1 febbraio 2006 - Cenacoli tra Amici
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Mercoledì - 7 marzo 2012 - Ger 18,18-20; Sal 30 - Sàlvami, Signore: in te confido<br />
Mt 20,17-28<br />
17 Mentre saliva a Gerusalemme, Gesù prese in disparte i dodici e lungo la via disse loro: 18 "Ecco, noi<br />
stiamo salendo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agli scribi, che<br />
lo condanneranno a morte 19 e lo consegneranno ai pagani perché sia schernito e flagellato e crocifisso;<br />
ma il terzo giorno risusciterà". 20 Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli, e si<br />
prostrò per chiedergli qualcosa. 21 Egli le disse: "Che cosa vuoi?". Gli rispose: "Dì che questi miei figli<br />
siedano uno alla tua des<strong>tra</strong> e uno alla tua sinis<strong>tra</strong> nel tuo regno". 22 Rispose Gesù: "Voi non sapete<br />
quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?". Gli dicono: "Lo possiamo". 23 Ed egli<br />
soggiunse: "Il mio calice lo berrete; però non sta a me concedere che vi sediate alla mia des<strong>tra</strong> o alla mia<br />
sinis<strong>tra</strong>, ma è per coloro per i quali è stato preparato dal Padre mio". 24 Gli altri dieci, udito questo, si<br />
sdegnarono con i due fratelli; 25 ma Gesù, chiamatili a sé, disse: "I capi delle nazioni, voi lo sapete,<br />
dominano su di esse e i grandi esercitano su di esse il potere. 26 Non così dovrà essere <strong>tra</strong> voi; ma colui<br />
che vorrà diventare grande <strong>tra</strong> voi, si farà vostro servo, 27 e colui che vorrà essere il primo <strong>tra</strong> voi, si farà<br />
vostro schiavo; 28 appunto come il Figlio dell'uomo, che non è venuto per essere servito, ma per servire e<br />
dare la sua vita in riscatto per molti".<br />
Medita<br />
Troviamo nel Vangelo di oggi un'al<strong>tra</strong> delle famosissime frasi di Gesù, frase programmatica per noi che<br />
siamo i suoi discepoli. Se per la vita di oggi c'è bisogno di una medicina, questa frase di Gesù è <strong>tra</strong> le più<br />
ellicaci medicine possibili. Proprio perché parla di servizio.<br />
Sappiamo che la moderna società si organizza sempre di più at<strong>tra</strong>verso servizi; servizi pubblici che<br />
diventano sempre più ampi, più importanti, più strutturati e più complicali.<br />
I servizi pubblici ormai sostituiscono in moltissime cose le prestazioni private. Noi ne dipendiamo<br />
letteralmente dal mattino alla sera. Ebbene, si nota nella vita della società di oggi una con<strong>tra</strong>ddizione<br />
molto evidente: da un lato si moltiplicano questi aspetti di servizio pubblico a tutti i livelli; dall'altro<br />
sembra che all'interno di questa struttura di servizio manchi sempre più nelle persone lo spirito di<br />
servizio, che sarebbe indispensabile perché questa struttura funzionasse bene.<br />
In altre parole, ci siamo abituati a riconoscere che i servizi pubblici in realtà sono disservizi pubblici.<br />
È molto più frequente sentir parlare di disservizio che di servizio e anche farne l'esperienza: negli<br />
uffici, nella complicata struttura burocratica della nos<strong>tra</strong> società, anche nella scuola, e in moltissime<br />
circostanze, abbiamo la netta impressione che sia il disservizio a dominare.<br />
In questo caso, è evidente che la stessa vita sociale è, in qualche modo, compromessa e minata alle basi,<br />
ed è destinata a produrre un crescente malcontento in tutti coloro che sono costretti a subirla: è<br />
proprio ciò che accade. Ebbene, ecco la grande proposta di Cristo: noi uomini dobbiamo vivere, non<br />
per essere serviti gli uni dagli altri, ma per servire gli uni gli altri.<br />
La proposta si presenta come splendida soluzione dell'altrimenti insolubile problema dei rapporti umani. È<br />
vero: non serve creare vastissimi e organizzatissimi servizi di ogni genere (economici, culturali) se poi<br />
all'interno operano persone che, in realtà, preferiscono essere servite, e pertanto non sono disponibili,<br />
puntuali, fedeli al loro lavoro, generose, desiderose di operare davvero per il bene degli altri.<br />
La parola di Cristo è dunque tutt'altro che soltanto un consiglio ascetico, adatto ad alcuni cristiani. Si<br />
pone come un grandissimo principio di economia sociale, di comportamento sociale, perché la<br />
struttura del vivere comune abbia una buona riuscita.<br />
L'unico modo di costruire è dunque inserirsi nella vita di tutti con profondo spirito di donazione;<br />
servire e dare la propria vita per gli altri: questa fu la norma del Signore. Si ha l'impressione che<br />
agire in questo modo sia una perdita. L'obiezione che subito si sente fare è proprio questa: « E che cosa<br />
ci guadagno a comportarmi così? Troverò soltanto persone che approfitteranno della mia buona volontà».<br />
Che certe persone approfittino della buona volontà di queste altre, non deve accadere.<br />
Infatti, non c'è veramente nessun altro modo di costruire il bene di tutti, che l'accettare di costrui re<br />
at<strong>tra</strong>verso il sacrificio. Senza il sacrificio, non si costruisce nulla di nulla.<br />
Sulla base dell'egoismo, si disfa e si distrugge tutto. E in questo mondo, che così spesso appare<br />
come un vasto disservizio organizzato, un vasto disordine a cui più nessuno osa metter mano, in<br />
questa vita di tutti, nella quale serpeggia poi la tentazione del metodo forte, del sistema totalitario,<br />
proprio per bloccare in qualche modo questo caos che sembra <strong>tra</strong>volgerci, in questa vita, dico, non<br />
abbiamo bisogno di despoti, né di tiranni; abbiamo bisogno di uomini e di donne che rivivano in<br />
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