anno 1989-92 - Istituto studi atellani
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corrispondenza che correva tra i giansenisti pistoiesi ed il Capecelatro, col corpo<br />
redazionale degli «Annali Ecclesiastici» e con gli eretici sociniani, che avevano il loro<br />
centro a Ginevra. Tanto che papa Pio VI lamentava che il Capecelatro aveva ridotto<br />
Taranto ad essere la «Ginevra del Regno di Napoli» 156 .<br />
Nel 1835, quando Capecelatro era prossimo ormai a concludere il meno faticosamente<br />
possibile la travagliata giornata terrena, il Nunzio di Napoli, Mons. Ferretti, ancora<br />
definiva il Capecelatro come nemico della S. Sede, rimasto fedele ai principi<br />
giansenistici.<br />
Non desta dunque meraviglia che egli, alla vigilia della rivoluzione, fosse temuto dal<br />
Nunzio come pericolosissimo novatore giansenista 157 .<br />
Molto importante a tal proposito era stato il suo «Discorso istorico-politico dell'origine,<br />
del progresso [...]» del 1788 158 che confermò la fermezza delle tesi dell'arcivescovo di<br />
156 Ivi, p. 251.<br />
157 Ciò fu riconosciuto non solo da Croce e dallo Jemolo, ma da tutti gli <strong>studi</strong>osi del<br />
giansenismo italiano. Auletta rilevava «una non lieve e inequivocabile somiglianza tra le<br />
dottrine del condannato sinodo pistoiese e le sicumeriche affermazioni dell'antico Arcivescovo<br />
di Taranto» (cfr. G. AULETTA, Un Giansenista napoletano, op. cit., p. 45). Vivissima è la<br />
testimonianza del segretario di Capecelatro, Nicola Candia, [...] rivestito d'un canonicato di<br />
quella cattedrale [...] doveva partecipare l'opinione, la maniera di pensare, le massime, il tenor<br />
di condotta politica del suo principale, altrimenti non sarebbe stato il suo segretario, il suo<br />
unico, il suo tutto, com'era in realtà». Tale lettera del Nunzio al card. Sala continua con una<br />
frase significativa: «ha sempre vicino un segretario prete eiusdem furfuris, a quanto mi si dice».<br />
(Cfr. ASV., Archivio Nunziatura Napoli, Diocesi Napoli, fascio 50, posizione n. 4, parte I.).<br />
Così, come il suo arcivescovo mai aveva vestito da vescovo, allo stesso modo il segretario mai<br />
aveva vestito da ecclesiastico, salvo in qualche circostanza di pubblica rappresentanza (Cfr. P.<br />
SAVIO, Devozione, op. cit., p. 252).<br />
158 Il Discorso fu recensito, con molto favore, sugli «Annali Ecclesiastici» di Firenze (5 e 12<br />
dicembre 1788): fu violentemente attaccato dal «Giornale Ecclesiastico» di Roma (10 e 17<br />
gennaio 1789); condannato all'Indice, con decreto del S. Uffizio (29 gennaio 1789). Cfr.<br />
Decreto: «In Congregatione Generali Sanctae Romanae, & Universalis Inquisitionis, habita in<br />
Palatio Apostolico apud S. Petrum in Vaticano coram Sanctissimo D.N.D. PIO Divina<br />
Providentia P.P. VI, ac Eminentissimis, & Reverendissimis Dominis S.R.E. Cardinalibus in tota<br />
Republica Christiana contra Haereticam pravitatem Generalibus Inquisitoribus a Sancta Sede<br />
Apostolica specialiter deputatis.<br />
Eadem SANCTITAS SUA, perpensis Theologicis Censuris infrascripti Libri, & auditis<br />
praefatorum Eminentissimorum Dominorum Cardinalium Suffragiis, prohibendum, ac<br />
damnandum censuit, prout praesenti Decreto, damnat, & prohibet Librum, cui Titulus =<br />
Discorso Istorico Politico dell'Origine, del Progresso, e della Decadenza del Potere dei<br />
Chierici sù le Signorie Temporali, con un Ristretto dell'Istoria delle Due Sicilie = Filadelfia =<br />
tamquam continentem Propositiones respectivè falsas, calumniosas, temerarias, piarum aurium<br />
offensivas, scandalosas, perniciosas, in utramque Potestatem seditiosas, praesertim vero<br />
Ecclesiasticae eversivas, Sedi Apostolicae, Summis Pontificibus, Universo Clero, & toti<br />
Ecclesiae summoperè injuriosas, Jurisdictionis, Libertatis, Immunitatis Ecclesiasticae, Unitatis<br />
Ecclesiae, & Primatus Romani Pontificis destructivas, in Schisma, & in Rebellionem<br />
manifestam tendentes, sapientes Haeresim, erroneas, Haeresi proximas, Blasphemas, impias, &<br />
etiam Haereticas» (cfr. Archivio della Congregazione del Santo Uffizio, Censura librorum,<br />
1794-95, n. 1).<br />
Immediatamente dopo apparvero le Riflessioni sul discorso istorico-politico, dialogo del Sig.<br />
Censorini italiano col Sig. Ramour francese, in cui rispondeva alle censure di Roma. I due<br />
lavori avevano come luogo di stampa Filadelfia; ma in realtà essi videro la luce a Napoli.<br />
Anche le Riflessioni furono messe all'Indice, con decreto del 20 febbraio 1794 (cfr. FR.<br />
HEINRICH REUSCH, Der Index der verbotenen Bücher. Ein Beitrag zur Kirchen und<br />
Literaturgeschichte, vol. II, parte II, Bonn 1885, p. 931).<br />
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