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LIKUTEI MOHARAN - E-brei.net

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Cap.18,7<br />

42<br />

E la finalità (TACHLIT) è chiamata celeste (TECHELET), che è<br />

un colore che è fra il nero-notte (SHACHOR) e il bianco. E che è<br />

unione del nero-notte con il bianco, come lo scritto, che è la<br />

“aspetto” del nero sul bianco e certo sotto la lettera è aderente e<br />

vicina alla carta, che è bianca, nel luogo dell’aderenza e della<br />

vicinanza lì sono mescolati il nero con il bianco secondo la<br />

“aspetto” del celeste. E la parte inferiore della lettera è il limite e<br />

la finalità (TACHLIT), perché è come se uno scriba scrivesse<br />

mantenendo in piedi la penna e il pennino con l’inchiostro sulla<br />

carta, certo l’inchiostro vicino un poco alla carta, al chè lo scriba<br />

approfondisse il pennino sulla profondità della carta. Allora<br />

aderirebbe il nero-notte dell’inchiostro con la profondità con un<br />

grande avvicinamento. Si trova che l’avvicinamento è il limite e la<br />

finalità, e nel luogo dell’avvicinamento, lì la carta e l’inchostro si<br />

sono mescolati nella “aspetto” del celeste (TECHELET) su detto,<br />

perché così la parola, che è la finalità (TACHLIT),poichè il limite<br />

dell’azione, ènel pensiero inizio e vicinanza al pensiero, come su<br />

abbiamo detto.<br />

(Vedi, per povertà della mia capacità di spiegare, che il limite<br />

dell’azione è la “aspetto” della “nerezza” (SHACHARUT) e

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