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informa - consorzio biogas

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“IL BIOMETANO<br />

FATTO BENE”<br />

PROMOSSO<br />

DALLA<br />

COMMISSIONE<br />

EUROPEA<br />

Dr. Agr. Stefano Bozzetto<br />

14<br />

BIOGAS INFORMA<br />

Il 17 ottobre scorso la Commissione Europea ha presentato una proposta<br />

di revisione delle direttive sui biocarburanti1 al fi ne di tener conto del<br />

tema dell’Indirect land use change (ILUC), cioè dei cambiamenti dell’uso<br />

del suolo agricolo “indiretti”, cioè quelli determinati dalle “forze del<br />

mercato”. In pratica, se in Italia ad esempio si destina un ettaro di mais<br />

al digestore, un campesino in Amazzonia deve disboscare un ettaro<br />

di foresta amazzonica per produrre il mais alimentare che noi non<br />

produciamo più. Per questo al mais in Italia vanno “addebitate” anche le<br />

emissioni di CO derivanti dal disboscamento. Questa è l’ILUC.<br />

2<br />

Questo tema, per certi versi un po’ bizzarro2 Il 17 ottobre scorso la Commissione Europea ha presentato una proposta<br />

di revisione delle direttive sui biocarburanti<br />

, da alcuni anni sta minando<br />

la fi ducia degli investitori nella bioenergia; non è quindi da sottovalutare,<br />

a maggior ragione ora che la Commissione Europea, a nostro avviso in<br />

modo equilibrato, affronta il tema e deciderà quindi le future sorti di<br />

come potremo produrre biocarburanti in futuro in Europa e nel mondo.<br />

1 al fi ne di tener conto del<br />

tema dell’Indirect land use change (ILUC), cioè dei cambiamenti dell’uso<br />

del suolo agricolo “indiretti”, cioè quelli determinati dalle “forze del<br />

mercato”. In pratica, se in Italia ad esempio si destina un ettaro di mais<br />

“CHI INQUINA PAGA”<br />

Tuttavia, a nostro avviso l’ILUC, oltre ad essere una teoria priva di solide<br />

basi scientifi che e in ultima analisi inapplicabile, contraddice non solo il<br />

principio del “buon senso”, ma anche uno dei principi cardine del pensiero<br />

ambientalista: “ chi inquina paga”.<br />

L’inapplicabilità della teoria dell’ILUC è dimostrabile semplicemente<br />

se applichiamo il concetto non tanto all’ olio di palma da cui è nata, ma<br />

considerando il tema dell’agricoltura biologica, ovverossia del metodo<br />

agricolo per antonomasia più sostenibile al mondo. È a tutti noto che con il<br />

metodo biologico mediamente in pianura padana si produce dal 20 al 30%<br />

in meno, anche a causa della maggiore ieraticità dei risultati. Soprattutto se<br />

non si ha letame. Bene, se si googla “ILUC organic agriculture” non si trova<br />

un link al tema. In realtà, se con il metodo bio produciamo il 30% in meno di<br />

mais, ci dovrebbe sempre essere un campesino che in Amazzonia dovrebbe<br />

disboscare quegli ettari necessari alla produzione di quel 30% mancante<br />

in Europa. E pertanto calcolando questi “debiti di carbonio” l’agricoltura<br />

biologica potrebbe essere più inquinante (dal punto di vista delle emissioni di<br />

gas serra) dell’agricoltura con concimi chimici, in quanto ad essa dovrebbero<br />

essere addebitate le emissioni derivanti dal disboscamento di una porzione<br />

della foresta amazzonica. Dunque il buon senso vorrebbe che si continuasse<br />

ad utilizzare urea e a praticare l’agricoltura convenzionale con buona pace<br />

degli sforzi di tanti agricoltori europei. Ma dell’ILUC dell’agricoltura biologica<br />

non se ne parla nemmeno. Forse gli stessi gruppi che sostengono l’urgenza<br />

di eliminare gli obblighi del 10% di biocarburanti al 2020 a causa dell’ILUC,<br />

sono ferventi sostenitori dei metodi biologici di coltivazione.<br />

Un merito, l’avvocato americano Timothy Searchinger che nel 2008<br />

ha teorizzato il tema dell’ILUC, tuttavia lo ha avuto ed è stato quello di<br />

approfondire il tema della sostenibilità della bioenergia, spostando<br />

l’attenzione da argomenti naif quali colture food/no food facilmente<br />

criticabili, al tema dell’uso del suolo agricolo e al destino del carbonio<br />

contenuto nelle parte ipogea e epigea dei terreni agricoli. In materia di<br />

climate change, Searchinger ha ragione: questo è il punto.

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