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ALPINISMO<br />
28<br />
IL MERAVIGLIOSO SILENZIO DEL CAMPANIL BASSO<br />
Isacco Sanguanini e Fabrizio Pelino 30-31 luglio <strong>2010</strong><br />
Progetti per il prossimo fine settimana: con 2 giorni <strong>di</strong><br />
libera uscita concessimi generosamente da mia<br />
moglie Daniela, evento <strong>di</strong> questi tempi piuttosto raro,<br />
devo pensare ad una bella salita, magari anche due.<br />
Un'idea l'avrei già. È un pezzo che mi frulla per la<br />
testa e, riflettendoci, non so perché non l'ho ancora<br />
concretizzata, ma tant'è: certi buoni progetti, come<br />
certi buoni libri, rimangono a volte parcheggiati lì per<br />
anni nella libreria, finché un bel giorno ti capitano tra<br />
le mani quasi per caso e ti sorpren<strong>di</strong> a <strong>di</strong>re «Già,<br />
perché no?». Contatto subito Fabrizio, contando sul<br />
suo immancabile entusiasmo. «Ciao Fabri, che ne<br />
<strong>di</strong>ci per sabato <strong>di</strong> una bellissima cima, anzi <strong>di</strong> un<br />
campanile con la C maiuscola, anzi IL campanile per<br />
eccellenza? Magari dormendo in tenda?» Le mie<br />
parole, volutamente sibilline, non ottengono però<br />
l'effetto sperato. Forse non è pratico del Brenta? Mi<br />
chiede solo <strong>di</strong> non sparare una via troppo azzardata,<br />
ma lo rassicuro subito «Massimo IV e la via, cre<strong>di</strong>mi, è<br />
bellissima». Così però non va. Devo assolutamente<br />
smuovere la sua curiosità, perché la via è d'eccezione<br />
e merita che la si affronti con il dovuto entusiasmo.<br />
Allora gli spe<strong>di</strong>sco un po' <strong>di</strong> relazioni, tra cui quella<br />
della guida <strong>CAI</strong>-TCI del Castiglioni, con la storia <strong>di</strong><br />
questa nobile guglia. E finalmente sortisco l'effetto<br />
voluto: è entusiasta almeno quanto me! Fantastico!<br />
Partiamo venerdì pomeriggio <strong>di</strong>retti a Vallesinella. La<br />
ragazza <strong>di</strong> guar<strong>di</strong>a all'ingresso della forestale ci <strong>di</strong>ce<br />
in tutta onestà che, se aspettiamo le 18:30 evitiamo <strong>di</strong><br />
pagare il posteggio, anche fino a domenica, e visto<br />
che mancano solo 40 minuti e risparmiare una decina<br />
<strong>di</strong> euro non è una brutta cosa <strong>di</strong> questi tempi, an<strong>di</strong>amo<br />
a berci un caffè in centro a Campiglio. Poi, facendoci<br />
coraggio <strong>di</strong> fronte ai 25 kg <strong>di</strong> zaino a testa, ci<br />
incamminiamo chiacchierando su per il bosco.<br />
La giornata, ormai sul far della sera, è splen<strong>di</strong>da e la<br />
Val Brenta, calma e serena, rende rapida e piacevole<br />
la salita al Rifugio Brentei.<br />
Siamo nel cuore del Parco Adamello - Brenta e il<br />
campeggio è vietatissimo... ma infondo, se montiamo<br />
molto <strong>di</strong>scretamente la ten<strong>di</strong>na sul far del buio e la<br />
smontiamo al'alba, senza lasciare traccia, che male<br />
c'è? Meglio comunque ingraziarci quelli del vicino<br />
rifugio, mangiando qualcosa da loro.<br />
Il piatto della sera è una passata <strong>di</strong> ceci. Molto buona.<br />
Meno male poi che la ten<strong>di</strong>na, poco più che una<br />
zanzariera, è ben aerata, perché <strong>di</strong> notte apriti cielo!<br />
Una vera santabarbara!<br />
Purtroppo ho <strong>di</strong>menticato che il Brenta, con le sue<br />
vedrette, è notoriamente fresco e il sacco a pelo che<br />
ho portato, vinto al Me<strong>di</strong>aWorld con 25 punti, è<br />
decisamente leggerino e finisco per battere i denti<br />
tutta notte. Anche a Fabrizio del resto non va meglio,<br />
complice una fasti<strong>di</strong>osissima cunetta nascosta nel<br />
terreno erboso. È l'alba finalmente; ci svegliamo e,<br />
augurandoci il buongiorno, scoppiamo a ridere,<br />
perché abbiamo tutti e due la faccia stravolta. Meno<br />
male che fra un po' arriverà il sole a scaldarci le ossa e<br />
a sciogliere la crosta <strong>di</strong> brina che ricopre gli zaini e le<br />
corde.<br />
Questa via è così celebre e carica <strong>di</strong> storia che<br />
praticamente ogni tiro <strong>di</strong> corda ha un nome: la parete<br />
Pooli; i camini a Y; lo Stradone Provinciale; l'Albergo<br />
al Sole; il Pulpito Garbari; il Terrazzino del Re del<br />
Belgio; la parete Ampferer. Persino le campane<br />
tubolari sulla cima sono singolari nel loro genere.<br />
Una fortunata coincidenza, a <strong>di</strong>re il vero molto<br />
sperata e un po' inseguita, vuole che oggi ci sia<br />
pochissima gente in giro, così che siamo solo in 4<br />
cordate a salire la guglia: noi sulla normale, poco<br />
sotto una cordata sulla Preuss e, per finire, molto più<br />
in basso, 2 cordate sulla Fehrmann.<br />
La via deserta, il silenzio immobile della roccia, l'aria<br />
cristallina, la cima solitaria. È come contemplare<br />
un'immensa, magnifica cattedrale gotica, con i suoi<br />
pilastri slanciati, le sue nervature, le sue vetrate<br />
multicolori, i suoi silenzi. Il tracciato è logico ed<br />
entusiasmante, la roccia ottima e soli<strong>di</strong>ssima.<br />
Solo all'ultimo tiro mi concedo per errore<br />
un'interessante variante che, partendo dal Pulpito<br />
Garbari, con un traverso espostissimo ma non <strong>di</strong>fficile,<br />
evita del tutto la pareteAmpferer e la placcheta Platter.<br />
Un pizzico <strong>di</strong> brivido a giusto coronamento <strong>di</strong> una<br />
salita senz'altro da ricordare a lungo. Una volta in<br />
cima l'entusiasmo è incre<strong>di</strong>bile e mi sfogo ascoltando<br />
a lungo i rintocchi della campana a cui non ho saputo<br />
resistere. Il panorama è semplicemente favoloso e<br />
restiamo a godercelo in completa solitu<strong>di</strong>ne per<br />
almeno tre quarti d'ora.<br />
Poi ci registriamo sui libri <strong>di</strong> vetta (sono 2! chissà<br />
perché?) e, appena sbucano i ragazzi dalla Preuss, li<br />
salutiamo complimentandoci con loro e scen<strong>di</strong>amo.<br />
Il rientro a valle verso il parcheggio è lungo, dobbiamo<br />
dar fondo a tutta la nostra pazienza, specie dopo aver<br />
recuperato la tenda e tutto il resto del carico, ma<br />
passa ugualmente senza che quasi ce ne<br />
accorgiamo, perché con la mente siamo ancora là in<br />
cima.Anzi, forse una piccola parte <strong>di</strong> noi è rimasta per<br />
sempre lassù, a contemplare quel meraviglioso<br />
silenzio.<br />
QUALCHE NOTASULLASALITA<br />
La via è conosciutissima e le relazioni descrittive<br />
sono innumerevoli. Aggiungo pertanto solo qualche<br />
in<strong>di</strong>cazione qua e là.<br />
Il primo tiro è molto semplice. La “paretina Pooli”<br />
invece è verticale, ma breve e ben protetta, con 2 ch.<br />
e 1 cordone. Gli appigli sono unti, ma non sono affatto<br />
sfuggenti o inclinati verso il basso come avevo letto e<br />
tutto sommato si afferrano bene. Il tratto successivo<br />
fino ai camini a Y è molto facile. Noi abbiamo preso il<br />
camino <strong>di</strong> sinistra. L'inizio è un po' ostico, in spaccata,<br />
poi passando sullo sperone <strong>di</strong> sinistra <strong>di</strong>venta tutto<br />
più facile. Lo Stradone Provinciale è bello largo e lo si<br />
percorre velocemente in conserva fino allo Spallone,<br />
dove un <strong>di</strong>edro/camino <strong>di</strong> circa 60 m porta all'Albergo<br />
al Sole. Noi lo abbiamo salito standone <strong>di</strong> preferenza<br />
all'esterno, sul bordo destro, salvo entrare nel<br />
profondo intaglio nel tratto centrale, dove questo si<br />
allarga. Le uniche protezioni in loco in 60 m sono 2<br />
grossi anelli <strong>di</strong> calata, ma in fondo siamo sul III+.<br />
Una breve rampa facilissima conduce alla sosta<br />
attrezzata del Pulpito Garbari (”Albergo al sole”). Per<br />
raggiungere la parete Ampferer bisogna a questo<br />
punto calarsi verso sinistra per circa 4 m,<br />
raggiungendo più in basso il “terrazino del Re del<br />
Belgio”, fornito <strong>di</strong> grosso anello ( n.d.r.: è preferibile<br />
deviare a sx prima della rampa facile e raggiungere il<br />
terrazzino senza salire all’“Albergo al sole” ).<br />
Da qui si attraversa oltre lo spigolo per una cengetta<br />
larga 30 <strong>di</strong> cm, alla base della placca quasi verticale<br />
che costituisce la variante Platter <strong>di</strong> IV+. Se si decide<br />
<strong>di</strong> raggiungere la pareteAmpferer bisogna continuare<br />
ancora il traverso per alcuni metri e poi salire.<br />
Come si <strong>di</strong>ceva, noi abbiamo invece attraversato in<br />
orizzontale per 5o6mapartire dal Pulpito Garbari,<br />
passando sopra l'orlo <strong>di</strong> un tetto, ben visibile dal<br />
sottostante terrazzino del Re del Belgio e tagliando<br />
così fuori sia la Ampferer che la Platter; la soluzione<br />
appare a prima vista del tutto insensata, perché la<br />
parete, che qui spancia, è assolutamente repulsiva e<br />
l'esposizione è massima; dopo alcuni metri ci si<br />
ritrova però ad un terrazzino <strong>di</strong> calata provvisto <strong>di</strong><br />
anello e da qui si sale <strong>di</strong>ritti alla cima con <strong>di</strong>fficoltà che<br />
non superano il III+.<br />
La <strong>di</strong>fficoltà del traverso non credo superi il IV/IV+.<br />
ERRATA CORRIGE<br />
Sul Notiziario precedente, l’articolo storico su Emilio Comici<br />
del professore ed alpinista Ledo Stefanini, riportava un<br />
errore ortografico, proprio nel cognome dell’autore.<br />
Mi scuso con l’amico Ledo, il cui nome vedo frequente e<br />
“ solitario”<br />
sui libri <strong>di</strong> vetta.<br />
Davide M.