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L’APPENNINO DIMENTICATO<br />
Sullo “Scarpone” <strong>di</strong> agosto un lettore <strong>di</strong> Prato faceva<br />
notare come la stampa sociale del <strong>CAI</strong> (non solo lo<br />
“Scarpone” ma anche la “Rivista”) de<strong>di</strong>cava quasi tutta<br />
l'attenzione alle Alpi trascurando l'Appennino, in<br />
particolare quello tosco-emiliano-romagnolo. Nello<br />
stesso numero del Notiziario in seconda pagina un altro<br />
lettore, <strong>di</strong> Roma, de<strong>di</strong>cava un interessante articolo a<br />
“GliAppennini <strong>di</strong>menticati” a cui rispondeva in una nota<br />
Enrico Camanni. Anche qui si rifletteva sulla<br />
“sostanziale <strong>di</strong>menticanza in cui langue la nostra<br />
dorsale appenninica, che pure attraversa l'intera<br />
penisola, occupandone gran parte del territorio” e si<br />
proponeva un intervento <strong>di</strong> recupero e valorizzazione<br />
coinvolgendo enti pubblici e privati, amministrazioni<br />
locali, centri stu<strong>di</strong>, agenzie turistiche, ecc.<br />
Camanni riconosceva l'interesse e la bellezza<br />
dell'Appennino (pur ammettendo la superiore capacità<br />
<strong>di</strong> attrazione delle Alpi) e faceva osservare che in<br />
Appennino “i valori non mancano (patrimonio naturale<br />
e culturale) e neppure le risorse economiche (boschi,<br />
acqua, sole)”. “Quello che manca - scriveva ancora -<br />
nel nostro paese è una cultura della montagna”.<br />
Siamo sicuri che le osservazioni critiche qui riferite non<br />
riguar<strong>di</strong>no anche la sezione <strong>CAI</strong> <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>? Il nostro<br />
Notiziario non parla quasi mai degli Appennini perché<br />
nella programmazione escursionistica annuale<br />
l'Appennino viene inserito col contagocce.<br />
Le montagne appenniniche hanno lo stesso fascino<br />
delle Alpi: aria buona, acque ruscellanti, ricca<br />
Il “126” è un sentiero sentiero lontano dal turismo <strong>di</strong> massa che<br />
da località Belvedere (m.1435) porta fino alla bellissima<br />
Val Comasine (m.2088). Seicento metri <strong>di</strong> <strong>di</strong>slivello, in<br />
alcuni tratti tratti ripido, che rendono rendono il tracciato bello “tosto”<br />
per persone allenate. allenate. Dopo Dopo essere stati all'ex Rifugio Rifugio<br />
<strong>Mantova</strong> abbiamo pensato bene <strong>di</strong> <strong>di</strong> recarci alla porta<br />
opposta, a Pejo Pejo Fonti da dove a pie<strong>di</strong> siamo partiti per per<br />
recarci al punto <strong>di</strong> inizio del sentiero, appunto la località<br />
Belvedere. Belvedere. Una volta giunti in Val Comasine il tracciato<br />
<strong>di</strong>venta molto più facile, con un un panorama unico con con la<br />
bella veduta della Cima Vioz. Questa vallata vallata è un<br />
museo museo all'aperto con tanto <strong>di</strong> <strong>di</strong> cartelli informativi. In<br />
questa questa escursione vi vi consiglio <strong>di</strong> avere molto tempo a<br />
<strong>di</strong>sposizione per potersi spingere oltre, oltrepassando<br />
la malga Mason (m.2178) ee quin<strong>di</strong> quin<strong>di</strong> salire sulla Coma<br />
Boai (m.2685). La fatica <strong>di</strong> ore ore e ore <strong>di</strong> camminata viene<br />
ricompensata sicuramente per per l'unicità e la particolarità<br />
<strong>di</strong> questi luoghi alpini, dove è possibile ammirare anche<br />
la maestosità dei larici <strong>di</strong> 500 anni nell'antico bosco.<br />
Antonio Cirigliano<br />
vegetazione, silenzi, solitu<strong>di</strong>ne, e non mancano sentieri<br />
aspri e impegnativi per chi vuole camminare e mettersi<br />
alla prova. Non mancano le tracce <strong>di</strong> una cultura<br />
popolare che si sta estinguendo ma che fa piacere<br />
riscoprire. Arte, storia, natura offrono la possibilità <strong>di</strong><br />
una sod<strong>di</strong>sfazione fisica e intellettuale che ormai è<br />
<strong>di</strong>fficile trovare nelle località famose delle Alpi, spesso<br />
trasformate in luna-park consumistici, in “non-luoghi”<br />
come <strong>di</strong>ce MarcAugé.<br />
Perché allora non orientare maggiormente la<br />
programmazione delle escursioni verso l'Appennino?<br />
Le montagne del parmense, del reggiano e del<br />
modenese sono solo un po' più scomode da<br />
raggiungere del Baldo e del Carega, però in un paio<br />
d'ore <strong>di</strong> pullman ci si arriva! Il tratto <strong>di</strong> Francigena che<br />
raggiunge Berceto e oltre la Cisa entra in Toscana, la<br />
Vandelli dal passo delle Ra<strong>di</strong>ci a Castelnuovo<br />
Garfagnana, le cime del Cusna e del Prado per il crinale<br />
da passo Pradarena, l'Alpe <strong>di</strong> Succiso dal passo del<br />
Cerreto, il lago Scaffaiolo, tanto per dare qualche<br />
in<strong>di</strong>cazione, sono mete tutt'altro che trascurabili. Le<br />
puntate fatte sul lago Baccio e sul M. Ron<strong>di</strong>naio, sul<br />
Corno delle Scale e lungo il torrente Dardagna sono<br />
state <strong>di</strong> grande sod<strong>di</strong>sfazione per chi vi ha partecipato.<br />
Perché non insistere su questa linea?<br />
Ho spesso espresso le mie opinioni nelle conversazioni<br />
con gli amici, ora lo faccio nella rubrica apposita del<br />
Notiziario. Avrannomaggioreascolto? Staremoavedere!<br />
O<strong>di</strong>no Marmiroli<br />
ALLA SCOPERTA DEL MUSEO<br />
ALL’APERTO DI VAL COMASINE<br />
CULTURA<br />
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