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Tipologia e struttura degli idrocarburi - Treccani

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1.2.1 Idrocarburi alifatici<br />

La prima, importante classe di <strong>idrocarburi</strong> è quella <strong>degli</strong> <strong>idrocarburi</strong><br />

alifatici, dal greco ¨leifar, «unguento, grasso», e<br />

comprende gli alcani, gli alcheni e gli alchini.<br />

Alcani<br />

Struttura<br />

Gli alcani sono <strong>idrocarburi</strong> con atomi di carbonio ibridizzati<br />

sp3 e formula bruta CnH2n2 . Vengono definiti saturi poiché<br />

nelle loro molecole i quattro legami possibili del carbonio – disposti<br />

nello spazio secondo una <strong>struttura</strong> tetraedrica regolare – sono<br />

semplici e saturati con atomi di idrogeno oppure con altri atomi<br />

di carbonio. Gli angoli fra i vari legami sono uguali fra loro e pari<br />

a 109,5°. La serie <strong>degli</strong> alcani viene detta omologa perché essi<br />

differiscono per una quantità costante: per passare da un alcano<br />

a quello successivo, infatti, si aggiunge sempre una unità CH2 .<br />

In generale, le molecole <strong>degli</strong> <strong>idrocarburi</strong> sono rappresentate<br />

mediante diversi schemi grafici fra loro equivalenti: possono<br />

essere riportati esplicitamente tutti gli atomi appartenenti<br />

alla molecola, oppure soltanto gli atomi di carbonio, sottintendendo<br />

che tutte le valenze libere di questi atomi sono saturate<br />

con atomi di idrogeno, o, infine, solamente lo scheletro dei<br />

) legami intramolecolari:<br />

CH3 C C<br />

C4H10 CH<br />

C<br />

H3C CH3 C<br />

Atomi<br />

di carbonio<br />

VOLUME V / STRUMENTI<br />

1.2<br />

<strong>Tipologia</strong> e <strong>struttura</strong><br />

<strong>degli</strong> <strong>idrocarburi</strong><br />

La nomenclatura IUPAC (International Union of Pure and<br />

Applied Chemistry) prevede l’utilizzazione di un suffisso comune<br />

per individuare una determinata classe di composti; per gli<br />

alcani tale suffisso è -ano. I primi quattro alcani prendono il<br />

nome di metano, etano, propano e butano e, in generale, tutte<br />

le volte che ci si trova di fronte a composti che contengono 1,<br />

2, 3 o 4 atomi di carbonio si utilizzano i prefissi met-, et-, prope<br />

but-. A partire dagli alcani con 5 atomi di carbonio si utilizzano<br />

prefissi che indicano semplicemente il numero di atomi<br />

di carbonio presenti nella molecola: pentano, esano, eptano e<br />

così via. Per gli alcani con elevato numero di atomi di carbonio<br />

la nomenclatura è riportata nella tab. 1.<br />

Le molecole che hanno la stessa formula molecolare ma<br />

differente <strong>struttura</strong> vengono dette isomeri di <strong>struttura</strong>, e hanno<br />

caratteristiche chimico-fisiche e reattività chimica differenti<br />

fra loro.<br />

Per gli alcani che non sono lineari la nomenclatura IUPAC<br />

prevede una serie di regole che ne permettono l’individuazione:<br />

• si individua la catena lineare della molecola più lunga, contenente<br />

solo atomi di carbonio, e tutti i residui alchilici a<br />

essa legati;<br />

• si assegna un numero crescente a ogni atomo di carbonio<br />

di questa catena in modo da far risultare i sostituenti alla<br />

catena col numero minore e, in caso un sostituente ricorra<br />

più volte nella <strong>struttura</strong>, utilizzando il prefisso di-, tri-,<br />

tetra-, penta- e così via;<br />

• ai residui alchilici si fa precedere il numero del carbonio<br />

della catena più lunga al quale sono legati;<br />

• se si possono individuare due catene con la stessa lunghezza<br />

si utilizza quella che porta il maggior numero di sostituenti.<br />

tab. 1. Nomenclatura IUPAC <strong>degli</strong> alcani in funzione del numero di atomi di carbonio<br />

Nome<br />

Atomi<br />

di carbonio<br />

Nome<br />

Atomi<br />

di carbonio<br />

Nome<br />

10 decano 22 docosano 60 esacontano<br />

11 undecano 23 tricosano 70 eptacontano<br />

12 dodecano 30 triacontano 80 ottacontano<br />

20 eicosano 40 tetracontano 90 nonacontano<br />

21 eneicosano 50 pentacontano 100 ectano<br />

9


NATURA E CARATTERISTICHE DEGLI IDROCARBURI<br />

2<br />

2<br />

1<br />

2<br />

3 1 3 1 3<br />

4<br />

5<br />

2-metilpropano 2,2-dimetilpropano 2,2,4-trimetilpentano<br />

Spesso, però, non viene utilizzata la nomenclatura IUPAC<br />

e per nominare molti composti vengono utilizzate regole già<br />

presenti prima della sua introduzione. Nel caso delle molecole<br />

rappresentate sopra, per esempio, i nomi più utilizzati sono<br />

isobutano per il 2-metilpropano, neopentano per il 2,2-dimetilpropano<br />

e isoottano per il 2,2,4-trimetilpentano: quest’ultimo<br />

è il composto chimico utilizzato per determinare il numero<br />

di ottano di un combustibile (in particolare all’isoottano è<br />

associato per convenzione numero di ottano pari a 100).<br />

I residui formati da gruppi alchilici con una valenza libera<br />

che derivano dagli alcani per rimozione di un atomo di idrogeno<br />

vengono indicati con il suffisso -ile. Si avranno quindi<br />

residui metile, etile, propile, butile, ecc. I primi quattro residui<br />

vengono indicati anche con le sigle Me, Et, Pr e Bu. Gli<br />

atomi di carbonio presenti nelle molecole <strong>degli</strong> alcani possono<br />

essere classificati a seconda del numero di atomi di idrogeno<br />

ai quali sono legati: quelli legati a tre atomi di idrogeno<br />

sono detti primari; quelli legati a due atomi di idrogeno secondari;<br />

infine, sono detti terziari quelli legati a un atomo di idrogeno.<br />

I residui alchilici, quindi, possono essere classificati a<br />

seconda del tipo di carbonio sul quale è presente la valenza<br />

libera. Nel caso dei residui C 4 H 9 si potranno distinguere il<br />

butile, il sec-butile e il ter-butile, a seconda che il residuo sia<br />

primario, secondario o terziario:<br />

CH 3 CH 2 CH 2 CH 2 CH 3<br />

H 3C<br />

CH 3<br />

C<br />

CH 3<br />

CH 2<br />

butile sec-butile<br />

CH 3<br />

CH<br />

ter-butile<br />

Un’ulteriore differenziazione tra le molecole <strong>degli</strong> alcani<br />

può essere fatta se all’interno dell’alcano sono presenti uno o<br />

più atomi di carbonio chirali: un atomo di carbonio è chirale<br />

se i quattro sostituenti sono tutti differenti. Un composto chirale<br />

possiede la proprietà particolare di non essere sovrapponibile<br />

alla sua immagine speculare. Per esso, quindi, esistono<br />

due strutture speculari – dette enantiomere – che, come la mano<br />

destra e quella sinistra, non essendo sovrapponibili devono<br />

essere considerate differenti. I composti enantiomeri posseggono<br />

le stesse caratteristiche fisiche, a parte l’opposto potere<br />

rotatorio specifico, cioè la capacità di ruotare il piano della<br />

luce polarizzata che incide su di essi verso destra oppure verso<br />

sinistra. Grazie a questa caratteristica distintiva è possibile<br />

distinguere i due enantiomeri che, altrimenti, secondo le norme<br />

IUPAC sarebbero identificabili con lo stesso nome. Si usa il<br />

simbolo (R) (dal latino rectus) prima del nome dell’alcano se<br />

l’enantiomero ruota la luce polarizzata verso destra; il simbolo<br />

(S) (dal latino sinister) se la ruota verso sinistra. L’esistenza<br />

di questi isomeri è molto importante per composti biologici<br />

come gli amminoacidi, mentre risulta per lo più di carattere<br />

didattico per gli alcani (tranne in alcune particolari condizioni).<br />

Metano<br />

L’alcano più semplice è il metano, scoperto nel 1776 da<br />

Alessandro Volta osservando, durante una gita in barca sul<br />

Lago Maggiore, la risalita dal fondale melmoso del lago di<br />

bollicine gassose. Successivamente, Volta raccolse tale gas<br />

osservandone il carattere infiammabile e lo chiamò aria infiammabile<br />

nativa delle paludi (in questo caso il metano era prodotto<br />

da organismi anaerobi, detti metanogeni, presenti sul<br />

fondale del lago). Di formula bruta CH 4 , esso possiede angoli<br />

di legame HCH tutti uguali e corrispondenti a 109,5°;<br />

le distanze CH sono pari a 1,091 Å, mentre l’energia di<br />

ogni legame è di 104 kcal/mol. Si tratta di una molecola apolare,<br />

poiché perfettamente simmetrica, e quindi con momento<br />

dipolare nullo.<br />

Etano<br />

L’omologo superiore del metano è l’etano, con formula bruta<br />

C 2 H 6 , la cui molecola presenta un legame covalente CC di<br />

tipo s, formato dalla sovrapposizione <strong>degli</strong> orbitali sp 3 , di lunghezza<br />

pari a 1,536 Å e angoli di legame HCH di 109,3°.<br />

Il legame s consente la rotazione relativa dei gruppi metile<br />

senza influenzare la combinazione <strong>degli</strong> orbitali sp 3 che ne<br />

ha determinato la formazione. Ciò offre alla molecola la possibilità<br />

di assumere disposizioni diverse, dette conformazioni,<br />

che possono mutare l’una nell’altra senza la rottura di alcun<br />

legame o il superamento di una barriera di energia potenziale<br />

rilevante. Lo studio delle variazioni di energia delle molecole<br />

a seguito del cambiamento delle conformazioni viene detto<br />

analisi conformazionale. Poiché l’energia richiesta per mutare<br />

di conformazione non è elevata, la rotazione relativa dei<br />

gruppi metile è considerata libera. Nella fig. 1 è rappresentato<br />

il passaggio a differenti conformazioni della molecola di etano.<br />

È possibile osservare come l’etano si ritrovi sempre nella stessa<br />

condizione dopo una rotazione di 120° intorno al legame<br />

CC. La conformazione rappresentata dai tre atomi di idrogeno<br />

sovrapposti gli uni agli altri viene detta eclissata, mentre<br />

ruotando di 60° i gruppi metile intorno al legame si ottiene la<br />

conformazione detta sfalsata; tra le due strutture esiste un’infinità<br />

di altre conformazioni denominate genericamente sghembe.<br />

Dalla fig. 1 risulta che la barriera energetica rotazionale (detta<br />

tensione torsionale) per la molecola di etano è di circa 3 kcal/mol;<br />

essa è dovuta alla repulsione delle nuvole elettroniche intorno<br />

10 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI<br />

energia potenziale<br />

3 kcal/mol<br />

0 60<br />

rotazione (°)<br />

fig. 1. Energia potenziale della molecola di etano<br />

nelle sue diverse conformazioni.<br />

120


agli atomi di idrogeno che, nella conformazione eclissata, sentono<br />

maggiormente l’interazione reciproca. Le strutture sfalsata<br />

ed eclissata vengono dette conformeri.<br />

Propano e butano. Analisi conformazionale<br />

I termini superiori dopo l’etano sono rappresentati dal propano<br />

(C 3 H 8 ) e dal butano (C 4 H 10 ). Anche per il propano si<br />

osserva una rotazione libera intorno ai due legami CC con<br />

una tensione torsionale leggermente superiore alle 3 kcal/mol<br />

dell’etano, a causa della presenza di un gruppo metile al posto<br />

di un idrogeno, che porta a una maggiore repulsione fra i due<br />

gruppi mutuamente rotanti. Di particolare interesse è la molecola<br />

di butano<br />

che, oltre a essere il primo termine <strong>degli</strong> alcani ad avere<br />

quattro conformeri, presenta anche due differenti isomeri di<br />

<strong>struttura</strong>.<br />

L’analisi conformazionale del butano mostra che la rotazione<br />

intorno al legame C 2 C 3 porta alla formazione delle conformazioni<br />

anti I, eclissata II, gauche III, eclissata IV, gauche V,<br />

eclissata VI per ritornare, dopo aver ruotato il legame di 360°,<br />

al conformero anti I. Le strutture eclissata II ed eclissata VI posseggono<br />

la stessa energia, così come i due conformeri gauche.<br />

Per il butano, la massima differenza di energia potenziale tra la<br />

<strong>struttura</strong> anti I, che è la più stabile, e la <strong>struttura</strong> eclissata IV, che<br />

è la più instabile, è superiore alle 5 kcal/mol. Rispetto alla barriera<br />

energetica delle diverse conformazioni dell’etano, per il<br />

butano si riscontrano valori superiori. Questo è dovuto al fatto<br />

che nel butano la repulsione elettronica è maggiore, in quanto<br />

avviene tra un idrogeno e un gruppo metile nelle strutture eclissate<br />

II e VI e tra due gruppi metile nella conformazione eclissata<br />

IV. Nella fig. 2 è rappresentata la variazione di energia potenziale<br />

tra le differenti conformazioni della molecola di butano.<br />

Il butano è, in ordine di peso molecolare, il primo alcano<br />

che possiede due isomeri di <strong>struttura</strong> differenti: il butano (denominato<br />

anche normalbutano, n-C 4 H 10 ) e il 2-metilpropano<br />

(denominato anche isobutano, i-C 4 H 10 ).<br />

energia potenziale<br />

anti I<br />

VOLUME V / STRUMENTI<br />

eclissata II<br />

3,4<br />

kcal/mol<br />

1<br />

2<br />

gauche III<br />

3<br />

4<br />

eclissata IV<br />

4,5<br />

kcal/mol<br />

rotazione (°)<br />

gauche V<br />

eclissata VI<br />

0,8<br />

kcal/mol<br />

fig. 2. Energia potenziale (non in scala) dei conformeri<br />

del butano in funzione dell’angolo di rotazione.<br />

anti I<br />

Come risultato della diversa disposizione spaziale <strong>degli</strong><br />

atomi, le due molecole differiscono per la tipologia <strong>degli</strong> atomi<br />

di carbonio che le compongono. Il butano, infatti, presenta due<br />

atomi di carbonio primari e due atomi di carbonio secondari,<br />

mentre il 2-metilpropano possiede tre atomi di carbonio primari<br />

e un atomo di carbonio terziario.<br />

Col crescere del peso molecolare <strong>degli</strong> alcani, il numero<br />

di isomeri cresce esponenzialmente passando dai 2 del butano<br />

ai 75 del C 10 H 22 , fino ad arrivare a più di 300.000 per il C 20 H 42<br />

e superare i 4 miliardi per il C 30 H 62 .<br />

Alcani superiori<br />

Gli alcani che hanno un peso molecolare compreso fra 70 e<br />

240 u sono liquidi in condizioni standard (298 K e 1 atm); se<br />

però il loro peso molecolare raggiunge o supera 240 u, sono solidi<br />

e vengono chiamati cere. Inoltre, è utile illustrare l’esistenza<br />

di alcani ad elevato peso molecolare (anche superiore a 1 milione<br />

di unità di massa atomica) che sono prodotti attraverso reazioni<br />

di polimerizzazione. Il polietilene, per esempio, è un alcano<br />

formato da una catena molto lunga di gruppi CH 2 che,<br />

eccezion fatta per le due estremità della catena, è composta da<br />

carboni secondari. Il polipropilene, invece, è un alcano che può<br />

possedere le seguenti strutture:<br />

]<br />

]<br />

]<br />

TIPOLOGIA E STRUTTURA DEGLI IDROCARBURI<br />

polipropilene isotattico<br />

polipropilene sindiotattico<br />

polipropilene atattico<br />

Ciascun carbonio della catena principale è legato a quattro<br />

sostituenti differenti ed è quindi chirale; è perciò possibile<br />

discriminare il polipropilene, oltre che dal peso molecolare,<br />

anche dalla disposizione dei sostituenti. In particolare se i gruppi<br />

metile sono tutti orientati dalla stessa parte della catena, il<br />

polimero è chiamato isotattico; se, invece, sono orientati in<br />

maniera alternata oppure casuale, il polimero prende il nome<br />

rispettivamente di sindiotattico o di atattico. In questo caso, la<br />

stereospecificità dell’alcano, cioè il modo in cui la sua <strong>struttura</strong><br />

molecolare spaziale ne condiziona le proprietà, è molto<br />

importante perché i differenti polimeri hanno caratteristiche<br />

chimico-fisiche e meccaniche differenti.<br />

Cicloalcani<br />

Oltre agli alcani con strutture lineari e ramificate, esistono<br />

anche quelli dotati di <strong>struttura</strong> ciclica e policiclica. La nomenclatura<br />

dei cicloalcani segue quella <strong>degli</strong> alcani con l’aggiunta<br />

del prefisso ciclo-. Di seguito sono riportate le strutture dei<br />

cicloalcani contenenti fino a nove atomi di carbonio:<br />

ciclopropano ciclobutano ciclopentano cicloesano<br />

]<br />

]<br />

]<br />

11


NATURA E CARATTERISTICHE DEGLI IDROCARBURI<br />

cicloeptano cicloottano ciclononano<br />

Come per gli alcani, anche per i cicloalcani gli atomi di<br />

carbonio vengono numerati in modo da far corrispondere ai<br />

sostituenti il numero minore. Seguendo questa regola la molecola<br />

rappresentata di seguito ha il nome di 1,3-dimetilciclopentano<br />

e non 1,4-dimetilciclopentano:<br />

5<br />

1<br />

2<br />

4<br />

Il cicloalcano più semplice è il ciclopropano. Si tratta di<br />

un composto molto reattivo poiché possiede angoli di legame<br />

molto distorti dal valore di equilibrio proprio <strong>degli</strong> alcani, che<br />

è 109,5°. Nel ciclopropano, infatti, i tre atomi di carbonio sono<br />

planari e formano angoli di legame di 60°. Questa variazione<br />

<strong>degli</strong> angoli di legame porta a una diminuzione della sovrapposizione<br />

<strong>degli</strong> orbitali sp 3 , che è all’origine della formazione<br />

del legame CC, e quindi a una diminuzione dell’energia di<br />

legame. L’energia spesa per distorcere la geometria <strong>degli</strong> angoli<br />

di legame nel ciclopropano, o più in generale in ogni cicloalcano,<br />

viene detta tensione angolare. Esiste, inoltre, una tensione<br />

di anello, detta tensione torsionale, dovuta al fatto che,<br />

come già visto per l’etano, la conformazione molecolare più<br />

stabile è quella in cui gli atomi d’idrogeno si trovano in una<br />

posizione reciproca sfalsata, mentre la <strong>struttura</strong> del ciclopropano<br />

obbliga gli atomi di idrogeno a trovarsi in una conformazione<br />

eclissata. Per il ciclopropano il contributo dovuto alla<br />

tensione angolare è comunque molto superiore rispetto a quello<br />

dovuto alla tensione torsionale, anche se, in generale, l’energia<br />

associata alla tensione torsionale non è trascurabile. Gli<br />

atomi di carbonio della molecola di ciclobutano non sono disposti<br />

tutti sullo stesso piano con angoli di legame CCC di<br />

90°: per minimizzare la tensione torsionale, un atomo di carbonio<br />

si trova leggermente fuori dal piano mentre gli angoli di<br />

legame assumono un valore di circa 88°.<br />

La stabilità dei cicloalcani continua a crescere passando<br />

al ciclopentano fino ad arrivare al cicloesano, che non possiede<br />

tensione angolare (in tale molecola, infatti, tutti gli atomi<br />

di carbonio si trovano ai vertici di un tetraedro con angoli di<br />

legame di 109,5°). La tensione torsionale del cicloesano, invece,<br />

è funzione della conformazione che la molecola assume:<br />

in quella detta a sedia la tensione torsionale è nulla, poiché<br />

tutti gli atomi di idrogeno sono sfalsati, mentre il valore della<br />

tensione cresce passando alle conformazioni a twist, a barca<br />

e a semi-sedia. La differenza massima di energia fra le quattro<br />

strutture è di circa 11 kcal/mol. Se, da una parte, ciò vuol<br />

dire che a temperatura ambiente la molecola di cicloesano<br />

passa con una frequenza molto elevata da una <strong>struttura</strong> all’altra<br />

senza impedimenti di tipo energetico, dall’altra è possibile<br />

affermare che la probabilità di trovare la molecola nella<br />

conformazione a sedia è superiore al 90%. Nella fig. 3 sono<br />

riportati le differenti conformazioni del cicloesano e i relativi<br />

livelli energetici.<br />

Nella conformazione a sedia del cicloesano è possibile individuare<br />

due tipi differenti di atomi di idrogeno:<br />

3<br />

• assiali (evidenziati nella <strong>struttura</strong> qui sotto), che hanno il<br />

legame covalente col carbonio diretto perpendicolarmente<br />

al piano medio formato dagli atomi di carbonio;<br />

• equatoriali, che sono orientati all’incirca parallelamente a<br />

tale piano.<br />

I cicloalcani che hanno uno o più atomi di idrogeno sostituiti<br />

con gruppi alchilici sono detti alchilcicloalcani. La presenza<br />

dell’anello impedisce la rotazione dei legami s, rendendo<br />

possibile la distinzione di due composti che differiscono<br />

per la posizione dei sostituenti rispetto all’anello e che vengono<br />

detti diastereoisomeri cis e diastereoisomeri trans (in latino<br />

cis significa «dalla stessa parte» e trans «dall’altra parte»).<br />

A differenza <strong>degli</strong> enantiomeri, i diastereoisomeri cis e trans<br />

posseggono proprietà chimico-fisiche differenti. Per esempio,<br />

la decalina – che è un alcano di formula bruta C 10 H 18 , riportato<br />

nella fig. 4 e costituito da due anelli di cicloesano condensati<br />

che hanno in comune due atomi di carbonio consecutivi<br />

– esiste sia come isomero cis sia come isomero trans. Ma<br />

la cis-decalina, detta anche cis-decaidronaftalene, ha una temperatura<br />

di fusione di 242 K e una temperatura di ebollizione<br />

di 460 K, mentre la trans-decalina ha temperatura di fusione<br />

di 230 K e di ebollizione di 466 K.<br />

Mentre alcani come la decalina o il decaidroazulene sono<br />

detti biciclici, l’unione di più anelli porta alla formazione di<br />

composti detti genericamente policiclici, quale, per esempio,<br />

il peridrofenantrene che è composto da tre anelli a sei atomi di<br />

carbonio condensati:<br />

decalina decaidroazulene peridrofenantrene<br />

La nomenclatura <strong>degli</strong> alcani policiclici segue le seguenti<br />

regole:<br />

• si numerano gli atomi di carbonio e si assegna al composto<br />

il nome dell’alcano lineare che ha lo stesso numero di<br />

atomi di carbonio;<br />

12 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI<br />

energia potenziale<br />

5,5 kcal/mol<br />

conformazioni<br />

7 kcal/mol<br />

sedia twist barca semi-sedia<br />

11 kcal/mol<br />

fig. 3. Livelli energetici delle conformazioni del cicloesano.


fig. 4. Struttura <strong>degli</strong> isomeri<br />

cis e trans della decalina.<br />

• si aggiunge un prefisso che indica il numero <strong>degli</strong> anelli<br />

che bisogna rompere per ottenere un idrocarburo senza<br />

catene cicliche (biciclo, triciclo, tetraciclo, ecc.);<br />

• si individua tra parentesi il numero di atomi di carbonio<br />

compresi tra gli atomi condivisi.<br />

Utilizzando queste regole è possibile assegnare alla decalina<br />

il nome sistematico di biciclo[4.4.0]decano, perché gli<br />

atomi condivisi sono C1 e C6 e tra di loro sono compresi due<br />

gruppi da quattro atomi e uno da zero, essendo C1 e C6 atomi<br />

consecutivi. Di seguito sono illustrate le strutture di alcuni composti<br />

biciclici formati da anelli che condividono due atomi di<br />

carbonio non consecutivi:<br />

6<br />

7<br />

2<br />

8<br />

8<br />

4 5<br />

4<br />

7<br />

2<br />

1<br />

3<br />

7<br />

6<br />

3<br />

2<br />

1<br />

5<br />

6<br />

biciclo[3.2.1]ottano biciclo[2.2.2]ottano<br />

Se gli anelli sono tre, la nomenclatura prevede l’introduzione<br />

di due numeri che indicano tra quali atomi condivisi è<br />

identificato l’ultimo atomo di carbonio condiviso. Seguendo<br />

questa regola la molecola dell’adamantano viene nominata triciclo[3.3.1.1<br />

(3,7)]decano:<br />

H<br />

5<br />

8<br />

9<br />

6 1<br />

2<br />

H<br />

Una categoria particolare dei cicloalcani è rappresentata<br />

dagli <strong>idrocarburi</strong> steroidei. Questi, che sono saturi, contengono<br />

l’anello del peridrociclopentanofenantrene e vengono<br />

chiamati steroidi; la maggior parte di essi, oltre alla catena<br />

VOLUME V / STRUMENTI<br />

3<br />

4<br />

1 1<br />

5 2<br />

biciclo[1.1.2]esano biciclo[2.2.1]eptano<br />

H<br />

4<br />

9<br />

8<br />

7<br />

cis<br />

3<br />

10<br />

10<br />

3<br />

7<br />

4<br />

H<br />

1<br />

6<br />

6<br />

2<br />

5<br />

5<br />

3<br />

4<br />

<strong>idrocarburi</strong>ca, contiene altri sostituenti ossigenati (ne sono un<br />

esempio il colesterolo e il testosterone), ma ce ne sono alcuni<br />

che sono costituiti esclusivamente da carbonio e idrogeno, come<br />

l’androstano e il colestano.<br />

Alcheni<br />

TIPOLOGIA E STRUTTURA DEGLI IDROCARBURI<br />

trans<br />

Struttura<br />

Gli alcheni sono composti caratterizzati dalla presenza di<br />

almeno un doppio legame CC nelle loro molecole. Tali composti<br />

vengono genericamente indicati come olefine o <strong>idrocarburi</strong><br />

insaturi (quest’ultima denominazione è dovuta al fatto che<br />

il doppio legame può essere interpretato come il risultato di<br />

una reazione di deidrogenazione del corrispettivo alcano). Gli<br />

atomi di carbonio che partecipano al doppio legame sono ibridizzati<br />

sp 2 e, oltre all’atomo di carbonio con cui condividono<br />

il doppio legame, sono legati ad altri due atomi di carbonio o<br />

di idrogeno. I tre legami dell’atomo di carbonio insaturo sono<br />

planari e fra loro formano legami di 120°.<br />

Gli alcheni hanno formula bruta generale C n H 2n e vengono<br />

identificati dal suffisso -ene. I primi tre termini – secondo<br />

le regole IUPAC – vengono chiamati etene, propene e butene,<br />

ma più usualmente sono indicati come etilene, propilene e butilene.<br />

Per gli altri termini che portano il doppio legame sui primi<br />

due atomi di carbonio della catena, a partire dal pentene, non<br />

ci sono eccezioni. La nomenclatura <strong>degli</strong> alcheni nei quali il<br />

doppio legame si trova in posizione interna alla catena segue<br />

la regola secondo cui si fa precedere il nome della molecola<br />

dalla posizione (quella minore possibile) del carbonio che porta<br />

il doppio legame. Seguendo questa regola gli alcheni rappresentati<br />

di seguito sono identificati con il nome IUPAC di 1-pentene<br />

(o più brevemente pentene) e 2-pentene. Se sono presenti<br />

sostituenti si usano le stesse regole utilizzate per gli alcani.<br />

Infine, se sono presenti due o più doppi legami si indica la posizione<br />

<strong>degli</strong> atomi di carbonio che portano il doppio legame<br />

seguita dal nome dell’alchene con la dicitura di-, tri-, ecc.,<br />

prima del suffisso -ene. Seguendo questa regola il terzo alchene<br />

rappresentato nello schema che segue è identificato con il<br />

nome IUPAC di 1,3-butadiene:<br />

1-pentene 2-pentene 1,3-butadiene<br />

La presenza di un doppio legame, in condizioni ordinarie<br />

rende impossibile la rotazione della molecola intorno a tale legame.<br />

Questa particolarità dà luogo alla possibile distinzione<br />

13


NATURA E CARATTERISTICHE DEGLI IDROCARBURI<br />

di due molecole insature che, pur possedendo gli stessi raggruppamenti<br />

di atomi, differiscono per la loro disposizione<br />

intorno al doppio legame. Perché questa distinzione sia possibile,<br />

però, ciascuno dei due carboni ibridizzati sp 2 non deve<br />

avere due sostituenti uguali: in questo caso è possibile distinguere<br />

le due molecole differenti che portano i due gruppi dalla<br />

stessa parte (cis) oppure da parti opposte (trans), come nel caso<br />

dell’esene:<br />

Per queste due molecole le temperature di fusione sono<br />

rispettivamente di 136,0 K e 159,6 K, mentre le temperature di<br />

ebollizione sono rispettivamente 339,8 K e 340,2 K. Date queste<br />

caratteristiche, i due isomeri possono essere separati per<br />

cristallizzazione frazionata e non per distillazione, visto che le<br />

due temperature di ebollizione sono pressoché uguali. Questo<br />

risultato non è però generalizzabile, poiché i due diastereoisomeri<br />

del 4,4-dimetil-2-pentene, per esempio, avendo temperature<br />

di ebollizione di 353 K e 349 K, possono invece essere<br />

separati per distillazione frazionata.<br />

Nel caso in cui i quattro sostituenti al doppio legame siano<br />

diversi, non è possibile distinguere le conformazioni in cis e<br />

trans. Per rendere universale la nomenclatura dei diastereoisomeri<br />

<strong>degli</strong> alcheni si utilizza allora la regola di Cahn-Ingold-<br />

Prelog, che assegna una priorità crescente ai sostituenti legati<br />

al doppio legame (per residui saturi la priorità è assegnata in<br />

base al peso molecolare del residuo, associando la priorità più<br />

alta al residuo con peso molecolare maggiore). Se i due atomi<br />

di carbonio sp2 cis-3-esene trans-3-esene<br />

portano i sostituenti con priorità maggiore dalla<br />

stessa parte, l’alchene viene identificato con il simbolo (Z) (dal<br />

tedesco zusammen, «insieme»), altrimenti con il simbolo (E)<br />

(dal tedesco entgegen, «opposto»).<br />

Etilene<br />

Il primo <strong>degli</strong> alcheni è l’etene o etilene, che in condizioni<br />

standard è un gas incolore e inodore di formula bruta C 2 H 4 , che<br />

fonde a circa 104 K e bolle a circa 169 K. Dato che possiede due<br />

atomi di carbonio ibridizzati sp 2 , la sua molecola ha una <strong>struttura</strong><br />

planare i cui angoli di legame sono lievemente distorti rispetto<br />

ai 120° associati a questo tipo di ibridazione. Ciò a causa del<br />

maggior ingombro delle nuvole elettroniche impegnate nella formazione<br />

del doppio legame che schiacciano i due atomi di idrogeno<br />

legati all’atomo di carbonio, cosicché i legami HCH<br />

formano un angolo di circa 118°, i due legami CCH di<br />

circa 120° e la lunghezza del legame CC risulta di 1,34 Å,<br />

minore di quella della molecola di etano che è di 1,54 Å.<br />

A differenza <strong>degli</strong> alcani, il residuo ottenuto dalla molecola<br />

di etilene privato di un atomo di idrogeno non segue le<br />

regole della nomenclatura IUPAC e viene denominato vinile:<br />

H 2C CH<br />

Propilene<br />

Il propilene è l’omologo superiore dell’etilene, ha formula<br />

bruta C 3 H 6 e, come l’etilene, in condizioni standard è un<br />

gas, che però fonde a 88 K e bolle a circa 225 K.<br />

Di particolare interesse è il residuo ottenuto dal propilene<br />

privato di un atomo di idrogeno, che viene detto allile e ha una<br />

notevole importanza nella chimica <strong>degli</strong> <strong>idrocarburi</strong>:<br />

H 2C CH CH 2<br />

La <strong>struttura</strong> di questa molecola verrà discussa nel seguito<br />

(v. par. 1.2.3).<br />

Dieni<br />

Gli <strong>idrocarburi</strong> che presentano due doppi legami vengono<br />

detti genericamente dieni; fra questi è possibile distinguere gli<br />

alleni, i dieni coniugati e i dieni isolati.<br />

Gli alleni portano i doppi legami sullo stesso atomo di carbonio<br />

e vengono anche chiamati dieni cumulati. Il composto<br />

più semplice di questi è l’1,2-propadiene, una molecola gassosa<br />

con temperatura di fusione di circa 240 K e temperatura<br />

di ebollizione di circa 137 K (fig. 5). In questa molecola la<br />

distanza tra gli atomi di carbonio è minore di quella trovata per<br />

i doppi legami semplici <strong>degli</strong> alcheni e misura 1,31 Å. Quando<br />

sono presenti due doppi legami cumulati, gli orbitali p del<br />

carbonio centrale che vengono utilizzati per dar luogo ai due<br />

legami p sono perpendicolari tra loro. Questa particolarità fa<br />

sì che la molecola non sia planare e che i quattro sostituenti ai<br />

due atomi di carbonio giacciano su due piani perpendicolari.<br />

Come diretta conseguenza, le molecole speculari di un allene<br />

che portano sostituenti diversi sugli atomi di carbonio allenici<br />

non sono sovrapponibili, e quindi sono otticamente attive.<br />

Esisteranno, quindi, due enantiomeri diversi pur non essendo<br />

presente alcun centro chirale.<br />

I dieni coniugati sono così detti perché alternano legami<br />

doppi a legami singoli. Il più semplice di essi è l’1,3-butadiene,<br />

un composto gassoso in condizioni standard con temperatura<br />

di fusione di 164,3 K e temperatura di ebollizione di<br />

268,6 K. Le distanze tra gli atomi in posizione 1-2 e 3-4 sono<br />

di 1,34 Å, in linea con quella di 1,337 Å del doppio legame<br />

semplice dell’etene, mentre la distanza 2-3 è molto minore<br />

della distanza generica di un legame singolo ed è pari a 1,47 Å;<br />

ciò è dovuto al fatto che i due atomi di carbonio che formano<br />

il legame sono entrambi ibridizzati sp 2 .<br />

I dieni coniugati presentano una sequenza di atomi di carbonio<br />

con orbitali p perpendicolari al piano della molecola,<br />

popolati ciascuno da un elettrone. La presenza di questi elettroni<br />

spaiati su orbitali parzialmente sovrapposti conferisce alla<br />

<strong>struttura</strong> che ne deriva una particolare stabilità. È come se ogni<br />

elettrone dell’orbitale p contribuisse alla formazione di un legame<br />

con i due atomi adiacenti. Questa particolare delocalizzazione,<br />

detta iperconiugazione, può essere facilmente individuata<br />

osservando la densità elettronica totale di un diene coniugato<br />

che, come riportato nella fig. 6 per l’1,3-butadiene, risulta<br />

uniforme sugli atomi che presentano coniugazione. A causa<br />

della delocalizzazione <strong>degli</strong> elettroni p che popolano gli orbitali<br />

p z lungo lo scheletro della molecola, la <strong>struttura</strong> elettronica<br />

reale della molecola dell’1,3-butadiene è individuata da un<br />

ibrido di due strutture limite. Tutte le volte che le molecole possono<br />

essere rappresentate in modi diversi semplicemente cambiando<br />

popolazione elettronica di orbitali molecolari che hanno<br />

14 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI<br />

()<br />

()<br />

()<br />

()<br />

fig. 5. Struttura dell’1,2-propadiene e <strong>degli</strong><br />

orbitali molecolari, tra loro perpendicolari, che generano<br />

i due legami p in seguito all’interazione <strong>degli</strong> orbitali p<br />

<strong>degli</strong> atomi di carbonio.


A B C<br />

fig. 6. Molecola dell’1,3-butadiene: A, orbitale molecolare occupato a più alta energia (HOMO);<br />

B, orbitale molecolare vuoto a più bassa energia (LUMO); C, densità elettronica totale.<br />

energie simili, ci si trova di fronte a strutture di risonanza, che<br />

rappresentano disposizioni limite <strong>degli</strong> elettroni nella molecola.<br />

La disposizione reale <strong>degli</strong> elettroni è un ibrido tra tutte<br />

le strutture di risonanza che contribuiscono alla descrizione<br />

della molecola. Il concetto di risonanza, introdotto per la descrizione<br />

dei sistemi coniugati, verrà ripreso più approfonditamente<br />

nel seguito (v. par. 1.2.2).<br />

La stabilità che l’iperconiugazione conferisce ai dieni<br />

coniugati può essere misurata indirettamente attraverso un’analisi<br />

energetica delle reazioni di idrogenazione. Nella tab. 2<br />

sono riportati i calori di idrogenazione per diversi <strong>idrocarburi</strong><br />

insaturi. È interessante confrontare l’energia di idrogenazione<br />

dell’1,3-pentadiene, che libera 226 kJ/mol, con quella<br />

dell’1,4-pentadiene, che libera 252 kJ/mol. La differenza nell’energia<br />

richiesta per idrogenare le molecole che presentano<br />

lo stesso numero di atomi e di doppi legami può essere dovuta<br />

solo alla coniugazione dei doppi legami dell’1,3-pentadiene,<br />

che quindi stabilizza tale molecola di 26 kJ/mol. Analizzando<br />

invece il calore di idrogenazione dell’1,3-esadiene e<br />

dell’1,3,5-esatriene rispetto a quello dell’1-esene è possibile<br />

osservare come la presenza di due e tre doppi legami coniugati<br />

porti a un guadagno energetico di 24 e di 38 kJ/mol. Questo<br />

dato permette di estendere il concetto di stabilità della delocalizzazione<br />

<strong>degli</strong> elettroni p non solo ai dieni ma a tutti i<br />

composti che possiedono n doppi legami alternati a legami<br />

semplici.<br />

Un diene coniugato di notevole importanza nella chimica<br />

<strong>degli</strong> <strong>idrocarburi</strong> insaturi è l’isoprene (o 2-metil-1,3-butadiene,<br />

secondo la IUPAC). In condizioni standard esso è un<br />

liquido che solidifica a 131 K e bolle a 307 K. La molecola<br />

di isoprene, la cui <strong>struttura</strong> è alla base di una serie numerosa<br />

VOLUME V / STRUMENTI<br />

tab. 2. Reazioni di idrogenazione di <strong>idrocarburi</strong> insaturi<br />

TIPOLOGIA E STRUTTURA DEGLI IDROCARBURI<br />

di <strong>idrocarburi</strong> insaturi, presenta iperconiugazione <strong>degli</strong> elettroni<br />

p in modo analogo al butadiene. La singola unità isoprenica<br />

condensata in strutture lineari, ramificate e cicliche viene<br />

individuata in un elevato numero di composti organici naturali<br />

denominati terpeni, classificati in funzione del numero di<br />

unità isopreniche che li compongono: monoterpeni (2 unità isopreniche),<br />

sesquiterpeni (3 unità), diterpeni (4 unità), triterpeni<br />

(6 unità), tetraterpeni (8 unità), politerpeni (9 o più unità).<br />

I dieni isolati, infine, possiedono due doppi legami che<br />

nella loro molecola occupano posizioni non adiacenti a un<br />

atomo di carbonio oppure che sono alternate a un singolo<br />

legame di tipo s. Di seguito è riportata la <strong>struttura</strong> del<br />

2,6-ottadiene:<br />

Alcheni superiori<br />

Per i composti con più di quattro atomi di carbonio valgono<br />

le regole <strong>struttura</strong>li già viste per i composti a minore peso<br />

molecolare, tenendo però presente che anche nel caso <strong>degli</strong><br />

alcheni, come per gli alcani, al crescere del peso molecolare<br />

aumenterà vertiginosamente il numero di isomeri e di diastereoisomeri<br />

possibili. In generale gli alcheni che possiedono più<br />

di 4 atomi di carbonio sono liquidi in condizioni standard, mentre<br />

sono solidi quelli con più di 15 atomi di carbonio. Di seguito<br />

saranno analizzati brevemente gli alcheni formati dall’addizione<br />

di un numero elevato di molecole dieniliche. Il composto<br />

naturale più importante è il polimero di addizione<br />

dell’isoprene formato completamente da stereoisomeri cis,<br />

ovvero la gomma naturale o caucciù. Esso ha un elevato peso<br />

molecolare (anche superiore a 10 6 u) caratterizzato dalla<br />

Composto Reazione H° r (kJ/mol) Ref.<br />

1,3-butadiene 2H 236,70,4 Kistiakowsky et al., 1936<br />

2<br />

1,3-pentadiene 2H 226,40,6 Dolliver et al., 1937<br />

2<br />

1,4-pentadiene 2H 252,00,6 Kistiakowsky et al., 1936<br />

2<br />

1-esene H 125,03,0 Linstrom e Mallard, 2003<br />

2<br />

(Z)-1,3-esadiene 2H 226,01,0 Fang e Rogers, 1992<br />

2<br />

(Z)-1,3,5-esatriene 3H 336,01,4 Turner et al., 1973<br />

2<br />

15


NATURA E CARATTERISTICHE DEGLI IDROCARBURI<br />

successione di un doppio legame e due legami semplici. L’omologo<br />

della gomma naturale, dalla quale differisce per la presenza<br />

di doppi legami in configurazione trans, è rappresentato<br />

dalla guttaperca. È interessante notare come la sola differenza<br />

di configurazione cis-trans nella <strong>struttura</strong> del polimero<br />

dell’isoprene porti a due composti dalle caratteristiche tanto<br />

differenti. I composti polimerici insaturi più simili alla gomma<br />

naturale sono quelli derivati dalla poliaddizione dell’1,3-butadiene.<br />

Anche in questo caso si ottiene un materiale <strong>struttura</strong>lmente<br />

simile al poliisoprene che prende genericamente il nome<br />

di elastomero.<br />

]<br />

]<br />

]<br />

gomma naturale<br />

cis-1,4-poliisoprene<br />

guttaperca<br />

trans-1,4-poliisoprene<br />

elastomero<br />

1,3-polibutadiene<br />

Cicloalcheni<br />

I cicloalcheni sono molecole cicliche che hanno al loro<br />

interno uno o più doppi legami. La nomenclatura segue quella<br />

<strong>degli</strong> alcheni lineari con l’aggiunta del prefisso ciclo-. Di<br />

seguito sono illustrate le strutture di alcuni cicloalcheni:<br />

ciclopropene ciclobutene ciclopentene<br />

cicloesene cis-cicloottene trans-cicloottene<br />

I più piccoli tra questi <strong>idrocarburi</strong> esistono solamente nella<br />

forma cis, in quanto un’eventuale <strong>struttura</strong> trans comporterebbe<br />

una tensione d’anello eccessiva. Il primo cicloalchene<br />

che può essere isolato nella forma trans è il cicloottene. È interessante<br />

notare come la molecola del trans-cicloottene sia otticamente<br />

attiva, poiché la sua particolare <strong>struttura</strong> fa sì che le<br />

immagini speculari non siano sovrapponibili. Esistono, quindi,<br />

due enantiomeri distinti del trans-cicloottene senza che nella<br />

molecola sia presente un carbonio chirale. Questa particolarità<br />

è già stata trovata nei composti con doppi legami cumulati.<br />

Come per i dieni lineari, esistono anche sistemi ciclici che<br />

presentano doppi legami coniugati. Esempi di questa classe di<br />

composti sono rappresentati dal ciclobutadiene, dal ciclopentadiene<br />

e dal cicloottatriene:<br />

]<br />

]<br />

]<br />

Gli alcheni ciclici con solo doppi legami coniugati vengono<br />

anche detti annuleni (v. oltre).<br />

Generalmente i cicloalcheni a più alto peso molecolare con<br />

doppi legami coniugati non sono stabili, trasformandosi nel<br />

tempo in composti con anelli condensati e costituiti da 4, 5 o<br />

6 atomi di carbonio per anello.<br />

Alchini<br />

ciclobutadiene ciclopentadiene cicloottatriene<br />

Struttura<br />

Gli alchini sono <strong>idrocarburi</strong> insaturi nei quali è presente<br />

un triplo legame CC. Gli atomi di carbonio coinvolti nel triplo<br />

legame sono ibridizzati sp, sono legati a un solo altro atomo,<br />

di carbonio o di idrogeno, e formano fra loro angoli di 180°.<br />

Gli alchini possiedono la formula bruta generale C n H 2n2<br />

e vengono indicati con il suffisso -ino. Il primo termine della<br />

serie <strong>degli</strong> alchini, pur essendo identificato secondo la nomenclatura<br />

IUPAC come etino, viene normalmente chiamato acetilene,<br />

ed è di gran lunga il più importante. A temperatura<br />

ambiente esso si trova allo stato gassoso e liquefa a 189 K;<br />

inoltre, essendo un composto instabile, può esplodere facilmente<br />

producendo carbone e idrogeno. Usualmente viene utilizzato<br />

per assegnare il nome agli alchini superiori, considerati<br />

derivati dell’acetilene: seguendo queste regole, per esempio,<br />

il propino viene identificato con il termine di metilacetilene.<br />

Per le sostanze nelle quali il triplo legame si trova all’interno<br />

della molecola, per le molecole ramificate o cicliche, valgono<br />

le regole di nomenclatura illustrate per gli alcheni. Così<br />

come l’acetilene, anche il propino e l’1-butino sono gassosi a<br />

condizioni standard (le temperature di ebollizione sono rispettivamente<br />

250 K e 283 K), mentre (sempre in condizioni standard)<br />

già il 2-butino si presenta liquido, in quanto la sua temperatura<br />

di ebollizione è di 300 K. A partire dagli alchini contenenti<br />

quattro atomi di carbonio sono presenti isomeri di<br />

posizione e di catena mentre, per via del triplo legame, non esistono<br />

stereoisomeri.<br />

1.2.2 Idrocarburi aromatici<br />

Gli <strong>idrocarburi</strong> aromatici sono l’altra grande classe dei composti<br />

formati da carbonio e idrogeno. Il capostipite è il benzene,<br />

scoperto nel 1825 da Michael Faraday appena dopo essere<br />

diventato direttore del laboratorio di chimica della Royal<br />

Institution di Londra. Faraday riuscì a isolarlo dai prodotti di<br />

distillazione di un olio ottenuto come sottoprodotto della fabbricazione<br />

del gas illuminante. La composizione della molecola<br />

di benzene fu individuata in sei atomi di carbonio e sei<br />

di idrogeno ma la disposizione di questi atomi nella molecola<br />

non era chiara. Tale problema rimase aperto fino al 1865,<br />

quando Friedrich August Kekulé von Stradonitz intuì che la<br />

<strong>struttura</strong> doveva essere ciclica con tre doppi legami. Così il<br />

chimico tedesco descrisse come riuscì a individuare la <strong>struttura</strong><br />

del capostipite dei composti aromatici: «Stavo seduto<br />

intento a scrivere il mio trattato, ma il lavoro non progrediva;<br />

i miei pensieri erano altrove. Girai la mia sedia verso il fuoco<br />

16 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI


e mi addormentai. Di nuovo gli atomi si misero a saltellare<br />

davanti ai miei occhi, ma stavolta i gruppi più piccoli si mantenevano<br />

modestamente sullo sfondo. L’occhio della mia mente,<br />

reso più acuto dalle ripetute visioni di questo genere, ora poteva<br />

distinguere strutture più grandi, di diverse fogge, distinte<br />

in lunghe file in qualche punto assai vicine le une alle altre,<br />

tutte che giravano e si attorcigliavano come un groviglio di<br />

serpenti in movimento. Ecco che a un tratto uno dei serpenti,<br />

afferrata la sua stessa coda, roteava ironicamente davanti ai<br />

miei occhi. Come per un lampo di luce mi svegliai … spesi il<br />

resto della notte a elaborare le conseguenze dell’ipotesi. Signori,<br />

impariamo a sognare e forse allora intuiremo la verità».<br />

Kekulé propose per il benzene l’esistenza di due strutture equivalenti<br />

in equilibrio ) tra loro:<br />

Per quanto non chiarisse completamente le proprietà della<br />

molecola, questa descrizione della <strong>struttura</strong> del benzene rimase<br />

in vigore fino alla metà del 20° secolo, anche quando nel<br />

1931-32 Linus Pauling introdusse il concetto di risonanza. Le<br />

strutture proposte da Kekulé, quindi, diventano due strutturelimite<br />

di risonanza tra tutte quelle possibili. Come nel caso dei<br />

sistemi coniugati, anche per il benzene la <strong>struttura</strong> reale è un<br />

ibrido delle possibili strutture-limite di risonanza, dotato di stabilità<br />

maggiore di ciascuna di esse, cioè un cosiddetto ibrido<br />

di risonanza.<br />

Ognuno dei sei atomi di carbonio che costituiscono il benzene<br />

è ibridizzato sp 2 ; ne consegue che essi giacciono su un<br />

piano formando fra di loro angoli di legame di 120°. Dei tre<br />

orbitali sp 2 , due vengono impegnati nella formazione di legami<br />

s con gli atomi di carbonio vicini e uno viene impegnato<br />

nella formazione del legame con l’atomo di idrogeno. Ogni<br />

atomo di carbonio possiede un orbitale p perpendicolare al<br />

piano dell’anello, popolato da un elettrone e formato da due<br />

lobi posti sopra e sotto il piano individuato dall’anello benzenico.<br />

Il fatto che l’orbitale p di ciascun atomo di carbonio sia<br />

parzialmente sovrapposto ai due orbitali p dei carboni adiacenti<br />

e che gli atomi di carbonio siano uniti ad anello genera<br />

un continuum tra gli orbitali p e determina la formazione di<br />

orbitali molecolari aventi la forma di una ciambella (fig. 7) e<br />

collocati sia sopra sia sotto l’anello, all’interno dei quali sono<br />

delocalizzati i sei elettroni p.<br />

A B C<br />

fig. 7. Molecola del benzene: A, orbitale molecolare occupato a più alta energia (HOMO);<br />

B, orbitale molecolare vuoto a più bassa energia (LUMO); C, densità elettronica totale.<br />

VOLUME V / STRUMENTI<br />

TIPOLOGIA E STRUTTURA DEGLI IDROCARBURI<br />

La molecola di benzene, quindi, è rappresentata come un<br />

esagono con legati sei idrogeni, al cui interno si disegna un cerchio<br />

che rappresenta la delocalizzazione elettronica di questa<br />

<strong>struttura</strong>:<br />

Come risultato, gli atomi di carbonio sono legati fra loro<br />

tramite la formazione di un legame s e mezzo legame p.<br />

La delocalizzazione dei sei elettroni porta alla formazione<br />

di una <strong>struttura</strong> particolarmente stabile. Rispetto a un composto<br />

insaturo, contenente tre doppi legami, la molecola di benzene<br />

è infatti stabilizzata di ben 150 kJ/mol, valore calcolato a<br />

partire dall’energia di idrogenazione di un idrocarburo insaturo<br />

(tab. 3) in modo simile a quanto già fatto per i dieni coniugati.<br />

Il calore di idrogenazione di un doppio legame generalmente<br />

ha un valore di circa 120 kJ/mol; in linea con questo<br />

valore, l’idrogenazione del cicloesene libera 118 kJ/mol, quella<br />

dell’1,3-cicloesadiene 224 kJ/mol e quella dell’1,4-cicloesadiene<br />

233 kJ/mol (la differenza tra 1,3-cicloesadiene e 1,4-cicloesadiene<br />

è dovuta alla stabilità della coniugazione dei due doppi<br />

legami nell’1,3-cicloesadiene). Questi valori porterebbero a prevedere<br />

per l’idrogenazione del benzene un valore di circa 358<br />

kJ/mol; invece, sperimentalmente, si trova che il calore liberato<br />

è di soli 205 kJ/mol. La differenza tra i due calori di reazione<br />

è dovuta alla stabilità apportata dal fenomeno dell’aromaticità.<br />

Inoltre, è interessante notare come l’aromaticità porti a una<br />

accentuazione della stabilità anche rispetto ai sistemi lineari<br />

coniugati. Facendo riferimento alla tab. 2 si osserva, infatti,<br />

come la presenza di tre doppi legami coniugati nell’1,3,5-esatriene<br />

stabilizzi la molecola per 40 kJ/mol: un valore modesto<br />

in confronto ai 150 kJ/mol trovati per il benzene. Questa evidenza<br />

permette di concludere come il fenomeno della delocalizzazione<br />

rappresenti una condizione necessaria ma non sufficiente<br />

per poter spiegare l’aromaticità del benzene.<br />

Oltre al benzene, altre molecole, formate da gruppi alifatici<br />

legati ad anelli benzenici o da anelli benzenici condensati, ma<br />

soprattutto da composti che non hanno similarità con l’anello<br />

esagonale del benzene, presentano la particolarità di essere aromatiche.<br />

La regola che permette di identificare i composti aromatici<br />

è stata proposta dal chimico-fisico tedesco Erich Hückel.<br />

Nato nel 1896 a Charlottenburg, alla periferia di Berlino, Hückel<br />

lavorò subito dopo aver preso il dottorato al fianco di Peter Debye<br />

17


NATURA E CARATTERISTICHE DEGLI IDROCARBURI<br />

insieme al quale, nel 1923, formulò la teoria delle soluzioni<br />

elettrolitiche detta appunto teoria di Debye-Hückel. Negli anni<br />

Trenta, gli interessi di Hückel si spostarono verso la meccanica<br />

quantistica e proprio nel 1931, al Politecnico di Stoccarda,<br />

egli formulò la sua celebre regola per l’identificazione dei composti<br />

aromatici. Secondo tale regola, per poter essere aromatico,<br />

un composto deve possedere nelle due nuvole di elettroni<br />

delocalizzati sopra e sotto il piano della sua molecola un numero<br />

preciso di elettroni p, pari a 4n2. Per comprendere il motivo<br />

di questa regola bisogna rifarsi alla forma più semplice della<br />

teoria LCAO (Linear Combination of Atomic Orbitals), secondo<br />

la quale gli orbitali molecolari sono costruiti attraverso una<br />

combinazione lineare <strong>degli</strong> orbitali atomici, che dà luogo a orbitali<br />

molecolari di legame e di antilegame. Il numero di elettroni<br />

che permette a una molecola di essere aromatica è quello<br />

necessario a popolare completamente tutti gli orbitali molecolari<br />

di legame. In questo modo la coesione <strong>degli</strong> atomi nella<br />

molecola è la massima possibile.<br />

Utilizzando la regola di Hückel è possibile prevedere che<br />

saranno aromatici composti che possiedono 2, 6, 10, … elettroni<br />

p delocalizzati sopra e sotto il piano della molecola (v.<br />

anche par. 1.2.3).<br />

Benzene<br />

In condizioni standard il benzene è un liquido che fonde a<br />

278,6 K e bolle a 353,3 K. Tutti i suoi atomi sono complanari<br />

con una lunghezza dei legami CC di 1,39 Å, compresa tra<br />

il valore 1,47 Å di un legame semplice tra due atomi di carbonio<br />

ibridizzati sp 2 e il valore 1,33 Å di un doppio legame isolato<br />

in un alchene. La lunghezza dei legami CH è di 1,10 Å<br />

e gli angoli di legame fra tre atomi consecutivi nella molecola<br />

sono pari a 120°.<br />

Areni<br />

Gli areni sono composti le cui molecole contengono al loro<br />

interno sia gruppi aromatici che gruppi alifatici. Essi possono<br />

essere distinti in tre sottoclassi:<br />

• alchilbenzeni, formati da un gruppo aromatico legato a uno<br />

alifatico;<br />

• alchenilbenzeni, formati da una parte aromatica e da un<br />

gruppo contenente almeno un doppio legame;<br />

• alchinilbenzeni, formati da un gruppo aromatico legato a<br />

un residuo con un triplo legame.<br />

Ovviamente, a queste sottoclassi appartiene solo una parte<br />

delle infinite molecole che possono esser formate dalla combinazione<br />

di gruppi aromatici, alifatici e insaturi in generale.<br />

La nomenclatura per i composti più semplici consiste nell’assegnare<br />

i nomi ai residui legati al benzene, facendoli seguire<br />

dal suffisso -benzene. Alcuni composti particolari, comunque,<br />

tab. 3. Reazioni di idrogenazione di <strong>idrocarburi</strong> insaturi<br />

Composto Reazione H° r (kJ/mol) Ref.<br />

1-cicloesene H 2 118,06,0 Linstrom e Mallard, 2003<br />

1,3-cicloesadiene 2H 2 224,41,2 Turner et al., 1973<br />

1,4-cicloesadiene 2H 2 <br />

233,0<br />

vengono chiamati correntemente con i loro nomi storici, come<br />

nel caso del metilbenzene, detto toluene; dell’isopropilbenzene,<br />

detto cumene; del vinilbenzene, detto stirene:<br />

Se i sostituenti sono più di uno su un singolo anello benzenico,<br />

si numerano i sei atomi di carbonio aromatici in modo<br />

da far assumere al sostituente più importante il numero minore,<br />

seguendo le regole di nomenclatura già illustrate per gli<br />

<strong>idrocarburi</strong> alifatici. Solitamente, una volta individuato il sostituente<br />

più importante, si assegna alle posizioni dei carboni vicinali<br />

a cui esso è legato il termine orto- (abbreviato con il prefisso<br />

o-), alle successive meta- (abbreviato con il prefisso m-)<br />

e alla posizione diametralmente opposta il termine para- (abbreviato<br />

con il prefisso p-). A titolo di esempio sono indicate le<br />

strutture del p-etiletilbenzene e m-etilvinilbenzene; ai dimetilbenzeni<br />

viene invece usualmente attribuito il nome di xileni<br />

(o-xilene, m-xilene e p-xilene):<br />

p-etiletilbenzene<br />

toluene cumene stirene<br />

m-etilvinilbenzene<br />

m-xilene p-xilene<br />

Roth et al., 1991<br />

benzene 3H 2 205,30,6 Kistiakowsky et al., 1936<br />

o-xilene<br />

Un’altra modalità di assegnazione dei nomi agli areni consiste<br />

nel numerare le catene <strong>idrocarburi</strong>che come già illustrato<br />

per alcani, alcheni e alchini, considerando poi l’anello benzenico<br />

come un sostituente di tale idrocarburo. Il residuo costituito<br />

dalla molecola del benzene con un idrogeno in meno e<br />

18 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI


una valenza libera prende il nome di fenile; invece, il residuo<br />

formato dal toluene con una valenza libera al posto di un atomo<br />

di idrogeno in posizione metilica viene detto benzile. A titolo<br />

di esempio sono riportate le strutture del difenile, dell’1,2-difenilpropano<br />

e dell’esafeniletano:<br />

Tra gli areni si trovano composti contenenti sia anelli aromatici<br />

che anelli alifatici come, per esempio, il cicloesilbenzene<br />

e la tetralina:<br />

Aromatici condensati<br />

Il capostipite dei composti aromatici condensati è formato<br />

da due anelli benzenici che condividono un legame e prende<br />

il nome di naftalene; in condizioni standard il naftalene è<br />

un solido che fonde a 353 K e bolle a 490 K. Esso è formato<br />

da 10 atomi di carbonio planari ibridizzati sp 2 :<br />

naftalene<br />

La sua stabilità può essere studiata ricorrendo ancora ai<br />

calori di idrogenazione. L’addizione di due molecole di idrogeno<br />

porta alla formazione della tetralina e alla produzione<br />

di 125 kJ/mol. L’ulteriore riduzione della tetralina a decalina,<br />

mediante l’addizione di tre molecole di idrogeno, libera<br />

318 kJ/mol. È facile quindi osservare come l’addizione di<br />

ogni molecola di idrogeno al doppio legame liberi circa 63<br />

kJ/mol, valore tipico dell’idrogenazione del benzene (e quindi<br />

VOLUME V / STRUMENTI<br />

difenile 1,2-difenilpropano<br />

7<br />

6<br />

esafeniletano<br />

cicloesilbenzene tetralina<br />

8<br />

5<br />

1<br />

4<br />

2<br />

3<br />

<strong>degli</strong> aromatici in generale). Per confronto, l’idrogenazione<br />

dell’1,4-diidronaftalene porta alla liberazione di ben 113,5<br />

kJ/mol, valore più tipico di un alchene. L’aromaticità del naftalene<br />

è data dalle due nuvole elettroniche poste sopra e sotto<br />

il piano della molecola che, in accordo con la regola di Hückel,<br />

sono popolate da 10 elettroni p delocalizzati, che possono<br />

essere considerati appartenenti a due nuvole elettroniche<br />

distinte popolate da sei elettroni p, quindi caratteristiche dei<br />

sistemi aromatici, aventi in comune una coppia di elettroni<br />

p. La denominazione dei derivati del naftalene viene assegnata<br />

numerando tutti gli atomi di carbonio del composto<br />

(distinti anche come atomi a o b) e indicando poi la posizione<br />

dei relativi sostituenti. Come esempio sono riportate le<br />

strutture dell’1,2-dimetilnaftalene e dell’a-fenilnaftalene:<br />

I termini superiori al naftalene sono l’antracene e il fenantrene,<br />

le cui molecole sono caratterizzate dalla formula bruta<br />

C 14 H 10 e dalla presenza di 14 elettroni p delocalizzati che conferiscono<br />

l’aromaticità. Per la nomenclatura di tali composti, agli<br />

atomi di carbonio viene associata la seguente numerazione:<br />

7<br />

6<br />

8<br />

5<br />

1,2-dimetilnaftalene<br />

9<br />

TIPOLOGIA E STRUTTURA DEGLI IDROCARBURI<br />

1<br />

2<br />

3 2<br />

10 4<br />

1 10<br />

antracene fenantrene<br />

Al crescere del numero di anelli condensati, cresce anche<br />

il numero di isomeri. Del naftacene, formato dalla condensazione<br />

di quattro anelli benzenici, esistono altri cinque isomeri<br />

rappresentati di seguito: l’1,2-benzantracene, il 3,4-benzofenantrene,<br />

il crisene, il 9,10-benzofenantrene e il pirene.<br />

3<br />

a-fenilnaftalene<br />

naftacene 1,2-benzantracene<br />

3,4-benzofenantrene crisene<br />

4<br />

5<br />

6<br />

9<br />

7<br />

8<br />

19


NATURA E CARATTERISTICHE DEGLI IDROCARBURI<br />

9,10-benzofenantrene pirene<br />

Tutti questi composti hanno formula bruta C 18 H 12 e un rapporto<br />

H/C pari a 0,67. Il rapporto H/C diminuisce con l’aumentare<br />

della dimensione dei composti aromatici policondensati.<br />

Si passa da un valore 1 per il benzene a 0,8 per il naftalene,<br />

a 0,71 per i composti con tre anelli aromatici, a 0,67 per<br />

quelli con quattro anelli aromatici, a 0,63 per quelli con cinque<br />

anelli condensati. Il rapporto H/C continua a diminuire per<br />

successive condensazioni fino a tendere a zero nella grafite.<br />

Per quanto concerne gli <strong>idrocarburi</strong> in generale, si può osservare<br />

come il massimo rapporto H/C sia quello della molecola<br />

di metano (dove è pari a 4) e che in generale tale rapporto è<br />

compreso tra 4 e 2 nelle molecole alifatiche sature, ha valore<br />

2 per le molecole contenenti un doppio legame e per i cicloalcani,<br />

scende sotto il valore di 2 per i composti insaturi e poliinsaturi,<br />

a 1 per il benzene e sotto all’unità per i composti aromatici<br />

condensati.<br />

Annuleni<br />

Oltre al benzene e ai composti aromatici condensati, esiste<br />

una classe distinta di molecole cicliche aromatiche, dette<br />

annuleni, le quali, per essere considerate aromatiche, devono<br />

rispettare due condizioni: da un lato, avere elettroni delocalizzati<br />

sopra e sotto il piano su cui giacciono gli atomi, dall’altro<br />

soddisfare la regola di Hückel secondo la quale il numero di<br />

tali elettroni deve essere pari a 4n2, con n uguale a un numero<br />

intero. Il numero minimo di elettroni delocalizzati consentiti<br />

dalla regola di Hückel per un composto aromatico è dunque<br />

due (corrispondente a n0 nella formula di Hückel), ma<br />

con questo numero non esistono <strong>idrocarburi</strong> neutri (si vedrà<br />

nel par. 1.2.3 come il catione ciclopropenilico sia aromatico).<br />

I composti successivi richiedono sei elettroni e sono rappresentati<br />

dal benzene. Con 10 elettroni p delocalizzati, invece,<br />

non esistono composti aromatici. Infatti il [10]annulene, pur<br />

soddisfacendo la regola di Hückel (con n2), non è aromatico,<br />

in quanto la molecola non è planare dato che l’interazione<br />

<strong>degli</strong> atomi di idrogeno che si trovano al centro del ciclo obbliga<br />

due doppi legami dell’anello a trovarsi in conformazione<br />

trans, impedendo così alla molecola di assumere una geometria<br />

planare. Seguendo invece la regola di Hückel per valori<br />

crescenti di n (n3,4,5) si trova come il [14], il [18] e il<br />

[22]annulene siano composti particolarmente stabili proprio<br />

grazie all’aromaticità. Nello schema seguente sono rappresentate<br />

le strutture di alcuni annuleni aromatici:<br />

[14]annulene [18]annulene<br />

1.2.3 Idrocarburi cationici, anionici<br />

e radicalici<br />

Carbocationi<br />

I carbocationi sono molecole cariche positivamente che<br />

presentano una lacuna elettronica su un atomo di carbonio che<br />

distribuisce i tre elettroni di valenza in orbitali ibridizzati sp 2<br />

e mantiene un orbitale p vuoto disposto perpendicolarmente<br />

al piano identificato dai tre orbitali occupati. Si tratta di composti<br />

instabili che, tranne in alcune condizioni molto particolari<br />

nelle quali possono essere studiati direttamente, nella maggior<br />

parte dei casi sono intermedi chimici non isolabili. La geometria<br />

del catione che ne deriva è, come per gli alcheni, trigonale<br />

planare.<br />

In sistemi saturi la stabilità dei carbocationi diminuisce<br />

passando da cationi in cui la carica è localizzata su atomi di<br />

carbonio terziari, secondari, primari fino ad arrivare al gruppo<br />

metile CH 3 , che è il più instabile. Questa scala di stabilità<br />

è dovuta all’effetto dei gruppi R elettrondonatori che tendono<br />

a colmare la lacuna elettronica del catione, così stabilizzandolo.<br />

In sistemi insaturi o poliinsaturi, esistono strutture di carbocationi<br />

che sono particolarmente stabili, come nel caso del carbocatione<br />

allilico e di quello benzilico. Il carbocatione allilico,<br />

H2C H2C pur essendo caratterizzato dalla presenza di una carica su un<br />

carbonio primario, ha una stabilità compresa tra quella dei carbocationi<br />

secondari e terziari. Ciò è dovuto alla presenza di<br />

due ibridi di risonanza. La carica positiva è dunque delocalizzata<br />

sui due atomi di carbonio, che sono quindi equivalenti.<br />

Il carbocatione benzilico è un ibrido di risonanza tra le cinque<br />

strutture rappresentate di seguito:<br />

CH<br />

CH<br />

CH 2<br />

CH2 C H 2<br />

CH 2<br />

[22]annulene<br />

CH 2<br />

C H HC <br />

C H<br />

CH 2<br />

C H 2<br />

La delocalizzazione della carica positiva su quattro atomi<br />

di carbonio rende il carbocatione benzilico più stabile di un<br />

radicale terziario, benché formalmente la carica si trovi su un<br />

carbonio primario.<br />

Generalizzando, è possibile affermare che la stabilità dei<br />

carbocationi è dovuta a due fattori: l’effetto induttivo e l’effetto<br />

coniugativo. Il primo stabilizza un carbocatione se i<br />

gruppi legati al carbonio positivo sono gruppi elettrondonatori<br />

che stabilizzano la lacuna elettronica. Il secondo, invece,<br />

stabilizza tanto più i carbocationi quanto più l’effetto di<br />

risonanza delocalizza la carica. In particolare per gli <strong>idrocarburi</strong>,<br />

l’effetto coniugativo è sempre preponderante sull’effetto<br />

induttivo. Seguendo questa regola i carbocationi più<br />

20 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI


fig. 8. A, densità elettronica<br />

totale dello ione<br />

ciclopropenilico;<br />

B, densità elettronica totale<br />

del catione tropilio;<br />

C, orbitale molecolare vuoto<br />

a più bassa energia (LUMO)<br />

dell’anione<br />

ciclopentadienilico;<br />

D, orbitale molecolare<br />

occupato a più alta energia<br />

(HOMO) del radicale<br />

trifenilmetile.<br />

stabili sono quelli che presentano un numero di doppi legami<br />

coniugati elevato che permette di delocalizzare al massimo<br />

la carica positiva.<br />

Infine, è utile illustrare alcuni casi particolari in cui la presenza<br />

di una carica positiva porta a una notevole stabilità delle<br />

molecole, come nel caso dei carbocationi aromatici. Come già<br />

detto non esistono molecole neutre che siano aromatiche con<br />

due elettroni p delocalizzati. Lo ione ciclopropenilico, invece,<br />

è trigonale planare con i tre atomi di carbonio ibridizzati sp 2 e<br />

possiede, sopra e sotto il piano molecolare, due nuvole elettroniche<br />

popolate da due elettroni p. Questo catione è un ibrido<br />

di risonanza di tre strutture equivalenti tra loro. In tal modo,<br />

oltre a essere una molecola aromatica, lo ione è stabilizzato<br />

per effetto coniugativo (fig. 8 A).<br />

Un catione di particolare importanza è il cicloeptatrienile,<br />

chiamato anche ione tropilio (fig. 8 B), che ha sette atomi di<br />

carbonio planari ibridizzati sp 2 e due nuvole elettroniche popolate<br />

da un numero di elettroni p che soddisfa la regola di Hückel.<br />

La carica positiva è delocalizzata su ben sette atomi di carbonio<br />

che, come evidenziato anche dalle analisi di risonanza<br />

magnetica nucleare (NMR, Nuclear Magnetic Resonance),<br />

sono equivalenti.<br />

VOLUME V / STRUMENTI<br />

A B<br />

C D<br />

tab. 4. Reazioni di deprotonazione di <strong>idrocarburi</strong><br />

TIPOLOGIA E STRUTTURA DEGLI IDROCARBURI<br />

Carbanioni<br />

Gli <strong>idrocarburi</strong> le cui molecole possiedono una carica negativa<br />

su un atomo di carbonio vengono detti carbanioni; come<br />

i carbocationi, sono instabili e reattivi. Nei sistemi saturi la<br />

scala di stabilità dei carbanioni è esattamente inversa rispetto<br />

a quella dei carbocationi: la specie CH 3 è la più stabile, seguita<br />

da carbanioni con carica localizzata su atomi di carbonio<br />

primari, secondari e terziari. Ciò è dovuto all’effetto induttivo<br />

elettrondonatore dei sostituenti alchilici al carbonio che, aumentando<br />

la densità elettronica sull’atomo già carico negativamente,<br />

ne compromettono la stabilità. Inoltre la stabilità <strong>degli</strong><br />

anioni cresce passando da atomi di carbonio ibridizzati sp 3 ad<br />

atomi ibridizzati sp 2 , fino ad arrivare agli anioni con cariche<br />

negative localizzate su atomi di carbonio ibridizzati sp che, per<br />

via della maggiore caratteristica s di questi orbitali – e quindi<br />

dalla loro capacità di attrarre elettroni – sono i più stabili. Una<br />

conferma sperimentale della scala di stabilità presentata è data<br />

dall’analisi dell’energia della reazione di formazione dell’anione<br />

e dello ione H a partire dall’idrocarburo neutro corrispondente.<br />

L’energia richiesta per le tre reazioni riportate nella<br />

tab. 4, infatti, decresce costantemente passando da una molecola<br />

ibridizzata sp 3 (etano) a una ibridizzata sp (acetilene).<br />

Composto Reazione H° r (kJ/mol) Ref.<br />

etano CH 3 CH 3 CH 3 CH 2 H 1758,08 DePuy et al., 1989<br />

etilene CH 2 CH 2 CH 2 CH H 1703,013,0 Graul e Squires, 1990<br />

acetilene CHCH CHC H 1580,020,0 Linstrom e Mallard, 2003<br />

21


NATURA E CARATTERISTICHE DEGLI IDROCARBURI<br />

Anche per i carbanioni il fattore che ne determina maggiormente<br />

la stabilità è l’effetto coniugativo, che consente di<br />

delocalizzare la carica negativa su più atomi. Tra i carbanioni<br />

più stabili vi sono i composti aromatici. L’addizione di un elettrone,<br />

e quindi di una carica negativa, infatti, consente ad alcuni<br />

<strong>idrocarburi</strong> di soddisfare i requisiti necessari per diventare<br />

aromatici. Il primo anione aromatico è quello ciclopentadienilico<br />

(fig. 8 C), con formula C 5 H 5 e con cinque atomi di idrogeno<br />

equivalenti (all’analisi NMR); esso, inoltre, soddisfa la<br />

regola di Hückel in quanto è planare e ha sei elettroni in orbitali<br />

p, contro i cinque della molecola neutra. Gli anioni aromatici<br />

con 10 elettroni p delocalizzati sono il dianione cicloottatetraenilico<br />

e l’anione ciclononatetraenilico. Nella molecola<br />

del primo due cariche negative sono delocalizzate su otto<br />

atomi, mentre in quella del secondo una carica è delocalizzata<br />

su nove atomi di carbonio.<br />

Radicali<br />

I radicali sono specie chimiche globalmente neutre, che<br />

hanno almeno un orbitale nel quale si trova un singolo elettrone<br />

spaiato. Nel caso <strong>degli</strong> <strong>idrocarburi</strong> l’elettrone spaiato è<br />

localizzato su un atomo di carbonio. La stabilità dei radicali<br />

segue la stessa scala dei carbocationi: radicali su atomi di carbonio<br />

ibridizzati sp 3 sono più stabili che su atomi sp 2 e sp.<br />

Anche per i radicali l’effetto coniugativo gioca un ruolo fondamentale<br />

nella determinazione della stabilità. Così il radicale<br />

allilico è più stabile di quello terziario perché delocalizza<br />

l’elettrone spaiato su due atomi di carbonio e quello benzilico<br />

è ulteriormente stabilizzato perché delocalizza l’elettrone spaiato<br />

su quattro atomi di carbonio. Anche se i radicali sono instabili<br />

ed estremamente reattivi, alcuni di essi, grazie a effetti di<br />

stabilizzazione induttivi e coniugativi, possono esistere in concentrazioni<br />

apprezzabili anche a temperatura ambiente. È il<br />

caso del radicale trifenilmetile, nel quale l’elettrone spaiato è<br />

localizzato su un carbonio terziario stabilizzato per effetto induttivo<br />

e in cui esistono ben 13 strutture limite di risonanza, grazie<br />

alle quali il radicale può essere delocalizzato su ben 10<br />

atomi di carbonio (fig. 8 D). L’elevata stabilità di questo composto,<br />

quindi, permette di isolarlo, mantenendolo stabile per<br />

un tempo relativamente lungo. L’esafeniletano, infatti, anche<br />

mantenuto a temperatura ambiente, ha il legame semplice CC<br />

talmente debole che si rompe spontaneamente, dando luogo a<br />

un equilibrio con due radicali trifenilmetile.<br />

Carbeni<br />

Gli <strong>idrocarburi</strong> caratterizzati dalla presenza di almeno un<br />

carbonio neutro bivalente, che quindi forma soltanto due legami,<br />

vengono definiti carbeni; il loro capostipite è il metilene,<br />

la cui <strong>struttura</strong> elettronica è tutt’altro che semplice. Infatti esistono<br />

tre strutture elettroniche dello stesso composto, due delle<br />

quali sono stati di singoletto mentre una è uno stato di tripletto.<br />

I due stati di singoletto si differenziano in uno stato di singoletto<br />

a più bassa energia (dove gli elettroni di non legame<br />

con spin appaiati occupano un orbitale ibrido sp 2 lasciando<br />

vuoto un orbitale p) e in uno stato di singoletto eccitato (dove<br />

gli elettroni con spin appaiati occupano orbitali p separati). Lo<br />

stato di tripletto, che è il più stabile dei tre, è caratterizzato<br />

dalla presenza <strong>degli</strong> elettroni di non legame con spin paralleli<br />

in due orbitali distinti p; in questo stato, quindi, la molecola di<br />

metilene si presenta come biradicale. Nello stato di singoletto<br />

a più bassa energia, l’atomo di carbonio ha ibridazione sp 2 ; di<br />

conseguenza la geometria della molecola risulta planare con<br />

angoli di legame HCH di circa 120°. Invece, nello stato<br />

di singoletto eccitato e di tripletto, la molecola si presenta lineare<br />

con un angolo di legame HCH di 180°, poiché il carbonio<br />

possiede una ibridazione sp.<br />

1.2.4 Proprietà fisiche <strong>degli</strong> <strong>idrocarburi</strong><br />

Le principali proprietà fisiche <strong>degli</strong> <strong>idrocarburi</strong>, quali la temperatura<br />

di fusione, quella di ebollizione, i parametri critici o<br />

la densità, sono funzione della <strong>struttura</strong> molecolare ed elettronica,<br />

già discussa in generale per tutti gli <strong>idrocarburi</strong>.<br />

La temperatura di ebollizione è strettamente correlata al<br />

peso molecolare dell’idrocarburo. Per composti omologhi –<br />

che quindi differiscono per il loro peso molecolare – la temperatura<br />

di ebollizione cresce al crescere di quest’ultimo. Per<br />

i composti saturi con lo stesso numero di atomi di carbonio, la<br />

temperatura di ebollizione cresce passando dalle molecole lineari<br />

a quelle ramificate, fino ad arrivare ai composti ciclici con<br />

temperatura di ebollizione maggiore. In presenza di insaturazioni<br />

(cioè di doppi e/o di tripli legami), sia la temperatura di<br />

fusione che quella di ebollizione sono generalmente più elevate.<br />

Ciò è dovuto alla presenza di atomi di carbonio ibridizzati<br />

sp 2 e sp che, essendo più elettronegativi di quelli ibridizzati<br />

sp 3 , generano uno squilibrio di cariche che incrementa le<br />

forze intermolecolari.<br />

La temperatura di fusione non è correlata in modo altrettanto<br />

diretto con la <strong>struttura</strong> molecolare. In generale, vale la<br />

regola secondo la quale la temperatura di fusione aumenta<br />

all’aumentare del peso molecolare, ma sono presenti numerose<br />

eccezioni: infatti, confrontando la temperatura di fusione<br />

dell’esene e del 4-metilpentene con i 2-buteni o il 2-metilpropene<br />

si può osservare come gli alcheni con quattro atomi di<br />

carbonio abbiano una temperatura di fusione addirittura maggiore<br />

<strong>degli</strong> alcheni con sei atomi di carbonio. Normalmente la<br />

temperatura di fusione per molecole con uguale numero di<br />

atomi di carbonio cresce in proporzione alla compattezza e alla<br />

simmetria della molecola. In questi casi, infatti, l’impaccamento<br />

nello stato solido risulta essere facilitato, con conseguente<br />

aumento della stabilità della fase e quindi della temperatura<br />

di fusione. Per esempio, il ciclobutano fonde a 183 K<br />

contro 136 K del butano, e il benzene a 278 K contro 120 K<br />

del 2-metilpentano.<br />

Nella tab. 5 sono riportati il momento elettrico dipolare e<br />

la suscettività diamagnetica di alcuni <strong>idrocarburi</strong>.<br />

Il momento dipolare, in particolare, è identificativo della<br />

distribuzione della carica elettrica nella molecola ed è funzione<br />

della sua <strong>struttura</strong> e della sua simmetria, oltre che della presenza<br />

di atomi di carbonio con differenti ibridizzazioni. Per<br />

esempio, metano, etano, ciclopropano, etene, 1,3-butadiene,<br />

etino, p-xilene sono molecole perfettamente simmetriche e<br />

come tali possiedono un momento dipolare nullo e sono composti<br />

apolari. Viceversa, molecole asimmetriche come il propene<br />

o l’1-esino, che in più presenta uno squilibrio di carica<br />

dovuto alla presenza di due atomi ibridizzati sp, hanno momenti<br />

dipolari pari a 0,35 e 0,89 debye. Il momento dipolare influenza<br />

i cambiamenti di fase in quanto, a un suo incremento, corrisponde<br />

un aumento delle interazioni attrattive intermolecolari<br />

e quindi delle temperature di fusione ed ebollizione.<br />

Anche le proprietà magnetiche di una sostanza forniscono<br />

informazioni sul comportamento <strong>degli</strong> elettroni presenti nella<br />

molecola. In particolare, lo studio delle proprietà diamagnetiche<br />

(compendiate dal valore della suscettività diamagnetica)<br />

dovute all’instaurarsi di un momento magnetico molecolare<br />

22 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI


tab. 5. Momento dipolare e suscettività diamagnetica<br />

(Weast, 1987)<br />

Molecola<br />

indotto, e quindi indipendenti dai momenti magnetici orbitali<br />

e di spin, forniscono informazioni sulle configurazioni elettroniche.<br />

La viscosità di serie omologhe aumenta al crescere del peso<br />

molecolare; per gli alcani, per esempio, la viscosità dell’esano,<br />

dell’ottano e del decano a 20 °C è pari, rispettivamente, a<br />

0,326, 0,542 e 0,920 cP. Gli <strong>idrocarburi</strong> ciclici hanno una viscosità<br />

superiore a quella dei corrispettivi <strong>idrocarburi</strong> lineari: per<br />

esempio l’esano e il cicloesano hanno viscosità di 0,326 e<br />

1,02 cP; invece i composti insaturi hanno generalmente una<br />

viscosità minore <strong>degli</strong> <strong>idrocarburi</strong> saturi: il cicloesano 1,02, il<br />

cicloesene 0,66 e il benzene 0,652 cP.<br />

VOLUME V / STRUMENTI<br />

Momento dipolare<br />

m (debye)<br />

Suscettività<br />

diamagnetica<br />

(c m 10 6 ) CGS<br />

metano CH 4 0,0 12,2<br />

etano C 2 H 6 0,0 27,3<br />

etene C 2 H 4 0,0 1,0<br />

cicloesene C 6 H 10 0,55 57,5<br />

etino C 2 H 2 0,0 12,5<br />

propino C 3 H 4 0,72 –<br />

benzene C 6 H 6 0,0 54,84<br />

toluene C 7 H 8 0,360,03 66,11<br />

tab. 7. Proprietà fisiche <strong>degli</strong> <strong>idrocarburi</strong> (Weast, 1987)<br />

TIPOLOGIA E STRUTTURA DEGLI IDROCARBURI<br />

tab. 6. Limiti di infiammabilità (% vol) di alcuni<br />

<strong>idrocarburi</strong> in aria, determinati in condizioni standard<br />

(Weast, 1987; Hunter e Lias, 2003; Lias, 2003)<br />

Molecola Limite inferiore Limite superiore<br />

metano CH 4 5,00 15,00<br />

esano C 6 H 14 1,18 7,40<br />

etene C 2 H 4 2,75 28,60<br />

1-butene C 4 H 8 1,65 9,95<br />

etino C 2 H 2 2,50 80,00<br />

benzene C 6 H 6 1,40 7,10<br />

toluene C 7 H 8 1,27 6,75<br />

Gli <strong>idrocarburi</strong> sono composti organici infiammabili che<br />

bruciano in presenza di un comburente. Il rapporto tra combustibile<br />

e comburente, comunque, deve essere compreso, affinché<br />

la combustione possa aver luogo, all’interno di un certo<br />

intervallo che è funzione di entrambi i costituenti ed è individuato<br />

da un limite inferiore e da uno superiore. I limiti inferiore<br />

e superiore di infiammabilità indicano la percentuale volumetrica<br />

minima e massima del combustibile nel comburente<br />

al di sopra e al di sotto della quale, in presenza di un innesco,<br />

la miscela prende fuoco. Nella tab. 6 sono riportati i limiti di<br />

alcuni <strong>idrocarburi</strong> nell’aria. Nella tab. 7 sono riportati le temperature<br />

di fusione e di ebollizione, la densità e l’indice di rifrazione<br />

per diversi alcani, alcheni, alchini e aromatici. Per serie<br />

omologhe la densità aumenta all’aumentare del peso molecolare,<br />

mentre a parità di numero di atomi di carbonio è maggiore<br />

Molecola T fus (°C) T eb (°C) Densità relativa* Indice di rifrazione*<br />

metano CH 4 182,5 161,5 0,415 164 –<br />

etano C 2 H 6 182,8 88,63 0,572 108 1,0769 0<br />

esano C 6 H 14 95 68 0,6594 1,0749<br />

ciclopropano C 3 H 6 126,6 33 0,720 79 –<br />

cicloesano C 6 H 12 6,5 81 0,7791 1,4266<br />

etene C 2 H 4 169,2 104 0,00126 0 1,363 100<br />

1,3-butadiene C 4 H 6 108,9 4,4 – 1,4292 25<br />

cicloesene C 6 H 10 103,5 82,9 0,8110 1,4465<br />

etino C 2 H 2 81,8 83,6 0,6181 82 1,0005 0<br />

benzene C 6 H 6 5,5 80,1 0,8787 15 1,5011 20<br />

toluene C 7 H 8 95 110,6 0,8669 1,4961<br />

cumene C 9 H 12 96 153 0,864 20 1,4911 20<br />

difenile C 12 H 10 70 255,9 1,9896 77<br />

* I numeri ad apice indicano la temperatura in °C alla quale è stata effettuata la misura<br />

1,588 77<br />

23


NATURA E CARATTERISTICHE DEGLI IDROCARBURI<br />

per i composti ciclici rispetto a quelli lineari o ramificati. Tra<br />

le differenti classi di <strong>idrocarburi</strong>, invece, la densità, a parità di<br />

numero di atomi di carbonio, aumenta passando dagli alcani<br />

agli alcheni, agli alchini fino agli aromatici.<br />

Metodi di caratterizzazione spettroscopica<br />

I metodi di caratterizzazione spettroscopica <strong>degli</strong> <strong>idrocarburi</strong><br />

sono essenzialmente la spettrometria, o spettroscopia, di<br />

massa, la spettroscopia infrarossa e la spettroscopia di risonanza<br />

magnetica nucleare.<br />

Gli spettri di massa si possono considerare come una specie<br />

di carta d’identità delle molecole. Quando queste ultime,<br />

infatti, vengono bombardate con elettroni ad alta energia, si<br />

spaccano generando una distribuzione caratteristica di frammenti<br />

carichi positivamente di cui è possibile misurare massa<br />

e abbondanza relativa, mediante l’applicazione di un campo<br />

elettrico e/o magnetico esterno. I risultati delle misurazioni<br />

sono riportati su un diagramma, detto appunto spettro di<br />

massa, sulle cui ascisse è indicato il rapporto tra la massa del<br />

frammento e la sua carica (generalmente pari a 1), mentre<br />

sulle ordinate è riportata l’intensità relativa registrata dallo<br />

strumento (spettrometro di massa), proporzionale all’abbondanza<br />

dei frammenti. Nello spettro si possono notare picchi<br />

con un’abbondanza relativa molto modesta, che in alcuni<br />

casi possono essere dovuti a frammenti prodotti in quantità<br />

molto bassa, e che più frequentemente individuano<br />

frammenti nei quali sono presenti gli isotopi pesanti del carbonio<br />

e/o dell’idrogeno. Infatti, il carbonio che costituisce<br />

gli <strong>idrocarburi</strong> è costituito per il 98,89% dall’isotopo 12 C e<br />

per il restante 1,11% dall’isotopo 13 C; mentre l’idrogeno è<br />

presente per il 99,985% come isotopo 1 H e per lo 0,015%<br />

come deuterio D (l’isotopo 2 H). Ciò significa che in uno spettro<br />

di massa di un idrocarburo si troveranno anche picchi<br />

dovuti alla presenza di frammenti che contengono questi isotopi<br />

più pesanti. Tali picchi, avendo un valore di numero di<br />

massa aumentato di una o più unità a seconda del numero di<br />

13 C e D presenti nella molecola, si troveranno subito dopo i<br />

picchi determinati dai frammenti senza isotopi pesanti; l’abbondanza<br />

relativa di questi frammenti sarà comunque molto<br />

bassa per via dell’esigua percentuale di questi isotopi presente<br />

in natura.<br />

La spettroscopia infrarossa è un potente mezzo per classificare<br />

e identificare gli <strong>idrocarburi</strong>. Essa si basa sulla capacità<br />

della radiazione InfraRossa (IR) incidente su un composto<br />

chimico di eccitare le frequenze vibrazionali di alcuni<br />

legami chimici; ne risulta che, in funzione dei legami presenti<br />

nella molecola, il campione in esame assorbe precise<br />

frequenze dello spettro infrarosso. Più generalmente gli spettri<br />

IR che si ottengono riportano il numero d’onda invece che<br />

la lunghezza d’onda assorbita; la relazione che intercorre tra<br />

le due grandezze è data dalle relazioni ncl, n _ 1l, dove<br />

l è la lunghezza d’onda, c è la velocità della luce, n la frequenza<br />

e n _ è il numero d’onda.<br />

Come nel caso dello spettro di massa, ogni spettro IR può<br />

essere correlato univocamente a un composto. Il range di lunghezze<br />

d’onda che definisce il campo infrarosso della radiazione<br />

elettromagnetica è compreso tra 400 e 4.000 cm 1 . Le<br />

principali frequenze di vibrazione che assorbono nel campo<br />

infrarosso sono le vibrazioni di stiramento dei legami (stretching)<br />

e le vibrazioni di deformazione dei legami (bending).<br />

È possibile individuare due differenti stiramenti dei legami:<br />

uno simmetrico (o in fase) e uno asimmetrico (o fuori fase); in<br />

entrambi i casi lo stretching del legame viene indicato con la<br />

lettera n. Esistono invece due differenti bending: uno nel piano<br />

(indicato con la lettera d) e uno fuori dal piano (indicato con<br />

la lettera g). Il bending nel piano può far convergere i legami<br />

nella stessa direzione, nel qual caso si parla di rocking, oppure<br />

divergere i legami in direzioni opposte, nel qual caso si avrà<br />

una cosiddetta vibrazione di scissoring. I bending fuori dal<br />

piano saranno classificati come twisting o wagging, a seconda<br />

che i legami si spostino in due direzioni opposte o nella stessa<br />

direzione. In genere, nello spettro IR <strong>degli</strong> <strong>idrocarburi</strong>, si<br />

osservano una serie di picchi che presentano medie intensità<br />

di assorbimento della radiazione infrarossa, altri che presentano<br />

elevate intensità di assorbimento e una serie di assorbimenti<br />

a bassa intensità che difficilmente possono essere assegnati<br />

a specifiche vibrazioni di legami della molecola, in quanto<br />

dovuti a vibrazioni torsionali interne particolarmente<br />

complesse.<br />

I picchi a media intensità di assorbimento sono relativi a<br />

vibrazioni di stretching; in particolare a numeri d’onda decrescenti<br />

troviamo lo stretching dei legami CH, dei tripli legami<br />

CC, dei doppi legami CC e infine del legame semplice<br />

CC. I picchi che presentano assorbimenti ad alta densità<br />

sono correlati al bending nel piano e fuori dal piano dei<br />

legami CH.<br />

La spettroscopia NMR di un idrocarburo fornisce informazioni<br />

dettagliate sullo stato di legame <strong>degli</strong> atomi di idrogeno<br />

e di carbonio, tramite le quali è possibile chiarire o identificare<br />

la <strong>struttura</strong> del composto chimico analizzato. In breve,<br />

questa tecnica si basa sull’eccitazione <strong>degli</strong> stati di spin nucleari<br />

mediante impulsi a radiofrequenza e sulla misura dell’energia<br />

assorbita in funzione della frequenza applicata. Per<br />

quanto concerne gli <strong>idrocarburi</strong>, gli atomi che possono essere<br />

studiati tramite NMR sono l’idrogeno e l’isotopo 13 C. Poiché<br />

la frequenza di assorbimento della radiazione dipende<br />

dalla densità <strong>degli</strong> elettroni che circondano il nucleo, la frequenza<br />

di risonanza riflette lo stato di ibridazione e di legame<br />

dell’atomo investigato. Nella molecola di benzene, per<br />

esempio, esiste un solo tipo di atomi di carbonio e di idrogeno,<br />

di conseguenza nello spettro 13 C NMR si avrà un solo<br />

tipo di segnale dovuto ai sei nuclei equivalenti <strong>degli</strong> atomi di<br />

C, così come nello spettro PMR (Proton Magnetic Resonance)<br />

si avrà un solo segnale dovuto ai sei protoni equivalenti<br />

<strong>degli</strong> idrogeni. Viceversa, il propano presenterà, nello spettro<br />

13 C NMR, due segnali distinti dovuti al carbonio secondario<br />

e ai due carboni primari (che sono in questo caso equivalenti).<br />

Dagli esempi riportati è possibile dedurre come il<br />

numero di picchi rivelati nello spettro NMR corrisponda al<br />

numero differente di atomi presenti, mentre la posizione di<br />

questi picchi di assorbimento nello spettro è funzione della<br />

<strong>struttura</strong> elettronica caratteristica di questi atomi, che differisce<br />

sostanzialmente a seconda che siano aromatici, alifatici,<br />

benzilici, vinilici, allilici, primari, secondari, terziari, ecc.<br />

Ciò è dovuto al fatto che il campo magnetico applicato produce<br />

nella molecola uno spostamento <strong>degli</strong> elettroni, per cui<br />

i nuclei risultano soggetti a un campo effettivo maggiore o<br />

minore di quello applicato, con conseguente spostamento<br />

della frequenza di assorbimento rispetto a quella che si avrebbe<br />

se il nucleo atomico non fosse schermato. Questo spostamento,<br />

detto chemical shift, viene misurato come scostamento<br />

rispetto a un segnale di riferimento (nel caso della PMR la<br />

frequenza di assorbimento <strong>degli</strong> atomi di idrogeno del tetrametilsilano);<br />

solitamente riportato come rapporto con la frequenza<br />

dello spettrometro, il chemical shift è dell’ordine delle<br />

parti per milione (ppm).<br />

24 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI


Bibliografia generale<br />

Atkins P.W. (1994) Physical chemistry, Oxford, Oxford University<br />

Press.<br />

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Oxford, Oxford University Press.<br />

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Editrice Ambrosiana.<br />

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physics. A ready-reference book of chemical data, Boca Raton<br />

(FL), CRC Press.<br />

Carlo Cavallotti<br />

Davide Moscatelli<br />

Dipartimento di Chimica, Materiali<br />

e Ingegneria chimica ‘Giulio Natta’<br />

Politecnico di Milano<br />

Milano, Italia<br />

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