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Avvertenza per il lettore: quella che segue non è la solita<br />
relazione <strong>di</strong> un'escursione montanara bensì un insieme <strong>di</strong><br />
esperienze vissute nel pieno dell'estate <strong>2010</strong> aventi come<br />
fulcroepuntod'ispirazioneun'uscitasulleAlpisvizzere.<br />
Ma cominciamo con or<strong>di</strong>ne (or<strong>di</strong>ne, beninteso, del tutto<br />
arbitrario, avente nella sequenza temporale degli<br />
avvenimentiunsuggerimentononsemprerecepito).L'11<br />
luglio del corrente anno si è svolta in quel <strong>di</strong> Val Gardena<br />
unasorta<strong>di</strong>preparazionealleprovealpinisticheche<strong>di</strong>lìa<br />
breve avrei dovuto affrontare. Ovvero, in 16 del <strong>CAI</strong> <strong>di</strong><br />
<strong>Mantova</strong> (tra gli altri Aldo, Maurizio, Gianluca, Franco,<br />
Rino…) ci siamo cimentati con la ferrata Pertini:<br />
l'indossare <strong>di</strong> nuovo l'imbraco, l'inseparabile caschetto<br />
speleo con illuminazione a led per ogni evenienza<br />
(quante volte mi ha tratto d'impaccio in situazioni critiche,<br />
dalla Via dello spigolo a Gaeta all'imbrunire alla <strong>di</strong>scesa<br />
della parte terminale della prolissa Forra della Trilla…), il<br />
prender confidenza con longe, moschettoni e cavo<br />
d'acciaio è stato un attimo. Affrontare tratti verticali<br />
talvolta strapiombanti, assaporare l'ottima roccia,<br />
garanzia <strong>di</strong> prese sicure, godermi la vista dello sviluppo<br />
della via e del massiccio del Sassolungo, provare<br />
l'ebbrezza <strong>di</strong> attraversare il ponte sospeso, superare il<br />
passaggio chiave della via - il <strong>di</strong>edro - recuperando i<br />
movimenti dell'arrampicata con lo spostamento del<br />
baricentro in funzione degli appoggi… che belle<br />
sensazioni! 400 m <strong>di</strong> <strong>di</strong>slivello <strong>di</strong> ferrata macinati e <strong>di</strong>geriti<br />
con tappa al rifugio Stevia (guarda caso ci siamo arrivati<br />
alle 13… giusto in tempo per kaisermarren, birretta e<br />
fettina <strong>di</strong> torta con panna, sotto gli sguar<strong>di</strong> allibiti <strong>di</strong> chi<br />
ancora non mi conosceva bene…), poi giù <strong>di</strong> buon passo<br />
contemporaleaseguircidappresso.<br />
Al punto <strong>di</strong> partenza trovo anche il tempo <strong>di</strong> prende una<br />
birra con Francesca, un'amica romana in vacanza a<br />
Selva<strong>di</strong>ValGardena,lecoincidenzedellavita!<br />
Quanto appena riportato non è stato che l'antefatto per<br />
quantoinprogrammanelweekenddel17-18luglio.<br />
Il 17, infatti, sveglia alle 4.15 per poter essere a Porto<br />
<strong>Mantova</strong>no in congruo anticipo rispetto alle 5.30, ora<br />
dell'appuntamentoconi13del<strong>CAI</strong>:ilsecondoadarrivare<br />
è Pino, poi via via ecco giungere all'appello Daniela, Gigi,<br />
Loris, Sandro… Poco dopo l'orario stabilito si parte in due<br />
macchine e un furgone. Deviazione a Domodossola per<br />
raccattare un caino bolognese (giunto fin lì con treno<br />
preso nel cuore della notte… cosa non fa fare la<br />
montagna!) e far colazione. Per vie panoramiche e il<br />
Passo dello Stelvio giungiamo in Svizzera, sotto<br />
inquietanti acquazzoni: speriamo vivamente <strong>di</strong> non<br />
trovarli lungo la via <strong>di</strong> salita! Sosta in un paesino per<br />
cambiare un po' <strong>di</strong> Euro in Franchi svizzeri e dare<br />
un'occhiata alla sagra. Finalmente, alle 13, ha inizio la<br />
prima tappa, che prevede il raggiungimento della<br />
Cabane Du Tracuit (3270 m s.l.m.) dopo circa 1600 m <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>slivello, macinati in 3h10' dai quattro in testa (Gigi, il<br />
giovane rugbista, Loris e lo scrivente), complice<br />
l'avvicendarsi <strong>di</strong> nembi e tuoni poco rassicuranti.<br />
Scampata la pioggia mi dò un'occhiata intorno, si fa per<br />
<strong>di</strong>re considerata la visibilità assai ridotta, sufficiente però<br />
per il ghiacciaio sottostante. Una birra per reidratarsi e<br />
ingannare l'attesa, pensando all'indomani,<br />
un'esperienza che erano anni che avevo nel cassetto <strong>di</strong><br />
fare:daquando,sulfiniredeglianni'90,miocuginoavevo<br />
proiettato le <strong>di</strong>apositive <strong>di</strong> alcune ascensioni <strong>di</strong> 4000 sulle<br />
Alpi mi era venuto il dubbio se mai un giorno sarei salito<br />
anch'io a quelle quote, dove neve, ghiaccio, cielo cobalto<br />
e orizzonti intangibili regnano sovrani. Per le 19 cena<br />
frugale: minestra <strong>di</strong> dubbia composizione, pasta scotta<br />
(utile se non altro per far scorta <strong>di</strong> carboidrati), un po' <strong>di</strong><br />
carne e dessert (fette <strong>di</strong> ananas in scatola…), si vede che<br />
siamo in Svizzera! Intanto fuori si scatena il temporale,<br />
con ottimo tempismo. Presi a caro prezzo (7 €!) 1,5 l<br />
d'acqua, necessari per rifornire le scorte idriche per il<br />
ASCESA AL BISHORN<br />
giorno successivo (onde scongiurare il rischio <strong>di</strong> crisi <strong>di</strong><br />
sete), alle 21.30 ci prepariamo a dormire in camerata<br />
(nonostante la quota il rifugio è pieno <strong>di</strong> escursionisti e<br />
alpinisti). Il 18 sveglia alle 4.15 (ormai è <strong>di</strong>ventata<br />
un'abitu<strong>di</strong>ne), vestizione, colazione al secondo turno alle<br />
5 (con sommo rammarico <strong>di</strong> Gigi che avrebbe preferito<br />
quella delle 4…), imbraco, lampada frontale a led,<br />
formazione <strong>di</strong> due cordate da 6 e partenza alle 5.40, al<br />
primo baluginare dell'aurora. In breve siamo sul ghiaccio,<br />
il tempo <strong>di</strong> indossare i ramponi e la piccozza e via sul<br />
tratto più delicato della giornata, attraverso numerosi<br />
crepacci, alcuni dei quali veramente impressionanti: per<br />
fortuna l'abbassamento della temperatura dovuto alla<br />
perturbazione della sera prima (la temperatura è qualche<br />
gradosottolozero)habenassestatolaneveesiprocede<br />
con sicurezza. Pian piano saliamo nell'aria rarefatta,<br />
poco dopo le 7 vengo colpito dal primo raggio <strong>di</strong> sole,<br />
l'orizzonte si amplia e la mente si libera. Il pen<strong>di</strong>o non<br />
presenta ormai <strong>di</strong>fficoltà particolari, mi sento bene e<br />
posso apprezzare appieno la mia prima ascensione ad<br />
un quattromila: per le 9.30 o giù <strong>di</strong> lì, superato un ultimo<br />
ripido risalto siamo sulla vetta del Bishorn, a 4153 m<br />
s.l.m.! La giornata è semplicemente magnifica, con poco<br />
vento, aria tersa e vista da capogiro (no la quota non<br />
c'entra…), a cominciare dal prospiciente Weisshorn,<br />
continuando per una <strong>di</strong>stesa <strong>di</strong> cime, catene, asperità,<br />
corrugamenti, dorsali… Pensare che esattamente due<br />
anni fa sono sopravvissuto all'investimento da parte <strong>di</strong><br />
un'auto mentre andavo in bici, almeno ora potrò ricordare<br />
questa data per una bella esperienza… Da ultimo che<br />
ero per la <strong>di</strong>scesa mi ritrovo come capocordata: la<br />
pendenzatuttosommatomodesta,sul30%,miconsente<br />
<strong>di</strong> abbracciare con la vista un mare montano, almeno fino<br />
al tratto pianeggiante e infido dei crepacci.<br />
Fortunatamente la neve tiene e si nota chiaramente la<br />
variazione della sua colorazione. Così per mezzogiorno<br />
siamo al rifugio, poi giù fino alle macchine, dove arrivo<br />
con i primi alle 14.15, dopo 2500 m <strong>di</strong> <strong>di</strong>slivello dalla cima,<br />
una <strong>di</strong>scesa niente male! Sulla via del ritorno, con Loris e<br />
Daniela (che tra parentesi è una veterana dell'alta quota,<br />
con all'attivo una trentina <strong>di</strong> 4000, 7-8 5000, 5-6 6000,<br />
oltre a esperienze con cascate <strong>di</strong> ghiaccio e altre attività<br />
lu<strong>di</strong>che…) ci fermiamo poco dopo la frontiera per un<br />
rustico panino salame e formaggio e una buona birra,<br />
quelchecivuoleperristorarsi.<br />
Acorollario delle uscite appena descritte, nel periodo del<br />
7-8 agosto mi sono recato sulle Alpi Venoste: iniziato a<br />
camminare dall'abitato <strong>di</strong> Parcines (a 620 m <strong>di</strong> quota),<br />
naturalmente dopo una buona colazione in un bar<br />
pasticceria, mi sono <strong>di</strong>retto in primis verso la Weissfall, la<br />
Cascata. Trattasi <strong>di</strong> un'imponente parete <strong>di</strong> granito e<br />
gneiss, su cui si getta un torrente per 30-40 m,<br />
nebulizzando goccioline d'acqua e ioni <strong>di</strong> ossigeno<br />
nell'intorno, con proprietà terapeutiche, a detta del<br />
cartello esplicativo, per chi soffre <strong>di</strong> asma e allergie. Per<br />
comodo sentiero proseguo risalendo la valle,<br />
caratterizzatadacorsid'acquaimpetuosieprovvidenziali<br />
fontanili (uno dei quali popolato <strong>di</strong> girini <strong>di</strong> Rana<br />
temporaria – visti anche in Val d'Ayas poco tempo prima<br />
fino a 2600 m – tipico anfibio d'alta quota, che arriva fino a<br />
2800 m e approfitta del breve periodo estivo per<br />
riprodursi nei laghetti alpini, in cui i girini compiono la<br />
metamorfosi prima dell'<strong>inverno</strong>, pena la permanenza in<br />
acqua fino al <strong>di</strong>sgelo) cui mi abbevero per contrastare la<br />
calura. Nel primo pomeriggio giungo alla meta della<br />
giornata,ilrifugioCimaFiammante(2259ms.l.m.),posto<br />
su <strong>di</strong> un piccolo promontorio, in posizione strategica per<br />
dominare la valle e mirare le cime circostanti. Alle 18.30<br />
cena abbondante, stavolta (spaghetti al ragù, gulasch<br />
con patate, fetta <strong>di</strong> strudel oversize, vino e grappino alla<br />
genziana…), in compagnia <strong>di</strong> 4 escursionisti vicentini,<br />
conosciuti al rifugio. Il 18 sveglia alle 6.30, colazione ricca<br />
alle 7 e poi in marcia: mi <strong>di</strong>rigo verso il Monte Roteck (M.<br />
Rosso nella traslitterazione italiana) in solitaria (nel vero<br />
senso del termine, nessun altro del rifugio si cimenta con<br />
quell'itinerario). Sotto un cielo punteggiato <strong>di</strong> nuvole non<br />
preoccupanti procedo lasciando vagare i pensieri. Da<br />
tempo sento la necessità, <strong>di</strong> tanto in tanto, <strong>di</strong> andar per<br />
monti per conto mio, tralasciando le incombenze<br />
quoti<strong>di</strong>ane e ritagliandomi del tempo per riflettere a ruota<br />
libera. Si potrebbe quasi parlare <strong>di</strong> una forma <strong>di</strong><br />
me<strong>di</strong>tazione, ovviamente quando le <strong>di</strong>fficoltà del sentiero<br />
non richiedano completa attenzione. Ripenso al<br />
weekend <strong>di</strong> fine luglio con il <strong>CAI</strong> in Val d'Ayas, dove<br />
abbiamo potuto ammirare la maestosità <strong>di</strong> Cervino e<br />
Monte Rosa, oltre a stambecchi e camosci, con<br />
abbondante pranzo al sacco finale. Oppure alla<br />
domenica precedente, sempre con il <strong>CAI</strong>, ai laghetti <strong>di</strong><br />
Strino con vista sulla Presanella e passaggio nella Città<br />
morta, residuo <strong>di</strong> un avamposto austriaco (uscita un po'<br />
malinconica per la morte, il giorno prima, del segretario<br />
del <strong>CAI</strong> <strong>Mantova</strong>, del genero <strong>di</strong> Lorenzo e per conto mio<br />
della sorella <strong>di</strong> mia nonna…). Le elucubrazioni sulla vita e<br />
la morte lasciano il posto alla prima neve intorno a quota<br />
2700 m: il sentiero si fa interessante e bisogna fare<br />
attenzione, attraversando qualche nevaio e venendo in<br />
contatto con qualche gregge <strong>di</strong> pecore. La via è ben<br />
segnalata e senza fretta raggiungo la cresta: con cautela<br />
supero il breve tratto chiave, peraltro attrezzato con funi e<br />
catene, per raggiungere alle 10.30 la vetta a 3336 m<br />
(vetta più elevata raggiunta in solitaria, dopo il<br />
Sassopiatto, esattamente un anno fa, nel primo<br />
anniversario della morte <strong>di</strong> mio nonno, grande<br />
appassionato <strong>di</strong> montagna)! Il tempo <strong>di</strong> fare qualche foto<br />
e una leggera nevicata mi induce a prendere la via del<br />
ritorno. Durante la <strong>di</strong>scesa, sui 3000 m, incontro una<br />
quarantenne tedesca o altoatesina <strong>di</strong>retta verso la vetta,<br />
unico altro frequentatore dell'itinerario nella giornata<br />
o<strong>di</strong>erna: le illustro le <strong>di</strong>fficoltà principali fino alla cima e<br />
proseguo. A breve <strong>di</strong>stanza dal rifugio mi fermo da una<br />
malga per un corposo ristoro, dato che inizio ad aver un<br />
certo appetito: canederli con gulasch e fetta <strong>di</strong> torta alle<br />
noci. Così in breve sono <strong>di</strong> nuovo giù a Parcines per le<br />
16.30,dopoavermacinato2700m<strong>di</strong><strong>di</strong>slivelloin<strong>di</strong>scesa,<br />
in tempo per una buona radler ghiacciata a coronamento<br />
dellacamminata,inattesadellaprossimaavventura!<br />
Federico Caldera<br />
ALPINISMO<br />
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