strong> percarbossilici (reazione non<br />
priva <strong>di</strong> problemi, anche dal punto <strong>di</strong> vista della sicurezza),<br />
sono generalmente preparati per <strong>ossidazione</strong> delle<br />
olefine con cloro (attraverso le cloridrine corrispondenti)<br />
o con idroperossi<strong>di</strong>. A questi processi potrebbe aggiungersi,<br />
in futuro, l’ep<strong>ossidazione</strong> con acqua ossigenata,<br />
attualmente in fase <strong>di</strong> sviluppo.<br />
Di seguito, si prendono in esame i processi per la produzione<br />
dell’ossido <strong>di</strong> propilene che, fra gli epossi<strong>di</strong><br />
superiori, è <strong>di</strong> gran lunga quello commercialmente più<br />
importante.<br />
La capacità produttiva dell’ossido <strong>di</strong> propilene (PO)<br />
nel 2000 ammontava globalmente a 5,710 6 t, con una<br />
domanda attestata a 4,710 6 t. Si stima che circa il 7%<br />
del propilene prodotto sia destinato alla produzione <strong>di</strong><br />
questo derivato.<br />
L’ossido <strong>di</strong> propilene è un interme<strong>di</strong>o base dell’industria<br />
chimica, utilizzato per produrre una lunga serie <strong>di</strong><br />
prodotti commerciali. A tale scopo, deve essere preventivamente<br />
trasformato in alcuni suoi derivati: polieteri polioli<br />
(65%), glicoli propilenici (20%) e altri interme<strong>di</strong> come,<br />
per esempio, i glicoleteri, le alcanolammine, l’1,4-butan<strong>di</strong>olo,<br />
l’alcol allilico e il propilencarbonato. I polieteri<br />
polioli, prodotti dalla reazione dell’ossido <strong>di</strong> propilene con<br />
alcoli poliidrici, sono destinati alla produzione <strong>di</strong> schiume<br />
poliuretaniche flessibili (applicate nell’industria automobilistica,<br />
per esempio per i se<strong>di</strong>li, o della casa e dell’arredamento,<br />
per esempio per materassi e tappeti) o<br />
O<br />
O<br />
O<br />
O<br />
O<br />
OH<br />
OH<br />
fig. 12. Diverso meccanismo <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> dei catalizzatori<br />
Sn-b e Ti-b.<br />
rigide (impiegate, per esempio, negli isolanti termici). Il glicole<br />
propilenico (1,2-<strong>di</strong>idrossipropano), d’altra parte, è<br />
utilizzato nella produzione <strong>di</strong> resine poliestere e, per la sua<br />
biocompatibilità, nella formulazione <strong>di</strong> prodotti cosmetici,<br />
farmaceutici e alimentari. Per lo stesso motivo, il glicole<br />
<strong>di</strong>propilenico e altri oligomeri inferiori sono utilizzati<br />
per produrre liqui<strong>di</strong> antigelo, flui<strong>di</strong> idraulici, oli da<br />
taglio e lubrificanti. A <strong>di</strong>fferenza degli analoghi derivati<br />
dell’ossido d’etilene, infatti, essi sono biodegradabili e<br />
innocui per gli organismi viventi. Da citare sono anche<br />
alcune utilizzazioni delle alcanolammine (detergenti, prodotti<br />
anticorrosione), dei polieteri (agenti antischiuma, tensioattivi)<br />
e degli esteri (solventi per inchiostri e vernici).<br />
Processo alla cloridrina<br />
Introdotto circa un secolo fa, il processo alla cloridrina<br />
è largamente applicato ancora oggi. Il propilene<br />
viene fatto reagire con il cloro in soluzione acquosa, producendo<br />
una miscela <strong>di</strong> due cloridrine da cui si libera<br />
l’ossido <strong>di</strong> propilene per trattamento con calce o soda<br />
(resa globale, circa 89%):<br />
CH3 CHCH2 H2O Cl2 n CH3 CH CH2 <br />
OH OH Cl Cl<br />
n CH 3 CH CH 2(1n) CH 3<br />
Il processo alla cloridrina è gravato da una serie <strong>di</strong><br />
problemi, con implicazioni <strong>di</strong> carattere ambientale, quali<br />
la formazione <strong>di</strong> coprodotti e sottoprodotti clorurati inorganici<br />
e organici. Gran parte del cloro impiegato, infatti,<br />
finisce per formare cloruro <strong>di</strong> idrogeno in quantità stechiometrica,<br />
per la cui neutralizzazione, che avviene contemporaneamente<br />
alla formazione dell’epossido, si usa<br />
calce o soda. Si formano anche quantità non trascurabili<br />
<strong>di</strong> sottoprodotti clorurati organici, i quali consumano<br />
inutilmente propilene e complicano le operazioni a valle<br />
della loro formazione. L’effluente, costituito da una soluzione<br />
<strong>di</strong>luita <strong>di</strong> cloruro <strong>di</strong> so<strong>di</strong>o o <strong>di</strong> calcio e da impurezze<br />
organiche clorurate, deve essere sottoposto ai necessari<br />
trattamenti e infine smaltito. Un ulteriore problema<br />
nasce dai rischi <strong>di</strong> corrosione e, quin<strong>di</strong>, dalla necessità<br />
<strong>di</strong> utilizzare materiali resistenti. Ciò nonostante quello<br />
alla cloridrina è un processo economicamente valido, in<br />
grado <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfare circa la metà del mercato mon<strong>di</strong>ale<br />
dell’ossido <strong>di</strong> propilene.<br />
Ep<strong>ossidazione</strong> con idroperossi<strong>di</strong><br />
I processi in cui l’ossidante è un idroperossido organico<br />
furono sviluppati originariamente da Halcon, ARCO<br />
672 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI<br />
Cl<br />
OH<br />
Cl<br />
OH<br />
(1n) (1n) CH CH 3 3 CH CH CH CH 2 2 HCl HCl<br />
OH Cl<br />
CH<br />
CH 2NaOH<br />
CH CH3 3 CH CH CH CH2NaClH 2NaClH2O2O OO
e Shell e applicati nell’industria a partire dagli anni Settanta.<br />
Con essi si produce, all’incirca, l’altra metà dell’ossido<br />
<strong>di</strong> propilene commercializzato nel mondo. Sono<br />
processi <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> in fase liquida, in cui i catalizzatori<br />
possono essere solubili (Halcon/ARCO) o supportati<br />
(Shell). Gli ossidanti sono il TBHP (ter-butilidroperossido)<br />
o l’EBHP (etilbenzene idroperossido o<br />
(1-fenil)etilidroperossido), ottenuti dall’<strong>ossidazione</strong> con<br />
aria dell’isobutano o dell’etilbenzene, rispettivamente.<br />
Gli alcoli coprodotti, ter-butilico (TBA) o 1-feniletilico,<br />
sono destinati rispettivamente alle produzioni del metilter-butiletere<br />
(MTBE) e dello stirene. Dal loro valore<br />
commerciale <strong>di</strong>pende in gran parte la convenienza dell’ossido<br />
<strong>di</strong> propilene prodotto per questa via.<br />
Esiste poi un terzo processo, introdotto <strong>di</strong> recente<br />
dalla Sumitomo, in cui l’ossidante è il cumilidroperossido<br />
e in cui l’alcol coprodotto è riciclato anziché essere<br />
collocato sul mercato.<br />
<strong>Processi</strong> <strong>di</strong> ep<strong>ossidazione</strong> con TBHP<br />
Esistono due versioni del processo, utilizzate dalla<br />
Lyondell (ex ARCO) e dalla Huntsman (ex Texaco). Le<br />
reazioni principali sono le stesse:<br />
CH 3<br />
CH 3<br />
CH 3<br />
C<br />
CH 3<br />
CH 3<br />
C<br />
CH 3<br />
H<br />
CH 3<br />
OOH CH3 CH CH3 3<br />
CH 3<br />
O<br />
Nel processo ARCO si <strong>di</strong>stinguono sei sta<strong>di</strong>: <strong>ossidazione</strong><br />
dell’isobutano, ep<strong>ossidazione</strong> del propilene,<br />
separazione dei prodotti, purificazione del PO, purificazione<br />
del TBA, preparazione e recupero del catalizzatore.<br />
Nel primo sta<strong>di</strong>o, l’isobutano è ossidato in<br />
fase liquida con ossigeno, a circa 140 °C sotto pressione,<br />
producendo una miscela <strong>di</strong> ter-butilidroperossido,<br />
ter-butanolo e <strong>di</strong>versi sottoprodotti, come<br />
acetone e aci<strong>di</strong> carbossilici. La reazione è condotta<br />
in ter-butanolo <strong>di</strong> riciclo ed è una tipica aut<strong>ossidazione</strong><br />
che non richiede catalizzatore, sebbene la presenza<br />
<strong>di</strong> iniziatori possa accelerarne le fasi iniziali. Per<br />
valori <strong>di</strong> conversione vicini al 35%, le selettività a<br />
ter-butilidroperossido e ter-butanolo sono il 53% e il<br />
40%, rispettivamente.<br />
La corrente proveniente dal reattore d’aut<strong>ossidazione</strong><br />
è sottoposta a frazionamento per rimuovere l’isobutano,<br />
<strong>di</strong>luita con ter-butanolo <strong>di</strong> riciclo per portare<br />
la concentrazione del TBHP al 40% e, dopo aggiunta<br />
VOLUME II / RAFFINAZIONE E PETROLCHIMICA<br />
C<br />
CH 3<br />
CH<br />
OOH<br />
CH 2<br />
<br />
CH 3<br />
CH 3<br />
C<br />
CH CH3 3<br />
CH CH3 3<br />
CH 3<br />
CH CH CH2 2<br />
CH CH3 3 C OH<br />
OH<br />
PROCESSI DI OSSIDAZIONE<br />
della soluzione del catalizzatore <strong>di</strong> molibdeno, alimentata<br />
nel reattore <strong>di</strong> ep<strong>ossidazione</strong>. Il propilene è<br />
alimentato in forte eccesso per massimizzare le rese e<br />
<strong>di</strong>minuire i tempi <strong>di</strong> reazione. La reazione è condotta<br />
a circa 120 °C e sotto pressione, con selettività fino al<br />
98% rispetto al propilene. Tra i sottoprodotti sono da<br />
annoverare il metilformiato (particolarmente indesiderato<br />
per il punto <strong>di</strong> ebollizione prossimo a quello<br />
dell’epossido), composti carbonilici, aci<strong>di</strong> carbossilici<br />
e glicole propilenico. Le fasi successive prevedono<br />
la separazione dei prodotti dall’eccesso <strong>di</strong> propilene<br />
da inviare al riciclo, il recupero del molibdeno e la purificazione<br />
dell’ossido <strong>di</strong> propilene e del ter-butanolo.<br />
Il processo è caratterizzato dalla produzione <strong>di</strong> PO e<br />
ter-butanolo in rapporto 1:2,4.<br />
In una seconda versione del processo, sviluppata originariamente<br />
da Texaco, l’ep<strong>ossidazione</strong> è condotta in<br />
due sta<strong>di</strong> successivi a 110 °C e 135 °C. Questa seconda<br />
versione <strong>di</strong>fferisce dalla precedente anche per i meto<strong>di</strong><br />
<strong>di</strong> preparazione del catalizzatore e <strong>di</strong> separazione e<br />
purificazione dei prodotti e per il più basso rapporto<br />
PO/ter-butanolo.<br />
<strong>Processi</strong> <strong>di</strong> ep<strong>ossidazione</strong> con EBHP<br />
Esistono due processi in cui l’ossidante è l’(1-fenil)etilidroperossido,<br />
che si <strong>di</strong>fferenziano per il tipo <strong>di</strong> catalizzatore:<br />
CH 3<br />
C H<br />
H<br />
CH 3<br />
C OOH<br />
H<br />
<br />
CH 3<br />
CH 3<br />
C OOH <br />
H<br />
CH 3<br />
CH<br />
CH2 <br />
CH 3<br />
C OH<br />
Nel processo ARCO (oggi Lyondell) si utilizza un<br />
composto solubile del molibdeno, mentre nel processo<br />
sviluppato dalla Shell si impiega titanio(IV) supportato<br />
su silice, Ti/SiO 2 . Il rapporto dei prodotti PO/stirene,<br />
invece, è simile e pari a circa 1:2,2.<br />
In ambedue i processi il primo sta<strong>di</strong>o ha il compito<br />
<strong>di</strong> preparare la soluzione <strong>di</strong> idroperossido, per <strong>ossidazione</strong><br />
dell’etilbenzene con aria a circa 150 °C e 3,5 bar<br />
<strong>di</strong> pressione. Per ragioni <strong>di</strong> sicurezza, si limita la conversione<br />
a valori inferiori al 10%. La selettività è 80-<br />
85% rispetto all’idroperossido, con il resto costituito<br />
principalmente da 1-feniletanolo e acetofenone. La concentrazione<br />
<strong>di</strong> EBHP richiesta per la reazione <strong>di</strong> ep<strong>ossidazione</strong><br />
(17-19%) è raggiunta rimuovendo per <strong>di</strong>stillazione<br />
l’eccesso <strong>di</strong> etilbenzene.<br />
O<br />
CHCH 2<br />
H<br />
CH 3<br />
C OH<br />
H<br />
673
PRODUZIONE DI INTERMEDI PER LA PETROLCHIMICA<br />
L’ep<strong>ossidazione</strong> viene condotta a 100-115 °C. Nel processo<br />
Shell, il catalizzatore eterogeneo Ti/SiO 2 permette<br />
<strong>di</strong> adottare la soluzione del reattore a letto fisso impaccato.<br />
La particolarità <strong>di</strong> questo catalizzatore è la sua stabilità<br />
al rilascio in soluzione <strong>di</strong> specie solubili. Nelle con<strong>di</strong>zioni<br />
<strong>di</strong> reazione, analoghi catalizzatori <strong>di</strong> molibdeno,<br />
tungsteno o vana<strong>di</strong>o supportati liberano, invece, specie<br />
solubili. La rigenerazione del catalizzatore Ti/SiO 2 <strong>di</strong>sattivato<br />
avviene ossidando con aria i depositi organici.<br />
Ciò che caratterizza i processi con EBHP è lo sta<strong>di</strong>o<br />
de<strong>di</strong>cato alla produzione dello stirene monomero.<br />
La miscela <strong>di</strong> 1-feniletanolo e acetofenone, recuperata<br />
dall’effluente del reattore <strong>di</strong> ep<strong>ossidazione</strong>, è <strong>di</strong>sciolta<br />
in trifenilmetano e sottoposta a <strong>di</strong>sidratazione ad alta<br />
temperatura in presenza <strong>di</strong> un catalizzatore acido. Dopo<br />
la separazione dello stirene, il residuo contenente acetofenone<br />
è inviato ad un reattore <strong>di</strong> idrogenazione, dopo <strong>di</strong><br />
che l’1-feniletanolo ad<strong>di</strong>zionale è riunito alla corrente<br />
inviata alla <strong>di</strong>sidratazione. Le selettività superano il 98%.<br />
Dal punto <strong>di</strong> vista delle prestazioni globali, sia nel<br />
processo ARCO sia in quello Shell le rese in epossido si<br />
avvicinano al 92% e quelle in stirene al 94%.<br />
Processo <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> con cumilidroperossido<br />
Il processo sviluppato dalla Sumitomo, basato sul<br />
cumilidroperossido come ossidante, è caratterizzato dal<br />
fatto che il coprodotto, l’alcol cumilico, è <strong>di</strong>sidratato e<br />
idrogenato a cumene e quin<strong>di</strong> riciclato. La via idroperossido,<br />
in questo caso particolare, si svincola dalla necessità<br />
<strong>di</strong> dover collocare sul mercato un secondo prodotto.<br />
Si caratterizza, inoltre, per le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> temperatura<br />
e pressione significativamente più blande rispetto agli<br />
altri processi idroperossido. Finora è stato applicato in<br />
un solo impianto in Giappone, operativo dal 2003<br />
(200.000 t/a).<br />
Ep<strong>ossidazione</strong> con acqua ossigenata catalizzata<br />
dalla TS-1<br />
Il processo si <strong>di</strong>fferenzia dai precedenti per l’uso dell’acqua<br />
ossigenata come ossidante, reso possibile dall’adozione<br />
della titanio-silicalite come catalizzatore (Clerici<br />
et al., 1991). Nel processo il coprodotto è semplicemente<br />
l’acqua, il che permette <strong>di</strong> svincolarsi dalla<br />
necessità <strong>di</strong> collocarlo sul mercato o <strong>di</strong> riciclarlo, oltre<br />
a offrire indubbi vantaggi <strong>di</strong> tipo ambientale per l’assenza<br />
<strong>di</strong> sottoprodotti clorurati.<br />
La reazione <strong>di</strong> ep<strong>ossidazione</strong> è condotta in metanolo<br />
acquoso, a temperature inferiori a 60 °C e pressioni<br />
<strong>di</strong> poco superiori a 1 atm. La velocità <strong>di</strong> reazione è elevata,<br />
con TOF (Turn Over Frequency) <strong>di</strong> 1-2 s 1 (misurata<br />
in laboratorio a 40 °C). La selettività rispetto all’acqua<br />
ossigenata è pressoché quantitativa. Il suo consumo,<br />
nella reazione <strong>di</strong> decomposizione ad acqua e ossigeno e<br />
nell’<strong>ossidazione</strong> del metanolo, è del tutto trascurabile. I<br />
sottoprodotti sono costituiti da glicole propilenico e dai<br />
suoi due eteri monometilici, prodotti dall’attacco del<br />
metanolo sull’anello epossi<strong>di</strong>co. La selettività, generalmente<br />
elevata, può essere resa pressoché quantitativa<br />
(98%), tenendo sotto controllo l’aci<strong>di</strong>tà dell’ambiente<br />
con l’aggiunta <strong>di</strong> piccole quantità (nell’or<strong>di</strong>ne delle<br />
ppm) <strong>di</strong> basi.<br />
La reazione avviene ponendo in contatto, in un reattore<br />
slurry, una corrente <strong>di</strong> propilene con una sospensione<br />
<strong>di</strong> TS-1 in metanolo/acqua nella quale si alimenta<br />
una soluzione acquosa <strong>di</strong> acqua ossigenata (Romano,<br />
2001). L’elevata attività del catalizzatore in soluzione<br />
<strong>di</strong>luita permette <strong>di</strong> operare con concentrazioni dell’ossidante<br />
anche inferiori al 10%. L’effluente è sottoposto<br />
a <strong>di</strong>stillazione per recuperare il propilene che non ha<br />
reagito, l’ossido <strong>di</strong> propilene e il metanolo. La soluzione<br />
acquosa residua, dopo l’eventuale recupero del<br />
glicole propilenico e degli eteri monometilici, è inviata<br />
per il trattamento finale in un normale impianto biologico.<br />
L’accurato controllo delle con<strong>di</strong>zioni operative permette<br />
<strong>di</strong> minimizzare i fenomeni <strong>di</strong> <strong>di</strong>sattivazione del<br />
catalizzatore, causati dalla deposizione <strong>di</strong> sottoprodotti<br />
organici pesanti. Questi possono essere rimossi per lavaggio<br />
con solvente a temperature superiori a 100 °C o, semplicemente,<br />
per combustione con aria. Non sono stati<br />
evidenziati fenomeni <strong>di</strong> <strong>di</strong>sattivazione dovuti alla fuoriuscita<br />
del titanio dal reticolo cristallino.<br />
Rispetto ai processi alla cloridrina e all’idroperossido,<br />
la nuova tecnologia si caratterizza per il basso impatto<br />
ambientale, uno schema <strong>di</strong> processo più semplice e i<br />
costi <strong>di</strong> investimento ridotti. Per esempio, i reflui acquosi<br />
si riducono <strong>di</strong> cinque volte e si adattano perfettamente<br />
a un normale trattamento biologico. Un impianto prototipo<br />
<strong>di</strong> circa 6 t/d è stato messo in funzione dall’Eni-<br />
Chem nel 2001.<br />
Epossidazioni enantioselettive<br />
Si fa ora cenno ad alcune reazioni piuttosto peculiari,<br />
le epossidazioni enantioselettive, che hanno trovato<br />
varie applicazioni industriali anche se, per lo più,<br />
nella produzione <strong>di</strong> piccole quantità <strong>di</strong> composti ad<br />
altissimo valore aggiunto, tipicamente utilizzati dall’industria<br />
farmaceutica.<br />
La prima procedura per l’ep<strong>ossidazione</strong> enantioselettiva<br />
con eccessi enantiomerici elevati fu pubblicata<br />
nel 1980 da Barry Sharpless (allora alla Stanford University)<br />
e consiste nella reazione degli alcoli allilici primari<br />
con un idroperossido (per esempio, il ter-butilidroperossido<br />
o il cumilidroperossido) promossa da quantità<br />
stechiometriche <strong>di</strong> un alcossido <strong>di</strong> titanio(IV) e <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>etiltartrato enantiomericamente puro (Katsuki e<br />
Sharpless, 1980). La specie attiva è formata in situ dal<br />
titanio che lega, simultaneamente, il tartrato enantiomericamente<br />
puro, l’idroperossido e il substrato, quest’ultimo<br />
tramite il suo gruppo OH. La versatilità sintetica<br />
674 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI
CH OH<br />
H2C CH2 fig. 13. Ep<strong>ossidazione</strong> enantioselettiva dell’alcol allilico.<br />
degli alcoli allilici ha fatto sì che la reazione <strong>di</strong>venisse<br />
rapidamente uno strumento sintetico <strong>di</strong> primaria importanza.<br />
La strada verso applicazioni industriali fu ulteriormente<br />
spianata quando, nel 1986, Sharpless scoprì che,<br />
in presenza <strong>di</strong> setacci molecolari, era possibile condurre<br />
l’<strong>ossidazione</strong> utilizzando quantità catalitiche (5-10%<br />
in moli) del complesso titanio-tartrato.<br />
L’ep<strong>ossidazione</strong> dell’alcol allilico è stata uno dei primi<br />
processi <strong>di</strong> ep<strong>ossidazione</strong> enantioselettiva sviluppati su<br />
scala industriale (da ARCO; fig. 13). Utilizzando gli esteri<br />
tartarici dell’una o dell’altra forma, si possono ottenere<br />
entrambi gli enantiomeri del glicidolo con eccesso<br />
enantiomerico (ee) compreso fra il 91 e il 95%.<br />
L’isolamento del prodotto è molto facilitato trasformando<br />
in situ il glicidolo (che è un prodotto labile e solubile<br />
in acqua) nel corrispondente m-nitrobenzensolfonato<br />
che, dopo una cristallizzazione, viene recuperato con<br />
ee99%.<br />
Più o meno contemporaneamente all’ep<strong>ossidazione</strong><br />
enantioselettiva <strong>di</strong> Sharpless, fu pubblicata un’altra efficiente<br />
procedura che utilizza come ossidante l’acqua<br />
ossigenata: si tratta dell’ep<strong>ossidazione</strong> <strong>di</strong> Juliá-Colonna<br />
che impiega poliamminoaci<strong>di</strong> come catalizzatori chirali,<br />
tipicamente polialanina (Juliá et al., 1982). Gli eccessi<br />
enantiomerici sono elevatissimi (fino al 96%) ma limitati<br />
all’ep<strong>ossidazione</strong> <strong>di</strong> alcuni chetoni a,b-insaturi.<br />
Successivamente vi sono stati nuovi, importanti, contributi.<br />
Nel 1988, ancora Sharpless ha introdotto la <strong>di</strong>idrossilazione<br />
asimmetrica (che, in verità, produce <strong>di</strong>oli<br />
e non epossi<strong>di</strong>) catalizzata da tetrossido <strong>di</strong> osmio e ammine<br />
chirali e, nel 1991, è stato definito un protocollo per<br />
l’ep<strong>ossidazione</strong> asimmetrica (catalizzata da complessi<br />
del manganese con basi <strong>di</strong> Schiff chirali) che si applica<br />
a un gran numero <strong>di</strong> olefine e non più solo agli alcoli<br />
allilici. In entrambi i casi, tuttavia, gli ossidanti usati non<br />
hanno più carattere perossi<strong>di</strong>co ma sono ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong> ammine,<br />
K 3 [Fe(CN) 6 ] o ipoclorito <strong>di</strong> so<strong>di</strong>o.<br />
VOLUME II / RAFFINAZIONE E PETROLCHIMICA<br />
O<br />
H3C OOH H CH2OH H H<br />
Ti (i-PrO) CH3 4<br />
C<br />
<br />
D - (-) - DET<br />
CH3 (R)-glicidolo<br />
D - (-) - DET<br />
HO<br />
HO<br />
C<br />
C<br />
H<br />
COOC 2H 5<br />
H<br />
COOC 2H 5<br />
Gli epossi<strong>di</strong> enantiomericamente puri, preparati con<br />
l’una o l’altra procedura, trovano impiego nella sintesi<br />
<strong>di</strong> vari prodotti farmaceutici (per esempio, farmaci<br />
b-bloccanti o antivirali) e <strong>di</strong> prodotti per l’agricoltura<br />
(feromoni).<br />
Ossidazione degli aromatici<br />
PROCESSI DI OSSIDAZIONE<br />
CH 3<br />
H3C C OH<br />
CH 3<br />
Produzione industriale del fenolo<br />
Il fenolo è uno dei principali interme<strong>di</strong> chimici con<br />
una produzione mon<strong>di</strong>ale in crescita e pari nel 2004<br />
a circa 810 6 t. Viene utilizzato soprattutto nella<br />
produzione <strong>di</strong> interme<strong>di</strong> per policarbonati e resine<br />
epossi<strong>di</strong>che, <strong>di</strong> resine fenoliche (impiegate, per esempio,<br />
negli adesivi) e del caprolattame, materia prima<br />
per il Nylon 6.<br />
Attualmente, quasi tutto il fenolo a livello mon<strong>di</strong>ale<br />
è prodotto con il processo al cumene che costituisce anche<br />
la principale via <strong>di</strong> produzione industriale dell’acetone:<br />
ogni 10 t <strong>di</strong> fenolo, infatti, ne vengono coprodotte circa<br />
6 <strong>di</strong> acetone. Il processo al cumene prevede tre sta<strong>di</strong>: la<br />
reazione del benzene con propilene (alchilazione) che<br />
dà l’isopropilbenzene (cumene); l’<strong>ossidazione</strong> del cumene<br />
al corrispondente idroperossido; la decomposizione<br />
dell’idroperossido in ambiente acido che produce fenolo<br />
e acetone:<br />
O 2<br />
<br />
H 3C<br />
H 3C<br />
CH<br />
CH 2<br />
H3C OOH<br />
C<br />
H 2SO 4<br />
cat.<br />
H3C CH3 CH<br />
OH<br />
<br />
O 2<br />
O<br />
C<br />
H 3C CH 3<br />
675
PRODUZIONE DI INTERMEDI PER LA PETROLCHIMICA<br />
La prima reazione, l’alchilazione del benzene, è catalizzata<br />
da aci<strong>di</strong>: tra<strong>di</strong>zionalmente il tricloruro <strong>di</strong> alluminio<br />
o l’acido fosforico supportato. Recentemente, però,<br />
sono stati sviluppati processi innovativi che prevedono<br />
la sostituzione <strong>di</strong> questi aci<strong>di</strong> con opportune zeoliti, che<br />
hanno un impatto ambientale molto ridotto (Bellussi e<br />
Perego, 2000).<br />
Anche grazie a questi miglioramenti, il processo al<br />
cumene è pienamente sod<strong>di</strong>sfacente sotto molti punti<br />
<strong>di</strong> vista. Tuttavia, ogni ampliamento della capacità produttiva<br />
<strong>di</strong> fenolo implica la necessità <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare<br />
sbocchi commerciali per una corrispondente quantità<br />
<strong>di</strong> acetone.<br />
Una prima via per svincolarsi da questa necessità<br />
consiste nel riciclare l’acetone ritrasformandolo in<br />
propilene o, più brevemente, in alcol isopropilico, anch’esso<br />
in grado <strong>di</strong> alchilare il benzene (Girotti et al., 2003).<br />
Una soluzione più efficace è quella costituita dai processi<br />
<strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> <strong>di</strong>retta del benzene a fenolo, che eliminerebbero<br />
completamente la coproduzione <strong>di</strong> acetone.<br />
Il primo <strong>di</strong> questi processi è conosciuto come processo<br />
Solutia, dal nome della compagnia americana che lo<br />
ha recentemente messo a punto in collaborazione con il<br />
Boreskov Institute of Catalysis <strong>di</strong> Novosibirsk (Russia),<br />
utilizzando protossido <strong>di</strong> azoto, N 2 O, come ossidante e<br />
zeoliti tipo ZSM 5 contenenti ferro come catalizzatori:<br />
ormula 13<br />
Fe-zeolite<br />
<br />
N 2O N 2<br />
L’<strong>ossidazione</strong>, condotta a 350 °C, permette elevate<br />
conversioni del benzene (27%) con selettività rispetto al<br />
fenolo del 98% (Panov, 2000). Malgrado ciò, l’impiego<br />
dell’N 2 O <strong>di</strong>fficilmente potrà trovare larga applicazione;<br />
infatti non ne esiste una <strong>di</strong>sponibilità adeguata al fabbisogno<br />
per il fenolo e, d’altra parte, una sua produzione<br />
a questo scopo (per esempio, per pirolisi del nitrato d’ammonio<br />
o per <strong>ossidazione</strong> selettiva dell’ammoniaca) comporterebbe<br />
costi troppo elevati. Così, l’unico scenario<br />
plausibile per l’applicazione del processo Solutia è quello<br />
che ne prevede la realizzazione a fianco degli impianti<br />
<strong>di</strong> acido a<strong>di</strong>pico (un importante interme<strong>di</strong>o nel ciclo<br />
del nylon; Bellussi e Perego, 2000) nei quali si coproduce<br />
N 2 O che, invece <strong>di</strong> essere smaltito, potrebbe essere<br />
utilizzato per la produzione del fenolo, praticamente<br />
a costo zero.<br />
Una valida alternativa all’N 2 O è costituita dall’acqua<br />
ossigenata:<br />
OH<br />
OH<br />
cat.<br />
H2O2 H2O Il problema principale che si incontra nell’<strong>ossidazione</strong><br />
<strong>di</strong>retta del benzene a fenolo (non solo con acqua<br />
ossigenata) è lo scarso controllo cinetico della reazione:<br />
il fenolo, infatti, si ossida più facilmente del benzene e,<br />
pertanto, anziché accumularsi, si trasforma in tutta una<br />
serie <strong>di</strong> prodotti ulteriormente ossidati (catecolo, idrochinone,<br />
benzochinone, ecc.) fino alla completa degradazione<br />
della sua struttura ciclica o alla formazione <strong>di</strong><br />
peci polimeriche. Del resto, la facilità con cui il fenolo<br />
è ossidato con acqua ossigenata è sfruttata nella produzione<br />
<strong>di</strong> miscele <strong>di</strong> catecolo e idrochinone (v. oltre). Se,<br />
invece, si vuole ottenere selettivamente il fenolo per <strong>ossidazione</strong><br />
del benzene, occorre in<strong>di</strong>viduare strategie che<br />
permettano <strong>di</strong> rallentare le reazioni <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> successiva,<br />
consentendo l’accumulo del prodotto desiderato.<br />
Il primo passo in questa <strong>di</strong>rezione fu mosso da George<br />
Olah che, lavorando con acqua ossigenata estremamente<br />
concentrata (98%) in ambiente superacido<br />
(FSO 3 H-SbF 5 1:1) a 78 °C, ottenne fenolo con resa<br />
pari al 54% tanto sull’acqua ossigenata quanto sul benzene<br />
(Olah e Ohnishi, 1978). Sebbene le proibitive con<strong>di</strong>zioni<br />
<strong>di</strong> reazione abbiano fatto sì che questo lavoro sia<br />
solo <strong>di</strong> valore storico, l’idea che in mezzo superacido il<br />
fenolo venisse protonato (e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong>sattivato verso le<br />
successive ossidazioni) era assolutamente degna <strong>di</strong> nota.<br />
Un secondo approccio verso la riduzione della velocità<br />
con cui si ossida il fenolo muove dalla considerazione<br />
che molti problemi <strong>di</strong> ossidazioni consecutive sono<br />
efficacemente gestiti e risolti dai sistemi biologici, che<br />
riescono a segregare in ambienti <strong>di</strong>fferenti il catalizzatore<br />
e il prodotto della reazione. In questo modo il prodotto<br />
non ha sostanzialmente più accesso al sito catalitico<br />
e, <strong>di</strong> conseguenza, non può essere ulteriormente trasformato<br />
e si accumula senza <strong>di</strong>fficoltà. Un tipico esempio<br />
è costituito da parecchi enzimi della classe delle ossigenasi,<br />
i cui siti attivi sono situati in profonde tasche idrofobiche<br />
facilmente accessibili ai substrati lipofili, mentre<br />
i prodotti <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong>, più idrofili, una volta rilasciati<br />
non vi rientrano più.<br />
Questa importante caratteristica dei sistemi biologici<br />
può essere riprodotta, in qualche misura, adottando un<br />
mezzo <strong>di</strong> reazione costituito da due fasi liquide immiscibili<br />
fra loro, una acquosa e l’altra organica, la prima<br />
contenente il catalizzatore e la seconda molto efficiente<br />
nell’estrarre il fenolo prodotto, allontanandolo dal<br />
catalizzatore e minimizzandone, così, le ulteriori ossidazioni.<br />
I migliori risultati si sono avuti impiegando l’acetonitrile.<br />
Infatti, in presenza <strong>di</strong> benzene, acqua e acetonitrile<br />
formano un sistema eterogeneo con due fasi, l’una<br />
prevalentemente acquosa e l’altra prevalentemente organica.<br />
La concentrazione del benzene nella fase prevalentemente<br />
acquosa viene più che quadruplicata. Contemporaneamente,<br />
gran parte (85%) del fenolo formato<br />
è estratta nella fase organica e viene così sottratta alle<br />
reazioni <strong>di</strong> sovra<strong>ossidazione</strong>.<br />
Il sistema catalitico è composto da un acido (per<br />
esempio, l’acido trifluoroacetico o l’acido solforico),<br />
676 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI
da solfato ferroso e da un legante in grado <strong>di</strong> modularne<br />
l’attività e la selettività, l’N-ossido dell’acido 2-metilpirazin-4-carbossilico:<br />
HOOC<br />
O <br />
N <br />
Con questo sistema è stato possibile convertire l’8,4%<br />
del benzene, ottenendo fenolo con selettività del 97%<br />
rispetto al benzene e dell’88% rispetto all’acqua ossigenata<br />
(Bianchi et al., 2000).<br />
Gli sviluppi più recenti nell’<strong>ossidazione</strong> del benzene<br />
a fenolo con acqua ossigenata riguardano l’impiego<br />
<strong>di</strong> un solvente particolare (il solfolano) in combinazione<br />
con la TS-1. Ossidando il benzene con acqua<br />
ossigenata nei solventi più comunemente utilizzati, la<br />
selettività a fenolo decresce molto rapidamente all’aumentare<br />
della conversione e, tipicamente, scende sotto<br />
il 50% già a conversioni del benzene intorno al 3%.<br />
Questo calo è nettamente ridotto quando si usa, come<br />
solvente, il solfolano: in tal caso, la selettività a fenolo<br />
resta superiore all’80% anche con conversioni del<br />
benzene pari all’8%. I sottoprodotti sono catecolo (7%),<br />
idrochinone (4%), 1,4-benzochinone (1%) e peci (5%;<br />
Balducci et al., 2003). Probabilmente, il solfolano<br />
forma, tramite un legame idrogeno, un complesso con<br />
il fenolo una volta che questo è stato desorbito dal catalizzatore:<br />
Il complesso ha <strong>di</strong>mensioni nettamente maggiori <strong>di</strong><br />
quelle del fenolo cosicché, pur essendo relativamente<br />
labile, è comunque in grado <strong>di</strong> ritardare, in qualche misura,<br />
un nuovo ingresso del fenolo nei canali della zeolite.<br />
In questo modo il solfolano mo<strong>di</strong>fica, riducendolo, il<br />
coefficiente <strong>di</strong> ripartizione del fenolo fra il volume dei<br />
canali intrazeolitici e il solvente esterno e, in tal modo,<br />
ne ritarda la successiva <strong>ossidazione</strong>.<br />
fig. 14. Ossidazione<br />
<strong>di</strong>retta del benzene a<br />
fenolo con acqua<br />
ossigenata catalizzata<br />
da TS-1B. HDO,<br />
idrodeossigenazione.<br />
VOLUME II / RAFFINAZIONE E PETROLCHIMICA<br />
O<br />
N<br />
O<br />
H S<br />
O<br />
H 2O<br />
CH 3<br />
<strong>ossidazione</strong><br />
H 2O 2<br />
fenolo<br />
H 2O<br />
PROCESSI DI OSSIDAZIONE<br />
Un ulteriore miglioramento nelle prestazioni del sistema<br />
catalitico è stato ottenuto sottoponendo la titanio-silicalite<br />
a un trattamento post-sintesi con soluzioni acquose<br />
<strong>di</strong> NH 4 HF 2 e acqua ossigenata, a 80 °C. Il trattamento<br />
rimuove parte del titanio e mo<strong>di</strong>fica sostanzialmente<br />
anche l’intorno <strong>di</strong> una parte del titanio non rimosso. Il<br />
nuovo catalizzatore così ottenuto (TS-1B) consente <strong>di</strong><br />
ottenere selettività per il fenolo pari al 94% con conversioni<br />
del benzene intorno al 9% (Balducci et al., 2003).<br />
La selettività dell’intero processo può essere ancora<br />
migliorata convertendo i sottoprodotti in fenolo me<strong>di</strong>ante<br />
un trattamento con idrogeno, in acqua, su catalizzatori<br />
commerciali a base <strong>di</strong> ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong> nichel e molibdeno<br />
(Bianchi et al., 2004).<br />
Uno schema a blocchi semplificato del processo è<br />
mostrato nella fig. 14. L’<strong>ossidazione</strong> del benzene è realizzata<br />
in continuo, fra 95 e 110 °C e a 6 bar, su un letto<br />
fisso contenente la TS-1B. Al termine, si allontanano per<br />
<strong>di</strong>stillazione il benzene non convertito, l’acqua e il fenolo,<br />
mentre il solfolano usato come solvente viene purificato<br />
dai sottoprodotti (idrochinone, catecolo e peci)<br />
me<strong>di</strong>ante estrazione con soda acquosa e poi riciclato. Il<br />
processo consente la conversione completa dell’acqua<br />
ossigenata e una conversione del benzene pari a oltre il<br />
15%, con selettività per il fenolo superiore al 97% sul<br />
benzene e del 71% sull’acqua ossigenata.<br />
La conversione del benzene ottenuta nell’<strong>ossidazione</strong><br />
<strong>di</strong>retta con acqua ossigenata, per quanto bassa,<br />
è pienamente confrontabile con quella del processo<br />
tra<strong>di</strong>zionale, nel quale la conversione complessiva<br />
dopo i due sta<strong>di</strong> non supera mai l’8,5% e, più spesso,<br />
si attesta attorno al 6%. Anche se è ancora troppo presto<br />
per sapere se i risultati descritti daranno luogo a<br />
un nuovo processo per la produzione industriale <strong>di</strong><br />
fenolo senza coproduzione <strong>di</strong> acetone, senza dubbio<br />
ne gettano le basi.<br />
Ossidazione del fenolo a idrochinone e catecolo<br />
La capacità produttiva dell’idrochinone e del catecolo<br />
nei paesi sviluppati ammontava nel 2002 a circa<br />
50.000 e 32.000 t/a, rispettivamente. La produzione<br />
del primo trova il maggiore impulso nella richiesta da<br />
parte dell’industria fotografica. Quella del catecolo ha<br />
NaOH<br />
solfolano/benzene benzene<br />
<strong>di</strong> reintegro<br />
fenolo<br />
H 2SO 4<br />
benzene<br />
<strong>di</strong>stillazione<br />
purificazione<br />
del solfolano<br />
recupero<br />
dei <strong>di</strong>fenoli<br />
sezione HDO<br />
H 2O/<br />
Na 2SO 4<br />
H 2<br />
peci<br />
677
PRODUZIONE DI INTERMEDI PER LA PETROLCHIMICA<br />
conosciuto un sensibile sviluppo a partire dagli anni Settanta,<br />
con l’introduzione sul mercato della vanillina<br />
sintetica e <strong>di</strong> altri aromi artificiali per i quali viene utilizzata.<br />
Ambedue trovano sbocco, inoltre, nella produzione<br />
<strong>di</strong> svariati antiossidanti e inibitori <strong>di</strong> polimerizzazione.<br />
In passato, i processi <strong>di</strong> sintesi dei <strong>di</strong>fenoli prevedevano<br />
la trasformazione <strong>di</strong> gruppi funzionali preesistenti,<br />
attraverso una successione <strong>di</strong> reazioni stechiometriche. La<br />
richiesta <strong>di</strong> idrochinone per la nascente industria fotografica<br />
dell’inizio del 20° secolo, per esempio, fu dapprima<br />
sod<strong>di</strong>sfatta riducendo con biossido <strong>di</strong> zolfo il benzochinone,<br />
prodotto per <strong>ossidazione</strong> dell’anilina con acido cromico.<br />
Sebbene la compatibilità ambientale del processo<br />
fosse migliorata in seguito, sostituendo l’acido cromico<br />
con biossido <strong>di</strong> manganese, la quantità dei sottoprodotti<br />
continuava a essere <strong>di</strong> gran lunga maggiore <strong>di</strong> quella dell’idrochinone.<br />
È probabile che il metodo dell’<strong>ossidazione</strong><br />
dell’anilina continui a essere utilizzato in alcuni paesi<br />
in via <strong>di</strong> sviluppo. Anche il metodo alternativo, che prevede<br />
la per<strong>ossidazione</strong> del p-<strong>di</strong>isopropilbenzene, si basa<br />
su una serie <strong>di</strong> reazioni stechiometriche. Solo negli anni<br />
Settanta-Ottanta furono sviluppati e introdotti nella pratica<br />
industriale alcuni processi catalitici che impiegano<br />
acqua ossigenata come ossidante. Continua a fare eccezione<br />
la produzione della resorcina, ottenuta ancora oggi<br />
per fusione alcalina dell’acido m-benzen<strong>di</strong>solfonico o per<br />
<strong>ossidazione</strong> dell’m-<strong>di</strong>isopropilbenzene.<br />
Idrossilazione <strong>di</strong>retta del fenolo con acqua<br />
ossigenata<br />
L’idrossilazione <strong>di</strong>retta del fenolo con acqua ossigenata<br />
fu introdotta nella pratica industriale nel corso degli<br />
anni Settanta-Ottanta e costituì uno sviluppo importante<br />
nella prospettiva della salvaguar<strong>di</strong>a ambientale.<br />
I primi processi commerciali furono sviluppati da<br />
Brichima e Rhone-Poulenc. Con essi si ottengono due<br />
prodotti, il catecolo e l’idrochinone, in un rapporto che<br />
<strong>di</strong>pende dal processo e dalle con<strong>di</strong>zioni operative. I sottoprodotti<br />
principali sono costituiti dall’acqua e dalle<br />
peci, queste ultime riutilizzabili eventualmente per le<br />
necessità energetiche dell’impianto.<br />
Nel processo Brichima, non più operativo da circa<br />
due decenni, l’idrossilazione del fenolo avveniva con un<br />
meccanismo <strong>di</strong> tipo ra<strong>di</strong>calico:<br />
H 2O 2Fe 2 . OHOH Fe 3<br />
OH<br />
OH<br />
. OH<br />
H<br />
OH<br />
H 2O 2<br />
OH<br />
H<br />
OH<br />
OH<br />
OH<br />
.OHH2O<br />
Si trattava <strong>di</strong> una tipica reazione a catena, in cui, il<br />
ferro(II) e il cobalto(II) svolgevano il ruolo degli iniziatori<br />
ra<strong>di</strong>calici, generando un ra<strong>di</strong>cale ossidrile. La reazione<br />
<strong>di</strong> propagazione, in cui si rigenerava anche la specie<br />
ra<strong>di</strong>calica responsabile dell’attacco del nucleo aromatico,<br />
consisteva principalmente nell’<strong>ossidazione</strong><br />
dell’interme<strong>di</strong>o cicloesa<strong>di</strong>enilico da parte dell’acqua<br />
ossigenata. L’intervento in questa fase degli ioni metallici,<br />
presenti a livello <strong>di</strong> ppm, era ritenuto nel complesso<br />
trascurabile (Maggioni e Minisci, 1977).<br />
Nel processo Brichima, il prodotto principale era il<br />
catecolo, ottenuto in rapporto <strong>di</strong> circa 2,0-2,3 sull’idrochinone.<br />
Per minimizzare le reazioni <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong> consecutiva,<br />
produttrici <strong>di</strong> peci, era necessario operare in<br />
forte eccesso <strong>di</strong> fenolo rispetto all’ossidante, limitando<br />
la sua conversione a meno del 25%. Ciò comportava la<br />
necessità <strong>di</strong> separare per <strong>di</strong>stillazione dalle peci e riciclare<br />
considerevoli quantità <strong>di</strong> fenolo. La selettività rispetto<br />
all’acqua ossigenata, il più costoso dei due reagenti,<br />
superava <strong>di</strong> poco il 60%, non più sufficiente con il passare<br />
del tempo a garantire l’economicità del processo<br />
rispetto a quelli concorrenti.<br />
Nel processo Rhone-Poulenc (Varagnat, 1976), il<br />
meccanismo è eterolitico e il catalizzatore è costituito<br />
dalla miscela <strong>di</strong> un acido minerale forte (H 2 SO 4 , HClO 4 )<br />
con l’acido fosforico. Quest’ultimo svolge il ruolo <strong>di</strong><br />
sequestrante delle impurezze metalliche eventualmente<br />
presenti, prevenendo così l’instaurarsi <strong>di</strong> catene ra<strong>di</strong>caliche<br />
indesiderate:<br />
H 3O H 2O 2<br />
Per favorire la selettività rispetto al fenolo e <strong>di</strong>minuire<br />
la formazione delle peci, il processo opera in forte<br />
eccesso <strong>di</strong> fenolo, maggiore che nel processo Brichima,<br />
così che la conversione è limitata al 5% circa. La selettività<br />
rispetto all’acqua ossigenata è invece più elevata,<br />
con valori superiori all’85%. Il rapporto idrochinone/catecolo<br />
può variare tra 1,2 e 1,5 ed è regolato dalla scelta<br />
dell’acido e dall’eventuale aggiunta <strong>di</strong> ad<strong>di</strong>tivi, consentendo<br />
al processo una certa flessibilità in rapporto alle<br />
richieste del mercato.<br />
Idrossilazione <strong>di</strong>retta del fenolo con acqua<br />
ossigenata catalizzata dalla TS-1<br />
L’idrossilazione del fenolo rappresentò la prima applicazione<br />
commerciale della TS-1, realizzata nel 1986 (Romano<br />
et al., 1990). Si tratta <strong>di</strong> un processo continuo, <strong>di</strong> tipo<br />
678 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI<br />
OH<br />
H 2OH 3O 2 <br />
H O<br />
O<br />
H<br />
H<br />
OH<br />
H<br />
OH<br />
OH<br />
H2O OH<br />
H3O OH<br />
OH<br />
H3O
slurry, sulla cui base EniChem ha realizzato un’unità produttiva<br />
della capacità <strong>di</strong> 10.000 t/a. Punto <strong>di</strong> forza del processo<br />
sono le rese sensibilmente superiori a quelle degli<br />
altri processi <strong>di</strong> idrossilazione <strong>di</strong>retta (tab. 4). La TS-1,<br />
infatti, permette <strong>di</strong> operare a più bassi rapporti fenolo/ossidante<br />
e quin<strong>di</strong> con una maggiore conversione del fenolo,<br />
senza che la selettività sia penalizzata. Il processo è dunque<br />
caratterizzato dall’uso più efficiente <strong>di</strong> un reagente<br />
relativamente costoso come l’acqua ossigenata e da minori<br />
costi per la separazione e il riciclo del fenolo.<br />
Oltre alla valenza industriale, lo sviluppo del processo<br />
ebbe il merito <strong>di</strong> attirare l’interesse della ricerca<br />
sulle peculiarità strutturali e catalitiche possedute dalla<br />
TS-1, con due risultati: furono scoperti altri catalizzatori<br />
d’<strong>ossidazione</strong> <strong>di</strong> tipo zeolitico (v. ancora tab. 3) e furono<br />
acquisite molte informazioni sull’idrossilazione del<br />
fenolo, anche se non sempre atten<strong>di</strong>bili per le incertezze<br />
talvolta esistenti sulla purezza del catalizzatore usato.<br />
Le più affidabili sono:<br />
• solvente: acqua, acetone-acqua, metanolo;<br />
• temperatura: 80-100 °C;<br />
• H 2 O 2 /fenolo (molare): 0,25-0,35;<br />
• conversione del fenolo (H 2 O 2 ): 20-30% (100%);<br />
• selettività sul fenolo (H 2 O 2 ): 90-95% (80-90%);<br />
• rapporto catecolo/idrochinone: 0,5-1,3.<br />
La scelta del solvente ha una forte influenza sulle<br />
prestazioni del processo, in primo luogo sulle rese. Generalmente<br />
si preferisce la miscela acetone-acqua, ma rese<br />
e selettività elevate sono state riportate anche in metanolo.<br />
Il rapporto catecolo/idrochinone è l’altro parametro<br />
influenzato dalla scelta del solvente. Esso può variare<br />
tra 0,5 e 1,3, raggiungendo i valori più alti in acetone<br />
e quelli più bassi in metanolo.<br />
Un’elevata selettività <strong>di</strong>pende, oltre che dalla scelta<br />
<strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni operative ottimali, anche e soprattutto dalla<br />
purezza della TS-1 e cioè dall’assenza <strong>di</strong> titanio in posizione<br />
extrareticolare. La presenza <strong>di</strong> titanio-silicati amorfi<br />
o <strong>di</strong> biossido <strong>di</strong> titanio, sotto forma sia <strong>di</strong> nanoparticelle<br />
amorfe sia <strong>di</strong> anatasio cristallino, aumenta l’incidenza<br />
delle reazioni <strong>di</strong> decomposizione dell’acqua<br />
ossigenata e <strong>di</strong> formazione delle peci.<br />
Altri catalizzatori zeolitici sono stati stu<strong>di</strong>ati come<br />
possibili sostituti della titanio-silicalite, ma con risultati<br />
deludenti. La Ti-b possiede una minore attività e una<br />
VOLUME II / RAFFINAZIONE E PETROLCHIMICA<br />
tab. 4. Rese dei <strong>di</strong>versi processi <strong>di</strong> idrossilazione del fenolo con acqua ossigenata<br />
Catalizzatore Orto/Para<br />
selettività sull’acqua ossigenata comparabile a quella,<br />
insufficiente, dei catalizzatori ra<strong>di</strong>calici. La Ti-MOR<br />
sembra possedere buone caratteristiche <strong>di</strong> attività e <strong>di</strong><br />
selettività, ma non è stata ancora impiegata in produzioni<br />
industriali.<br />
Ammossimazione<br />
PROCESSI DI OSSIDAZIONE<br />
Conversione Resa rispetto Resa rispetto<br />
del fenolo (%) all’H 2 O 2 (%) al fenolo (%)<br />
TS-1 0,5-1,3 30 82 92<br />
Co 2+ , Fe 2+ (ra<strong>di</strong>calica) 2,0-2,3 9 66 79<br />
Acido (H + ) 1,2-1,5 5 85-90 90<br />
Produzione industriale del nylon<br />
Le fibre poliammi<strong>di</strong>che, comunemente note con il<br />
nome <strong>di</strong> nylon, rappresentano una delle tipologie più<br />
antiche e importanti <strong>di</strong> fibre sintetiche (Petrini et al.,<br />
1996; Bellussi e Perego, 2000). Il Nylon 6,6, sintetizzato<br />
da William H. Carothers per la società DuPont negli<br />
anni Trenta, fu il primo a essere immesso sul mercato.<br />
Viene prodotto da acido a<strong>di</strong>pico e esametilen<strong>di</strong>ammina.<br />
Un <strong>di</strong>fferente tipo <strong>di</strong> nylon, denominato Nylon 6, sviluppato<br />
in Germania dalla I.G. Farben e commercializzato<br />
con il nome <strong>di</strong> Perlon, si ottiene me<strong>di</strong>ante apertura<br />
dell’anello dell’e-caprolattame (fig. 15).<br />
L’e-caprolattame, la cui capacità produttiva mon<strong>di</strong>ale<br />
ammonta a circa 4·10 6 t/a, viene ottenuto industrialmente<br />
soprattutto a partire da benzene, attraverso una<br />
complessa serie <strong>di</strong> trasformazioni. Il benzene può venire<br />
idrogenato a cicloesano e quest’ultimo ossidato a<br />
cicloesanone; in alternativa, il cicloesanone può essere<br />
ottenuto per idrogenazione del fenolo, prodotto anch’esso<br />
a partire da benzene. A sua volta il cicloesanone viene<br />
poi trasformato in ossima e quest’ultima in e-caprolattame:<br />
OH<br />
O<br />
La tecnologia convenzionale impiegata in questi ultimi<br />
due sta<strong>di</strong> <strong>di</strong> produzione pone il problema <strong>di</strong> una elevata<br />
coproduzione <strong>di</strong> un sale, il solfato <strong>di</strong> ammonio, che<br />
ha oggi un bassissimo valore commerciale. Inoltre è penalizzata<br />
dalla complessità del ciclo collegato alle materie<br />
prime inorganiche impiegate e alla sintesi dell’idrossilammina,<br />
e dai problemi legati all’emissione <strong>di</strong> ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />
azoto (NO x ) e <strong>di</strong> zolfo (SO x ).<br />
N<br />
OH<br />
O<br />
NH<br />
679
PRODUZIONE DI INTERMEDI PER LA PETROLCHIMICA<br />
acido a<strong>di</strong>pico<br />
O<br />
HO C<br />
C OH<br />
O <br />
NH2 H2N esametilen<strong>di</strong>ammina<br />
O<br />
NH<br />
e-caprolattame<br />
C<br />
O<br />
fig. 15. Diversi tipi <strong>di</strong> nylon e loro sintesi.<br />
20<br />
O<br />
N<br />
NH2OH . H2SO4 <br />
OH<br />
O<br />
C<br />
N<br />
H<br />
O<br />
Nylon 6<br />
Nel processo Raschig <strong>di</strong> sintesi dell’e-caprolattame<br />
(fig. 16), il solfato <strong>di</strong> idrossilammina viene prodotto a<br />
partire da NH 3 , CO 2 e SO 2 attraverso una complessa serie<br />
<strong>di</strong> operazioni che coinvolgono la sintesi <strong>di</strong> NO x (ottenuti<br />
per combustione dell’ammoniaca in aria) e <strong>di</strong> carbonato<br />
<strong>di</strong> ammonio (ottenuto per reazione <strong>di</strong> ammoniaca e<br />
CO 2 ), la loro combinazione per formare nitrito <strong>di</strong> ammonio<br />
e la successiva riduzione <strong>di</strong> quest’ultimo con SO 2 .<br />
Nella sintesi dell’ossima si coproducono circa 2,8 kg<br />
<strong>di</strong> solfato <strong>di</strong> ammonio per ogni kg <strong>di</strong> prodotto e nel successivo<br />
sta<strong>di</strong>o <strong>di</strong> conversione dell’ossima a caprolattame,<br />
me<strong>di</strong>ante trasposizione <strong>di</strong> Beckmann condotta in<br />
presenza <strong>di</strong> oleum, se ne coproducono ulteriori 1,6 kg,<br />
per un totale <strong>di</strong> 4,4 kg <strong>di</strong> solfato <strong>di</strong> ammonio per kg <strong>di</strong><br />
caprolattame.<br />
Questo processo è stato oggetto <strong>di</strong> costanti miglioramenti<br />
volti a ridurre la coproduzione <strong>di</strong> solfato <strong>di</strong><br />
ammonio, ma con risultati solo parziali o a scapito <strong>di</strong><br />
una notevole complessità del ciclo operativo. Esempi<br />
significativi <strong>di</strong> tale tendenza sono i processi BASF e<br />
DSM, che sfruttano per la produzione dell’idrossilammina<br />
l’azione riducente dell’idrogeno su catalizzatori<br />
al palla<strong>di</strong>o.<br />
H<br />
N<br />
[[<br />
2NH 3<br />
Nylon 6,6<br />
H<br />
[[<br />
O<br />
N<br />
N<br />
n<br />
OH<br />
(NH4) 2SO4 H2O H2SO4 2NH3 NH (NH4) 2SO4 <br />
n<br />
<strong>ossidazione</strong><br />
NH 3<br />
preparazione<br />
nitrito <strong>di</strong><br />
ammonio<br />
preparazione<br />
carbonato <strong>di</strong><br />
ammonio<br />
Anche lo sta<strong>di</strong>o <strong>di</strong> trasformazione dell’ossima in<br />
caprolattame è stato oggetto <strong>di</strong> intensi stu<strong>di</strong> volti ad affrancarlo<br />
dall’utilizzo dell’oleum e dalla coproduzione <strong>di</strong><br />
solfato. Recentemente la Sumitomo ha industrializzato<br />
un processo catalitico <strong>di</strong> trasposizione in fase vapore che<br />
usa, al posto dell’oleum, un catalizzatore solido <strong>di</strong> natura<br />
zeolitica e permette <strong>di</strong> evitare completamente la coproduzione<br />
del sale.<br />
Altre vie <strong>di</strong> sintesi hanno affrontato il problema della<br />
produzione dell’ossima, o <strong>di</strong>rettamente del caprolattame,<br />
in modo completamente <strong>di</strong>verso. Per esempio nel<br />
processo Toray si effettua la fotonitrosazione del cicloesano<br />
a ossima; il processo SNIA prevede l’<strong>ossidazione</strong><br />
del toluene ad acido benzoico, seguita dalla idrogenazione<br />
ad acido esaidrobenzoico e la conversione <strong>di</strong> quest’ultimo<br />
a caprolattame con acido nitrosilsolforico. Questi<br />
processi hanno incontrato un limitato successo commerciale.<br />
Altre vie alternative che partono da buta<strong>di</strong>ene<br />
via carbonilazione ossidativa (DSM) o idrocianazione<br />
(BASF/DuPont) sono attualmente allo sta<strong>di</strong>o finale <strong>di</strong><br />
sviluppo.<br />
Ammossimazione del cicloesanone<br />
In questo panorama <strong>di</strong> problemi irrisolti, s’inserisce<br />
il processo <strong>di</strong> ammossimazione, che rappresenta una innovazione<br />
ra<strong>di</strong>cale nel settore (Roffia et al., 1989; Petrini<br />
680 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI<br />
NH 3<br />
O 2<br />
SO 2<br />
NH 3<br />
cicloesanone<br />
N 2O 3<br />
(NH 4)NO 2<br />
NH 2OH . H 2SO 4<br />
NH 3<br />
oleum<br />
NH 3<br />
preparazione<br />
solfato <strong>di</strong><br />
idrossilammina<br />
preparazione<br />
cicloesanone<br />
ossima<br />
ossima<br />
preparazione<br />
caprolattame<br />
e-caprolattame<br />
(NH 4) 2CO 3<br />
fig. 16. Processo Raschig per la produzione<br />
dell’e-caprolattame.<br />
CO 2<br />
(NH 4) 2SO 4<br />
2,8 kg/kg<br />
(NH 4) 2SO 4<br />
1,6 kg/kg<br />
NH 3<br />
CO 2
et al., 1996). Il termine ammossimazione in<strong>di</strong>ca la produzione<br />
dell’ossima <strong>di</strong>rettamente a partire da ammoniaca;<br />
infatti, il processo è basato su una reazione catalitica<br />
tra cicloesanone, ammoniaca e acqua ossigenata ed<br />
elimina completamente da un lato i problemi legati alla<br />
produzione e all’impiego dell’idrossilammina e dall’altro<br />
la coproduzione <strong>di</strong> solfati:<br />
O<br />
cat. TS-1<br />
NH3 H2O2 2H2O Il catalizzatore del processo è la TS-1. La reazione<br />
<strong>di</strong> ammossimazione del cicloesanone con ammoniaca e<br />
acqua ossigenata (od ossigeno) era già stata definita in<br />
precedenza, ma presentava rese scarse. Solo l’impiego<br />
come catalizzatore della TS-1, brevettato per la prima<br />
volta negli anni Ottanta da Paolo Roffia e collaboratori,<br />
ha permesso un salto <strong>di</strong> qualità nelle prestazioni, tanto<br />
da consentire all’EniChem lo sviluppo industriale del<br />
processo.<br />
Secondo questo processo, schematizzato in fig. 17,<br />
si opera in continuo in fase liquida in un reattore agitato,<br />
in presenza del catalizzatore <strong>di</strong>sperso in slurry nel<br />
mezzo <strong>di</strong> reazione a una concentrazione del 2-3% in peso.<br />
La reazione è tipicamente condotta tra 80 °C e 90 °C,<br />
in leggera sovrapressione, alimentando cicloesanone,<br />
NH 3 e H 2 O 2 in soluzione acquosa in rapporto molare<br />
pari rispettivamente a circa 1,0:2,0:1,1 nel solvente <strong>di</strong><br />
catalizzatore<br />
fresco<br />
NH 3<br />
H 2O 2<br />
cicloesanone<br />
catalizzatore esausto<br />
fig. 17. Processo EniChem per la produzione<br />
della cicloesanonossima.<br />
VOLUME II / RAFFINAZIONE E PETROLCHIMICA<br />
N<br />
OH<br />
sfiato a trattamento<br />
H 2O<br />
solvente fresco<br />
soluzione<br />
acquosa <strong>di</strong> ossima<br />
a purificazione<br />
PROCESSI DI OSSIDAZIONE<br />
reazione costituito da acqua e ter-butanolo, con un tempo<br />
<strong>di</strong> residenza pari a circa 1,5 h. Il prodotto <strong>di</strong> reazione è<br />
separato dal catalizzatore attraverso filtri immersi nel<br />
reattore e inviato a una colonna <strong>di</strong> rettifica per il recupero<br />
dell’eccesso non convertito <strong>di</strong> ammoniaca e del solvente<br />
(azeotropo acqua/ter-butanolo) che vengono riciclati<br />
nella reazione. La soluzione acquosa <strong>di</strong> ossima grezza<br />
prelevata dal fondo colonna è avviata all’unità <strong>di</strong><br />
purificazione per il recupero della cicloesanonossima<br />
secondo specifica, da utilizzare nel successivo proce<strong>di</strong>mento<br />
<strong>di</strong> trasposizione a caprolattame. Durante l’esercizio<br />
del processo il catalizzatore deve essere sottoposto<br />
a operazioni perio<strong>di</strong>che <strong>di</strong> spurgo e ripristino, in quanto<br />
nel mezzo ammoniacale della reazione si verifica una<br />
lenta <strong>di</strong>ssoluzione della struttura silicea della TS-1, con<br />
per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> peso del catalizzatore accompagnata da migrazione<br />
del titanio sulla superficie esterna del solido e per<strong>di</strong>ta<br />
<strong>di</strong> attività catalitica.<br />
Operando in queste con<strong>di</strong>zioni la conversione del<br />
cicloesanone è praticamente totale (99,9%) e la selettività<br />
dell’ossima rispetto al cicloesanone è superiore al<br />
98%; la resa in ossima sull’H 2 O 2 alimentata è del 94%<br />
circa. I principali sottoprodotti inorganici, derivanti dall’<strong>ossidazione</strong><br />
dell’ammoniaca o dalla decomposizione<br />
dell’H 2 O 2 , sono N 2 , N 2 O, O 2 , nitriti e nitrati d’ammonio.<br />
I principali sottoprodotti organici a carico del cicloesanone<br />
sono l’azina, il cicloesenilcicloesanone (prodotto<br />
<strong>di</strong> condensazione aldolica del cicloesanone), il nitrocicloesano<br />
e la cicloesenonossima, questi due ultimi<br />
derivanti da reazioni consecutive sull’ossima. Questi sottoprodotti<br />
derivano da reazioni competitive in cui non<br />
sono implicati i siti attivi <strong>di</strong> titanio presenti nella TS-1.<br />
Sono stati proposti sostanzialmente due meccanismi<br />
<strong>di</strong> reazione. Il primo prevede la formazione come interme<strong>di</strong>o<br />
dell’immina, per reazione del cicloesanone con<br />
l’ammoniaca:<br />
O NH<br />
N<br />
NH 3<br />
H 2O 2<br />
cat. TS-1<br />
OH<br />
Il secondo prevede la formazione <strong>di</strong> idrossilammina<br />
per azione dell’acqua ossigenata sull’ammoniaca:<br />
OH<br />
O<br />
N<br />
NH 3<br />
cat. TS-1 NH H2O2 2OH<br />
Quest’ultimo appare più probabile (Zecchina et al.,<br />
1992) poiché la TS-1, in assenza <strong>di</strong> cicloesanone, è in<br />
grado <strong>di</strong> catalizzare con buone rese la produzione <strong>di</strong><br />
idrossilammina da NH 3 e H 2 O 2 e poiché chetoni stericamente<br />
ingombrati che non possono <strong>di</strong>ffondere nei<br />
pori del catalizzatore, come il 4-ter-butilcicloesanone,<br />
681
PRODUZIONE DI INTERMEDI PER LA PETROLCHIMICA<br />
fig. 18. Meccanismo<br />
della reazione<br />
<strong>di</strong> ammossimazione catalizzata<br />
dalla TS-1.<br />
vengono trasformati con buone rese nelle corrispondenti<br />
ossime.<br />
Più in dettaglio, il meccanismo proposto per la formazione<br />
dell’idrossilammina sulla base <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> spettroscopici<br />
prevede che, in ambiente acquoso ammoniacale,<br />
gli atomi <strong>di</strong> titanio a coor<strong>di</strong>nazione tetraedrica presenti<br />
nella struttura della TS-1 siano in grado <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nare<br />
fino a due altri leganti (H 2 O o NH 3 ), assumendo una<br />
coor<strong>di</strong>nazione ottaedrica. Per effetto dell’acqua ossigenata<br />
si formerebbe poi una specie caratterizzata dalla<br />
contemporanea presenza <strong>di</strong> ammoniaca e idroperossido<br />
come leganti, che poi darebbe luogo alla formazione <strong>di</strong><br />
idrossilammina con rigenerazione del centro catalitico<br />
(fig. 18).<br />
Produzione salt-free del caprolattame<br />
Lo sviluppo del processo <strong>di</strong> ammossimazione ha semplificato<br />
la parte molto complessa della tecnologia <strong>di</strong><br />
produzione del caprolattame legata alla preparazione <strong>di</strong><br />
derivati della idrossilammina e alla sintesi della cicloesanonossima,<br />
evitando completamente, in questo sta<strong>di</strong>o,<br />
la coproduzione <strong>di</strong> solfato <strong>di</strong> ammonio e l’emissione <strong>di</strong><br />
SO x e NO x .<br />
A sua volta, il processo <strong>di</strong> trasposizione catalitica in<br />
fase vapore, sviluppato in Giappone dalla Sumitomo,<br />
consente <strong>di</strong> evitare la coproduzione <strong>di</strong> solfato <strong>di</strong> ammonio<br />
nello sta<strong>di</strong>o <strong>di</strong> trasposizione dell’ossima a caprolattame<br />
(Ichihashi e Sato, 2001). La trasposizione è condotta<br />
sull’ossima <strong>di</strong>sciolta in metanolo, in fase vapore<br />
a 300-400 °C e a circa 1 atm, in un reattore a letto fluido<br />
che consente una frequente rigenerazione del catalizzatore,<br />
necessaria a causa della sua rapida <strong>di</strong>sattivazione<br />
provocata dal deposito <strong>di</strong> peci organiche. Il<br />
O<br />
O<br />
OH2(NH3) OH<br />
Ti<br />
NH2OH O<br />
NH 2OH<br />
O<br />
O<br />
H 2O(NH 3)<br />
OH2(NH3) OOH<br />
Ti<br />
NH3(H2O) O<br />
H 2O(NH 3)<br />
catalizzatore è una zeolite a struttura MFI a ridottissimo<br />
contenuto <strong>di</strong> alluminio e altri etero-elementi, in pratica<br />
una silicalite-1. Il suo impiego, associato all’utilizzo<br />
dell’alcol come componente del mezzo <strong>di</strong> reazione, ha<br />
consentito <strong>di</strong> raggiungere conversioni complete dell’ossima<br />
e selettività rispetto al caprolattame superiori<br />
al 95%. Tali prestazioni, pur leggermente inferiori a<br />
quelle della trasposizione convenzionale condotta con<br />
oleum, in cui la resa supera il 99%, sono state considerate<br />
idonee a uno sviluppo industriale per l’assenza della<br />
coproduzione <strong>di</strong> sali.<br />
Il processo combinato che integra le tecnologie <strong>di</strong><br />
ammossimazione e <strong>di</strong> trasposizione catalitica consente<br />
una produzione totalmente salt-free del caprolattame.<br />
Questo processo è stato industrializzato per la prima<br />
volta in Giappone dalla Sumitomo che, sulla base <strong>di</strong> un<br />
accordo con EniChem, ha realizzato un impianto da<br />
60.000 t/a. Il processo combinato, oltre a consentire<br />
una produzione salt-free, azzera tutte le emissioni gassose<br />
<strong>di</strong> NO x e SO x e consente una significativa riduzione<br />
dei costi <strong>di</strong> investimento e operativi. Questa nuova<br />
tecnologia è destinata ad acquisire un ruolo primario<br />
tra i processi <strong>di</strong> produzione del caprolattame a partire<br />
da cicloesanone.<br />
Conclusioni e prospettive<br />
Le prospettive d’impiego dell’acqua ossigenata,<br />
anche per gran<strong>di</strong> produzioni, appaiono incoraggianti.<br />
Un impianto <strong>di</strong> ammossimazione è entrato in produzione<br />
in Giappone, uno o più impianti pilota per l’ep<strong>ossidazione</strong><br />
del propilene sono operativi in società chimiche<br />
<strong>di</strong>verse, sforzi rilevanti <strong>di</strong> ricerca sono profusi in<br />
682 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI<br />
O<br />
O<br />
O<br />
O<br />
OH2(NH3) OH<br />
Ti<br />
OH2(NH3) O<br />
H 2O 2<br />
O O<br />
H<br />
H O<br />
Ti<br />
O<br />
O<br />
Ti<br />
O O<br />
H 2O
numerosi laboratori industriali. È, tuttavia, innegabile<br />
che esistano ostacoli da non sottovalutare, che sono<br />
insiti nell’attuale metodo <strong>di</strong> produzione dell’acqua<br />
ossigenata e che ne frenano la <strong>di</strong>ffusione in petrolchimica.<br />
Il processo all’antrachinone, infatti, si basa su<br />
una tecnologia complessa che richiede investimenti consistenti.<br />
È preve<strong>di</strong>bile, inoltre, che un impianto per l’ossido<br />
<strong>di</strong> propilene, basato sulla tecnologia TS-1/H 2 O 2 ,<br />
necessiti <strong>di</strong> una unità per l’acqua ossigenata <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni<br />
non ancora sperimentate.<br />
Nonostante queste considerazioni, però, alcune industrie<br />
chimiche hanno recentemente annunciato la realizzazione<br />
<strong>di</strong> impianti per la produzione <strong>di</strong> ossido <strong>di</strong> propilene<br />
basati su questa tecnologia.<br />
L’esigenza <strong>di</strong> superare i limiti del processo all’antrachinone<br />
ha portato nuovo impulso agli stu<strong>di</strong> sulla sintesi<br />
<strong>di</strong>retta dell’acqua ossigenata, menzionati in precedenza.<br />
Nello stesso tempo ha spinto anche a esplorare<br />
soluzioni <strong>di</strong>verse, quali l’integrazione dei due processi<br />
e la generazione in situ dell’acqua ossigenata, ambedue<br />
rese possibili dalle proprietà <strong>di</strong> setaccio molecolare della<br />
TS-1.<br />
Su questa base è stato stu<strong>di</strong>ato l’uso <strong>di</strong>retto della soluzione<br />
<strong>di</strong> lavoro del processo all’antrachinone, nell’ep<strong>ossidazione</strong><br />
del propilene (Clerici e Ingallina, 1996):<br />
OH<br />
OH<br />
R<br />
O2 <br />
Nel processo, l’ossidante è, formalmente, l’ossigeno<br />
molecolare, con tutti i vantaggi che ne <strong>di</strong>scendono<br />
rispetto all’uso dell’acqua ossigenata. Nei fatti, però,<br />
quest’ultima è prodotta nell’ambiente <strong>di</strong> reazione dall’<strong>ossidazione</strong><br />
in situ dell’alchilantraidrochinone. Successivamente<br />
<strong>di</strong>ffonde sui siti attivi all’interno dei pori,<br />
dove è imme<strong>di</strong>atamente utilizzata nella reazione <strong>di</strong> ep<strong>ossidazione</strong>,<br />
con il meccanismo già illustrato in fig. 9.<br />
La fattibilità del processo si basa sull’impossibilità<br />
per l’alchilantrachinone e gli altri componenti della soluzione<br />
<strong>di</strong> lavoro <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffondere all’interno dei pori, dove<br />
potrebbero subire processi <strong>di</strong> degradazione ossidativa o<br />
interferire con i meccanismi redox. Le loro <strong>di</strong>mensioni<br />
molecolari sono infatti maggiori dell’apertura dei pori<br />
del catalizzatore. D’altra parte, va sottolineato che lo<br />
schema ipotizzato non permette <strong>di</strong> svincolarsi dalla complessità<br />
del processo all’antrachinone, ma solo <strong>di</strong> eliminare<br />
lo sta<strong>di</strong>o relativo a separazione, purificazione e concentrazione<br />
dell’acqua ossigenata.<br />
Una variante prevede che i due processi, produzione<br />
dell’acqua ossigenata ed ep<strong>ossidazione</strong>, restino<br />
VOLUME II / RAFFINAZIONE E PETROLCHIMICA<br />
TS-1<br />
O<br />
O<br />
<br />
<br />
H H2O 2O<br />
O<br />
R<br />
<br />
sostanzialmente <strong>di</strong>stinti, ma che il solvente <strong>di</strong> ep<strong>ossidazione</strong><br />
(metanolo acquoso) sia impiegato anche per l’estrazione<br />
dell’acqua ossigenata dalla soluzione <strong>di</strong> lavoro<br />
(Clerici e Ingallina, 1996).<br />
Non molto <strong>di</strong>ssimile è il principio che prevede l’uso<br />
<strong>di</strong> metanolo acquoso come solvente per la sintesi <strong>di</strong>retta<br />
dell’acqua ossigenata, finalizzata all’ottenimento <strong>di</strong><br />
una soluzione alimentabile nel reattore <strong>di</strong> ep<strong>ossidazione</strong><br />
senza ulteriori trattamenti, salvo la rimozione <strong>di</strong> eventuali<br />
ad<strong>di</strong>tivi (Paparatto et al., 2003b). In linea <strong>di</strong> massima<br />
il metodo (come anche i precedenti) si adatta a essere<br />
applicato anche in altre ossidazioni catalizzate dalla<br />
TS-1 e non solo nell’ep<strong>ossidazione</strong> del propilene.<br />
Esiste poi un secondo approccio che prevede l’uso<br />
<strong>di</strong> una miscela <strong>di</strong> idrogeno e ossigeno, <strong>di</strong>rettamente nel<br />
reattore <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong>. È necessaria, a tal fine, la realizzazione<br />
<strong>di</strong> un catalizzatore bifunzionale che possieda<br />
sia i centri catalitici necessari alla sintesi dell’acqua ossigenata,<br />
sia i centri attivi per la reazione <strong>di</strong> <strong>ossidazione</strong>.<br />
Un catalizzatore che risponde ai requisiti richiesti è la<br />
TS-1 sulla quale sia stato supportato palla<strong>di</strong>o metallico<br />
(Clerici e Bellussi, 1993; Meiers et al., 1998).<br />
Un’applicazione interessante degli ossi<strong>di</strong> misti<br />
riguarda la desolforazione spinta dei carburanti per autotrazione.<br />
La grande <strong>di</strong>mensione delle molecole solforate,<br />
in questo caso, implica l’uso <strong>di</strong> ossi<strong>di</strong> misti mesoporosi,<br />
anziché delle zeoliti, microporose. Di conseguenza,<br />
per le ragioni già <strong>di</strong>scusse, l’ossidante non può<br />
essere l’acqua ossigenata ma un idroperossido organico,<br />
una soluzione che d’altra parte meglio si adatta alla<br />
realtà della raffineria. Ossidanti come il ter-butilidroperossido,<br />
il ter-amilidroperossido, l’(1-fenil)etilidroperossido<br />
o altri idroperossi<strong>di</strong> simili sono in linea <strong>di</strong><br />
principio ottenibili per <strong>ossidazione</strong> con aria <strong>di</strong> stream<br />
presenti in raffineria. Brevetti depositati da <strong>di</strong>verse<br />
società petrolifere rivelano l’interesse per questo metodo,<br />
in alternativa al più tra<strong>di</strong>zionale processo <strong>di</strong> idrotrattamento<br />
spinto.<br />
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VOLUME II / RAFFINAZIONE E PETROLCHIMICA<br />
PROCESSI DI OSSIDAZIONE<br />
mechanism, in: Procee<strong>di</strong>ngs of the 10 th International<br />
congress on catalysis, Budapest, 19-24 July, 719-728.<br />
Mario G. Clerici<br />
EniTecnologie<br />
San Donato Milanese, Milano, Italia<br />
Marco Ricci<br />
Franco Rivetti<br />
Polimeri Europa<br />
Novara, Italia<br />
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