2010/inverno - CAI Sezione di Mantova

ANNO XXXVI - N.° 4 INVERNO 2010
sito web: www.caimantova.it e-mail: segreteria@caimantova.it
MantovaCAI - Notiziario della Sezione C.A.I. di Mantova. Direttore responsabile: Antonio Cirigliano. Redattore: Nello Zaniboni. Organizzazione Tecnica: Lara Massalongo. Design grafico: Davide Martini. Stampa:
Grafiche Stella, Via Antonio Meucci 12 Z. A. - S.Pietro, Legnago (VR). Autorizzazione Tribunale di Mantova n.°6 del 8/10/1975. Tariffa R.O.C.: Poste Italiane S.p.A. Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003
(conv. in L.27/02/2004 n.°46) art. 1, comma 1 DCB – MANTOVA. L'abbonamento riservato ai Soci di €2.50 viene assolto nella quota associativa. Segnalazioni di mancato ricevimento vanno indirizzate alla Sede CAI.
IL CONSIGLIO DIRETTIVO
DELLA SEZIONE AUGURA UN
SERENO BUON NATALE
ED UN PROSPERO
ANNO NUOVO 2011
A TUTTI I SOCI E LORO FAMILIARI
VENERDÌ 17 DICEMBRE ORE 21
GRADARO
PRESSO PRESSO LA CHIESA DEL
SARÀ CELEBRATA LA
SANTA MESSA E IL CONCERTO DI NATALE
CONCERTO VOCALE A CURA DEL TRENTINO “CORO “CORO DI VALLARSA”
OSPITE, COME TUTTI GLI ANNI IL GRUPPO GRUPPO ALPINI DI MANTOVA

ANNO XXXVI - N.° 4 INVERNO 2010
Alba sulla Via Ertl (TD) alla Nord dell’Ortles (3905 m). In primo
piano, Claudio Migliorini - Istruttore Sezionale diAlpinismo.
Foto (P. Campostrini)
Dal Direttore responsabile
Antonio Cirigliano
una montagna di auguri di
Buon Natale e Buon 2011
al Consiglio Direttivo, alla redazione del
Notiziario e a tutti i soci-lettori di
Direttore responsabile: Antonio Cirigliano.
Redattore: Nello Zaniboni.
Organizzazione Tecnica: Lara Massalongo.
Design grafico: Davide Martini.
Stampa: Grafiche Stella,
ViaAntonio Meucci 12
Z.A. - S. Pietro, Legnago (VR).Tel. 0442 601730.
La Redazione si riserva di pubblicare o meno gli
articoli pervenuti; si riserva inoltre di apporre le
modifiche che riterrà opportune, senza alterare il
senso del testo. Nessuno può richiedere compensi
per articoli inviati. Gli articoli firmati impegnano solo
l'autore. Questo numero è stato chiuso in Redazione
il 15 novembre 2010.
Chi vuole inviare un articolo per la pubblicazione può
spedire il testo e le eventuali fotografie di ottima
qualità grafica, al seguente indirizzo e-mail:
stampasociale@caimantova.it
Si accetteranno articoli e fotografie da inserire sul
prossimo numero (il N. 1 del 2011) solo se spediti alla
casella di posta elettronica suddetta entro e non oltre
il 15 gennaio 2011.
Sede della Sezione:
Via Luzio 7/9
(zona Valletta Valsecchi) Mantova
Telefono & Fax: 0376 328728
Apertura della Segreteria:
Martedì, giovedì e venerdì, dalle ore 17 alle ore 19.
E-mail:
Sito web:
segreteria@caimantova.it
www.caimantova.it
SOMMARIO:
3 ATTIVITA’ CULTURALI
GENNAIO - FEBBRAIO 2011
4 ATTIVITA’ESCURSIONISTICA
CON CIASPOLE INVERNO 2010-2011
6 GENNAIO 2011 - FORMAZIONE
TECNICA SU CASCATEDIGHIACCIO
6 CORSO DI ESCURSIONISMO 2011
7 CORSO SCIALPINISMO SA2 2011
9 VITADI SEZIONE
9 QUOTE SOCIALI 2011
10 ILCAI NELVOLONTARIATO
10 VERSO UNANUOVAAVVENTURA
10 ADDIO MAURIZIO!
11 UNAGIORNATAPER DAVIDE
14 CONCORSO FOTOGRAFICO 2010
15 CONCORSO FOTOGRAFICO 2011
17 DUE RUOTE - TRE STATIATTORNO
ALMARE SVEVO
18 “PUNTO BASE” RIFUGIO SCOIATTOLI
18 I MIEI CINQUE GIORNIDI
ALTAMONTAGNA
19 UN GRAZIE DI CUOREALLA
SEZIONE CAI DI MANTOVA
20 LE EMOZIONI DELLE FERRATE
20 ILPARROCO, ILPOETAE ILTOSSICO
21 UN TUFFO NELLASTORIA
DI “SENZAETA’”
Venerdì 7 gennaio
Sede CAI ore 21:00
Sicurezza sulla neve e usoA.R.T.V.A.
A cura di Pierluigi Ferrari
Istr.Alp.- Tecn. SoccorsoAlpino
Domenica 9 gennaio
Sicurezza sulla neve e usoA.R.T.V.A.
Uscita pratica d’esercitazione sulla neve
A cura di Pierluigi Ferrari
Sabato 15 gennaio
Oratorio Gradaro ore 16
Presentazione programmi:
“Mare e Monti”
(isole Egadi)
“CostieraAmalfitana”
A cura di Alberto Minelli, Antonio Paladini,
SherpaViaggi
Venerdì 21 gennaio
Sede CAI ore 21:00
Proiezione filmati di Samos - Costanza
Venerdì 28 gennaio
Oratorio Gradaro ore 21:00
1ª serata delle immagini
“Escursionismo 2010”
Premiazione soci più assidui
21 GOMBOLA - FESTASOCIALE 2010
23 ASCESA ALBISHORN
24 CORSOARRAMPICATALIBERA2011
25 VIADETASSIS-NELLA
ALLACORNAROSSA
26 BREVE VIAGGIO NELLASTORIA
DELL’ARRAMPICATASPORTIVA
27 CORSO SERALE: INTRODUZIONE
ALL’ARRAMPICATALIBERA
27 LEAVVENTURE DI BLACK MACIGNO
(1ª PUNTATA)
28 ILMERAVIGLIOSO SILENZIO
DELCAMPANILBASSO
29 ALFESTIVALLETTERATURA2010
INCONTRO CON MAURO CORONA
29 LO SCRITTOREALPINISTA
MAURO CORONA
29 ILBOSCO DELLAVERNA2010
30 LANOTTE
30 BIBLIOTECA NUOVIARRIVI
31 L’APPENNINO DIMENTICATO
31 ALLASCOPERTADELMUSEO
ALL’APERTO DI VALCOMASINE
32 MUSICAE CANTO POPOLARE
QUARTAPARTE
33 I PIZZOCCHERI
34 UNASEZIONE “INAZIONE”
FOTO RICORDO
ATTIVITA’ CULTURALI
GENNAIO - FEBBRAIO 2011
Venerdì 4 Febbraio
Oratorio Gradaro 21:00
2ª serata delle immagini
“Escursionismo 2010”
Venerdì 11 febbraio
Sala Poliv. Parco del Mincio, ore 21, Cittadella.
Oliviero BELLINZANI
“ Scalate dell'uomo con le ali…”
“ Finché un uomo sogna e desidera
può ritenersi vivo ... ”
Venerdì 18 Febbraio
Oratorio Gradaro, ore 21:0.
Amalfi (G.Guastalla - A.Paladini)
Croazia ( L.Zamboni)
Passau-Vienna (A. Minelli.
Con la partecipazione dell'agenzia
“ Giro Libero” di Vicenza
Venerdì 25 Febbraio
Sala Poliv. Parco del Mincio, ore 21, Cittadella
Ermanno SALVATERRA
l'uomo stregato dalla Patagonia con
20 spedizioni e molte “prime vie”
“ …a volte il vento mi ha spaventato, a volte mi
sono ritrovato a piangere... ”
APPUNTAMENTI IN VISTA
3

APPUNTAMENTI IN VISTA
4
ATTIVITÀ ESCURSIONISTICA CON CIASPOLE: INVERNO 2010 - 2011
Anche quest'inverno ci saranno alcune novità: la prima è il cambio della guardia in quel di Suzzara, Francesco Bigliosi raccoglie il testimone da Gianluca
Barosi. A Gianluca un affettuoso grazie per aver condotto l'attività con successo dal 2003; a Francesco un necessario CALOROSO benvenuto (siamo in
inverno…..) e l'augurio di buon lavoro!Altra novità la notturna di sabato sera (con cena finale in malga prima del ritorno a casa) e una degna conclusione di
tre giorni sulle nevi valdostane alle pendici delle Gran Becca. Di seguito troverete uno specchietto riassuntivo del programma; il dettaglio dei percorsi sarà
distribuito durante le uscite e lo potrete trovare presso la segreteria. Vi consigliamo d'iscrivervi per tempo, in particolare alle uscite di più giorni, i posti sono
limitati e con versamento di caparra.
NELLE USCITE EVIDENZIATE IN ROSSO SI HA LA POSSIBILITÀ DI EFFETTUARE LO SCI ALPINO (impianti in prossimità del parcheggio).
DATA
19
Dicembre
2010
16
Gennaio
2011
29-30
Gennaio
2011
19
Febbraio
2011
6
Marzo
2011
18-19
Marzo
2011
ZONA O
GRUPPO
MONTI
SARENTINI
PREALPI
BRESCIANE
PALE DI SAN
MARTINO
LAGORAI
MÉNDOLA
ROÈN
CIME DI VIGO
VALLE D’AOSTA
Per le gite in pullman, la partenza da Suzzara è fissata alle ore 6.00 dal piazzale al termine di Via Volta, dietro ai campi da tennis; da Mantova alle ore 6.30 dal
casello Mantova NordA22 (il ritrovo è nel parcheggio). Per le gite in auto, partenza fissata alle ore 6.00 sia da Mantova sia da Suzzara; i luoghi di ritrovo sono
gli stessi. Per la notturna al Dosso di Costalta la partenza è fissata da Suzzara alle 14.00 e da
Mantova alle 14.30 (stessi luoghi); il termine per le iscrizioni ed il versamento della caparra (30
Euro) è il 31/01/11;è necessario prenotarsi per la cena in malga al termine della gita.
Per la gita del 29-30 gennaio (Pale di San Martino) il termine per le iscrizioni ed il versamento della
caparra è il 31/12/10. Pernottamento in albergo a P.sso Rolle. Per la gita del 18-19-20 marzo
(Valle d'Aosta) il termine per le iscrizioni ed il versamento della caparra è il 07/02/11.
Pernottamento in albergo a Cheneil. In entrambi i casi la caparra da versare è di 50 Euro;
sono stati
prenotati circa 20 posti in ciascun albergo.
MODALITÀ D'ISCRIZIONE. Chi intende partecipare può iscriversi contattando per tempo le
segreterie o gli accompagnatori delle relative Sezioni. Le iscrizioni devono pervenire entro il
martedì precedente ogni escursione. Oltre al nome è necessario indicare se si possiedono o no
le racchette da neve. Per altre informazioni inerenti itinerari, orari, difficoltà, si consiglia di
prendere contatto direttamente con i coordinatori delle varie gite.
NUMERI UTILI. Segreteria di Mantova: 0376/328728; Francesco Bigliosi (Sz.): cell.
337/449500; Gianluca Barosi (Sz.): tel. 0376/532235 cell. 339/3684799; Borioli Fausto (Sz):
cell. 347/4431744; Lorenzo Breviglieri (MN): tel. 0376/223681 cell. 348/6943333 (MN); Roberto
Piva (MN): tel. 0376/396051 cell. 347/9467934; Maurizio Malaghini (MN): 0376/301141 cell.
331/6014339.
NOLEGGIO RACCHETTE. Entrambe le Sezioni hanno alcune paia di ciaspole da poter
noleggiare durante le escursioni programmate. Nei giorni non coincidenti con le uscite in
calendario, i soci potranno noleggiare le ciaspole disponibili, per escursioni individuali.
BUONA NEVE A TUTTI !
In collaborazione con la Sottosezione di Suzzara
ITINERAIO O META COODINATORI DISLIVELLO DIFFICOLTA’
Lorenzo Breviglieri
MEZZI
TRASPORTO
Corno di Renon 2260 m Borioli - Breviglieri 500 m F Pullman
Laghetti di Bruffione 1888 m Bigliosi - Piva 400 m F Pullman
1° Col Margherita 2550 m
2° Laghi Colbricon 1927 m
Notturna al Dosso di Costalta
1955 m
Breviglieri - Borioli
1° 520 m
2° 500 m
1° F
2° M
Auto
Bigliosi - Malaghini 500 m F Pullman
Monte Pènegal 1737 m Borioli - Malaghini 400 m F Pullman
Valtournenche: itinerari vari
tra i 1800 e i 2500 metri
Breviglieri - Barosi
1° 530 m
2° 500 m
3° 380 m
1° F
2° M
3° F
Auto

Cari amici fondisti,
siamo pronti, tutti insieme appassionatamente
per vivere una nuova avventura e... non
potevamo dimenticarci di te!
Parte una nuova stagione di sci e con l'aiuto di
Luciano, Claudio e Teresa, ci gusteremo la
stagione INVERNO 2011.
Un inverno nuovo per chi vorrà sperimentare
questa meravigliosa disciplina. In attesa di
copiose nevicate, la preparazione a secco è già
partita. Il programma è diversificato per quanti
vorranno aderire ai corsi scuola o chi vuole solo
sciare per chilometri e chilometri!
Anche quest'anno, visto il successo precedente
riproponiamo l'uscita propedeutica ed il week
end full-immersion.
Le lezioni del corso sono tenute da maestri della
Scuola Nazionale di Sci. Durante tutto il
programma l'allievo sarà seguito sia dai maestri
che dagli accompagnatori CAI.
C'è ancora la novità per i fondisti in erba:
Regalati una S.Lucia alternativa!
Se poi vorrete, potrete proseguire insieme agli
amici del fondo in diverse occasioni. La Sezione
CAI si è impegnata per i propri soci a garantire il
mantenimento dei costi ai prezzi 2009.
Responsabili:
Luciano Comini, Cell. 335 5897919
Claudio Terranova, Cell. 349 5094539
Collaboratori:
M. Teresa Broccaioli, Cell. 339 3152707
Maurizio Malaghini, Cell. 331 6014339
CORSO SCI DI FONDO 2010 - 2011
Segreteria CAI Tel./Fax. 0376 328728 e solo per
informazioni: segreteria@caimantova.it
ATTIVITÀ PRESCIISTICA(gratuita per i soci):
Tutti i sabato di Novembre e Dicembre, ore 15,
con camminata nordica a Bosco Fontana.
Per info: Luciano Comini e Paola Gandolfi
(istruttori nazionali di nordic walking).
SERATASPECIALE:
Venerdì 19 Novembre ore 21 in sede CAI:
presentazione del programma con breve lezione
teorica aperta a tutti (apertura delle iscrizioni).
Novità 2011 PER I PIÙ GIOVANI :
Regalatevi una S.Lucia alternativa sulla neve
con i vostri figli!
Dedicato ai nostri bambini dai 6 ai 12 anni:
Pullman (perAccompagnatore+figlio/a) nelle
uscite 6/9/16 gennaio 2011;
3 ore maestro per bambino + 3 ore con
accompagnatore CAI;
3 ingressi in pista per bambino;
eventuale noleggio attrezzatura escluso;
Costo pacchetto € 120 per soci CAI; € 150
non Soci.
INIZIATIVASPECIALE:
Domenica 12 o 19 Dicembre: abbiamo previsto
un'uscita propedeutica al corso; destinazione
Forte Kerle. Per chi si iscrive alla scuola
abbiamo pensato di organizzare una prima
uscita solo con i nostri accompagnatori, per
permettere agli allievi che volessero di prendere
contatto (e dimestichezza) con la disciplina e
l'ambiente (neve e piste da fondo). Questa
uscita non è compresa nei costi della scuola.
ILCORSO IN BREVE:
Minimo 8 partecipanti, massimo 15.
Lezioni di base (tecnica classica) per
principianti; corso di perfezionamento di
tecnica classica; corso di pattinato (skating).
Date: 3 domeniche in Val di Fiemme sul
percorso della Marcialonga ed a P.sso
Lavazè 6/9/16 gennaio. 1 Week-End a
Cavalese 22/23 gennaio.
Il costo comprende: trasferimenti in pullman,
ingressi alle piste, 10 ore di lezione con i
Maestri della Scuola Nazionale di Sci +
doposcuola con accompagnatori CAI,
trattamento di mezza pensione per il weekend
a Cavalese, copertura assicurativa per
tutta la durata dell'attività.
Costo per maggiorenni: principianti e
perfezionamento € 270.
Costo per minorenni (al 31/12/2010):
principianti e perfezionamento € 240.
I costi non comprendono eventuale noleggio
di materiale.
Partenze: Lungolago Gonzaga (Lago di
mezzo) nei pressi della porta d'accesso a
P.zza Virgiliana. Orario: 7:00.
Iscrizioni: entro il 20/12/2010 con il
versamento dell'intero importo. Oltre tale
data non è garantita la disponibilità del
corso. Possono iscriversi alla scuola di
Fondo i soli Soci CAI in regola con il
Tesseramento 2011.
Le Uscite sulla neve: Vedi tabella sotto.
ATTENZIONE ALLE USCITE IN ROSSO:
Le date in colore rosso non fanno parte della
scuola ma sono state inserite per
completezza in quanto fanno parte del
programma di fondo e in tutte queste ci
saranno gli accompagnatori del CAI che
seguono gli allievi qualora decidessero di
frequentare anche le altre uscite.
Data Località Orari
12 o 19 Dic Uscita propedeutica a Passo Coe di Folgaria (TN) 7:00
6 Dicembre Val di Fiemme “percorso Marcialonga” oppure Passo Lavazè 7:00
9 Gennaio Val di Fiemme “percorso Marcialonga”o Passo Lavazè (Scuola) 7:00
16 Gennaio Val di Fiemme “perc. Marcialonga”o P.sso Lavazè (Scuola - Festa delle Torte) 7:00
22-23 Gen Val di Fiemme “percorso Marcialonga”o Passo Lavazè (Scuola - W.E.) 7:00
30 Gennaio Passo Coe di Folgaria (TN) 7:00
6 Febbraio Enego - Altopiano di Asiago 6:30
13 Febbraio Alpe di Siusi 7:00
19-20 Feb Alta Val Venosta 6:00
27 Febbraio Passo San Pellegrino 6:00
1 Aprile Cena Conclusiva - Agriturismo Beatilla
APPUNTAMENTI IN VISTA
5

APPUNTAMENTI IN VISTA
6
C AI ACCOMPAGNATORE DI ESCURSIONISMO
Scuola di Alpinismo Moccia – Morari
FORMAZIONE TECNICA
SU CASCATE DI GHIACCIO
Sabato 22 – Domenica 23 gennaio 2011
Val Paghera – Gruppo Adamello – Vezza d'Oglio (BS)
La Scuola di Alpinismo “C.Moccia “C.Moccia – R.Morari” si rende disponibile, per tutti gli
appassionati e i nuovi nuovi interessati, in un week end end didattico - pratico di di
arrampicata arrampicata su Cascate di Ghiaccio nel suggestivo suggestivo ambiente invernale della
Val Paghera, inAlta Val Camonica (BS).
Ritrovo: Sabato Ore 8:30, Domenica Ore 8:00 al Rifugio
Cascata di Vezza d'Oglio (BS). Avvicinamento a piedi:
45 minuti (se con strada innevata innevata oo ghiacciata).
Argomenti base: Tecniche individuali di Progressione ed Assicurazione
specifiche specifiche nell'arrampicata su Cascate di Ghiaccio e
terreno misto. misto.
Altri argomenti: Caratteristiche del ghiaccio, ghiaccio, materiali, ancoraggi,
Materiali necessari:
tipologia delle soste, calata in corda doppia su chiodo e
suAbalakov.
Storia e pericoli oggettivi (serata di sabato).
N.D.A. ed in particolare il il casco, piccozze da Piolet
Traction , ramponi, guanti ed abbigliamento
Partecipazione: Partecipazione:
appropriato, sacco aa pelo (per il il pernotto pernotto al Rifugio).
Facoltativo: qualche vite da ghiaccio, mezze corde.
Istruttori Istruttori ed ed Aspiranti Istruttori, Allievi dei Corsi di
Cascate su Ghiaccio, Ghiaccio, Ghiaccio -- Alta Montagna ed
Alpinismo, tutti gli altri interessati, su prenotazione.
prenotazione.
NOTA: il numero massimo di partecipanti è 12 unità.
Termine iscrizioni: 9 gennaio 2011. Quota d'iscrizione: € 50.
Tutti gli interessati sono invitati a iscriversi iscriversi per tempo. tempo. Si raccomanda la completa
dotazione personale del del materiale necessario indicato. Per prenotazioni, informazioni
e/o richieste, contattare ii responsabili:
I.N.A. Davide Martini, Cell. 338 5346479
A.I. Claudio Migliorini Cell. 339 7998830.
CORSO DI ESCURSIONISMO 2011
Il prossimo 5 marzo inizierà il corso di escursionismo 2011.
Il corso è aperto aa tutti i soci e in particolare ai ai nuovi soci soci e ai giovani che
intendono frequentare frequentare la montagna consapevolmente consapevolmente e in sicurezza.
Le Le lezioni e le le uscite uscite pratiche saranno condotte dagli dagli Istruttori e
Accompagnatori Accompagnatori del CAI e da specialisti in alcuni settori quali geologo, medico medico
nutrizionista, soccorritore.
Il corso è del del tipo "avanzato", "avanzato", cioè, oltre alle nozioni nozioni di base, comprende
l'apprendimento l'apprendimento delle tecniche di progressione su sentieri attrezzati e vie
ferrate, e l'insegnamento dei principali nodi nodi usati in escursionismo.
La partecipazione partecipazione èè aperta anche ai soci che intendono ripassare le tecniche e
le nozioni fondamentali.
Le Le lezioni teoriche si terranno in sede sede il sabato pomeriggio dalle dalle ore 15 15 alle ore
17:30, mentre le uscite uscite pratiche saranno saranno effettuate effettuate la domenica sulle vicine
montagne veronesi ee gardesane.
Per ulteriori informazioni potete potete telefonare direttamente ai responsabili del
corso ai seguenti recapiti:
Di Mauro Lino (AE-EAI) tel. 0376-397179, cell. 338-8784427
Breviglieri Lorenzo (AE-EAI) tel. 0376-223681, cell. 348-6943333

Scuola di Alpinismo
“C.Moccia - R.Morari”
in collaborazione con la
Scuola di Sci Alpinismo
Val Rendena CAI-SAT
CAI-SAT
CORSO
di
SCI ALPINISMO
AVANZATO
SA2 - 2011
Periodo:
dal 6 marzo al 17 aprile 2011: iscrizioni ad
esaurimento posti disponibili.
Scopo:
Il Corso SA2 ha la prerogativa di essere un
corso avanzato di approfondimento, rivolto a
colore che hanno già ottenuto l'idoneità ad un
corso SA1 oppure di provato curriculum
scialpinistico, affinchè l'allievo – al termine del
percorso– sia in grado di organizzare e condurre
autonomamente una gita su terreno di medie
difficoltà.
Le gite assumeranno progressivamente un
carattere più alpinistico e verranno approfonditi
gli argomenti trattati nei corsi di tipo SA1 con
l'aggiunta di nozioni specifiche sulla sicurezza,
la progressione su medio-basse difficoltà di
roccia e ghiaccio e l'uso della corda.
Contenuti:
accurata scelta della traccia in salita e discesa,
valutazione del pericolo sul terreno e confronto
con il bollettino nivo-meteorologico,
valutazione della stabilità del manto nevoso,
organizzazione di una ricerca A.R.T.V.A. e
autosoccorso, progressione della cordata su
ghiacciaio e su terreno difficile, uso della corda
e degli attrezzi, tecniche di base di
progressione su roccia, ghiaccio e misto,
tecniche di assicurazione su roccia e su
ghiaccio, predisposizione della corda doppia,
recupero da crepaccio, trasporto di
infortunato, tecnica di bivacco, orientamento
senza visibilità, discesa su pendii ripidi.
Iscrizioni ed Informazioni:
Per i Soci della Sezione CAI di Mantova:
Ferrari Pierluigi
ISA-IA-Istr.Soc.Alp.-Tec.Eli
Tel. 335 6709438.
Equipaggiamento:
L'equipaggiamento personale d'obbligo è
quello scialpinistico invernale.
Ciò premesso, ogni allievo deve avere con sé i
seguenti materiali: apparecchio per la ricerca
in valanga (A.R.T.V.A.), pala e sonda, sci da sci
alpinismo, bastoncini, pelli di foca e rampanti,
zaino, adatto anche al trasporto degli sci,
imbrago (parte bassa), ramponi e piccozza
classica, casco da alpinismo, due moschettoni
a ghiera a base larga, cordino da ghiacciaio in
kevlar di 3.5 m.
Sconti per i
Soci CAI
Regolamento:
1) Il corso è aperto ai Soci CAI o SAT di ambo i sessi
che abbiano compiuto il 16° anno. I minori di 18
anni devono presentare la domanda autorizzata
da un genitore o da chi ne fa le veci.
2) L'iscrizione ai corsi si chiuderà raggiunto il numero
di 20 allievi (secondo l'ordine di iscrizione) e dovrà
essere accompagnata dal cedolino dell'avvenuto
pagamento della quota di iscrizione e dal modulo
accluso interamente compilato. Non saranno
accettate iscrizioni sprovviste di garanzia di
pagamento. Prima di versare la quota è preferibile
accertarsi di eventuali posti disponibili.
3) Il corso si articola in lezioni teoriche e pratiche. Gli
itinerari delle gite saranno stabiliti secondo le
condizioni atmosferiche, l'innevamento e il grado
di preparazione degli allievi. Il livello aumenterà di
volta in volta al fine di migliorare tecnica e
conoscenza della montagna invernale. Ulteriori
informazioni verranno fornite durante la serata di
presentazione del corso. La direzione si riserva
comunque di prendere le dovute precauzioni in
caso di scarsa capacità dell'allievo.
4) Si richiede buona preparazione fisica, certificato
medico e copia tessera CAI-SATcon bollino in corso
di validità. Allegare copia attestato di partecipazione
ad un corso SA1 del CAI o l’adeguato curriculum
scialpinistico.
La Direzione del Corso si riserva di variare il
programma previa tempestiva comunicazione.
Avrà cura di adottare ogni misura atta a tutelare
l'incolumità degli allievi, ma non assume
responsabilità alcuna per eventuali incidenti in
cui gli allievi avessero ad incorrere durante lo
svolgimento del corso o le eventuali trasferte
che saranno effettuate con mezzi propri. Per
quanto non contemplato nel presente
regolamento si fa riferimento alle disposizioni
della CNSASAdel CAI.
A Gennaio Gennaio 2011 ci trasferiamo in in Via Cremona 27 27
APPUNTAMENTI IN VISTA
7

I RADIATORI A GAS
Via Lumumba 2, Zona Ind.le Torrazzi
41122 Modena
Telefono: +39 059 2550711
TeleFax: +39 059 4900500
Fax ordini: +39 059 250160
E-mail: info@italkero.it
italkero@tin.it

STAMPA SOCIALE
Il 9 e 10 ottobre, in occasione della sessione di
aggiornamento degli Accompagnatori di
Escursionismo Lombardi, obbligatoria per
mantenere l'abilitazione all'Accompagnamento in
Ferrata, abbiamo (c'era anche il nostro
Presidente Di Mauro) distribuito alcuni
MantovaCai e alcuni Vademecum agli AE delle
altre Sezioni presenti.
Molti gli apprezzamenti ricevuti sia per i contenuti
sia per la “ricchezza” dei due opuscoli; con queste
righe vogliamo girare i suddetti complimenti ai
soci che si occupano della nostra stampa sociale.
Lorenzo Breviglieri
NORDIK WALKING MANTOVA
Sono terminati dopo la consueta passeggiata al
Bosco Fontana i corsi di Nordic Walking per il
gruppo dei soci CAI Mantova e per il gruppo di
Marmirolo. Si è trattato di una bella giornata per
una sana camminata coi bastoncini, disciplina il
cui numero di appassionati nella nostra
provincia cresce esponenzialmente l’attività,
accompagnata come di consueto dal team degli
istruttori del Nordic Walking Mantova.
Alla fine della giornata, il ritrovo, organizzato per
tutti dal CAI Mantova nello spiazzo antistante
l'Agriturismo Beatilla gentilmente concesso dai
proprietari, per il simpatico rito della consegna
degli attestati di partecipazione ai corsisti,
allietato dal consueto trionfo di torte preparate
dai neo -walkers.
Fabio Maestelli
Il susseguirsi dei numerosi incidenti in
montagna, che ha caratterizzato l’anno 2009, ha
avuto riflessi su alcune polizze assicurative che
da anni il C.A.I. provvede a stipulare a favore dei
propri soci e nell'interesse di tutta la collettività.
L'andamento anomalo dell'anno 2009 ha
determinato una particolare sinistrosità a fronte
della quale la Compagnia Assicuratrice ha
esercitato la facoltà di recesso dal 30/04/2010 di
alcune polizze tra cui quella degli infortuni Soci
in attività sociale e degli Istruttori e Aiuto
Istruttori, in quanto a fronte di un incasso premi
di € 1.500.000 ha dovuto rimborsare
risarcimenti per oltre € 6.000.000.
La Sede Centrale è riuscita a rinegoziare le
clausole contrattuali a fronte però di un aumento
delle tariffe. Il maggior costo derivante per il
2010 è stato interamente sostenuto dalla stessa
Sede Centrale mediante l'utilizzo del Fondo
Rischi per assicurazioni costituito e
incrementato negli anni scorsi.
Come già enunciato su “Lo Scarpone” di maggio
l'eccezionale casistica negativa registrata ha
provocato un aumento dei costi assicurativi, la
modifica di alcune condizioni contrattuali e una
più rigorosa definizione delle attività sociali.
Nel frattempo le Poste Italiane avevano
eliminato le agevolazioni tariffarie, il che ha
portato al raddoppio delle spese per la
spedizione della stampa sociale.
ALEX LUSCIETTI I.N.A.L.
Istruttore Nazionale
di Arrampicata Libera
La nostra Scuola di Alpinismo, Sci Alpinismo ed
Arrampicata Libera, Carlo Moccia - Renzo
Morari si è arricchita di un altro Istruttore
Nazionale.
Alex Luscietti I.N.A.L., ha esordito come
arrampicatore proprio nella nostra Palestra di
Lunetta. Da
anni fa parte dell’Organico della
Scuola ed è divenuto Istruttore Regionale di
Arrampicata Libera al primo corso indetto dalla
Commissione Lombarda nel 2004. Ha ora
raggiunto il traguardo finale di Istruttore
Nazionale di Arrampicata Libera nelle prove
d’esame svoltesi ad Arco e Finale Ligure.
Complimenti vivissimi !
Il Consiglio Direttivo.
PRENOTALA IN SEDE !
QUOTE SOCIALI - BOLLINI 2011
L'Assemblea dei Delegati di Riva del Garda del
22-23 maggio ha convalidato la proposta di
aumento delle quote, come apparso su
Scarpone e Rivista, in tale misura:
Ordinari € 4,00
Familiari € 3,00
Giovani € 3,00
Il Consiglio Direttivo della Sezione nella riunione
del 7 settembre, dopo ampia e approfondita
discussione, ha deciso di accollarsi parte della
quota per gli ordinari e tutta quella nei confronti dei
giovani, stabilendo per il 2011 i seguenti importi:
Ordinari € 45,00 (+ € 3,00 rispetto al 2010)
Familiari € 30,00 (+ € 3,00 rispetto al 2010)
Giovane € 18,00 ( 1° figlio, come 2010)
Giovane € 6,00 (dal 2° figlio, come 2010)
A carico della nostra sezione resta anche il
maggior onere della spedizione del notiziario
“MantovaCAI”.
Speriamo che sia apprezzato, in questo
momento particolare anche per la sezione
stessa, lo sforzo riservato ai nostri soci per
cercare di mantenere e, magari di aumentare, la
nostra famiglia.
Il Consiglio Direttivo
INIZIATIVA SALEWA 10%
La ditta Salewa, presente
presso l'Outlet di Bagnolo
San Vito, specializzata in
abbigliamento,
attrezzature sportive e di
montagna, ci comunica
che sugli acquisti effettuati in tutti i loro negozi, ai
Soci CAI in regola con il tesseramento, verrà
praticato lo sconto del 10%.
CLUB ALPINO ITALIANO
IL VALORE AGGIUNTO DELLA MONTAGNA
TESSERAMENTO 2011
Socio ORDINARIO rinnovo
Socio FAMILIARE rinnovo
Socio GIOVANE
a
Tessera (1 iscrizione)
rinnovo
45,00 €
30,00 €
18,00 €
6,00 €
I soli Soci della Sezione di Mantova (non
quelli delle Sotto-Sezioni di Suzzara e
Quistello) si possono avvalere anche delle
seguenti modalità di versamento:
Poste Italiane,
C.C. numero: 59094334
Banca Popolare dell'Emilia Romagna,
IBAN: IT56P0538711500000001098228
Monte dei Paschi di Siena
IBAN:IT73D0103011509000010342150
VITA DI SEZIONE
9

VITA DI SEZIONE
10
IL C.A.I. NEL VOLONTARIATO
Carissimi soci soci e amici del C.A.I. mantovano,
vogliate scusare quel “carissimi” un po' troppo
confidenziale confidenziale che sta in apertura alla alla presente; vi
assicuro che viene dal cuore e da quel senso di
amicizia che accomuna tutti tutti quelli che “vivono” “vivono” la
montagna ed è per questo che mi prendo prendo la libertà di
rendervi partecipi di alcune mie considerazioni
Circa 38 milioni di persone in Europa, Europa, il 10% della
popolazione, sono portatori di una disabilità.
Nonostante ci siano stati stati negli ultimi anni molti
progressi, queste persone devono ancora
confrontarsi con moltissime barriere per accedere
agli edifici o utilizzare mezzi di trasporto, per inserirsi
nella scuola e nel lavoro, per ottenere tutte le cure cure che
sono loro necessarie per avere un luogo in cui vivere
serenamente e “normalmente” la propria vita anche
quando i famigliari più intimi non saranno più.
La sezione del C.A.I. di Mantova dal 2001 (vedi
MantovaCai n°2) ha deciso di partecipare allo sforzo
collettivo di impegno e sensibilizzazione intrapreso
da un gruppetto di soci per portare a termine la
ristrutturazione di una vecchia corte agricola e farne
un “Centro Disabili”.
L'idea nasce dalla consapevolezza che la disabilità è
un problema di tutti. Che non deve investire solo chi
ne è portatore, ma che deve essere preso in carico
dalla società nel suo complesso. complesso.
Lo spirito alpino alpino che aleggia nei cuori di chi “vive” la
montagna spera che il singolo singolo esempio possa
costituire un segnale, segnale, che vada oltre la limitatezza
dell'iniziativa in sé con la consapevolezza che si può e
si deve fare molto molto di più, ma che comunque
l'importante è fare.
Tutti sanno fare molte cose e ne possono apprendere apprendere
molte altre; perché perché queste possibilità diventino realtà
occorre che tutti imparino a conoscerle e ad avere
fiducia nelle loro capacità.
L'iniziativa dell'Associazione San Lorenzo-onlus
vuole essere un punto di partenza per riflettere
insieme, nella convinzione che tutti noi, più fortunati,
“POSSIAMO AIUTARLI”. Tra un lavoretto e l'altro
alcuni caini mantovani si sono trovati a diretto
contatto con gli “OSPITI” “OSPITI” che frequentano il Centro ed
hanno avuto la possibilità di rendersi conto di come
un semplice gesto della nostra normalità possa
essere di gioia e di sollievo a soggetti che
quotidianamente si sentono isolati dai”normali”.
Dentro Dentro questa “società persa”… di pensieri deboli,
relazioni fragili e valori sfuggevoli, c'è un filo di
speranza. Sono quegli uomini e quelle donne - padri,
madri, volontari ecc. - che che continuano a tessere nelle
trame di un “vuoto quotidiano” la via della carità, della
possibile felicità e della pace, l'utopia della giustizia e
di una vita bella da vivere perché vissuta prima da loro
stessi. Sono coloro che non si arrendono e
continuano a esprimere esperienze di fiducia e di
ripresa a persone che possono vivere e far vivere.
Tutti Tutti noi che con motivazioni profonde, spesso e
volentieri sofferte e maturate lentamente, arriviamo
alla “San Lorenzo” con addosso la stanchezza della
monotonia quotidiana, riemergiamo dopo due o tre
ore con energie nuove e una gran pace dentro, con la
sensazione di aver ritrovato “il sentiero dopo esserti
perso” o finalmente di ricordare qualcosa che
neanche sapevi di aver dimenticato.
Nel nostro “Centro” scopri che il valore di una persona
non si misura dal successo, dal rendimento o
dall'efficienza… Scopri tesori preziosi, nascosti in chi
apparentemente non risponde ai parametri della
società, in chi faticosamente cerca di riprendere il
cammino, in chi, suo malgrado, porta una croce
pesante e invece di esserne schiacciato, ne sa trarre
amore da donare.
La nostra “Casa” “Casa” è nata, a suo tempo, dalla
generosità di persone, giovani e non più più giovani, che
avevano capito l'importanza l'importanza della solidarietà e
avevano deciso di fare della loro esperienza di vita un
dono. Ancora oggi la “Casa” “Casa” è sostenuta da preziose
persone che in vari ambiti donano il loro tempo, la loro
competenza e solidarietà, credendo nella forza del
volontariato ed è per questo che attendiamo anche anche te.
Dire “non ho tempo” è un'ipocrisia; per le cose
importanti c'è sempre tempo, basta sottrarlo alle cose
inutili, superflue che riempiono la vita di ognuno.
È questa l'occasione per ringraziare quanti ci hanno
accompagnato in questi anni con la loro amicizia, amicizia, per
dare il benvenuto a chi ha iniziato ora a conoscerci e
aspettare con con fiduciosa speranza altri che vorranno
aggiungersi.
Presidente Associazione San Lorenzo-onlus
Giuseppe Corradelli
VERSO UNA NUOVA AVVENTURA...
Tutto è cominciato quasi per scherzo…
La prima settimana dell'agosto scorso ho aderito a
questa esperienza per me assolutamente nuova. Sì,
infatti, avendo solamente problemi motori ho potuto
affrontare il mio percorso di studi come qualsiasi altro
studente, seppur con qualche difficoltà.
Nonostante la novità della situazione non è stato
difficile per me prendervi parte ed essendo, nel mio
piccolo, abbastanza autonoma sono presto passata
dalla condizione di “ospite assistito” a quella di aiuto
dei responsabili e collaboratori dell'Associazione S.
Lorenzo Onlus.
Quest'esperienza mi è stata utile sotto diversi punti di
vista, non da ultimo quello formativo e conoscitivo che
ha corredato i miei studi in psicologia di
sperimentazione sul campo, il che non guasta
assolutamente, anzi, riempie dei vuoti e aiuta a
comprendere meglio rendendo meno sterile ciò che si
è studiato (più se ne fa meglio è!). Dal punto di vista
relazionale poi e umano soprattutto, questa è una
situazione che ti arricchisce notevolmente e impari ad
andare oltre i limiti e i problemi di chi hai di fronte, con
la scoperta di persone molto più affettuose di quanto
sembri a prima vista.
Per questa possibilità a me offerta, devo ringraziare,
in primis l'Associazione S. Lorenzo Lorenzo Onlus nella
persona di Giuseppe Corradelli suo presidente,
nonché Elena Corradelli, responsabile del Progetto,
Sperimentale Mese di Agosto, per averlo ideato e
posto in essere, tutti i collaboratori e volontari C.A.I. e
non che vi hanno preso parte e infine, ultima ma non
ultima, l'Associazione Aurora, nella persona della
presidente Nadia Zavanella, che ha aderito al progetto.
Da ultimo, invito i membri del C.A.I. a proporre
un'esperienza di condivisione con alcuni ragazzi
disabili, magari in montagna! Grazie a tutti
Marianna Chiodini
La tua prematura scomparsa
Ci ha molto sorpresi,
Addolorati e commossi.
Anche gli amici della Sezione
Ti hanno ricordato
Per la tua bontà, generosità
E grande professionalità
Di accompagnatore
Alpinista.
Ci hai accompagnati su per gli impervi
Sentieri delle nostre montagne
Con la neve e con il sole.
Adriana ed io
Ti diremo grazie Maurizio!
Per la tua grande disponibilità
E gentilezza,
Eri sempre con il sorriso sulle labbra
E con la gioia nel cuore.
Anzi, per dire la verità, eravamo gli ultimi
Della rutilante e lunga fila degli
Escursionisti,
Ma tu non ci ai mai lasciati soli
Perché ti collocavi spesso in coda
Al gruppo dei “caini” a fare
“La ramazza” come si dice in gergo alpinistico.
Sei sempre stato considerato una
Garanzia di sicurezza,
Per tutti gli escursionisti “lenti”come noi
Oggi che siamo qui riuniti al “Rifugio Fuciade”
Alziamo il calice,
Per onorare e ricordare degnamente
Il nostro caro Maurizio,
Che ci ha lasciato.
Il nostro pensiero si è fermato
Sull'ultima escursione
Nel corso del tempo
Il tempo che a te è stato negato
Le alte montagne che fan corona
A questa solitaria e serena vallata
S'inchinano e piangono, per la tua dipartita!
Anch'esse ti ricorderanno
Come l'escursionista solitario
Ma tu non eri solitario
Ma ci seguivi ad una certa distanza.
“Come dicono i cinesi”
Eri l'ultimo a chiudere la porta.
Diego Cocolo
A ricordo dell'amico Maurizio Butturi
prematuramente scomparso.

Si sapeva! Da tempo Rosy aveva pensato a una cosa
che Ti avrebbe fatto piacere.
Già alcuni mesi fa, con i tuoi amici più intimi, avevamo
programmato una giornata in montagna per visionare
un posto caratteristico dove posizionare una targa in
tuo ricordo.
Oggi, siamo ritornati nel luogo che Rosy ha scelto.
È una bella e panoramica forcella (il Forcellin), che si
trova sul Monte Baldo sul sentiero del vallone delle
Nogare a circa 1700 metri di quota. La vista è
fantastica; sia da una parte sia dall'altra della forcella
vediamo svilupparsi sotto di noi il Lago di Garda. È un
posto non frequentatissimo, da raggiungere
faticando il giusto. Un luogo che concilia la mente e lo
spirito; sembra fatto apposta per stare vicini e volgere
lo sguardo attorno a noi per ammirare le bellezze del
creato. Oggi, a differenza della prima perlustrazione,
ci siamo tutti, compreso tuo fratello Marco, che mai ha
frequentato la montagna.
Un gruppo d'amici veri che partecipano coinvolti a
quest'iniziativa di Rosy. Tanti amici hai avuto e tanti li
hai ritrovati oggi al Forcellin. Tra loro, molti amanti
della montagna e soci del C.A.I. sia di Verona sia di
Mantova.
UNA GIORNATA PER DAVIDE
PIERANGELO GENOVESE
AGENZIA DI MANTOVA
Via Principe Amedeo 31
46100 Mantova
Telefono +39 0376 224024
Fax +39 0376 329983
Tutti col nodo in gola, ma col desiderio di starti vicino e
alleggerire il peso della Tua assenza alle care Rosy e
Marta.
Attrezzati di tutto punto e caricati di trapani, i più forti
salgono veloci al posto prefissato e iniziano il lavoro.
Un po' per volta il gruppo si riunisce e, dopo aver
definitivamente posto la targa, è letto uno scritto che
ha dato un sacerdote a Rosy. Sono parole toccanti
che non riescono a frenare il luccichio nei nostri occhi.
Nessuno di noi ha il coraggio di guardare gli altri,
perché siamo troppo rapiti dal momento e cerchiamo,
chissà poi perché, di monitorare i nostri stati d'animo.
Poi, il pianto sfocia in un lungo applauso per Te,
Davide, per la Tua persona, per l'amicizia che ci hai
donato e per il ricordo pieno di significati che ciascuno
di noi manterrà di Te. Abbiamo anche aperto la tua
bottiglia che, come Rosy ci ha raccontato, riservavi e
custodivi con tenacia “per una grand'occasione”;
dicevi Tu. Rosy ha pensato che quel momento era
arrivato e abbiamo così alzato i calici inneggiando al
tuo nome all'unisono. Ti ringrazio, Davide, a nome
mio e di tutti i presenti, perché anche da lassù riesci a
unire nel credo di quell'amicizia che tu hai sempre
coltivato, tante persone che non si sarebbero mai
conosciute. Ritorneremo da Te dopo il freddo
dell'inverno a ritrovare questi momenti che ci fanno
capire che l'amicizia e l'amore non hanno confini.
Forcellin, 30-ottobre-2010
Alberto e “tutti gli amici”
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S.Benedetto Po Via Ferri 47 Tel. 0376 620535
Suzzara Via E. Toti 6 Tel. 0376 532141
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VITA DI SEZIONE
14
CONCORSO
FOTOGRAFICO 2010
Il giorno 19 ottobre scorso si è riunita la commissione incaricata
della valutazione delle fotografie del concorso.
Alla manifestazione hanno partecipato 12 soci con 37 fotografie;
un numero ristretto in rapporto ai tanti appassionati di fotografia e
ai dati degli anni scorsi. La causa può essere dipesa non tanto da
un calo di interesse quanto da fattori contingenti o dalla incertezza
nell'interpretare i temi proposti. Ipotesi plausibile se si pensa che
su 37 fotografie solo 5 riguardavano il tema “Montagna antica e
moderna, aspetti della tradizione e della modernità”. Tale scarsità
ha indotto la giuria a non assegnare il 3° premio per questo tema.
La qualità delle immagini è risultata nel complesso buon livello a
dimostrazione dell'impegno e della bravura dei partecipanti.
La commissione, dopo attento esame, si è così espressa:
Sezione “Montagna antica e moderna, aspetti della tradizione e della modernità”
- 1° premio a LORIS BASSI con “Il lavoro del boscaiolo”
- 2° premio a LORENZO BREVIGLIERI con “Termocoperta sul ghiacciaio”
Sezione “La montagna può sorprenderci, incontri inattesi e paesaggi insoliti”
- 1° premio a ELENA MOSCARDINI con “Il gatto”
- 2° premio a FEDERICO CALDERA con “Chi va piano…”
- 3° premio a STEFANO BALDONI con “Lo scoiattolo”
La giuria, infine, segnala la foto di FEDERICA TEDESCHI intitolata “Bagliori sul lago” e quella di
BREVIGLIERI LORENZO dal titolo “Alba di fuoco” entrambe per la loro forte capacità descrittiva attraverso la
luce e il colore. La commissione si complimenta coi vincitori e ringrazia tutti i partecipanti e dà loro
appuntamento al prossimo concorso del 2011. Segue ora un breve commento delle singole immagini
motivando le ragioni che hanno orientato la giuria alla scelta.
BASSI LORIS: “Il lavoro del boscaiolo”.
Tipico esempio di foto introspettiva il cui significato non è immediato. Incontrando questa catasta di tronchi
d'albero l'autore ha costruito la sua foto con un percorso immaginario: a) un mucchio di rami da tagliare per
farne legna da ardere; b) un boscaiolo (che non c'è ma che la sua fantasia vede) intento a tagliare quei rami
con l'accetta e la sega, e il gioco è fatto! Per dirla in altri termini l'autore ha costruito un racconto come
metafora del lavoro di boscaiolo. Una bella fotografia anche dal punto di vista contenutistico e formale con
quei tronchi spezzati, quasi bianchi, che contrastano significativamente su uno sfondo grigio.
BREVIGLIERI LORENZO: “Termocoperta sul ghiacciaio”.
L'autore ha colto un aspetto insolito e poco conosciuto della modernità: il tentativo di frenare lo scioglimento
dei ghiacciai. Una immagine che colpisce per l'evidente pericolo che le nostre montagne stanno correndo.
Trova la sua validità come foto documento.
MOSCARDINI ELENA: “Il gatto”
Uno scatto indubbiamente simpatico, originale nella sua semplicità, corretto formalmente. Una foto diversa
da quella di Bassi Loris: qui tutto è alla luce, comprensibile, là invece molto è sottinteso.
CALDERAFEDERICO: “ Lumaca, chi va piano…”
Qui l'effetto sorpresa è evidente. Le dimensioni del mollusco sono così piccole che il fotografo, mentre sale
lungo una ferrata, ha un gesto di sorpresa ed è preso dal timore di non ostacolare il suo percorso. Una bella
foto per l'insieme degli elementi che la compongono. La protagonista e il plus che ne deriva è lei, la lumaca,
che al centro della scena suggerisce a Federico il famoso adagio della prudenza.
BALDONI STEFANO: “Scoiattolo canadese”
Senza aver letto il titolo, un dubbio era venuto alla giuria osservando per la prima volta quella bestiola che
assomigliava sì a uno scoiattolo ma che era diverso dai nostri, soprattutto così mansueto da farsi riprendere
da vicino. Poi abbiamo scoperto che si trattava di uno scoiattolo canadese e subito abbiamo pensato che là
queste bestiole le addomesticano per la gioia dei turisti. Una immagine pulita, corretta che coglie lo scoiattolo
in un atteggiamento naturale mentre mangia.
Per le foto segnalate.
TEDESCHI FEDERICA: “Bagliori sul lago”
Dal paese di Spiazzi è stata raccolta una suggestiva atmosfera. Una composizione semplice che trova il suo
plus dai due rami in primo piano.
BREVIGLIERI LORENZO: “Alba di fuoco”
A chi frequenta la montagna e inizia al mattino presto a camminare non è infrequente imbattersi in aurore
così infuocate e bisogna saperne approfittare. Siamo stati impressionati da questo fuoco ripreso nel giusto
momento e nella giusta luce.
Gabriele Tellini
ELENA ELENA MOSCARDINI: MOSCARDINI: “Il “Il gatto” gatto”
BREVIGLIERI BREVIGLIERI LORENZO: LORENZO: “Alba “Alba di di fuoco” fuoco”
LORIS BASSI: “Il lavoro del boscaiolo”

TEDESCHI FEDERICA: “Bagliori sul lago”
Per il 2011 il concorso sarà aperto a tutte le sezioni CAI della Provincia di
Mantova con l'obiettivo di favorire una maggior partecipazione alla gara.
Il concorso propone i seguenti temi:
1.
2.
9° CONCORSO
FOTOGRAFICO
2011
“ VERSO LA VETTA”
Nota: l'argomento non ha bisogno di chiarimenti particolari; il termine
“vetta” va inteso nella accezione ampia e cioè sia l'alto picco roccioso
che la più modesta cima erbosa; le opere devono richiamare emozioni,
ambiente, persone, momenti significativi di una salita in montagna.
“ ARCHITETTURE VEGETALI: ALBERI, RAMI, FOGLIE”
Nota: l'argomento si presta a cogliere una immagine di insieme come pure una che
indugia sul particolare, alla costruzione grafica e astratta del soggetto o all'uso
sapiente del colore.
REGOLAMENTO
1. La partecipazione è gratuita ed è riservata ai soci CAI della Provincia di Mantova in
regola con il tesseramento.
2. Ogni socio può presentare un massimo di 3 fotografie per ogni tema proposto. Le opere
devono riguardare riprese effettuate in ambiente di montagna in Italia. Si accettano solo
foto inedite e le stesse, alla fine del concorso, non saranno restituite.
3. Possono essere inviate stampe a colori o in bianco e nero (nel sistema analogico) nel
solo formato 30x21 cm. (A/4) in busta chiusa al CAI oppure inviando i file digitali, con una
risoluzione non inferiore ai 2,5 MB, all'indirizzo di posta elettronica della Sezione.
4. Sul retro delle stampe e con specifico file i partecipanti dovranno indicare il loro nome e
indirizzo, la data e il luogo dove è stata scattata la foto, il titolo con riferimento al tema
prescelto.
5. Il termine ultimo di presentazione delle opere è fissato al 15 ottobre 2011.
6. Una giuria di 3 componenti designata dalla Sezione valuterà le opere assegnando un 1°,
un 2°, e un 3° premio per ogni tema proposto. Detti premi consisteranno in pregevoli
pubblicazioni artistiche.
7. I risultati saranno resi noti nel corso della consueta serata di San Martino presso la sede
CAI mentre la premiazione avverrà nel gennaio 2012. Le date dei 2 eventi saranno rese
note a mezzo della stampa sociale (Vademecum e Notiziario MantovaCAI).
8. La partecipazione al concorso implica l'accettazione del presente regolamento.
CALDERA CALDERA FEDERICO: FEDERICO: “ “ Lumaca, Lumaca, chi chi va va piano…” piano…” BALDONI STEFANO: “Scoiattolo canadese”
BALDONI STEFANO: “Scoiattolo canadese”
Gabriele Tellini BREVIGLIERI LORENZO: “Termocoperta sul ghiacciaio”
15

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DUE RUOTE - TRE STATI ATTORNO AL MARE SVEVO
È vero! Noi del C.A.I. siamo siamo esperti di montagna.
Conosciamo tecniche, sentieri, sentieri, rocce e ghiacciai
e in essa troviamo la nostra massima
espressione. espressione.
Perché, allora, ci viene voglia di proporre cose
alternative a essa?
Forse per confrontarci su altri territori, su
competenze che sembrerebbero non
appartenerci, ma che invece, fanno parte della
nostra vita quotidiana e forse, anche per allargare
la fruibilità delle proposte da parte dei nostri soci.
Così, dopo alcune iniziative iniziative cicloturistiche di uno
o due giorni, ci viene in mente, appoggiati
dall'idea di qualche socio lungimirante, di
intraprendere una nuova strada che riguarda riguarda
appunto il cicloturismo come vacanza. Le famose
“VACANZE IN BICICLETTA” tra natura, laghi e
montagne, sia nel nostro
splendido paese, ma con
occhio particolarmente
attento anche verso
l'estero.
La più conclamata
ciclabile europea è la
PASSAU – VIENNA, ma ci
spaventa il percorso percorso
itinerante, in quanto,
essendo essendo alla prima
esperienza, non abbiamo
la conoscenza delle
capacità di sopportazione
alla sella per gli eventuali
partecipanti.
L'idea ci viene pensando
al PUNTO BASE
nell'escursionismo e,
leggendo cataloghi
specifici, troviamo la
proposta che fa per noi:
il
Lago di Costanza a
margherita
. Itinerari
giornalieri con
chilometraggi contenuti, con partenza e arrivo
dall'hotel dove alloggiamo.
Ne esce un programma che a interpretazione
degli organizzatori dovrebbe dare ampio respiro e
anche tempo per visite e soste. Semmai ci fosse
un dubbio era rivolto principalmente al “
come
avremmo occupato il resto del tempo”
.
Se si deve essere onesti, mai dubbio era più
infondato!
Anche se si parlava di percorrenze contenute
(circa 40/45 km al giorno), non si è quasi mai
riusciti a trovare il tempo per visite approfondite approfondite a
località o per riposi prolungati. Sicuramente i
partecipanti non avevano la stessa stessa andatura e
nostro dovere dovere era assistere chi era più in difficoltà;
ma non sembrava essere solo questo il motivo.
Anche considerando che al mattino si iniziava a
pedalare non non prima delle 10,30, per orari legati ai
traghetti, i conti
chilometri percorsi – tempo
impiegato
a fine giornata non tornavano mai. Tra
di noi si commentava sul fatto che, nel triangolo
(G.A.S.)
Germana, Austria, Svizzera, il
chilometro italiano “valesse la metà”.
Sembrava
proprio fosse così!
Ma il programma cicloturistico veniva comunque
rispettato pienamente nei suoi itinerari giornalieri.
La nostra competenza di accompagnatori
accompagnatori
cicloturistici è limitata ai nostri argini del Po,
sempre diritti e dove è difficile sbagliare. Qui ci
troviamo troviamo inizialmente un po' spaesati, perché in
alcuni punti e nel passaggio di alcuni stati, la
segnaletica cambia e la si deve capire al volo; in
molti di questi casi dobbiamo
“pagare dazio”
(così si dice!).
Qualche appunto ci viene rilevato; ne prendiamo
atto, e nei giorni successivi l'attenzione ci
permette di guadagnare un po' di fiducia e noi
stessi siamo più tranquilli.
Io ho sbagliato spesso! Per forza! Ero davanti!
Elio Elio non ha mai sbagliato! Per forza! Era Era ultimo
e chiudeva il gruppo. gruppo.
Il gruppo! gruppo! Un gruppo “nuovo da formare” per
un'iniziativa nuova sotto ogni aspetto. Persone
molto diverse tra loro, con l'inserimento di nuove
conoscenze che hanno hanno contribuito a
incrementare la socializzazione.
Poi la gradita sorpresa di riscontrare che persone
“Senza Età” si sono rivelate all'altezza della
situazione sia sulle piste che in compagnia, con
notevoli performance.
E la lingua?
Pur essendo all'estero e in un paese con un
linguaggio abbastanza
ostico, non ci sono stati
problemi, per noi.
Sapete perché?
Certo non per nostro
merito, ma
“THANK
YOU a GRAZIA”
,
amica fidata strappata
per sei giorni dalle
braccia e dagli affetti
del marito marito Roberto, per
una nobile causa:
“non
far affondare la
barca”.
Con lei, appunto,
siamo stati a galla
egregiamente e
abbiamo risolto molti
problemi.
Anche in questo questo caso
riconosciamo il nostro
limite, ma a 60 anni
ormai, non abbiamo la
“costanza”
(passate il
termine termine in linea con la
proposta) di iscriverci a corsi di inglese
accelerato. La conoscenza, l'amicizia, la stima e
l'assoluta riconoscenza, ci hanno permesso di
affrontare questa esperienza senza sfigurare
spudoratamente.
A me, a noi (io ed Elio), piace rischiare e vi
assicuro che solo ora sono consapevole del
rischio che abbiamo corso. Ci è servito
d'esperienza, d'esperienza, perché all'estero non si può
improvvisare. Ne facciamo tesoro e pensiamo
già al futuro, suffragati dai riscontri positivi avuti
al ritorno, ma anche perché il nostro spirito non
vuole fermarsi alle prime difficoltà.
Intanto ci godiamo l'esito positivo di questa
proposta, che apre un nuovo capitolo nelle
iniziative della Sezione.
Alberto Minelli
Elio Mori
ESCURSIONISMO
17

ESCURSIONISMO
18
Tante sono le iniziative che la nostra Sezione
mette in piedi per i soci. Noi organizzatori siamo
costantemente proiettati a trovare nuove
formule e nuove località per proporre nuove
opportunità di partecipazione.
Il nostro lavoro è totalmente rivolto alla
soddisfazione del socio e, come siamo attenti a
cogliere tutte le critiche costruttive per
migliorarci, così restiamo in attesa anche di
qualche vostro positivo riscontro.
Solitamente noi stessi strappiamo la conferma
della vostra soddisfazione con la classica
domanda: com'è andata? Tutto bene?
La risposta in questi casi è quasi sempre
scontata: sì, tutto bene. Poi, non si è quasi mai
sicuri che così, veramente sia.
Durante questa iniziativa ho avuto modo di
cogliere questo aspetto in maniera insolita,
molto più piacevole e gratificante, a conferma di
una soddisfazione piena, espressa di persona,
da molti dei partecipanti e senza alcun sollecito.
Questo è il compenso per il nostro lavoro.
Non pensavo, comunque, che si potesse gioire
ancora di più per una modalità inconsueta
quanto involontaria da entrambe le parti, che mi
è capitata una sera mentre sul terrazzo del
rifugio Scoiattoli fumavo, dopo la cena, il mio
“classico toscano” al bagliore della luna e sotto
una coperta di stelle, in un angolo al riparo dal
vento, per rilassarmi dopo l'impegnativo
itinerario escursionistico della giornata. Dalla
finestra aperta di una sala del reparto ristorante
non usata quella sera, sento la voce di un
partecipante che telefona alla figlia. Si
esprimeva con queste parole: ciao, sto bene,
anche se sono molto stanca, perché le prime
due giornate sono state faticose, ma ho visto
luoghi e montagne che non avrei mai pensato di
vedere e sono contenta e soddisfatta. Contenta
per me stessa e soddisfatta del rifugio dove
alloggiamo. È bello, in posizione panoramica e
“PUNTO BASE” RIFUGIO SCOIATTOLI
Una soddisfazione infinita I miei cinque giorni di
Alta Montagna
la cucina è di ottimo livello e si è creata una bella
complicità e armonia tra tutti i partecipanti. Ne
siamo tutti coinvolti in uguale misura. Poi
completa dicendo: vorrei fermarmi un'altra
settimana…….! La parola passa di mano e
dall'altra parte del filo la figlia dice di passare da
lei a prenderla se pensa veramente di restare
ancora lì, perché è rimasta praticamente
coinvolta dalla sua entusiasmante esposizione.
La telefonata si chiude e io, con lo sguardo
verso il cielo, non posso esimermi dal pensare a
quelle parole.
Ecco,Alberto! Ora puoi essere veramente certo
che il tuo impegno ha dato buoni frutti e devi
essere pienamente soddisfatto, perché la
persona che hai sentito non aveva alcun motivo
di dire cose diverse da quelle che pensava; le
sue parole erano veramente lo specchio
sincero dei suoi pensieri.
Sentirsi appagati da una frase, da una
conferma è la massima gratificazione per chi si
impegna a dare il proprio tempo per gli altri.
Queste condizioni sono le sole che ci
forniscono l'input per proseguire nel nostro
lavoro e superare quelli che invece sono i
momenti o le situazioni difficili.
Non vorrei dilungarmi su questo fatto, ma ho
ritenuto importante trasformarlo su questo
articolo, perché, per me, rappresenta una
piacevole sensazione mai provata in tanti anni
di iniziative e impegno.
Ringrazio pubblicamente quella persona, come
d'altra parte ho già fatto immediatamente di
persona, spiegandole la strana situazione nella
quale mi ero trovato.
Lei mi ha fatto un regalo, tanto inaspettato,
quanto sincero, usando solo le parole e la sua
felicità interiore che deriva da una sensibilità
d'animo che purtroppo non tutti sappiamo
cogliere.
Alberto Minelli
ÈÈ notte. Da qualche qualche ora sono a casa dopo
cinque giorni di alta montagna alla alla Tofana di
Rozes. Rozes.
ÈÈ stata stata un'esperienza nuova per me e
meravigliosa.Cinquegiorniesereinunrifugiocon
persone che conosci da da poco può può lasciarti dentro
quel qualche cosa in più che ti ti riempie riempie di nuove
esperienze e anche anche di maggiore serenità.
Cominciando Cominciando le mie escursioni all'inizio di ogni
giorno c'era sempre un un po' di timore di non farcela,
poi piano piano tutto tutto questo passava passava e, passo
dopopasso,mentrecisiavvicinavaallacimadella
montagna, rimaneva in me solo solo la gioia di vedere
panorami stupendi ee avere gli occhi sgranati
davantiavettemaestose.
C'è stato poi un un giorno di grande fatica (per me
quasi come una ferrata), ma poi, a una certa
altezza, ho creduto di avere attorno a me un
paesaggio lunare, rocce enormi e noi là su di un
piccolo sentiero, vette altissime che sembrava ti
volessero abbracciare, non esisteva in in quei quei
momentinientedipiùbello.
momentinientedipiùbello.
Ci sarebbero sarebbero ancora ancora tante tante cose da raccontare raccontare ma ma
voglio voglio ora ricordare i due musei, la galleria, galleria, le
trincee ricostruite per ricordare ricordare la prima Guerra
Mondiale, cose che ti fanno fanno diventare gli occhi
lucidiperlacommozione.
lucidiperlacommozione.
Erabellaanchel'allegriadeigiovanichesfidavano
vette in ferrata, sentire le loro risate la la sera e
vedere sui loro visi l'appagamento per per il il traguardo
raggiunto.
Voglio ricordare ricordare anche le belle persone appena
conosciute come Silvana, Adriana, Carla, Eva, le
amiche Lina ed Elda, e il il carissimo Luciano. Luciano. Un
grazie inoltre per avermi dato l'opportunità a
questeemozioniadAlbertoeAntonio.
5 settembre 2010, 2010, Silvana Buratto

UN GRAZIE DI CUORE ALLA SEZIONE C.A.I. DI MANTOVA
Tutto ha inizio il 04/07/2010 in Val di Fassa, quando una vide, e quando le dissi una battuta del tipo dove stesse umile. Dopo cenaAlberto fa' un comunicato dicendo che
mia Amica (Eva), dicendomi che si era iscritta alla Vostra andando, sobbalzò da tanto era assorta nel suo domani a pranzo, poiché era l'ultimo giorno, il menù e il
SezioneC.A.I.diMantova,inquelgiornosarebbeandata cammino. Dopo essersi ripresa, mi disse che dovevano vinosarebberostatiasorpresa,invitandoancheme.
afareun'escursionepropriolì.
scendere perché c'era stato un disguido al rifugio e quella (5° giorno) Ultima giornata al punto base, poi tutti di
Sentendo questa notizia, sono andato a visitare il Vostro notte dovevano andare a dormire da un'altra parte, cosi ci ritorno a casa, e breve camminata perché poi ci sarebbe
sito, e leggendo qual era il programma per quella data, mi salutammoveloci.
statalasorpresapranzo.
organizzai per farle una sorpresa in quota. Così partii e (2° giorno) Il giorno successivo, dopo la mia escursione Qualcuno andò a farsi una cima vicino al rifugio, chi se né
calcolaiiltempoperincontrarlasuunaforcella.
su Punta Fanes Sud dalla ferrata Tomaselli, arrivato al andò a visitare il museo all'aperto della 1° guerra e chi,
Auncertopuntovidiincrestaunbelgruppodipersoneeil rifugio e sistemato, mi sedetti al tavolo per cenare, e pian rimanendoalpuntobase,sirilassògodendosilaserenitàdi
mio pensiero fu: “Eccoli stanno arrivando, chissà se ci piano la sala iniziò a riempirsi... eravate Voi. Subito quel posto guardandosi il panorama e a farsi ricaricare dal
sarà, dopotutto non ci siamo più sentiti, potrebbe aver Alberto si avvicinò porgendomi la mano per salutare e, sole. Amezzogiornocisedemmotuttiatavola,iniziammoa
anchecambiatoideaenonesserevenuta!”.
con mio grande stupore, ancora ricordava come mi goderci le portate una dopo l'altra, un pranzo eccezionale,
Il gruppo era un po' disteso, gli ultimi dai primi erano un po' chiamavo, nonostante ci fossimo visti solo una volta due un menù da gambero rosso e un vino D.O.C. ottime le
staccati, ma pur sempre a contatto, regola fondamentale, mesi prima in Val di Fassa. Subito mi chiese se volessi scelte fatte, dopotutto si sa che i "Mantuani" son di bocca
bene. Arrivarono i primi e osservai con attenzione se la sedermi al loro tavolo, ma avendo già cominciato a buona. Con un po' di malinconia, s'inizia a preparare i
vedevo, ma poi la gente divenne sempre di più e non mangiare non volevo incasinare la cameriera e bagagli, a salutare i gestori del rifugio e ci s'incammina ai
riuscivo a distinguerla, così iniziai a fare qualche scombussolare i tavoli già pronti per loro. L'offerta era pulmini,doveanch'ioholamacchina. Dopoleultimefotodi
domanda. Neanche a farlo apposta chiesi subito, al graditaealnuovoinvitoperl'indomani,nonpoteirifiutare. gruppo,conunpo'd'emozione,inizianoisaluti.
Vicepresidente Alberto Minelli, se era il gruppo del C.A.I. (3° giorno)
La mattina dopo, mentre facevo colazione,
Mantova;mirisposedisì,cosìmipresentaiepoichiesise arrivò Alberto, mi diede subito il buongiorno, e mi disse Ciòchemihacolpitoècheiduegruppihannofattoattività
tra il loro gruppo c'era Lei. Mentre spiegavo, ad Alberto, che aveva già avvertito il gestore del rifugio che a cena mi diversepuressendoungruppo“unico”.
chi fosse, mi sentii osservato, mi girai e vidi che mi stava sarei seduto al loro tavolo; rimasi stupito della Sua La montagna offre molte possibilità, non divide. Non
osservando stupita che fossi lì. Bello, sorpresa riuscita! efficienza, lo ringraziai e dopo aver finito la colazione, partii importa se una persona arriva su una cima o si fa' una
Fucosìchepassammopoipartedellagiornataassieme. perPuntaAnna.
camminata nei prati, l'importante è che quando ci si
Questo è stato il mio primo contatto con la Vostra sezione Arrivò l'ora di cena, ed ero un po' imbarazzato al pensiero ritrova la sera l'animo della montagna ci renda tutti uguali,
e con Alberto, un grazie doveroso a chi ci ha fatto di sedermi a tavola con un gruppo di persone che non umili, sereni e felici per quello che abbiamo fatto e per
incontrare. Durante questa giornata mi disse che a conoscevo: da questo punto di vista sono abbastanza quellochehannofattoglialtri.
settembreforsesarebbeandatocinquegiorniinDolomiti, “orso”. Bastò poco per farmi sentire a mio agio, e da quel
semprecolgruppo,afaredelleescursioni.
momentofuiaccoltotralorocongrancordialità.
Ringrazio Eva per avermi fatto incontrare la Vostra
Solitamentefaccioleferieversoiniziosettembreepensai Durante la cena compresi com'era composto il gruppo, sezione C.A.I.,Alberto che con il suo tatto mi ha invitato al
chepotesseessereun'ideaorganizzarmipertrascorrerle che in realtà erano due: uno degli escursionisti, l'altro dei tavolo,ringrazioilgruppoperavermiaccolto.
doveandavateVoi.
"ferraristi", quelli delle ferrate; così tra un buon piatto e un
Avendo fatto l'alta via n°1, conoscevo quella zona, allora buon bicchiere di vino ci si mise d'accordo per
Bronzolo (BZ) 13/09/2010
mi dissi che sarei potuto tornare per fare quelle cime e l'escursionedelgiornodopo.
Pallaoro Michele, Socio Sezione C.A.I. Bronzolo
ferrate che non ho potuto fare in quell'occasione. Così (4° giorno) Oggi si parte, mi aggrego al gruppo dei
prenotai subito il rifugio, pur non sapendo se la Vostra "ferraristi" per Punta Anna, l'ho già fatta ieri ma essendo
sezione confermasse la gita, ma in qualsiasi caso sarei una ferrata stupenda me la ripropongo, e questa volta in
partito lo stesso, la zona è quella del Lagazuoi e delle gruppo. Si parte e, salutando il gruppo degli escursionisti,
Tofane,nelperiododal01al05/09/2010.
si arriva al punto di partenza e s'inizia a salire. Arrivati
(1° giorno) Arrivò il giorno di partire, partii di buon'ora; all'attacco della ferrata, ci imbraghiamo, finito di
alle otto ero già in cammino verso la cima della Tofana di prepararci il responsabile dell'escursione mi chiese se
Rozes, salita dalla ferrata Lipella, un'avventura, poiché la ero disposto a chiudere il gruppo dandomi la radio.
giornata era fredda e sulla ferrata c'era ghiaccio, tanto Questa richiesta mi fece grande onore e la accettai con
che ho usato dei ramponcini per arrivare in cima. Dopo tutta la sua responsabilità. Grazie per la fiducia datami.
nove ore di cammino mi trovai davanti al rifugio Scoiattoli, La sera ci si ritrova tutti al punto base, ci si racconta la
e proprio lì, per una strana coincidenza, incontrai il Vostro giornata, gli escursionisti, i ferraristi assieme, tutti sempre
gruppo che stava scendendo verso il rifugio 5 Torri. sereni e rispettosi gli uni con gli altri, senza far sentir
Riconobbi subito la mia Amica e mi avvicinai, Lei non mi nessun superiore o inferiore, un gruppo completo e
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ESCURSIONISMO
19

ESCURSIONISMO
20
LE EMOZIONI DELLE FERRATE
Quale frase può, con efficacia, sintetizzare le “gesta”
dell'improvvisata sottosezione “Ferraioli”, costituitasi
quest'inizio di settembre in occasione del Punto Base al
Rifugio Scoiattoli? Senz'ombra di dubbio questa: “ Ie
belacocc'imondoi”!!!
Sì, perché la lingua ufficiale durante queste passeggiate
un po' più ardite era di certo il “bressà” e con questo
motto, infatti, l'irrefrenabile Carlo Ghidini, amico del CAI
Brescia, con un curriculum “da K2”, comunicava a noi il
suoincitamentoeun'incontenibileallegria.
Oggi, “a bocce ferme”, non possiamo che ringraziarlo:
senza la sua preziosa guida non avremmo affrontato
con uguale sicurezza il gustoso menù di vie ferrate
programmato sin dall'inizio. Nuvolau, Averau, ma
soprattutto Lipella, Tomaselli e Punta Anna, tre ferrate
“storiche” nell'incomparabile monumento naturale che è
ilgruppodelFanesedelleTofane.
Giàilgiornosuccessivoalnostroarrivolapiùcelebre“via
ferrata” di questi luoghi ci attendeva: la Tomaselli. Partiti
a piedi dal rifugio Lagazuoi siamo arrivati alla consueta
targa d'inizio ferrata dopo aver contato le nuvole in cielo:
zero! Innegabile una certa emozione all'attacco, come
anche qualche brivido in alcuni passaggi piuttosto
esposti e tecnici. Ma chi li ricordava più, una volta arrivati
in cima dopo un paio d'ore “attaccati via” di fronte alla
Il 2 ottobre A.D. 2010 si è tenuta l'ultima uscita
annuale del CAI Mantova su percorsi attrezzati: alle
6.15 arrivo al parcheggio di Longoni Sport, luogo
stabilito per la partenza. In breve arriva Sandro,
quattro chiacchiere e ci raggiunge Lorenzo, che
esordisce con un laconico “Possiamo andare”…
meglio pochi ma buoni…
Meta odierna sono le Prealpi Bresciane, con un cielo
plumbeo che ci accompagna. Sosta dovuta per la
colazione nel bar con fontana annessa, delle cui
magnificenze ci ha resi edotti Lorenzo, che aveva
conosciuto nella sua precedente uscita in quei luoghi.
Per le 8.30 siamo in quel di Casto, nel Parco delle
Fucine, praticamente un concentrato di vie ferrate,
teleferiche e quant'altro si possa immaginare!
Tanto per gradire iniziamo con la Casa della Strega, una
ferrata strapiombante assai atletica, la quale ha messo a
dura prova gli avambracci e sì che dopo la Tomaselli
pensavodiesserepreparatopervieimpegnative!
Si prosegue per un percorso di difficoltà analoga,
quindi il gruppo si divide: Sandro prosegue mentre il
sottoscritto e Lorenzo, complice l'estrema umidità
che ha reso viscido ogni appiglio, ripiegano sul
sentiero che conduce al vicino rifugio Paradiso, al
momento teoricamente chiuso. Un bel passaggio in
galleria con cascata inclusa ci conduce all'edificio,
vista della Tofana di Rozes, imponente in tutto il suo
splendore?
Quando il più sembrava fatto, ecco un “simpatico”
imprevisto a dare pepe alla discesa; un inatteso ghiaccio
d'inizio settembre. Senza indugiare, la coraggiosa
truppa iniziava in ogni caso la discesa; beh! Non c'era, in
effetti, altra possibilità, sebbene un paio di noi
mugugnasse per improvvisi problemi, diciamo pure,
intestinali.
Eranoforsedeterminati dallavistadell'inattesopericolo?
Nonostante qualche scivolata e grazie a un solido
“spiritodicordata”siamoarrivatiintegri(aparteunpaiodi
occhiali) alla base, pronti a una nuova cima nello spirito,
e anche fisicamente, ma solo dopo la consueta
scorpacciata serale al ristorante… pardon, al Rifugio
Scoiattoli.
L'indomani sarebbe stata la volta della lunga Lipella. Già
dalla cima della Tomaselli la nostra guida Carlo aveva
notato quello che poi sarebbe stato più tardi confermato
da alcuni gestori di rifugi della zona: la Lipella era
ghiacciata. Abbiamo così dovuto (saggiamente)
rinunciare o meglio cambiar programma. Il gruppetto,
per l'occasione, s'allargava un po' “rubando” qualche
elemento agli “escursionisti” e iniziava a costeggiare la
base della Tofana di Rozes, passando dentro il
IL PARROCO, IL POETA E IL TOSSICO
un'occhiata in giro alle commemorazioni degliAlpini e
via di ritorno al parcheggio.
Attacchiamo in senso inverso la ferrata n°12: solito
attacco strapiombante, che fatica, un po' di strappetti
ed eccoci al cospetto del ponte tibetano! Un bel tratto
aereo, non c'è che dire, seguito da una discesa per
scala di corda, alquanto problematica data la
distanza degli appoggi per i piedi…
Raggiunti da Sandro decidiamo di affrontare insieme
la Stretta di Luina. Trattasi di un canyon attrezzato
con pioli di acciaio a ridosso di un torrente e cavo
metallico, dall'andamento pressoché orizzontale
seppur strapiombante (e ti pareva!). Il percorso risulta
decisamente divertente, con diversi passaggi da un
lato all'altro del meandro richiedenti una certa dose di
equilibrio per non finire con i piedi a mollo! Usciti a
riveder la nebbia o giù di lì ripieghiamo sul rifugio di
prima, dei cui gestori Sandro era diventato amico.
Arrivati dunque alla meta ci accolgono con pollo alla
brace, unitamente a salsicce, formaggio fuso e
Cabernet dei Colli Piacentini! I nostri commensali
bresciani si stupiscono sentendo che veniamo da
Mantova (non vi dico la reazione allorché ho parlato
delle mie origini romane…), ma non è finita qui.
Parlando del più e del meno, complice il buon vinello,
affibbiano ad ognuno di noi un appellativo. Iniziando
Castelletto (sì, proprio dentro in una galleria militare
scavata nella roccia durante la prima Guerra Mondiale),
fino a intravedere l'attacco della Lipella, ma è un
arrivederci, sia chiaro… per poi chiudere al Rifugio
Dibona. Solo l'ennesima supercena “5 stelle” ci divideva
dall'ultima fatica: la ferrata Olivieri-Punta Anna. Carlo
iniettava adrenalina, mettendo tutti in guardia “Questa è
la più tecnica”. Così, effettivamente, si rivela. Dal Rifugio
Pomedes è quasi tutta una cresta con attorno al vuoto e
una nuvola che di tanto in tanto c'investiva; una via
tiratissima che lascia pochi momenti di respiro. Così alla
“fine del cavo” era ancora maggiore la soddisfazione,
suggellata da una breve e improvvisa pioggia gelata. Il
più era fatto e la discesa rappresentava solo l'antipasto,
primadiunmeritatopiattocaldoalrifugioGiussani.
Che altro dire? Per me è stata una bellissima
esperienza; di certo queste vie ci hanno permesso di
vivere queste montagne uniche in modo speciale, ma
ancor più bello è stato salire insieme, con un sano spirito
digruppoeinallegria...nonostantequalchevertigine!
Alloracometerminare? “Lebelacocc'imondoi”!!!
Paolo Bottoni
da Sandro: per il suo aspetto incolto di barba e capelli
affermano che per i benpensanti della zona sarebbe
definito il tossico! Tocca poi a Lorenzo, che per il fatto
di essere originario di Mantova non può non
chiamarsi Virgilio, il poeta! Finiscono con lo scrivente,
etichettato, non chiedetemi perché, come il prete,
promosso, al momento dei saluti, a parroco!
Mi sia concesso un attimo di riflessione, andando con
la mente a quando i tre si sono confrontati. Il parroco e
il poeta avevano avuto modo di conoscersi nella
lunga valle di Viù, anche in quell'occasione con
partecipanti selezionati, cimentandosi con le asperità
rocciose e sonore del Rocciamelone… Il tossico, dal
canto suo, rammenta sempre al parroco, per qualche
strana ragione, l'oggetto dei suoi studi nel Parco
d'Abruzzo. I due nel corrente anno hanno affrontato la
vetta dello svizzero Bishorn, salendo per il ghiacciaio
con piccozza e ramponi, salita liquidata dal tossico
come una passeggiata!
Tornando al contesto bresciano salutiamo i simpatici
gestori (non prima di aver preso una fetta di crostata e
un caffè…), tra un rumoreggiare di schioppettate… si
sente che la stagione è aperta! Quattro passi per
digerire e possiamo dichiarare conclusa l'attività di
ferrate annuale!
Federico Caldera

UN TUFFO NELLA STORIA DEI “ SENZA ETA’ ”
Quest'anno il mio compleanno (giovedì 23 settembre)
non l'ho festeggiato come l'anno scorso sulle alte cime,
ma qui in provincia di Mantova e per tradizione, ormai,
col gruppo senza età del CAI, guidati dal nostro Luigi,
sulle belle colline moreniche.
Sono zone che ti riportano nel passato e, accompagnati
da una guida preparata e appassionata, abbiamo
ripercorso il difficile momento della riunificazione
dell'Italia culminato nella proclamazione dell'Unità della
nostraItaliaesattamente150annifa.
I luoghi della battaglia di S. Martino e Solferino, tutti
ricopertidibeivignetiecampiverdicihannofattopensare
a quando, pieni di soldati, cavalli, cannoni sono diventati
rossi del sangue di tantissimi giovani soldati morti e feriti.
Sembrano cose quasi impossibili nella nostra
dimensione moderna, fatta di cellulari, navigatori,
internet, eppure se possiamo dichiararci italiani liberi e
uniti lo dobbiamo al sacrificio di questi uomini, giunti da
tutta Italia, attratti dall'idea di creare uno Stato unico se
purconidiversiusi,costumiedialetti.
La maestosa statua di Vittorio Emanuele II ci ha
introdotti nella bella Torre di S. Martino che abbiamo
salito e sulla cui terrazza nella bellissima giornata di
GITA DI RELAX
Il 24 ottobre 2010 i soci del CAI hanno trascorso una
giornataincompagniaaGombola.
I soci si sono trovati in viale del Mincio alle 7.30. Quando
sono arrivati tutti, partono. Dopo aver fatto due ore di
viaggio sul pullman, arrivano a Borgo di Gombola,
camminano fino ad arrivare ad una asineria, dove li
aspettaMassimo,laloroguidaturistica.
Dopo essersi riposati, riprendono il cammino insieme ai
tre asinelli che, uno alla volta, faranno salire sulla loro
groppa i bambini stanchi. Ad un certo punto il vasto
gruppo di soci si è diviso in due. Alcuni sono andati a
mangiare mentre altri sono andati sui Calanchi. Verso le
15.00 anche le persone che sono andate sui Calanchi
hanno mangiato. Il luogo in cui i soci hanno pranzato era
vicino al vecchio mulino. Dopo essersi rimessi in forze
ricominciano il loro percorso fino ad arrivare ad un
caseificio dove mangiano e comprano qualcosa. Dopo
essersi sistemati, risalgono sul pullman che li porterà ad
un ristorante. Finito di cenare e dopo essersi riposati,
aver giocato ed aver salutato Massimo, risalgono sul
pullmancheliporteràalleloromacchineperilrientro.
Alice Lombardo
LA GITA DEGLI ASINELLI
Io e la mamma ci siamo alzate alle 6, c'era buio e
abbiamo raggiunto la corriera del CAI a Mantova.
Siamo arrivati in un paesino dove le montagne erano
un po' basse, ho camminato in una stradina fino alla
casa degli asinelli, che erano tre: uno grigio e un po'
bianco, e gli altri due grigio scuro.
È arrivato Massimo, la guida, che ci ha spiegato come
si preparavano gli asinelli a noi bambini. Ci siamo
incamminati nel bosco, il mio asinello era un po'
matto, andava forte e faceva le "scoregge" in salita e
ridevamo tutti, e anch'io.
Poi siamo arrivati ad un vecchio mulino dove si
poteva comperare la farina bianca o gialla e due
cuochi ci hanno preparato delle piadine calde e molto
buone. Mi è piaciuto molto la gita.
Ciao!
Marta Bonatti (anni 7)
sole il panorama era unico. Abbiamo raggiunto poi, la
rocca di Solferino, ancora più antica e, dopo esservi
saliti e goduto anche qui il panorama, ci siamo seduti al
fresco a consumare i nostri panini, assieme alle torte di
cui una offerta per festeggiare gli anni!
Ho ripensato a quando da bambina ricorreva il
centenario dell'Unità d'Italia e noi ragazzi
collezionavamo le figurine del Risorgimento da mettere
nell'album, e mi sono ricordata che tante erano
costituite da tutte quei quadri e dipinti che riempiono le
due torri e dai ritratti dei personaggi più famosi. Come
mi appassionava questa raccolta!
Ci siamo poi portati a Castiglione delle Stiviere a piedi,
COMMENTI E SENSAZIONI
Fra i partecipanti ci siamo anche noi: Alice e Giorgia
Lombardo. Facendo questa gita abbiamo imparato
moltecosenuoveecisiamodivertitemolto.
L'idea degli asinelli è stata molto bella e originale; è stato
anche un vantaggio per noi bambine e ragazzine perché
ci siamo potute riposare. L'asinello che è piaciuto di più a
Giorgia è Giada, mentre quello che è piaciuto di più a me
è Gastone. Comunque erano belli e divertenti anche gli
altriasinelli.
Quello che c'era da mangiare, sia a pranzo che a cena,
era molto buono, mentre la coda che c'era da fare, a
pranzo, molto meno. Anche ciò che ci ha spiegato
Massimoèstatointeressante.
Sfortunatamentenonabbiamopotutovisitareilcastello,il
caseificioedilmulino,sarebbestatomoltointeressante.
Quando siamo arrivati al caseificio, sono entrata nella
struttura a fianco per mangiare un po' di grana, poi sono
uscita per vedere dove erano: Marcy, mamma e Giorgia,
piùtardisonorientrataehotrovatosololebriciole.
Con gli asinelli mi sono divertita, soprattutto con Gradisca
perchénonandavaavantiequindiperfarlacamminarele
dovevo dare l'erba, era abbastanza difficile ma
divertente.
Duranteilviaggiohoconosciutoduebambine.
Finito di mangiare ho giocato con mia sorella, Massimo e
leduebambinechehoconosciuto,eovviamentemisono
divertita.
Massimoerasimpatico.
Alice Lombardo (anni 11)
Giorgia Lombardo (anni 9)
in circa 2 ore e mezza, attraverso stradine campestri,
per vedere il museo della Croce Rossa. Questa
associazione è stata creata dall'idea e dalla pietà di
Henri Dunant, uomo d'affari inglese, che non voleva
che i feriti venissero abbandonati sui campi di battaglia;
per questi suoi meriti è stato insignito del Premio Nobel
in tarda età. Nel museo mi hanno molto colpito le
cassette dei poveri ferri dei medici che operavano i
feriti, tutti ricoverati nelle dodici chiese di Castiglione;
poveri ragazzi, chissà che sofferenze con quelle pinze
e seghetti rudimentali.
Dopo questo tuffo nel passato e un sentimento di
riconoscenza nei loro confronti siamo partiti col
pullman, ma per poi rifermarci subito in uno spiazzo per
assaggiare la bellezza di altre cinque torte! Adesso
però basta torte, sono diventate un po' troppe, inutile
camminare per consumare calorie se poi le
riprendiamo subito (pur ringraziando di cuore chi le fa!).
Come sempre è stato bello e interessante perché
siamo una bella compagnia con cui condividere, oltre al
cammino, belle emozioni: grazie a Luigi.
GOMBOLA - FESTA SOCIALE 2010
Miriam Maffezzoni
ESCURSIONISMO
21

ESCURSIONISMO
22
GOMBOLA - FESTA SOCIALE 2010
GRADISCA! GIADA o GASTONE?
Domenica 24 ottobre io e la mia mamma abbiamo
partecipato alla gita del CAI sull'Appennino
modenese. Siamo partiti da casa alle 7.00 per poi
prendere il pullman che si trovava a Mantova.
Quando siamo arrivati, il pullman ha parcheggiato e
noi abbiamo fatto un pezzo di strada a piedi. Verso le
9.20 siamo arrivati all'asineria per prendere gli asini
che ci avrebbero aiutato più tardi.
Prima sono saliti i bambini più piccoli, dopo noi più
grandi. Io avevo un po' di paura, ma dopo ho capito
che non si doveva avere paura perché l'asino non va
veloce come il cavallo, l'asino va sempre lentamente,
non ha mai fretta, e a volte bisogna trascinarlo.
Gli asini si chiamavano Giada, Gradisca e Gastone.
Io sono sempre andata su Gastone perché mi sentivo
sicura su di lui. Quando ero sull'asino ed eravamo nel
bosco dovevo abbassare la testa perché i rami erano
bassi.
Mentre non andavo sull'asino raccoglievo castagne
appena cadute dagli alberi: alcune dentro ai ricci ed
alcune già fuori.
Quando ero nel bosco, un signore MOLTO gentile mi
ha regalato un fiore bellissimo con delle palline
bianche che si chiama "le lacrime della madonna", e
non è ancora appassito.
Per pranzo abbiamo mangiato una specie di piadina
con dentro il lardo, io ne ho mangiate due.
Verso sera siamo andati a mangiare in una locanda e
poi siamo partiti per tornare a casa.
È stato bellissimo; credo che ci andrò ancora.
Vittoria S. (anni 10)
Ti prego di scusarmi, Vittoria, ma vedendo che non dai un
titolo al tuo articolo, ho pensato di provvedere io con
un'idea un po' bizzarra. Spero ti piaccia! Ciao, Alberto.
GLI ASINELLI DI GOMBOLA
Domenica 25 ottobre si è svolta la giornata conclusiva
dell'anno escursionistico 2010 del CAI di Mantova
con un'iniziativa rivolta in particolare a famiglie e
bambini, che ha riscosso un grande successo,
soprattutto tra i "piccoli camminatori", per l'occasione
trasformatisi in esperti cavalieri di asinelli.
Il gruppo mantovano ha scelto come meta il paese di
Gombola, arroccato sull'Appennino Modenese e
circondato da folti boschi dagli incantevoli colori
ormai dorati, dove ha sede un'Asineria un po'
speciale, che si ripropone di far conoscere e
rivalorizzare la figura dell'asino, perno e insostituibile
collaboratore per lo svolgimento di programmi
educativi e didattici.
Gli asinelli, dal passo cadenzato e deciso, hanno
rallegrato i nostri figli, dandogli la possibilità di
sperimentare il contatto e l'approccio diretti (e
finalmente non mediati dalla televisione!) con la loro
fisicità e la loro indole testarda, ma infinitamente
buona e paziente nei confronti dei piccoli cavalieri,
che come noi genitori ben sappiamo, sanno essere
veramente difficili.
Accompagnati dagli asinelli, ci siamo inoltrati nei
boschi e abbiamo camminato accanto e insieme a
loro, cercando di imparare il senso della vicinanza
agli animali, del rispetto per le loro necessità e tempi,
e di assaporare la bellezza dei luoghi e delle tinte
autunnali.
Il tutto condito dalla presenza di esperte guide locali,
che ci hanno introdotto al micro mondo naturale che
ospita questi simpatici animali, oltre che a divertire i
più piccoli con il racconto di aneddoti sulla vita nel
bosco e a contagiare il gruppo con un'allegria
genuinamente emiliana.
Le immancabili soste gastronomiche previste lungo il
percorso ci hanno distratti dall'aria che via via si
faceva sempre più fresca e dal tempo che purtroppo
andava peggiorando, permettendoci di godere
appieno di profumi e sapori tradizionali.
La simpatica tavolata allestita all'ora del pranzo
accanto ad un antico mulino, lungo le rive di un
torrentello, ci ha regalato momenti di piacevole
condivisione: mentre i bimbi giocavano senza sosta, i
grandi hanno potuto fermare per un attimo il tempo e
la fretta, abituali compagni della nostra vita di città,
per sorseggiare in compagnia del buon lambrusco e
gustare i cibi biologici preparati con cura dai nostri
ospiti.
La giornata si è conclusa con l'inevitabile stanchezza
dei più piccoli, pur trasportati per quasi tutta la durata
dell'escursione dagli asinelli. I bimbi hanno portato a
casa dolci ricordi di questi animali e di una giornata
trascorsa tra amici a contatto con la natura, che,
scegliendo i giusti itinerari, sa rivelarsi perfetta anche
per i più piccoli.
Non ci lasceremo certo sfuggire le proposte che il CAI
di Mantova rivolgerà a famiglie e bambini nel corso
del 2011, quali occasioni sempre nuove ed importanti
per i nostri figli di avvicinarsi al mondo naturale con
percorsi alla loro portata.
Quindi un grazie agli organizzatori, a tutti coloro che
hanno partecipato rendendo questa giornata un
bellissimo ricordo e un caloroso saluto alle guide di
Gombola e agli asinelli Gradisca, Gaetano e Giada!
Francesca P., Marco I. e Alessandro I. (4 anni)

Avvertenza per il lettore: quella che segue non è la solita
relazione di un'escursione montanara bensì un insieme di
esperienze vissute nel pieno dell'estate 2010 aventi come
fulcroepuntod'ispirazioneun'uscitasulleAlpisvizzere.
Ma cominciamo con ordine (ordine, beninteso, del tutto
arbitrario, avente nella sequenza temporale degli
avvenimentiunsuggerimentononsemprerecepito).L'11
luglio del corrente anno si è svolta in quel di Val Gardena
unasortadipreparazionealleprovealpinistichechedilìa
breve avrei dovuto affrontare. Ovvero, in 16 del CAI di
Mantova (tra gli altri Aldo, Maurizio, Gianluca, Franco,
Rino…) ci siamo cimentati con la ferrata Pertini:
l'indossare di nuovo l'imbraco, l'inseparabile caschetto
speleo con illuminazione a led per ogni evenienza
(quante volte mi ha tratto d'impaccio in situazioni critiche,
dalla Via dello spigolo a Gaeta all'imbrunire alla discesa
della parte terminale della prolissa Forra della Trilla…), il
prender confidenza con longe, moschettoni e cavo
d'acciaio è stato un attimo. Affrontare tratti verticali
talvolta strapiombanti, assaporare l'ottima roccia,
garanzia di prese sicure, godermi la vista dello sviluppo
della via e del massiccio del Sassolungo, provare
l'ebbrezza di attraversare il ponte sospeso, superare il
passaggio chiave della via - il diedro - recuperando i
movimenti dell'arrampicata con lo spostamento del
baricentro in funzione degli appoggi… che belle
sensazioni! 400 m di dislivello di ferrata macinati e digeriti
con tappa al rifugio Stevia (guarda caso ci siamo arrivati
alle 13… giusto in tempo per kaisermarren, birretta e
fettina di torta con panna, sotto gli sguardi allibiti di chi
ancora non mi conosceva bene…), poi giù di buon passo
contemporaleaseguircidappresso.
Al punto di partenza trovo anche il tempo di prende una
birra con Francesca, un'amica romana in vacanza a
SelvadiValGardena,lecoincidenzedellavita!
Quanto appena riportato non è stato che l'antefatto per
quantoinprogrammanelweekenddel17-18luglio.
Il 17, infatti, sveglia alle 4.15 per poter essere a Porto
Mantovano in congruo anticipo rispetto alle 5.30, ora
dell'appuntamentoconi13delCAI:ilsecondoadarrivare
è Pino, poi via via ecco giungere all'appello Daniela, Gigi,
Loris, Sandro… Poco dopo l'orario stabilito si parte in due
macchine e un furgone. Deviazione a Domodossola per
raccattare un caino bolognese (giunto fin lì con treno
preso nel cuore della notte… cosa non fa fare la
montagna!) e far colazione. Per vie panoramiche e il
Passo dello Stelvio giungiamo in Svizzera, sotto
inquietanti acquazzoni: speriamo vivamente di non
trovarli lungo la via di salita! Sosta in un paesino per
cambiare un po' di Euro in Franchi svizzeri e dare
un'occhiata alla sagra. Finalmente, alle 13, ha inizio la
prima tappa, che prevede il raggiungimento della
Cabane Du Tracuit (3270 m s.l.m.) dopo circa 1600 m di
dislivello, macinati in 3h10' dai quattro in testa (Gigi, il
giovane rugbista, Loris e lo scrivente), complice
l'avvicendarsi di nembi e tuoni poco rassicuranti.
Scampata la pioggia mi dò un'occhiata intorno, si fa per
dire considerata la visibilità assai ridotta, sufficiente però
per il ghiacciaio sottostante. Una birra per reidratarsi e
ingannare l'attesa, pensando all'indomani,
un'esperienza che erano anni che avevo nel cassetto di
fare:daquando,sulfiniredeglianni'90,miocuginoavevo
proiettato le diapositive di alcune ascensioni di 4000 sulle
Alpi mi era venuto il dubbio se mai un giorno sarei salito
anch'io a quelle quote, dove neve, ghiaccio, cielo cobalto
e orizzonti intangibili regnano sovrani. Per le 19 cena
frugale: minestra di dubbia composizione, pasta scotta
(utile se non altro per far scorta di carboidrati), un po' di
carne e dessert (fette di ananas in scatola…), si vede che
siamo in Svizzera! Intanto fuori si scatena il temporale,
con ottimo tempismo. Presi a caro prezzo (7 €!) 1,5 l
d'acqua, necessari per rifornire le scorte idriche per il
ASCESA AL BISHORN
giorno successivo (onde scongiurare il rischio di crisi di
sete), alle 21.30 ci prepariamo a dormire in camerata
(nonostante la quota il rifugio è pieno di escursionisti e
alpinisti). Il 18 sveglia alle 4.15 (ormai è diventata
un'abitudine), vestizione, colazione al secondo turno alle
5 (con sommo rammarico di Gigi che avrebbe preferito
quella delle 4…), imbraco, lampada frontale a led,
formazione di due cordate da 6 e partenza alle 5.40, al
primo baluginare dell'aurora. In breve siamo sul ghiaccio,
il tempo di indossare i ramponi e la piccozza e via sul
tratto più delicato della giornata, attraverso numerosi
crepacci, alcuni dei quali veramente impressionanti: per
fortuna l'abbassamento della temperatura dovuto alla
perturbazione della sera prima (la temperatura è qualche
gradosottolozero)habenassestatolaneveesiprocede
con sicurezza. Pian piano saliamo nell'aria rarefatta,
poco dopo le 7 vengo colpito dal primo raggio di sole,
l'orizzonte si amplia e la mente si libera. Il pendio non
presenta ormai difficoltà particolari, mi sento bene e
posso apprezzare appieno la mia prima ascensione ad
un quattromila: per le 9.30 o giù di lì, superato un ultimo
ripido risalto siamo sulla vetta del Bishorn, a 4153 m
s.l.m.! La giornata è semplicemente magnifica, con poco
vento, aria tersa e vista da capogiro (no la quota non
c'entra…), a cominciare dal prospiciente Weisshorn,
continuando per una distesa di cime, catene, asperità,
corrugamenti, dorsali… Pensare che esattamente due
anni fa sono sopravvissuto all'investimento da parte di
un'auto mentre andavo in bici, almeno ora potrò ricordare
questa data per una bella esperienza… Da ultimo che
ero per la discesa mi ritrovo come capocordata: la
pendenzatuttosommatomodesta,sul30%,miconsente
di abbracciare con la vista un mare montano, almeno fino
al tratto pianeggiante e infido dei crepacci.
Fortunatamente la neve tiene e si nota chiaramente la
variazione della sua colorazione. Così per mezzogiorno
siamo al rifugio, poi giù fino alle macchine, dove arrivo
con i primi alle 14.15, dopo 2500 m di dislivello dalla cima,
una discesa niente male! Sulla via del ritorno, con Loris e
Daniela (che tra parentesi è una veterana dell'alta quota,
con all'attivo una trentina di 4000, 7-8 5000, 5-6 6000,
oltre a esperienze con cascate di ghiaccio e altre attività
ludiche…) ci fermiamo poco dopo la frontiera per un
rustico panino salame e formaggio e una buona birra,
quelchecivuoleperristorarsi.
Acorollario delle uscite appena descritte, nel periodo del
7-8 agosto mi sono recato sulle Alpi Venoste: iniziato a
camminare dall'abitato di Parcines (a 620 m di quota),
naturalmente dopo una buona colazione in un bar
pasticceria, mi sono diretto in primis verso la Weissfall, la
Cascata. Trattasi di un'imponente parete di granito e
gneiss, su cui si getta un torrente per 30-40 m,
nebulizzando goccioline d'acqua e ioni di ossigeno
nell'intorno, con proprietà terapeutiche, a detta del
cartello esplicativo, per chi soffre di asma e allergie. Per
comodo sentiero proseguo risalendo la valle,
caratterizzatadacorsid'acquaimpetuosieprovvidenziali
fontanili (uno dei quali popolato di girini di Rana
temporaria – visti anche in Val d'Ayas poco tempo prima
fino a 2600 m – tipico anfibio d'alta quota, che arriva fino a
2800 m e approfitta del breve periodo estivo per
riprodursi nei laghetti alpini, in cui i girini compiono la
metamorfosi prima dell'inverno, pena la permanenza in
acqua fino al disgelo) cui mi abbevero per contrastare la
calura. Nel primo pomeriggio giungo alla meta della
giornata,ilrifugioCimaFiammante(2259ms.l.m.),posto
su di un piccolo promontorio, in posizione strategica per
dominare la valle e mirare le cime circostanti. Alle 18.30
cena abbondante, stavolta (spaghetti al ragù, gulasch
con patate, fetta di strudel oversize, vino e grappino alla
genziana…), in compagnia di 4 escursionisti vicentini,
conosciuti al rifugio. Il 18 sveglia alle 6.30, colazione ricca
alle 7 e poi in marcia: mi dirigo verso il Monte Roteck (M.
Rosso nella traslitterazione italiana) in solitaria (nel vero
senso del termine, nessun altro del rifugio si cimenta con
quell'itinerario). Sotto un cielo punteggiato di nuvole non
preoccupanti procedo lasciando vagare i pensieri. Da
tempo sento la necessità, di tanto in tanto, di andar per
monti per conto mio, tralasciando le incombenze
quotidiane e ritagliandomi del tempo per riflettere a ruota
libera. Si potrebbe quasi parlare di una forma di
meditazione, ovviamente quando le difficoltà del sentiero
non richiedano completa attenzione. Ripenso al
weekend di fine luglio con il CAI in Val d'Ayas, dove
abbiamo potuto ammirare la maestosità di Cervino e
Monte Rosa, oltre a stambecchi e camosci, con
abbondante pranzo al sacco finale. Oppure alla
domenica precedente, sempre con il CAI, ai laghetti di
Strino con vista sulla Presanella e passaggio nella Città
morta, residuo di un avamposto austriaco (uscita un po'
malinconica per la morte, il giorno prima, del segretario
del CAI Mantova, del genero di Lorenzo e per conto mio
della sorella di mia nonna…). Le elucubrazioni sulla vita e
la morte lasciano il posto alla prima neve intorno a quota
2700 m: il sentiero si fa interessante e bisogna fare
attenzione, attraversando qualche nevaio e venendo in
contatto con qualche gregge di pecore. La via è ben
segnalata e senza fretta raggiungo la cresta: con cautela
supero il breve tratto chiave, peraltro attrezzato con funi e
catene, per raggiungere alle 10.30 la vetta a 3336 m
(vetta più elevata raggiunta in solitaria, dopo il
Sassopiatto, esattamente un anno fa, nel primo
anniversario della morte di mio nonno, grande
appassionato di montagna)! Il tempo di fare qualche foto
e una leggera nevicata mi induce a prendere la via del
ritorno. Durante la discesa, sui 3000 m, incontro una
quarantenne tedesca o altoatesina diretta verso la vetta,
unico altro frequentatore dell'itinerario nella giornata
odierna: le illustro le difficoltà principali fino alla cima e
proseguo. A breve distanza dal rifugio mi fermo da una
malga per un corposo ristoro, dato che inizio ad aver un
certo appetito: canederli con gulasch e fetta di torta alle
noci. Così in breve sono di nuovo giù a Parcines per le
16.30,dopoavermacinato2700mdidislivelloindiscesa,
in tempo per una buona radler ghiacciata a coronamento
dellacamminata,inattesadellaprossimaavventura!
Federico Caldera
ALPINISMO
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ALPINISMO
24
Scuola di Alpinismo, SciAlpinismo e Arrampicata Libera “C.Moccia - R. Morari”
7° CORSO ARRAMPICATA LIBERA
AL1-2011 - Corso indirizzato all’Arrampicata Sportiva
Scopo.
Il Corso ha lo scopo di istruire gli Allievi sui principi
base e più evoluti per l'arrampicata su roccia, con
particolare riferimento alle falesie di bassa quota ed
alle vie protette di stampo moderno, nonchè sui
supporti di tipo artificiale (strutture sintetiche). Quindi
di una preparazione culturale più generale sul tema
dell'arrampicata intesa come gesto atletico e sulle
tecniche di allenamento.
Direttore.
Alex Luscietti, I.N.A.L.
Lezioni.
Verranno svolte lezioni teoriche serali in Sede C.A.I.
(Via Luzio 9, Zona Valletta Valsecchi, Città), nella
palestra di Lunetta e lezioni pratiche in falesia e su
strutture indoor (vedi alcune località a lato).
Iscrizioni.
Dovranno pervenire presso la Palestra di Lunetta del
C.A.I. oppure presso la Segreteria della Sezione,
corredate da Certificato Medico di “ sana e robusta
costituzione” (o per “ attività sportiva non agonistica”),
compilando l'apposito modulo informativo ed
accompagnate dal versamento della quota d'acconto
vincolata di 50 €. Le iscrizioni saranno limitate ad un
massimo di 12 Allievi. L'ammissione verrà
confermata dal Direttore del Corso nella serata di
presentazione, il 10 marzo. La quota d'iscrizione
completa è di 120 € e comprende l'utilizzo del
materiale tecnico della Scuola, l'attestato di
partecipazione ed il distintivo che verranno
consegnati a fine Corso, le fotocopie ed il materiale
per la didattica consegnato durante le lezioni; non
comprende le spese di trasferimento. Occorre essere
Soci CAI (polizza Infortuni).
Materiale necessario.
Gli Allievi ammessi al Corso dovranno munirsi
obbligatoriamente del seguente materiale (minimo per
la sicurezza e la didattica): casco, imbrago, scarpette
per arrampicata, 4 connettori (1 a pera con ghiera, 3
normali con ghiera), discensore (consigliata la piastrina
Gi-Gi o il Reverso), cordino per longe e/o sosta da7-8
mm oppure in kevlar (lunghezza di 3 metri), 1 cordino in
nylon da 6 mm oppure in kevlar (circa 2 metri). Per
delucidazioni o consigli sull'acquisto del materiale, si
suggerisce agli interessati di sentire il parere degli
Istruttori (sempre disponibili in Palestra a Lunetta).
Programma.
Argomenti teorici:
materiali ed equipaggiamento,
storia ed etica dell'arrampicata sportiva, i nodi,
elementi della catena di assicurazione, l'allenamento,
traumatologia, valutazione delle difficoltà e lettura di
una guida d'arrampicata, l’alimentazione.
Argomenti pratici:
introduzione al gesto ed
impostazione del corpo, progressione fondamentale,
tecniche evolute e complementari, tecniche di
assicurazione, utilizzo corretto dei materiali,
formazione e movimento della cordata su vie lunghe,
discesa in corda doppia, trattenuta di una caduta
(dimostrazione), approccio al bouldering (sassismo).
Note varie.
Il calendario degli argomenti delle lezioni teoriche potrà
subire cambiamenti dovuti essenzialmente alla
disponibilità dei diversi relatori. Alle stesse possono
presenziare tutti i Soci CAI interessati.
Le lezioni pratiche, il cui orario e luogo verrà confermato
di volta in volta, potranno subire cambiamenti a
discrezione del Direttivo della Scuola, qualora le
condizioni atmosferiche o la concomitanza di altri
Corsi, lo esigessero per la sicurezza dei partecipanti.
Gli allievi potranno usufruire, gratuitamente, della
struttura d'arrampicata indoor nella Palestra di Lunetta
(MN) per tutta la durata del Corso. Nel periodo del
Corso la frequenza in Palestra è vivamente consigliata:
apertura il lunedì e giovedì dalle 21.15 alle 23.
Date:
Teoria: Giovedì 10-17-24-31 marzo, 7-14-19 aprile.
Pratica: 20, 27 marzo, 3 -10-17-25aprile.
Informazioni.
StefanoAzzali – Porto Mantovano – Cell. 348 0705615
Paolo Falsiroli – Castel d'Ario – Cell. 349 0953932.
Lynn Lynn Hill Hill su su “Changing “Changing Corner” Corner” (5.14 (5.14 a/b) a/b) al al “Nose” “Nose”
PROGRAMMADI MASSIMAUSCITE PRATICHE:
Domenica 20 marzo
Stallavena (VR) – falesia:
Appigli e appoggi descrizione e tecniche corrette
d'utilizzo. Equilibrio e posizioni base. Progressione di
base. Metodo Caruso.
Domenica 27 marzo
Splendida (VR) – falesia:
Tecniche d'arrampicata, progressione a triangolo e
altre tecniche evolute, metodo Caruso.
Domenica 3 aprile
Mitria e Placca del Forte – Lubiara (VR) – falesia:
Tecnica di placca ed aderenza.
Domenica 10 aprile
Palestra del Babo – Lubiara (VR) – falesia:
Vie sportive a più tiri – Manovra di corda doppia.
Domenica 17 aprile
Palestre diArco o Serrada (TN) – falesia:
Progressione da “primo” di cordata e posizionamento
dei rinvii (simulazione). – Trattenuta della caduta del
compagno, tecniche e simulazione.
Domenica 25 aprile
Val Daone (TN) - massi:
Bouldering sulla tonalite della Val Daone.
Cena di fine corso, consegna distintivi e diplomi.

VIA DETASSIS-NELLA ALLA CORNA ROSSA
Lo spigolo Detassis-Nella alla Corna Rossa è una via
che mi è sempre rimasta nella memoria. Avevo sedici
anni la prima volta che la salii, da secondo di cordata
con il Gigi; era un giorno d’agosto di tanti anni fa, ai
tempi di quando si soggiornava alla Casa Alpina di
Carisolo e il Gigi con pochi aiutanti si avventurava con
giovani alpinisti in erba su vie del Brenta, come la
Kiene al Castelletto Inferiore o il Campaniletto dei
Camosci; si partiva la mattina presto dalla Casa,
scarponi di cuoio ai piedi, imbracatura intera rossa, di
quelle che se restavi appeso per più di due minuti ti
lasciavano i segni alle cosce, casco da moto in testa
con paraorecchie in pelle. Non si sapeva dove il Gigi
ci avrebbe portato, ma si sapeva che sarebbe stata
un'avventura di quelle rimangono sempre in mente.
Dopo 25 anni ho pensato di ripercorrere quella via,
aperta da Bruno Detassis con la moglie Nella nel
1942, con l’amico Stefano Barbi e ho potuto
constatare che per me era stata una piccola impresa
quel giorno di venticinque anni fa. Si tratta di una via di
grande esposizione, percorre lo spigolo evitando i
tratti più strapiombanti della parete con brevi traversi
sempre molto esposti e con diedri e fessure di media
difficoltà. Il tratto più impegnativo è il diedro rossastro
del quinto tiro. Nello schizzo è valutato di IV grado, ma
il sospetto è che in realtà la difficoltà sia maggiore
(alcune relazioni lo valutano di V- grado) e che sia
valutato di IV solo perché presenta chiodi molto
ravvicinati.
Accesso:
si può raggiungere la base dall’arrivo della
funivia del Grostè, percorrendo il sentiero che
conduce al Rifugio Tuckett e dopo avere passato la
dorsale a monte della Corna Rossa si scende su
ghiaie alla base del torrione.
I.A. Alessandro Savoia
15 m
25
25
30
30
Lama
25staccata
V
30
50
Fessura
nera
Tetto
Fessura
liscia
Nicchia
Diedro
svasato
VI
V+
V
Cengia
V
Tetto nero
V+
Tetto V+
giallo
IV+
II
V
Fessura
nera V
2a
V
V+
III
II
V
III
IV
IV
IV
III
Spigolo
III
IV
IV
(?)
III
Cengia
III+
Diedro
rossastro
20
Cengia
2b
Mugo
20 m
20
35
20
25
35
20
25
2b
CORNA ROSSA - Gruppo di Brenta
Via Detassis-Nella
2b nello schizzo, a dx c’è la Detassis-Vidi (2a) più difficile
Primi salitori:
Nella e Bruno Detassis (20-9-1942).
Chiodatura:
Sufficiente (numerose ripetizioni).
Difficoltà:
IV°.
Lunghezza:
230 metri.
Note:
la via percorre lo spigolo di destra,
discostandosi da esso dove la salita diretta sarebbe
impossibile. Arrampicata esposta su roccia
solidissima, di grande soddisfazione.
Descrizione.
Attacco in prossimità del canale che separa il Torrione
S.A.T. della IV Torre. Innalzarsi per una facile fessura
camino obliqua verso sinistra per circa 25 m, fino a
fasce di rocce erbose. Obliquare ancora verso
sinistra per 15 m su facili gradoni fino sullo spigolo
Sud-Ovest. Volgere adesso a destra e risalire una
fessura fino ad un diedro nero che porta direttamente
(IV) sullo spigolo di destra.
Traversare a sinistra su una piccola cengia erbosa
per circa 8 m (III), poi su per una fessura inizialmente
diritti, poi verso destra (IV) a riprendere lo spigolo in
prossimità di un grosso mugo. Spostarsi ora a destra
dello spigolo e rimontare un marcato diedro rossastro
chiuso da un piccolo tetto (IV) . Vincerlo sulla destra
(IV) e sostare su un comodo terrazzino sul filo dello
spigolo.Avanti per lo spigolo per 20 m. (III-IV) e, giunti
a circa 10 metri da un caratteristico naso di rocce
strapiombanti, traversare a sinistra in parete per circa
8 m (attenzione: alcuni chiodi alti sulla direttiva dello
spigolo, portano fuori dalla via originale). Superare
direttamente un piccolo strapiombo (IV), quindi
riportarsi verso destra sullo spigolo (III). Su diritti fino ad
un punto di sosta nei pressi di un mugo (III) e poi ancora
lungo lo spigolo (esposto, IV), guadagnare la vetta.
ALPINISMO
25

ALPINISMO
26
(come l'hanno spiegata a me )
Se l'arrampicata fosse una sostanza stupefacente,
più che un disperato consumatore, sarei un
appassionato spacciatore. Troppo fifone per rischiare
il culo sui marcioni dolomitici, ma troppo affascinato
dall'argomento verticale per non ficcare le dita nella
marmellata, dita abbastanza forti da salire qualche
metro ma sostenute da insufficiente talento nel
gestire l'insieme di emozioni che qui, seduto su una
sedia, chiamo semplicemente paura.
Da ragazzino volevo salire una cima in Dolomiti, a 25
anni l'ho salita con un amico. In due su una cima
perfetta. La mia fame di alpinismo finiva qui. E' chiaro a
tutti che ci si può ammazzare.
Ho cercato così di fare mia , più per fifa che
aspirazione, la più soft disciplina chiamata
arrampicata sportiva, “roba da sfigati” avrei detto anni
prima, ma che col tempo si è adattata (ma è più vero il
contrario) al mio modo di vivere l'arrampicata, un
forzato part-time verticale: il movimento sulla roccia, il
più bello possibile. Non vinci contro nessuno, tanto
meno la montagna, giochi semplicemente una partita
a scacchi di venti minuti contro Isaac Newton
… non
c'è molta poesia dietro, ma una sfida sottile del
camminare su un pezzettino di roccia non più ruvido
di una crosta di grana, meglio se dalla parte giusta…
Le Dolomiti mi interessano ancora… niente è
alpinisticamente entusiasmante come una giornata
sulle pareti ripide del Brenta, deve arrivi a sera bello
consumato ma appagato, con le ossa a pezzi e la faccia
in stand-by sull'espressione sofferenza, ma con il
sorriso dentro… un mozzicone felice. Ma per salire
queste pareti con buone probabilità di riportare le
chiappe a casa, occorrono talento e tempo. Non
disponendo di nessuno dei due ecco che l'arrampicata
sportiva può offrire qualche mezz’ora d’adrenalina a
due passi da casa dandoci l'opportunità di praticare
uno sport “estremo” alzandosi a mezzogiorno,
emozioni da quattro soldi che però riescono a farti
entusiasmare e apprezzare piccole cose come i
dolorini alla schiena, le dita spellate, il freddo cane o il
piacere di un sole magnifico a capodanno o giù di lì, una
birra con gli amici, migliorare i proprio movimenti sulla
roccia, raccontarsi di vie fatte e da fare, raccontare di
quello che fanno quelli bravi e cercare di imitarli fin dove
si può... senza prendersi troppo sul serio. Una
disciplina giovane nata da un movimento culturale di
approccio leggero alla vita come il materiale (perché
poco) che serve per praticarle (l'arrampicata e la vita)...
“
l'arrampicata sportiva non può mai considerarsi
disgiunta dalla sua straripante proposta di stile di vita
”-
W. Gullich.
Il concetto di arrampicata sportiva è strettamente
legato a quello di arrampicata libera, disciplina ben
precedente al '76, l'anno del rotpunkt
(bollo rosso),
Paul Preuss in generale e sulla est del basso in
particolare, Emilio Comici e Bruno Detassis per tutta
la vita, Cesare Maestri, Walter Bonatti ed Herman
Buhl in gioventù, praticarono l'arrampicata libera più
spinta del loro periodo diventando
inconsapevolmente precursori dell'arrampicata
sportiva. Il sistematico rifiuto di mezzi artificiali per
progredire su una parete, è la regola fondamentale
dell'arrampicata sportiva.
Il primo maestro consapevole fu però John Gill,
proveniente dalla ginnastica negli anni '50 introdusse
l'uso della magnesite e la tecnica d'arrampicata
dinamica, alcuni suoi passaggi sono oggi valutati
attorno al 6c.
Pochi anni dopo, mentre in Europa si continuava a
rischiare la pellaccia sulle fredde o marce pareti
alpine scalabili 4 mesi all'anno o poco più, in Yosemite
si intuì le potenzialità di una valle arrampicabile quasi
in qualsiasi stagione che portò in breve i locals
ad
essere superallenati: Royal Robbins cavalcava già le
fessure di 6b, forte dell'invenzione dei nuts
e delle
tecniche d'incastro.
Intanto in Europa Reinhold Messner sul Sass dla Crusc
sfidando strizza e l'ignoto sopra la cengia, imbroccava
la corretta sequenza di mani e piedi su un passaggio di
4 metri di 7a con parecchio vuoto sotto alle chiappe e
tanto coraggio nella punta delle dita e tanta fiducia negli
scarponi da pelle d'oca. Da decenni si discute di quei 4
metri, oggi pare che Messner avesse avuto ragione di
quel passaggio. Giù il cappello.
Siamo a metà anni '70, un ragazzino tedesco dello
Jura poco più che ventenne di nome KurtAlbert, ebbe
la semplice ma efficace idea di contrassegnare
all'attacco delle vie percorribili in libera un punto
rosso, nacque così il rotpunkt ( red point
), 1976.
Ma è ancora Yosemite a spingere il limite dell'epoca,
capace di garantire a fuoriclasse come Bachard, Long
e Kauk il terreno di gioco ideale alle loro scorribande
verticali. Salgono Astroman
, 900 metri con punte di 7a
tutto in libera. Kauk sale un 7b+ già nel '77 e libera
“ Separate Reality
” nel 78 (”solo” 7a... ma terribilmente
esposto). Sempre Yosemite, Ray Jardine sale un 7c+
mentre si diletta da ingegnere a concepire i friends
che
Kauk userà per proteggersi sulle sue ascensioni
estreme; Bachard azzarda oltre arrivando slegato al 7c.
Inizio anni 80, i migliori scalatori si chiamano Manolo,
Berhault, Moffat, vicinissimi all'8a che però è da tutti la
soglia traguardata da Tony Yaniro. Manolo nell'81 sale
“ Il Mattino Dei Maghi
” 40 metri, pochissime protezioni di
cui 2 sole solide, 7c+, un talento micidiale. Fanatico di
diete e allenamenti estremi, c'erano periodi in cui
mangiava 2 mele al giorno, non beveva…
A metà anni 80 compare sulla scena un ragazzotto
tedesco, Wolfgan Glullich, meno talentuoso di Manolo,
Edlinger e Glowacz, ma fortissimo fisicamente; salirà
“ punks in the gym
” nell'85, 8b+.
Le Menestrel sale “ le rose et le vampire
” a Buoux 8b+,
Gullich sfiora l'8c con “ ghetto blaster
”, Gallo sale
Hyaena
a Finale 8b+…
Le star
che cercano l'8c e l'8a “a vista” si chiamano
Mariacher, Moon, Glowacz, Manolo, Gullich, Moffat,
Edlinger, Berhault, Le Menestrel…
Berhault sale “ Toite d'Agoust
” e si dice che sia la via più
difficile del mondo, arrivano i fratelli Nicole
e la salgono
in poche ore…
Il primo 8c è discusso fra mala interpretazione dei gradi,
Manolo che sgrada, Ben Moon che dichiara l'8c+…
Nell'85 iniziano le gare ufficiali, la storica prima edizione
si svolgerà a Bardonecchia, su roccia naturale e le
edizioni si ripeteranno fino ad oggi, dove il calendario
vede tappe in tutto il modo, la più prestigiosa ad Arco,
da sempre punto di riferimento mondiale
dell'arrampicata sportiva.
Inizio anni '90, Gullich torna da un viaggio in
Patagonia dove sulle torri del Paine sale l'allucinante
viaggio di “ Riders On The Storm
” prende una porta di
garage in lamiera, la appende in camera e inizia ad
allenarsi lanciandosi da una un'onda orizzontale
all'altra; spitta uno strapiombo di 45° in Jura e sale
Action Directe
, il primo 9a della storia, facendo ordine
alla rincorsa ai gradi e fissando uno standard
parecchio avanti sui tempi. Morirà in un incidente
d'auto l'anno successivo, lasciando il dubbio di non
aver avuto il tempo di poter esprimere appieno il
proprio potenziale.
La storia cede il passo alla cronaca, fatti dell'altro ieri
o comunque scritta da protagonisti tuttora in attività. I
nuovi fenomeni si chiamano Rhouling che dichiarò il
primo 9b nel 1995 con Akira
seguito da una fila di
polemiche non ancora risolte anche se i video visibili
in rete lasciano pochi dubbi sull'eccezionale talento
del francese, i video di “L 'Otre Cotè Du Ciél
” e la salita
di “ Mandallaz Drive
”, entrambe 9a+, costringono
vecchi detrattori a rivedere le loro valutazioni.
Bernabè Fernandez salirà uno strapiombo di 80 metri
gradandolo 9b+ ma che susciterà subito i dubbi degli
addetti ai lavori e verrà definita un'altra regola non
scritta del gioco: le vie non devono superare i 40 metri di
lunghezza, non fosse altro per la difficoltà a reperire
corde superiori agli 80 metri... ad onor di cronaca va
detto che Daniel Andrada (uno con una decina di 9a
nelle dita) proverà la via definendola “allucinante”.
Anche qui per fare ordine serve una figura di riferimento
e Chris Sharma si caricherà di questo “peso” stabilendo
il nuovo standard per le super-vie: “ La Realizzazion
”,
un indiscusso 9a+ pochi mesi fa in libera, proposto 9b in
attesa di conferma.
Il nuovo fenomeno si chiama però Adam Ondra
capace a 17 anni di aver già stravolto le tappe su cui
altri si sono scornati per decenni, tanti 9a in
saccoccia, più di un 9 a+ e soprattutto le salite a vista
di Hotel Supramonte in terra sarda e WOGU
in
Ratikon, la supervia di Beat Kammerlander dedicata
a WOlfgan GUllich per decenni in attesa della prima
libera, con una successione di tiri che le nuove leve
dovrebbero recitare come un rosario da 300 e passa
metri e 10 tiri che fanno 6a+, 6c, 6c+, 8c, 7c+, 8c, 8b,
8b+, 8a+, 7c+ (!).
Un sacco di ragazzini si stanno rincorrendo a 13 anni
su pareti marchiate 9a, un incremento di livello dovuto
alla diffusione della disciplina arrampicata che è così
in grado di pescare talenti da un bacino d'utenza
decisamente meno ristretto di un tempo, dove a
scalare erano tre gatti.
Da uno di questi 3 vecchi gatti ci arriva notizia via web
della salita al Baule di una via chiamata Eternit
, su
“non appigli” che solo un mago potrebbe salire, un
mago di 54 anni che si chiama Maurizio Zanolla e che
tutti conoscono per uno spot vecchio di vent'anni e
per il nome d'arte, Manolo appunto. Giù il cappello, di
nuovo.
Stefano Azzali
Aspirante Istruttore, Scuola Moccia Morari

2° CORSO BASE SERALE –GENNAIO 2011
INTRODUZIONE
ALL'ARRAMPICATA LIBERA
PALESTRA DI LUNETTA (MANTOVA)
SCOPO del Corso è fornire ai partecipanti le nozioni
fondamentali per iniziare nel miglior modo possibile
l'attività di arrampicata, conoscere le tecniche di
progressione fondamentale, imparare le tecniche base
di assicurazione, prepararsi correttamente a livello
fisico e psico-motorio.
Il Corso è propedeutico e consigliato per affrontate i
successivi Corsi di Arrampicata Libera ed Alpinismo,
svolti in falesie di roccia ed ambiente alpino, organizzati
dalla Scuola Moccia Morari.
PROGRAMMA:
il Corso si svolge in 6 lezioni praticoteoriche+1uscita
pratica in falesia (vedi a lato), tenute
dagli Istruttori della Scuola Moccia Morari presso la
palestra di arrampicata di Lunetta (MN) negli orari di
apertura serale, lunedì è giovedì dalle 21:15 in poi.
ISCRIZIONE:
al Corso possono partecipare i Soci CAI in regola col
bollino annuale. Quota d'iscrizione: adulti € 65,00 -
studenti (under 25) € 55,00 - minorenni € 40,00. La
quota include accesso alla struttura per tutta la durata
del corso, utilizzo materiale della Scuola (scarpette
ed imbraghi a disposizione fino ad esaurimento
materiale), eventuali dispense cartacee sui temi
trattati, tessera 10 ingressi omaggio (per continuare
ad allenarsi a fine corso).
INFO: Davide Martini 338 5346479 INA
Paolo Nosari 329 5479864 INAL
Perina
di PERINA LUIGI & C. s.n.c.
Viale Italia 6
San Giorgio di Mantova (MN)
Tel. 0376 372397 - Fax 0376 372397
e-mail: carperina@libero.it
Alexander Huber - Salathè
Lunedì 17 gennaio:
Arrampicata Libera / Sportiva: quando nasce, in cosa
consiste, scopi e regole. Materiali: scarpette,
imbrago, moschettoni ed attrezzi per l'assicurazione.
Giovedì 20 gennaio:
Approccio alla parete termini morfologici. Appigli,
appoggi. Baricentro, posizioni base, equilibrio.
Lunedì 24 gennaio:
Progressione in traverso, accoppiamento e sostituzione.
Progressione fondamentale in salita e in discesa.
Giovedì 27 gennaio:
Progressione fondamentale con spaccata.
Progressione fondamentale con sfalsata.
Metodi di assicurazione – freni ed autobloccanti.
Lunedì 31 gennaio:
Progressione con sostituzione.
Ripasso tecniche di progressione.
Giovedì 3 febbraio:
L'allenamento.
Proiezione filmati, considerazioni su quanto trattato.
Domenica 6 febbraio (da confermare):
Uscita in falesia. Applicazione delle tecniche apprese.
Chiusura Corso.
LE AVVENTURE DI
BLACK MACIGNO
(1ª puntata)
Ma chi è?
BLACK MACIGNO è un personaggio di “quasi”
fantasia, dove ogni riferimento a persone, cose, o
fatti, non è puramente casuale. Detto questo e
prima di raccontarvi le sue avventure, vi anticipo tre
miei consigli nel caso incontriate
BLACK
MACIGNO MACIGNO,
, poi ne verranno altri.
1° vai pure in montagna da solo, anzichè andare con
gli amici del CAI. Poi ti perdi... ma il grande
MACIGNO MACIGNO,
, col suo fiuto innato ti ritroverà ritroverà di
corsa e ti porterà dalla tua mamma, tirandoti per
un orecchio... e LUI corre, ma corre!
2° Quando sei in parete coi compagni fidati e fai
sosta e, sbagliando, ti fumerai una schifosa
sigaretta, “scordati” pure la cicca in un
buchino... Poi passa MACIGNO MACIGNO,
, sempre di
corsa, raccoglie le tue cicche, trova il tuo DNA,
viene a casa tua e te le ficca nel buchino del
nasino... la prima, poi si vedrà il tutto nelle 24 ore.
3° Non dimenticare MAI la merenda, perché poi, se
ti dimentichi pure la frontale e, sopraffatto dal
buio non sai più cosa fare, BLACK MACIGNO ti
viene a salvare... solo se il tuo panino puoi
barattare.
Ma chi è... BLACK MACIGNO ?
(continua nella prossima puntata)
Vettura Sostitutiva
Soccorso Stradale
Riparazione Parabrezza
Consegna a Domicilio
Gestione del Sinistro
Sistema Raddrizzatura
Grandine
Ricarica Condizionatori
Sterildrive Service
L. Z.
Corso Vittorio Emanuele 82 - VILLAFRANCA (VR)
TEL. 045 7900083
www.cunicosport.it cunicosport@libero.it
ALPINISMO

ALPINISMO
28
IL MERAVIGLIOSO SILENZIO DEL CAMPANIL BASSO
Isacco Sanguanini e Fabrizio Pelino 30-31 luglio 2010
Progetti per il prossimo fine settimana: con 2 giorni di
libera uscita concessimi generosamente da mia
moglie Daniela, evento di questi tempi piuttosto raro,
devo pensare ad una bella salita, magari anche due.
Un'idea l'avrei già. È un pezzo che mi frulla per la
testa e, riflettendoci, non so perché non l'ho ancora
concretizzata, ma tant'è: certi buoni progetti, come
certi buoni libri, rimangono a volte parcheggiati lì per
anni nella libreria, finché un bel giorno ti capitano tra
le mani quasi per caso e ti sorprendi a dire «Già,
perché no?». Contatto subito Fabrizio, contando sul
suo immancabile entusiasmo. «Ciao Fabri, che ne
dici per sabato di una bellissima cima, anzi di un
campanile con la C maiuscola, anzi IL campanile per
eccellenza? Magari dormendo in tenda?» Le mie
parole, volutamente sibilline, non ottengono però
l'effetto sperato. Forse non è pratico del Brenta? Mi
chiede solo di non sparare una via troppo azzardata,
ma lo rassicuro subito «Massimo IV e la via, credimi, è
bellissima». Così però non va. Devo assolutamente
smuovere la sua curiosità, perché la via è d'eccezione
e merita che la si affronti con il dovuto entusiasmo.
Allora gli spedisco un po' di relazioni, tra cui quella
della guida CAI-TCI del Castiglioni, con la storia di
questa nobile guglia. E finalmente sortisco l'effetto
voluto: è entusiasta almeno quanto me! Fantastico!
Partiamo venerdì pomeriggio diretti a Vallesinella. La
ragazza di guardia all'ingresso della forestale ci dice
in tutta onestà che, se aspettiamo le 18:30 evitiamo di
pagare il posteggio, anche fino a domenica, e visto
che mancano solo 40 minuti e risparmiare una decina
di euro non è una brutta cosa di questi tempi, andiamo
a berci un caffè in centro a Campiglio. Poi, facendoci
coraggio di fronte ai 25 kg di zaino a testa, ci
incamminiamo chiacchierando su per il bosco.
La giornata, ormai sul far della sera, è splendida e la
Val Brenta, calma e serena, rende rapida e piacevole
la salita al Rifugio Brentei.
Siamo nel cuore del Parco Adamello - Brenta e il
campeggio è vietatissimo... ma infondo, se montiamo
molto discretamente la tendina sul far del buio e la
smontiamo al'alba, senza lasciare traccia, che male
c'è? Meglio comunque ingraziarci quelli del vicino
rifugio, mangiando qualcosa da loro.
Il piatto della sera è una passata di ceci. Molto buona.
Meno male poi che la tendina, poco più che una
zanzariera, è ben aerata, perché di notte apriti cielo!
Una vera santabarbara!
Purtroppo ho dimenticato che il Brenta, con le sue
vedrette, è notoriamente fresco e il sacco a pelo che
ho portato, vinto al MediaWorld con 25 punti, è
decisamente leggerino e finisco per battere i denti
tutta notte. Anche a Fabrizio del resto non va meglio,
complice una fastidiosissima cunetta nascosta nel
terreno erboso. È l'alba finalmente; ci svegliamo e,
augurandoci il buongiorno, scoppiamo a ridere,
perché abbiamo tutti e due la faccia stravolta. Meno
male che fra un po' arriverà il sole a scaldarci le ossa e
a sciogliere la crosta di brina che ricopre gli zaini e le
corde.
Questa via è così celebre e carica di storia che
praticamente ogni tiro di corda ha un nome: la parete
Pooli; i camini a Y; lo Stradone Provinciale; l'Albergo
al Sole; il Pulpito Garbari; il Terrazzino del Re del
Belgio; la parete Ampferer. Persino le campane
tubolari sulla cima sono singolari nel loro genere.
Una fortunata coincidenza, a dire il vero molto
sperata e un po' inseguita, vuole che oggi ci sia
pochissima gente in giro, così che siamo solo in 4
cordate a salire la guglia: noi sulla normale, poco
sotto una cordata sulla Preuss e, per finire, molto più
in basso, 2 cordate sulla Fehrmann.
La via deserta, il silenzio immobile della roccia, l'aria
cristallina, la cima solitaria. È come contemplare
un'immensa, magnifica cattedrale gotica, con i suoi
pilastri slanciati, le sue nervature, le sue vetrate
multicolori, i suoi silenzi. Il tracciato è logico ed
entusiasmante, la roccia ottima e solidissima.
Solo all'ultimo tiro mi concedo per errore
un'interessante variante che, partendo dal Pulpito
Garbari, con un traverso espostissimo ma non difficile,
evita del tutto la pareteAmpferer e la placcheta Platter.
Un pizzico di brivido a giusto coronamento di una
salita senz'altro da ricordare a lungo. Una volta in
cima l'entusiasmo è incredibile e mi sfogo ascoltando
a lungo i rintocchi della campana a cui non ho saputo
resistere. Il panorama è semplicemente favoloso e
restiamo a godercelo in completa solitudine per
almeno tre quarti d'ora.
Poi ci registriamo sui libri di vetta (sono 2! chissà
perché?) e, appena sbucano i ragazzi dalla Preuss, li
salutiamo complimentandoci con loro e scendiamo.
Il rientro a valle verso il parcheggio è lungo, dobbiamo
dar fondo a tutta la nostra pazienza, specie dopo aver
recuperato la tenda e tutto il resto del carico, ma
passa ugualmente senza che quasi ce ne
accorgiamo, perché con la mente siamo ancora là in
cima.Anzi, forse una piccola parte di noi è rimasta per
sempre lassù, a contemplare quel meraviglioso
silenzio.
QUALCHE NOTASULLASALITA
La via è conosciutissima e le relazioni descrittive
sono innumerevoli. Aggiungo pertanto solo qualche
indicazione qua e là.
Il primo tiro è molto semplice. La “paretina Pooli”
invece è verticale, ma breve e ben protetta, con 2 ch.
e 1 cordone. Gli appigli sono unti, ma non sono affatto
sfuggenti o inclinati verso il basso come avevo letto e
tutto sommato si afferrano bene. Il tratto successivo
fino ai camini a Y è molto facile. Noi abbiamo preso il
camino di sinistra. L'inizio è un po' ostico, in spaccata,
poi passando sullo sperone di sinistra diventa tutto
più facile. Lo Stradone Provinciale è bello largo e lo si
percorre velocemente in conserva fino allo Spallone,
dove un diedro/camino di circa 60 m porta all'Albergo
al Sole. Noi lo abbiamo salito standone di preferenza
all'esterno, sul bordo destro, salvo entrare nel
profondo intaglio nel tratto centrale, dove questo si
allarga. Le uniche protezioni in loco in 60 m sono 2
grossi anelli di calata, ma in fondo siamo sul III+.
Una breve rampa facilissima conduce alla sosta
attrezzata del Pulpito Garbari (”Albergo al sole”). Per
raggiungere la parete Ampferer bisogna a questo
punto calarsi verso sinistra per circa 4 m,
raggiungendo più in basso il “terrazino del Re del
Belgio”, fornito di grosso anello ( n.d.r.: è preferibile
deviare a sx prima della rampa facile e raggiungere il
terrazzino senza salire all’“Albergo al sole” ).
Da qui si attraversa oltre lo spigolo per una cengetta
larga 30 di cm, alla base della placca quasi verticale
che costituisce la variante Platter di IV+. Se si decide
di raggiungere la pareteAmpferer bisogna continuare
ancora il traverso per alcuni metri e poi salire.
Come si diceva, noi abbiamo invece attraversato in
orizzontale per 5o6mapartire dal Pulpito Garbari,
passando sopra l'orlo di un tetto, ben visibile dal
sottostante terrazzino del Re del Belgio e tagliando
così fuori sia la Ampferer che la Platter; la soluzione
appare a prima vista del tutto insensata, perché la
parete, che qui spancia, è assolutamente repulsiva e
l'esposizione è massima; dopo alcuni metri ci si
ritrova però ad un terrazzino di calata provvisto di
anello e da qui si sale diritti alla cima con difficoltà che
non superano il III+.
La difficoltà del traverso non credo superi il IV/IV+.
ERRATA CORRIGE
Sul Notiziario precedente, l’articolo storico su Emilio Comici
del professore ed alpinista Ledo Stefanini, riportava un
errore ortografico, proprio nel cognome dell’autore.
Mi scuso con l’amico Ledo, il cui nome vedo frequente e
“ solitario”
sui libri di vetta.
Davide M.

AL “ FESTIVAL LETTERATURA”
2010
INCONTRO CON MAURO CORONA
Venerdì 10 settembre lo scrittore Antonio Franchini
incontra Mauro Corona in occasione del FESTIVAL
LETTERATURAal Museo San Sebastiano.
Grande affluenza di pubblico tra cui la sottoscritta
insieme ad altre caine appassionate dei suoi libri,
ansiose di vedere e sentir parlare il nostro beniamino
scrittore, alpinista e scultore. Tra l'altro io e la mia
amica Gabri eravamo tornate dalla Valle del Vajont e
da Erto (suo paese natale nel quale tutt'ora vive e
lavora) solo la sera prima e quindi con ancora negli
occhi e nel cuore i luoghi a lui tanto cari.
Scrittore schietto e veritiero come la birra che
apprezza e che chiede di avere prima di iniziare il suo
intervento rivolto principalmente alla presentazione
della sua ultima fatica: “La fine del mondo storto”. Un
libro breve rispetto ai precedenti romanzi “Storia di
neve” e “Il canto delle manère” in cui Corona cambia
atmosfera e stile di scrittura.
Franchini gli domanda cosa lo ha spinto a scrivere
questo libro e Corona dice che un libro non servirebbe
a nulla se non mirasse a conservare il passato, a
contribuire al miglioramento del mondo, a salvare
qualcosa, a trovare il sentiero.
“ È un libro universale, anche per chi pratica il golf”.
Dice che pubblica con Mondadori: “Pubblico con
Berlusconi perché paga bene, anche se non mi
interessa personalmente, anzi se lo incontrassi gli
stringerei la mano, ma poi non riuscirebbe più a
firmare alcun documento”.
Corona racconta di un mondo senza più fonti
energetiche in cui sopravvive solo chi non ha
dimenticato la tradizione, la manualità. Si salva solo
chi sa usare le proprie forze, saremo costretti a usare
di nuovo le mani e si salveranno in pochi.
Quando si tratta di sopravvivere non conta più nulla,
la realtà è brutale: l'umanità si attacca tanto alla vita
L'escursione compiuta dai Seniores nella zona del
Vajont, a Erto e Casso mi ha invogliato a leggere
qualche altro libro di Mauro Corona, di cui avevo letto
con vero piacere qualche tempo fa uno dei suoi primi
libri “Il volo della martora” e poi in seguito “Aspro e
dolce” e “L'ombra del bastone”. Mi erano piaciuti
molto quei primi racconti per la loro freschezza e
autenticità, che mi facevano porre l'autore accanto ad
un altro grande poeta della montagna, Mario Rigoni
Stern.
In verità in alcuni passi del primo libro mi era parso di
cogliere qualche forzatura, una certa mancanza di
spontaneità, un sospetto di “letteratura”, ma critici
ben più avveduti di me, come Claudio Magris, non gli
avevano risparmiato vivi elogi.
Oggi Mauro Corona scrive con estrema scioltezza, da
scrittore esperto, navigato, che conosce tutti i trucchi
dello scrivere, ma riesce ugualmente a dare
l'impressione della verità. Il suo mondo, fatto di ricordi
e di immaginazione, è vivo perché nasce da
ricchezza interiore, da un forte sentire, da esperienze
vissute in profondità. È l'animo di un poeta il suo, un
animo che si esprime anche in quelle storie che
possono apparire dure, brutali. È padrone della
parola, che usa con libertà e sicurezza, che sa
piegare alle sue esigenze espressive: una parola
realistica ma anche lirica, evocativa, che trasfigura le
da dimenticare anche i valori importanti. Per ripararsi
dal freddo si bruciano i mobili antichi, gli uomini di
fede bruciano le croci, per nutrirsi si arriva persino a
diventare antropofagi… “Insegnate ai ragazzi a
coltivare e a non perdersi nei boschi. Pur guidando
automobili e maneggiando computer siamo ancora
all'età della pietra”.
“ Il mondo storto è quello fatto di cianfrusaglie e di tutti
gli orpelli inutili di cui ci circondiamo. Abbiamo
trascurato la terra. Non esiste memoria, è vivendo
che si forma la memoria. Non esiste cammino: è
camminando che si produce il cammino. Siamo figli di
quello che ci è accaduto e che stiamo vivendo”.
Ad un certo punto Franchini chiede se “ASPRO E
DOLCE”, il libro che parla dell'avventura di Corona
nell'alcol, era necessario. “All'inizio si inizia a bere per
spacconeria, poi rimani invischiato, ma ci si può
riscattare. Prima di tutto scrivi per te stesso, per
uscire dall'inferno. E poi io sono un bevitore sociale,
mi piace bere in buona compagnia”.
Corona ha iniziato illustrando il suo nuovo libro e
finisce parlando d'amore. Dice che nei suoi libri non lo
ha mai fatto e se lo ha fatto era una balla. “L'amore è
una cosa seria, è silenzio e sacrificio totale,
accettazione dell'altro senza condizioni… Io amo e ho
amato mio padre anche se ha fatto tante cazzate”.
Alla fine cita alcuni personaggi della sua infanzia, tra
cui un bracconiere che era stato condannato e il
giudice con il bastone puntato verso di lui gli dice che
all'estremità del bastone c'è una canaglia, e il
bracconiere risponde “ma a quale estremità?”...
Alla fine scrosci di applausi e ressa intorno al tavolo
per gli autografi.
Bravo Mauro!!!
LO SCRITTORE ALPINISTA
MAURO CORONA
Luciana Natali
cose, che fonde presente e passato, che intreccia
sogno e vissuto. Non ti aspetteresti certe delicatezze
da un uomo che appare ruvido e spigoloso, che forse
nei rapporti umani ha timore di rivelarsi. Mauro
Corona è uno scrittore da conoscere, non solo,
s'intende, da chi ama la montagna, il suo regno
privilegiato, ma da tutti coloro che apprezzano
l'autentico, la poesia, la verità dell'arte.
P.S. Mauro Corona è stato a Mantova per il
Festivaletteratura il 10 settembre scorso per
presentare “La fine del mondo storto”, l'ultimo suo
libro. Dell'incontro riferisce qui sopra Luciana Natali.
Ricordiamo i titoli di altre sue opere: “Il volo della
martora”, “Aspro e dolce”, “Nel legno e nella pietra”,
“Le voci del bosco”, “Storia di neve”, “Storie del bosco
antico”, “Cani camosci cuculi (e un corvo)”, “Il canto
delle manere”, “I fantasmi di pietra”, “L' ombra del
bastone”.
Il volume dedicato a Erto, il suo paese d'origine, dopo
la tragedia (libro che Corona definisce “lo Spoon
River del mio paese perduto”) è “Fantasmi di pietra”
ed è disponibile nella biblioteca della Sezione
assieme a “Il volo della martora”.
Odino Marmiroli
IL BOSCO ALLA
VERNA 2010
Nel segreto silenzio del bosco,
camminare con silenziosi passi
il giorno filtrato da antichi faggi.
Sbirciare con trepidi occhi
Il ciclamino d'un rosa modesto
E il vigore del muschio che affonda
Nel corpo del tronco abbattuto
E silenziosamente di vita lo colma.
Spiare nelle frantumate rocce
Come abbracci scolpite radici
E notare il biancore dei funghi
Bellezza corposa d'un giorno
Così effimera senza il tuo sguardo.
Silenzio d'uccelli, silenzio di vento
respiri incalzanti, voce sommessa.
Di rivelazione tutto è promessa.
(Ines Spagna)
CULTURA
29

CULTURA
30
LA NOTTE
Cautamente, questa notte, attraverso il il paese.
Sono alla ricerca di cibo, frugo nei cassonetti, nei cestini, cestini,
sotto i tavoli del parco dei piccoli, qualsiasi boccone
caduto, caduto, resti di pane e carne avvolti in un fazzoletto, frutta
nondeltuttoconsumata.
Alla fame si aggiunge la paura, quando di notte
abbandono casa per inoltrarmi tra tra le vie puzzolenti, in in
ogni anfratto anfratto potrebbe nascondersi qualcuno, un uomo
poco raccomandabile, un ubriaco con un coltello. Anche
solo i cocci di vetro aguzzi lasciati per strada sono
pericolosi. La fame, però, è tanta.Acasa non ho più nulla,
degli uomini hanno portato via tutto, hanno distrutto
qualsiasi qualsiasi cosa, cosa, incuranti dei confini hanno devastato il
mio mio giaciglio, abbattuto abbattuto pareti, rubato cibo e acqua,
calpestatoognimiospazio.
Aiuto ? Non so cosa significhi. significhi. Nessuno è mai mai accorso in
mio mio aiuto in vita mia. Ho urlato a lungo lungo quella notte gelida,
ho pianto pianto ogni lacrima che avevo in corpo, ma nessuno
ha risposto. Vigliacchi, nessuno ha avuto il coraggio di
affrontarli assieme a me, ee loro hanno continuato
indisturbatiillorolavoro.
Ormai vivo nascosto, in pochissimi metri, sono
accerchiato, mi stanno tutto il il giorno giorno con il fiato sul collo,
vogliono vogliono di più sempre sempre di più, dopo dopo tutto quello che si
sonopresi,oravoglionome,illorotrofeopersonale.
Sto pensando di vendicarmi. Una di queste notti se
trovassi trovassi uno di loro loro lungo il mio miserevole percorso lo
attaccherei. Meglio se ubriaco, lo riconoscerei subito, la
puzza d'alcol d'alcol si sente da lontano, l'andatura ciondolante
dell'uomo che non dispone di tutti ii riflessi, mi apposterei
dietro un angolo angolo poco illuminato, starei a fissarlo in
silenzio mentre si avvicina ignaro ignaro e barcollante, e al
momentoopportunobalzereidrittoalcollo.
Non m'importa più di di morire ormai, se se fosse armato
vorrebbe dire che potremmo morire insieme, non non
importa.
Chesaporehailsangueumano?
Chesaporehailsangueumano?
Non sarebbe comunque per fame, ma per per vendetta,
quella si, per far provare a quell'essere quell'essere cosa significa significa
essere braccato, preso preso nella morsa, accerchiato e
costretto alla alla morte, con la la sola possibilità di scelta: morte
rapidaolentaagonia?
Cerco di distogliermi da questo pensiero, pensiero, ho fame, non non
c'è nessuno in giro, questa notte voglio ancora
sopravvivere.
Un Un fruscio improvviso dalla siepe siepe vicina desta la mia mia
attenzione. attenzione. Mi acquatto, resto resto ad ascoltare, Nessun Nessun
odore particolare, particolare, il vento spira verso la siepe, sono
anchepocofortunato,ineffetti.
Di nuovo il il rumore, intravedo intravedo nell'oscurità nell'oscurità dei dei piccoli
movimenti, movimenti, poi il il nulla. Allargo Allargo le pupille ma non basta,
nondistinguo,troppefoglie.
Improvvisamente il rumore si fa più forte, ora vedo,
qualcosa di vivo, un'ala forse ? ? Si sta alzando, non ho un
attimo, devo correre, correre, ora! ora! Con Con uno uno scatto raggiungo la
siepe, siepe, la scavalco, vedo il volatile terrorizzato per un
attimo annaspare sbattendo convulsivamente convulsivamente le ali,
posso posso ancora ancora arrivarci, allungo il il mio corpo in un salto
disperato,losfioro,maluiègiàinvolo,l'hoperso.
Sono esausto, non mi reggo in piedi, mi rendo conto che
sonovicinoallafine.
Vinceranno loro, mi ammazzeranno, ci ammazzeranno
tutti. In cuor mio lo so, non ho discendenti, la mia stirpe
finirà con me. me. Ma lo stesso cuore che mi dice questo
ancora ancora sta battendo, per un giorno, due o tre non so, ma
socheilsanguefierocheviscorrenonmifaràarrendere.
Un Un rumore rumore metallico, si avvicina, spuntano due fari dal
fondo della via. Mi Mi assale il il terrore, terrore, sono loro, devo
scappare.
Con le energie rimaste mi butto in un prato, una
staccionata, la salto, ma le forze sono poche, gamba e
codanonriesconoadevitareilfilospinato.
Lancinante dolore, guaisco, ma non ho tempo, tempo, sono
sempre più vicini, vicini, riprendo a correre mentre scintille scintille si
infiammano ad ad ogni passo dagli arti feriti. Il Il bosco è
vicino, entro, entro, mi nascondo ansimante, i fari passano passano e
continuanolalorocorsa,forsenonmihannovisto.
Dopodueminutidisilenzio,riprendocognizione,ilpeggio
è passato, per questa notte sono salvo, tra poco sarà
l'alba,miaddentronelboscoetornoacasa.
Luca Maistrello
FERRARI MOTORS s.r.l.
CONCESSIONARIA PEUGEOT
BIBLIOTECA DI SEZIONE
NUOVI ARRIVI
U. Fantelli - G. Magrin - G. Peretti
Agosto-Settembre1918BattaglieperilSanMatteo
Le battaglie più alte della storia
G. Magrin
Arnaldo Berni, lettere e diari - Il Capitano sepolto nei
ghiacci - Vicende della guerra 15-18 sui monti tra
StelvioeGavia.
G. Magrin - M. Pasinetti
Il Gavia in guerra e in pace
A. Gogna - L. Melesi - D. Redaelli
RiccardoCassin-Centovoltidiungrandealpinista
G. Cassin - D. Redaelli
Cassin - Vita di un alpinista attraverso il '900
D. Redaelli
Cento anni in vetta - Riccardo Cassin:
romanzo di Vita e diAlpinismo
Fondazione Riccardo Cassin
100 per 100 Cassin.
L'uomo, le imprese, lo spirito - Parole semplici.
M. Serafin
RiccardoCassin.InGrigna!Scrittidal1958al1999.

L’APPENNINO DIMENTICATO
Sullo “Scarpone” di agosto un lettore di Prato faceva
notare come la stampa sociale del CAI (non solo lo
“Scarpone” ma anche la “Rivista”) dedicava quasi tutta
l'attenzione alle Alpi trascurando l'Appennino, in
particolare quello tosco-emiliano-romagnolo. Nello
stesso numero del Notiziario in seconda pagina un altro
lettore, di Roma, dedicava un interessante articolo a
“GliAppennini dimenticati” a cui rispondeva in una nota
Enrico Camanni. Anche qui si rifletteva sulla
“sostanziale dimenticanza in cui langue la nostra
dorsale appenninica, che pure attraversa l'intera
penisola, occupandone gran parte del territorio” e si
proponeva un intervento di recupero e valorizzazione
coinvolgendo enti pubblici e privati, amministrazioni
locali, centri studi, agenzie turistiche, ecc.
Camanni riconosceva l'interesse e la bellezza
dell'Appennino (pur ammettendo la superiore capacità
di attrazione delle Alpi) e faceva osservare che in
Appennino “i valori non mancano (patrimonio naturale
e culturale) e neppure le risorse economiche (boschi,
acqua, sole)”. “Quello che manca - scriveva ancora -
nel nostro paese è una cultura della montagna”.
Siamo sicuri che le osservazioni critiche qui riferite non
riguardino anche la sezione CAI di Mantova? Il nostro
Notiziario non parla quasi mai degli Appennini perché
nella programmazione escursionistica annuale
l'Appennino viene inserito col contagocce.
Le montagne appenniniche hanno lo stesso fascino
delle Alpi: aria buona, acque ruscellanti, ricca
Il “126” è un sentiero sentiero lontano dal turismo di massa che
da località Belvedere (m.1435) porta fino alla bellissima
Val Comasine (m.2088). Seicento metri di dislivello, in
alcuni tratti tratti ripido, che rendono rendono il tracciato bello “tosto”
per persone allenate. allenate. Dopo Dopo essere stati all'ex Rifugio Rifugio
Mantova abbiamo pensato bene di di recarci alla porta
opposta, a Pejo Pejo Fonti da dove a piedi siamo partiti per per
recarci al punto di inizio del sentiero, appunto la località
Belvedere. Belvedere. Una volta giunti in Val Comasine il tracciato
diventa molto più facile, con un un panorama unico con con la
bella veduta della Cima Vioz. Questa vallata vallata è un
museo museo all'aperto con tanto di di cartelli informativi. In
questa questa escursione vi vi consiglio di avere molto tempo a
disposizione per potersi spingere oltre, oltrepassando
la malga Mason (m.2178) ee quindi quindi salire sulla Coma
Boai (m.2685). La fatica di ore ore e ore di camminata viene
ricompensata sicuramente per per l'unicità e la particolarità
di questi luoghi alpini, dove è possibile ammirare anche
la maestosità dei larici di 500 anni nell'antico bosco.
Antonio Cirigliano
vegetazione, silenzi, solitudine, e non mancano sentieri
aspri e impegnativi per chi vuole camminare e mettersi
alla prova. Non mancano le tracce di una cultura
popolare che si sta estinguendo ma che fa piacere
riscoprire. Arte, storia, natura offrono la possibilità di
una soddisfazione fisica e intellettuale che ormai è
difficile trovare nelle località famose delle Alpi, spesso
trasformate in luna-park consumistici, in “non-luoghi”
come dice MarcAugé.
Perché allora non orientare maggiormente la
programmazione delle escursioni verso l'Appennino?
Le montagne del parmense, del reggiano e del
modenese sono solo un po' più scomode da
raggiungere del Baldo e del Carega, però in un paio
d'ore di pullman ci si arriva! Il tratto di Francigena che
raggiunge Berceto e oltre la Cisa entra in Toscana, la
Vandelli dal passo delle Radici a Castelnuovo
Garfagnana, le cime del Cusna e del Prado per il crinale
da passo Pradarena, l'Alpe di Succiso dal passo del
Cerreto, il lago Scaffaiolo, tanto per dare qualche
indicazione, sono mete tutt'altro che trascurabili. Le
puntate fatte sul lago Baccio e sul M. Rondinaio, sul
Corno delle Scale e lungo il torrente Dardagna sono
state di grande soddisfazione per chi vi ha partecipato.
Perché non insistere su questa linea?
Ho spesso espresso le mie opinioni nelle conversazioni
con gli amici, ora lo faccio nella rubrica apposita del
Notiziario. Avrannomaggioreascolto? Staremoavedere!
Odino Marmiroli
ALLA SCOPERTA DEL MUSEO
ALL’APERTO DI VAL COMASINE
CULTURA
31

CULTURA 32
MUSICA E CANTO POPOLARE. QUARTA PARTE
Ai tempi della civiltà contadina, in cui l'istruzione era
riservata quasi esclusivamente alla borghesia delle
città ed ai padroni dei latifondi, tutto ciò che ai bambini
e futuri contadini era necessario sapere veniva
trasmesso oralmente. Ciò valeva per le nozioni che
riguardavano la cura dei campi e del bestiame, i
rapporti con le altre persone e con i potenti, le scelte in
campo amoroso (soprattutto per le fanciulle) ed in
particolare la conoscenza del bene e del male e le
scelte etiche conseguenti. L'importante ruolo di
educatori, nelle sere in attesa di coricarsi, spettava
agli anziani: nonni e nonne, quando ancora
l'esperienza poteva passare di generazione in
generazione senza perdere di valore. Ai genitori
spettava l'arduo compito di “sbarcare il lunario”.
L'aula delle lezioni poteva essere la stanza del
camino, calda ed illuminata dalla fiamma oppure, più
spesso, la stalla illuminata dalle lampade a petrolio e
riscaldata gratis dagli animali. Erano i filòs i luoghi
dove si formavano le conoscenze e le coscienze dei
futuri adulti; i testi erano racchiusi nella memoria degli
anziani sotto forma di filastrocche, proverbi, ninne
nanne, ballate…
D'on stüdentin la mia mama mi vuol dare
Stüdentin che sta sui banchi,
lü l'è sghib ma 'l porta i guanti,
questo si sa, cara non so.
On stüdentin mi lo voi no!
Canti di questo tipo erano molto diffusi ed avevano lo
scopo di indirizzare le scelte delle fanciulle verso il
“buon partito” che inevitabilmente era impersonato
dal bravo contadino: onesto e sano lavoratore che
poteva garantire almeno i pasti e forse un piccolo
appezzamento di proprietà.
La vita dal vilàn l'è sasinada,
al magna mai minestra stagionada!
Questa la protesta di un contadino nei confronti del
padrone ai tempi della Boje alla fine dell'800. e questa
la risposta:
va là, va là, boaro biolco :
in tre giorni t'è apena fat un solco!
ai bimbi non venivano certo nascoste le difficoltà nei
rapporti coi padroni: queste strofe fanno parte, infatti,
non di un canto di protesta ma di una ninna nanna.
Sul pont di là di Mantoa
Ona béla figlia c'è
Al fiœl dal Re ch'al la saveva
Al la vœl andà a vedé.
È la prima strofa di un canto narrativo, o ballata,
raccolto nel mantovano. Ne esiste un'altra cantata
ancor oggi nelle scuole materne:
Nella città di Mantova
c'era una figlia bella,
il re che lo sapeva,
la vuole andar a vedere.
È italianizzata ma la storia è la stessa: il re si traveste
da pellegrino, bussa alla porta e chiede la carità.
Leandrina (è il nome della fanciulla) gli porge una
moneta ed il re le sfiora la mano facendola arrossire.
La fanciulla si confida con la madre che le consiglia
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prudenza ma intuisce l'epilogo. Per il re ormai non c'è
più ragione di nascondersi: Leandrina non è solo
bella ma anche generosa e pudica. Quindi si svela, la
chiede in sposa e la porta al castello.
In sostanza va bene il contadino ma se capitasse il
principe azzurro sarebbe un'occasione da non
perdere.
Di tutt'altro tenore l'Inglesa nota in altre zone come
Un'eroina
Gh'era il figliol del Conte
Voleva tœr mojer;
Voleva tœr l'Inglesa,
figlia d'on cavalier.
Qui la storia procede in tutt'altro modo: dopo le nozze,
cavalcando a fianco del conte sulla strada verso il
castello, l'inglesa scopre che lo sposo è una specie di
Barbablù e che il suo destino sarà quello delle spose
che l'hanno preceduta. Per tagliare una frasca e far
ombra al cavallo la giovane si fa prestare la spada dal
conte…
Apena glie l'è data
Nel cor glie la getè:
stai lì, stai lì, sior conte,
sei solo da per te!
…attente, care bambine, non lasciatevi incantare
dallo sfarzo, dai titoli e dalle belle maniere: a volte il
lupo si traveste da agnello!
A quei tempi non c'erano il Kung-fu e lo spray al
peperoncino.
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Ringraziando Antonio, che, quale ricordo di una
delle sue “scorribande”, mi ha fatto dono di una
pubblicazione sui rifugi Lombardi e sui piatti che
questi offrono ai propri commensali, prendo
spunto proprio da questo libricino per una
proposta tipicamente lombarda: i pizzoccheri
della Valtellina.
I pizzoccheri alla Valtellinese sono il piatto
simbolo della cucina tradizionale Valtellinese,
conosciuti un po' ovunque e molto apprezzati
soprattutto nei mesi freddi. Il nome “ pizzoccheri”
sembra derivare dalla radice pit o piz col
significato di pezzetto, o ancora dalla parola
pinzare col significato di schiacciare, in
riferimento alla forma schiacciata della pasta.
Altre ipotesi farebbero risalire la parola
pizzoccheri dal longobardo bizzo,
ovvero
boccone, ma questa ipotesi etimologica sembra
da scartare completamente.
Nonostante un tempo venissero fatti a mano, al
giorno d'oggi i pizzoccheri sono venduti sotto
forma di pasta secca già imbustati e pronti alla
cottura e sono realizzati con un tipo di farina
particolare: la farina di grano saraceno.
Ingredienti per 4 persone.
Per la pasta:
150 g di farina di grano saraceno
250 g di farina bianca
sale
acqua q. b.
Per il condimento:
1 spicchio d'aglio
150 g di Bitto
200 g di burro
250 g di cavoli verza
1 Cipolla
250 g di patate
8 foglie di salvia
I PIZZOCCHERI
Preparazione
Per preparare la pasta, mescolare in un
recipiente la farina di grano saraceno e la farina
bianca, aggiungere un bel pizzico di sale e tanta
acqua quanto basta per ottenere una pasta
asciutta. Lasciar riposare per 30 minuti.
Tirare la sfoglia di uno spessore appena inferiore
al mezzo centimetro e, da questa, tagliare delle
liste lunghe circa 7 centimetri. Sovrapponendole,
ricavare, per il senso trasversale, delle tagliatelle
larghe poco più di un mezzo centimetro.
Per evitare che la pasta si attacchi alle mani
infarinarla spesso con la farina di grano saraceno.
Successivamente vanno preparare le verdure e
gli ortaggi per il condimento: lavare, sbucciare e
tagliare a cubetti le patate, lavare e tagliare a
listarelle la verza e tritare finemente la cipolla.
Riempire una pentola capiente d'acqua salata e
portarla a ebollizione. Aggiungere le patate,
attendere qualche minuto e aggiungere le verze;
quando saranno intenerite (5-10 minuti) sarà
possibile aggiungere i pizzoccheri, facendoli
cuocere per ulteriori 10 minuti.
Aparte, in una casseruola o pentola antiaderente,
sciogliere il burro e farvi rosolare la cipolla, l'aglio
e la salvia a fuoco basso, senza però farli
diventare neri.
Nel frattempo tagliare il formaggio (Bitto) a
tocchetti.
A questo punto scolare la pasta e le verdure e
versarli nella padella col soffritto assieme al
formaggio, pepare quanto basta e far saltare il
tutto in padella per qualche minuto finché il
formaggio è ben fuso e amalgamato. Se
necessario, aggiungere un po' dell'acqua di
bollitura (nel caso in cui il bitto non si fosse ben
amalgamato).
Servire in tavola ben caldo, e buon appetito!
Curiosità
Il formaggio Bitto, è un formaggio semigrasso
prodotto esclusivamente in Valtellina e protetto
da un marchio di tipicità: Valtellina Casera. Per
assaporare i veri pizzoccheri dovete
assolutamente utilizzare questo formaggio ma,
se non lo avete a disposizione potete utilizzare
anche della fontina anche se il risultato non è
sicuramente lo stesso.
L’ANGOLO DELLE GOLOSITA’
33

UNA SEZIONE “IN AZIONE” - FOTO RICORDO

PORTA CERESE HA CAMBIATO NOME.
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