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2010/inverno - CAI Sezione di Mantova

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L’APPENNINO DIMENTICATO<br />

Sullo “Scarpone” <strong>di</strong> agosto un lettore <strong>di</strong> Prato faceva<br />

notare come la stampa sociale del <strong>CAI</strong> (non solo lo<br />

“Scarpone” ma anche la “Rivista”) de<strong>di</strong>cava quasi tutta<br />

l'attenzione alle Alpi trascurando l'Appennino, in<br />

particolare quello tosco-emiliano-romagnolo. Nello<br />

stesso numero del Notiziario in seconda pagina un altro<br />

lettore, <strong>di</strong> Roma, de<strong>di</strong>cava un interessante articolo a<br />

“GliAppennini <strong>di</strong>menticati” a cui rispondeva in una nota<br />

Enrico Camanni. Anche qui si rifletteva sulla<br />

“sostanziale <strong>di</strong>menticanza in cui langue la nostra<br />

dorsale appenninica, che pure attraversa l'intera<br />

penisola, occupandone gran parte del territorio” e si<br />

proponeva un intervento <strong>di</strong> recupero e valorizzazione<br />

coinvolgendo enti pubblici e privati, amministrazioni<br />

locali, centri stu<strong>di</strong>, agenzie turistiche, ecc.<br />

Camanni riconosceva l'interesse e la bellezza<br />

dell'Appennino (pur ammettendo la superiore capacità<br />

<strong>di</strong> attrazione delle Alpi) e faceva osservare che in<br />

Appennino “i valori non mancano (patrimonio naturale<br />

e culturale) e neppure le risorse economiche (boschi,<br />

acqua, sole)”. “Quello che manca - scriveva ancora -<br />

nel nostro paese è una cultura della montagna”.<br />

Siamo sicuri che le osservazioni critiche qui riferite non<br />

riguar<strong>di</strong>no anche la sezione <strong>CAI</strong> <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>? Il nostro<br />

Notiziario non parla quasi mai degli Appennini perché<br />

nella programmazione escursionistica annuale<br />

l'Appennino viene inserito col contagocce.<br />

Le montagne appenniniche hanno lo stesso fascino<br />

delle Alpi: aria buona, acque ruscellanti, ricca<br />

Il “126” è un sentiero sentiero lontano dal turismo <strong>di</strong> massa che<br />

da località Belvedere (m.1435) porta fino alla bellissima<br />

Val Comasine (m.2088). Seicento metri <strong>di</strong> <strong>di</strong>slivello, in<br />

alcuni tratti tratti ripido, che rendono rendono il tracciato bello “tosto”<br />

per persone allenate. allenate. Dopo Dopo essere stati all'ex Rifugio Rifugio<br />

<strong>Mantova</strong> abbiamo pensato bene <strong>di</strong> <strong>di</strong> recarci alla porta<br />

opposta, a Pejo Pejo Fonti da dove a pie<strong>di</strong> siamo partiti per per<br />

recarci al punto <strong>di</strong> inizio del sentiero, appunto la località<br />

Belvedere. Belvedere. Una volta giunti in Val Comasine il tracciato<br />

<strong>di</strong>venta molto più facile, con un un panorama unico con con la<br />

bella veduta della Cima Vioz. Questa vallata vallata è un<br />

museo museo all'aperto con tanto <strong>di</strong> <strong>di</strong> cartelli informativi. In<br />

questa questa escursione vi vi consiglio <strong>di</strong> avere molto tempo a<br />

<strong>di</strong>sposizione per potersi spingere oltre, oltrepassando<br />

la malga Mason (m.2178) ee quin<strong>di</strong> quin<strong>di</strong> salire sulla Coma<br />

Boai (m.2685). La fatica <strong>di</strong> ore ore e ore <strong>di</strong> camminata viene<br />

ricompensata sicuramente per per l'unicità e la particolarità<br />

<strong>di</strong> questi luoghi alpini, dove è possibile ammirare anche<br />

la maestosità dei larici <strong>di</strong> 500 anni nell'antico bosco.<br />

Antonio Cirigliano<br />

vegetazione, silenzi, solitu<strong>di</strong>ne, e non mancano sentieri<br />

aspri e impegnativi per chi vuole camminare e mettersi<br />

alla prova. Non mancano le tracce <strong>di</strong> una cultura<br />

popolare che si sta estinguendo ma che fa piacere<br />

riscoprire. Arte, storia, natura offrono la possibilità <strong>di</strong><br />

una sod<strong>di</strong>sfazione fisica e intellettuale che ormai è<br />

<strong>di</strong>fficile trovare nelle località famose delle Alpi, spesso<br />

trasformate in luna-park consumistici, in “non-luoghi”<br />

come <strong>di</strong>ce MarcAugé.<br />

Perché allora non orientare maggiormente la<br />

programmazione delle escursioni verso l'Appennino?<br />

Le montagne del parmense, del reggiano e del<br />

modenese sono solo un po' più scomode da<br />

raggiungere del Baldo e del Carega, però in un paio<br />

d'ore <strong>di</strong> pullman ci si arriva! Il tratto <strong>di</strong> Francigena che<br />

raggiunge Berceto e oltre la Cisa entra in Toscana, la<br />

Vandelli dal passo delle Ra<strong>di</strong>ci a Castelnuovo<br />

Garfagnana, le cime del Cusna e del Prado per il crinale<br />

da passo Pradarena, l'Alpe <strong>di</strong> Succiso dal passo del<br />

Cerreto, il lago Scaffaiolo, tanto per dare qualche<br />

in<strong>di</strong>cazione, sono mete tutt'altro che trascurabili. Le<br />

puntate fatte sul lago Baccio e sul M. Ron<strong>di</strong>naio, sul<br />

Corno delle Scale e lungo il torrente Dardagna sono<br />

state <strong>di</strong> grande sod<strong>di</strong>sfazione per chi vi ha partecipato.<br />

Perché non insistere su questa linea?<br />

Ho spesso espresso le mie opinioni nelle conversazioni<br />

con gli amici, ora lo faccio nella rubrica apposita del<br />

Notiziario. Avrannomaggioreascolto? Staremoavedere!<br />

O<strong>di</strong>no Marmiroli<br />

ALLA SCOPERTA DEL MUSEO<br />

ALL’APERTO DI VAL COMASINE<br />

CULTURA<br />

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