leggi la rassegna - CGIL Basilicata
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RASSEGNASTAMPA<br />
10 lunedì 27 maggio 2013<br />
L’INCHIESTA<br />
SOLO NEL 2010 120MILA TONNELLATE<br />
TRASFORMATE IN PRODOTTI VERACI. I FALSI<br />
APPRODANO A SALERNO PER ESSERE LAVORATI<br />
RAFFAELE NESPOLI<br />
NAPOLI<br />
Rosso camorra<br />
Così il pomodoro cinese<br />
diventa «made in Italy»<br />
Centinaia di campi di <strong>la</strong>voro nello<br />
Xinjiang, regione autonoma del<strong>la</strong><br />
Repubblica Popo<strong>la</strong>re Cinese. Sembra<br />
impossibile, ma è qui che nasce<br />
il «vero» pomodoro Made in Italy.<br />
«Dai 3 ai 5 milioni di detenuti cinesi<br />
- spiega Toni Brandi, presidente del<strong>la</strong> Laogai research<br />
foundation Italia onlus - sono costretti a <strong>la</strong>vorare<br />
ogni giorno in condizioni disumane. Secondo<br />
le nostre stime, anche se si tratta di cifre approssimative<br />
per via del<strong>la</strong> legge sul segreto di stato, in<br />
Cina esistono almeno 1.000 di questi <strong>la</strong>ogai, che in<br />
realtà sono veri e propri campi di concentramento.<br />
La cosa sconcertante, anche se spesso i consumatori<br />
non lo sanno, è che da questi luoghi arrivano molti<br />
prodotti che poi finiscono sulle tavole di mezza<br />
Europa con il marchio di qualità italiana». E uno di<br />
questi prodotti è proprio il pomodoro. Un commercio<br />
milionario che dà nuovo senso all’espressione<br />
«oro rosso».<br />
Come si legano i campi di <strong>la</strong>voro forzato nello<br />
Xinjiang al<strong>la</strong> produzione campana di una delle eccellenze<br />
del made in Italy lo spiega bene Francesca<br />
Romana Po<strong>leggi</strong>, del consiglio direttivo del<strong>la</strong> Laogai<br />
research foundation: «L’al<strong>la</strong>rme sui pomodori -<br />
dice - nasce da un nostro rapporto e da alcune indagini<br />
del<strong>la</strong> Coldiretti. In uno di questi campi di concentramento,<br />
attraverso imprese cinesi, alcune<br />
guardie carcerarie hanno fatto dei collegamenti tra<br />
i pomodori prodotti e una grossa ditta d’importazione<br />
in Italia. Non possiamo fare il nome perché c’è<br />
solo <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> di queste guardie, che per paura non<br />
hanno ri<strong>la</strong>sciato le proprie generalità».<br />
Il <strong>la</strong>voro dell’associazione ha però aperto uno<br />
squarcio nel magma indistinto che nasconde una<br />
vera e propria Gomorra dell’agro alimentare. Si<br />
tratta di un territorio grigio nel quale si mesco<strong>la</strong>no<br />
spesso affari milionari, Camorra e verità nascoste.<br />
È in un rapporto del<strong>la</strong> Laogai research foundation Italia<br />
onlus che viene spiegato come le risorse naturali<br />
dello Xinjiang siano gestite dal governo cinese tramite<br />
<strong>la</strong> Bingtuan, una società essenzialmente militare<br />
che nel 2009 ha creato <strong>la</strong> Zhongji Tomato Cor-<br />
LA SEMINA<br />
«Mais legale»<br />
nelle terre che furono<br />
del boss Schiavone<br />
Dopo anni di abbandono ritornano nel<br />
ciclo produttivo i terreni che un tempo<br />
furono del boss Francesco Schiavone<br />
alias «Cicciariello», cugino<br />
dell’omonimo e più noto capoc<strong>la</strong>n<br />
Francesco Sandokan Schiavone. Ieri<br />
mattina, i volontari del<strong>la</strong><br />
Confederazione Italia Agricoltori (Cia)<br />
e dell’associazione Terra Verde<br />
presieduta dall’imprenditore Roberto<br />
Battaglia, che da anni si batte contro i<br />
c<strong>la</strong>n camorristici e che vive sotto<br />
scorta dal novembre scorso, hanno<br />
prima ripulito i capannoni dell’azienda<br />
denominata «Abate», quindi seminato<br />
il mais, che sarà utilizzato per<br />
l’alimentazione delle bufale campane<br />
che producono <strong>la</strong> nota mozzarel<strong>la</strong>.<br />
In Campania tonnel<strong>la</strong>te di pomodori provenienti dal<strong>la</strong> Cina diventano «made in Italy»<br />
poration, assegnandole l’esclusiva sul<strong>la</strong> fornitura<br />
di pomodori coltivati nei 130 chilometri quadrati di<br />
campi appartenenti alle prigioni di Fangcaohu e<br />
Xinhu. Nei <strong>la</strong>boratori del<strong>la</strong> Zhongji, spiega il rapporto,<br />
le bacche raccolte dai detenuti vengono processate<br />
con macchinari italiani. Poi arrivano in provincia<br />
di Salerno, attraverso <strong>la</strong> Tianjin Charlton,<br />
una control<strong>la</strong>ta dello stesso gruppo addetta<br />
all’export. E le agro mafie, stando alle parole del<br />
procuratore generale del<strong>la</strong> Repubblica di Napoli<br />
Vittorio Martusciello «coinvolgono spesso anche le<br />
grandi aziende, alcune delle quali sono implicate in<br />
scandali alimentati». Per Martusciello occorrerà<br />
anche adeguare il sistema legis<strong>la</strong>tivo europeo che<br />
oggi risulta «obsoleto», soprattutto per quanto riguarda<br />
l’articolo 28 del Codice doganale comunitario,<br />
che assegna l’etichetta Made in Italy anche a<br />
una merce confezionata da due o più Paesi.<br />
Di intrecci tra industria agro alimentare e camorra<br />
si è occupato anche il libro d’inchiesta di Mara<br />
Monti e Luca Ponzi, presentato da Coldiretti Campania<br />
(Newton Compton edizioni) e intito<strong>la</strong>to Cibo<br />
criminale. Tra i vari casi esaminati, gli autori chiariscono<br />
anche come «a livello nazionale e comunitario<br />
non esistano norme che vietino l’importazione<br />
di merci provenienti dai campi di <strong>la</strong>voro forzato;<br />
regole che invece valgono negli Stati Uniti e in Canada.<br />
La stessa Cina formalmente non autorizza<br />
l’esportazione di prodotti dei <strong>la</strong>ogai, anche se <strong>la</strong> legge<br />
nel<strong>la</strong> pratica non viene mai applicata». Il libro<br />
mette nero su bianco numeri e nomi di questo colossale<br />
giro d’affari. Ogni giorno nei porti italiani<br />
vengono sbarcati 1.500 fusti da<br />
200 chili l’uno di triplo concentrato<br />
di pomodoro proveniente<br />
dal<strong>la</strong> Cina. Soltanto nel 2010<br />
ne sarebbero arrivate 120mi<strong>la</strong><br />
tonnel<strong>la</strong>te, con un aumento<br />
nelle importazioni<br />
del 274 per cento in dieci<br />
anni. In Campania <strong>la</strong> pratica<br />
è quel<strong>la</strong> di allungare<br />
l’oro rosso con acqua e sale,<br />
prima di inscato<strong>la</strong>rlo e<br />
apporre il marchio «made in<br />
Italy». La polpa viene poi venduta<br />
all’estero come doppio<br />
concentrato di pomodoro italiano,<br />
realizzando guadagni stratosferici. A<br />
danno dei molti produttori onesti, naturalmente.<br />
Ecco come un semplice marchio di provenienza<br />
falso su un vasetto di pe<strong>la</strong>ti può arricchire i<br />
boss, tanto quanto lo spaccio del<strong>la</strong> droga o le estorsioni,<br />
comportando però rischi economici e giudiziari<br />
decisamente inferiori. La Direzione nazionale<br />
antimafia, spiegano gli autori, ha ammesso che ci<br />
sono porti in Italia sotto il controllo del<strong>la</strong> criminalità<br />
organizzata che vengono utilizzati per far giungere<br />
cocaina dal Sud America o falsi dal<strong>la</strong> Cina.<br />
È qui che gli interessi del<strong>la</strong> camorra si incontrano<br />
con quelli degli esportatori cinesi. «Tutto il concentrato<br />
di pomodoro in arrivo dall’Asia - scrivono<br />
Monti e Ponzi - è destinato ad alcune aziende del<strong>la</strong><br />
provincia di Salerno, <strong>la</strong> patria del leggendario San<br />
Marzano. Le associazioni dei coltivatori, ma anche<br />
quelle degli industriali, lo hanno denunciato più volte:<br />
entra nelle fabbriche concentrato di pomodoro<br />
cinese che viene poi esportato come italiano». Per il<br />
presidente e il direttore di Coldiretti Campania,<br />
Gennarino Masiello e Prisco Lucio Sorbo «bisogna<br />
tute<strong>la</strong>re da atteggiamenti folli e dal<strong>la</strong> competizione<br />
sleale tutte le imprese che stanno nel gioco in maniera<br />
onesta. Il consumatore non deve <strong>la</strong>sciarsi ingannare<br />
da indicazioni fuorvianti e deve fidarsi solo<br />
del vero marchio italiano per portare sul<strong>la</strong> propria<br />
tavo<strong>la</strong> un prodotto di qualità, salutare e che<br />
racconta una storia e una tradizione antica del suo<br />
territorio».<br />
E di storie italiane o campane nello Xinjiang è<br />
veramente difficile che se ne possano trovare.<br />
LA DENUNCIA<br />
...<br />
«Cibo criminale» è il libro<br />
denuncia scritto da Mara Monti<br />
e Luca Ponzi. Secondo<br />
gli autori i falsi rendono<br />
più del<strong>la</strong> droga<br />
27/05/1983 27/05/2013<br />
SOLISMO VENTURINI<br />
da 30 anni non sei più con noi<br />
ma il ricordo di te<br />
illumina ogni giorno<br />
il nostro cammino.<br />
Lidia, Ivo, Lorena, Federica.<br />
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