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anno 1989-92 - Istituto studi atellani

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Per il Capecelatro la Chiesa doveva essere un'autorità ristretta al solo campo<br />

spirituale 143 . Egli propugnava una Chiesa in cui l'autorità non fosse conferita ad un<br />

singolo ma all'insieme del collegio dei vescovi.<br />

Le simpatie del Capecelatro andavano al Muratori 144 ed al cristianesimo delle origini.<br />

Egli era stato allievo del Genovesi che certo influì sulla sua formazione, anche se una<br />

certa mondanità, tipicamente settecentesca, contraddistinse il Capecelatro e gli fece<br />

esaltare la bellezza e l'amore della vita raffinata, come d'altra parte testimoniano le<br />

preziose sculture che ornavano la sua villa tarantina, che molti contemporanei<br />

indicarono allora come un nuovo paradiso terrestre 145 . Capecelatro era un tipico<br />

esponente dell'illuminismo cosmopolita, proteso in un generoso sforzo di elevare le<br />

condizioni economiche del popolo e dell'economia tanto che, ad esempio, nel seminario<br />

di Taranto istituì una cattedra di agronomia.<br />

Alla passione letteraria e filosofica unì una viva curiosità scientifica, sicché alla sua<br />

prima opera, Delle feste dei cristiani 146 , tennero dietro <strong>studi</strong> nei più diversi campi delle<br />

scienze naturali. Più tardi, dimostrò una notevole passione per gli <strong>studi</strong> storici, per la<br />

filologia e lo <strong>studi</strong>o scientifico delle fonti del diritto canonico.<br />

Consacrato arcivescovo di Taranto nel 1778, anche grazie a Domenico De Marco, che fu<br />

Ministro di Grazia e Giustizia e che secondo Bernardo Tanucci era incline al<br />

giansenismo 147 , aveva manifestato il convincimento di essere, come vescovo, investito<br />

di un'autorità indipendente dal Papa, convinto, che nessuna disposizione di predecessori<br />

e di Roma avrebbe potuto vincolare la sua attività pastorale 148 . in ciò, perfettamente<br />

143 In queste convinzioni, il Capecelatro dipendeva molto dall'insegnamento del Genovesi, per il<br />

quale «al sacerdozio non conviene altra cura, salvo quella delle cose spirituali e tutto ciò che è<br />

temporale è sottoposto al governo dei sovrani. Tutto ciò che è temporale, sia nei beni sia nelle<br />

persone, sia nelle azioni delle persone - insiste il Genovesi - tutto deve far concerto col corpo<br />

politico, esser sottomesso alla maestà del governo, e dipenderne, ancorché se ne sia esentato per<br />

privilegi» (cfr. A. GENOVESI, La Diceosina, libro II, cap. VII, p. 87, cito dalla edizione Napoli<br />

1817).<br />

144 Cfr. A. CRISCUOLO, Monsignor Capecelatro, in «Rassegna Pugliese di Scienze, Lettere ed<br />

Arti», vol. III, n. 3, Trani, 15 febbraio 1886, pp. 35-36.<br />

145 Cfr. A. LUCARELLI, La Puglia nel Risorgimento (Storia documentata), vol. III, Dalla<br />

Rivoluzione del 1799 alla Restaurazione del 1815, Trani 1951, p. 129.<br />

146 Nel 1772 in una recensione a tale opera si diceva: «I grandi abusi, che si veggono introdotti<br />

nell'osservanza de' giorni consecrati al culto divino, h<strong>anno</strong> determinato l'Autore del presente<br />

trattato a ragionare della legge, che ordina questi giorni; legge sommamente rispettabile per la<br />

divinità della sua origine, e per l'utilità, che ne trae non solo la Religione, ma lo Stato eziandio»<br />

(cfr. Le «Efemeridi Letterarie», n. XIII, 28 marzo 1772, p. 98).<br />

147 Nel «Regale dispaccio», del 23 febbraio 1788 il De Marco scriveva che le attività pastorali e<br />

l'opera dell'Arcivescovo di Taranto «non offendono né la Religione, né i diritti dello Stato» (cfr.<br />

G. CAPECELATRO, Parere de' due teologi di Corte sul nuovo Officio e '1 Calendino di S.<br />

Cataldo, Napoli 1788, pp. 14-15). Il De Marco non poteva del resto non apprezzare vivamente<br />

il regalismo del Capecelatro e la sua sempre più esplicita indipendenza rispetto a Roma. Nella<br />

sua Relatio ad limina del 1791 è scritto: «Vestram Romanitatem obtestor, ut aequo animo ea<br />

omnia quae ad rem faciunt perpendatis, non solum ut Vobis, P.P.A., quibus maxime debeo,<br />

verum etiam, ut ipsi Pio VI. gravissimo atque integerrimo totius Ecclesiae Principi, facti mei<br />

rationem probem». Ivi il censore ecclesiastico rilevava che «questa denominazione non è<br />

Ecclesiastica, e in Latino non vuole dir altro che il Primo in tutta la Chiesa» (Archivio Segreto<br />

Vaticano (d'ora in avanti ASV.), Fondo Sacra Congregazione del Concilio, Relationes ad<br />

limina 1791, Scatola 783 B, ff. 45 e 31).<br />

148 La Viviani della Robbia sottolineava l'interessamento avuto anche dal Tanucci per<br />

l'elevazione del Capecelatro all'Arcivescovado (cfr. E. VIVIANI DELLA ROBBIA, Bernardo<br />

Tanucci ed il suo più importante carteggio, vol. II, Le lettere, Firenze 1942, p. 502, nota 6).<br />

Sulle posizioni anticurialiste del Capecelatro cfr. altresì N. CANDIA, Elogio storico, op. cit.,<br />

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